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Giorgio Brianese Alcune indicazioni per la stesura della tesi di laurea.

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Academic year: 2022

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Giorgio Brianese

Alcune indicazioni per la stesura della tesi di laurea.

Fornisco qui di seguito alcune indicazioni pratiche, raccolte per lo più a partire dalle domande che i laureandi mi pongono all’inizio e durante il loro lavoro di ricerca. Non sono vincolanti e nemmeno le uniche possibili, anche perché, come è chiaro, non possono esistere un'unica norma e un'unica via da percorrere per la redazione di una tesi di laurea. Quelle che seguono sono dunque indicazioni che corrispondono al mio modo di vedere e sono non più che un invito, rivolto ai miei laureandi, a seguirle (anche se forse potranno essere utili anche a qualcun altro).

Per ulteriori, più approfonditi suggerimenti, ci si può riferire ad alcuni lavori specificamente dedicati allo scopo, primo tra tutti il libro di Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea (Bompiani, Milano 1977, molte volte ristampato) la cui lettura consiglio a tutti. Fatto salvo per ciò che è legato alla tecnologia dell'epoca (l'impiego della macchina per scrivere, ad esempio) è una vera miniera nella quale non sarà difficile, per chi ci si inoltri, rintracciare metalli preziosi. Per un aggiornamento “tecnologico” ci si può riferire al volume di Virginio Sala, Tesi di laurea con computer e internet, Apogeo, Milano 2009. Altre indicazioni bibliografiche, generali e mirate, potranno essere trovate nelle pagine web dedicate al programma dei miei corsi.

1. La scelta e la prima organizzazione del lavoro.

Potrà sembrare una cosa ovvia, ma la prima cosa dovrebbe essere la consapevolezza delle ragioni che ci inducono ad approfondire un certo argomento e ad accostarci a una certa disciplina: perché scegliamo proprio questo tema e non un altro?

Ci si dovrà poi chiedere (da soli o insieme al relatore) quale sia la tesi che intendiamo sostenere (e se sia o meno plausibile), quali strumenti intendiamo utilizzare, quali domande ci stiamo ponendo nel momento in cui ci apprestiamo ad avviare una ricerca, quali attese abbiamo, e così via. Il tutto, si capisce, in via preliminare, come ipotesi di lavoro. Analogamente, un'ipotesi di lavoro saranno anche un breve progetto (due o tre pagine) e un primo indice-sommario, che invito a consegnarmi al più presto; l'uno e l'altro dovranno evidentemente essere messi a punto con l'andare del tempo, ma da un lato potranno aiutarmi a capire come intendete procedere e a valutare eventuali problemi di scrittura, dall'altro potranno aiutarvi a chiarirvi le idee e a dare concretezza a al sentiero lungo il quale dovrete procedere. Ancora in via preliminare sarà indispensabile preparare e consegnarmi una (anche breve) bibliografia (possibilmente ragionata) di partenza, che inevitabilmente andrà arricchendosi in corso d'opera: la ricerca che svolgete per scrivere la vostra tesi è anche una ricerca bibliografica.

In linea generale, invito a evitare la scelta di argomenti troppo vasti e, per ciò, difficilmente governabili; ad esempio, tesi come Il problema dell'essere nella storia della filosofia occidentale; La filosofia oggi; e così via.

Meglio andare cauti e restringere il campo il più possibile, anzitutto per evitare di essere generici e dispersivi e per riuscire a concludere il lavoro in tempi ragionevoli.

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2. La bibliografia.

Una volta concluso il lavoro, la bibliografia completa andrà inserita alla fine della tesi e dovrà contenere, in ordine alfabetico, tutti i testi

“specialistici” che riguardano direttamente l’argomento della tesi e tutti i testi “classici” a cui si è fatto riferimento nel corso del lavoro.

La bibliografia può essere scritta, ad esempio, utilizzando l’interlinea singola e un rientro per il testo a capo, ad esempio in questo modo:

G. Brianese, L'arco e il destino. Interpretazione di Michelstaedter, Mimesis, Milano-Udine 2010.

E. Severino, Il nulla e la poesia. Alla fine dell'età della tecnica: Leopardi, Rizzoli, Milano 1990.

Poiché molte informazioni possono essere reperite anche nel web, è opportuno indicare, in coda alla bibliografia o in una sezione a parte, anche l'elenco dei siti consultati (trovo orribile la parola “sitografia”, ma in mancanza di meglio utilizzatela; oppure scrivere semplicemente: “Siti web consultati”, o qualcosa del genere).

I documenti presenti nella “rete” possono variare nel tempo; è dunque necessario specificare anche la data dell’ultima consultazione effettuata.

L’elenco dei siti può essere fatto scrivendo dapprima l’indirizzo (ossia lo URL - Uniform Resource Location), seguito dal nome dell'autore (qualora sia riconoscibile con certezza), dal titolo del documento e dalla data dell’ultima consultazione.

3. La stesura.

La consegna dei materiali intermedi dovrà rispettare le seguenti condizioni:

a) evitate di inviarmi materiali troppo brevi, che non mi consentano di farmi un'idea del contenuto; ad esempio, va bene inviare un capitolo, ma è da evitare l'invio di singoli paragrafi;

b) va evitata la consegna di materiali cartacei: i singoli capitoli (ma poi anche la tesi completa) vanno inviati al mio indirizzo e-mail (brianese@unive.it) in formato *.odt o *doc (meglio evitare il formato

*.pdf); quando li avrò letti, ve li restituirò inserendo nel testo, in diverso colore, le mie eventuali osservazioni. Una volta fatto questo, ci potremo incontrare in orario di ricevimento per discuterne e fare il punto della situazione.

Appena possibile mi invierete (anche in questo caso via e-mail e in formato *.odt o *.doc) una proposta di titolo e, una volta concluso il lavoro, un breve riassunto della tesi (al massimo una cartella di duemila battute).

Per quel che riguarda la lunghezza della tesi, non è possibile fissare in astratto un numero di pagine minimo o massimo: le variabili da considerare sono troppe, e in un certo senso ogni tesi fa storia a sé. Poiché però è una delle domande che mi vengono poste più di frequente, dico che, in linea generale e puramente indicativa una tesi triennale potrebbe essere di 40-50 pagine, una tesi magistrale di non meno di 150 (in entrambi i casi una pagina equivale a una cartella standard di 2000 battute).

È opportuno (ma non indispensabile) che la tesi includa una (breve) Introduzione che indichi obiettivi e metodi della ricerca e una (anche in questo caso breve) Conclusione che tracci un rapido bilancio conclusivo.

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4. La forma.

Suggerisco l'utilizzo di un carattere “standard” (ad esempio Verdana, Tahoma, Times new roman, Arial) con corpo 12 o 13 per il testo e 10 o 11 per le note.

L'inizio di ogni capoverso va leggermente rientrato (ad esempio di un centimetro e mezzo). Suggerisco l'uso dell'interlinea 1,5 per il testo, 1 per le note. Entrambi i margini della pagina vanno giustificati. Ogni pagina dovrebbe essere, indicativamente, di 2000 battute (spazi inclusi).

Nel corpo del testo va evitato l'uso del grassetto e del sottolineato;

meglio limitarsi al tondo e al corsivo.

La tesi va suddivisa in capitoli numerati progressivamente, eventualmente suddivisi in paragrafi (e, se necessario, in sotto-paragrafi). I capitoli devono avere sempre un titolo; preferibilmente lo devono avere anche i paragrafi (niente titolo, invece, per gli eventuali sotto-paragrafi).

Le note vanno poste a pie' di pagina e numerate progressivamente (la cosa più semplice è utilizzare il comando di numerazione automatica del vostro programma di video-scrittura, che risolve i problemi legati allo spostamento, all'aggiunta, alla cancellazione di una nota). Meglio un'unica numerazione delle note, evitando quella capitolo per capitolo. Nel testo i richiami delle note devono essere seguiti e non preceduti dai segni di interpunzione.

Per quel che riguarda le citazioni e le indicazioni bibliografiche, ecco qualche indicazione di massima:

Lemmi e morfemi vanno sempre in corsivo. Es.: - it. amico, ted. Freund, russo drug, gr. phílos ecc.

• Per i passi tratti da testi la prima cosa da dire che è essi devono rispettare in tutto (anche nell'uso del tondo e del corsivo) l'originale; eventuali variazioni (ad esempio l'utilizzo del corsivo per alcune parole, allo scopo di evidenziarle) vanno segnalate in nota.

• Per quel che riguarda le citazioni, possiamo distinguere due casi principali:

a) le citazioni brevi (indicativamente due o tre righe) vanno inserite direttamente nel testo, ponendole tra «virgolette, preferendo quelle cosiddette a sergente o a caporale», e utilizzando invece le virgolette

“alte” all'interno della citazione, ad esempio per parole o espressioni che, nell'originale, siano riportate tra virgolette. Qualche esempio: «”Il mondo è mia rappresentazione”: questa è una verità che vale per qualsiasi essere vivente e pensante, sebbene solamente l’uomo possa averne una coscienza riflessa e astratta». Oppure: Schopenhauer sostiene che «noi sogniamo; non potrebbe tutta la vita essere un sogno? O, piu precisamente: si dà un criterio sicuro per distinguere il sogno dalla realtà, i fantasmi dagli oggetti reali?». b) le citazioni di passi più estesi (da tre- quattro righe in su) il margine sinistro va rientrato di qualche centimetro, il corpo del carattere ridotto di un punto, il paragrafo distanziato leggermente in alto e in basso dal testo principale; le virgolette in questo caso non sono necessarie, come nell'esempio seguente:

noi sogniamo; non potrebbe tutta la vita essere un sogno? O, piu precisamente: si dà un criterio sicuro per distinguere il sogno dalla realtà, i fantasmi dagli oggetti reali?. La pretesa che il sogno abbia una minore vivacità e una minore chiarezza rispetto all’intuizione effettivamente reale non merita infatti alcuna considerazione; nessuno infatti li ha potuti mettere a confronto

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ponendoli l’uno accanto all’altra, ma si è potuto solo confrontare il ricordo del sogno con la realtà presente.

• I significati vanno posti tra apici, come nell'esempio seguente: È questo il caso del tedesco Vorstellung, 'rappresentazione'.

• Le parole straniere (o traslitterate) vanno sempre in corsivo.

• Abbreviazioni: è preferibile limitarle quanto più possibile; per la terminologia specifica e per i titoli delle riviste vanno utilizzate quelle entrate nell'uso corrente; nel caso di abbreviazioni non entrate nell'uso, va decisa un'abbreviazione che va spiegata la prima volta che compare nel testo; oppure, se le abbreviazioni sono più d'una, andranno elencate in una tabella posta all'inizio della tesi.

5. Le citazioni bibliografiche (nel testo e nelle note).

Sono possibili due diversi sistemi: quello “tradizionale” e quello

“autore-data”. Io preferisco il primo, ma scegliete liberamente quello che preferite, a condizione che, una volta operata una scelta, la manteniate con coerenza in tutto il lavoro.

a) Sistema tradizionale.

In questo caso dei libri citati deve essere riportato, in quest'ordine:

• nome puntato (per esteso in caso di omonimie) e cognome dell'autore,

Titolo e sottotitolo dell'opera (in corsivo),

• Editore,

• Luogo di edizione,

• Data di edizione.

Ad esempio: E. Severino, L'anello del ritorno, Adelphi, Milano 1999;

Antimo Negri, L'estetica di Giovanni Gentile, L'epos, Palermo 1994; Antonio Negri, L'anomalia selvaggia. Saggio su potere e potenza in Baruch Spinoza, Feltrinelli, Milano 1981.Nel caso in cui gli autori siano più di uno, il nome puntato e il cognome per esteso degli autori vanno riportati nell’ordine in cui compaiono nel frontespizio, separati da un trattino lungo (–). Ad esempio:

P. Barcellona–E. Severino, Tecnica, politica e futuro della democrazia, Edizioni Saletta dell’Uva, Caserta 2005.

Se (insieme all’originale) si riporta la traduzione italiana lo si deve fare in questo ordine: il nome del traduttore e dell’eventuale curatore, il titolo della traduzione, la casa editrice, il luogo e l’anno di pubblicazione. Ad esempio: J. Rawls, A Theory of Justice, Harvard University Press, Cambridge Mass. 1971; tr. it. di M. Santini, a cura di S. Maffettone, Una teoria della giustizia, Feltrinelli, Milano 1982.

Degli articoli deve essere riportato, in questo ordine:

• il nome puntato (per esteso in caso di omonimie) e il cognome dell’autore (in tondo e minuscolo),

il titolo dell’articolo (in corsivo),

• il nome della rivista (in tondo e tra virgolette caporali),

• volume e numero del fascicolo,

• mese e anno di pubblicazione,

• pagine in cui appare l'articolo.

Ad esempio: E. Severino, Ritornare a Parmenide. Poscritto, in «Rivista di filosofia neoscolastica», LVII (1965), 5, pp. 559-618.

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Dei capitoli di libri deve essere riportato, in questo ordine:

• il nome puntato (per esteso in caso di omonimie) e il cognome dell’autore (in tondo e minuscolo),

il titolo dell’articolo (in corsivo),

• eventuale nome del curatore dell'opera,

Titolo dell'opera collettiva (in corsivo),

• Editore, Luogo, Data

• pagine in cui si trova l'articolo.

Ad esempio: G. Brianese, "Sentiamo e sperimentiamo di essere eterni": Emanuele Severino interprete di Spinoza, in D. Spanio (a cura di), Il destino dell'essere. Dialogo con Emanuele Severino, Morcelliana, Brescia 2014, pp. 83-103.

Le opere già citate in precedenza si richiamano successivamente nei modi seguenti:

a) nel caso in cui si faccia riferimento allo stesso testo citato nella nota immediatamente precedente con l’abbreviazione Ibidem quando tutti gli elementi della citazione rimangono invariati, compreso il numero di pagina; in caso diverso con l’indicazione Ivi, e aggiungendo il nuovo numero di pagina;

b) nel caso in cui il testo a cui si fa riferimento sia già stato citato in una nota diversa da quella immediatamente precedente, si ripete n.

cognome dell’autore, il titolo, aggiungendo cit., e il numero di pagina. Ad esempio: E. Severino, L'anello del ritorno, cit., p. 232.

Se viene citata un’opera che ha lo stesso autore che appare nella nota immediatamente precedente, si utilizza, al posto del nome e del cognome, l’abbreviazione Id. Ad esempio: E. Severino, Destino della necessità, Adelphi, Milano 1980. Id., La Gloria, Adelphi, Milano 2001.

b) Sistema autore-data.

• Cognome dell'autore seguito, tra parentesi, dall'anno di pubblicazione del saggio, seguito da due punti, spazio e numero della pagina. Ad esempio:

“Come afferma Severino (2015: 75)” rinvia alla pagina 75 del volume di Emanuele Severino, In viaggio con Leopardi. La partita del destino dell'uomo, Rizzoli, Milano 2015, che comparirà in forma estesa nella bibliografia finale.

• Se ci sono più opere di uno stesso autore apparse nello stesso anno, l'indicazione dell'anno sarà seguita da a, b, c, ecc. Ad esempio: “Il tema viene affrontato sia in Severino (2009a: 125-130) sia in Severino (2009b:

35-40).

• Ogni volta che sia possibile ci si deve riferire in modo preciso alle pagine;

vanno evitate, quindi soluzioni del tipo: Severino (2015: 15 sgg) oppure (2015: passim) e va preferita, invece, la formula: Severino (2015: 15-35).

• La notazione Severino (2015) va utilizzata solo quando ci si riferisce all'intera opera.

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6. La burocrazia.

Tutte le informazioni relative alla procedura da seguire sono reperibili nel sito web di Ateno:

http://www.unive.it/pag/8749/

Evitate di chiedere lumi a me, perché è possibile che io non sia aggiornato sulle norme vigenti e potrei involontariamente darvi indicazioni in tutto o in parte errate.

7. Il punteggio finale.

Per la laurea triennale il voto si ottiene sommando il voto della prova finale e gli eventuali “bonus” (calcolati d'ufficio) alla media ponderata curricolare in centodecimi, che viene comunicata dalle segreterie direttamente al relatore. Costui può attribuire da 0 a 6 punti nella valutazione dell’elaborato finale. L'attribuzione dell'eventuale lode è a discrezione del docente relatore.

Il regolamento di Ca' Foscari non prevede più, per la laurea triennale, la discussione della tesi, la quale è invece ancora prevista per la laurea magistrale.

Per quest'ultima il voto di laurea si ottiene sommando il voto della prova finale e gli eventuali bonus (calcolati d'ufficio) alla media ponderata curricolare in centodecimi, che viene comunicata dalle segreterie alla commissione. Quest'ultima può attribuire da 0 a 10 punti nella valutazione della tesi finale. L'attribuzione dell'eventuale lode è a discrezione della commissione.

8. Varie ed eventuali.

Poiché le condivido, copio e incollo qui di seguito due indicazioni che si trovano in una guida analoga alla presente scritta dal prof. Michele Cortellazzo (Università di Padova):

a) È invalsa l’abitudine di dedicare la tesi a genitori, nonni, zii, amici o amiche, fidanzati o fidanzate, persone incontrate per strada ... A me non pare una buona idea per quella che è comunque una prova d’esame.

b) C’è chi ringrazia il suo relatore; io sono perfettamente d’accordo con Umberto Eco: «È di cattivo gusto ringraziare il relatore. Se vi ha aiutato ha fatto solo il suo dovere» (U. Eco, Come si fa una tesi di laurea, cit., p.

198).

Per parte mia, aggiungo che i ringraziamenti, ovviamente, non sono vietati. Penso però che vadano utilizzati solo in casi eccezionali e davvero rilevanti. Se, ad esempio, il bibliotecario della Staatsbibliothek di Berlino vi ha permesso di visionare un raro manoscritto di Schopenhauer, be', in questo caso penso sia opportuno e in un certo senso doveroso ringraziarlo.

Altrimenti, meglio evitare.

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