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2021_01_08_Studio preliminare ambientale VIA (9966 KB)

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(1)

G &T S.r.l. Via Tiepolo, 8 - 31027 Spresiano (TV) - Tel. 0422 887031 Fax 0422889589

email: info@gtgeo.it web: www.gtgeo.it pec: gtgeo@certificazioneposta.it P.IVA e C.F.: 04150340265– iscritta al registro delle Imprese di Treviso – CCIIA N. 04150340265

COMUNE DI SANTA LUCIA DI PIAVE PROVINCIA DI TREVISO

CAMPAGNA MOBILE PER IL RECUPERO DI MATERIALI INERTI CON IMPIANTO MOBILE AUTORIZZATO

DEMOLIZIONE FABBRICATO SITO IN VIA MARTIRI DELLA LIBERTA’ 74 COMUNE DI SANTA LUCIA DI PIAVE

MORETTO GIUSEPPE SRL

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE (ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.)

G&T 143-20_1

Gennaio 2021

(2)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 2 INDICE

1 PREMESSE ... 5

2 VERIFICA DELL’ITER PROCEDURALE ... 5

2.1 Localizzazione progetto (Linee guida Assoggettabilità VIA DM 30.03.2015)... 7

2.2 Procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA ... 7

2.3 Contenuti e metodologia dello studio ... 8

3 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ... 8

4 IL CONTESTO DELLA PIANIFICAZIONE ... 9

4.1 Rete Natura 2000 ... 10

4.1.1 La valutazione di incidenza ambientale (VIncA) ... 11

4.2 Ricognizione dei vincoli e delle tutele ambientali ... 12

4.2.1 Vincolo paesaggistico ... 13

4.3 Piano di Assetto idrogeologico ... 14

4.4 Piano d’area Medio Corso del Piave ... 14

4.5 Piano di Assetto del Territorio ... 15

4.6 Piano degli Interventi ... 19

4.7 Zonizzazione acustica comunale ... 21

4.7.1 Attività rumorose di carattere temporaneo ... 22

4.8 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali ... 22

5 QUADRO PRGETTUALE ... 23

5.1 Descrizione dell’opera da demolire ... 23

5.2 Descrizione dell’organizzazione del cantiere ... 26

5.3 Caratteristiche dell’impianto ... 27

5.3.1 Descrizione del processo di trattamento ... 27

5.3.2 Dimensioni dell’Impianto ... 29

5.4 Descrizione fasi operative ... 30

5.5 Aspetti gestionali... 32

5.6 Analisi sul Rifiuto ... 32

5.7 Identificazione Codici CER ... 33

5.8 Calcolo delle Quantità... 33

5.9 Cronoprogramma dei lavori ... 34

5.10 Materia Prima secondaria ... 34

(3)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 3

5.10.1 Requisiti degli E.O.W. ... 34

5.10.2 Prove di caratterizzazione ... 35

5.10.3 Non conformità ... 35

5.11 Registro di carico e scarico e formulari ... 35

5.12 Aree di deposito ... 36

5.13 Cumulo con altri progetti (Linee guida Assoggettabilità VIA DM 30.03.2015) ... 36

5.14 NATURA TRASFRONTALIERA DELL’IMPATTO ... 37

5.15 Rischio Incidenti (Linee guida Assoggettabilità VIA DM 30.03.2015) ... 37

6 QUADRO AMBIENTALE ... 39

6.1 Suolo e sottosuolo ... 39

6.1.1 Inquadramento geologico e geomorfologico ... 39

6.1.2 Idrogeologia... 42

6.1.3 Pericolosità sismica ... 44

6.2 Ambiente idrico ... 45

6.2.1 Inquadramento idrografico ... 45

6.2.1 Rischio idraulico e geologico ... 46

6.2.2 Scarichi... 46

6.3 Contesto territoriale ... 46

6.4 Atmosfera ... 47

6.4.1 Inquadramento climatico ... 49

6.4.2 Emissioni in atmosfera ... 52

6.5 Clima acustico ... 55

6.5.1 Valutazioni acustiche ... 56

6.5.2 Impatto acustico componente faunistica ... 58

6.6 Rischi antropogenici ... 59

6.7 Biodiversità ... 59

6.7.1 Rete ecologica ... 59

6.7.2 Uso del suolo... 59

6.7.3 Effetti sui Siti Rete Natura 2000 ... 60

6.7.3.1 Misure di conservazione ... 61

6.7.3.2 Identificazione degli effetti ... 62

6.7.3.3 Conclusioni ... 64

(4)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 4

6.8 Paesaggio ... 64

6.9 Sistema viabilistico ... 65

6.10 Gestione dei rifiuti ... 68

7 VALUTAZIONE IMPATTI ... 69

7.1 Misure di attenuazioni previste in progetto ... 69

7.1.1 Polveri ... 69

7.1.1.1 Impianto di frantumazione ... 70

7.1.1.2 Pulizia sedi stradali utilizzate dal traffico di cantiere ... 70

7.1.2 Rumore... 70

7.2 Riepilogo dei potenziali impatti ... 70

8 CONCLUSIONI ... 73

(5)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 5 1 PREMESSE

Il presente documento illustra i contenuti, le tematiche e le tecniche di analisi con cui è stato sviluppato lo Studio Preliminare Ambientale per la Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale relativo alla campagna di trattamento e recupero rifiuti inerti con impianto mobile per la demolizione dell’edificio in Via Martiri della Libertà 74 nel Comune di Santa Lucia di Piave (TV).

Lo studio preliminare ambientale viene redatto ai sensi dell’art. 19 D.Lgs 152/2006 e smi. Lo Studio Preliminare Ambientale, attraverso l’analisi del progetto evidenzia gli elementi che potenzialmente interferiscono con l'ambiente e fornisce un quadro del territorio interessato dall’opera. L’analisi svolta permette pertanto di verificare le interferenze indotte dall’impianto sullo stato ambientale attuale e di valutare eventuali impatti.

Le attività di progetto si configurano in un’opera specialistica di demolizione selettiva dell’edifico e il successivo recupero dei rifiuti speciali non pericolosi provenienti dall’attività al fine del loro riutilizzo in cantiere.

Il presente Studio Preliminare Ambientale, riguarda quindi una campagna per il recupero di materiali inerti con impianto mobile autorizzato ai sensi dell’art n.208 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e costituisce parte integrante della procedura di Verifica di Assoggettabilità a Valutazione d’Impatto Ambientale, come disposto dagli artt. 6 e 20 del D.Lgs. 152/2006 e smi, in conformità dei quali è redatto.

Le attività saranno svolte dalla Ditta Moretto Giuseppe Srl mediante un mezzo di frantumazione e vagliatura, modello OM TRACK ARGO, matricola 99E02300T, finalizzato al recupero di rifiuti speciali non pericolosi mediante le operazioni di cui al DM 05/2/98 con potenzialità oraria massima di produzione di 150 ton/h pari a circa 1200 ton/giorno (150 ton/h).

Le attività di recupero sono:

• R5 – riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (mediante frantumazione/vagliatura)

• R 12 – scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R1 a R11(frantumazione /vagliatura per sottoporre i rifiuti ad una delle operazione da R1 a R11)

2 VERIFICA DELL’ITER PROCEDURALE

La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi del D.Lgs. 152/06 e smi, comprende le seguenti attività:

• modalità di svolgimento del procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA (art. 19)

• definizione del livello di dettaglio degli elaborati progettuali ai fini del procedimento di VIA (art. 20);

• la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (art. 21 – attività facoltativa);

• lo studio di impatto ambientale (art. 22)

• la presentazione e la pubblicazione del progetto (art. 23) ;

• lo svolgimento di consultazioni (art. 24);

• l’inchiesta pubblica (art. 24 bis)

• la valutazione degli impatti ambientali e provvedimento di VIA (art. 25);

• l’integrazione del provvedimento di VIA negli atti autorizzatori (art. 26);

• il provvedimento unico in materia ambientale (art. 27);

• il provvedimento autorizzatorio unico regionale (art. 27-bis)

• il monitoraggio (art. 28).

(6)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 6 previsti nell’allegato IV alla parte seconda del D.lgs. 152/2006 (in applicazione dei criteri e delle soglie definiti dal decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 30 marzo 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 84 dell'11 aprile 2015) nonché le modifiche o estensioni dei progetti di cui agli allegati III e IV alla parte seconda del D.lgs. 152/2006, la cui realizzazione potenzialmente possa produrre impatti significativi e negativi, ad eccezione delle modifiche ed estensioni che risultino conformi agli eventuali valori limite stabiliti nel medesimo allegato III.

In Regione Veneto vige inoltre la LR n. 4 del 18/02/2016; la tabella A2 dell’Allegato A definisce i progetti assoggettabili a procedura di Verifica di Assoggettabilità a VIA e il relativo Ente Competente.

La verifica della tipologia di opera viene valutata in base alle caratteristiche dimensionali e tipologiche del progetto, per identificare l’autorità competente per l’iter della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. La normativa nazionale, con il D.Lgs. 152/06 e smi e il Decreto del Ministero n. 52 del 30/3/2015 (Linee guida per la verifica dell'applicabilità della Procedura di Verifica di Assoggettibilità alla VIA) e la Legge Regionale 4/2016, rappresentano gli strumenti normativi a supporto di tale decisione.

Normativa Tipologia progettuale Competenza Applicabilità

D.Lgs. 152/06 e smi – art. 6 , comma 7 b

i progetti di cui agli allegati II-bis e IV al presente decreto, relativi ad opere o interventi di nuova realizzazione, che ricadono, anche parzialmente, all'interno di aree naturali protette come definite dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394, ovvero all’interno di siti Rete Natura 2000 sono sottoposti direttamente alla procedura di VIA

Regione NON APPLICABILE

L’impianto, localizzato nel comune di San Lucia di Piave (TV), non ricade in Aree Naturali Protette di cui alla Legge 394/91 e del DM 27/04/2010 (VI elenco ufficiale) e nenache in siti Rete Natura 2000

Decreto del Ministero n. 52 del 30/3/2015 (GU 84 del

11/04/2015)

Nel caso in cui il progetto ricada in aree sensibili (zone umide, zone costiere, zone montuose e forestali, parchi, rete natura 2000 , ecc) le soglie dimensionali dell'Allegato IV del Dlgs 152/2006 sono state ridotte del 50%.

- NON APPLICABILE Vedi dettaglio pagr. 2.1

D.Lgs. 152/06 e smi – Allegato IV – procedura di Verifica di Assoggettabilità.

LR 4/2016 (Allegato A)

punto 7)

lettera z.b) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da R2 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

Provincia APPLICABILE

L’impianto mobile di trattamento rifiuti ha una potenzialità giornaliera di 1200 ton/giorno con operazioni di riciclo/recupero di sostanze inorganiche (R5)

(7)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 7 quanto rientrante nella categoria 7) – lettere z.b) dell’Allegato IV del D.Lgs. 152/06. La procedura risulta essere di competenza delle Provincia di Treviso ai sensi della LR 4/2016.

2.1 Localizzazione progetto (Linee guida Assoggettabilità VIA DM 30.03.2015)

Per i progetti localizzati in aree considerate sensibili in relazione alla capacità di carico dell'ambiente naturale, le soglie individuate nell'allegato IV della parte seconda del decreto legislativo n. 152/2006 sono ridotte del 50%. Tenendo conto dei criteri localizzativi già considerati nella determinazione delle soglie dimensionali definite nell'allegato IV, pur sottolineando che, per il progetto specifico, un eventuale abbassamento della soglia non comporta alcun cambiamento sostanziale, si riportano nella tabella di seguito, in sintesi, le aree considerate sensibili ai fini dell’applicazione del D.M.

30 marzo 2015 e la loro applicabilità alla tipologia di progetto (All. IV, numero 7.z.b) ed all’ubicazione specifica:

Aree sensibili (D.M. 30 Marzo 2015) Applicabilità

Zone umide (art. 4.3.1). Nessuna zona Ramsar presente.

Zone costiere (art. 4.3.2) Non applicabile.

Zone montuose e forestali (art. 4.3.3) Al di sotto della quota stabilita (1600 mslm) ed al di fuori di aree forestali (vedere pagraf. 4.2).

Riserve e parchi naturali, zone classificate o protette ai sensi delle norme regionali (art. 4.3.4)

Ubicazione esterna a qualsiasi riserva, parco, zona o area Protetta (vedere par. 4.2).

Zone protette speciali designate ai sensi delle direttive2009/147Ce e 92/43/Cee

Nessuna area ZSC o ZPS presente (vedere par. 4.1)

Zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla normativa dell'Unione europea sono già stati superati (art. 4.3.6)

Fuori dall’ambito di applicazione (All. IV, numero 7.z.b)

Zone a forte densità demografica Popolazione e densità del Comune di San Lucia di Piave sotto soglia.

Zone di importanza storica, culturale o archeologica (art.

4.3.8)

Nessuna zona compresa (vedere pagraf. 4.2).

Com’è evidente, l’area non ricade tra le tipologie sensibili ai fini dell’applicazione del D.M. 30 marzo 2015.

2.2 Procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA

Lo studio preliminare ambientale, o verifica di assoggettabilità, all’interno della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, viene redatto allo scopo di verificare se il progetto abbia possibili effetti negativi apprezzabili sull’ambiente e valutare l’assoggettabilità alla successiva fase di Studio di Impatto Ambientale.

Tale elaborato viene redatto ai sensi del Titolo III, art. 19 del D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”, come modificato ed integrato dal D.Lgs. 04/08, dal D.Lgs. 128/10 e dall’ultimo D.Lgs 104/2017, secondo le modalità dell’Allegato IV-bis e dell’Allegato V.

Le “Norme in materia Ambientali” predispongono inoltre, all’art. 10 comma 3 che: La VAS e la VIA comprendono le procedure di valutazione d'incidenza di cui all'articolo 5 del decreto n. 357 del 1997; a tal fine, il rapporto ambientale, lo studio preliminare ambientale o lo studio di impatto ambientale contengono gli elementi di cui all'allegato G dello stesso decreto n. 357 del 1997 e la valutazione dell'autorità competente si estende alle finalità di conservazione proprie della valutazione d'incidenza oppure dovrà dare atto degli esiti della valutazione di incidenza. Le modalità di informazione del pubblico danno specifica evidenza della integrazione procedurale.

(8)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 8 i Siti Rete Natura 2000 ai sensi della DGRV 1400/2017.

2.3 Contenuti e metodologia dello studio

Per quanto attiene ai contenuti e ai criteri, ai sensi dell’allegato IV-bis e V del D.Lgs. 152/06, lo studio è strutturato per approfondire i seguenti contenuti:

• caratteristiche del progetto/impianto;

• localizzazione e contesto territoriale – ambientale dell’ambito

• caratterizzazione dell’impatto potenziale.

• La struttura dello studio viene suddivisa nelle seguenti sezioni:

Contesto normativo e programmatico: contiene la verifica e l’analisi degli strumenti di pianificazione e programmazione regionali, comunali e delle normative specifiche di settore. In tale contesto si pongono in evidenza sia i rapporti di coerenza/incoerenza del progetto/impianto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti suddetti, sia i vincoli di legge presenti nel territorio.

Progettuale: descrive dell’impianto oggetto di valutazione, le soluzioni tecniche e fisiche adottate. Lo spirito che guida la descrizione è quello di individuare le caratteristiche fondamentali dell’impianto e di evidenziare gli elementi progettuali potenzialmente interattivi con l'ambiente. In particolare saranno presi in considerazione tutti gli elementi tecnici e le misure di mitigazione previste.

Screening Ambientale: definisce l’ambito territoriale e i sistemi ambientali interessati dal progetto entro cui è presumibile possano manifestarsi effetti significativi, descrive i sistemi ambientali interessati ponendo in evidenza le criticità negli equilibri naturali e antropici esistenti, individua le aree, le componenti e i fattori ambientali che manifestano un certo grado di criticità in riferimento all’opera e le relazioni tra questi, documenta gli usi previsti delle risorse, la loro articolazione, la priorità nel loro uso e trattamento, gli ulteriori usi potenziali ed alternativi, documenta i livelli di qualità dell’ambiente preesistenti e i fenomeni di degrado in corso, mitigabili o meno.

Stima degli effetti ambientali: in linea generale contiene la stima degli impatti - quelli negativi e positivi, quelli diretti e indotti, cantiere e esercizio.

Mitigazioni: La definizione di linee guida per le opere di mitigazione ambientale consente di prevedere apposite precauzioni atte a limitare gli impatti generati. Tali misure non sono strettamente riferibili esclusivamente all’impianto, ma considerano anche provvedimenti di carattere gestionale da attuare per contenere gli impatti.

3 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’edificio oggetto di demolizione è ubicato nel Comune di Santa Lucia di Piave (TV) in via Martiri della Libertà 74. Per un migliore inquadramento dell’area in esame si vedano le seguenti immagini satellitari.

(9)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 9 Figura 1 - Inquadramento ortofoto dell’edificio oggetto di demolizione.

4 IL CONTESTO DELLA PIANIFICAZIONE

Per quanto riguarda le linee di assetto del territorio in cui l’impianto va a collocarsi si farà riferimento agli strumenti di pianificazione e programmazione regionali, provinciali e comunali, mentre per le politiche di salvaguardia e rivitalizzazione socio-economica si analizzeranno i vari piani settoriali.

(10)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 10 Natura 2000 è una rete europea di siti ad alta rilevanza ecologica. Su di essa si basa la politica europea di conservazione della natura e della biodiversità, sviluppata allo scopo di garantire la sopravvivenza, a lungo termine, delle specie e degli habitat di maggiore pregio e più minacciati a livello europeo.

A livello legislativo questo approccio è stato promosso dalle direttive comunitarie "Uccelli" (Dir. 79/409/CEE e Dir.

2009/147/CE) e "Habitat" (Dir. 92/43/CEE): in particolare, è proprio quest’ultima che sancisce la costituzione della rete Natura 2000, una rete ecologica europea costituita da Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS, già istituite con la Direttiva 79/409/CEE). Queste aree rappresentano i “nodi” della Rete e sono individuate sulla base della presenza al loro interno degli habitat e delle specie di flora e di fauna di grande interesse conservazionistico e particolarmente vulnerabili indicati negli allegati delle due direttive citate.

Ai sensi dell’articolo 3, comma 3, del DM 17 ottobre 2007, le Zone di Protezione Speciale (ZPS) sono formalmente designate al momento della trasmissione dei dati alla Commissione Europea e, come stabilito dal DM dell’8 agosto 2014 (GU n. 217 del 18-9-2014) l’elenco aggiornato delle ZPS è pubblicato sul sito internet del Ministero dell’Ambiente.

Il 28 novembre 2019 la Commissione Europea ha approvato l’ultimo (tredicesimo) elenco aggiornato dei SIC per le tre regioni biogeografiche che interessano l’Italia, alpina, continentale e mediterranea rispettivamente con le Decisioni 2020/100/UE, 2020/97/UE e 2020/96/UE. Tali Decisioni sono state redatte in base alla banca dati trasmessa dall’Italia a dicembre 2017.

ll MATTM in data 20 giugno 2019 ha adottato, d’intesa con la Regione Veneto, il Decreto “Designazione di due zone speciali di conservazione (ZSC) insistenti nel territorio della regione biogeografica alpina delle Regioni Veneto e Friuli- Venezia Giulia. Il Decreto è stato pubblicato in G.U. n. 155 del 04 luglio 2019. Con quest'ultimo passaggio, tutti i siti SIC ricadenti in Regione del Veneto ora sono designati come ZSC.

L’ultima trasmissione della banca dati alla Commissione Europea è stata effettuata dal Ministero dell’Ambiente dicembre 2020

L’area in esame risulta esterna ai siti Rete Natura 2000. (Figura 2)

Il sito in progetto dista circa 2 km dalla ZSC Ambito fluviale del Livenza e Corso Inferiore del Monticano (IT3240029) e circa 6 km dalla ZSC Grave del Piave – Fiume Soligo – Fosso di Negrisia (IT3240030) e ZPS Grave del Piave (IT 3240023).

(11)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 11 Figura 2 – sito rete natura 2000 (fonte: Elaborazione GIS database Regione Veneto)

4.1.1 La valutazione di incidenza ambientale (VIncA)

La Valutazione d'Incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso.

Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti della rete Natura 2000 attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui tali siti sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale.

È bene sottolineare che la procedura di Valutazione d'Incidenza si applica sia agli interventi/trasformazioni territoriali che ricadono all'interno dei siti della rete Natura 2000 (o in siti proposti), sia a quelli che, pur sviluppandosi all'esterno di tali siti, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.

In ambito nazionale, la Valutazione d'Incidenza viene disciplinata dall'art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120, (G.U. n.

124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 che recepiva i paragrafi 3 e 4 della Direttiva "Habitat". Il D.P.R. 357/97 è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea che ha portato alla sua modifica ed integrazione mediante il D.P.R. 120/2003.

2 km

(12)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 12 procedurale, la Delibera Regionale ribadisce che i contenuti dello studio di incidenza devono rifarsi a quanto previsto dall’Allegato G del DPR 357/1997.

Ai fini della valutazione della presente campagna mobile di trattamento rifiuti, in attuazione alla DGR 1400/17 , è stata verificata l’applicabilità del punto 2.2 “Piani, progetti e interventi per i quali non è necessaria la procedura di valutazione di incidenza”. Si rimanda per ogni dettaglio al paragrafo 6.7.3.

4.2 Ricognizione dei vincoli e delle tutele ambientali

L’analisi del quadro conoscitivo del Geoportale Nazionale non ha evidenziato la presenza dei seguenti ambiti tutelati/

vincolati:

Siti Rete Natura 2000 (Direttiva europea 92/43/CEE, Decreto Ministro ambiente 21/10/2013, Direttiva europea 79/409/CEE)

- Aree importati per l’avifauna (IBA) - Parchi nazionali e regionali - Aree protette (VI EUPA) - Zone di protezione ecologica - Rischi idrogeologico PAI

- Rischio significativo di alluvione.

Figura 3: cartografia generale dei vincoli e tutele (fonte: Geoportale Nazionale) [pallino giallo = area cantiere ]

(13)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 13 giugno 2020 del nuovo PTRC, ma che fornisce comunque un quadro conosciuto complessivo di tutti i vincoli della Regione Veneto.

Come si evidenzia dalla figura seguente l’area di cantiere non interferisce con nessun elemento di vincolo e tutela.

Figura 4: carta delle valenze stocio-culturali e paesaggistiche-ambientali (elaborazione QGIS - tavola 10 PTRC 1992)

4.2.1 Vincolo paesaggistico

La ricognizione dei vincoli e delle aree di tutela paesaggistica / ambientale dell’area in esame è stata valutata mediante gli strumenti di pianificazione e il database del sito del Ministero SITAP Beni Culturali http://www.sitap.beniculturali.it/.

L’area in esame non risulta soggetta a vincoli paesaggistici.

(14)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 14 Figura 5: vincolo paesaggistico (SITAP Ministero)

4.3 Piano di Assetto idrogeologico

L’analisi del Piano di Assetto Idrogeologico del Fiume Piave approvato con DPCM 21 novembre 2013 non ha evidenziato per il territorio in esame del Comune di Santa Lucia di Piave aree a rischio idrogeologico.

4.4 Piano d’area Medio Corso del Piave

Il comune di Santa Lucia di Piave ricade all’interno del Piano d’Area del Medio Corso del Piave; il Piano è stato adottato con DGRV 826/2010.

(15)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 15 Figura 6: sistema delle fragilità Figura 7: sistema del paesaggio

Il Piano d’Area evidenzia che l’ambito in esame ricade in zone classificate come da strumento urbanistico; non si evidenziano elementi di progetto in contrasto con gli obiettivi del Piano d’Area.

4.5 Piano di Assetto del Territorio

Il PAT del Comune di Santa Lucia di Piave è stato approvato con Decreto del Presidente della Provincia di Treviso n. 167 del 21/08/2017.

Si analizzano di seguito le cartografie del Piano:

- Carta dei Vincoli e della Pianificazione: a confine con l’area di cantiere è presente il gasdotto/oleodotto con la relativa fascia di rispetto

- Carta delle invarianti: una parte dell’ambito ricade nell’invariante di natura paesaggistica “megafan” normati dall’art. 25.

- Carta delle Fragilità: a confine con l’area di cantiere è presente l’area di tutela di interesse storico-ambientale normati dall’art. 31

- Carta della trasformabilità: l’area ricade in ambiti di urbanizzazione consolidata idonei per interventi di miglioramento della qualità urbana e territoriali, normati dall’ar. 37.

Si evidenzia che l’intervento in oggetto, specificatamente la campagna mobile di recupero rifiuti inerti, non risulta in contrasto con le norma del PAT.

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 16 Figura 8: carta dei vincoli e della pianificazione territoriale (PAT)

Figura 9: carta delle invarianti (PAT)

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 17 Figura 10: carta delle fragilità (PAT)

Figura 11: carta delle trasformabilità (PAT)

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 18 1. La Tav. n. 2 “Carta delle Invarianti” individua caratteri ed identificativi di tipo areale, lineare e puntuale, che caratterizzano e distinguono un luogo o un territorio la cui tutela e salvaguardia risulta indispensabile al mantenimento dei suoi caratteri fondamentali.

Direttive

2. Il PI dovrà definire, anche sulla base dei contenuti della “Carta della trasformabilità”, gli interventi ammissibili in tali zone, perseguendo i seguenti obiettivi:

a. eliminazione o mitigazione degli elementi detrattori del paesaggio e tutela dei coni visuali;

b. riqualificazione delle parti di territorio caratterizzate dal punto di vista paesaggistico;

c. controllo della qualità dei nuovi interventi edilizi ammessi;

d. disciplina dell’attività di recupero del patrimonio edilizio esistente.

Prescrizioni

3. All’interno di queste zone sono vietati attività e interventi che possano comportare il deterioramento delle caratteristiche fondamentali e di naturalità e biodiversità del paesaggio oggetto di protezione.

4. È fatto generale divieto di tagliare a raso, bruciare, estirpare e sradicare, i grandi alberi e tutti di esemplari arborei d'alto fusto, nonché le alberate formali e informali, i filari di siepe campestre individuate dal P.A.T. di cui il P.I. ne comprovi l’esistenza, fatte salve le comprovate ragioni fitosanitarie e di pubblica incolumità.

Articolo 31 – ZONA DI TUTELA

1. Il P.A.T nella tavola 3, nel rispetto dell’art. 41 della L.R. 11/2004, delimita:

a. area di 100 m di profondità dall’unghia esterna del corso d’acqua al scopo di tutelare fiumi, torrenti, canali, invasi naturali ed artificiali, zone umide anche a fini di polizia idraulica e di tutela del rischio idraulico;

b. aree di interesse storico, ambientale e artistico quali risorse culturali e paesaggistiche meritevoli di opportuna tutela sotto il punto di vista storico, ambientale ed artistico (centri storici, le ville individuate nella pubblicazione dell'Istituto regionale per le Ville Venete, edifici-pertinenze vincolate e contesti figurativi);

c. aree per il rispetto dell’ambiente naturale, della flora e della fauna quali risorse paesaggistiche e ambientali (aree di connessione naturalistica, corridoi ecologici, isole ad elevata naturalità e aree nucleo).

Direttive

2. Per ogni tipo di intervento, il P.I. dovrà prevedere criteri di approccio progettuale articolato con particolare riferimento a:

a. disciplina degli usi, funzioni e attività ammissibili, verifica di compatibilità delle trasformazioni su usi funzioni ed attività preesistenti;

b. disciplina delle procedure e dei programmi di intervento ammissibili.

Prescrizioni

(19)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 19 Articolo 37 - AREE IDONEE PER INTERVENTI DIRETTI AL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ URBANA E TERRITORIALE […]

2. Le aree individuate sono porzioni di territorio nelle quali pregresse situazioni di degrado, compromissione o incompatibilità nella destinazione d’uso con l’ambiente e il paesaggio circostante, considerate critiche, vengono indirizzate a un recupero compatibile con le esigenze generali di tutela e riqualificazione del tessuto urbano.

Direttive

3. Il P.I. potrà modificare il perimetro o introdurre nuove “aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale”, senza procedere ad una variante dello stesso P.A.T, ferme restando le seguenti regole:

a. l’intervento non può superare i limiti dell’A.T.O. di appartenenza;

b. l’intervento deve essere condotto nel rispetto degli indirizzi formulati negli elaborati del P.A.T.;

4. Il miglioramento/recupero di queste aree dovrà avvenire attraverso la pianificazione unitaria (P.U.A.) e si attua con interventi estesi all’intero ambito o a parti di esso attraverso:

a. il riordino degli insediamenti esistenti e il ripristino della qualità ambientale anche attraverso l’ammodernamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie e dell’arredo urbano;

b. il riuso di aree dismesse, degradate, inutilizzate, a forte polarizzazione urbana, anche mediante il completamento dell’edificato;

c. il miglioramento della qualità urbana mediante una maggiore dotazione di spazi e servizi pubblici;

d. una più omogenea individuazione dei caratteri planivolumetrici degli edifici, anche mediante interventi di trasferimento tra diversi lotti delle volumetrie edificate o di diradamento delle stesse attraverso il credito edilizio secondo le modalità descritte nei successivi articoli.

[….]

4.6 Piano degli Interventi

Il Piano degli Interventi è stato approvato con Deliberazione di Consiglio Comunale n. 3 del 25.02.2019, pubblicato all’albo pretorio in data 28.03.2019 e efficace dal 13.04.2019

L’ambito di cantiere risulta classificato come ambito produttivo multifunzionale, normato dall’art. 22.

Art. 22 ZTO Dm “Ambito produttivo multifunzionale”

Gli ambiti produttivi multifunzionali riguardano le parti del territorio che comprendono gli insediamenti per i quali il P.T.C.P. prevede la riconversione verso nuove funzioni non produttive (residenziali, terziarie, di servizio ecc..), fatto salvo il sostegno e consolidamento delle attività esistenti. Per tutti gli interventi ai fini produttivi si fa riferimento alle indicazioni del precedente articolo “Ambito produttivo confermato”. Per quanto riguarda gli interventi di riconversione, viste le molteplici variabili in campo (ubicazione, stato di conservazione, destinazioni d’uso, ecc.), è ammessa la ristrutturazione urbanistica tramite la presentazione e sottoscrizione di un accordo pubblico privato che ne definisca le destinazioni d’uso compatibili, gli obbiettivi di qualità urbana e le modalità operative da perseguire.

(20)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 20

Figura 12: zone significative (estratto tav. 1.1 PI)

In vicinanza dell’ambito sono presenti ambiti di integrità naturalistica (ad est), aree residenziali B, ad ovest e a nord, mentre a sud sono presenti ambiti agricoli.

In linea generale non si evidenziano elementi progettuali in contrasto con le norme del Piano degli Interventi, considerando che l’intervento di demolizione delle strutture, e la successiva attività di campagna mobile di trattamento rifiuti, è finalizzata alla riqualificazione urbanistica dell’ambito .

(21)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 21 Il Piano di Zonizzazione Acustica del Comune di Santa Lucia è stato approvato con DCC n. 46 del 30/11/2004 e successivamente modificato con DCC n. 22 del 28/07/2014. Il nuovo Piano è stato recentemente adottato con DCC n.

49 del 18/12/2019.

Figura 13: zonizzazione acustica vigente.

L’area di cantiere risulta localizzata in ambito di classe V (aree prevalentemente industriali); a confine con sono presenti ambiti di classe III (aree di tipo misto) e di classe IV (aree di intensa attività umana) con le relative fasce di rispetto e di transizione. Ai sensi del DPCM 14/11/97, per ciascuna classe acustica, sono definiti i valori limite di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori di attenzione e i valori di qualità.

Per le zone confinanti a diversa classificazione è prevista una fascia di transizione e/o di rispetto nella zona di classe inferiore, per consentire il passaggio graduale del disturbo acustico.

(22)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 22 Ai sensi dell’art. 10 valgono le seguenti direttive.

4.8 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali

La versione del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali è stata approvata nella seduta del 29.04.2015 con la D.C.R. n. 30 del 29/04/2015 [Bur. n. 55 del 01/06/2015].

Per quanto riguarda i rifiuti speciali gli obiettivi del Piano mirano a:

- ridurre la produzione e la pericolosità dei rifiuti speciali e incentivare cicli produttivi secondo le indicazioni espresse nella definizione di sottoprodotti.

- favorire il riciclaggio, ossia il recupero di materia a tutti i livelli. A tal proposito di fondamentale importanza risulterà anche la definizione di specifiche tecniche per quelle materie prime seconde (ora ridefiniti rifiuti che hanno cessato di essere tali), prodotte dagli impianti di recupero, al momento, prive di norme di riferimento nazionali o internazionali.

- favorire le altre forme di recupero, in particolare il recupero di energia.

- valorizzare la capacità impiantistica esistente.

- minimizzare il ricorso alla discarica, in linea con la gerarchia dei rifiuti: l’opzione dello smaltimento deve costituire la fase finale del sistema di gestione dei rifiuti speciali, da collocare a valle dei processi di trattamento finalizzati a ridurre la pericolosità o la quantità dei rifiuti.

- applicare il principio di prossimità alla gestione dei rifiuti speciali.

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 23 e costruzione per la produzione di M.P.S. è coerente con gli obiettivi del Piano.

La produzione di materia prima secondaria (MPS) o meglio definita End of Waste consente inoltre di ridurre le forniture di materiale di cava per rinterri / rispristini e minimizzare il ricorso alla discarica.

5 QUADRO PRGETTUALE

5.1 Descrizione dell’opera da demolire

I manufatti oggetto di demolizione riguardano un edificio adibito ad uso produttivo, localizzato in via Marteri della Libertà nel comune di Santa Lucia di Piave (TV).

L’impresa esecutrice delle demolizioni e della campagna mobile di recupero inerti è la Moretto Giuseppe srl di Pordenone (PN).

L’immobile è una struttura dal volume complessivo V/P pari a circa mc 95.000,00 fuori terra. Il volume degli elementi strutturali oggetto di demolizione è notevolmente inferiore rispetto all’ingombro architettonico dell’edificio dal momento che questi si presenta come un unico grande ambiente interno libero precedentemente dedicato alle attività produttive industriali.

L’immobile si sviluppa su 1 livello fuori terra.

È così costituito:

- Struttura in intelaiata in cls armato e tamponamenti in laterizio - Pavimentazioni e fondazioni in cls

- Copertura con struttura in acciaio

Le strutture saranno demolite progressivamente secondo il Programma delle Demolizione che saranno svolte nelle seguenti Fasi principali.

1. Demolizione della copertura

2. Carico e trasferimento a impianto di recupero autorizzato del materiale ferroso 3. Demolizione delle strutture

4. Frantumazione del materiale di demolizione

5. Recupero nell’area di cantiere del materiale derivante dalla frantumazione.

Dopo la demolizione l’intervento generale prevede la ricostruzione con ampliamento dell’edificio ad uso produttivo; le suddette attività non sono oggetto della seguente procedura ex art. 19 del Dlgs 152/06 e smi.

Dal trattamento dei rifiuti si otterrà Materia Prima Secondaria (MPS). Il materiale così frantumato sarà posto in cumulo all’interno dell’area di cantiere, pronto al suo riutilizzo in sito. Il materiale riciclato sarà steso, come da progetto, per la realizzazione di sottofondi delle strade interne dell’area e della pavimentazione del nuovo edificio.

Si evidenzia inoltre che lo strip out e la bonifica degli elementi contenenti amianto è stata già eseguita da terzi.

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 24 Foto 1: viste esterne

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 25 Foto 2: viste interne dell’edificio oggetto di demolizione

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 26 La specifica area d’intervento è inserita all’interno del cantiere generale di demolizione dell’immobile. Come si evidenzia dalla Figura 14 l’impianto di trattamento degli inerti verrà localizzato nella porzione sud dell’ambito di cantiere, in un’area in passato occupata da un edificio ove è presente un’impronta di platea. I materiali inerti, a valle delle analisi di omologa (con classificazione CER 170904 ), saranno stoccati in prossimità dell’impianto in cumuli progressivi in funzione della produttività dello stesso. Le materie prime secondarie saranno depositate in apposite aree di cantiere.

Il cantiere è già interamente compartimentato e provvisto di accesso, di dimensioni adeguate al transito dei mezzi operativi. Le lavorazioni previste in cantiere potranno non comporteranno limitazioni alla circolazione e/o modifiche alla viabilità nell’area circostante allo specifico intervento di Demolizione. I mezzi seguiranno le prescritte indicazioni di viabilità interna del cantiere e della viabilità pubblica limitrofa.

Figura 14: planimetria e organizzazione del cantiere

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 27 L’impianto che verrà utilizzato per la frantumazione è un OM TRACK ARGO matricola n. 99E02300T, autorizzato con Determinazione n. 1437 del 10/06/2010 dalla Provincia di Pordenone, Deliberazione n. 290 della Giunta Provinciale di Pordenone del 12.11.2009 e recentemente rinnovata Decreto della Regione Friuli-Venezia Giulia n. 2170/AMB del 26/05/2020 (vedi allegato 1).

L’impianto è autorizzato per una potenzialità massima giornaliera di 1.200 ton/giorno (120.000 ton/anno) e può trattare le seguenti tipologie di rifiuti, per l’ottenimento di materiali secondo le specifiche tecniche imposte dalle norme che ne regolano l’utilizzo:

tali rifiuti potranno essere recuperati secondo l’allegato1, tipologia 7.1: rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento armato e non (…),del D.M. 05.02.98 e s.m.i..

5.3.1 Descrizione del processo di trattamento

Lo schema a blocchi dell’impianto è il seguente:

- ALIMENTAZIONE: il rifiuto viene caricato nella tramoggia con l’utilizzo di un escavatore

- VAGLIATURA: Viene effettuata in automatico per mezzo di un letto vibrante che sospinge il materiale di pezzatura più grande fino allo scivolo di scarico he lo immette nel mulino. Il materiale di pezzatura più fine (fini naturali) oltrepassa una griglia e cade su uno scivolo posto sotto l’alimentatore vibrante e, mediante un sistema di aperture-chiusura idraulico, viene inviato ad un nastro laterale che lo scarica a cumulo, oppure, bypassando il frantoio, al nastro di scarico del prodotto. Prima di procedere all’alimentazione del molino trituratore, verrà effettuato il cesoiamento dei blocchi di materiale più voluminosi e dei tondini metallici d’armatura

- FRANTUMAZIONE: Mediante frantoio a mascelle - la dimensione del materiale in uscita, può essere modificata variando la distanza fra le mascelle tramite dispositivi di tipo idraulico, i materiali prodotti dalla frantumazione vengono scaricati sul nastro trasportatore principale.

- DEFERRIZZAZIONE: Mediante il separatore magnetico adibito alla separazione del materiale ferroso eventualmente presente nei rifiuti.

- SCARICO: alla fine del ciclo di lavorazione, il prodotto viene stoccato in cumuli e riutilizzato, mentre gli altri rifiuti derivanti dalla cernita e dal trattamento, dopo essere stati stoccati in appositi containers, vengono conferiti a ditte autorizzate per lo smaltimento o recupero.

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 28 demolizione e trattamento” e/o altri rifiuti, che saranno smaltiti a norma di legge.

Figura 15: schema a blocchi di un impianto mobile tipo di trattamento rifiuti da demolizione

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 29 L’impianto che verrà installato in cantiere avrà le seguenti caratteristiche tecniche:

Figura 16: caratteristiche dimensionali dell’impianto

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 30

5.4 Descrizione fasi operative

Preliminarmente all’intervento di demolizione, gli impianti serviti alla struttura dovranno essere dismessi e i locali dovranno essere liberati da ogni arredo. Si evidenzia comunque che l’edificio è già stato bonificato da materiali contenenti amianto e altri materiali pericolosi.

L’intero perimetro della proprietà risulta provvisto di recinzione, pertanto non sarà necessario provvedere alla delimitazione dell’area di cantiere.

Successivamente all’installazione della cartellonistica di cantiere e della segnaletica di sicurezza e all’installazione dell’impianto idraulico, si procederà con la demolizione dell’edificio a partire dai volumi “fuori terra” ovvero delle strutture verticali (copertura, pilastri e pareti) e delle fondazioni. Le demolizioni saranno di tipo progressivo e selettivo

(31)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 31 frontalmente avanzando lungo l’asse longitudinale dello stesso.

Durante le fasi di demolizione si provvederà a limitare la produzione di polveri mediante nebulizzazione o irroramento delle superfici e delle aree oggetto di lavorazione.

Le macerie prodotte dalle demolizioni saranno omogenizzate in base alla tipologia delle stesse e stoccate in differenti cassoni.

Le macerie così prodotte, di adeguate dimensioni tali da poter essere trasferite su autocarro, saranno caricate con escavatore munito di benna sugli autocarri e quindi inviati all’impianto di frantumazione mobile autorizzato o allontanate.

In generale le operazioni da prevedere sono:

• Successivamente alla demolizione dei manufatti, i rifiuti derivanti dall’attività di demolizione verranno accumulati in una apposita area prossima all’impianto di frantumazione, utilizzando una o più pale gommate e/o escavatori idraulici, dotati di benna “a cucchiaio”

• Successivamente, si procederà ad una cernita dalla massa di inerti di eventuali altri rifiuti quali imballaggi, legno, plastica e di altri materiali indesiderati. La cernita può essere effettuata manualmente o con escavatore dotato di benna mordente idraulica. Prima di procedere all’alimentazione del molino trituratore, verrà effettuato il cesoiamento dei blocchi di materiale più voluminosi e dei tondini metallici d’armatura

• Eventuali rifiuti decadenti dall’impianto mobile verranno depositati in un’altra area identificata, in cumulo o in containers e verranno allontanati e conferiti presso idonei impianti di recupero accompagnati da apposito formulario di identificazione.

La classificazione tipica delle attività di recupero dei rifiuti si basa, attualmente, sull’elenco delle operazioni R dell’allegato C alla parte IV del D.Lgs.152/06. Alla base del concetto di recupero vi è il presupposto che " ... un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto a un'operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici.” ( Dlgs 152/06, art. 184-ter).

Nel caso in oggetto sono previste le seguenti operazioni:

➢ R5 – riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (mediante frantumazione/vagliatura)

➢ R 12 – scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R1 a R11(frantumazione /vagliatura per sottoporre i rifiuti ad una delle operazioni da R1 a R11)

Il mezzo dovrà essere dotato di un nastro trasportatore magnetico e di una pompa ad acqua per l’abbattimento delle polveri.

Per l'abbattimento della polvere l’impianto è dotato di un dispositivo di nebulizzazione dell'acqua che umidificando il materiale frantumato riduce al minimo l'emissione di particelle polverulente

Le attività di frantumazione non devono prevedere reflui da lavorazione.

Le operazioni di frantumazione si svolgeranno in modo discontinuo nell’arco dell’orario lavorativo compreso tra le 08.00÷12.00 e 13.00÷18.00 per un periodo mediamente di 8 ore al giorno.

L’impianto sarà posizionato nell’area posta a Sud dell’edificio. La collocazione all’interno del cantiere risulta di facile accessibilità ed inoltre risulta di minimizzare il disturbo ai principali ricettori abitativi posti a nord ed ovest (unità residenziali).

(32)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 32 Ogni fase è caratterizzata da un insieme di procedure e documenti atti a garantire l’efficacia del trattamento e la bontà del materiale riciclato prodotto. Ogni fase si suddivide in diverse attività specifiche; di seguito si riporta uno schema a titolo esemplificativo:

5.6 Analisi sul Rifiuto

La determinazione delle caratteristiche chimico fisiche del rifiuto verrà effettuata attraverso le analisi su un campione rappresentativo ottenuto da una serie di prelievi sul rifiuto che sarà generato dalle attività di demolizione.

L’analisi di classificazione permetterà di verificare la conformità del rifiuto prima di essere trattato all’impianto di recupero stesso.

In generale, prima dell’avvio dei lavori, l’impresa (ovvero il produttore del rifiuto) individua un laboratorio accreditato ACCREDIA a cui affidare tutte le analisi di omologa rifiuti. Altrimenti in fase di smaltimento sarà cura del sito di conferimento (discarica e/o impianto di recupero) effettuare le seguenti analisi:

• Classificazione di pericolosità rifiuti ex REG. UE 1357/2014 e Legge 125/2015

• Se è previsto lo smaltimento in discarica: risulta necessario eseguire test di cessione per la classificazione in base al DM 27/09/2010 e smi (definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica – inerti, non pericolosi, pericolosi) e al D.Lgs 36/2003 (attuazione delle direttiva 1999/31/Ce relativa alle discariche dei rifiuti)

• Se è previsto Destinato ad un impianto di recupero: eseguire test di cessione specificatamente previsto per ammissibilità del rifiuto in impianto di recupero di destino (ad es. test di cessione in acqua ai sensi dell’allegato 3 al D.M. 02/02/1998 sostituito dal D.M. 186 del 5 aprile 2006 e verifiche analitiche sulla matrice solida tal quale di scavo secondo il D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.) e quant’altro previsto specificatamente nei decreti autorizzativi dell’impianto di destino.

(33)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 33 l’omologa verrà effettuata prima della demolizione completa dell’edifico, mediante il prelievo di varie aliquote di materiale e della pezzatura del rifiuto.

Il laboratorio di analisi incaricato svolgere tale attività potrà fare riferimento alle seguenti procedure:

• UNI 10802: 2004 per i rifiuti

• procedura gestionale di campionamento del laboratorio incaricato.

Le operazioni di campionamento devono essere eseguite dai tecnici del laboratorio incaricato o dal personale operante presso l’impianto e adeguatamente formato secondo protocolli condivisi con il laboratorio. Sarà cura del tecnico incarico compilare la scheda rifiuti / modulo di campionamento.

5.7 Identificazione Codici CER

In base all’analisi puntuale della struttura è stato possibile distinguere varie tipologie di materiali che saranno rimossi / demoliti, a cui sono stati attribuiti in via preliminare i rispettivi codici CER (Codice Europeo del Rifiuto) secondo normativa vigente.

Ai fini delle conseguenti responsabilità si evidenzia che l’Appaltatore a seguito dell’aggiudicazione assumerà a tutti gli effetti la qualifica giuridica di “produttore di rifiuti”/“detentore” ai sensi del D.Lgs.152/2006 e s.m.i. e pertanto resta di sua competenza l’attribuzione del codice CER ai fini del trasporto, avvio al recupero e smaltimento dei rifiuti.

Tabella 1: riepilogo della classificazione dei rifiuti e attribuzione preliminare del CER

5.8 Calcolo delle Quantità

Per quanto riguarda il bilancio delle volumetrie oggetto di trattamento mediante l’impianto mobile in esame, si quantifica un volume di rifiuto di C&D pari a circa 4200 mc, derivanti dalla demolizione di pavimentazioni, muri perimetrali e fondazioni.

Bilancio:

- Materiale di trattare (CER 170904) = 4.200 mc - MPS prodotto = 4.200 mc

o Riutilizzabile in sito = 4.200 mc o MPS portati in altri siti = 0 mc

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 34 L’attività di demolizione prevede una durata di 16 settimane. L’utilizzo dell’impianto mobile di macinazione interessa solamente la fase 6 del cronoprogramma la cui durate prevista è di 5 settimane lavorative e quindi di 25 giorni lavorativi.

5.10 Materia Prima secondaria

I prodotti in uscita dall’attività di recupero saranno materie prime secondarie (E.o.W.) se:

• Sono conformi ai requisiti di cui all’allegato C della Circolare del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, n° UL/2005/5205 del 15.07.2005 recante “caratteristiche prestazionali degli aggregati riciclati”, ove sono riportate le proprietà geotecniche che devono essere soddisfatte dalle M.P.S. ottenute da rifiuti inerti da demolizione non pericolosi.

• sono idonei ad essere utilizzati nell’edilizia e sono destinati a questo specifico utilizzo in modo effettivo ed oggettivo (art. 3, comma 3, d.m. 5 febbraio 1998)

Le caratterizzazioni analitiche devono essere eseguite da un laboratorio accreditato ai sensi della norma UNI EN ISO 17011.

Le operazioni precedentemente descritte e schematizzate sono finalizzate a consentire l’utilizzo del materiale come

“sottofondo stradale” allegato C2 e/o come “strati di fondazione” allegato C 3 della circolare 15/07/2005 n. 5205. Le verifiche che dovranno essere previste per questo utilizzo sono: ·

• test di cessione secondo quanto previsto dall’Allegato n. 3 del D.M. 05.02.1998 come modificato dal DM 05.04.2006 n. 186

• test Los Angeles allegato C 2 - C 3 della circolare 15/07/2005 n. 5205 su un campione rappresentativo di materiale frantumato tal quale e nella forma fisica prevista per l’utilizzo e prima della miscelazione con materiali di cava.

Tali rifiuti verranno recuperati tramite i processi tipici dell’impianto sopra descritto e in questo modo si otterrà la produzione di E.o.W. (End of Waste) ai sensi dell’art 181 bis del D.Lgs. 152/06, che verranno utilizzate previo accertamento analitico della conformità.

5.10.1 Requisiti degli E.O.W.

I prodotti derivanti dal recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione devono riportare obbligatoriamente la marcatura CE (secondo le previsioni del D.M. 11/4/2007 “Applicazione della direttiva n. 89/106/CE sui prodotti da costruzione, recepita con D.P.R. 21 aprile 1993, n. 246, relativa all’individuazione dei prodotti e dei relativi metodi di controllo della conformità degli aggregati”) , il livello di attestazione di conformità deve rispondere ai contenuti del

“sistema 4” o del “sistema 2+” in funzione del tipo di uso previsto e delle specifiche norme di riferimento applicabili (UNI EN 12620, 13242, 13043). Relativamente agli aggregati per calcestruzzi, a quanto sopra vanno aggiunte le prescrizioni previste dal D.M. 14/1/2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”.

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 35 Stante la variabilità dei prodotti derivanti dalle attività di recupero di rifiuti da costruzione e demolizione, per garantirne un costante e ottimale standard di qualità, occorre prevedere prove di caratterizzazione dei materiali per lotti secondo la frequenza e così come definiti nelle note 3 degli allegati alla Circolare del Ministero dell’ambiente 15/7/2005, n. 5205, fatte salve eventuali prescrizioni più restrittive previste dalle autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti.

Il numero dei prelievi e di prove sui prodotti derivanti dalle attività di recupero di rifiuti da costruzione e demolizione potrà essere diminuito, rispetto a quanto indicato dalla Circolare del Ministero dell’ambiente 15/7/2005, n. 5205, in funzione della dimostrazione di una costanza di risultati derivante dall’applicazione di un sistema di “Controllo di Produzione di Fabbrica” (FPC – Factory Production Control – conforme ad una delle norme UNI EN 12620, 13242, 13043) e certificato da organismo terzo abilitato, secondo quanto previsto dal D.M. 11/4/2007.

La riduzione del numero di prelievi e di prove dovrà seguire lo schema seguente:

1. livello base, definito secondo le modalità indicate dalla Circolare del Ministero dell’ambiente 15/7/2005, n. 5205

2. un solo controllo ogni 6.000 m3 con prelievo effettuato sulla produzione di almeno una settimana e di quantità comunque non inferiore a 1.000 m3 nel caso in cui in un arco temporale di sei mesi e/o per almeno sei verifiche (in meno di sei mesi), le singole osservazioni (ognuna delle quali eseguita su lotti diversi e per ogni tipologia di aggregati riciclati prodotta), evidenziano una costanza di risultati (chimici e prestazionali) conformi alle specifiche;

3. un solo controllo ogni 12.000 m3 con prelievo effettuato sulla produzione di almeno una settimana e di quantità comunque non inferiore a 1.000 m3 se per almeno tre verifiche successive eseguite ogni 6.000 m3 le prove di caratterizzazione evidenziano una costanza di risultati (chimici e prestazionali) conformi alle specifiche;

4. un solo controllo ogni 18.000 m3 con prelievo effettuato sulla produzione di almeno una settimana e di quantità comunque non inferiore a 1.000 m3 se per almeno tre verifiche successive eseguite ogni 12.000 m3 le prove di caratterizzazione evidenziano una costanza di risultati (chimici e prestazionali) conformi alle specifiche.

Ad ogni variazione negativa nella costanza dei risultati rispetto alle classificazioni definite per le varie tipologie di aggregati, si tornerà al livello precedente.

5.10.3 Non conformità

I prodotti ottenuti dalla lavorazione dei rifiuti devono essere depositati nelle apposite aree in attesa che sia verificata la rispondenza ai requisiti prestazionali e ambientali.

Nel caso le verifiche condotte sul lotto portino a una non conformità dei parametri prestazionali il materiale potrà essere rilavorato al fine di raggiungere quanto previsto. Nel caso invece di non conformità alle caratteristiche ambientali i materiali restano rifiuti e pertanto dovranno essere gestiti, a cura dell’Appaltatore, come tali a norma di legge.

5.11 Registro di carico e scarico e formulari

Sarà tenuto apposito registro di carico e scarico rifiuti secondo quanto previsto dal D.M. n.148/98 e dall’art.190 del D.Lgs 152/06 e smi, al fine di contabilizzare la quantità di rifiuti riutilizzati.

Tutti i rifiuti di risulta derivanti dall’attività di trattamento e da, eventuali, altre attività interne al cantiere, saranno conferiti ad impianti regolarmente autorizzati, previa emissione di relativo formulario di identificazione, in conformità a quanto previsto dall’art 193 d.Lgs 152/2006 e smi. Inoltre i trasporti dovranno essere effettuati da ditta specializzata iscritta all’Albo Gestori Ambientali.

(36)

Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 36 Per la disciplina del deposito temporaneo si fa riferimento alle disposizioni legislative ex art. 183, lett. bb) del D.Lgs 152/06 e smi .

Il deposito temporaneo preveda la suddivisione dei rifiuti per categorie omogenee: tale prescrizione va intesa come l’obbligo di tenere separati i rifiuti pericolosi da quelli non pericolosi e di distinguere le diverse tipologie in modo da facilitare il successivo avvio a recupero.

Il deposito temporaneo deve essere effettuato in condizioni di sicurezza per gli operatori e adottando gli accorgimenti necessari ad evitare eventuali impatti sull’ambiente provocati dai rifiuti.

I residui derivanti dalla attività di costruzione e demolizione devono essere depositati conformemente alle indicazioni progettuali, in una area del cantiere appositamente predisposta (zona di deposito temporaneo).

Nel deposito temporaneo:

• devono essere rispettato il criterio temporale/quantitativo previsto dalla norma;

• i rifiuti devono essere tenuti distinti per tipologia (CER);

• deve essere posta una adeguata segnaletica con l’indicazione del rifiuto in deposito.

Si segnala infine che qualora i diversi rifiuti siano avviati presso l’impianto di gestione attraverso un unico trasporto, questo dovrà essere effettuato in modo da tener distinte le diverse tipologie di rifiuti, suddivisi per codice CER, e ognuno dovrà essere accompagnato dal rispettivo formulario di identificazione.

I materiali e gli elementi riusabili devono essere depositati con le stesse cautele che si adotterebbero per i materiali nuovi, curando di porli al riparo dalle intemperie e di proteggerli da urti che potrebbero danneggiarli, tenendoli per quanto possibile separati dai rifiuti.

I rifiuti (legno, metalli, cartoni, plastica ecc.) è opportuno siano posti in adeguati contenitori e/o cassonetti.

5.13 Cumulo con altri progetti (Linee guida Assoggettabilità VIA DM 30.03.2015)

Come previsto dal Decreto 30 marzo 2015 un singolo progetto deve essere considerato anche in riferimento ad altri progetti localizzati nel medesimo contesto ambientale e territoriale. Il criterio del «cumulo con altri progetti» deve essere considerato in relazione a progetti relativi ad opere o interventi di nuova realizzazione:

- appartenenti alla stessa categoria progettuale indicata nell'allegato IV alla parte seconda del decreto legislativo n.152/2006;

- ricadenti in un ambito territoriale entro il quale non possono essere esclusi impatti cumulati sulle diverse componenti ambientali (una fascia di un chilometro per le opere lineari -500 m dall'asse del tracciato; una fascia di un chilometro per le opere areali -a partire dal perimetro esterno dell'area occupata dal progetto proposto)

- per i quali le caratteristiche progettuali, definite dai parametri dimensionali stabiliti nell'allegato IV alla parte seconda del decreto legislativo n. 152/2006, sommate a quelle dei progetti nel medesimo ambito territoriale, determinano il superamento della soglia dimensionale fissata nell'allegato IV alla parte seconda del decreto legislativo n. 152/2006 per la specifica categoria progettuale.

Al fine di escludere la cumulabilità con altri progetti dello stesso tipo, quindi di cui al D.Lgs. 152/2006, Allegato IV alla Parte Seconda, è stato effettuato un censimento sulla Banca Dati regionale e della Provincia di Treviso (www.

http://ecologia.provincia.treviso.it/) sullo stato delle procedure di VIA, assoggettabilità a VIA e Vinca. All’interno del database risulta assente qualsiasi procedura ubicata all’interno del Comune di Santa Lucia di Piave (TV) per interventi

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 37 aree ubicate ad 1 km di distanza; dal database provinciale si evidenzia una procedura ex art. 19 per campagna mobile di recupero rifiuti nel comune di Ponzano Veneto (TV) localizzato a circa 16 km dal sito di Santa Lucia di Piave. Nel comune di San Polo di Piave è in corso una procedura ex art. 19 per una domanda di modifica sostanziale di un impianto di recupero rifiuti non pericolosi; il sito risulta localizzato a circa 10 km dall’area di cantiere in esame.

5.14 NATURA TRASFRONTALIERA DELL’IMPATTO

Per quanto riguarda la natura transfrontaliera dell'impatto, si rileva che per i progetti dell'allegato IV alla parte seconda del decreto legislativo n. 152/2006 non è prevista l'applicazione della Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (Espoo, 25 febbraio 1991), in quanto le relative disposizioni si applicano limitatamente alle attività assoggettate alla procedura di VIA obbligatoria (progetti elencati negli allegati II e III alla parte seconda del Dlgs n. 152/2006). Inoltre, per ciò che concerne i potenziali «impatti ambientali interregionali» relativi a progetti localizzati sul territorio di regioni confinanti o che possano determinare impatti ambientali rilevanti ovvero effetti ambientali negativi e significativi su regioni confinanti, sono gli articoli 30 e 31 del decreto legislativo n. 152/2006 che individuano idonee procedure di valutazione e autorizzazione d'intesa tra le autorità territorialmente competenti.

Nel caso specifico, in considerazione della tipologia di impatti valutati e della localizzazione del cantiere non si avrà alcuna natura transfrontaliera dell’impatto.

5.15 Rischio Incidenti (Linee guida Assoggettabilità VIA DM 30.03.2015)

Sono analizzati di seguito i rischi di incidenti connessi con la tipologia di impianto in oggetto. Si precisa che l'impianto non rientra fra i complessi industriali a "Rischio di Incidente Rilevante", come specificato dal Decreto Legislativo 21 settembre 2005, n. 238 “Attuazione della direttiva 2003/105/CE, che modifica la direttiva 96/82/CE, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose".

Dispersione accidentale di rifiuti nell'ambiente

I rifiuti presi in carico dall'impianto sono solidi e non producono reflui. Lo scarico accidentale di rifiuti può essere associato a comportamenti errati del personale o al malfunzionamento dei mezzi o delle macchine operatrici. La quantità di materiale solido accidentalmente sversato non può superare la capacità di un container (circa 20 mc) e, di conseguenza, l'incidente può essere facilmente controllato. Lo sversamento accidentale può generare una momentanea dispersione di polveri. Tale diffusione è da considerarsi minima considerato la quantità non rilevante di materiale che può essere interessata dall'evento. Si ritiene improbabile che uno sversamento accidentale possa determinare impatti significativi sull'ambiente.

Incendio o esplosione

L'attività di selezione genera il raggruppamento di materiali infiammabili, quali, plastiche, gomme, carta, cartone, legno, ecc. Questi rifiuti sono accumulati in contenitori, talvolta pressati ed imballati o depositati entro container. Al fine di ridurre al minimo il rischio di propagazione di eventuali incendi, tutti i rifiuti eventualmente infiammabili saranno sempre depositati in container separati. Le uniche sostanze infiammabili ad uso del cantiere saranno depositate in spazi adibiti a tale scopo nella baracca di cantiere. L'attività dell'impianto comporta l'utilizzo di mezzi di trasporto che funzionano a gasolio. Le macchine e le attrezzature utilizzate sono sottoposte a revisione e manutenzione periodica come previsto dai libretti tecnici e dalla normativa. Il cantiere e le aree critiche di lavorazione saranno sempre dotati di attrezzatura antincendio a norma di legge.

Rischi per gli addetti

L'esercizio dell'impianto comporta l'applicazione della normativa sulla sicurezza e tutela della salute dei lavoratori, che prende in considerazione sia la tipologia dell'attività svolta sia le caratteristiche tecniche delle macchine utilizzate. Le

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 38 nello svolgere l'attività, utilizzeranno le Dotazioni di Protezione Individuali in funzione delle relative mansioni.

Emissioni di gas, vapori, fumi o polveri

I rifiuti conferiti non sono pericolosi e non determinano evidenti fenomeni di macerazione e, quindi, emissioni di gas o vapori. Le uniche fonti di emissioni di gas sono i motori a scoppio dei mezzi di trasporto. I mezzi sono soggetti a specifica normativa che prevede la revisione ed il controllo periodico dei gas prodotti. Non è prevista, quindi, l'emissione improvvisa di gas, vapori, fumi o polveri che possono causare pericolo per gli addetti o per le popolazioni locali.

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Studio Preliminare Ambientale - Screening VIA Pagina 39 L’analisi ambientale si svilupperà secondo un percorso mirato al raggiungimento di una serie di obiettivi, che possono essere così riassunti:

- individuazione degli aspetti ambientali e delle componenti interessate a qualsiasi titolo dall’impianto;

- valutazione degli impatti potenziali generati dalle componenti dell’impianto sulle varie componenti ambientali;

- individuazione, ove si rendessero necessarie, di eventuali misure di mitigazione e/o compensazione integrative.

Il presente capitolo definirà lo stato delle componenti e riporterà delle valutazioni specifiche sui potenziali impatti del progetto.

6.1 Suolo e sottosuolo

6.1.1 Inquadramento geologico e geomorfologico

Il territorio del Comune di Santa Lucia di Piave possiede peculiarità geomorfologiche e caratteristiche geologiche ed idrogeologiche sufficientemente comuni da poter essere trattato in modo unitario senza che ciò pregiudichi il dettaglio delle informazioni presentate.

Dal punto di vista geologico la zona è costituita dai depositi post-glaciali del fiume Piave, appartenenti al grande conoide defluente dal varco di Nervesa (megafan del Piave di Nervesa).

Figura 17: Schema dei sistemi deposizionali della pianura veneto-friulana (da Bondesan et al., Geomorfologia della Provincia di Venezia, 2004)

Riferimenti

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