• Non ci sono risultati.

GIACOMO LEOPARDI. scuola castiglione

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "GIACOMO LEOPARDI. scuola castiglione"

Copied!
20
0
0

Testo completo

(1)

GIACOMO LEOPARDI

scuola castiglione

(2)

GIACOMO LEOPARDI

EBOOK REALIZZATO DAI RAGAZZI DELLA CLASSE III DI CASTIGLIONE D'ORCIA A.S 2017/2018

(3)

VITA DI GIACOMO LEOPARDI

Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, un borgo isolato e arretrato all'epoca sotto il controllo dello Stato della Chiesa, oggi paese delle Marche.

Era il primogenito di 3 fratelli.Apparteneva ad una famiglia nobile ma con difficoltà economiche.Il padre era il conte Monaldo,uomo colto ma di idee molto conservatrici .La madre, Adelaide Antici, era una donna severa e molto impegnata a risistemare il bilancio della famiglia.

Il Leopardi fino a 10 anni studia privatamente,da 10 a16 anni studia da

autodidatta nella ricchissima biblioteca paterna.Il padre voleva che suo figlio intraprendesse la carriera ecclesiastica. Studia le lingue antiche e moderne.

Uscì da questo studio definito da lui stesso " matto e disperatissimo" con una grande cultura ma con seri problemi fisici agli occhi e alla spina dorsale .A 17 anni tenta la fuga, ma viene sorpreso dal padre.Solo a 24 anni il padre gli concede il permesso di andare a Roma,dove è ospite per qualche mese di uno zio.Nella sua vita soggiornerà in tante città: Roma,

Bologna,Milano,Firenze e lavorerà presso varie le case editrici.Muore a Napoli a 39 anni a causa dei problemi fisici che peggiorano.

.

(4)

INFINITO

L'INFINITO

L'infinito di Giacomo Leopardi è una delle poesie più famose e più belle dell' autore.

La poesia è stata scritta nel 1819 , quando lui aveva ventuno anni;

nonostante la giovane età la poesia è una lirica già completa e perfetta. Il poeta impiegò circa 9 mesi per completarla e ciò ci fa capire che è stata soggetta a tante revisioni

La poesia fa provare tristezza e suscita un po' di malinconia .

E' un idillio, infatti si parte da un elemento naturale come spunto per riflessioni e sentimenti. L'elemento naturale è "l'ermo colle", riferito al monte Tabor che il poeta raggiungeva dal giardino di casa sua. Mentre si trovava su questo monte, una siepe gli impediva di vedere gran parte dell' orizzonte. Il Leopardi così s' immagina ciò che potrebbe trovarsi dietro alla siepe perdendosi nei suoi pensieri.

La poesia è divisa in quattro periodi nei quali il poeta parla di argomenti diversi:

Primo periodo:Leopardi descrive il colle (monte Tabor) e la siepe che gli impedisce di

vedere l'orizzonte.

Secondo periodo: Leopardi parla dell'infinito spaziale (interminati spazi) Terzo periodo: Leopardi parla dell'infinito temporale (l'eterno, le morte stagioni, la presente...)

Quarto periodo: Leopardi si abbandona al fascino dell'infinito.

PARAFRASI

Sempre caro mi fu questo colle solitario,

(5)

e questa siepe, che mi impedisce di guardare l' orizzonte.

Ma soffermandomi e contemplando,

io m' immagino immensi spazi al di là dalla siepe e irreali silenzi e una profondissima quiete

tanto che per poco il cuore non si spaventa.

Non appena sento il vento frusciare tra queste piante paragono quell' infinito silenzio a questa voce del vento e penso all' eternità e alle passate età della storia

e all' epoca attuale di cui mi arriva il suono.

Così il mio pensiero si annega in quest' immensità:

e navigare in questo infinito mare di pensier imi dà un senso di dolcezza.

.

Il Leopardi è il primo autore che con la poesia "L'Infinito" supera il sonetto perché ci sta "stretto", anche se comunque lo richiama per certi versi.

Mentre nel sonetto classico ci sono 14 versi, questa poesia ha 15 versi ; al posto delle quattro strofe del sonetto, troviamo 4 periodi. Non ci sono rime, ma qualche assonanza.

FIGURE RETORICHE NELLA POESIA "L' INFINITO" DI LEOPARDI Le principali figure retoriche che appaiono nella poesia sono gli

(6)

enjambement, il polisindeto e le inversioni, l' antitesi e le iperbole.

GLI ENJAMBEMENT: figura retorica per cui la stesura metrica non

corrisponde alla fine del verso, hanno la funzione di rallentare il ritmo e sono:

parte dell' ultimo orizzonte interminati spazi

sovrumani silenzi il vento odo stormir io quello infinito silenzio la presente e viva

questa immensità s'annega

IL POLISINDETO: ripetizione della "e" in un periodo e come il vento

e mi sovvien l'eterno e la morte stagioni e la presente

e viva

e il suon di lei LE INVERSIONI:

caro mi fu quest'ermo colle io nel pensier mi fingo s'annega il pensier mio

il naufragar m'è dolce in questo mare

L'ANTITESI:con l'uso dell'aggettivo questo indica ciò che è vicino e con l'aggettivo quello indica cio che è lontano

quest'ermo colle questa siepe queste piante questa immensità di là da quella

quello infinito silenzio

(7)

LE IPERBOLE: è l'uso di superlativi interminati

profondissima sovrumani

Il poeta riesce a a dilatare" lo spazio e a dare l'idea dell'infinito attraverso le seguenti tecniche:

l'uso del polisindeto,

la scelta di tante parole polisillabiche, cioè formate da più sillabe, i numerosi enjambement, che fanno finire la frase nel verso successivo

la presenza di vari verbi al modo gerundio la presenza di vocali aperte

(8)

A SILVIA

La poesia " A SILVIA" è stata scritta nel 1828, quando il poeta aveva 30 anni, quindi in realtà molto tempo dopo la morte della giovane Silvia.

Alcuni studiosi hanno identificato Silvia con Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta giovanissima nel 1818 di tisi; altri studiosi hanno pensato che Silvia potesse essere semplicemente il simbolo delle illusioni della giovinezza e che quindi non fosse mai esistita.

La poesia è una canzone libera, composta da versi settenari (7 sillabe) e endecasillabi (11 sillabe) liberamente distribuiti.

Nella I strofa il poeta rievoca la figura di Silvia, mettendo in risalto i suoi occhi ridenti,timidi e schivi, e la descrive bella, lieta e pensosa, dicendo anche che la giovinetta stava appena varcando la soglia della giovinezza.

Nella II strofa si parla di Silvia che mentre svolge dei lavori manuali

canticchia (era figlia del cocchiere e quindi apparteneva ad un ceto sociale più basso rispetto al poeta). Il suo perpetuo canto si diffondeva nelle stanze e nella vie dintorno. Si accenna anche come sfondo naturale al mese più bello dell'anno, il MAGGIO ODOROSO, come lo definisce il poeta.

Nella III strofa Leopardi dice che lasciava i suoi studi, che per lui sono sia piacevoli che faticosi, per affacciarsi sul balcone della casa paterna per ascoltare la voce di Silvia e il rumore delle sue mani che lavoravano

velocemente il telaio. Afferma anche di incantarsi guardando il cielo sereno, le vie dorate (baciate dal sole),gli orti, il mare da una parte e dall'altra i monti.

Nella IV strofa si riflette sul contrasto tra la giovinezza (ricca di sogni e di speranze), e la delusione amara del presente. Il poeta prova angoscia e dolore per la morte di Silvia e considera la natura matrigna (cattiva).

Nella V strofa si parla della triste morte che colpisce Silvia prima che ella possa vedere i suoi sogni realizzati, si parla delle speranze giovanili infrante e delle gioie di cui ella non poté godere in particolare: quelle dell'amore.

Nella VI strofa il poeta fa delle riflessioni, dicendo che tutte le illusioni

(9)

giovanili durante l'età adulta cadono e si infrangono e che l'unica metà di ogni uomo è la morte, rappresentata dal poeta con la fredda immagine della NUDA TOMBA.

Le prime strofe sono descrittive: qui prevale l'uso dell'imperfetto come tempo verbale e la presenza di tanti aggettivi;le ultime sono invece

riflessive e qui il poeta al posto dell'imperfetto utilizza il presente, ossia il verbo del disinganno.

La natura viene rappresentata come matrigna, perché inganna i suoi figli lasciando che essi si creino delle illusioni che nell'età adulta lasciano spazio solo all'angoscia e alla disperazione

Tutta la poesia "A Silvia" è dunque un simbolo dell'adolescenza che va incontro alla vita ,ansiosa ma anche piena di fiducia ;è il canto delle

speranze giovanili cadute nell'impatto con la realtà.

FIGURE RETORICHE:

Anafora, cioè la ripetizione di parole all'inizio di frasi o versi, "CHE pensier soavi, CHE speranze, CHE cori, o Silvia mia"

Antitesi, cioè l'accostamento in una stessa frase di elementi

contrastanti per quanto riguarda il loro significato un esempio che si trova nella poesia è "lieta e pensosa"

Numerosi sono le enjambement che si hanno quando la fine di un verso divide 2 parole che logicamente stanno nella stessa frase. Alcuni

esempi possono essere "sonavan le quiete...stanze" "all'opere femminili intenta sedevi, assai contenta..." " perioa fra poco...la speranza mia dolce"

Il Leopardi accosta termini letterari come "veroni" " ostello" "speme"

con termini comuni

Numerose anche le inversioni, ossia le parole sono disposte in modo diverso da come richiederebbe la sintassi ad esempio nel verso "prima che l'erbe inaridisse il verno" il soggetto è messo dopo il verbo.

Questa poesia è detta "canzona libera" perché i suoi versi sono di numero variabile e possono essere sia endecasillabi (11 sillabe), sia settenari (7 sillabe). Le rime sono libere

(10)

IL PASSERO SOLITARIO

IL PASSERO SOLITARIO è una poesia scritta da Giacomo Leopardi fra il 1829 e il 1830, ma le tematiche trattate nella poesia si riferiscono al periodo giovanile del Leopardi.

Giacomo Leopardi in questa poesia si paragona ad un passero che guarda gli altri compagni che insieme volano nel cielo; come il passero anche il poeta canta e non partecipa alle feste e ai divertimenti. Esiste però una notevole differenza tra i due: mentre il passero non si pentirà della sua vita trascorsa, il poeta, giunto alla vecchiaia, guarderà con rimpianto ai giorni ormai perduti

Il passero solitario è composto da 3 strofe.

Nella prima l'autore parla del passero solitario: descrive ciò che fa e i suoi atteggiamenti solitari. Il passero canta volando verso la campagna e osserva i suoi compagni uccelli cinguettare e volare tutti insieme; lui rimane ad osservarli da lontano senza mischiarsi con loro. Sempre nella prima strofa il poeta descrive la primavera, che si manifesta nella luminosità dell'aria e nel rinascere trionfante della campagna tanto che ad osservarla il cuore si commuove.

Nella seconda strofa Giacomo Leopardi descrive se stesso. Lui si rivede nel passero, anche lui sta sempre da solo. Anche in occasione della festa paesana del patrono San Vito, mentre tutti i giovani si preparano e sono felici di festeggiare, lui se ne va da solo verso la campagna mentre il sole tramonta

Nella terza strofa l'autore confronta se stesso con il passero solitario.La differenza che lo turba di più è che l'uccello non si rammaricherà di come ha vissuto la sua vita, invece lui se ne pentirà: arriverà un giorno nella sua esistenza in cui si porgerà delle domande, rimpiangerà la sua giovinezza e si chiederà perché ha deciso di stare da solo durante tutti i suoi migliori anni.

Il poeta scrive canzoni libere, ossia canzoni che non hanno un numero di strofe e versi fissi; gli endecasillabi e settenari si susseguono in maniera libera

(11)

Anche la rima è libera.

Le rime presenti sono infatti sparse nel testo sono:

giorno, dintorno core, migliore, fiore spassi, trapassi somiglia, famiglia lontano, strano primavera, sera squilla, villa sereno, meno

vaghezza, vecchiezza tetro, indietro

stesso, spesso VOCALI APERTE:

Nella prima strofa, si utilizzano molte vocali aperte che danno un senso di leggerezza e apertura.

All'inizio del primo verso il D'IN, ricorda il suono del campanile.

All'interno della poesia si possono ritrovare le seguenti figure retoriche:

ANAFORA:

non compagni, non voli, non ti cal d'allegia ...

odi per lo sereno un suon di squilla,tgb

(12)

odi spesso tonar un suon di ferree canne

"che parria di tal voglia? / "che di questi anni miei? "che di me stesso?"

ONOMATOPEA:

"rimbomba"

L'anafora consiste nella ripetizione di un termine all'inizio della frase.

ALLITTERAZIONE:

schivi gli spassi, canti, e così trapassi ...

a

L'allitterazione è la ripetizione di uno stesso suono per rafforzarne il significato.

METAFORA:

Novella età : ossia giovinezza METONIMIA:

gioventù del loco che sta ad indicare la gioventù in generale

PERIFRASI: ossia giri di parole per indicare una cosa senza nominarla esattamente

es. venuto a sera / del viver che daranno a te le stelle significa giunto alla fine della tua vita

I pronomi TU/ IO ...TU/ A ME all'inizio di alcuni versi servono per mettere in risalto rispettivamente le somiglianze e le differenze tra il poeta e il passero

TU e IO all'inizio di alcune frasi nel testo sono in contrapposizione.

(13)

Inoltre il poeta accosta termini letterari e difficili con termini semplici di uso comune

(14)

IL SABATO DEL VILLAGGIO

Il sabato del villaggio è un grande idillio scritto da Giacomo Leopardi nel 1829

Il sabato del villaggio ci descrive un paese durante il pomeriggio e la notte del sabato; tutti si preparano alla festa, ma la domenica non sarà come tutti avevano sperato, anzi sarà un giorno triste e noioso.

Nella prima strofa ci sono varie immagini:

- una ragazzina che sta tornando dalla campagna verso il paese con un mazzo di fiori in mano con il quale l'indomani si abbellirà il seno e i capelli:

-una vecchietta che sta filando insieme alle sue amiche parlando della sua giovinezza ormai passata;

-i bambini che giocano in gruppo nella piazza facendo una dolce confusione -il contadino che finito il suo lavoro ritorna a casa e pensa al giorno di festa - il falegname che di notte sta lavorando al chiuso della sua bottega per finire il suo lavoro così che possa riposarsi il giorno avvenire

Intanto le immagini sono scandite da vari passaggi temporali: il tramonto del sole, l'aria che diventa scura, la notte oscura e silenziosa

PARAFRASI DELLA POESIA

La ragazza viene dalla campagna, verso il tramonto ,

con un fascio di erba; e porta in mano un mazzo di rose e di viole,

con il quale, come è solita fare, domani giorno di festa,

(15)

come è solita fare si adornerà il petto e i capelli.

La vecchiarella siede con le vicine sulla scala a filare

con lo sguardo rivolto al tramonto e racconta della sua giovinezza, quando durante le feste,

ancora sana e snella danzava

con i suoi coetanei.

Già tutta l'aria si fa scura

il cielo sereno si fa azzurro, e si allungano le ombre dai colli e dai tetti

alla luce della luna sorta da poco.

Ora la campagna annuncia un giorno di festa;

e ad ascoltare quel suono il cuore si consola.

I fanciulli gridano nella piazza in gruppo e saltando qua e là

producendo un rumore piacevole e intanto torna alla sua povera cena fischiettando lo zappatore

(16)

e tra se pensa alla domenica.

Poi quando è spenta ogni altra luce e tace ogni rumore,

senti il martello,senti la sega del falegname,che lavora nel chiuso della sua bottega e si impegna e si sforza

di concludere il lavoro prima dell'alba.

Questo tra i 7 giorni è il più gradito giorno pieno di speranza e gioia:

domani le ore porteranno noia e di tristezza e ognuno

inizierà a pensare al proprio lavoro.

Ragazzino scherzoso, questa tua età allegra

è come il giorno del sabato, giorno chiaro sereno

che viene prima della maturità.

Godi, ragazzo mio, della tua condizione dolce stagione felice è codesta.

Non voglio aggiungere altro:ma non ti dispiaccia se l'età matura arriverà tardi.

Il sabato del villaggio è una delle più famose poesie del Leopardi, perché

(17)

ben rappresenta il suo pensiero: la vera felicità non esiste, l'uomo può solo godere dell'illusorio piacere che deriva dall'attesa di una felicità futura, destinata a non realizzarsi

In questa poesia il sabato diventa metafora della giovinezza, quando tutti si preparano per la grande festa ( ossia l'età adulta); ma la domenica tanto attesa sarà triste e noiosa, così come la vita adulta sarà triste e deludente Il poeta pur essendo vissuto molti anni prima dell'invenzione del cinema si può definire un grande sceneggiatore, infatti utilizza vari tecniche

cinematografiche. Nella prima sequenza ci mostra una ragazza che viene dalla campagna con un mazzo di fiori al tramonto, poi con uno zoom la seconda inquadratura si sposta dentro il paese e si posa su una vecchietta che fila e che sta con le sue amiche a parlare. Intanto le immagini sono scandite da vari passaggi temporali: il tramonto del sole, l'aria che diventa scura e il sorgere della luna.

Ancora un altro inquadratura: i bambini che giocano e poi lo zappatore che torna a casa. E' ormai notte e la " telecamera" entra dentro la bottega del falegname, tutto impegnato a finire il proprio lavoro.

Nell'ultima parte della poesia la descrizione lascia il posto ad un'amara riflessione: la felicità non esiste, si può godere solo dell'attesa della felicità.

Nella prima strofa le vocali sono aperte e i versi corti ( numerosi sono i settenari)danno un senso di velocità e leggerezza alla strofa.

Invece l'ultima parte,dove il poeta si rivolge al ragazzo,il ritmo è più lento, visto che il tema è più serio.

Per quanto riguarda le figure retoriche troviamo:

l'antitesi,cioè una descrizione di due cose diverse, ad esempio la donzelletta rappresenta la gioventù e le speranze, al contrario la

vecchierella rappresenta la vecchiaia e la malinconia dei tempi passati;

l'anafore,cioè una ripetizione di parole all'inizio della frase (odi il martel picchiare,odi la sega...).

le metafore come quella dell'età fiorita,stagion lieta, età fiorita... tutte espressioni che indicano la giovinezza

Tutta la poesia è basata anche su un paragone, il sabato rappresenta la

(18)

giovinezza con le sue illusioni, mentre la domenica rappresenta l'età adulta che sarà triste e noiosa come la tanto desiderata domenica.

(19)

CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA

Canto notturno di un pastore errante dell' Asia è stata composta a Recanati tra il 1829 e il 1830.

Leopardi aveva letto un libro di un viaggiatore russo, nel quale si parlava che i pastori nell'Asia centrale passavano la notte seduti intonando canti alla luna. Nella poesia infatti non è più il poeta che parla in prima persona, ma un semplice pastore.

Il pastore asiatico paragona le sua vita alla Luna e pone molte domande alla Luna sul senso della vita, che viene definita una sventura. Le domande però rimangono tutte senza risposta. L'universo rimane incomprensibile e

sterminato

Il pastore poi, osservando le sue pecore, ritiene che gli animali siano più fortunati delle persone perché non si rendono conto del proprio destino.

STRUTTURA METRICA ( strofe, versi, rime )

Questa poesia si divide in 6 strofe, ed ognuna termina con una parola con desinenza "- ALE":

1° strofa: immortale 2° strofa: mortale 3° strofa: cale 4° strofa: male 5° strofa: assale 6° strofa: natale

(20)

PRIMA STROFA: il pastore domanda alla luna che cosa fa lassù nel cielo e se non è stanca di sorge ogni sera la sera e percorrere i sentieri del cielo.

Paragona la vita della luna alla sua; infatti il pastore si alza all'alba, porta al pascolo i greggi, e la sera si riposa.

SECONDA STROFA: descrive l'uomo come un vecchiarello bianco, malato, scalzo e mal vestito, che va per montagna e per valle, attraversa torrenti e stagni. Infine arriva in un punto dove si volta indietro e vede tutta la vita trascorsa, abisso orrido e immenso, cioè la morte. Questa è la vita mortale.

TERZA STROFA: parla di come l'uomo fa fatica a nascere e di come la nascita può trasformarsi in morte. Già durante la nascita e appena nato l'uomo prova dolore e, per questo, i genitori lo coccolano. Poi, crescendo, essi lo consolano con gesti e parole del fatto di esser nato. Ma quindi perché dare alla luce i figli se poi vanno consolati della vita?si domanda il poeta QUARTA STROFA: si rivolge alla luna e la descrive come solitaria, una eterna peregrina. Il pastore crede che la luna forse capisce il senso della vita

terrena e del dolore degli uomini. Mentre al pastore tante cose sono

nascoste, invece la luna sa tutto. Il pastore guardando l'infinito e sterminato universo si domanda che cosa ci stanno a fare nel cielo le stelle e

soprattutto pensa a cos'è lui stesso. Così ragiona, ma non sa dare una

spiegazione a niente. Mentre la luna certamente sa tutto. Conclude dicendo che per lui la vita è male.

QUINTA STROFA: E' invidioso delle sue percore perché gli animali scordano ogni timore e non provano noia quando si riposano all'ombra. Lui, invece, dice che se si riposa la noia lo assale.

SESTA STROFA: in un primo momento il pastore pensa che se avesse le ali per volare sulle nubi, contare le stelle ad una ad una sarebbe più felice; poi invece conclude il canto dicendo che forse in qualunque forma, in quale stato sia, ogni nascita è terribile.

Riferimenti

Documenti correlati

In comparison to other organizations the results showed that the average satisfaction level of gastro space employees were high with respect to their work

Sono chiaramente possibili soluzioni “mediane”, che tendono a conferire tutela morale anche agli esseri umani che non possiedono ancora capacità cognitive superiori (ad es.

Tuttavia, mancano le linee guida e le buone prassi per la diagnosi e gestione dell’autismo in età adulta, e gli adolescenti e gli adulti con ASD sono in gran parte una

I processi educativi saranno messi in evidenza tramite il vissuto (Elerbnis) dei soggetti dotati di intenzionalità riconoscibile verso l’esperienza (Erfahrung) della lettura e

onde nella guisa che per virtù di esse macchine siamo già liberi e sicuri dalle offese dei fulmini e delle grandini, e da molti simili mali e spaventi, così di

Nella fase finale del suo pensiero, Leopardi in qualche modo rivaluta la ragione, come strumento in mano all’uomo per svelare l’inganno della natura, ma

Per chi fermi l’attenzione soltanto sullo stadio iniziale dell’attività di Leopardi traduttore 20 , sono importanti le formulazioni teoriche sparse nel carteggio

Nos mesmos Pensieri, quando não cala, o autor fala brevemente de assuntos como o desejo, o tédio, o mimetismo humano, ou os efeitos históricos do cristianismo nas civilizações