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La formazione scolastica è il principio della società civile: è nostro dovere renderla egualitaria ed accessibile.

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Academic year: 2022

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La formazione scolastica è il principio della società civile: è nostro dovere renderla egualitaria ed accessibile.

La nostra regione, la Lombardia, governata da 21 anni dal binomio Formigoni-Maroni, ha giovato ben poco delle indicazioni costituzionali che proteggono un bene prezioso: l’istruzione pubblica. Le recenti sentenze del Tar che dichiaravano incostituzionale il provvedimento sul buono scuola del 2014/2015 sono solo la punta dell’icerberg.

Questo documento nasce per arricchirci di informazioni circa il funzionamento del diritto allo studio superiore ed universitario nella nostra Regione. In allegato sono presenti tutti i file con cui è stata costruita questa iniziativa e il relativo volantino.

SCUOLE SUPERIORI

Fino al 2013/2014 per le scuole pubbliche e paritarie esisteva un sistema duale di sostegno al reddito. Il buono scuola e la dote scuola. Già nel lontano 2013, la nostra associazione di riferimento FdS denunciava pesanti iniquità di trattamento per studenti delle paritarie e studenti delle pubbliche.

La tesi del governo Maroni, immutata ad oggi, è che essendo il servizio paritario in gran parte a carico di imprenditori privati, vada a vantaggio delle casse pubbliche, che versano per ogni studente delle scuole pubbliche circa il doppio rispetto ad uno studente che frequenta le paritarie, le quali richiedono una retta. L’iniquità è dovuta alla retta molto alta che gli studenti delle scuole paritarie devono sostenere per poter frequentare questi istituti. Tuttavia è un dato di fatto che chi frequenta istituti paritari è solito appartenere a famiglia agiata che si può tranquillamente permettere la retta annuale. Per chi non si potesse permettere una tale cifra, lo stato garantisce con l’art. 33 e 34 un servizio pubblico efficiente per poter ambire alla massima aspirazione sociale. E’

incomprensibile quanto disonesto che una famiglia poco abbiente possa richiedere finanziamenti sostanziosi quando può utilizzare il servizio pubblico. Già allora i tagli delineavano una precisa scelta politica.

Don Milani, in un caposaldo della letteratura pedagogica italiana quale “Lettera ad una professoressa”

affermava che “non esiste nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali”. Un principio chiave del welfare sociale tutt’oggi, 40 anni dopo. Evidentemente non aveva fatto i conti con Roberto Maroni, che in nome della libertà di scelta nella formazione dei propri figli (garantita da costituzione negli stessi articoli) ritiene invece opportuno dare parti disuguali tra i disuguali: oltraggioso. Nel frattempo buono e dote scuola vengono assimilati sotto un’unica voce di bilancio: il buono

scuola, all’interno del quale c’è ogni forma di sostegno al reddito per le superiori. Nel 2015 il ricorso al Tar di una famiglia milanese finisce su tutti i giornali, poiché la sentenza dichiara incostituzionale la disposizione dei fondi nel buono scuola. La regione fa spallucce e arriviamo all’a.s. 2015/2016, il corrente.

Dopo aver denunciato ulteriori tagli all’assessorato

all’istruzione, la giunta approva un ulteriore taglio del sostegno al reddito per le scuole pubbliche, riducendo

“NON ESISTE NULLA DI PIÙ INGIUSTO CHE FARE PARTI UGUALI TRA DISUGUALI”

Don Lorenzo Milani, 1976

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lievemente il buono per le paritarie. Si tratta dei dati che vediamo nel volantino. Sollecito a visionare l’allegato “Simulazioni nuova dote scuola.xlsx” di cui un particolare sotto, per una analisi dettagliata che non lascia spazio a interpretazioni: il sostegno al reddito per le pubbliche è estinto. Contemporaneamente, Regione Lombardia annuncia che verrà sperimentata una nuova fascia di reddito: nel 2015 la fascia Isee massima era tra 28.001 e 38.000 euro, per il 2016 è stata introdotta una quinta fascia da 38.001 a 42.000.

Citando Fabio Pizzul, consigliere regionale “Con meno risorse si dà la possibilità di ottenere i quattrini anche alle famiglie con più risorse a disposizione […] Non sarebbe più logico il contrario, ovvero dare più a chi ha meno? Non trovo condivisibile il fatto di aver allargato a famiglie meno bisognose la possibilità di ricevere il Buono scuola in presenza di una riduzione delle risorse disponibili. Mi pare esattamente il contrario di quello che una logica redistributiva dovrebbe suggerire. Se proprio si doveva allargare la platea delle famiglie destinatarie, andava fatto su quelle che hanno il limite Isee a 15.494, visto che è davvero basso, soprattutto se confrontato con quello a 42.000 del Buono scuola”. (vedasi allegato “dote scuola 2016.docx” per testo integrale)

Nota I: Scuola Paritaria

Si è fatta menzione di scuole pubbliche e scuole paritarie, mai di scuole private. Il termine scuole private ha significato nullo nell’ordinamento giuridico italiano, in quanto una scuola privata non è denominabile scuola, ma semmai “centro studi abc” o “corsi di studi lmn” etc. Qualsiasi percorso di studio presso una scuola privata (quindi non riconosciuta dallo Stato come assolvente gli obblighi formativi dello studente) risulta privo di valore. Le scuole paritarie sono riconosciute dallo Stato tramite: Decreto Legge 83/2008, L. 62/2000 e la circolare interna del 29/09/2010, che disciplinano le modalità di apertura, la didattica, il corpo docenti e il personale amministrativo, le norme di sicurezza, gli esami di stato e il controllo periodico da parte di ispettori nominati dal Ufficio Scolastico Regionale. Il tutto è atto a rendere conforme il percorso di studio rispetto a quello di uno studente delle pubbliche, con la possibilità di servizi extra erogati dal soggetto giuridico “scuola paritaria xyz” e la differenziazione dei programmi nei limiti dell’organico funzionale del 30% rispetto all’indirizzo di studi a disposizione del dirigente (uguale a quanto disponibile nelle pubbliche). E’ un argomento su cui è particolarmente consigliato fare attenzione.

Gli istituti paritari in Lombardia sono 2200 (comprensivi di tutti i gradi di istruzione) e spesso svolgono un lavoro prezioso sopperendo alle mancanze del settore pubblico (asili), offrendo corsi di studio molto specifici che il pubblico non garantisce o sperimentando metodi didattici innovativi (le scuole Montessori per esempio, tutte paritarie e in numero di 24). Al netto delle critiche di questo stesso documento le paritarie ricoprono una fetta importante dell’istruzione lombarda ed italiana. La politica regionale dovrebbe però essere attenta alle esigenze ed ai diritti di chi non ha le disponibilità economiche sufficienti per garantire il percorso di studi di qualità dei propri figli, evitando per esempio di scadere nell’incostituzionalità davanti al TAR.

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Nota II: Modello ISEE 2016, cosa serve, come funziona

L'Isee, Indicatore Situazione Economica Equivalente, permette la valutazione della condizione economica delle famiglie, per determinare chi abbia diritto a prestazioni sociali agevolate, esenzioni e agevolazioni fiscali. Ha validità annuale, è unico per ciascun e si può richiedere presso un CAF o un commercialista.

I documenti necessari per ottenerlo sono:

 Documentazione al 31 dicembre dell’anno precedente la presentazione dell’ISEE relativa a titoli di stato, buoni postali, partecipazioni azionarie, obbligazioni, BOT, CCT, buoni fruttiferi, fondi d’investimento, forme assicurative di risparmio ecc.

 Saldo al 31 dicembre dell’anno precedente la presentazione dell’ISEE e giacenza media annua di estratti conto correnti, depositi bancari e postali, libretti postali e simili.

 Documentazione attestante mutui o case di proprietà (Certificati catastali, atti notarili di compravendita, successioni);

 Documenti attestanti assicurazioni sulla vita;

 Targa o estremi di registrazione al P.R.A. e/o al R.I.D. di autoveicoli e motoveicoli di cilindrata pari o superiore a 500cc, di navi e imbarcazioni da diporto, posseduti alla data di presentazione della dichiarazione.

NON rappresenta il reddito di uno o entrambi i genitori come potrebbe confondere la griglia degli scaglioni.

Il modello ISEE 2016 può assumere diverse configurazioni a seconda dello scopo per cui è redatto.

 L’ISEE per l’Università o ISEU è quello conosciuto dai più e serve per stabilire l’importo della retta universitaria da pagare per l’iscrizione all’ateneo di un membro del nucleo familiare.

 L’ ISEE per i minori è invece il calcolo del reddito da effettuare per ottenere agevolazioni fiscali per l’iscrizione a Asili Nido, Materne, Mense scolastiche, Buono Scuola.

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UNIVERSITA’

Così come per gli studenti medi, Regione Lombardia non si preoccupa dei disagi che il tagliare il diritto allo studio universitario comporta. Con una grossa differenza: molti studenti universitari sono fuori sede, e hanno difficoltà ancora più grandi a sostenere spese come affitto rette e vitto. Dal 2015 è iniziato un taglio progressivo di 6mln su un bilancio complessivo di 15. Nel 2018 ci sarà il 40% dei già esigui 15 milioni di euro. Come fa quindi uno studente a permettersi gli studi in una facoltà lontana da casa? La Costituzione dovrebbe garantirgli di perseguire i propri obiettivi aiutato dal solo Stato.

La stessa Maria Montessori era convinta che sin dalla tenera età i ragazzi abbiano bisogno di autonomia (e quindi i mezzi per ottenerla) e la libertà anche nello sbagliare. Si sovente scriveva

“aiutiamoli a fare da soli”. Il giornalismo ha infierito moltissimo sul presunto fenomeno dei bamboccioni. Di bamboccioni veri in Italia non ce ne sono più che in proporzione negli altri Stati. Ciò che fa la differenza è il tipo di sostegno che viene loro garantito. Senza un affitto calmierato, una mensa con un prezzo agevolato e abbonamenti che strizzino l’occhio ai giovani, non c’è alcun incentivo per uno studente di studiare fuori sede e abituarsi sin dalla maggiore età a vivere in autonomia.

Infatti, al di là della mancanza di strutture ricettive adatte, mancano proprio i fondi, e la prova è l’esistenza della categoria studentesca “idonei non beneficiari” ovvero coloro che fanno richiesta di accesso al dsu, risultano idonei al godimento di queste agevolazioni ma i soldi non bastano per tutti, e dunque si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Una situazione che senza interventi strutturali seri, anche da parte del governo centrale, non può che peggiorare.

Non dobbiamo quindi sorprenderci, nostro malgrado, se i dati da un paio di anni rilevano il calo delle immatricolazioni in Italia.

Proviamo in questo documento a mettere in chiaro i tratti salienti del sistema di diritto allo studio a cui possono attingere (chi può) gli studenti.

Il panorama del dsu è molto più complesso della struttura del buono scuola, poiché ad esso contribuiscono molte più voci, ovvero:

1. Tassa regionale per gli studenti 140,00€

2. Fondo statale integrativo 3. Risorse regionali

4. Risorse degli atenei

Per l'anno accademico 2015/2016 il fabbisogno richiesto dagli Enti e dichiarato da Regione Lombardia ammonta a:

57.817.724,54€

Mentre le risorse disponibili ammontano a:

54.637.947,00€.

Queste risorse sono così ripartite:

38mln vengono pagati con le tasse degli studenti

15mln vengono dallo stato

0,7mln dalla Regione

2,18mln mancanti assorbiti dagli Atenei

“A IUTIAMOLI A FARE DA SOLI ”

Maria Montessori

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Dai dati emerge che la Regione per i nostri studenti copre l'1,2% del fabbisogno totale:

l’assessorato all’Istruzione, con una disponibilità di bilancio di 170 milioni al 2014, dopo i tagli è stato abbassato di 36mln, ovvero del 21%. Un taglio così drastico è difficile giustificarlo, soprattutto se a monte esistono spese tanto pesanti quanto inutili come il telefono anti Gender.

La voce in rosso rappresenta il 3,89% delle risorse necessarie a coprire il fabbisogno totale, una cifra che o rimane scoperta, o molto probabilmente viene coperta dagli Atenei, che per tutelarsi da valutazioni poco vantaggiose mette mano al portafoglio per garantire quanto necessario.

Infine, Regione Lombardia per l'a.a. 2015/2016 ha anche violato le convenzioni Regione - Atenei erogando molto meno del minimo garantito. Le università, per garantire servizi quali mense, alloggi e borse (di studio) dovranno utilizzare fondi propri, con l'assurda possibilità di ulteriori rincari delle tasse per gli studenti, già in difficoltà per la scarsità di risorse. E in effetti, nonostante sia certificato il calo delle immatricolazioni, la voce della tassa per gli studenti del dsu sale dal 2013, da 30.100.600,00€ a 30.395.231,00€ del 2016.

Nota IV: fondo integrativo statale

Il fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio è uno stanziamento che ogni anno lo Stato eroga alle Regioni per partecipare alle spese legate al dsu, dato che il Titolo V della Costituzione impone la competenza regionale. Il fondo costituisce il terzo pilastro del finanziamento, assieme alle tasse universitarie e i fondi regionali.

Nel 2015 lo stanziamento aveva un valore di 162.037.005,37€, Nel 2016 ammonta a 217.000.000,00€.

Viene ripartito secondo un decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) del 2001, che prevede 1. al 50% la spesa per le borse di studio,

2. al 35% la spesa ripartita in base al numero degli idonei nelle graduatorie per il dsu nei vari atenei per l’anno accademico in corso

3. e il restante 15% di spesa in base al numero degli alloggi (sia in gestione diretta che indiretta) degli organismi regionali.

Dai dati emerge che la Lombardia otteneva nel 2015 un totale di 17,6mln di euro e prendeva, per esempio, il 21% del 15% dei fondi per gli alloggi, cioè 5 milioni circa, risultando piazzata al primo posto per numero di alloggi in Italia. E’ tuttavia evidente che gli alloggi non siano sufficienti: molti atenei stanno infatti vagliando progetti a lungo termine per ampliare la loro offerta. Gli Atenei con un numero più alto hanno maggiori entrate dalla tassa regionale e possono coprire il 100% delle borse. Questo porta ad una condizione di premialità per la quale si ottengono ulteriori risorse. E’ evidente che per le università si aprono due strade:

impiegare più risorse o ridurre il numero degli idonei.

Nota III: tassa per gli studenti

La tassa regionale per il diritto allo studio universitario è stata istituita con l'approvazione della Legge 549/1995 contente

“misure di razionalizzazione della finanza pubblica”.

In particolare, l'articolo 3 di tale legge recita: “Al fine di incrementare le disponibilità finanziarie delle regioni finalizzate all'erogazione di borse di studio e di prestiti d'onore agli studenti universitari capaci e meritevoli e privi di mezzi, nel rispetto del principio di solidarietà tra le famiglie a reddito più elevato e quelle a reddito basso (...) è istituita la tassa regionale per il diritto allo studio universitario, quale tributo proprio delle regioni e delle province autonome. Per l'iscrizione ai corsi di studio delle università statali e legalmente riconosciute, degli istituti universitari e degli istituti superiori di grado universitario che rilasciano titoli di studio aventi valore legale, gli studenti sono tenuti al pagamento della tassa per il diritto allo studio universitario alla regione o alla provincia autonoma nella quale l'università o l'istituto hanno la sede legale (…).” Tale provvedimento viene recepito in Lombardia con la legge regionale 10/2003 (poi modificata con la l.r. 33/2004).

Con l'approvazione durante il governo Monti del D.Lgs 68 del 2012 l'importo della tassa è passato da 100 a 140 euro, a fronte di una pressocché inalterata, se non riduzione, dei servizi offerti.

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Nota V: definizione e quantificazione della borsa di studio e delle categorie di studenti idonei

FASCIA VALORE ISEE UNIVERSITARIO

1⁰ DA 0,00 € A 14.420,31 €

2⁰ DA 14.420,32 € A 17,709,34 €

3⁰ DA 17,709,35 € A 23.000,00 €

STUDENTE IN SEDE

:

Sei considerato “in Sede” quando hai la residenza riferita al tuo nucleo familiare in un comune che è considerato in “Sede” sul sito dell’università nella pagina del bando di concorso per i servizi di diritto allo studio.

STUDENTE PENDOLARE: Studente che per raggiungere la sede dei suoi studi impiega tra i 60 e i 90 minuti di viaggio.

STUDENTE FUORI SEDE: Sei considerato “Fuori Sede” quando hai la residenza riferita al tuo nucleo familiare in un comune che non è considerato né in “Sede” né “Pendolare”.

STUDENTE AUTONOMO: Si considera studente autonomo chi rispetta entrambi i seguenti requisiti: 1) residenza fuori dall’unità abitativa della famiglia di origine, da almeno due anni rispetto alla data di presentazione della domanda e in alloggio non di proprietà di un suo componente; 2) redditi da lavoro dipendente o assimilato, fiscalmente dichiarati da almeno due anni e comunque non inferiori a 6.500,00€

STUDENTE DISABILE: Qualora uno studente rientri alle categorie di disabiliti tutelate dalla legge, con invalidità uguale o superiore al 66%, l’importo annuale della borsa di studio può essere elevato fino a 2.746,00€ per studente in sede, 3.908,00€ per studente pendolare e 7.157,00€ per studente fuori sede.

STUDENTI PROVENIENTI DA PAESI POVERI: Preso atto che la condizione economica degli studenti stranieri viene definita in base alle disposizioni contenute nell’art. 8 comma 5 del DPCM 159/2013 mentre quella degli studenti dell’Unione Europea attraverso il D.lgs 25 Luglio 1998, n.286 e DPR 31 Agosto 1999 n.394, agli studenti provenienti da Paesi poveri lo Stato stanzia all’interno del Fondo Statale Integrativo una voce apposita, equivalente al 2015 a 3.289.600,00€.

STUDENTI IN SEDE:

 1.954,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 2.646,00€ se inseriti nella 1⁰ fascia

 1.503,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 2.195,00€ se inseriti nella 2⁰ fascia

 1.188,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 1.880,00€ se inseriti nella 3⁰ fascia

STUDENTI PENDOLARI:

 2.155,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 2.847,00€ se inseriti nella 1⁰ fascia

 1.702,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 2.394,00€ se inseriti nella 2⁰ fascia

 1.384,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 2.076,00€ se inseriti nella 3⁰ fascia

STUDENTI FUORI SEDE

In strutture abitative dei soggetti gestori (A) o in strutture residenziali private o pubbliche (B)

 A) 2.106,00€ + alloggio e un pasto giornaliero per un totale di 5.139,00€ se inseriti nella 1⁰ fascia

 A) 1.535,00€ + alloggio e un pasto giornaliero per un totale di 4.568,00€ se inseriti nella 2⁰ fascia

 A) 987,00€ + alloggio e un pasto giornaliero per un totale di 4.020,00€ se inseriti nella 3⁰ fascia

 B) 4.447,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 5.139,00€ se inseriti nella 1⁰ fascia

 B) 3.876,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 4,568,00€ se inseriti nella 2⁰ fascia

 B) 3.328,00€ + un pasto giornaliero gratuito per un totale di 4.020,00€ se inseriti nella 3⁰ fascia

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Il materiale di questa cartella e questo file è stato fornito dagli Uffici del Partito Democratico della Lombardia.

E’ nell’interesse di tutti comprendere e diffondere queste informazioni perché le generazioni a venire abbiano dalla scuola il primo esempio di equità e giustizia anziché una impressione cupa e pessimista che un buono di 2240 euro (a chi i soldi li ha) può dare.

Perché non si scada nella semplificazione di voler eliminare le scuole paritarie, che invece ampliano l’offerta formativa per chi può permetterselo, ma semmai si chieda allo Stato di dare più soldi a tutti, perché tutti possano giovare dell’offerta tutta.

Perché un ragazzo non rinunci agli studi fuorisede a Milano nonostante si abbiano qualità e idoneità ad usufruire degli aiuti dello Stato ma essi non arrivino perché non bastano per tutti.

Perché non possiamo lamentarci di quello che ci è stato lasciato se non facciamo abbastanza per che verranno.

Perché non venga accusato nessuno di essere un bamboccione, se lo si è contro la propria volontà.

Perché siamo Giovani e siamo Democratici.

Se vuoi far parte della nostra organizzazione cercaci su Facebook o sul nostro sito!

Per chiarimenti o maggiori dettagli potete chiedere a Responsabile Saperi Regionale Paolo Pedotti o al Responsabile Saperi di Bergamo Enrico Ventresca.

Nota VI: convenzioni Regione – Atenei

Nel 2008 la Regione ha pattuito con gli Atenei delle convenzioni specifiche per il diritto allo studio, attraverso il DGR n.7696 del 24 Luglio 2008. Queste convenzioni stabiliscono, da contratto, che ogni Ateneo ha diritto ogni anno ad una somma di

25.827.438,79€, indicizzata dell’1,7% ogni anno se compatibile con il bilancio. Nel 2014/2015 era di 29.769.745,36€ e nel 2015/2016 sarebbe dovuta aumentare a 30.275.831,03€. Cifra che non è stata affatto raggiunta, visto il taglio del 28,76%

operato dalla Regione, in totale contravvenzione alla quota minima garantita, ovvero al di sotto addirittura della prima somma del 2008, tagliando in tutto quasi 7 milioni di euro.

Gli atenei e i loro rettori hanno lamentato più volte e in diverse sedi l’impossibilità di sostenere autonomamente in modo regolare e continuo l’erogazione dei servizi per il dsu, denunciando una “cronica insufficienza di finanziamenti atti a garantire il livello minimo di manutenzione ordinaria degli immobili, dei beni mobili e delle attrezzature finalizzate al dsu” chiedendo dunque la revoca del provvedimento, che non è stata concessa.

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