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Questo è il rischio più grosso, il rischio di perdere umiltà intellettuale, capacità di leggere i linguaggi, le persone

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Academic year: 2022

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Valerio SAVIO, Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati –

Ringrazio Gabriele a nome di tutti i magistrati della fiducia che ci dà; spero che non la perda per strada. La prima cosa che mi viene da pensare è questa. Noi, sì, ci

assumiamo una responsabilità sociale oltre che professionale, scegliendo di fare questo lavoro e dobbiamo quotidianamente cercare di esserne all'altezza. Ci assumiamo anche dei rischi; lui accennava a questo. Il rischio più grosso che corriamo però è quello appunto di separarci dalla società, di cominciare a diventare autoreferenziali, di crederci persone non comuni, come lui tutto sommato pensava che fossimo prima di incontrare uno di noi.

Questo è il rischio più grosso, il rischio di perdere umiltà intellettuale, capacità di leggere i linguaggi, le persone. I rischi personali li corriamo noi come tante altre categorie. Oggi in Italia è molto più facile morire in un cantiere che in un palazzo di giustizia e non credo che noi dobbiamo mai perdere di vista questo dato di fatto. E allora cosa ci riproponiamo di fare? Ci riproponiamo di proseguire in un lavoro che facciamo da tempo: questa iniziativa che oggi qui stiamo in qualche modo consacrando non nasce da zero, nasce appunto dall'impegno di anni di insegnanti e magistrati, di libere associazioni che hanno scelto la scuola - e sottolineo la scuola pubblica - come luogo di incontro di diffusione della legalità.

Non nasce da zero - lo ha detto bene prima il Vicepresidente Legnini - però questa iniziativa segna il passaggio dallo spontaneismo organizzativo ad una istituzionalizzazione in qualche modo di questo tipo di impegni, di questo tipo di attività.

Come tutte le istituzionalizzazioni poi ci sono dei rischi così come ci sono dei vantaggi. I vantaggi sono del tutto evidenti: si potrà passare a contenuti organizzati, un minimo pensati nei temi, negli obiettivi, si potrà soprattutto diffondere questo tipo di iniziative non lasciandole allo spontaneismo dell'iniziativa di qualche genitore o di qualche professore; si potranno organizzare questi impegni, queste attività che poi potranno avere le forme più diverse, se ci pensiamo bene, nel territorio con una certa logica. Uno dei difetti peggiori dello spontaneismo che c'è stato finora è stato il fatto che molto spesso queste iniziative si sono svolte nei licei storici delle città, nei licei dei centri storici delle città, nelle situazioni scolastiche forse dove ce ne era meno bisogno. Mi è venuto in mente preparando

questo incontro un vecchio film recitato da Silvio Orlando "La scuola" dove diceva: la scuola funziona al meglio dove ce n'è meno bisogno. Forse organizzando meglio questi incontri potremmo portarli, non dico in periferia che è una brutta parola, ma nelle situazioni di frontiera, nelle

situazioni dove più c'è bisogno di discutere di legalità, di cittadinanza attiva, di legalità come opportunità per una vita migliore per tutti, cioè le situazioni dove sono più forti contrasti che attanagliano la nostra vita nazionale.

Dicevo dei rischi dell'istituzionalizzazione: il rischio deriva dal fatto che non si dovrà perdere, secondo me, quel minimo di spontaneismo che c'è stato nello scegliere i temi, nell'organizzare gli incontri, nel legarli spesso alla vita dei ragazzi.

C'è sempre il rischio, quando una cosa è organizzata dall'alto, che poi le cose calino in un modo che non consente di raggiungere appieno gli obiettivi che ci si prefigge. Io ho qui un dato di esperienza.

Anch'io sono andato tante volte nelle scuole e conosco tanti colleghi che ci sono andati come me, così appunto, a seguito di iniziative non organizzate. La mia

esperienza, la nostra esperienza - e credo di poter parlare a nome della gran parte di quelli che hanno partecipato ad attività di questo tipo - è che per arrivare a parlare di corruzione, di criminalità organizzata, per arrivare a parlare delle nostre istituzioni, cosa di cui pure c'è bisogno - ho letto che il 70% degli italiani non ha chiaro che il capo del governo e il presidente consiglio sono la stessa cosa - per arrivare a parlare di questi temi, ripeto, bisogna partire dalla vita concreta dei ragazzi, dalla legalità,

dai problemi che sono vicini alla loro vita. Il Presidente Legnini citava per esempio le tematiche legate al Web, al phishing, alle frodi che ci sono su Internet, al diritto alla

privacy, alla pedopornografia, ai temi di questo genere. Io aggiungerei le tematiche

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legate alla legislazione sullo studio. Ricordo un bellissimo incontro in un liceo sull'Erasmus e sul suo valore nella costruzione del cittadino europeo, la legislazione in materia di diritto del lavoro, di accesso al mercato del lavoro, gli stupefacenti, il diritto

delle minorenni all'interruzione di gravidanza. Ecco, gli incontri meglio riusciti sono sempre stati quelli che si sono svolti su temi sentiti come vicini, non su temi sentiti come lontani, come appartenenti ad una sfera ancora troppo adulta e troppo lontana, ma

come essere proprio l'insieme delle tematiche di contrasto alla corruzione e la criminalità organizzata.

Tematiche di questo genere vanno trattate quindi poi con apertura, non necessariamente con relazioni frontali, ma favorendo l'incontro, il dibattito, l'incontro tra figure professionali e sociali diverse. Parlare di legalità può essere anche un'occasione per fare orientamento professionale in determinati casi, soprattutto non partire mai dall'astratto per arrivare al caso concreto ma fare il contrario. Ricordo una volta che ero stato invitato

ad un dibattito sul rapporto tra autorità e libertà personale e sonnecchiavano tutti in sala, certo innanzitutto per la mia relazione. Quando poi si è cominciato a parlare, sulla domanda di un ragazzo, del caso di un giovane morto a seguito di un

pestaggio tra ospedale e tribunale, ecco che l'incontro che doveva finire all'una è finito alle tre e mezza, i ragazzi sono rimasti in sala a discutere saltando il pranzo perché avevano sentito quella tematica legata poi ad un caso specifico, ad una cosa che poteva succedere a molti di loro come una tematica loro.

Tanti sarebbero i profili da toccare, ma abbiamo tempi ristrettissimi e ci tengo solo dire un'altra cosa: i magistrati parteciperanno a queste iniziative con senso del dovere e con entusiasmo. Con senso del dovere perché noi abbiamo ben chiaro che la scuola - diceva, credo, Calamandrei - è un organo costituzionale, proprio perché costruisce il cittadino futuro; quindi noi sentiamo il dovere, la magistratura associata sente il dovere di partecipare a questo genere di iniziative e qui forse si porrà un problema istituzionale anche nuovo perché nel momento in cui non diventa una cosa legata allo spontaneismo ma una cosa organizzata, forse bisognerà insegnare anche ai magistrati a comunicare la legalità e forse bisognerà fare formazione anche suquesto. Lo faranno con l'entusiasmo di sempre perché noi abbiamo bisogno di questo genere di attività, ne abbiamo bisogno perché, lo vorrei dire a Gabriele, il rischio di diventare persone diverse c'è quando noi ci chiudiamo nei palazzi. I magistrati hanno bisogno dei contatti con l'esterno, ne hanno sempre avuto bisogno; per noi andare in una scuola, incontrare professori, figure professionali diverse, incontrare i ragazzi è fare formazione per noi. Noi

non abbiamo bisogno di consenso e i magistrati neanche lo devono cercare il consenso, noi abbiamo bisogno di credibilità, di fiducia da parte dei cittadini. Per i magistrati la fiducia è quasi uno

strumento di lavoro, è quella che nei nostri convegni chiamiamo, nel nostro linguaggio, la legittimazione. Noi tanto più abbiamo legittimazione, tanto più abbiamo la fiducia dei cittadini, quanto più ci dimostriamo capaci sul lavoro di capire appunto situazione, linguaggi diversi, culture diverse.

Quale luogo migliore della scuola pubblica per incontrare queste situazioni, questi linguaggi e queste persone espressione di cose diverse da quelle che proviamo nelle pandette e nei codici?

Quindi, ripeto, ovviamente a nome dell'Associazione Magistrati con queste premesse posso garantire che, come abbiamo sempre fatto, il nostro impegno come organizzazione sarà massimo adesso anche grazie appunto all'impegno diretto delle nostre articolazioni territoriali e quindi della nostre giunte distrettuali.

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