a cura di ecn milano
INDICE DEI CONTENUTI
Drogheleggere
1 File:
A12988.ITA
LE ULTIME RICERCHE SULLA CANNABIS A
curadi GiancarloArnao
1
Giugno 1988
SOMMARIO: Scheda
suglieffettideiderivati dellacanapa
indiana sul sistema immunitario, sull'apparatorespiratorio, sulsistema cardiocirco- latorioe
sullacapacitàdiguida.Il “Journal of Psychoactive Drugs" di
San
Franciscoha
dedicato il suonumero
di gennaio-marzo ad una
rassegna monografica delle ultime ricerche sulla marijuana.Tali ricerche riguardano gli argomenti più contro- versisull'uso dellasostanza, ecioè:
a)gli effettisulsistemaimmunitario;
b)glieffetti sulsistemarespiratorio;
c)glieffetti sulsistemacardiovascolare;
d)glieffetti sullacapacitàdi guidadeiveicoli.
A)
EFFETTI SUL SISTEMA IMMUNITARIO
L'ipotesi
che
lamarijuana danneggiil sistema im- munitario è stata propostada
diversiAA
già negli anni 70, attraverso ricerche di laboratorio che erano statemesse
in discussione per lametodologia adottata (cfr. Arnao: "Erba proibita", Feltrinelli 1982,
pp.105-107
e213).Sul
JPD
l'argomento viene affrontatoda
duestudi, rispettivamente di Hoilister (docente di psichiatriae farmacologiaalla
Texas
University) edi Wallace-Tashkin-Oishi-Barbers (in
una
ri-cercasovvenzionata dal National Institute of Drug Abuse).
RICERCA
DIHOLLISTER
- Gli effetti sulla fun- zione immunitariavengono
valutati inbase
a quattro parametri: immunità cellulare mediata,meccanismi
bio-umorali, difesa cellulare e attivitàimmunogenetica.
L'Autorearrivaalle seguenti conclusioni:
"Nonostante la letteratura piuttosto vasta svilup- patasi negli ultimi 15 anni, un effettodei cannabi-
noidi sul sistema immunitario è ancora da
dimo-
strare. Le prove sono contraddittorie, in quanto si
è stabilito un certo livello di attività
immunosoppressiva
soltantoda
esperimenti in vi-tro,falsati daglialtissimi dosaggi impiegati,edalla
mancanza
di confronti con possibili effetti analo- ghi di altre sostanze. Più gli studi sperimentali sisono
avvicinati alle reali situazioni cliniche,meno
convincente era l'evidenza di un effetto
immuno-
soppressivo" (Hoilister: "Marijuana
and
Immunity",in "Journal ofPsychoactive Drugs",voi.20/1,
Jan- Mar
1988, p.7).D'altra parte, l'interesse dei ricercatori, che era stato molto attivo negli anni 70, è svanito negli anni 80. Il che dimostrerebbe,
secondo
l'Autore,che ulteriori studi su questo soggetto
non hanno
prospettivedinovitàinteressanti.
Rispetto al rapporto fra uso di cannabis e AIDS, l'Autore scrive che "non vi è alcuna prova clinica né alcun dato epidemiologico che dimostri
un legame
fra uso di marijuanada una
parte econ-
tagio con l'HIV o sviluppo dell'AIDS dall'altra"
(
op.cit. p.5).
Anche
per i soggetti affettida
HIV, non vi è al-cuna
prova che l'uso di marijuana odi alcoolau-
menti ilrischio di contrarrel'AIDS (op.cit.,p. 7).RICERCA
DIWALLACE, TASHKIN,
OISHI,BARBERS
- In questaricercaglieffetti dellama-
rijuana
vengono
confrontati con quelli del ta- bacco. La funzione immunitaria viene valutata analizzando l'attività linfocitaria.Sono
staticon-
siderati tregruppi di soggetti:
NS:
non
fumatoriTS: fumatori di solo tabacco,
consumo medio
diun
pacchetto al giornoper24
anniMS:
fumatori di marijuana,consumo medio
di al-meno
10 spinelli allasettimana peralmeno
5anniMTS:
fumatori di marijuana (in dosaggi analoghial gruppoprecedente) e ditabacco (un pacchetto
algiorno per
almeno
16 anni).La ricerca
ha
dimostrato chel'uso di marijuana,a
differenzadi quello del tabacco,
non
ha un'azione inibitoriadella risposta immunitaria.Questa
diffe- renzaviene spiegatadagliAA
con diverseipotesi:a) che la marijuana non contenga gli agenti im- munosoppressivi deltabacco;
b) che la marijuana contenga fattori che contra- stanol'attivitàimmunosoppressiva;
c) che la differenza di risposta dipenda dai
do-
saggi, i quali, pur corrispondendo alle modalità di
uso più diffuse,
sono
per il tabacco superioria
quellidellamarijuana.
Ciò significa in pratica che dosaggi di marijuana
pari
a
quelli adottati dai ricercatorinon
determi-nano
alcunaattivitàimmunosoppressiva.B)
EFFETTI SULL’APPARATO RESPIRATORIO
Gli effetti sull'apparato respiratorio
sono
stati analizzatida
ricerche diTashkin-Simmons-Clark
(deN'UCLA) e di Fligiel-Venkat-Gong-Tashkin
(sovvenzionatadal NIDA).RICERCA
DITASHKIN, SIMMONS, CLARK
-Questo
studio prende inesame
la iper-reattività bronchiale (sintomo di sofferenza dell'apparato respiratorio e fattore di rischio per l'instaurarsi di malattia cronica ostruttiva) comparativamente in tre gruppidi soggetti:1)
MS:
fumatori di marijuana in dosaggi equiva-lenti
a
3,3spinelli al giornoper20
anni;2) TS: fumatori di tabacco in dosaggi equivalenti
a
1,14 pacchetti algiornoper20 anni;3)
MTS:
fumatori di tabacco (0,76 pacchetti algiorno per 20 anni) e di marijuana (2,6 spinelli al
giornoper
20
anni).La iperreattività bronchiale si è rilevata soltanto nel gruppo
MTS.
Sul piano pratico, ciò significache questo tipo di rischi non viene provocato con
livelli di uso pari a quello indicato. C'è però un
aumento
di iperreattività se tabacco e marijuanavengono
usati assieme,anche
in dosaggi inferioria quelli che risultano innocui se le sostanze
vengono
assunte separatamente (Tashkin et al:"Effects of Habitual
Smoking
of Marijuana Aloneand
withTobacco
on Nonspecific Airways Hyperreactivity", suop. cit., pp.21-25).RICERCA
DI FLIGIEL,VENKAT, GONG, TASHKIN
- attraversouna
serie di esami istolo- gici,esamina
la patologia bronchiale di tre gruppidisoggetti:
MS:
consumatori di marijuanache hanno
fumatoalmeno uno
spinello nell'ultimomese
e unamedia
di
uno
spinello al giorno peralmeno
tre anni nel passato;TS: soggetti che
hanno
fumatoalmeno una
siga- rettaal giorno perpiù di unanno;MTS:
soggetti chehanno
fumato marijuana e ta- bacco.Dall'analisi complessiva dei risultati, gli
AA con-
cludono che "ilfumo
di marijuanapuò
essere al- trettanto e forseanche
piùdannoso
delfumo
ditabacco per l'epitelio respiratorio" (p.41),ll
mas-
simo livello di tossicitàè stato rilevato nel gruppoMTS.
Dai dosaggi analizzati nella ricerca, risulta
chiaramente che il confronto fra marijuana e ta- bacco
va
inteso a parità di sostanza fumata, enon
ai livelli di usopiùcomuni
delle rispettive so-stanze. Sul piano pratico, questa ricercadimostra che il
fumo
di marijuana danneggia l'epitelio re- spiratorio in misurapari o forse superiorea
quella determinatada
quantitativi equivalenti difumo
ditabacco. D'altra parte, gli
AA
affermano che la potenzialità di queste alterazionicome
fattori di rischiodi malattiacronicaodi cancrodelpolmone
è tuttora sconosciuta, seppurenon
impossibile(Fligiel et al: "Bronchial Pathology in Chronic Marijuana
Smokers"
in op.cit., pp.33-42).C)
EFFETTI SUL SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO
RICERCA
DITASHKIN, WU, DJAHED Lo
svi- luppo di ossido di carbonio (CO) è uno degli ef-fetti collaterali della combustione,
ed
èuna
delle componenti di tutte le sostanze chevengono
fu- mate. l'CO,a
contatto col sangue, si lega con l'emoglobina,formando
carbossiemoglobina (COHb),che
è un importante fattore di rischio perla malattiacoronarica.
La ricerca
ha
valutato l'incidenza di questo rischio misurando i livelli diCOHb
neifumatori di tabacco e di marijuana; sono stati analizzati separata-mente
gli effettiacuti (aumento immediatoe
tran- sitorio dellaCOHb
provocato direttamente dalla singola dose) e gli effetti cronici (aumento per-manente
provocato dall'accumulo delledosi).Sono
statianalizzatitregruppidi soggetti:MS
(n. 115):fumatori di sola marijuana, a dosaggi equivalentia
2,8spinellialgiorno;TS
(n.52): fumatori di tabacco con dosaggi di un pacchettoal giorno;MTS
(n.104):fumatori di marijuanae tabacco (2,7 spinelli e 13 sigaretteal giorno).Ne
è risultato che l'effetto acuto era per iMS
quattro volte superiore a quello dei TS. Ciò sa- rebbe dovuto,
secondo
gliAA, al fattoche
lama-
rijuana viene aspirata più a fondo e più
a
lungo del tabacco. Poiché d'altra parteuno
degli effetti delTHC
è quello diaumentare
la frequenza delle pulsazioni, ciò significa unaumento
di rischio di crisiacuta per coloro chehanno una
preesistente situazionedisofferenzadellearterie coronariche.Gli effetti cronici
sono
invece inferiori per iMS,
in cui il livello diCOHb
è inferiore a quello deiTS
e deiMTS. Secondo
gliAA, ciò dipende essenzial-mente
dalla differenza di dosaggio: iTS,a
diffe-renza dei
MS, fumano
ad intervalli troppo brevi per permettereuno
smaltimento dellaCOHb.
Sul piano pratico, ciò determina un più alto livello diDrogheleggere
rischio cronico, cioè permanente, nei
TS
e neiMTS.
La frequenza e la profondità dell'aspirazione, e il
lasso di
tempo
in cui ilfumo
viene trattenuto nei polmonisono
quindi i fattori determinanti del ri-schio di
aumento
diCOHb
per uso di marijuana fumata, il rischio è indipendente dalla potenza farmacologica, e cioè dal tasso diTHC, ma
è le- gato allaquantità disostanzafumata.La
possibilità diaumentare
laCOHb
appare, sul piano pratico, l'unico rischio realmente dimostrato dell'usodicannabisfumata, limitatamenteaisog-
gettiaffetti
da
patologia coronarica.Dal contesto della ricercasi
può
dedurre chetale rischio potrebbe essere ridotto (a) limitando laquantitàdi sostanza fumata (ad
esempio
evitandodi fumare marijuana
assieme
altabacco) e (b) fu-mando
conuna
tecnica che attenui l'impatto delfumo
suH'assorbimento polmonare (Tashkin et al:"Acute and ChronicEffects ofMarijuama
Smoking Compared
withTobacco Smoking
on BloodCarboxyemoglobin
Levels",su op.cit., pp.27-31).C)
EFFETTI SULLA CAPACITA'
DIGUIDA.
In che misura l'uso di cannabis incide sulla
capa-
citàdi guida?
A
tutto il 1982, pochi studiavevano
indagato a fondo la questione (cfr.Arnao
1982, pp.93-98e p.220).Una
ricerca di Gieringerha
cercato di approfon- dire l'argomento, analizzando criticamente tutti glistudifinora eseguiti.
L'A inizia con
una
breve rassegna delle ricerche di laboratorio.Studi al simulatore
hanno
constatato general-mente una
diminuzione della capacità di guida,ma anche una
tendenza ad abbassare la velocità e ad evitare comportamenti rischiosi; al contrario dell'alcool, che ,come
è noto, induce alla guida veloce e spericolata. Altra importante differenza sta neltempo
di reazione che con l'uso di alcool aumenta, e con quello di cannabis rimane inalte- rato.Questi dati trovano
conferma
inuna
ricerca diHansteen
- Miller- Lonero - Reid, in cui38 sog-
getti, sottoposti
a
diversi dosaggi di cannabis e di alcool,hanno
affrontato prove di guida su vere auto in percorsi obbligati.Ne
è risultato che un dosaggio di 5.9 - 6.8mg
diTHC
(pari auno
spi- nello di600-700 mg
di marijuana all'1%), deter-mina
complessivamenteuna
diminuzione della capacità di guida di livello inferiore ad undosag-
gio di alcool corrispondente ad
una
alcolemiadello
0.07%
(due bicchieri di vino), inferiore al li-mite (0.08) tollerato dalla legge dei paesi occi- dentali (cfr. Hansteen et al:"Effects of
Cannabis and
Alcohol on Automobile Drivingand Psychomotor
Tracking" inDornbush
-Freedman
- Fink [a cura di]: "ChronicCannabis
Use",New
York
Academy
ofScience, 1976)Gieringer prende poi in
esame una
serie di ricer- che basate sulla ricerca dei metaboliti dellacan-
nabis e di altre droghe nelsangue
in casi di inci- denti stradali.Fra il
1978
eil 1981Mason
-McBay hanno ese-
guito in North Carolina
uno
studio su600
vittime di incidenti definiti "one car" (chehanno
cioè coinvolto soltantouna
automobile, esono
quindi avvenuti per responsabilità preminente di chi era allaguida). L'esame delsangue ha
rilevato:-
THC
in livelli ematici superioria
3ng/ml nel7,8%
dei casi, di cui il5,3%
(sul totale dei casi)aveva anche
tassialcolemici superiorial 0,10%;- alcool presentenel
sangue
nel79,3%
deicasi;-
metaqualone
presente nel 6,2%, e barbiturici nel3%
dei casi.Una
ricerca diCimbura
in Ontario su1169 sog-
getti (autisti o pedoni) coinvolti in incidenti mortali frail
1982
e il1984
ha riscontrato:- nel
10,9%
dei soggetti presenza nelsangue
diTHC
a livelli superiori a 1 ng/ml; fra questi nel7,4%
(sul totale dei casi) vi eraanche un tasso
di alcool superiore allo 0,08%; - nel
57,1%
al- cool presente nel sangue.Una
ricerca di Williams etal su440
autisti (di età fra i25
e i34
anni) deceduti per incidenti stradali in Californiafrail1982
eil1983 ha
riscontrato:-
THC a
livellidi0,2-0,9ng/ml nel14%
dei casi;-
THC
fra 1 e 1.9ng/ml nell'8%;-
THC
fra2 e4.9ng/ml nel9.6;-
THC
di 5 ng/ml e oltrenel5.2%
- fra i soggetti positivi per il
THC
(complessivamente il
37%)
il25%
(sul totale)aveva
un tasso alcolemico superiorea
0,10%, il5%
un tasso alcolemicoinferiorea 0.10% e
il7%
(sultotale) presenzanel
sangue
di altredroghe;- alcool
da
solonel70%
deicasi;-
cocaina da
solanell'11%
dei casi.Questi dati
vanno
interpretatitenendopresenti al- cuni parametri divalutazione.Riguardo all'alcool, la maggior parte degli inci- denti stradali avviene con tassi fra lo 0.08 e lo
0.10%
(cfr.Canadian Government Commission
ofInquiry: "Final Report", p.394), e questi valori
vanno
quindi considerati indicativi di alterazione dellacapacitàdiguida.I livelli ematicidi
THC
partonoda
valoridi circa50
ng/ml subitodopo
l'assunzione, rimangono at- torno ai 10 ng fino allaseconda
ora, perscendere sotto 1 ng/mldopo
tre-quattro ore (cfr. King - Teale - Marks: "Aspetti biochimici dellacannabis"in
Graham
[a cura di]: Hashish e marijuana",Newton Compton
1979, p.109 e Morgan:"Marijuana Metabolism in thè Context of Urine Testing for Cannabinoid Metabolite" in JPD, voi 20/1, 1988,pp.108-109). Poiché il periodo di ef- fetto psicoattivo della cannabis è generalmente valutato non superiore alle tre ore (cfr. Weil - Zinberg - Nielsen: "Clinical
and
Psychological Effects of Marijuana inMan"
inGrupp
[acura di]:"Marijuana", Merril 1971, p.164), si
può
ragione- volmente ritenere che livelli inferiori ai 3 ng/ml corrispondono aduno
stato di intossicazione molto leggero: ciò spiega tra l'altro perché la ri-cerca di
Mason
abbia considerato soltanto i tassi superiori ai 3 ng/mlcome
possibili causa di inci- dente. Inoltre, Gieringer fa notarecome
tassi diTHC
fino a 2,5 ng/mlpossano
realizzarsianche
molte oredopo
l'uso, quindinon
dimostrino uno stato di intossicazionein atto.D'altra parte, l'intossicazione da marijuana non è necessariamente la
causa
degli incidenti. La ri-cerca di Williams
ha
cercato di chiarire questo dato essenziale, attraversouna
seriedi parametri che quantificavano la responsabilità dei soggetti nella dinamica dell'incidente. L‘"indice di respon-sabilità1', èstatocosi'valutato:
- i guidatori che erano sotto l'effetto dell'alcool
assieme ad
altredroghe
erano responsabili nel95%
deicasi;- iguidatori sottol'effetto di alcool nel
92%;
- i guidatori che
non avevano
usato alcunadroga
nel71%;
- iguidatori sottol'effetto di marijuananel
53%.
Da
questi dati risultache l'intossicazioneconma-
rijuana siè concretata
come
fattore di rischio conuna
incidenzainferiore ai casi in cui i soggettinon
erano sottol'effettodi alcunadroga.Valutando complessivamente le ricerche prese in
esame,
Gieringer stimache nell'8-11%
dei casi di mortalità vi era un livello diTHC
indicativo di uneffettivostato diintossicazione in atto, cioè
supe-
riore a 2,0-3,0 ng/ml,
ma
soltanto nel 2,8-4,8%
un livellosuperiorea5 ng/mi, indicativodi
una
ef- fettivaerilevante alterazione dellecapacità.D'altra parte, il fatto che dall'81 all'87% dei sog-
getti positivi per
THC
eranoanche
positivi perl'alcool, porta l'incidenza dei casi in cui era pre- sente soltanto
THC
avalori di 1,8%
pertassi in-dicativi di intossicazione e di
0,54%
per tassi superiori a 5 ng/ml. Ciò induce l'Aa
ritenere che gran parte degli incidenti dei soggetti positivi perTHC non
dipendedallacannabisma
dall'alcool,a a
concludereche:"la marijuana di per sé
sembra
essere un fattore di rischio minore o irrilevante negli incidentimor-
tali.(...)
Non
è probabile che l'eliminazione della marijuana possa avere un impatto favorevole sulla sicurezza pubblica fino a che i consumatori continueranno ad usare altre droghe, e in parti- colare l'alcool.(...) In questa luce, è ironico che lacorrente tecnologia di ricerca di droghe nelle urine rifletta un pregiudizio opposto,
essendo
al- tamente intollerante con lamarijuanama non
conl'alcool.(...) La diffusione dei test sulla marijuana
sembra
basarsi su profondi pregiudizi sociali epolitici più che su
una
effettiva evidenza scienti- fica". (p.100)CANNABIS E VIOLENZA CANNABIS FARMACOLOGIA
vedi Drug Policy
1989-1990
pp352-353
DOSE LETALE:
vedi Drug Policy1989-1990
pp352-353
vedi
anche
Grinspoon "Marijuana reconsidered"pp
252-253
La
dose
letaleèdi20-40
Kg.FATTORE
DISICUREZZA (RAPPORTO DOSE EFFICACE/DOSE LETALE): CONFRONTO ALCOL-CANNABIS
Perlacannabis è 1/20.000 - 1/40.000
ALCOL dose EFFICACE CONCENTRAZIONE EMATICA 0.05-0.10%
DOSE
letale0.4-0.5%FATTORE
DISICUREZZA
=DA
4A
10(FONTE:
Mikuriyasu"New
Physician" 1969)dose
letalesecondo Milam-Ketcham:
0.3
dose minima
letale/0.4dose media
percoma
/ 0.5
dose media
per effetti negativi su funzione cardiaca e respiratoria / 0.6dose
letale per lamaggioranza
deicasilivello di 0.2 corrisponde all'ingestione di 8 lattine di birra
da
parte di un soggettomaschio
delpeso
di
68
kgDrogheleggere
(Milam-Ketcham: "Under thè infiuence" 1981
books
n.415)DATI USA SU MORTALITÀ' E RICOVERI
DIEMERGENZA PER CANNABIS 1982 DAWN
199.000casiinUSA
casidiricoveri di
emergenza
5295
dicuisolo il22% non
associatoad altreso- stanze(1164)(NIDARM
61,p.18)1985 DAWN
casi di mortecon “menzione" disola cannabis: 1
,
contro
29
peraspirinae48
pertranquillanti (NIDA:Annual
data1985 , pp.58
e64 n.628) ricoveri diemergenza 1338
casi per cannabisda
sola, contro 5451 casi per tranquillanti e
26889
peraspirina1987 DAWN
casi di morte collegati con cannabis
da
sola: 0 contro30
peraspirinaeli
pertranquillanti ricoveri:1744
casi per cannabisda
sola contro2627
peraspirina (NIDA:Annual
Data 1987)(onte:
ARCHIVIO PARTITO RADICALE
**(
SIDAnet
Information) **2 File :
A64192.ITA
“LA MARIJUANA"
di LesterGrinspoon
da
"Le Scienze" edizione italiana di "ScientificAmerican" numero
19,marzo
1970,anno
III, vo-lume
IV.Ripubblicato da:
CORA
-OSSERVATORIO DELLE LEGGI SULLA DROGA
-Documenti
Prefazione a cura di Carla Rossi,hanno
collabo- ratoGiuseppe
Lorenzi e Simonetta Verità -MILLELIRE STAMPA ALTERNATIVA
-Informazioni sul proibizionismo
a
cura di Marcello BaraghinieMaurizioTurco -21 luglio1992
PREFAZIONE:
acuradiCarlaRossiQuesto
articolo, pubblicato per la prima volta su"Le Scienze" più di venti anni fa,
non ha
perso il suo interesse scientifico. Ripubblicarlo oggi, neH'ambito diun
dibattito sulla legge 162/90 sula droga esulsuo
impatto, riveste un interessepar-ticolare in quanto, permette di evidenziare
come
leggi “perverse"
possano
rendere pericolose ea
volte mortali sostanze di per se pressoché inno- cue.
Se
poi si confrontaildocumento
dellaDrug Policy Foundation, riportato nel IVrapportoOLD
- aprile1992
, che riesamina20
anni di fallimenti nella strategia andina degli Stati Uniti, tesa all'eradicamento delle colture prima di marijuana e poi di coca,che sono
state seguite regolar-mente da
un'espansione selvaggia del mercatoe
dal passaggio a sostanze
sempre
più pericolose e alla crescita del potereeconomico
e politico diorganizzazioni criminali
sempre
più agguerrite, siè indotti all'amara constatazione della
sequenza
di errori delle varie politiche intraprese dai Paesi Occidentali, che
sembra
che non siano ormai più in grado di governare ilfenomeno e neppure
diimmaginare
come
mettere a frutto i numerosi insuccessiottenuti.Credo
che questodocumento
dovrebbefaranche
riflettere quanti
sembrano non
accoglierel'urgenza di pervenire alla separazione dei
mer-
cati delle cosiddette droghe leggere e pesanti mediante
una
politica illuminata di tipo olandese, che riporti le sostanze leggere al loro giustova-
lore e "pericolosità", ostacolando quel passaggio dall'uso di droghe leggere a quello di droghe
pe-
santitanto sbandieratodai difensori del divieto ad ogni costo, mai provato statisticamente in
modo
attendibile, e reso possibile, e addirittura indotto,
essenzialmente dagli interessi delle organizza- zioni criminali che governano il mercato clande- stinodi tutte ledroghe.
Non
è la sostanza ad essere pericolosa,come
scientificamente provato e noto già
da
oltre venti anni,come
dimostra il presentedocumento
mai smentito, è l'attuale gestione del mercato delle sostanzea
rendere pericolosala marijuanafacili-tando il passaggio ad altre sostanze e soprattutto la legge che porta in carcere
anche
i semplici consumatori di sostanze leggerea
renderle a volteanche
mortali.LA MARIJUANA
Si
può
dimostrare che si tratta diuna
droga dimodesta
tossicità. Lasua
notorietà solleva un in- teressantedibattito pròecontroil suo uso.di Lester
Grinspoon
[Insegna psichiatria alla Harvard Medicai School
di Boston.
Membro
dellacommissione esamina-
trice dell'America
Board
of Psychiatryand
Neurology.
Consulente della scientifico della National Organisation for thè
Reform
ofMarijuana Laws,membro
del Consiglio Consultivo dellaDrug po-
licy Foundation. E' consulente giuridico dialcuni stati americani:
New
Jersey, Colorado, Washington,New
York,Vermont
e Massachussetts. E'autore diuna proposta perlalegalizzazioneelatassazionedelledroghe.]
La primatestimonianzadell'uso dellamarijuana si
trova in un
compendio
cinese di medicina, l'erbario dell'imperatoreShen Nung
del2737
a.c.Il suo uso
come
stupefacente si estese daliaCinaall'India, poi all'Africa settentrionale e di qui, in- fine, all'Europa, circa nel 1800
dopo
Cristo, forse portatada
truppe dell'esercito napoleonico che tornavano dallacampagna
d'Egitto. Nelnuovo mondo
la marijuana era conosciutada
secoli neH'Americameridionalee centrale,ma
negli Stati Unitinon ebbe
largo impiego fino al1920
circa.Poiché la pianta della canapa, o "Cannabis
sa-
tiva",
da
cui si ricavala drogasottovarie forme, èuna
pianta erbacea che crescespontaneamente
in molticlimi, non è possibilesapere esattamente quale sia la
sua
diffusione attuale nelmondo.
Secondo
un'indagine eseguita dalle Nazioni Unite, coloro cheusavano
la droga nel1950
erano circa200
milioni, soprattutto in Asiae
in Africa.La
canapa
èstataa lungo usatanella storiacome
piantatessile,
come
droga nellecerimonietribaliecome
medicinale, specie in India, Nel XIX secolola droga veniva spesso prescritta nel
mondo
occidentale per diversi disturbi,
come
la tosse, l'esaurimento, i reumatismi, l'asma, il delirium tre- mens, l'emicrania e i dolori mestruali. Per quantoil suo usostesse già alquanto diminuendo in se- guito all'introduzione dei narcotici e analgesici sintetici, rimase nella
farmacopea
statunitense fino al 1937. Le limitazioni decretate dalla legge1937
determinarono lasua
esclusione dalla lista dei medicinali.Ad
ognimodo,
in tutti i tempi la pianta della ca-napa ha
suscitato interessesoprattutto perle sue proprietà di euforizzante.Sembra
che ilnome
marijuana sia
una
corruzione del vocabolo por- toghese mariguango, che significabevanda
ine- briante. La diffusione della droga èmessa
inevidenza dalla moltitudine di termini dialettali con
cui è conosciuta; per
esempio
negli Stati Unitiprende i nomi di “weed" (erbaccia), "grassa"
(erba), "pot", "tea", "marijuana" ed altri ancora, e
la si
fuma
quasisempre
in sigarette chiamate"reefers" o "joints". Altrove si prende spesso
come bevande
o mescolata ai cibi, peresempio
dolciumi.
La drogavariamolto in qualitàed efficacia, a se-
conda
del clima, terreno, coltivazioneemetodo
dipreparazione.
Essa
si ricava quasi esclusiva-mente
dalla pianta femminile. Le infiorescenze ele foglie apicali
quando
la pianta è matura si ri-coprono di
una
resina appiccicosa giallo-dorata, con un profumo di menta: questa contiene le so- stanze attive. Si preparano tre qualità di droga, indicate connomi
indiani.La
qualità piùecono-
micaemeno
efficace, chiamata "bhang", si ricava dagli apici di piante selvatiche eha
un basso contenuto di resina.La
maggior parte dellama-
rijuana chesi
fuma
negliStati Uniti è questaqua-
lità.
Pergli Indùdi palatofine il
bhang
è un rozzosur- rogato del "ganja", un pòcome
la birra rispettoa
unbuon
whisky scozzese, ed è disprezzatoda
Drogheleggere
tutti, tranne i più poveri. Il ganja si ottiene dalle cime fiorite e dalle foglie di piante coltivate e selezionate. Ilterzotipodi drogadiqualitàancora superiore, chiamato in India "charas11, è costituito dalla resina stessa, raschiata con cura dagli apici dellepiante mature.
Solo questo tipo di droga è il vero "hashish";
l'opinione diffusa
che
questonome
si riferisca auna
qualsiasi droga derivata dallacanapa
èsba-
gliata . Il charas, o hashish, è
da
5 a 8 volte più efficace della migliore marijuana reperibile negli Statui Uniti.La composizione chimica delle droghe della
ca- napa
èestremamente complessa
e non del tutto nota. Neglianni '40si scoprì che icostituentiattivisonovariisomeri del tetraidrocannabinolo.
Recentemente
è stato sintetizzato l'isomero delta-1: sipensa
che questo sia ilcomponente
attivo principale della marijuana. L'efficacia della droga, però dipende probabilmente
anche da
altricomponenti e dal
modo
in cui viene presa.Sono
stati preparati circa
80
derivati del cannabinolo, e alcuni di essisono
stati sperimentati su animali o suvolontari, per studiarne l'azione.Gli effetti della
canapa
(usata quicome
termine generale per indicarne l'insieme dei prodotti psicotropi ricavati dalla pianta) negli animalisono
limitati al sistema nervoso centrale. La droga
non
altera sensibilmente il
comportamento
dei ratti otopi, oil semplice apprendimentonei ratti;tuttavia
calma
i topi resi aggressivi dall'isolamento e nei cani provocauno
stato soporoso con sogni che ricorda l'ultimo stadio dell'effetto della droga sull'uomo. In forti dosi lacanapa
produce negli animali sintomicome
vomito, diarrea, tremori fi- brillari emancanza
di coordinazione muscolare.Per alcuni animali
sono
state stabilite le dosi le-tali; per
esempio
nei gatti ladose
letale per via orale è di tregrammi
di charas, ottogrammi
diganjaodieci
grammi
dibhang
perchilogrammodipeso
corporeo. Ai canisono
state dosi molto altesenza
provocare decessi;anche
tra gli uomininon
è stato registrato nessun caso di morte. Gli effetti psichici della drogasono
stati descritti fre-quentemente
in letteratura. Moltotempo
fa l'hashish ricevetteuna fama
sinistradagli scritti di letterati, in particolare il gruppo degli scrittori francesi (Baudelaire, Gautier,Dumas
padre e al-tri) che
formavano
il "clubdes Hachichins" (ossia dei fumatori di hashish) nella Parigi del decennio 1850-60. 1loro resoconti,scritti sottol'influenza digrandi quantità di hashish,
debbono
essere ridi-mensionati
come
esagerazioni chenon
si appli-cano
all'usomoderato
della droga. Sisupponeva
che l'hashish fosse stato la causa della psicosi e della morte di Baudelaire,ma
questa diceriatra- scurail fattoche
egli era un alcolizzato affettodi sifilideterziaria.Bayard Taylor, scrittore, conferenziere e viaggia- tore americano, provò su di se la droga durante
una
visita in Egitto nel 1854, e ne descrisse accuratamente l'azione."Durante lamezz'ora didurata dell'effetto,
non
fui tanto influenzato dalla drogada non
poter stu- diare con chiara percezione i cambiamenti che subivo. Notai attentamente il diffondersi di finisensazioni
per
tutto il tessuto dellemie
fibre nervose, e ogni fremitomi
aiutava a liberare ilcorpo della
sua
natura terrestre e materiale, fin-ché la mia carne
mi
apparve più leggera dei va- poridell'atmosfera; e mentresedevo
nella quiete del crepuscolo egizianomi
aspettavo di essere sollevato e portato via dalla brezzache
incre- spava il Nilo. Mentre queste sensazioni conti- nuavano, gli oggetti da cui ero circondatoas-
sunsero un'espressione strana e bizzarra...scoppiai in
un
lungoaccesso
di risate.L'allucinazione
scomparve
gradualmentecome
era venuta; fui sopraffatto da
una
sonnolenza dolceepiacevolee
caddiinun sonno
profondo e ristoratore".Forse la relazione clinica più particolareggiata è quella dell'illustre psichiatra di
New
York, Walter Bromberg, che nel1934
descrisse gli effetti psi- chicidella droga basandosi su molte osservazioni e colloqui con persone sotto l'influenza dellama-
rijuana, esullapropria esperienza.
"Lostato diintossicazione iniziacon un periododi
ansietà da dieci atrenta minuti
dopo
aver fumato, duranteil quale ilsoggetto allevolte mostra pauradi moriree ansietàdi natura vaga, associate
a
ir-requietezza e iperattività. Nel giro di alcuni minuti comincia
a
sentirsi piùcalmo
e subito mostrachiari segni di euforia; diventa loquace... si ralle- gra e si esalta... comincia ad avvertire
uno
stu- pefacentesenso
di leggerezza agli arti e al corpo... ride fragorosamente esenza
controllo...a
volte senza il
minimo
stimolo...ha
la sensazione che la sua conversazione sia spiritosa e bril- lante... il rapido fluire di ideeda
l'impressione divivezza di pensiero e di osservazione,
ma
è evi- dente la confusionequando
tenta di ricordarequello che
aveva
pensato... eglipuò
cominciare ad avereallucinazioni visive... lampi di luce o im- magini amorfe di vivido colore che si evolvono e sviluppano in figure geometriche, strutture, visiumani
e dipinti di grande complessità...Dopo
un periodo piùo meno
lungo che può durare fino adue
ore, il fumatore diventa sonnolento,cade
inun
sonno senza
sogniesi risvegliasenza
provareeffetti fisiologici secondari e col ricordo chiaro di ciò cheeraaccaduto durante lo stato tossico".
La maggiorparte degli osservatori consideranola relazione di
Bromberg come una
descrizione completa di tutti i fenomeni cheavvengono du-
rante l'intossicazione. Molti studiosi ritengono chegli effetti del
fumo
della marijuanada
cinque a dodici ore. Per colui che ne fa uso per la primavolta, l'ansietà che talvolta si presenta inizial-
mente può
essere alleviata dalla presenza di amici; coloro chesi droganoabitualmente parlanoa
volte di “felice ansietà". E' oggi discussione che l'intossicazione aumenti sensibilità agli stimoli esterni, riveli particolari di solito trascurati, facciasembrare
più brillanti epiù splendidiicolori, mettain luce valori nelle opere d'arte che prima
ave- vano poco
o punto significato agli occhi dell'osservatore e aumenti la sensibilità allamu-
sica. Molti musicisti di jazz
hanno
detto chesuo- nano
meglio sotto l'influenza della marijuana,ma
questo
non
èstatoobiettivamente confermato.Il
senso
deltempo
èdistorto: dieci minutipossono sembrare
un'ora. Stranamente, c'è spessouna
scissione della coscienza cosicché il fumatore, sotto l'effetto della droga, è nellostessotempo
un osservatore obiettivo della propria intossicazione.Può, peresempio, essere afflitto
da
pensieripa-
ranoici,
ma
nello stessotempo
essereragionevolmente obiettivo su di essi e perfino ri- derci sopra e farsene beffe, e in un certo senso rallegrarsene. La capacità di
mantenere
un gradodi obiettività
può
spiegare il fatto che molti di quelliche
fanno uso abituale di marijuana rie-scono a
comportarsi in pubblico inmodo
perfet- tamente equilibrato,anche quando sono
forte-mente
intossicati.La marijuana è nettamente distinta
da
altri alluci- nogenicome
l'LSD, ilDMT,
la mescalina, il peyote e psilocibina.Benché
produca alcuni ef-fetti simili, è molto
meno
potente di queste altre droghe.Non
altera fortemente la coscienza enon
porta ad assuefazione. Inoltre di solito i fumatoridi marijuana
possono
valutarne accuratamentegli effetti e perciò regolare la assunzione di drogafino allaquantità necessaria per produrre il grado desideratodi euforia.
Consideriamo ora ciò che sì
è
ricavato dai tenta-tivi di ottenere misurazioni obiettive degli effetti psicologici, fisiologici, psichici e sociali dell'uso della marijuana. Esiste
una
vasta letteratura,che
spazia per più di un secolo, e che siè particolar-mente
arricchita negli anni'60.Una
ricerca approfondita sui vari aspetti del pro-blema
della marijuana fu condotta negli anni30
dauna commissione
designata dal sindaco diNew
York FiorelloLa
Guardia, In questo lavoro RobertS.Morrow esaminò
gli effetti della drogasulle funzioni psicomotorie e su alcune capacità sensoriali. Egli trovò che
anche
in forti dosi lamarijuana
non
influenzava la prontezza della ri-sposta
a
semplicistimoli.Non
indeboliva neppure l'acutezza dell'udito, l'abilità musicale o lacapa-
citàdi valutare brevi intervallidi
tempo
o brevi di- stanze.Influenzava invece la fermezza della
mano
e del corpo eiltempo
di reazioneastimoli complessi.Più recentemente Lincoln D.Clark ed
Edwin N.Nakashima
del College of Medicine dell'Università dell'Utah utilizzarono otto test dipercezione, coordinazione e apprendimento nell'esaminare soggetti che ricevevano dosi di
marijuana per bocca.
Essi trovarono che le prestazioni in sei prove su
otto non erano peggiorate neppure con alte dosi di droga. Vi era stato
uno
scadimento della prestazione solo nel test deltempo
di risposta e nell'apprendimento di un cifrario. Tuttavia nel caso del primo test questa conclusione eraba-
sata sudue
soli soggetti, e per ilsecondo
siba-
sava su cinque soggetti,uno
dei quali in realtà mostravaun
miglioramento, nel corsodegliespe-
rimenti.
Andrew
T.Weil,Noeman
E.Zinberg e Judith M.Nelsendella Boston UniversitySchoolof Medicine recentemente sottoposero ad altre provedue
gruppi differenti di soggetti, l'uno co-stituito da fumatori abituali di marijuana, l'altro
da
personeche
provavano la droga per la primavolta. Per quanto riguarda la capacità di
mante-
nere un'attenzione continua, laprestazionedien-
trambi i gruppi non fu influenzata dalia droga a qualsiasidosaggio.Nelle prove di riconoscimento (prova di sostitu- zione di
una
cifra con un simbolo), il gruppo deiDrogheleggere
"neofiti" mostrò qualche peggioramento sotto l'effettodeliadroga,
ma
le prestazioni deifumatoriincalliti di marijuana non peggiorarono significati-
vamente, anzi
ad
alte dosi mostraronouna
ten-denza
al miglioramento. Nelle prove di coordina- zione muscolare e di attenzione i risultati furono ugualia
quellidella provaprecedente,ma
inque-
sto casoil miglioramentodella prestazionedeifu- matori abituali avrebbe potuto essere semplice-
mente
dovuto all'esperienza.Nove
soggetti che ricevevanola droga perlaprimavoltafurono sot- topostianche a una
prova per studiare gli effetti sul lorosenso
del tempo. Prima di prendere ladroga i soggetti
avevano
dimostrato di poterva- lutareun periododi cinque minuti con un errore didue
minuti.Dopo
aver ricevuto un sostituto inef- ficace della droga (placebo)nessun
soggettocambiò
lasua
valutazionedellintervallo di cinque minuti. Durante l'intossicazione condose
bassatre soggetti grosso
modo
raddoppiarono la valu- tazione dei cinque minuti e sotto fortedose qua-
druplicarono lavalutazione.Nello studio della
commissione
La Guardia, FlorenceHalperm
sioccupò
delle ricerche sugli effetti della marijuana riguardo alle funzioni intellettive.La
studiosa trovò che i punteggi dei soggetti nelle prove di intelligenza, speciedove
erano considerati concetti numerici, tendevanoa
diminuire durante gli ultimi stadi dell'intossicazione. Le loro prestazioni tornavano successivamente allanormalità. Il alcune prove dimemoria
e di facilità verbale le prestazioni non venivano peggiorate oppure venivano migliorate sotto l'effetto di dosi basse di droga. La ricerca- trice quindi concluse chequando
il rendimentointellettuale si abbassava, ciò era dovuto solo a
una
diminuzione di prontezza e precisionedu-
rantel'intossicazione.Diversi ricercatori, tra i quali alcuni
membri
dellacommissione
La Guardia, il gruppo di Weiled
al-tri,
hanno
esaminato gli effetti fisici e fisiologici dell'intossicazione della marijuana.Occasionalmente
possono
insorgere nausea, vo- mito e diarrea, specie se la droga è presa per bocca. Tuttavia di solito i sintomi sgradevoli cheaccompagnano
l'intossicazionesono
lievi. Sipos- sono
avere leggeri tremori,una
lievissima dilata- zione delle pupilleaccompagnata da una
rallen-tata risposta pupillare alla luce e
una
debolemancanza
di coordinazione. E'stato osservato unaumento
della frequenza cardiaca, inoltre sipuò
avere un leggeroaumento
della pressionesan-
guigna. L'urinazione tende ad
aumentare come
frequenza e forsecome
quantità.Spesso
labocca e la gola si inaridiscono,
causando
sete.Uno
dei più singolari effetti dell'intossicazione è un senso di fame. Inoltre il ciboviene apprezzatoin maniera particolare cosicché
una
personasotto l'influenza delladrogapuò
avvicinarsiad un
piatto ordinari con l'anticipazionefestosa di unbuongu-
staio. Questo effetto suggerisce l'idea
che
ladroga
possa
essereutile neltrattamento di quello stato patologico caratterizzatoda
perdita dell'appetitoche
va sotto ilnome
di anoressia nervosa.Ci
sono numerose
prove chela marijuananon
siauna
droga chedà
assuefazione: cessarne l'usonon provocasintomi di disassuefazioneeil
fuma-
tore abituale
non
sente il bisogno diaumentarne
la dose. I ricercatori
hanno
trovatoche
l'abitudine alla droganon
è fortecome
quella al tabacco eall'alcool.
Bromberg
conclude che la marijuana non produce abitudine e che sviluppa "gli ele- menti edonistici della personalità". E' certamente possibile che alcune persone questo fatto siacausa
diuna
dipendenza della droga per l'esperienza del piacere o per il sollievo dato aldolore psichico.
Può
tale uso definirsiabuso
didroga? Il termine "abuso"è difficile
da
precisareela
sua
interpretazione varia in funzione dellacul- tura e delle consuetudini.Se
si misura l'abuso in termini di pericolo perl'individuo e la società, al- lora sideve
far notare che,benché
i pericoli dell'alcoolismo eanche
del bere in società sianoben
precisi, il bere in societànon
è considerato abuso. I pericoli dell'uso della marijuana, d'altra parte, nonsono
statiancoradeterminati.La posizione sfavorevole del pubblico statuni- tense nei confronti della marijuana risente di vari giudizi.
Questo
in parte è risultato diuna
"campagna
educativa" iniziata negli anni30
dal Federai Bureau of Narcotics (da allora ribattez- zato Bureau of Narcotics andDangerous
Drugs),campagna
cheha
disseminato molte informazioni false o distorte sulla droga. Visono
poi fattori culturali e sociali che contribuisconoa
rafforzareitimori del pubblico nei riguardi della marijuana .
Le vestigia della morale protestante, ancora
po-
tente negli Stati Uniti,
condannano
la marijuanacome
un oppiaceo, usato solo per soddisfare ilpiacere (mentre l'alcool è accettato perché lubri- fica le ruote del