IL DANNO ALL’ANZIANO:
UN PROBLEMA MULTIDISCIPLINARE
E’ ormai un dato accertato e consolidato, che nel mondo occidentale, la vita dell’uomo tende progressivamente ad allungarsi, per cui la fascia degli individui che hanno superato i 65 anni, viene ad assumere uno spessore sempre più rilevante rispetto alla restante popolazione.
Per quanto riguarda l’Italia, essendo l’atteso di vita pari a circa 74 anni per gli uomini e 78 anni per le donne, questa linea di tendenza viene ad essere confermata, per cui attorno all’anno 2000 le persone ultrasessantacinquenni dovrebbero costituire circa il 15% della popolazione.
Uno dei punti fondamentali, che caratterizzano le problematiche attinenti alla valutazione del danno alla persona ultrasessantacinquenni, è la difficoltà di riuscire a stabilire quale fosse la condizione psicofisica del soggetto antecedente all’evento traumatico.
E’ di tutta evidenzia che per correttamente definire questa problematica, occorre che il medico legale sia in possesso di approfondite conoscenze sull’invecchiamento fisiologico dell’uomo, sia sul piano clinico che ortopedico che neurologico, e ciò in quanto questi organi od apparati sono quelli che più frequentemente e facilmente vengono ad essere interessati da eventi traumatici.
Infatti non vi è alcun dubbio che le persone ultrasessantacinquenni, presentano delle condizioni che pur essendo da considerare come fisiologiche per l’età cronologica, sono sensibilmente difformi rispetto a quelle di un soggetto giovane od in età matura, condizioni che non possono non influire sia sull’evoluzione delle lesioni traumatiche iniziali, sia sugli esiti permanenti delle stesse, e talora anche sull’autonomia dell’infortunato.
Di conseguenza, in presenza di questa realtà, il medico legale non può applicare con rigida sovrapposizione, i normali criteri metodologici comunemente utilizzati per la valutazione del danno alla persona. Infatti le particolari condizioni dell’ultrasessantacinquenne, si connotano con una minor resistenza a fronte di una noxa traumatica, con una maggior difficoltà di adattamento alla condizione menomante, con una minor disponibilità delle energie di riserva e talora con un equilibrio apparentemente normale, ma in realtà fragile delle funzioni dei vari organi ed apparati.
Ed è per fornire un quadro più completo possibile, che il problema dev’essere affrontato in modo multidisciplinare, iniziando da un aggiornamento sulle conoscenze cliniche, proseguendo con l’interpretazione medico-legale e terminando nell’ottica assicurativa e giuridica.
Prima di terminare questa breve introduzione, devo ricordare che con il contributo di alcuni medici legali di Torino e del Piemonte, è stata condotta una indagine conoscitiva, basata sulle casistiche personali.
Sebbene si tratti di una popolazione numericamente limitata (72 casi) e che in quanto tale non può essere oggetto di una accurata analisi statistica, i dati che da essa emergono risultano
sostanzialmente simili da quelli riportati in uno studio francese di alcuni anni or sono, ottenuti da una casistica di 272 osservazioni (“Enquête sur le dommage corporel atteignant les personnes âgées”, Rogier A. in Rev. Domm. Corp. : II, 3, 240-246 ; 1985).
In estrema sintesi, è emerso che se da un lato la tipologia dell’evento e la sede delle lesioni non si discostano sostanzialmente da quanto si può osservare nella restante popolazione, i principali elementi che caratterizzano le conseguenze del danno nell’ultrasessantacinquenne, sono una maggior durata della malattia e gli esiti permanenti che tendenzialmente sono più elevati : infatti nella casistica esaminata solo il 68% dei soggetti presentava una invalidità pari od inferiore al 10%, rispetto al controllo della restante popolazione in cui tale percentuale risulta essere dell’80% circa.
Inoltre è stata riconosciuta la necessità di assistenza da parte di terze persone nel 9% di casi esaminati e dato particolarmente significativo, è la constatazione che tale riconoscimento è stato
Tagete n. 1-1998 Ed. Acomep
attribuito in 3 casi in cui il danno biologico permanente era non rilevante in quanto compreso in una fascia tra il 10% ed il 45%.
Prof. Giancarlo Bruno Medico Legale, Consulente Centrale TORO Assicurazioni, Torino
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