Comune di SELVA DI PROGNO
Provincia di Verona
D.G.R.V. n. 2948 del 06 ottobre 2009
Verona, dicembre 2018
dott. Paolo De Rossi geologo via Bombardi, 23 37131 V E R O N A tel. 045‐8408069 340‐4501373
e‐mail:pdr@geologoderossi.com ‐ geologoderossi@gmail.com ‐ pdr@epap.sicurezzapostale.it
PRIMA VARIANTE AL PIANO DEGLI INTERVENTI RELAZIONE DI VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA'
IDRAULICA
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PROGETTO: PRIMA VARIANTE AL PIANO DEGLI INTERVENTI DEL COMUNE DI SELVA DI PROGNO
COMMITTENTE: COMUNE DI SELVA DI PROGNO
RESPONSABILE: Dott. Geol. PAOLO DE ROSSI
COLLABORATORI: /
LOCALITA’: TERRITORIO COMUNALE
DATA EMISSIONE: 18 dicembre 2018
Questo documento non può essere copiato o riprodotto senza autorizzazione, ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.
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INDICE
1 – PREMESSA 4
2 ‐RIFERIMENTI NORMATIVI 5
3 ‐ INQUADRAMENTO 7
3.1 – INQUADRAMENTO GEOGRAFICO 7
3.2 – INQUADRAMENTO GEOLOGICO 7
3.2.1 ‐ GEOMORFOLOGIA 7
3.2.2 ‐ IDROGRAFIA 8
3.2.3 ‐ CONDIZIONI GEOLOGICHE 10
3.2.4 – CONDIZIONI IDROGEOLOGICHE 14
3.2.5 ‐ CONDIZIONI IDRAULICHE 14
4 – CONDIZIONI CLIMATICHE E PRECIPITAZIONI 21
5 ‐ CALCOLO DELLE PORTATE E DEI VOLUMI D'ACQUA 30
6 ‐ CONDIZIONI PER OTTENERE L'INVARIANZA IDRAULICA 46
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1 ‐ PREMESSA
Sono stato incaricato di preparare questa relazione di valutazione della compatibilità idraulica a corredo della prima variante al Piano degli Interventi del comune di Selva di Progno.
Il Piano degli Interventi (P.I) è uno strumento urbanistico che disciplina, in attuazione del P.A.T. gli interventi di tutela, valorizzazione, trasformazione del territorio programmando anche la loro realizzazione e servizi e le infrastrutture connesse ad essi.
La Valutazione di Compatibilità Idraulica ha lo scopo fondamentale di fare in modo che le trasformazioni urbanistiche, sigià dalla fase della loro formazione, verifichino l’attitudine dei luoghi ad accogliere la nuova edificazione, individuando le interferenze che queste hanno con i dissesti idraulici presenti e potenziali del territorio interessato. Essa inoltre valuta le possibili alterazioni del regime idraulico che le nuove destinazioni o trasformazioni di uso del suolo possono determinare. Queste esigenze scaturiscono dal fatto che negli ultimi decenni in molti comuni si è verificata una progressiva urbanizzazione del territorio.
Nel contesto di questa evoluzione è stata spesso trascurata la manutenzione, dei fossi e delle scoline di drenaggio. Gli interventi hanno talora comportato anche una sensibile riduzione della possibilità di percolazione in profondità delle acque meteoriche ed una diminuzione di invaso superficiale a favore del deflusso per scorrimento con conseguente aumento delle portate nei corsi d’acqua. Sono quindi diminuiti i tempi di corrivazione con riduzione dell’efficacia degli interventi di sistemazione idraulica e quindi della sicurezza idraulica del territorio. Risultato finale è che sono in aumento le aree soggette a rischio idraulico in tutto il territorio regionale.
In questo quadro che riguarda in special modo le aree di pianura, il territorio del comune di Selva di Progno risulta marginalmente interessato da queste situazioni. Sia perchè si tratta di territorio montano poco urbanizzato, sia per le condizioni geologiche ed idrogeologiche di cui si parlerà a seguire, che non comportano un aggravamento delle condizioni idrauliche.
In special modo gli interventi del P.I. sono di estensione modesta e riguardano in gran parte zone dove non esistono corpi idrici superficiali attivi nemmeno occasionalmente e dove le ripercussioni delle modifiche urbanistiche sul regime idraulico dei corpi recettori delle acque sono mediati da estese porzioni
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di territorio naturale. Le aree interessate non presentano criticità di tipo idraulico e quindi le opere di mitigazione, indicate dalla normativa regionale (DGRV 2948/2009) sono generalmente di modesta o nulla utilità ai fini del buon governo idraulico del territorio e al fine sostanzialmente di impedire che in occasione di eventi piovosi intensi o prolungati possano pervenire rapidamente alla rete scolante portate e volumi che questa non è in grado di tradurre senza inconvenienti idraulici.
Si esegue comunque a seguire per ciascuna area la valutazione degli afflussi meteorici critici e delle misure di compensazione come indicato dalla predetta normativa.
E utile infine ricordare come uno degli elementi fondamentali che determinano le portate di deflusso da un'area è legata alla permeabilità del terreno. E' pratica diffusa adottare tout court per qualunque zona i coefficienti di deflusso riportati dalla normativa (0,1 per le aree agricole, 0,2 per le aree verdi, 0,6 per le aree semipermeabili e 0,9 per le aree impermeabili). Tuttavia è di incontestabile evidenza che la variabilità di permeabilità dei terreni può esprimersi con differenza di alcuni ordini di grandezza nel valore del coefficiente di permeabilità. Ad esempio un terreno ghiaioso è almeno 10.000 volte meno permeabile di un terreno argilloso. Nelle zone considerate, caratterizzate quasi sempre dalla presenza di rocce calcaree carsificate molto permeabili o di depositi grossolani torrentizi molto permeabili, i valori indicati dalla normativa appaiono congrui.
2 ‐ RIFERIMENTI NORMATIVI
Direttiva Europea Quadro sulle Acque 2000/60/CE
D.L. 3 aprile 2006 n.152
“Norme in materia ambientale”
Legge 5 gennaio 1994 n. 37
“Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche”. (S.0. n. 11 alla G.U. – s.g. – n. 14 del 19 gennaio 1994)”
Legge regionale 26 marzo 1999 n.10
“Disciplina dei contenuti e delle procedure di valutazione di impatto ambientale”
Legge Regionale n° 11 del 23/04/2004
Norme per il governo del territorio
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D.G.R.V. 6 ottobre 2009 n.2948
“Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e idrogeologico. Nuove indicazioni per la formazione degli strumenti urbanistici”
Allegato A alla D.G.R.V. 6 ottobre 2009 n.2948
“Valutazione di compatibilità idraulica per la redazione degli strumenti urbanistici. Modalità operative e indicazioni tecniche”
O.P.C.M. 18 ottobre 2007 n. 3621
“Interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi meteorologici che hanno interessato parte del territorio della Regione Veneto nel giorno 26 settembre 2007”
Legge 18 maggio 1989 n. 183
“Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” integrata con la legge 253/90, con il decreto legge 398/93 convertito con la legge 493/93, con la legge 61/94, con la legge 584/94.
Decreto Pres. Repubblica 07/01/1992
“Atto di indirizzo e coordinamento per determinare i criteri di integrazione e di coordinamento tra le attività conoscitive dello Stato per la redazione dei piani di bacino, legge 18‐5‐1989 n. 183, recante norme per il riassetto della difesa del suolo”.
Decreto Pres. Repubblica 18/07/1995
“Approvazione dell'atto di indirizzo e coordinamento concernente i criteri per la redazione dei piani di bacino”.
Legge 24/02/1992, n. 225
“Istituzione del servizio nazionale della protezione civile”
Decreto Legge 11 giugno 1998 n. 180, convertito, con modificazioni dalla Legge 3 agosto 1998 n. 267
"Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania".
Decreto Pres. Cons. Min. 29/09/1998
“Atto di indirizzo e coordinamento per l'individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all'art. 1, commi 1 e 2, del decreto‐legge 11 giugno 1998, n. 180”.
Legge 13 Luglio 1999 n. 226
"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto‐legge 13 maggio 1999, n. 132, recante interventi
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urgenti in materia di protezione civile".
Decreto Legge 12 ottobre 2000 n. 279 coordinato con la Legge di conversione 11 dicembre 2000 n. 365
“Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali”.
PAT del Comune di Selva di Progno
3 ‐ INQUADRAMENTO
3.1 – INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il territorio del comune di Selva di Progno occupa la parte settentrionale della valle di Illasi, comprendendone il fondovalle e sia parte del versante destro che di quello sinistro. Si tratta di un territorio montuoso con quote variabili da circa 540 m nel fondovalle di Illasi al limite meridionale del territorio a circa 1800 m nella zona settentrionale presso il monte Zevola ‐ cima Tre Croci in sinistra orografica e cima Trappola in destra orografica. Si tratta quindi di un tipico comune montano, che confina a nord con la provincia di Trento e ad est con quella di Vicenza.
La altimetria del sito ha influenze sulla piovosità che generalmente aumenta con l'aumentare della quota.
3.2 – INQUADRAMENTO GEOLOGICO 3.2.1 ‐ GEOMORFOLOGIA
La valle di Illasi parte della quale forma il territorio del comune di Selva di Progno si sviluppa in direzione N‐
S come tutte le valli dei monti Lessini, assumendo una forma assai allungata e relativamente molto stretta.
Infatti la lunghezza del bacino, considerando come sezione di chiusura il termine del tratto montano che coincide in pratica con l'autostrada Milano‐Venezia, raggiunge 35 Km. Ne risulta tra l'altro una valle limitata sui fianchi da dorsali rocciose molto strette (3‐4 Km) e assai allungate.
Le strette dorsali rocciose che delimitano il bacino dell'Illasi raggiungono le quote maggiori alla testata della valle, sulla Cima Carega (m 2153) e sul monte Obante ( m 2020).
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Lo spartiacque si mantiene a quote superiori ai 1000 m dalla testata della valle fino all'altezza di Selva di Progno dove la vallata ha raggiunto più di 1/3 del suo sviluppo totale. Da qui fino a Tregnago, posta a una decina di Km dallo sbocco vallivo,il limite del bacino si sviluppa a quota tra 1000 e 500 m. Proseguendo, le quote delle dorsali si mantengono sui 200‐300metri. E' importante far notare nella valle dell'Illasi l'esistenza di un potente materasso alluvionale di fondovalle che dallo sbocco in pianura risale la vallata per oltre 20 Km fino a 2‐3 Km a monte di Selva di Progno, con larghezze sempre rilevanti, da qualche centinaio di metri fino a oltre 2 Km. La notevole massa di materiali alluvionali, provenienti soprattutto dalla parte settentrionale del bacino(valli di Revolto e di Fraselle) dove affiorano rocce dolomitiche molto fratturate, facilmente disgregabili e franose, hanno avuto modo di accumularsi entro il fondovalle su spessori rilevanti (anche 220 m a sud di Tregnago) a causa dello sbarramento alluvionale operato dall'Adige allo sbocco della valle in pianura.
Il materasso di materiali recenti, alluvionali, che riempie abbondantemente il fondo della valle di Illasi, poggiando sopra il substrato roccioso, inizia verso settentrione pressapoco a 2‐3 Km a monte di Selva di Progno, dove tuttavia la sua larghezza è solo di un centinaio di metri e lo spessore presumibilmente di 30‐
40 m. La sua larghezza comincia ad assumere valori più elevati, 500‐700 m, a partire da Badia Calavena; e arriva alla larghezza massima di circa 2.500 m, allo sbocco della valle presso Illasi, dove avviene la confluenza con la valle di Mezzane, proveniente da destra. La lunghezza complessiva è di una ventina di Km.
Nel territorio comunale si rilevano terrazzi di erosione pensili sulla valle, con sopraelevazione rispetto al talweg di alcune decine di metri. Essi testimoniano la deposizione torrentizia e successive fasi erosive, avvenuto in periodi recenti del passato geologico, ma in condizioni climatiche molto diverse dalle attiuali, che consentivano al torrente di disporre di portate idriche molto elevate.
3.2.2 ‐ IDROGRAFIA
La rete idrografica dell’Illasi, come quella delle altre valli dei Lessini, è caratterizzata da rilevante lunghezza del torrente principale, cui fanno riferimento torrenti laterali molto brevi. E’ questa la conseguenza della forma molto allungata e nel contempo assai ristretta delle vallate.
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Il tratto iniziale del bacino dell’Illasi è formato dalle due valli di Revolto e Fraselle che confluiscono tra loro a Giazza. Qui comincia il torrente Illasi propriamente detto. Va subito precisato che mentre i torrenti Rivolto e Fraselle portano perennemente acqua anche in fasi di lunga magra, seppure talora solo per tratti discontinui del loro alveo, a valle di Giazza l’alveo risulta frequentemente asciutto e allo sbocco della valle montana l’Illasi reca portate idriche solo saltuariamente e per brevi periodi con ricorsività pluriennale ed è quindi praticamente sempre asciutto.
La assenza normale di attività idrica in alveo, nonostante i rilevanti valori degli afflussi meteorici, va ricercata nella elevata permeabilità delle alluvioni del materasso di fondovalle, soprattutto nella parte media e settentrionale della valle, che non consente deflussi superficiali e provoca la dispersione nel sottosuolo della intera portata del torrente principale e dei suoi affluenti.
Gli afflussi meteorici valutati in base alle isoiete del trentennio 1921‐1950 indicano valori intorno a 800 mm/anno allo sbocco in pianura della valle e valori superiori a 2000 mm/anno alla testata, nella zona del monte Carega.
L’aumento tra i valori minimi e massimi avviene con progressività regolare da valle a monte. Nella zona di Tregnago i valori di piovosità sono poco superiori a 1000 mm/anno che diventano 1200 a Badia Calavena, 1350 a Selva di Progno e 1500 circa a Giazza.
La media ponderale per l’intero bacino si aggira sui 1173 mm pari a 5.4 m3/s circa. A tale elevato valore di afflussi meteorici corrisponde un deflusso superficiale praticamente nullo.
Valutando la evapotraspirazione con la formula di TURC (1954) in ragione di circa 573 mm/anno per una temperatura media di 11°C si può ottenere un valore di infiltrazione nel sottosuolo pari a circa 600 mm/anno corrispondenti a 2.9 m3/s.
Poiché nella zona montana non esistono sorgenti di portata rilevante ma una polverizzazione di piccole scaturigini la cui portata globale è modesta e comunque si reinfiltra nel terreno, si può considerare che tale quantità d’acqua vada ad alimentare la falda acquifera del sottosuolo.
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3.2.3 ‐ CONDIZIONI GEOLOGICHE
Il blocco dei monti Lessini e` costituito da una successione stratigrafica cui alla Dolomia Principale (triassico superiore) si sovrappone una successione di calcari di piattaforma: Calcari Grigi di Noriglio e Calcari Oolitici di San Vigilio (lias) con uno spessore di oltre 400 metri.
Al di sopra dei calcari di piattaforma (Calcari Grigi di Noriglio e Calcari Oolitici di San Vigilio) si presenta la successione pelagica (dogger‐malm) che inizia con il Rosso Ammonitico Veronese avente uno spessore di 20‐25 metri circa seguita dal Biancone ora denominato Maiolica (cretaceo inferiore). Il Rosso Ammonitico Veronese e` un calcare nodulare rosso. Esso determina il gradino morfologico tra le aree a Biancone a andamento dolce e gli erti versanti o le pareti rocciose della parte piu` bassa delle valli.
Al di sopra del Rosso Ammonitico si trova il Biancone (cretaceo inferiore); si tratta di una sequenza di calcari e marne di colore bianco o grigiastro, fittamente stratificati e intensamente fratturati che in Lessinia ha lo spessore di circa 180 metri. Una caratteristica tipica di questa formazione e` la presenza di lenti o arnioni di selce.
Le formazioni rocciose piu` recenti della Scaglia Rossa e dei calcari eocenici non affiorano nella zona di studio, essendo stati interamente asportati dall’erosione.
Esternamente alle aree di interesse di questa località si osserva anche un lembo di depositi eocenici
SERIE STRATIGRAFICA
La Dolomia Principale (Retico‐Carnico superiore) è la formazione rocciosa posta alla base dei rilievi lessinei.
Essa è costituita da una successione di cicli peritidali (la zona tidale è quella soggetta agli andamenti di marea) di potenza metrica costituiti dal basso verso l'alto da calcareniti bioclastiche, biomicriti, stromatoliti o brecce pisolitiche. La dolomitizzazione oblitera spesso questa sequenza. La formazione è costituita da dolomie compatte a stratificazione maldistinta o, soprattutto nella parte superiore, stratificata a grosse bancate da 1 a 3 m di spessore. Il colore è bianco grigiastro e talora assume toni rosati, soprattutto in val di Illasi. Raramente si rinvengono impronte di un gasteropode (Worthenia contabulata). La potenza della formazione è di circa 900 m e in Lessinia, nelle valli più profonde, ne affiora solo la porzione superiore.
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Al di sopra della Dolomia si incontrano, nella normale serie stratigrafica lessinea i calcari di piattaforma denominati Calcari Grigi di Noriglio: si tratta di una potente formazione rocciosa formata prevalentemente da calcari. Sotto lo strato superficiale di alterazione che si presenta uniformemente grigio, il colore della roccia, sulla frattura fresca, varia dal bianco al nocciola al grigio. La potenza complessiva massima si aggira sui 4‐500 m La parte superiore della formazione si è formata in un ambiente lagunare, secondo gli studi di Bosellini & Broglio Loriga (1971) e di Clari (1975). In questa laguna e in special modo nelle sue aree di raccordo con le zone pelagiche del solco bellunese e lombardo si formavano barre oolitiche che proteggevano isole basse e occupate da vegetazione, che, in alcune aree della Lessinia (Grezzana, Roverè, Crespadoro ecc.) ha poi dato origine a depositi di lignite. Questa formazione rocciosa risale al lias superiore del quale conserva testimonianze fossili della fauna a alghe e lamellibranchi marini. Al di sopra dei Calcari Grigi si incontra la formazione dei Calcari Oolitici di San Vigilio (lias).Si tratta di calcari formati da sferulette da submillimetriche a millimetriche dette ooliti. La roccia presenta una colorazione giallastra chiara. Queste due formazioni calcaree affiorano sui versanti scoscesi delle vallate. In questa zona dei Lessini tali calcari sono essenzialmente costituiti da biocalcareniti e ooliti di margine della piattaforma. La formazione, al pari dei sottostanti calcari grigi, ha una evidente stratificazione in grossi banchi. In Lessinia lo spessore è variabile da zero (in alcune zone è del tutto assente) ad una sessantina di metri al massimo.
Al di sopra dei calcari di piattaforma (Calcari Grigi di Noriglio e Calcari Oolitici di San Vigilio) si presenta la successione pelagica (dogger‐malm) che inizia con il Rosso Ammonitico Veronese. Si tratta di una serie di calcari a grana finissima con peculiare caratteristica in una marcata nodularità, avente uno spessore di 20‐
25 metri circa.
Il tetto della formazione è formato da calcari rosati o biancastri che fanno da base alla sovrastante formazione del Biancone (cretaceo inferiore). Il Rosso Ammonitico determina il gradino morfologico tra le aree a Biancone ad andamento dolce e gli erti versanti o le pareti rocciose della parte piu` bassa della valle, modellati nei Calcari Grigi e nei Calcari Oolitici. Il Rosso Ammonitico forma quindi il ciglio superiore delle pareti rocciose, frequenti in tutta la Lessinia.
Al di sopra del Rosso Ammonitico si trova il Biancone ora denominato Maiolica (cretaceo inferiore); si tratta di una sequenza di calcari e marne di colore bianco o grigiastro, fittamente stratificati e intensamente
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fratturati che in Lessinia ha lo spessore varia da 80 a 180 metri. La caratteristica tipica di questa formazione e` la presenza di lenti o arnioni di selce. La serie rocciosa appare costituita da orizzonti di calcari marnosi di colore bianco o grigiastro, con interstrati costituiti da livelli di marne e argilliti cineree o verdastre. La roccia presenta una fitta stratificazione, con spessori da 10 a 30 cm e una intensa fratturazione con cadenza dei giunti da 10 a 30 cm e si presenta suddivisa in prismi rocciosi di dimensioni conseguenti.
Il Biancone è di mare profondo anche se con profondità non abissali. L’unità litologica è molto povera di fossili macroscopici e relativamente ricca di microfossili.
Le formazioni rocciose sono spesso interessate da una dolomitizzazione metasomatica che si è verificata per motivi non ben chiariti ma probabilmente con un apporto di magnesio ascrivibile alla intensa attività vulcanica paleogenica in Lessinia. Tale dolomitizzazione è partita dal basso e si è propagata verso l'alto della serie stratigrafica arrivando al massimo fino a parte della formazione del Biancone, ma raggiungendo livelli stratigrafici variabili da zona a zona. Essa ha obliterato le caratteristiche tessiturali, cromatiche e litologiche delle rocce interessate trasformandole da calcari a calcari dolomitici o dolomie e conferendo talora un aspetto arenaceo e talaltra una consistenza cristallina.
A parte il fondovalle della valle di Illasi, che risulta colmato di sedimenti ghiaiosi torrentizi fino ad un paio di chilometri a monte di Selva di Progno, l'intero territorio comunale è interessato dalla presenza di rocce calcaree o dolomitiche carsificate. Si tratta di un tavolato di strati rocciosi generalmente poco deformati con inclinazione verso sud. Solo la zona di Campofontana mostra una situazione tettonica complessa. Si tratta in generale di rocce intensamente carsificate e quindi generalmente molto permeabili.
Delle formazioni descritte il Biancone o Maiolica presenta orizzonti a bassa permeabilità che limitano la percolazione delle acque pluviali e conseguentemente talora danno luogo a sorgenti, più rare nelle altre formazioni rocciose. Alcune sorgenti, fra le più importanti della zona, si verificano nella Dolomia principale.
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Fig.1: stralcio Carta Geologica d'Italia ‐ scala 1:100.000 (modificata) ‐ F° 49: Verona
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3.2.4 – CONDIZIONI IDROGEOLOGICHE
Il materasso alluvionale della valle di Illasi è anidro nel territorio comunale. Le risorse idriche sotterranee si rinvengono entro le rocce e si trovano a profondità rilevanti, soprattutto allontanandosi dal fondovalle.
Entro alcune formazioni rocciose come ad esempio il Biancone, si differenziano orizzonti marnosi a bassa permeabilità che fermano la percolazione in profondità di parte delle acque consentendo lo sviluppo di sorgenti, generalmente di piccola portata. Si tratta generalmente delle rocce della formazione del Biancone (Maiolica). Tuttavia, per quanto le altre formazioni rocciose sono generalmente anidre, si rilevano sorgenti importanti in val Fraselle e in alcune valli laterali della valle di Rivolto (val del Diavolo), che scaturiscono dalla formazione della Dolomia Principale.
In generale quindi nel territorio comunale non esistono risorse idriche nei materassi alluvionali di fondovalle ma si rinvengono varie sorgenti in roccia, alcune delle quali con portate rilevanti e adatte all'immissione nella rete idrica.
3.2.5 ‐ CONDIZIONI IDRAULICHE
Il principale collettore della zona è il progno d’Illasi. Il torrente Illasi origina più a settentrione degli altri torrenti lessinei e presenta la maggiore lunghezza tra questi. La superficie totale del bacino di è di 137.5 km2, le aree impermeabili sono di circa 19.2 km2, le aree semipermeabili di circa 71 km2 e le aree permeabili di 47.3 km2.
L'Illasi origina dalla fusione di due rami primari, la Val di Rivolto e la Val Fraselle, che si fondono a Giazza.
La prima delle due valli inizia tra la Cima Carega (2130 m), la cima Posta e il Monte Obante (2043 m) con una larga conca o circo glaciale. La val Fraselle origina tra i monti la Zevola (1975 m) e Gramolon (1808 m), più a sud est.
Entrambe, scavate nella zona della Dolomia principale, presentano versanti franosi, fondo localmente colmato di depositi torrentizi sciolti, e presenza di acqua corrente a tratti (tratto medio e inferiore della val Fraselle e tratto tra Campobrun e Revolto e da Boschetti a Giazza per la valle di Rivolto).
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A valle della confluenza il fondo ritorna ben presto alluvionato e pianeggiante, allargandosi sempre più, specie dopo Tregnago, in modo da raggiungere una sezione traversa di circa tre chilometri poco oltre Illasi, mentre si fonde col letto della valle di Mezzane.
Nel tratto da Giazza a Selva di Progno il Progno di Illasi ha portata saltuaria mentre a valle di tale località la portata ordinaria è nulla, giacchè il letto alluvionale permeabilissimo assorbe le acque che riescono a mantenere una portata fluente solo breve tempo e durante le piene.
Da Selva di Progno a Tregnago la valle presenta una sezione che varia tra i 500 m e un chilometro, poi si allarga ancora di più fra Illasi e Colognola ai Colli.
I territori circostanti, di fatto, assorbono completamente le precipitazioni senza dare apporti ai torrenti. Il fondo dell’alveo dell’Illasi è così permeabile che raramente le precipitazioni dell’area montana riescono a creare una portata tale da far arrivare l’acqua al ponte della statale 11. Il Progno, unitosi al Fibbio, va poi a finire in Adige a oriente di Zevio.
Il Progno ed i suoi affluenti hanno in genere forte pendenza. La sezione idrografica a quota superiore è scavata nella zona delle dolomie.
L'affluente principale dell'Illasi nel territorio del comune di Selva di Progno è il torrente Covolo in destra orografica che si immette nell'Illasi all'altezza del capoluogo comunale e che è normalmente asciutto.
Il suo tratto terminale è in alveo artificiale, in forte pendenza e non presenta pericolosità idraulica per la aree considerate.
Le zone dove sono previsti interventi non manifestano criticità dal punto di vista idraulico.
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ZONA 1
La zona 1 si trova nei pressi della sponda sinistra del torrente Illasi, immediatamente ad est della strada provinciale. Il torrente Illasi in questa zona presenta condizioni idrauliche buone ed è caratterizzato da elevata pendenza dell'alveo e da una estensione limitata del bacino sotteso. Gli strumenti di pianificazione e prima di tutto il P.A.I. non segnala pericolo idraulico per questa zona.
Fig. 2: la zona n. 1
ZONA 2 e 3
Si tratta di due aree contigue poste sul pianoro morfostrutturale di un terrazzo erosivo in sinistra orografica. Il progno di Illasi scorre a quota di circa 25 metri inferiore e non può quindi esercitare alcuna influenza dal punto di vista idraulico. Non esistono corpi idrici. L'area non presenta criticità dal punto di vista idraulico.
Fig. 3: le zone n. 2 e 3
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ZONA 4
Si tratta di un dosso alla sbocco di una valle secondaria (valle del Covolo) tributaria di destra dell'Illasi. Sia il progno di Illasi che il torrente Covolo scorrono a quota sensibilmente inferiore e non possono esercitare pericoli idraulici sul sito.
Fig. 4: la zona n. 4
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ZONA 5
Si tratta di una porzione di versante collinare nei pressi dell'abitato di San Bortolo alle Montagne. Si tratta di un'area di dorsale collinare modellata nella formazione geologica della Maiolica (Biancone).
Non sono presenti corpi idrici superficiali nè incisioni erosive. Non sussiste alcuna criticità dal punto di vista idraulico.
Fig. 5: la zona n. 5
ZONA 6
E' un'area di pendio collinare situata nell'abitato della frazione di Giazza. Si trova su un accumulo di matariali detritici sovrastanti la roccia entro una incisione erosiva inattiva. Non ci sono corpi idrici e non sussistono problematiche di tipo idraulico.
Fig. 6: la zona n. 6
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ZONA 7
Si trova su un pendio dolce a sottosuolo roccioso nei pressi di Campofontana. Non esistono corpi idrici e non sussiste alcuna problematica di tipo idraulico.
Fig. 7: la zona n. 7
ZONA 8
Si trova alla testata di una incisione poco marcata presso l'abitato di Roncari, su un pianoro roccioso carsificato modellato nella formazione della Maiolica (Biancone). Non esistono corpi idrici e non ci sono problematiche di tipo idraulico.
Fig. 8: la zona n. 8
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ZONA 9, 10, 11 e 12
Si trovano su una dorsale montuosa modellata nella formazione geologica della Maiolica (Biancone). Non ci sono corpi idrici e non si rilevano problematiche di tipo idraulico.
Fig. 9: le zona n. 9, 10, 11 e 12 9
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4 – CONDIZIONI CLIMATICHE E PRECIPITAZIONI
Il parametro meteoclimatico fondamentale per definire il problema del governo delle acque meteoriche è costituito dalle precipitazioni e in particolare dagli eventi intensi e di breve durata. Infatti altri fattori, il cui più rilevante è certamente la temperatura, hanno una influenza poco significativa in relazione alla durata, generalmente breve, degli eventi piovosi che determinano situazioni critiche.
4.1 ‐ PRECIPITAZIONI
Per definire le dimensioni delle opere che costituiscono il sistema di deflusso delle acque meteoriche provenienti dall’area interessata, viene richiesta la conoscenza delle portate che vi affluiscono.
Per definire tali portate bisogna conoscere i dati relativi alle precipitazioni, tenendo anche conto dell’estensione, della natura e della permeabilità della superficie scolante per capire quale frazione della precipitazione concorra alla formazione delle portate stesse.
Le precipitazioni che determinano problemi legati alle capacità di immagazzinamento e eduzione delle opere di governo sono quelle di elevata intensità e breve durata. Infatti all’aumentare della durata di precipitazione diminuisce progressivamente l’intensità in modo tale che la portata in afflusso diminuisce molto rapidamente. Per questo motivo normalmente i dimensionamenti vengono eseguiti in relazione alla durata di pioggia di 1 ora, che comporta la massima portata in afflusso.
La distribuzione spaziale delle medie dei massimi annuali delle precipitazioni di durata 1 ora è legata a fenomeni di tipo temporalesco molto spesso localizzati e distribuiti sul territorio in modo disomogeneo.
Pertanto, deve essere messo in evidenza come l’interpolazione di dati sia fortemente collegata alla disponibilità di registrazione di tali fenomeni attraverso idonei strumenti di misura (pluviografi) opportunamente dislocati sul territorio.
I pluviografi presenti nella zona circostante a quella di studio sono evidenziati nella successiva immagine. Si sono prese in considerazione le stazioni ARPAV di San Bortolo alle Montagne e di San Giovanni Ilarione, allo scopo di valutare meglio la dispersione dei valori di precipitazione critica, sia arealmente che al variare dell'altitudine. La stazione di San Giovanni Ilarione è di fondovalle (m 317 s.l.m.) ed è a sud est di Selva di
22
Progno nella valle d'Alpone. La stazione di San Bortolo alle Montagne (m 935 s.l.m.) è all'interno del territorio comunale e ad una quota montana simile a quella di alcune delle aree inserite nel Piano degli Interventi (aree 5, 6,7,8,9,10,11,12). Per un confronto sua area vasta sono stati esaminati anche i dati della stazione di Verona e di quella di Illasi.
Figura 10: Stazioni meteo di riferimento (stelle blu).
La varietà degli eventi possibili, in quanto marcati da diversa frequenza, pone la questione di scegliere tra essi quello cui fare riferimento.
L’evento di riferimento da selezionare tra i possibili si deve caratterizzare per un ragionevole valore della sua frequenza probabile. Questo periodo è chiamato Tempo di ritorno.
Il tempo di ritorno Tr è definito come l’inverso della frequenza media probabile del verificarsi di un evento maggiore, ossia il periodo di tempo nel quale un certo evento è mediamente uguagliato o superato.
Tr = 1 / [1-P(hH)]
Volendo determinare le portate si deve fare prima una premessa sulla durata dei diversi eventi.
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Gli eventi meteorici sono convenzionalmente suddivisi in:
eventi di breve durata, i cosiddetti scrosci; essi hanno una durata mediamente inferiore all’ora e sono
caratterizzate da forte intensità e perciò sviluppano elevate portate alla sezione di chiusura del bacino idrografico;
eventi di lunga durata; essi hanno una durata superiore all’ora hanno minore intensità ma sviluppano
elevati volumi alla sezione di chiusura del bacino idrografico;
E' evidente che nel nostro caso la situazione critica è relativa agli eventi di breve durata che comportano l'affusso di un volume elevato in poco tempo e quindi di una portata rilevante. All'aumentare del tempo di precipitazione la portata si riduce fino ad essere molto al di sotto delle capacità di dispersione e quindi la criticità diminuisce.
Per definire le altezze di precipitazione corrispondenti a tali eventi pluviometrici vengono utilizzate le curve di possibilità pluviometrica (CPP), elaborate a partire dalle registrazioni di altezza di pioggia effettuate nelle stazioni pluviometriche.
Lo scopo dell’elaborazione statistica dei dati è la determinazione dei coefficienti a (mm/ore) e n che compaiono nelle equazioni di possibilità pluviometrica:
h = a·t n
dove:
h = altezza di pioggia in mm t = tempo in ore
Nelle applicazioni dell’ingegneria idraulica la stima delle portate di piena viene effettuata con metodologie diverse in relazione alla quantità e qualità dell’informazione idrologica disponibile.
Essa può essere condotta:
- con metodi diretti: elaborando dati di portata disponibili per il corso d’acqua che si esamina;
- con metodi indiretti: ricorrendo, per supplire alla insufficienza di dati di portata, a dati della stessa grandezza osservati su altri corsi d’acqua della medesima regione idrologica.
Nel caso che si conoscano le precipitazioni sul bacino, si possono utilizzare modelli matematici di trasformazione afflussi-deflussi il più semplice dei quali è la cosiddetta formula razionale; con l’applicazione di formule empiriche ricavate da vari autori in base all’informazione idrologica nota nei bacini.
I dati che sono stati inviati dall’ARPAV sono già stati elaborati attraverso la regolarizzazione statistico- probabilistica, e fanno riferimento alla distribuzione di Gumbel. Tale legge si basa sull’introduzione di
24
un’ipotesi relativa al tipo di distribuzione dei più grandi valori estraibili da più serie costituite da osservazioni tra loro indipendenti.
La distribuzione cumulata di probabilità è descritta dalla seguente funzione:
dove χ e u rappresentano rispettivamente i parametri di concentrazione e della tendenza centrale stimati con il metodo dei momenti:
misura della dispersione attorno al valore medio moda
con = 0,5772 è la costante di Eulero.
Indicando con F(x) la probabilità di non superamento del valore x, il tempo medio di ritorno è calcolato dalla relazione:
dove Tr rappresenta quindi il numero medio di anni entro cui il valore x viene superato una sola volta.
Si riportano di seguito uni parametri delle curve di possibilità pluviometrica relative alla stazioni considerate e forniti da ARPAV e le precipitazioni critiche per durata di 15 minuti e di 1 ora.
Come esplicitamente previsto dal D.G.R. n° 2948 del 06 dicembre 2009, nei i successivi calcoli si fa riferimento ad un tempo di ritorno di 50 anni.
)) exp(
exp(
)
(
u x x
F
N
i
x xi
mx N
1
1
N
i
x xi mx
sx N
1
)2
1 (
1
6
sx
u mx
)) ( 1 (
1 x Tr F
25
Tempi di ritorno con metodo di Gumbel
Massime precipitazioni annue per la durata 15 minuti
Stazione San Bortolo
Quota 935 m s.l.m.
Coordinata X 1670124 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y 5052891 Ovest (EPSG:3003)
Comune SELVA DI PROGNO (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 25/11/1986 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri Gumbel
per precipitazioni di durata 15 minuti
Numerosità (anni) 31
Media (mm) 18,01
Deviazione standard (mm) 5,18
Alfa 4,57
Mu 15,55
Precipitazioni di durata 15 minuti con diversi tempi di ritorno
Tempo di ritorno mm
2 anni 17,2
5 anni 22,4
10 anni 25,8
20 anni 29,1
50 anni 33,4
100 anni 36,6
200 anni 39,8
Curve di possibilità pluviometrica per durate <1h (espressa in ore)
Stazione San Bortolo
Quota 935 m s.l.m.
Coordinata X 1670124 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y 5052891 Ovest (EPSG:3003)
Comune SELVA DI PROGNO (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 25/11/1986 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri delle curve di possibilità pluviometriche con durata <1h (espressa in ore)
Tempo di ritorno a n
2 anni 35,302 0,565
5 anni 44,003 0,543
10 anni 49,771 0,532
20 anni 55,306 0,525
50 anni 62,474 0,517
Tabella 1: afflussi meteorici per la durata di 15 minuti e parametri delle curve di possibilità pluviometrica con durata <1 ora per la stazione di San Bortolo alle Montagne
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Tempi di ritorno con metodo di Gumbel
Massime precipitazioni annue per la durata 1 ora
Stazione San Bortolo
Quota 935 m s.l.m.
Coordinata X 1670124 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y 5052891 Ovest (EPSG:3003)
Comune SELVA DI PROGNO (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 25/11/1986 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri Gumbel per precipitazioni di durata 1 ora
Numerosità (anni) 31
Media (mm) 31,65
Deviazione standard (mm) 7,6
Alfa 6,698
Mu 28,05
Precipitazioni di durata 1 ora con diversi tempi di ritorno
Tempo di ritorno mm
2 anni 30,5
5 anni 38,1
10 anni 43,1
20 anni 47,9
50 anni 54,2
100 anni 58,9
200 anni 63,5
Curve di possibilità pluviometrica per durate 1-24h (espressa in ore)
Stazione San Bortolo
Quota 935 m s.l.m.
Coordinata X 1670124 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y 5052891 Ovest (EPSG:3003)
Comune SELVA DI PROGNO (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 25/11/1986 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri delle curve di possibilità pluviometriche con durata 1-24h (espressa in ore)
Tempo di ritorno a n
2 anni 29,148 0,463
5 anni 35,771 0,498
10 anni 40,188 0,513
20 anni 44,437 0,524
50 anni 49,949 0,535
Tabella 2: afflussi meteorici per la durata di 11 orae parametri delle curve di possibilità pluviometrica con durata 1-24 ore per la stazione di San Bortolo alle Montagne
27
Tempi di ritorno con metodo di Gumbel
Massime precipitazioni annue per la durata 15 minuti
Stazione San Giovanni Ilarione
Quota 317 m s.l.m.
Coordinata X 1673701 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y
5046294
Ovest (EPSG:3003)
Comune SAN GIOVANNI ILARIONE (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 14/02/1992 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri Gumbel
per precipitazioni di durata 15 minuti
Numerosità (anni) 25
Media (mm) 19,87
Deviazione standard (mm) 5,25
Alfa 4,717
Mu 17,37
Precipitazioni di durata 15 minuti con diversi tempi di ritorno
Tempo di ritorno mm
2 anni 19,1
5 anni 24,4
10 anni 28
20 anni 31,4
50 anni 35,8
100 anni 39,1
200 anni 42,4
Curve di possibilità pluviometrica per durate <1h (espressa in ore)
Stazione San Giovanni Ilarione
Quota 317 m s.l.m.
Coordinata X 1673701 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y 5046294 Ovest (EPSG:3003)
Comune SAN GIOVANNI ILARIONE (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 14/02/1992 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri delle curve di possibilità pluviometriche con durata <1h (espressa in ore)
Tempo di ritorno a n
2 anni 34,556 0,475
5 anni 47,007 0,508
10 anni 55,257 0,522
20 anni 63,174 0,532
50 anni 73,424 0,542
Tabella 3: afflussi meteorici per la durata di 15 minuti e parametri delle curve di possibilità pluviometrica con durata <1 ora per la stazione di San Giovanni Ilarione
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Tempi di ritorno con metodo di Gumbel
Massime precipitazioni annue per la durata 1 ora
Stazione San Giovanni Ilarione
Quota 317 m s.l.m.
Coordinata X 1673701 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y 5046294 Ovest (EPSG:3003)
Comune SAN GIOVANNI ILARIONE (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 14/02/1992 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri Gumbel per precipitazioni di durata 1 ora
Numerosità (anni) 25
Media (mm) 32,94
Deviazione standard (mm) 11,79
Alfa 10,593
Mu 27,32
Precipitazioni di durata 1 ora con diversi tempi di ritorno
Tempo di ritorno mm
2 anni 31,2
5 anni 43,2
10 anni 51,2
20 anni 58,8
50 anni 68,7
100 anni 76,1
200 anni 83,4
Curve di possibilità pluviometrica per durate 1-24h (espressa in ore)
Stazione San Giovanni Ilarione
Quota 317 m s.l.m.
Coordinata X 1673701 Gauss-Boaga fuso
Coordinata Y 5046294 Ovest (EPSG:3003)
Comune SAN GIOVANNI ILARIONE (VR)
Inizio attività sensore di pioggia 14/02/1992 Fine attività sensore di pioggia ancora attivo
Parametri delle curve di possibilità pluviometriche con durata 1-24h (espressa in ore)
Tempo di ritorno a n
2 anni 30,385 0,364
5 anni 41,962 0,365
10 anni 49,626 0,365
20 anni 56,978 0,365
50 anni 66,493 0,365
Tabella 4: afflussi meteorici per la durata di 1 ora e parametri delle curve di possibilità pluviometrica con durata 1-24 ore per la stazione di San Giovanni Ilarione
29
Si può osservare che gli anni di osservazione per la stazione di San Bortolo sono 31 e per San Giovanni Ilarione sono 25. Si tratta quindi di serie statistiche non lunghissime ma certamente significative.
Si osserva altresì che per il tempo di ritorno di 50 anni la precipitazione critica con durata di 1 ora è di 54,2 mm a San Bortolo e di 68,7 a San Giovanni Ilarione. Il Valore per la stazione di Verona (solo 9 anni di osservazioni) è di 70,1 mm. E' stata riportata anche la durata di 15 minuti in quanto i valori di precipitazione critica, sempre per tempo di ritorno di 50 anni, sono di 33.4 mm per la stazione di San Bortolo e di 35,8 mm per San Giovanni Ilarione (Per Verona, sempre con il limite del breve periodo di osservazione sono 44,1 mm). Ne consegue che oltre oltre il 50% dell'afflusso meteorico critico perviene nel primo quarto d'ora.
Questa condizione determina volumi inferiori all'afflusso di durata di 1 ora ma portate molto superiori ed è bene tenerne conto nel dimensionamento delle reti di collettamento.
Per le valutazioni a seguire si sono utilizzati i dati della stazione di San Bortolo alle Montagne per i seguenti motivi:
1 ‐ la stazione di San Bortolo è rappresentativa perchè la più vicina al territorio considerato, nel quale ricade;
2 ‐ la differenza di piovosità critica tra la stazione di San Bortolo e quella di San Giovanni Ilarione è complessivamente moderata;
3 ‐ mentre per l'afflusso meteorico totale annuo il valore aumenta con la quota, per le piogge critiche si osserva un fenomeno opposto. Infatti la media degli afflussi meteorici totali aumenta con l'aumentare della quota mentre quelli critici diminuiscono, come rilevabile dalla tabella seguente;
4 ‐ non appare il caso di adottare valori più elevati di stazioni della zona per adottare un criterio di massima prudenza in quanto le aree di trasformazione non presentano criticità idrauliche nè la rete scolante appare suscettibile di sovraccarichi legati alla trasformazione di tali aree. Nella maggior parte dei casi le maggiori portate derivanti dalle tresformazioni non saranno nemmeno in grado di raggiungere la rete scolante in quanto saranno assorbite dalla permeabilità del terreno prima di potervi pervenire anche in totale assenza di opere di regimazione.
30
STAZIONE Afflusso meterorico medio annuo
(1994-2017) Piogge critiche
(durata 1 ora e Tr = 50 anni)
San Bortolo alle Montagne (m 935) 1.527,4 54,2
San Giovanni Ilarione (m 317) 1.293,5 68,7
Illasi (m 144) 939,2 63,05
Verona (m 67) 906,2 70,1
Tabella 5: afflussi meterorici totali annui medi e piogge critiche per varie stazioni pluviometriche
5 - CALCOLO DELLE PORTATE E DEI VOLUMI D'ACQUA Fattore riduttivo
Il calcolo della portata affluente su un’area è legato alle precipitazioni meteoriche e deve tener conto di alcuni elementi intrinseci del luogo, denominati “impermeabilità”, “ritardo”, “ritenuta” e “distribuzione della pioggia”, che complessivamente contribuiscono a ridurre tale valore.
Secondo la D.G.R. n° 2948 del 06 dicembre 2009, il fattore riduttivo da utilizzare nei calcoli dei collettori pluviali è dato dal prodotto dei soli primi due coefficienti:
‐ coefficiente di deflusso 1, che può essere determinato mediante apposite analisi (prove di permeabilità) oppure si possono utilizzare i seguenti valori forniti dalla normativa citata:
0,1 per le aree agricole
0,2 per le superfici permeabili (aree verdi)
0,6 per le superfici semi‐permeabili (grigliati drenanti con sottostante materasso ghiaioso, strade in terra battuta o stabilizzato, …)
0,9 per le superfici impermeabili (tetti, terrazze, strade, piazzali,…..);
Tali coefficienti (in particolare quelli per aree agricole e aree verdi) appaiono congrui per le condizioni di permeabilità delle arre del Piano degli Interventi, caratterizzate da suoli permeabili per porosità o per carsismo.
‐ coefficiente di ritardo , funzione della pendenza media e dell’estensione del bacino di alimentazione, preso pari a 1,0.
31
Il fattore riduttivo risulta quindi pari a:
zone agricole zone verdi
1 x = 0,10 x 1,0 = 0,10 1 x = 0,20 x 1,0 = 0,20 zone semipermeabili zone impermeabili
1 x = 0,60 x 1,0 = 0,60 1 x = 0,90 x 1,0 = 0,90 Tabella 6: fattori riduttivi in funzione del tipo di superficie
L’impermeabilizzazione delle superfici e la loro regolarizzazione contribuisce in modo determinante all’incremento del coefficiente di deflusso ed al conseguente aumento del coefficiente udometrico delle aree trasformate. Pertanto ogni progetto di trasformazione dell’uso del suolo che provochi una variazione di permeabilità superficiale deve prevedere misure compensative volte e mantenere costante il regime idraulico secondo il principio dell’invarianza idraulica, così come definito dalla D.G.R. n° 2948 del 06 dicembre 2009.
La quantità d’acqua meteorica in uscita da una determinata area, viene calcolata con la formula seguente:
Q = φ·A·h = φ·A·a tn
Se A è in [m2] e h in [m/ora] la portata Q in [m3/h]
in cui si ha:
φ fattore riduttivo variabile 54,2 mm/h A superficie variabile (m2)
t durata dell'evento piovoso
a, n coefficienti dell'equazione della curva di possibilità pluviometrica per il tempo di ritorno considerato
Da un punto di vista idraulico, la situazione da verificare è quella che produce un aumento dell’impermeabilità delle superfici passando dalla attuale situazione a zona verde con coefficiente di deflusso pari a 0,2 ad una zona parzialmente impermeabile in cui il coefficiente di deflusso delle aree impermeabili è pari a 0,9.
E' inoltre utile valutare il tempo di corrivazione inteso come quello necessario a far si che l'acqua che cade nella parte di bacino più lontana dalla sezione di chiusura la possa raggiungere. E' evidente che quando la durata dell'evento piovoso supera il tempo di corrivazione tutto il bacino concorre alla formazione della portata in uscita e, a parità di intensità di pioggia, tale portata assume il massimo valore.
32
Il valore del tempo di corrivazione può essere stimato con varie formule. Si adotta quella di Ventura:
tc=0,315 A1/2 dove tc = tempo di corrivazione (giorni)
A = superficie del bacino (km2)
Si riporta una tabella con la stima secondo la formula precedente del tempo di corrivazione delle varie zone da trasformare.
tempi di corrivazione (Ventura)
ZONA superficie territoriale (mq) TEMPO DI CORRIVAZIONE MINUTI
ZONA 1 1.906,70 19,81
ZONA 2 3.984,40 28,63
ZONA 3 16.033,60 57,44
ZONA 4 3.132,10 25,39
ZONA 5 2.971,90 24,73
ZONA 6 5.428,30 33,42
ZONA 7 2.520,70 22,77
ZONA 8 1.880,10 19,67
ZONA 9 18.038,00 60,92
ZONA 10 10.562,40 46,62
ZONA 11 6.655,00 37,00
ZONA 12 8.606,30 42,08
Tabella 7: stima secondo Ventura del tempo di corrivazione delle varie zone allo stato attuale
Per bacini artificiali il tempo di corrivazione tc può, in prima approssimazione, essere valutato come somma di due termini
tc = ti + tr
dove:
ti = tempo di ingresso, cioè il tempo che impiega la particella d'acqua a giungere alla più vicina canalizzazione scorrendo in superficie,
tr = è il tempo di trasferimento lungo i canali della rete di drenaggio fino alla sezione di
chiusura.
Per la determinazione dei valori di ti si può far uso della tabella di Fair (1966):
33
Descrizione del Bacino ti [min]
Centri urbani intensivi con tetti collegati direttamente alle canalizzazioni e frequenti
caditoie stradali <5
Centri commerciali con pendenze modeste e caditoie stradali meno frequenti 10 – 15 Aree residenziali estensive con piccole pendenze e caditoie poco frequenti 20 – 30
Tabella 8 ‐ Valori dei tempi di ingresso secondo Fair
Il tempo tr si accetta può essere valutato sulla base della velocità di moto uniforme dell'acqua nelle canalizzazioni, che in prima approssimazione potrebbe assumere valori intorno a 1 m/s, ma che può essere più esattamente valutata in base alle condizioni delle canalizzazioni in progetto.
Queste valutazioni e i dati della tabella a seguire possono risultare utili per la determinazione della durata di pioggia che determina il massimo afflusso efficace a formare la portata critica.
Nella seguente tabella vengono riportate le precipitazioni massime al suolo per la stazione di San Bortolo alle Montagne, per diverse durate di pioggia con tempo di ritorno di 50 anni:
Durata [min] Precipitazione [mm] San
Bortolo Durata [h] Precipitazione [mm] San Bortolo
5 15,9 1 54,2
10 26,2 3 78,6
15 33,4 6 127,5
30 43,4 12 203,4
45 50,8 24 273,6
Tabella 9: precipitazioni massime per la stazione di San Bortolo, per diverse durate di pioggia
Il valore di precipitazione massima, utilizzabile per le considerazioni tecniche è pari e cioè 54,2mm/h, corrispondente alla precipitazione più critica, di durata un’ora, per un tempo di ritorno di 50 anni.
34
La estensione delle varie superfici da trasformare è riportata nella seguente tabella 10, in base ai dati forniti dai progettisti.
AREE PUBBLICHE (mq) AREE PRIVATE
ZONA superficie territoriale (mq)
impermeabili (mq)
permeabili (mq verde)
impermeabili (mq)
permeabili (mq verde)
ZONA 1 1.906,70 341,93 64,83 869,96 629,98
ZONA 2 3.984,40 714,54 135,47 1.817,95 1.316,44
ZONA 3 16.033,60 2875,36 545,14 7.315,60 5.297,50
ZONA 4 3.132,10 459,37 62,64 1.513,85 1.096,24
ZONA 5 2.971,90 435,87 59,44 1.436,42 1.040,17
ZONA 6 5.428,30 325,7 325,7 2.627,30 2.149,60
ZONA 7 2.520,70 0 0 1.386,39 1.134,31
ZONA 8 1.880,10 112,81 112,81 909,97 744,51
ZONA 9 18.038,00 901,9 901,9 1.948,10 214.286,10
ZONA 10 10.562,40 528,12 528,12 1.140,74 8.365,42
ZONA 11 6.655,00 332,75 332,75 718,74 5.270,76
ZONA 12 8.606,30 430,32 430,32 929,48 6.816,18
TOTALE 81.719,50 7.458,67 3.499,12 22.614,50 48.147,21
Tabella 10: Estensione delle varie superfici secondo il progetto
Stato attuale
Allo stato attuale la portata che affluisce su ciascuna area in esame è data da:
Q = φ·A·h = φ·A·a tn
Utilizzando Se A è in [m2] e h in [mm/ora] e dividendo per 3600 (secondi in un'ora) la portata Q è in l/s
Per l’attuale destinazione d’uso i dati utilizzati sono:
fattore riduttivo 0,2
h intensità oraria 54,2 mm/h A superficie variabile m2
che forniscono i seguenti valori di portata e volume.
3600 h Q A
35
AREE PUBBLICHE stato attuale
ZONA Area totale (mq) portata (l/s) volume (mc)
ZONA 1 406,76 1,22 4,41
ZONA 2 850,01 2,56 9,21
ZONA 3 3.420,50 10,30 37,08
ZONA 4 522,01 1,57 5,66
ZONA 5 495,31 1,49 5,37
ZONA 6 651,40 1,96 7,06
ZONA 7 0,00 0,00 0,00
ZONA 8 225,62 0,68 2,45
ZONA 9 1.803,8 5,43 19,55
ZONA 10 1.056,24 3,18 11,45
ZONA 11 665,50 2,00 7,21
ZONA 12 860,64 2,59 9,33
TOTALE 10.957,79 33,00 118,78
AREE PRIVATE stato attuale
ZONA Area totale (mq) portata (l/s) volume (mc)
ZONA 1 1.499,94 4,52 16,26
ZONA 2 3.134,39 9,44 33,98
ZONA 3 12.613,10 37,98 136,73
ZONA 4 2.610,09 7,86 28,29
ZONA 5 2.476,59 7,46 26,85
ZONA 6 4.776,90 14,38 51,78
ZONA 7 2.520,70 7,59 27,32
ZONA 8 1.654,48 4,98 17,93
ZONA 9 16.234,20 48,88 175,98
ZONA 10 9.506,16 28,62 103,05
ZONA 11 5.989,50 18,04 64,93
ZONA 12 437,45 1,32 4,74
TOTALE 63.453,50 191,07 687,84
Tabella 11: portata e volume d'acqua allo stato attuale
36
stato di progetto
Per le trasformazioni urbanistiche in progetto, utilizzando la formula prima riportata,si ha la seguente situazione, che viene distintamente esaminata per le aree coche diventeranno pubbliche e per i quelle private:
Ovviamente si tratta di una prima stima in base ai dati attuali di progetto da verificare puntualmente in base alla progettazione esecutiva.
AREE PUBBLICHE stato trasformato
ZONA Area impermeabile (mq) area permeabile (mq) portata (mc/s) volume (mc)
ZONA 1 341,93 64,83 1,91 6,87
ZONA 2 714,54 135,47 3,99 14,35
ZONA 3 2.875,36 545,14 16,04 57,76
ZONA 4 459,37 62,64 2,23 8,04
ZONA 5 435,87 59,44 2,12 7,62
ZONA 6 325,70 325,70 5,39 19,42
ZONA 7 0,00 0,00 0,00 0,00
ZONA 8 112,81 112,81 1,87 6,73
ZONA 9 901,9 901,9 14,94 53,77
ZONA 10 528,12 528,12 8,75 31,49
ZONA 11 332,75 332,75 5,51 19,84
ZONA 12 430,32 430,32 7,13 25,66
TOTALE 7.458,67 3.499,12 69,87 251,54
Tabella 12: portata e volume d'acqua per le aree pubbliche allo stato trasformato
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ZONA 1
ZONA 1 stato di progetto
TIPOLOGIA DELL’AREA SUPERFICIE (m2) PORTATA (l/s) VOLUME (m3)
Are impermeabili 0,9 869,96 11,79 42,44
Aree permeabili 0,2 629,98 1,90 6,83
Aree semipermeabili 0,6 0 0,00 0,00
TOTALE 1.499,94 13,68 49,27
Tabella 13: portata e volume d'acqua della zona 1 allo stato trasformato
Le misure di compensazione possono consistere o in opere di infiltrazione facilitata o nello scarico nell'Illasi, previa acquisizione della concessione idraulica e fatti salvi gli obblighi di invaso previsti dalla DGRV 2948/2009. Sono ammissibili eventuali altre soluzioni previste dai progettisti, purchè nel rispetto della normativa.
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ZONE 2,3 e 4
ZONA 2 stato di progetto
TIPOLOGIA DELL’AREA SUPERFICIE (m2) PORTATA (l/s) VOLUME (m3)
Are impermeabili 0,9 1.817,95 24,63 88,68
Aree permeabili 0,2 1.316,44 3,96 14,27
Aree semipermeabili 0,6 0 0,00 0,00
TOTALE 3.134,39 28,60 102,95
ZONA 3 stato di progetto
TIPOLOGIA DELL’AREA SUPERFICIE (m2) PORTATA (l/s) VOLUME (m3)
Are impermeabili 0,9 7.315,60 99,13 356,85
Aree permeabili 0,2 5.297,50 15,95 57,42
Aree semipermeabili 0,6 0 0,00 0,00
TOTALE 12.613,10 115,08 414,28
ZONA 4 stato di progetto
TIPOLOGIA DELL’AREA SUPERFICIE (m2) PORTATA (l/s) VOLUME (m3)
Are impermeabili 0,9 1.513,85 20,51 73,85
Aree permeabili 0,2 1.096,24 3,30 11,88
Aree semipermeabili 0,6 0 0,00 0,00
TOTALE 2.610,09 23,81 85,73
Tabella 14: portata e volume d'acqua delle zonae2,3 e 4 allo stato trasformato
Le misure di compensazione possono consistere o in opere di infiltrazione facilitata o (solo per la zona 4) nello scarico s nel progno del Covolo, previa acquisizione della concessione idraulica e fatti salvi gli obblighi di invaso previsti dalla DGRV 2948/2009. Sono ammissibili eventuali altre soluzioni previste dai progettisti, purchè nel rispetto della normativa.
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ZONA 5
ZONA 5 stato di progetto
TIPOLOGIA DELL’AREA SUPERFICIE (m2) PORTATA (l/s) VOLUME (m3)
Are impermeabili 0,9 1.436,42 19,46 70,07
Aree permeabili 0,2 1.040,17 3,13 11,28
Aree semipermeabili 0,6 0 0,00 0,00
TOTALE 2.476,59 22,60 81,34
Tabella 15: portata e volume d'acqua della zona 5 allo stato trasformato
Le misure di compensazione possono consistere o in opere di infiltrazione facilitata non essendoci corpi idrici superficiali che possono fungere da corpi recettori, previa fatti salvi gli obblighi di invaso previsti dalla DGRV 2948/2009. Sono ammissibili eventuali altre soluzioni previste dai progettisti, purchè nel rispetto della normativa.