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BUONA EDUCAZIONE C U R IO S O E P IS O D IO

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Academic year: 2022

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(1)

LA F O R Z A

D E L L A

BUONA EDUCAZIONE

C U R I O S O E P I S O D I O CONTEMPORANEO

per cura

del Sac. Bosco G i o v a n n i

TORINO

T IP O G R A F IA P A R A V IA E CO M P.

18 5 5 .

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AL LETTORE.

F orse il lettore dim anderà, se questo episodio con tien e fatti veri o verisim ili;

a cui con lealtà posso rispondere ch e quanto ivi si narra sono fatti realm ente accad u ti; fatti quasi tutti veduti o uditi da m e m ed esim o . N oto so lam en te ch e q uesto libro fu m odellato sopra un li­

bretto intitolato: Un mari comme il y en a beaucoup, une femme comme il y en a peu cioè: un m arito com e sono m o lti: una m o g lie com e son o poche.

N on posso dare un racconto co m ­ piuto, perchè Pietro, cu i i fatti si rife­

riscono, è ancor vivo; cosa ch e m i ha pure obbligato a travisare q ualch e cir­

costanza di n om i e di luoghi affinchè l ’individuo non possa essere segnato a dito. Ho eziandio stim ato b en e di tacere

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alcu n e c o s e , c h e sarebbero le più in te­

ressanti, pel solo m otivo ch e si presentano sotto ad un aspetto ch e con tien e d el so ­ prannaturale, c h e perciò potrebbero e s­

sere soggetto di critica inopportuna.

D el resto qui si vedrà quale forza abb ia la b uon a ed u cazion e su l destino della figliu olan za; si vedrà una m adre m od ello, un figlio esem p lare. U na m adre ch e in m ezzo a m ille difficoltà r iesce a d are la m igliore ed u cazion e al figlio, e ricondurre il m arito traviato al b uon sen tiero. Un figlio ch e corrisponde a lle m aterne so llecitu d in i di u n ’affezionata genitrice; figlio che si può dire l ’istr u - m ento di cui si servì la D ivina P rov­

videnza a condurre il padre alla religion e;

e ch e in pari tem po d iv ien e il sostegn o d ella fa m ig lia ; m odello dei co m p a g n i, esem p io di fortezza e di rassegnazione ad ogni fed el cristiano.

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CAPO I.

L A F A B B R IC A D E I Z O L F A N E L L I.

Giovanni. — V e r a m e n te , o m o g lie , io comincio ad esser annoiato di vedere il nostro P ietro a strascina re i suoi cenci lungo le stra d e e di m antenerlo a far nulla.

Noi abbiam o q u a ttro r a g a z z i, questi è il maggiore e va sugli otto a n n i , bisogna m etterlo a lavorare. Se non fosse capace ad a l tr o , lo m e tte re m o nella fabbrica da zolfanelli della signora Boccardi. P e r certo n o n g u a d a g n e rà g ra n cosa, poiché è molto giovine, m a q u a n d ’anche non ci portasse a casa che alcuni soldi p er settim ana, ciò farà sem pre piacere.

Moglie. — È vero, o Giovanni, un peso di q u a ttro ragazzi... io co m p rendo che ciò com incia ad esservi di peso, poiché dovete provvedere a tutto col lavoro delle

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vostre mani. Ma, mio m arito, io credo es­

sere miglior cosa m andarlo ancora qualche tem po alla scuola dei Fratelli, i quali gli inse gnereb be ro a leggere, a scrivere e a p reg a re il S ignore Iddio, m e ntrecc h è egli è ancora molto giovine, e incapace di fare un lavoro che ci possa procacciare qualche im p o rta n te utilità. Ciò sarebbe certam ente meglio piuttostochè m etterlo in u n a fab ­ brica da zolfanelli, dove c’è una tu rb a di ragazzi discoli che gli daranno cattivo e - sem pio e cattivi consigli.

Gio. — Sta zitta: sem pre co’ tuoi cattivi esempi. Che cosa possono dire e fare di m ale ragazzi di questa età ? I n - so m m a siamo già intesi così; io voglio m etterlo a lavorare presso la signora Boc- cardi.

Moglie. — Ma cerchiam o alm eno u n ’altra fabbrica, dove no n ci siano o siano pochi i soggetti di questa specie, quali sono quelli che lavorano nella fabbrica di cui par­

late. Imperciocché dobbiam o preservare questo nostro ragazzo da ogni cattivo i n ­ contro, onde egli possa conservare i buoni principii che io ho procu rato di dargli fi­

nora.

Gio. — Là... b a s t a : lasciami in pace co’ tuoi p rincipii; se non va presso

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la signora Boccardi non gu ad a g n a che do ­ dici soldi p er settim ana, e là p o trà g u a ­ d a g n a r m e n e alm eno diciotto, e con ciò....

Moglie. — Una parola a n c o r a ; non è p e r contrariarvi, m a mi sem bra essere più ragionevole il fargli ora im p a r a r e quello che più tardi avrà bisogno di sapere, quan do sarà in grado d ’appigliarsi ad u n a ono­

revole professione, poiché io desidero v i­

vam ente che egli sappia almeno leggere, scrivere ed u n poco d’aritm etica. Nel tem po stesso p o treb b e im p a rare il suo catechism o e p r e p a ra rsi a far la prim a c o m union e e....

Gio. — Difficoltà subito sciolte. Egli farà com e ho fatto io ; io n on sono a n ­ dato a scuola e son venuto g rand e e grosso com e gli altri. È vero che io so nulla e rim an go mortificato q uan d o si pone u n affisso e vedo che tu tti corrono per leggerlo, m e n tr e io sono costretto a d im a n ­ darne ad altri la spiegazione; se poi ta ­ luno mi d im a n da che cosa è pubblicato, n o n so risp o n d ere un acca. Ma co m un que sia, io debbo lavorare la dom enica se v o ­ glio far u n a m e re n d a al lu n e d ì; coi d i­

ciotto soldi del mio ragazzo, tu farai la tua polenta ed io avrò la mia m e re n d a.

Orsù, Pietro, calzati gli zoccoli, prendi la strad a e va al lavoro.

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Moglie. — Poiché lo volete, lasciate al­

m eno che lo conduca io e così possa rac­

com andarlo alla sua padro na.

L a povera m adre, m a ndando u n profondo so sp iro, lava la faccia al suo ragazzo e stringendolo fra le braccia se lo po n e a sedere sopra i suoi ginocchi. « Povero r a ­ gazzo, gli dice, tu devi l’ubbidienza a tuo p a d r e e a tu a m adre. In q u es ta tu a te­

n e ra età noi dobbiamo m e tte rti a g u ad a­

g n a rti u n a parte del tu o n u trim e n to . P o ­ vero ragazzo! a b bi pazienza: la nostra con­

dizione è assai m eschina: gli è perciò che devi anche t u sotto m etterti così piccino a lavorare. Ti troverai con alcuni piccoli c o m p a g n i; ricordati se m p re dei buo ni av­

visi che io ti ho dato. T u sai, caro P ietro, ch e bisogna a m a r Dio, epperciò ubbidire a lui e no n mai offenderlo. Se i tuoi co m ­ pagni ti d iran no villanie, n o n bisogna ri­

spondervi. Se ti danno cattivi consigli, co m e sarebbe di non lavorare, di p re n d e re qualche cosa a l t r u i , di disubbidire a’ tuoi genitori, n on ferm arti ad ascoltarli. Abbi cura , mio povero P ie tr o , di raccontarm i tu tt e le sere ciò ch e ti diranno i com pagni lungo il giorno. Così io p o trò sem pre d arti bu o n i consigli intorno a ciò che devi fare e in torno a ciò ch e devi fuggire. Sii p u n ­

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tuale verso i tuoi padroni, cortese c o ' tuoi com pagni; se q u alcuno ti p ercuotesse non rivoltarti, p erc h è tu sai che Iddio no n lo vuole.

« Lavora con diligenza, offri le tu e pic­

cole pene al buon G esù; di quan d o in q u a n d o p ensa a l u i e alla santa V ergine Maria;

prega sovente questa n o stra b u ona m a d re p er otte n ere le grazie di cui tu hai biso­

gno. P regala anche pel tuo povero padre.

Mi rincresce m o lto ch e egli abbia detto in tu a presenza il motivo p e r cui vuol m ette rti al lavoro così presto, im p e r c io c ­ c h é voler calcolare sul tuo lavoro p e r m e­

glio passare u n giorno all’osteria, questo è u n tristo pensiero! »

Dopo qu esto tratten im en to la b u o na m a d re col cu o re angustiato prende per m ano il ragazzo e s ’in c am m in a verso la casa dove era la fabbrica dei zolfanelli.

Ella m o n ta fino al terzo piano p e r u n a scala ripida e alqu anto oscura; apre la seconda p o rta a diritta ed e n tra dicendo:

b u o n giorno; sign ora B o c c a rd i, eccovi un ragazzo di otto an n i; po treste occuparlo coi vostri artigianelli di sua età ?

S. Boccardi. — Sei tu, o ragazzotto, che vuoi lavorare? V era m e n te tuo p ad re mi aveva già d etto che tu n o n eri molto

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g ran de , tuttavia tu lo sei abbastanza per l’occupazione che sono per darti. Siate pu re tranquilla, m adre, egli farà del lavoro com e gli altri.

Madre. — Io ve lo raccom ando, signora Boccardi, se mai egli facesse qualche cosa di male, n o n m ancate di ren d e rm i avver­

tita, io ve ne p rego; e p ro cu rate che egli n o n faccia conversazioni indecenti o di simil genere cogli altri ragazzi.

S. Boc. — A ndate, andate, non fate la schifiltosa, d o rm ite in pace sopra due orec­

chie, il vostro ragazzo non sarà peggiore degli altri.

Q ueste espressioni diedero u n a sfavore­

vole idea della casa dove la povera m adre collocava il su o ragazzo. E lla racchiuse tu tti i suoi tristi pensieri in se medesima r im e tten d o ogni sua fiducia in Dio sua unica speranza. F o r tu n a ta lei che sepp e trovare nella religione u n balsam o p er ad­

dolcire le pene del suo cuore!

Ora en triam o u n m o m e n to in quella fabbrica dei zolfanelli.

Un ragazzo. — Oh vedi vedi, q u e l r a ­ gazzo là! com e è b en pulito! o h che lusso!

ben lavato, vedi che bel moccichino gli pende dalla saccoccia! i parafanghi della camicia gli coprono la m e tà della faccia!

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Altro ragazzo. — T e h ! guarda, non hai le tanaglie del pad re A damo? Prestam ele, voglio fare u n bel giuoco. Di’ , lasciami vedere il tuo moccichino! T u piangi!

p e rc h è ?

Un altro. — Costoro h an n o buon tem po, non badare alle loro chiacchere, vien qui, se alcuno ti d im a nda la ragione, rispondi che io debbo regolarti il lavoro.

Quest’ultim o che parlava così era il più vecchio della sq u a d ra . Rassicurato alquanto, Pietro andò a sedersi vicino al suo p r o - tettore, e la signora Boccardi gli portò oggetti da la v o ra re , intorno a cui egli si applicò con p r e m u r a p e r p ote r g uada gnare presto i diciotto soldi che suo p ad re aspet­

tava.

P ietro aveva un c a ra tte re molto gaio, la famigliarità si stabilì facilmente tra tu tti gli altri ragazzi, di m aniera che le con­

versazioni divenivano ogni giorno a n im a te e sopra oggetti diversi.

Compagno. — Che fa tuo p a d r e , o P ietro?

Pietro. — Mio padre è m inusiere, e il tuo?

Comp. — Il mio fa il facchino. Ti d i ­ verti bene alla d o m e n ic a ?

Pietro. — Sì che mi diverto. Io vado

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a Messa con m ia m a d re , poi ai vespri, e dopo vado a fare una passeggiata co’ miei fratelli.

Comp. — T u vai alla messa ed ai ve­

spri, t u ... se tu sapessi q u a n to è più dilettevole il fare com e io faccio. Mia m a ­ dre mi dice: va alla Messa: sì, m a dre , ci vado. Giunto poi alla porta della Chiesa e n tro da u n a p a rte e fuggo dall’a l tr a , e vado a giuocare alla trottola co’ miei a - mici. Domenica verrai anche tu con noi, P ietro, verrai, non è vero?

Pietro. — Non è possibile; mia m a d re viene con me, e poi q u a n d ’an che ella n on venisse, io so ch e bisogna ascoltar la messa in tu tti i giorni di festa.

Comp. — T u verrai alm eno m e n tr e c a n ­ tano i vespri. T u vedrai q u a n to ci diver­

tiremo.

Pietro. — A nche questo è impossibile;

mia m a d re n o n m i accom pag na sem pre, m a m i dice di assistervi, ed io ci vado p er o b b ed irla, poiché ella m i dice spesso che il disobbedire ai p are n ti è fare u n di­

spiacere a Dio medesimo.

Comp. — C ertam ente tu vuoi fare l’ipo­

crita, se n o n vuoi venire vattene alla m ...

Malgrado le istanze replicate dei c o m ­ pagni, P ietro rim a se inflessibile e p er due

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anni continuò p er la d iritta strad a che la sua m a d re gli aveva add itata. Ciò è ben glorioso da p a r te di l u i , ma egli aveva se m p re avuto g ran confidenza con sua m a ­ dre; tu tti i giorni le raccontava le cose che i com pagni gli suggerivano. La m a d r e gli dava i suoi avvisi, facevano am bidue insieme le p reg h ie re p er o tte n ere le grazie del cielo; e Iddio benedicendo il ragazzo, aveva p otuto resistere alle minacce ed alle lusinghe de’ suoi com pagni.

CAPO II.

L A P R E P A R A Z IO N E .

L e cose c a m m in aro n o così p er du e anni.

— P ietro gu adagnava v entiquattro soldi invece di diciotto. La signora Boccardi ne era co n ten ta , il p a d re trovava suo p r o nel ricevere i suoi v e n tiq u a ttro soldi p e r se t­

tim ana , ch e da valent’uom o sapeva sp e n ­ dere in u n ’ora. Ma giunto il tem po della p rim a co m u nione, la buona m a d re si trovò in nuovi crucci. Il p a d re aveva prom esso di lasciare q u e s t’anno a disposizione della moglie p er l’educazione del suo ragazzo.

Ma che fare? il suo gusto p e r l’osteria era divenuto p iù p ote nte che mai, gli altri r a ­

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gazzi divenivano più grandicelli, la spesa cresceva, nissuno dei fanciulli era capace di gu adagn are u n soldo. Mia moglie, d i­

ceva Giovanni, bisogna aver pazienza, b i­

sogna che il nostro P ie tro continui a la­

vorare.

Moglie. — E la sua p r im a com unione?

Gio, — In q u an to alla sua p rim a co­

m u n io n e cavati com e puoi.

Moglie. — Ma com e volete m ai che egli possa im p a r a r e il catechism o e an da re alla Chiesa per udirlo a spiegare?

Gio. — Aggiustati com e vuoi, io ho d e­

ciso che egli continui a lavorare. Via, Pietro, al lavoro e p a rti tosto.

Un profondo sospiro fu la risposta della povera m a d re ; il figlio obbedì.

La povera m a dre facendo una g ita in città si fermò pie n a di tristi affetti davanti ad u n a Chiesa, dove ella e n trò e colle la­

crim e agli occhi si gittò ginocchioni dinanzi al tabernacolo dove risiede il Dio conso­

la to re degli afflitti. Colà, qual fanciullo che si ab ban doni nelle brac cia di suo padre, gli espone tu tti i crucci da cui era op­

presso il suo cuore, lo supplica di inspi­

r a r le u n b u o n pensiero e le n o rm e che doveva seguire p e r ben guidare il suo r a ­ gazzo d u r a n te quell’an n o cotanto i m p o r ­

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ta n te p er la p rim a com u n io n e. Ella si se n tì il cu ore pieno di consolazione, ed uscendo di Chiesa andava aspettando di p ote r sc e ­ gliere u n m o m e n to onde parlare da sola col suo P ietro e dargli gli opportu ni av­

visi. Questo m o m e n to giunse.

Caro figlio, ella prese a d irg li, eccoci nell’an no in cui t u devi fare la tu a p rim a co m u n io n e ; è questa la cosa p iù im p o r ­ ta n te di tu a v ita , bisogna che a ciò ti prep a ri con preghiere le più fervorose, con u n ’obbedienza più p ro n ta, con u n a g r an d e pu n tu a lità ed attenzione agli uffizi della Chiesa. Una cosa mi duole, ed è il poco tem po ch e tu avrai p e r im p a r a r e il cate­

chism o ed ascoltarne la spiegazione che s a rà per farti il nostro signor Curato.

Figlio. — Non affliggervi, cara m adre, grazie a Dio ho b u o n a m em oria e b u o n a volontà. Nei giorni festivi ho te m p o di a n d a re e m i applicherò con tutta la p o s­

sibile attenzione. Pei giorni di lavoro poi io ho u n 'o r a e mezza per p r a n z o ; in mezz’ora io m i spedisco il pranzo, di poi m i p o rterò im m ed ia ta m en te all’O ratorio di S. F ra n c e sc o di Sales, dove nel corso della q u a re sim a si fa il catechism o a mezzo­

giorno. Che se non posso finir di m a n g iare

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p r im a del catechism o, il farò dopo m a n ­ giando u n tozzo di pan e nel mio ritorno.

E poi, cara m a d re , se m e lo perm ettete, io rito rnerò colà ogni s e r a , poiché là i n - struiscono i ragazzi volentieri e g r a tu i ta ­ m e n te . I n so m m a io m i applicherò ta n to , che spero di p o te r stud iare e c o m p re n d e re il catechism o ed essere in grad o di rispon­

d ere co nve n ie n tem en te all’esam e che sarà p e r darm i il no stro signor Curato. Anzi io sp e ro di p o ter nel m edesim o tem po conti­

n u a r ad im p a ra re a leggere e a scrivere;

oh q u a n to p arm i di p o te r p resto im p a ra re ! Madre. — Caro figlio, vieni che io ti abbracci, le tu e parole confortano l’afflitto mio cuore.

La povera m a d re p er disporre il Cielo in suo favore rad doppiò la c u r a e la sol­

lecitudine p e r raddolcire la ferocia del suo m arito. S eb b en e non le desse che v enti soldi sopra i tr e n t a che egli guadagnava in ciascun giorno, ella sapeva far sì che il pranzo fosse p u n tu a lm e n te p re p a ra to q u a n d o egli ritornava dal lavoro. La sua casa era te n u ta con g ran nettezza; no n u n granello di polvere sopra la tavola, il p a­

v im ento era sem pre b e n e scopato, il letto o piuttosto il pagliericcio smosso e coperto con u na co pe rta di cenci, è vero, m a p u ­

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liti e ben rappezzati. Riceveva se m p re con u n ’a r ia rid en te il suo m arito m algrado la sua durezza, la sua poca religione e le su e f re q u e n ti visite all’oste r ia. Ella com p ariv a se m p re dinanzi a lui con u n ’aria piacevole o ciò sforzavasi di fare nella sp e ra n za che sa re b b e un giorno o l’altro p erv e n u ta a farlo em endare.

Difatti q u a n ti di qu esti uom ini a b b r u ­ titi s’in c o n tran o ogni g iorno rovinati dal vino, che sa re b b e ro ben diversi se p o te s­

sero vivere in seno delle loro famiglie e trov are presso a quelle u n a b u o n a acco­

glienza, u n a moglie affabile e paziente, r a ­ gazzi som m essi e rispettosi!

La povera donna, di cui parliamo, p e r ­ su a sa di q u e s ta verità faceva ogni cosa p e r r e n d e re dolce la vita della famiglia al suo m a rito ; ma q u a n te sollecitudini ella non dovette darsi per procacciargli q u a n t o gli era necessario! Quale economia nel m a­

neggio degli affari, q u a n te privazioni p e r lei, q u a n t e veglie p rolun gate in to r n o ad u n lavoro in g rato e poco lucroso, e ciò tu tto per poter offerire all’in d om a n i a suo m a rito u n a m in e stra c h ’ella non poteva più p r e n d e re sul franco che egli le r i m e t ­ teva ciascun g io rn o !

Ma rito rn ia m o a P ietro. Fedele al piano

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stabilito tr a lui e sua m a dre , egli lavorava co m e p rim a nella stessa fabbrica dei zol­

fanelli. I m p arò le lezioni di catechism o dig iun a nd o; cioè im piegando l'ora del suo pranzo p e r recarsi alla Chiesa. Spesso il suo desinare consisteva in alcuni tozzi di pan e che egli riponeva nelle sue s a c c o c - cine e m a n g iav a p a r te venen do, p a r te ri­

to rn a n d o dal catechism o. L a sera poi ve­

niva eziandio p u n tu a lm e n te all’Oratorio per se n tire la spiegazione di quelle cose che talvolta egli n o n aveva b en com prese al mezzodì. Mi ricordo di averlo più volte veduto di sera in tem po oscuro e nevoso venir tu tto solo al catechism o. Una sera gli dissi: n o n te m i di venir fin qui p er un tem po sì cattivo e tu tto solo? N on sono solo, rispose, Iddio buono e l’Angelo custod e n o n sono o ttim i com pagni?

I suoi c o m p ag n i lo b u rla v a n o a cagione della sua b u o n a condotta; parecchi di loro dovevano eziandio fare la p rim a c o m u ­ nione in q u e ll'a n n o m edesimo, ma ciò era p e r loro e pei loro genitori una cosa di cui bisogna sbrigarsi.

Uno di loro andava dicendo: l’an n o scorso io fui dal confessore rim a n d a to p e r ­ chè faceva grasso nei giorni di m a g ro a m ia ca sa ; m a mio p a d re mi ha d etto di

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n o n essere così goffo di anda re a ra c c o n ­ ta re in q u e s t’anno q ueste m edesim e cose al signor Curato.

Un altro: io ne fui r im a n d ato p e r la m e d esim a cagione, m a m ia m a d re h a o t ­ ten uto da mio pad re ch e q u e s t’a n n o si faccia m agro affinchè io possa fare la mia c o m unione, poi si farà com e prim a.

U n altro soggiungeva: mio pad re m i ha proib ito di dire i miei peccati più gravi al Curato, p erc h è ciò p o tr e b b e im pedirm i di fare la m ia p rim a c o m u n io n e ; bisogna che o b e n e o m ale io la faccia in q u e ­ s t’anno, p e rc h è ciò m i a p r e la strada a g u a d a g n a re q u a lc h e soldo di più.

P ietro sbalordito a q uei discorsi si li­

m itava a dire q u alche parola di d isapp ro­

vazione. Io non sono capace di risp o n ­ dervi, egli diceva, ma è ce rto che colui il quale va a confessarsi e non p r o m e tte di cu o re di cangiar v ita , egli fa u n a cattiva c onfessione; chi tace u n peccato al c o n ­ fessore no n ottiene il perd o n o dei peccati e aggiunge u n sacrilegio alla sua coscienza.

Quelli poi che m angiano grasso nei giorni di m agro disubbidiscono alla Chiesa che co m an d a di astenersi dalle carni venerdì e sabbato ed altre vigilie com an date. In­

ta n to P ietro si dava p r e m u r a di rac co n ta re

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a sua m a d re gli spropositi uditi. Quella b u o n a m a d re spaventata di sapere ch e suo figlio viveva in mezzo a ragazzi così male educati e così male consigliati, gli dava i suoi m a tern i avvisi conform i alla sa n a m o­

rale del Vangelo.

Che disgrazia, andava dicendo al povero P ietro, che disgrazia è mai l’aver parenti privi di religione e s o p ra ttu tto di non aver una b u o n a m a d re p er allontanare dai loro cuori l’influenza dei cattivi esem pi e dei malvagi consigli dei loro padri. R ico rd at i se m p re , o caro P ietro , che la p rim a c o ­ m u n io n e è l’a tto più im p o r ta n te della vita, cui bisogna p rep a ra rsi lungo te m p o prim a riform and o le cattive abitudini e praticando t u tte le virtù com patibili colla tua e tà, com e sono l’ubbidienza, la docilità, l’am ore al lavoro, l’assiduità al catechism o, il ri­

s p e tto e la m odestia in Chiesa.

In q u a n to ai peccati che sarai p er co n ­ fessare, bisognerà p e n tirte n e ed inoltre fare la risoluzione di non più co m m etterli per l’avvenire. Q uando an che i tuoi parenti, com e quelli d e ’ tuoi com pagni, ti volessero co stringere a m a n g ia r grasso, tu ti ricor­

derai che bisogna piuttosto u bbidire a Dio che agli uom ini. Abbi cura so p r a ttu tto di non tacere a lc u n peccato in confessione;

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bisogna confessarli tu tti, p en tirsi di tutti e p r e n d e re la risoluzione di c o n d u r r e u n a vita m igliore colla grazia di Dio. Egli è mille volte meglio r ita rd a re di un an n o la p rim a c o m u n io n e , se il confessore lo giudica ben e , che n asco n d e re u n peccato pel desiderio di farla; p erc hè colui il quale fa simili com u n io n i si può p a r a g o ­ n a re a chi volesse invitare u n am ico a pranzo e prese n targ li pietanze sp arse di veleno.

Pietro. — S ta te p u r e tranqu illa, o m a ­ dre, sono q u a ttr o anni che io vado a c o n ­ fessarmi e non ho mai taciuto cosa a l­

cu n a al confessore. Q ualche volta non mi ricordo di q ualche cosa ed egli m ’ in terro ga e gliela dico su b ito subito.

Così la b u o n a m a d re andav a p r e p a ra n d o il suo ragazzo all’atto p iù grave e più serio della vita. Q uan te m adri si occupano con p r e m u r a degli o rn am e n ti del corpo e nulla fanno p e r l’anim a dei loro ragazzi!

Che do vrem o poi dire di quei genitori che oltre di non occuparsi del b e n e spirituale ed e te rn o della p ro p ria figliuolanza, sono d ’ in ciam po alla loro e te rn a salute, dando scandalo coi loro discorsi e colle loro a - zioni? Che perciò invece di prepararli s a n ­ ta m e n te alla c o m unione, li avviano in fe ­

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licem ente alla strada della p e rd iz io n e ? Che terribile conto dovran no poi d a re al tr ib u ­ nale di Dio!

CAPO III.

LA C O N F E S S IO N E .

Pietro f re q u en ta v a con assiduità il ca­

techism o; egli si m ostrava sottom esso al m inim o ce n n o di suo p ad re . Questi si glo­

riava dal ca n to suo di avere un ragazzo assai migliore che non erano quelli di p a­

recchi suoi vicini; egli n o n ignorava che le b u o n e q u alità del figlio erano d o vute alla religione che sua moglie era riu scita sì b e n e a far pra tic a re dal suo prim o g e­

nito.

Ma il g iorno stabilito p er la c o m u n io n e si avvicinava e P ietro raddop piava il suo fervore. Egli era solito a confessarsi molto sovente e da q u a ttr o ann i fre qu enta va il m edesim o confessore a cui aveva sem pre ap e rto ogni segreto del suo cuo re, nè mai aveva ta ciuto cosa alcuna in confessione;

perciò la sua confessione sarebbe sta ta fa­

cilm ente spedita. Ma egli desiderava di as­

sicurarsi vie meglio delle confessioni pas­

sate, nelle quali n o n si suol d a r e la d o ­

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vuta im p o rta n za p er difetto di cognizione;

e si risolse di fare la confessione generale.

Da p rim a egli invocò l’aiuto e i lumi dello Spirito S an to , affine di potersi r ic o r ­ d a re de’ suoi peccati, qu in d i fece u n di­

lig ente esam e di coscienza, indi si p o rtò alla Chiesa colla m assim a modestia a tte n ­ dendo che fosse v enuto il suo to rn o per presentarsi al confessore. Egli dichiarò t u tti i suoi peccati o piuttosto quelle cose che egli giudicava che fossero colpevoli senza n asco n d e re cosa alcuna o d im in u irn e la gravità. Q u an d o poi la confessione fu te r ­ m in a ta , egli si p r e p a rò con tu tta u m iltà di cu o re a ricevere l’assoluzione d im a n ­ d an d o sovente a Dio di dargli forza di avere u n gran dolore de’ suoi peccati.

Si suole nell’oratorio di S. F ra n c e sc o di Sa- les fare un trid u o p e r ap parecch iare i ragazzi a fare d e g n a m e n te la c o m u n io n e pasquale.

D u ra n te q uei tr e giorni di predicazione, egli fu il modello de’ suoi com pagni. Ve­

dendolo così raccolto, così p io , così affa- bile e così b u o n o con loro invidiavano tutti la sua sorte. Un suo com pagno co m ­ mosso alla modestia e alla divozione di Pietro si risolse di confessare un peccato che p er com piacere suo p a d re aveva ta­

ciuto in u n a confessione antecedente.

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Un g iorno c e r to suo c o m p a g n o gli diceva:

vieni, P ietro, rim irati nello specchio e ag­

giustati a dovere i capelli. Oibò, ei rispose, io voglio aggiustare b en e le cose dell’anim a e p r e p a r a r e nel mio cu ore u n a bella di­

m o ra al mio Gesù. Difatti ogni su a cura e ra diretta ad eccitarsi ad u n vivo p e n t i­

m e n to , a p r aticare ogni piccola v irtù di sua età.

Q u anti ragazzi e s o p r a tt u tto q u a n te gio- van et te rip o n g o n o t u tta la loro cu ra in vestire e ad o rn a re il loro c o r p o piuttosto che b ad a re ad abbellire l’anim a colle p r a ­ tiche delle v ir tù ? Q uanti parenti non h a n n o altra am bizione che di vedere la loro figlia ben adorna e ben vestita p er­

chè com parisca la p iù bella tra quelle che si accostano alla c o m u n io n e ! La m a d re di P ietro non aveva tali vane idee pel capo. Ella se m p re occu pata degli affari che rigu ard av a n o agli altri suoi ragazzi e a suo m arito, passava q uel poco di tem po ch e le sopravanzava a p r e g a re e a p r e ­ p ara re un elegante abbig liam ento al suo p r i­

mogenito.

Ma la povera d o nna non aveva mezzi onde fare g ran d i spese a c o m p ra re vesti- m e n ta, e se il C urato non fosse venuto in suo aiuto, il buo n P ie tr o av re b b e corso

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rischio di n o n essere v estito che di un semplice e quasi cencioso so prabito; ma là sotto a quelle u m ili vestim enta che anim a bella vi abitava! Q uesto p ensiero era la g ran d e consolazione della m a d re .

F in a lm e n te giunse l’ ultim o giorno del sacro trid uo, in cui P ie tro avendo co m p iu ta la sua confessione generale, doveva r ice­

vere l'assoluzione. È impossibile descrivere con quale a rd o re egli siasi p re p a ra to . Non u n o sg u a rd o di divagazione; u n perfetto raccoglim ento lo accom pagna; e n tra in chiesa, si avvicina al confessionale, e riceve il p erdono de’ suoi peccati. Oh q u a n to il suo cuore fu com m osso nel m o m e n to che recitava l’atto di contrizione. L e lacrim e cadevano dagli occhi q u a n d o egli usciva dal tr ib u n a le di penitenza. Colle su e m a n in e cop rend osi la faccia si volge verso l'altare, si m e tte in g in o c c h io , rin n o v a l ’ atto di pentim e nto, e p ro te sta di voler essere se m ­ pre del suo D i o , e a lui servire in tutta la vita. Il suo cu o re eb b ro di gioia non sa tro vare espressioni onde ringraziare Iddio per essersi abbassato ad u sa re tanta bontà so pra u n a sì povera c re a tu ra . T u tti i suoi desideri si rivolgono allora al m o m e n to in cui nel dì seguente av rebb e p o tu to rice­

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verlo nel suo cu o re , sebbene povero, se b ­ b e n e ultim o nella società.

Dove m ai s arebbesi p o tu to trovare u n m o rta le più felice di lui? Pieno di queste idee fa ritorn o a casa. S uo p ad re lo vede, la figura raggia n te del figlio lo riem pie di s tu p o r e , le sue carezze lo inteneriscono, qualche cosa d ’inconcepibile si passa nel suo c u o r e ; s’accosta al figlio e l’abbraccia;

questi trasp o rta to dalla gioia gli salta al collo: ah mio p a d re , se voi sapeste, q u a n t o io son fo rtu n a to !

S ì , io lo p e n s o , o mio figlio, disse il p a d re , t u sarai presto sbrogliato della tua p rim a co m u nione.

Oh papà, soggiun se P ietro , voi mi c o m ­ p r e n d e te m a le ; che fo rtu n a to imbroglio è quello mai! Il bu o n Dio ch e viene dom ani n e l cu o re di P i e t r o , povera e miserabile c r e a tu r a ! Colui che ha fatto il cielo e la t e r r a , vuole che io vada ad assidermi alla sua tavola, n u tr ir m i della sua carne: rice­

verlo in m e stesso, fare u n a cosa sola con lui. C om pren dete voi c i ò , o caro p a p à ? Iddio mi lascia p ie n a m e n te libero di av ­ vic in arm i a lui e di servirm i de’ suoi i m ­ m ensi tesori. Di q u a n te ricchezze io posso far provvisione p e r l’a n im a m i a , q u a n te g razie per voi e p er m ia m a d re io voglio

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d im a n d are! Iddio essendo così b u o n o com e po trà rifiutarm i tali favori q u a n d o egli sia con me, e d en tro di me, oh q u a n to io lo voglio preg are! Oh papà, voi sarete fo rtu ­ nato poiché egli ha d e t to : d im a n d a te e riceverete.

Il p a d re di P ietro fuo r di sé per lo s t u ­ p o re andava dicendo tra sé : bisogna p r o ­ prio ch e ci sia u n ’altra felicità o ltre di quella che si trova in fondo alla bottiglia;

io p o rto invidia alla contentezza di mio figlio, la sua felicità, la sua contentezza m i se m b ra n o p u r e e senza m escolanza; al con­

tra rio i miei piaceri sono s e m p re m isti a q ualche am arezza; p erciocché n o n è senza se n tim e n to di cattivo u m o r e ch e io spendo all’osteria quello ch e p o tre b b e assai solle­

vare mia moglie, la qu ale p er altro è così b u o n a, cosi affabile verso di m e m a lgrado i miei torti.

In quel m o m e n to u n generoso p e n s ie ro viene in m e n te al p a d re di Pietro. Io voglio, dice, anche c o n c o rre re alla gioia ch e m io figlio sarà per provare d o m a n i: prendi, o moglie, ecco la m ia se ttim an a intiera, io sarò dom ani, che è do m e n ica , tu tto il giorno con voi, a n d rò con P ietro a v ede re la sua p rim a com unione. P ro c u ra che dom ani ci

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sia qualche pietanza di p iù , io voglio c he s tiamo allegri, e allegri t utti insiem e.

P ietro t r a s p o r t a to dalla gioia salta di nuovo al collo di suo p ad re , lo abbraccia, e lo bacia r i p e t u ta m en te . La m a d re co ­ gli occhi pieni di lacrim e ab b ra ccia gli altri ragazzi, e tutti c o rrono festosi a tto rn o al fo rtu n a to p a d re facendogli mille carezze.

Egli dal suo canto prova in sè u n a gioia pura che p e r lo passato non aveva g u s ta to giam m ai; la vita di famiglia e la felicità di u n ’an im a tranquilla si era n o rivelate a

lui.

P r im a di an d a rsi a coricare P ie tro volle fare l’a m m e n d a la q u a le consiste nel d o ­ m a n d are perdono ai p ro p rii genitori di tutti i dispiaceri ca g io na ti pel passato , e ciò in p rese nza di tu tti quelli di casa. In alcuni paesi tal cerim o n ia suol com p iersi in Chiesa dai ragazzi r a d u n a ti tut t i insie­

m e, poco p rim a di accostarsi alla m ensa eu c a ristic a ; in altri paesi ciò suol farsi in famiglia.

P e rd o n o , diceva P ietro, p erdono , o cari g e n ito ri, dei disgusti che vi ho cagionati, certo che voi no n ricuserete di dim en ticare le offese che vi ho fatto. Dio, io lo spero, mi h a già p e r d o n a to, voi m e t te rete il colmo alla mia felicità dicendom i che io posso

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essere c e r to della vostra benevolenza; voi vedete un povero ragazzo p e n t i t o , e che p ro m e tte u n ’obbedienza ed un rispetto senza limiti p er l’avvenire. Ah sì perdonate!

Il povero padre volgendo gli occhi in­

c o n trò gli sguardi di P ietro, e ne fu co m ­ m osso fino alle la g rim e , e quasi fuori di sè stesso andava d ic e n d o : povero ragazzo, t u mi d im andi perdono m e n tr e c h è ciò dovrei ben farlo io e g e tta rm i a tuoi piedi e im p lo ra re la tua pietà p e r un padre che non fu p e r te che u n ca rnefice ; poco gli m a n cò che egli n o n rom pesse in forti sin­

ghiozzi. P o n e n d o le mani sopra la faccia egli lascia cadere lagrim e ab b o n d a n ti, la­

g rim e d o lc i, p e r c h è pro ven iv ano da p e n ­ tim en to .

D opo la pregh iera della sera, fatta con m aggior fervore dell’o r d in a r io , P ietro va a letto e piglia sonno. Il p a d re si avvicina e contem pla sul suo povero letto di paglia l ' aspetto del caro ragazzo sul quale era scolpita l’ innocenza e la felicità; la sua faccia serena, un mezzo sorriso gli davano u n aspetto di u n Angelo. T u tto com mosso egli va per m ettersi a letto; ma quella sera il son no fugge da lui, il rim orso agita l’a ­ nim a sua; u n a b u o n a risoluzione nasce nel suo c u o r e ; pensa alla sua vita p a s s a t a ,

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pensa alla felicità che egli p u r e un tempo godeva, pensa alla tranquillità e felicità del suo P ie tr o ; e in ta n to u n a lotta terribile del bene e del male si stabilisce n el suo c u o r e ; e non gli è p iù possibile di aver pace che rinnov ando la risoluzione di pas­

sa re il giorno di d o m en ica in famiglia.

CAPO IV.

I L G IO R N O D E L L A C O M U N IO N E

A ppena svegliato, il p rim o pensiero di P ietro fu un a t to di adorazione e di am ore ed insiem e un o slancio del suo cuore verso quel Dio ch e in quel m a ttin o egli s a re b b e an da to a ricevere. F a tta u n ’offerta del suo cu o re a Gesù sacram en tato, consacrando a lui tu tta quella g io rn a ta , egli si alzò dal letto e si vestì co n tu tta modestia. Non cred iam oci che la vista d e’ suoi abiti nuovi e dec en ti gli abbia fatta la m inim a im ­ pressione, sebbene fosse q u es ta la prim a volta che egli si vedesse alquanto ben ve­

stito, giacché le sue solite vest im e nta erano panni grossi e rappezzati. Che cosa è m ai u n vestim ento che co pre il corpo in p a ­ ragone dell’o r n a m e n to di u n ’an im a che si pregia della virtù, ch e usa diligenza p e r

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evitare la più piccola vanità, il più leggiero difetto che possa dispiacere all’ospite che vuol venire a fare la sua d im o ra presso di lei?

In tan to la c a m p a n a su o n a , tu tti i ragazzi a schiere a schiere si p o rtan o alla Chiesa, l’uno tutto fiero pel suo elegante vestito, l’altro tu tto vanaglorioso p erc h è si vede ac com pagn ato d a ' suoi p a r e n t i , o p e r c h è molti portano gli sguardi so pra di lui. P ietro è tu tto umile, n o n b ad a ad alcuno; e ve­

stito cogli abiti che la c a rità del suo Cu­

rato gli aveva procacciato, con esem plare compostezza si reca alla Chiesa.

C he im p o rta v a a lui di avere tutti i beni della terra, se n o n fosse an da to di lì a poco al possesso delle ricchezze del cielo, a p artecipare al festino c e l e s t e , a sedersi alla m edesim a m ensa d e ’ suoi fortunati com ­ pagni, e a t tirare i celesti favori so pra di sè e sopra la sua famiglia? A cc om pag nato dal p a d re egli e n tra in Chiesa; la compostezza e la m odestia trasparisce in tu tti i suoi p a s si; il suo sguardo è se m p re fisso verso l’altare; n o n u n a parola, n o n un sorriso co’ suoi com p agni. Suo padre lo rim ira c o m ­ m osso; egli è im m obile, i suoi occhi sono s e m p r e fissi so p ra quella figura angelica.

All'incom inciare della m essa ebbe novello

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motivo di s tu p o re nel v ed e re suo figlio a leggere in un libro. R iconobbe la b o n tà di sua moglie e la diligenza ch e ella si p re se di q uesto caro fanciullo. Com inciano in ta n to a leggersi ad alta voce gli atti p reparatorii della co m u n io n e che sono ripetuti a lte rn a tiv a ­ m e n te dagli altri ragazzi. Con quale a t te n ­ zione P ie tr o recita quegli a t ti! Con qual fervore il suo c u o re vi p r e n d e parte! Come egli si umilia dinanzi a Dio! Come egli si riconosce indegno del g r a n favore che at­

tende! Con quali affetti egli rinnova gli atti di rincrescim ento di aver offeso Iddio così b uono e così d egno di essere a m a t o ! Con qu a l ferma risoluzione p r o m e tte di evitare p e r l’avvenire tu tto ciò che p o tr e b b e recar d an n o all’anim a sua!

F in a lm e n te giunse il gran m o m e n to da ta nto tem po desiderato. T re volte questo caro ragazzo ripete: o S ignore, io non son degno dell’on o re che voi mi fate, io non son degno che voi veniate nel mio cuore, io vado a ricevervi solo fidando nella vostra m isericordia : G e s ù , Gesù, venite a p r e n d e re possesso dell’anim a mia. D ette q u e s te parole egli ste n d e alq u a n to la lingua sopra le in n o c en ti su e la b b ra e riceve il Dio del cielo e della t e r r a , il so v ran o dei cori ce­

lesti che riveren ti lo a d o ra n o .

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In quel m o m e n to P ie tr o n o n è più figlio di un povero a rtig ia n o ; egli era u n a n ­ gelo. Nel suo cuore egli possedeva Colui ch e fa la vera felicità e la sola felicità della vita; egli possedeva Iddio. Il suo aspetto ap p a rv e com e rag g ia n te di luce, il suo c u o re traboccante di g io ia , di ricono scen za, r i ­ p ete le più a n im a te pro teste di n o n mai più a b b a n d o n a re i suoi doveri. Si tra ttie n e con Gesù da solo a solo; e dopo d ’avergli esposto la sua miseria, i suoi b i s o g n i , le debolezze dell’a n im a s u a , dopo di avergli d im a n d ato alcune grazie particolari, prese a dire cosi nel suo c u o r e : mio buon Gesù, io vi possedo nell’anim a m i a , la vostra b o n tà verso di u n a miserabile cre atu ra mi incoraggisce a dim andarvi ancora un g r a n ­ dissim o favore. Io ho u n p a d re che è te sti­

m onio della mia felicità in q u e s ta Chiesa, voi lo conoscete: Oh mio Gesù! io n on in te n d o di accusarlo davanti a voi, ma posso dirvi che egli vive lontano dalle p ratich e di vostra sa n ta religione. Da lungo tem po l’a n im a sua non fu più n u tr ita del vostro sangue a d ora b ile; le cattive com pagnie lo strasci­

narono in certi luoghi dove egli non avrebbe dovuto anda re. Cangiategli il cuore, o mio b uo n G e s ù , fate ch ’egli ritorni a voi.

Voi avete d e tto: d im andate e riceverete:

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oh d u n q u e con tale confidenza io mi r i­

volgo a voi. Io insisto, o am abile Salvatore, io n o n vi a b b a n d o n e r ò sinché u n raggio di speranza sia e n tra to nel mio cuore.

La mia povera m a d re , sì, mio buo n Gesù, ricom pen satela di tu tto il b en e che ella mi h a fatto; datele la p a z ie n z a , la forza di c o n d u r r e a c o m p im e n to la m ia educazione e quella de’ miei fratelli; ren d e tele u n m a ­ rito degno della sua v ir t ù ; e che la pace e la felicità delle anim e p u re com inci a r e g n a re tr a di noi. Oh Gesù, noi siamo in u n a g ra n d e povertà, m a io vi d im a ndo non di cangiarcela nell’a b b o n d a n za; non vi dim a n d o altro che il vostro a m o r e , la vostra grazia p e r m e e p e ’ miei p a r e n t i , e che la vostra sa nta vo lo ntà sia fatta tra di noi.

D u ra n te questo colloquio in te r n o il suo aspetto manifestava le vive com m ozioni del­

l’anim a sua. Suo p ad re , s e m p re cogli occhi fissi so p ra di lui, avrebbe voluto accostarsi al caro figlio e b agna rlo colle sue lacrim e; m a n o n volle in t e r r o m p e r e il rin graziam en to che egli aveva incom inciato. P ietro a d u n q u e r e ­ citò cogli altri a lte rn a tiv a m e n te gli atti che so g lionsi fare dopo la c o m u n i o n e , quindi si ritirò in un angolo della Chiesa, e passò ancor mezz'ora leggendo u n libro divoto.

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Di poi per co m piacere suo p a d r e e sua m a ­ d re, pieno del co ntento che prova colui ch e com pie la p iù g ran d e azione della vita, accondiscen de ai suoi genito ri e va seco loro a casa.

In tu tta quella m e m o r a n d a g iornata P i e ­ tr o fu co stan tem e n te m odello d e ’ suoi c o m ­ pagni e di quelli che p o te ro n o osservarlo.

Dopo u n pranzo frugale a cui assistette il fo rtu na to pad re e la an c o r più fortunata m a d re , fecero rito rn o alla Chiesa dove in quella sera doveva aver luogo u n se rm o n - cino, onde incoraggiare a p erse v erare nel b e n e tu tti quelli che al m a ttin o avevano fatto la loro c o m un io ne. Il p a d r e volle se m ­ p r e egli m edesim o acco m p ag n a re il figlio.

Questi poi s e m p re pieno del pensiero del suo Dio re stò m olto am areg giato in r i ­ m ir a r la dissipazione che la sera si m a ­ nifestò fra quei ragazzi m edesim i che al m a ttin o avevano fatto la com unione. Al­

tro lodevole co stum e si pratica in molti paesi, e sarebbe a desiderare che si praticasse in ogni luogo, ed è la rinnovazione dei voti battesim ali nel giorno m edesim o che i r a ­ gazzi fanno la loro pasqu ale c o m un io ne. E p e rc h è ciò n o n si suol fare tra di noi, P ietro vuol farlo in casa alla presenza di

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Dio, d e’ suoi genitori, di t utti gli altri della famiglia.

Postosi perta n to ginocchioni con un pic­

colo crocifisso in m a n o pronunziò con voce ferm a e s o n o r a ; io rinu nzio p er s e m p re al dem onio, alle sue pom pe ed alle sue opere, e p ro m e tto di co nsacrarm i a Gesù p e r t u t ta la m ia vita. Il p a d re non potè più r e g ­ gere a quelle tenere e sublim i espressioni.

Si sentì s trin g e re il c u o r e ; an c h 'io , prese a dire, ho fatto q u esta p rom essa, m a com e l’ho m a n te n u t a ? La p rim a c o m u n io n e per m e n o n fu ch e una form alità che doveva com piersi. Oh se io avessi avu to u n a m a ­ d r e sim ile a quella di P i e t r o , c e rtam e n te non avrei a b b a n d o n ato i sacram enti n el­

l’an n o m edesim o della mia p rim a c o m u ­ nione. Io avrei fatta la felicità di u n a m o ­ glie che m e rita u n m arito b e n diverso da m e ; avrei a b b a n d o n a to l’osteria ed i falsi amici, ed u n onesto risparm io sa re b b e e n ­ trato in casa mia con u na vita felice della famiglia. Oh P ietro ! T u mi fai conoscere la vera felicità; p e rd o n a a tuo p ad re . Mio Dio, p erd o n a te ad u n miserabile; e poiché foste sì b u o n o p er r e n d e re il mio figlio cotanto felice, io spe ro eziandìo che voi n o n r ifiu terete il mio p e n tim e n to e la ri­

soluzione ch e io fo di com inciare una vita

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nuova, poiché io voglio essere fortun a to co m e lo è mio figlio, e fare la felicità della

m ia famiglia.

P areva p roprio che in quella sera la pace di Dio fosse e n tra ta in quella famiglia. Che dolcezza pei cuori di tu tti!

Q uan to mai la m adre e il figlio erano lieti p e r aver avuto con loro il capo della famiglia. Qual gioia indicibile non gustava il m edesim o p a d r e , gioia che sp e ­ rava di co nservare p e r tu tta la sua vita!

La preghiera della sera si fece in c o ­ m u n e , il p a d re ci prese p a r te p er la p rim a volta. Chi p uò im m aginarsi la consolazione della povera moglie in co n tem p lare il suo m a rito posto ginocchioni in mezzo a tu tta la su a famiglia! Niu na cosa poteva p arag o­

n arsi alla sua felicità. T uttavia ella aveva u n tim o re ; q ueste b u o n e in te n z io n i, a n ­ dava dicendo, saranno poi p e r d u r a r e ? Io p r e g h e rò di tu tt o cuore, e P ie tr o , che è così intim o col b u o n Dio, p re g h e rà egli p u r e affinchè Iddio ci ascolti e ci esaudisca.

P rim a di porsi a letto P ietro a p r ì una finestra che guardava verso la Chiesa, e indirizzando anc ora un dolce affetto a Co­

lui ch e al m attin o si era dato a lui, disse:

Vi saluto ancora una volta, o mio buon Gesù, fate che io sia t u tt o vostro ora e

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se m p re . Quindi col cuore pieno di santi affetti, col pensiero rivolto a Dio, tra le braccia del suo A ngelo custo de si a d d o r­

m e n tò .

CAPO VI.

L A C O N V E R S IO N E D E L P A D R E .

Al lunedì fu deciso che P ietro ritornasse a lavorare nella fabbrica dei zolfanelli fino ai dodici anni com piuti, e che alla sera continuasse ad andare a scuola p er im p a r a r b e n e a leggere e scrivere. Il p ad re lavorò, com e al solito, tu tto il m a ttin o , e d op o il mezzodì, secondo la trista e m a lau g u rata abitudine, a b b a n d o n ò il suo laboratorio. La su a moglie molto inquieta osservava i passi di lui, e fu profo n d a m en te afflitta, q u a n d o seppe che egli n o n era p iù a n d a to a lavo­

rare.

Un co m pagno lo aveva strascinato suo m algrado, ed egli era di già all’osteria.

Che hai t u , gli dice q uel co m p agn o, qual cosa ti fa s e m b ra r e così tristo? F o rs e tua moglie ti ha battuto! Questo colpo lanciato con u n o scroscio di riso risvegliò in lui la m e m oria di q u an to era passato in cuor suo il giorno innanzi.

Gio. Io sono q u i , egli rispose, m a non

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sono dove dovrei es sere; quivi non com pio i miei doveri, n è faccio quel ch e dovrei fare. Addio, m e ne voglio and a re.

Comp. O rsù d u n q u e , è forse il tu o P ie­

tro che ti fa g ira r la te s t a ? Perciocché m i h an n o detto che ieri hai fatto l’im p o s to re in Chiesa. Caccia p e rta n to via la tu a malinconia, allegro: a tua salute, evviva l’allegria: le cose, di Chiesa sono b uo ne p e r le d o n n e e pei r a ­ gazzi.

Gio. Sì: m a mia moglie e il mio ragazzo sono più fo rtu nati d i me, percio cché h a n n o la loro coscienza tra n q u illa , ed io sono agi­

tato d a pen e atroci.

Comp. Sta allegro, bevi u n bicchiere, due bicchieri, e tu vedrai com e il buon tem po se ne rito rn a.

Giov. Ciò è impossibile.

Comp. Ta! ta! ta! ci trovo ben io il r im e ­ dio. M adam a l’ostessa, presto u n a bottiglia, m a buono, ma squisito. Ecco il rim edio che g uarisce tutti i m a l i , b e v i a m o ; alla salute di tua moglie e della mia!

I n quel m o m e n to P ietro passa colà vi­

cino p er r ito r n a r e al suo lavoro: suo p a ­ d r e lo vede, e ciò fu p e r lui com e u n colpo di fulm ine. Si alza prec ipitosa m e nte, c o r r e verso la po rta dicendo, P ie tr o , P ietro , ascolta, e n tra qui, mio caro ragazzo.

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Pietro. Oh caro papà, qual cosa m i di­

m a n d a te m a i! S apete b e n e ciò che ieri ho prom esso a Dio, Abbracciatem i, o caro papà, io rito rn o al mio lavoro.

Il povero P i e tro, t u tto tristo e n t rò nella fabbrica dei zolfanelli. Egli risolse di non voler dire nulla e di rad d o p p ia re p iu tto ­ sto le p reg h ie re pel suo povero padre. G io ­ vanni in ta n to rien tra n e ll’osteria, m a s e m ­ bra s tu p id o ; il suo co m p ag n o se n e ac­

co rge e p re n d e a parlargli c o s ì: te l’ ho b e n detto, o amico, che era il tuo ragazzo ch e t i faceva g ir a r la testa. A nche il mio h a fatto ieri la sua c o m union e. Egli se ne è s b r o g lia to , non c ru c ia r ti , egli sarà ciò ch e vorrà. A n d rà alla chiesa q u a n d o gli piacerà; io non lo im pedirò g ia m m a i, ma q u a n d o egli sarà adulto, oh c e r ta m e n te farà com e suo p a d r e e sua m a d re , ed eccoti...

Ah! ah! a tua salute, e via, ogni malinconia!

Questa m a d o rn a le bestialità lungi dal farlo rid ere oppresse vieppiù il suo c u o r e ; il p e n ­ siero di sua moglie e del suo P ietro gli stava s e m p re fisso nella m em oria.

Gio. — È impossibile di r id e r e , mio amico, io a bba ndo no q u esto bicchiere, b u o n a sera, io m e n e vado, a rivederci u n ’altra volta:

ciò d etto uscì.

Comp.— Oh! di’, Giovanni, aspetta, ascolta

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un a sola parola. Ma Giovanni ora uscito e più non en trò . E c c o , disse il c o m p a g n o , ecco u n im p o s t o r e , che si lascia g u a d a ­ g n are dalle inezie delle d o n n e e dei r a ­ gazzi.

Altro comp. — È v e r o , m a egli no n ha tu tto il t orto, p erciocché egli ha u na vir­

tuosa moglie, ed ha un ragazzo così b u o n o che m erita tu tto . Esso sì che am a v e ra ­ m e n te suo p adre, e che no n gli rispon de con arroganza com e a p p u n to fa il mio!

Q uando io p en so che ieri m a t t i n a , dopo la sua c o m u n io n e g iunto a casa mi tr a ttò insolente m ente com e av re b b e fatto verso un cane, ah! ch e d u n q u e sa rà più tardi, q u a n d o avrà diciotto o v e n t’an n i! Egli non avrà più nè fede, nè legge, egli si befferà di suo p ad re e d e ’ suoi com andi com e a p p u n t o io faceva u n a volta. Bisogna confe ssarlo, ella è la religione che rende la moglie di Giovanni così v i r t u o s a , suo figlio così rispettoso ed o b b e d ie n te ; è la religione che p o rta la f o rtu n a in famiglia. C e rta m e n te se io avessi a v u to u na moglie com e la s u a , e che mio figlio avesse avuto la sorte di essere allevato com e il s u o , io non sarei ta nto s g ra z ia to , e n o n sarei co stre tto a solle­

vare la tristezza della vita con u na b o t­

tiglia.

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Ma dove è andato il pad re di P ietro?

Quasi avesse p e rdu to la te s ta , sm e m o rato , sba d ato egli c a m m in a di piazza in co n tra d a senza sapere dove voglia a n d a re . Senza accorg ersene si trova dinanzi alla Chiesa ove il giorno innanzi aveva provate sì dolci consolazioni. O r s ù , egli d i c e , il Dio di P ietro e di mia moglie è q u a , io ci voglio en tra re , avvenga q uel che vuole. I suoi passi lo dirigono irresistibilm ente verso l’altare dov’egli era stato testim onio della felicità di suo figlio; m a cc h in a lm e n te si m e tte in ginocchio. Ripassando nel suo cu ore i riflessi del giorno innanzi, sentesi assalire da un r in c r e s c im e n to e da tale com m ozione ch e i suoi occhi si sciolgono in lacrime. Da lun go te m p o egli era colà assorto nelle sue m e d ita z io n i, q u a n d o si se n te a tir a re pel vestito dal d iretto re della chiesa. S o sp ettan d o ch ’egli fosse trav a­

gliato da qualch e crucio, il degno p r e te lo p r e n d e p e r u n braccio e seco lo co n d u c e in sacrestia. Voi, gli d i c e , mi s e m b ra te oppresso da q ualch e d o l o r e , racco ntatem i le v ostre p e n e , io sono m in istro del Dio della consolazione; che cosa p o tre i fare per sollevarvi?

Un profondo sospiro fu tu tta la sua risposto.

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Dirett. — P arlate, mio am ico, io sono un povero p r e te che ho già veduto ogni g e­

n ere di m iseria, qualsiasi vicenda u m a n a non mi fa specie alcuna, parlate, apritem i il vostro cuore, voi p a rla te c o n u n am ico.

Incoraggito da queste dolci parole, che non aveva mai udite t r a ’ suoi fallaci a m i c i , egli rac co n ta le su e im p re ssion i del giorno i n n a n z i , i suoi sospiri, le sue p r o m e s s e , la b o n tà e l’am abilità di su a m o g li e , la docilità e le carezze del suo p rim o g e n ito . Dirett. — Eb b en e , mio am ico, non è forse vostro desiderio di rendervi d egno della vostra famiglia e di ria c q u ista re l’amicizia di q u e l D i o , che ha reso vostro figlio cotanto fo rtu n a to !

Gio. — A h sì! Q uesto vorrei, e ciò a p p u n to da ieri in oggi mi to rm e n ta c o n t in u a m e n te l’anim o.

Dirett. — C ió non è u n to rm e n to , caro mio, è la grazia che vi sollecita, è Dio che vi fa rico rd are dei vostri peccati e della sua infinita b o n tà , sono le p r e g h ie re di vostra moglie, e di vostro figlio che salirono al cielo. Coraggio, am ico, u n a b uona confes­

sione, u n ferm o p r o p o n im e n to di c a n g ia r vita, ecco il rim edio al vostro to rm e n to . Non è v e r o , o b ra v ’u o m o , che voi volete confidarm i le vostre pene di coscienza?

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Gio. — Lo vorrei di tu tto cuo re, percioc­

ché voi mi s e m b ra te m olto b uono , m a che d ir a n n o i miei c o m p a g n i?

D irett. — Sono forse i com pagni che vi r e n ­ don o la felicità che voi n o n a v e te ? Osser­

vate a che valgono i vostri co m pagni. Essi valgono a farvi b ere, a farvi sp e n d ere m a ­ la m e n t e il vostro d an a r o , ad allontanarvi da u n a m o g l i e , e da u n ragazzo che voi a m a te , e dai quali siete p u r e te n e r a m e n te a m a to. Lasciate che i com pagni parlino a loro talento, m o s t r a te che voi siete un uom o, e che voi avete u n a volontà da u o m o ed u n a faccia virile, che non ha alcun rossore di ad em p iere i suoi doveri. Quando av ra n n o alq uanto parla to e riso di v o i , eglino ta­

c e ra n n o , vi lo d e r a n n o , e infine diranno tra lo ro : alm eno costui fa liberam ente il suo dovere.

Gio. — Voi avete ragione; vedete, mia m o­

glie m i c re d e all’ osteria, io ci fui tra sc i­

nato da u n avanzo di an tica abitudine; un c o m pag no mi ha lusingato m io malgrado:

io n o n m e n e sono p o tu to a s te n e r e ; di poi sono uscito, sono and a to q u a e là vagando di piazza in c o n tra d a finché trov ando m i a caso dinanzi a questa Chiesa io ci sono en tra to ....

Dirett. — E bben e, mio amico, è il S ignore

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Iddio che vi h a qui condotto; egli vi am a assai, com e ben potete conoscere. Egli vuole restitu ire la tranquillità all’anim a v o stra, e r id o n a re la felicità alla vostra famiglia.

Amico, ascoltate la sua voce, io se nto c o m ­ passione di voi; voi n o n siete felice. P r e n ­ dete il mio consiglio: m e tte tev i colà in ginocchio, fate una b uona confessione e voi s e n tire te tosto la pace a rie n tra re nel v o ­ stro cuore.

Il sacrifizio dell’a m o r proprio era fatto, il rispetto u m a n o era s u p e ra to . F r a le la­

c rim e e i singhiozzi ei fa la p r im a c o n ­ fessione; altra confessione si stabilisce p er la sera del dì se gu ente . Un balsamo fu g ettato sopra q u e ll’anim a da sì lungo tem po agitata dai r im o r s i; u n a gioia ineffabile si s p a n d e sul suo volto. Com e colui che ri­

trova un g ra n tesoro, G iovanni col cuore pieno di gioia co rre frettolosam ente a casa.

L a m e d esim a moglie è p u re a lta m e n te s t u ­ pita nel vedere il m arito presentarsele con fronte allegra e se re n a, e q u e l ch ’è più far rito rn o a casa p rim a del te m po o rd ì—

dinario del lunedì.

Donde venite, o Giovanni? ella dice.

Io vengo dall’osteria, di poi dalla Chiesa, disse Giovanni; io sono a n d a to a d are un addio etern o a ll’uno, nell’altra ho incon-

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t rato il b u o n d ir e tto re ch e m i h a v edu to tu tto sc once rta to, io gli ho racco n ta to le mie pene, ed egli mi in c o ra g g ì ad a ppli­

carvi il rim edio solo ed u n ic o , la confes- sione. P e r verità mosso dalla sua b o n tà e cortesia io mi arresi a ’ suoi desideri, ed eccomi tu tto c o n te n to di m e m edesim o;

ora io vengo a d are u n o sposo alla moglie, u n padre ai ragazzi che ho p e r ta n to te m po a b b a n d o n a ti.

N on è possibile esprim ere la com m ozione della povera m o g l i e , e la contentezza di P ie tr o nel sa p e r e che suo p a d re aveva d ato u n assoluto addio al giuoco ed all’osteria, era andato alla chiesa e si era confessato.

Ci v o rre b b e u n vo lu m e p e r e s p o rre la fe­

licità di q u es ta famiglia riu n ita d a che il suo capo eb b e cangiato c o n d o tta ed era en tra to in grazia con Dio p e r mezzo d el­

l’assoluzione d e ’ suoi p e c c a t i , e ch ’egli ebbe ricevuto nel suo c u o r e u n Dio che aveva sì lu ngo te m p o oltraggiato.

Malgrado la m is e r ia , la gioia com inciò ad albergare nella famiglia, perciocché tu tti praticavano la religione, sola s o r ­ gen te della v e ra felicità. L a più g r a n d e b e ­ nevolenza com inciò a re g n a re tra l o r o , p e r c h è la d om enica e il lu n e d ì il m a rito n o n si dilettava più di m a n g ia r e in un

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giorno i risp arm i dell’i n te r a se ttim a n a . La moglie b u o n a e atten ta trovava mezzo di ris p a r m ia r e q u a lc h e cosa p er r eg a lare u n mezzo litro al m a rito dopo il pranzo della dom enica, affinchè egli n o n fosse ad u n tratto privato delle golosità che form avano le sue delizie all’osteria. T u tti assistevano ai divini uffizii della chiesa, dopo la predica e la benedizione, il p a d r e ed i figliuoli a n ­ davano a fare u n a passeggiata, e nell’inverno passavano le loro se re o ra in fam ig lia, e talvolta il p a d re col suo caro P ietro veniva qui tr a noi a passare la sera in piacevole ed onesta ricreazione, assistendo alle r a p ­ presen tazioni, com m edie, o cose simili che sogliono aver luogo nel nostro O ratorio nelle sere festive d ’inverno.

Al lunedì il lavoro progrediva com e gli altri giorni della settim ana.

I com p ag n i di Giovanni schiam azzarono qualch e te m p o sopra di lui p e r q uel suo nuovo te n o r di v ita ; m a presto si s ta n ­ ca rono lasciando luogo alla stim a, che egli seppe loro in sp ira re colla sua b u o n a co n ­ dotta.

Mattino e sera si recitavano le p r e g h ie ­ re in c o m u n e ; tu tti si accostavano con frequ enza alla santa confessione e co m u ­ n i o n e ; più volte fu rono veduti p a d r e ,

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m a d re e ragazzi l’ un dopo l’altro fare la confessione, q u in d i t u t t i insiem e fa ro d i - v o ta m e n te la co m u n io n e.

Così u n a famiglia da p are cchi a n n i im ­ m ersa nella desolazione p e r causa di un pad re di famiglia s b a d a t o , che i n c a u t a ­ m e n te aveva d im enticato i doveri d i m arito e di cristiano e che aveva d im e ntic ata la religione; dopo dodici a n n i di tribolazione, tornò a vedere giorni di pace e di t r a n ­ quillità, p erc h è solo la religione o la grazia di Dio può r e n d e r l'u o m o contorno e felice.

CAPO VII.

L E V IC E N D E D E L L A G I O V E N T Ù .

Il lettore c e r ta m e n te d e s id e r e r à di c o ­ noscere la continuazione di questo racconto;

ed io di bu o n grad o sono p e r appagarlo;

solo per c o n ten e rm i in u n a discreta b r e ­ vità stim o ben e o m m e t tere q u a n to r ig u a rd a ai genitori di P ietro, e te n e r m i u n ic am e n te ai fatti particolari che ad esso rig u a rd a n o .

Com incierò col riferire i pro p o n im e n ti fatti nella sua p rim a c om unione d an do un c e n n o sul m odo con cui egli li h a osser­

vati nella s u a giovanile età.

Un giorno mi v en n e tra le m a n i u n

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libro di divozione; apren dolo vidi un fo­

glietto scritto con c a ratte ri inform i e senza ortografia. Mi feci a leggerlo e mi accorsi essere il m em oriale di P ietro fatto n e ll’oc- casione della prim a c o m unione. S ebben e sia scritto con rozze parole, com e ognun o può s u p p o rre in un giovanetto di undici anni, e ch e appe na com incia a leggere e scrivere, tu ttavia attesa la sem plicità e la im p o rta n za della m ateria io stim o di tra­

scriverlo senza alcuna rettificazione, persuaso che p o trà servire di modello a tu tti quelli che fanno la loro p rim a c o m union e. E c ­ colo adun que .

« Regole di vita stabilite da m e Pietro, nel giorno fo rtu n a to che ho fatto la mia p rim a c o m u n io n e a i 1 2 aprile del 1 8 4 5 in età di 11 a n n i com piuti.

« Io mi m e tto in ginocchioni, ed alla presenza di Dio p r o m e tto che dom ani a p ­ pena avrò ricevuta l’ostia sa n ta farò i se­

guenti p r o p o n im e n ti p e r po te rm i salvare l’a n im a mia.

1° P ro m e tto che Dio sa rà se m p re mio padre, e Maria Santissim a m ia m a d re , ed i o voglio am arli ed ubbidirli t u tti due.

2 ° Confessarmi ogni quindici giorni od una volta al mese, e c o m u n ic a rm i secondo il p e rm e sso che mi d arà il confessore.

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