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La ferrovia del Gottardo ed i suoi dintorni Kaden, Woldemar Bellinzona, [1883?] Biblioteca Salita dei Frati, Lugano

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La ferrovia del Gottardo ed i suoi dintorni

Kaden, Woldemar Bellinzona, [1883?]

Biblioteca Salita dei Frati, Lugano

Shelf Mark: BSF 72 Fa 25

Persistent Link: https://doi.org/10.3931/e-rara-50717

Capo VIII. Linee del sud, Airolo - Bellinzona.

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CAPO Vili .

Linee del Sud , Airolo

-

Bellinzona .

Dalla notte alla luce ! Ognuno respira , quando esce

dalle tenebre del tunnel alla fresca salutare aria della

mite valle alpina , che lo accoglie nel sud con più bel

verde , con altra lingua , che gli va incontro come saluto

dal paese del mezzodì , transalpino romano , nel quale egli

entra or ora . Il gran salto dal nord al sud è stato com¬

piuto in meno di mezz ’ ora ! Pervenuti qui , noi siamo

a Bellinzona in due ore ed un quarto , a Milano in sei ore

ed un quarto . La velocità nel secolo d ' oggi non è più un

miracolo ! Ma guardiamo un pochino intorno dove siamo .

Noi siamo sulla soglia della terra dei laghi italiani . Come

un sontuoso parco , nel quale i figli della vegetazione nor¬

dica delle Alpi stringono la mano ai boschi sempre verdi

di frondi del sud , giace in mezzo fra le ghiacciaie della

alta regione alpina , e la splendida pianura lombarda , un

paese adornato di tutti gli amabili incanti , un paese

fluttuante nella luce e nel calore . Ed in questo bel paese

fra il lago Maggiore ed il lago di Como , dentro al sud ,

abbracciando quasi tutto il lago di Lugano , il Canton Ti¬

cino stende la sua mano , ed una rigogliosa dispensante

natura lo riempie coi preziosi doni d ’ ogni sorta di questa

zona . Questo è nel sud del Cantone , elio dal lago di Lo -

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carno , lungo il Ticino , raggiunge il suo limite presso Bel -

linzona . Qui mitiga l ’ ardente sole , che sovente splende ,

grave ed estenuante sulla pianura lombarda il suo calore ,

senza affievolire la sua luce , e raddoppia la sua potenza fe¬

condatrice . Esso riveste i monti , e ne ricopre tutte le vette

con ombrose selve ; i campi ed i prati riboccano di ric¬

chezze , alle pendici il noce ed il castagno distribuiscono i

loro frutti , s ’ avviticchiano le viti al gelso , mentre i giar¬

dini in vermigli ornamenti fioriscono di pesche e di man¬

dorle , ed in estate il fico fa germogliare i suoi dorati

frutti . Qual pittore , dice L . Riitimeycr , potrebbe negare

la sua ammirazione al sontuoso parco di castagni , che si

trova a levante della Chiesa del tanto raramente visitato

doronico ? Dove si troverebbero questi rigogliosi pampini

nei quali interi villaggi sono nascosti , che non vengono

scoperti , come in Personico , prima che si sia entrati nel

rigoglioso laberinto , dal quale è malagevole trovarsi fuori di nuovo ? Vigneti di tale estensione , che , secondo un detto

di Val Blegno , la più bella e più fruttifera fra tutto le

valli del Ticino , un gatto avrebbe potuto camminare senza

interruzione da Biasca fino a Malvaglia , a un dipresso la

distanza di due ore .

Da Bellinzona in giù prendo la contrada di nuovo

il carattere mezzo nordico , incomincia la regione alpina del

Ticino con erte alture , selvagge cascato , valli difficilmente accessibili e dappertutto l ’appariscente splendore di ghiac¬

ciai . La vegetazione del mezzodi rimane indietro , parimenti i luoghi col tipo italiano , e sulle colline appariscono i ca¬

ratteristici casolari .

Qui la natura ò avara dei suoi doni , ovvero se li

lascia strappare solo a fatica , e così la miseria regna nella contrada , ed il pigro spirito degli abitanti lotta solo infin¬

gardamente contro la stessa .

La parte del fiume da Bellinzona fino all ’ inizio della

valle di Blegno si chiama la riviera , e questa riviera é

necessariamente la parte più popolata del Cantone Ticino ,

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Il fiume è il Ticino , il Ticinus degli antichi ; esso dette al

Cantone il suo nome . Figlio delle Alpi Lepontine , con un

piede nella valle di Bedrctto , al passo di Itiifenen , coll ’al¬

tro stando al S . Gottardo , attraversa la valle Leventina

giù nel sud , e scende , dopo essersi disposato colla Moesa ,

che lo seguiva fin dalla valle Misocco , a Magadino nel lago

Maggiore , dal quale esce per andare a cercare il padre

Po . Lungo il Ticino [ tassava una volta la vecchia strada

mondiale del Gottardo , passa oggi la ferrovia per que¬

sta valle ricchissima di selvaggie figure di roccie , cadute d ' acqua e mille altre bellezze da paesaggio , i paesi della

quale sono forse T unica cosa , che il viaggiatore estivo

vede dalla parte nordica del Cantone , che la valle paral¬

lela , cioè la valle Maggia , inchiude nel recinto della sua

escursione . Il Cantone Ticino permane per lui nei nomi :

Gottardo , Airolo , Faido , Biasca , Bellinzona , Locamo e Lu¬

gano , e queste sono certo le cose principali .

Gossat scrive principalmente per quanto concerne

la bella valle Maggia : « Di trentamila viaggiatori , che

camminano da Locamo ad Airolo , appena uno pensa ab¬

bandonare la grande strada maestra e passare per la valle

Maggia . E pure una linea retta , che unisse Airolo con Lo¬

carne , cadrebbe quasi tutta in questa valle . Rimarrà questa

proporzione identica dopo l ’ apertura della ferrovia del

Gottardo , ovvero schiere di touristes calpesteranno la valle

Maggia ? Sarebbe almeno da aspettarsi , che per la costru¬

zione di questa via le Alpi del Ticino , se non diverranno

proprio di moda , almeno diverranno più note , che non sono

al presente .

» Difficilmente si riconosce d ’ essere appunto ancora nella Svizzera : cielo , suolo , architettura , popolo , favella e

vita hanno altri caratteri . Lo svizzero ò in gran parte un

uomo di montagna , il Ticinese un uomo di valle , e sotto

la lunga secolare oppressione d ’ una triste storia , sembrano da lui essere state perdute , forza ed energia . Il Ticinese

dalla semenza alla raccolta non viveva mai sicuro , doveva

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sempre aspettarsi una tempesta dal nord o dal sud , così

ei non poteva allignare nel patrio suolo . Egli viveva in

furia , egli esercitava solo industrie ed arti , di natura

affatto precaria egli anteponeva gl ’ instabili lucri in paese forestiero ad ogni cosa sicura in patria . Il Ticinese si tro¬

vava e si trova animato dall ' irrequietezza degli uccelli

di passaggio , su tutte le strade dei paesi d ’ Europa , in

tutte le grandi città . Qui come povero acconciatore di cal¬

daie , spazzacammino , come facchino , rosolatone di castagne ,

bottaio , cantiniere , come venditore di vino o di caffè , là

operoso in più alta sfera , come ottimo idraulico e costrut¬

tore di strade , come muratore , scalpellino , scultore , vetraio e pittore di decorazione .

» Dalla natura il Ticinese non è privilegiato in modo

speciale . Solo in pochi volti l ’ italiano carattere è severa¬

mente impresso malgrado la carnagione ed il colore dei

capelli . Lo stesso vale per la lingua , che è una negletta ,

bistrattata figlia dell ’ italiano , e sovrat tutto al nord di Bel -

linzona dove ha preso una grande asprezza . Più dolci sono

i dialetti presso il lago , e lì si ammirano anche più belle

donne . »

Noi siamo in Airolo , in tedesco Eriels . Nel medio - evo nomato Oreolo , il primo villaggio del Ticino , ed il princi¬

pale della valle di Livine , a 1186 metri sul mare . La valle di Livine discende dal Gottardo ed arriva fino al confluente

del Brenno e del Ticino presso Biasca . Comunemente si

distingue una superiore , una mediana ed una inferiore valle

di Livine , e sono segnate : la superiore per i paesi di Ai¬

rolo e Quinto , le altre per Faido e Giornico , alle quali in

tutto appartengono presso che 20 comuni . Chi scende ad

Airolo , fosse per una escursione in Val Priora , prende al¬

loggio nell ’ Albergo di Motta , ovvero nell ’ Hotel Airolo .

Presso Airolo incominciano pure le spirali curve dell ’antica strada del Gottardo , e là i possibili bisogni dei viaggiatori fino ad Hospenthal , ad Urseren , con l ' eccezione che nel mo¬

desto albergo sull ’alto Passo , non potevano essere appagati ;

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così qui nell ’ ultimo villaggio si trovavano sempre pic¬

cole mercerie , facchini , commissionari , scuderie , cavalli di ricambio , bettolieri ed artigiani , come fabbri , sellai , car¬

rozzieri . Così un dì Airolo fu ben ricca e cioè ai tempi ,

che sul Gottardo andava solo un lembo di via mulattiera .

Allora , sedicimila viaggiatori e forse diecimila animali

da soma facevano già molte richieste . La costruzione della

ferrovia , specie del tunnel , procurò al paese alcuni lu¬

cri , ma ciò fu solo un breve incremento , ei non avrà

considerazione più a lungo , e più tardi certamente pian piano languirà .

L ’ ascensione al Gottardo cominciava da Airolo in gra¬

devolissima guisa fra verdi praterie , ed il pedone che

poteva seguire le abbreviazioni dell ’ antica via , vedeva gli

andirivieni salire dolcemente sul monte . Nessuna idea di

pericolo si destava in noi , quando nei sereni giorni en¬

travamo nella così paurosa Val Tremola , o Tremiora

dove su d ’ un ponte del Ticino di nuovo seguivamo la sua

destra riva . I luoghi , Madonna ai Leit , S . Giuseppe , il

Buco dei Calanchetti e S . Antonio erano specialmente in

cattiva fama .

Qui dappertutto infuria nell ’ inverno la tempesta di

neve del Tormenta , che lo svizzero chiama Guxen , e il

Leventino Kuss . Per quanti questo Kuss ( bacio ) della

indemoniata Tramontana diveniva il bacio dell ’ Angelo

della morte . . .

L ’ acuto fischio della locomotiva ci fa ricordare che

tutto ciò è passato . Noi viaggiamo sicuramente verso il

sud . E noi prendiamo nota , lo spazio ci serve assai bene ,

del corso della nostra ferrovia . Noi non abbiamo malleva¬

dore migliore del signor dottor Wanner , archivista della

ferrovia del Gottardo . Egli scrisse :

« La linea ferrata sul pendio sud del Gottardo segue

il corso del Ticino , scende da Airolo a Bodio per una

lunghezza di chilometri 39 . 3 , da 1145 su 333 metri , sotto molteplici applicazioni della massima discesa del 26 °/ «o ed

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interruzioni di parecchi tunnels spirali , allo scopo dello

sviluppamento in lunghezza , per vincere i due gradini della valle del Ticino , dei quali tunnels due sono posti fra Fiosso

e Faido , cioè i tunnels spirali di Freggio , di m . 1563 , 5

e di Prato , di metri 1557 ; fra Lavorgo e Giornico , si tro¬

vano i due altri di Piano Tondo e di Travi , di metri 1508

e 1545 . »

Una serie di furiosi ruscelli era qui specialmente da

valicare , i quali , cadendo specialmente in nobili cascate sui disuguali muri della valle , conferivano all ’ intera contrada

una caratteristica ed animata apparenza .

Da Giornico la ferrovia va con massima scesa del

27 °/ ° o al luogo omonimo che sta dirimpetto la parete

della valle , valica il Ticino con un ponte di ferro ( 2 aper¬

ture a 25 metri e 2 a 15 ) ed arriva subito alla staziono

di Bodio , giacente sul suolo della valle al di là a Polleg -

gio , con la discesa del 18 0/ ° o , e li sotto sul fiume Brenno

va alla stazione di Biasca , dove il tratto montano finisce ,

e si trova la locomotiva di ricambio .

Da Airolo noi passiamo primamente sul noto passo di

Stalvedro per un tunnel , valichiamo il Ticino su d ’ un

ponte lungo 50 metri , e ci affrettiamo , passando por Biotta , Ambri , Quinto , Yarenzo , alla stazione di Fiesso . Noi siamo

nella selvaggia gola del Fiottino , che nell ’ antichità si

apriva nella roccia del Fiottino , ovvero Platifer ; le acque

del Ticino infuriano con diabolica forza fra le rupi ; alla

loro furia non è niente a paragonare ; sembra che di so¬

pra il fiume voglia distruggere sè stesso , o di nuovo

scrosciando e tuonando reitera la feroce prova . Noi siamo

sospesi là sopra , entriamo nel tunnel di Dazio , in quello

spirale di Freggio , valichiamo ancora una volta il Ticino

e passiamo , dopo duo piccoli tunnels , per altri due spi¬

rali , di cui l ’ uno di Prato camminiamo di nuovo sul

fiume sul ponte di Polmengo , lungo 100 metri , pel tun¬

nel di Polmengo , sulla Cerosa e giungiamo alla stazione

di Faido ,

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Qui prima si faceva volentieri sosta , e si scendeva al -

VIlòtel Angelo , avendo denari abbastanza , ovvero al -

1’ Hotel Velia , anche solo per ammirare la stupenda ca¬

scata della Fiumegna . Una quantità di noci sta intorno

a questo interessante luogo , ricco di casette edificate nello stile svizzero e nell ’ italico . Ma questi alberi ci ricordano

una triste rimembranza storica . La valle di Livine avea

sofferto il più dispotico trattamento da parto dei suoi fa¬

mosi signori di Uri .

I Livinosi quando avevano con quelli delle pratiche erano costretti d ’adoperare la formola : « Agli Illustrissimi e Po¬

tentissimi Signori e Padroni nostri clementissimi » mentre

so solo come « umilissimi e fedelissimi servitori c sudditi »

potevano firmarsi . Una vita di schiavi !

Una leggera causa nell ' anno 1775 accese nei loro op¬

pressi cuori le fiamme della rivolta . Il giogo doveva in¬

fine essere scosso . Ma era stato ancora troppo presto , e

loro mancava un capo accorto , e così quei di Uri ed i loro

alleati , si avanzarono in qua dal Gottardo , e rimasero an¬

che presto signori della sommossa . Il popolo di Livine fu

quindi obbligato il 2 giugno d ’andare a Faido ; erano tremila uomini pieni d ’angoscia e d ’ onta . Lo schiere de ’ confederati circondavano la folla , che ora col capo nudo c genuflessa

doveva giurare obbedienza assoluta . In ginocchio fu forza

assistere all ’ esecuzione dei loro capi , che appunto vennero decapitati sotto questi alberi di noci , dove si leva il chio¬

stro dei cappuccini . Coll ’ affanno ed orrore negli animi ri¬

tornarono ai loro tuguri . E la schiavitù divenne più grave

di prima .

Se il paese ha fin qui in generale qualcosa di duro ,

di severo , ora comincia l ’ allegra vegetazione a dare una

gaia colorazione e la ricca vicenda delle imagini rallegra l ’ occhio ; la natura sembra rinascere , bei gruppi di marroni coronano i colli , la vite s ’ arrampica fuori le casette , dap¬

pertutto rumoreggiano splendide cascate dalle rupi . Spesso

la ferrovia incrocia la strada , Si crederebbe d ’essere in un

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paradiso , se non v ' abitasse così povero l ' uomo . Quali squal¬

lide capanne mostra la stazione di Lavorgo ! il villaggio

di Nico , che ò posto come custode all ’ entrata della valle di Chironico !

La ferrovia raggiunge di nuovo il suolo della valle

od entra nel burrone di Biascliina , che il Ticino ha aperto

nelle roccie . Qui rifulse potentemente la scienza dei no¬

stri bravi ingegneri per lottare contro l ' intrattabile na¬

tura .

Essa valse a costruire dighe , ponti , o tunnels spirali .

Noi traversiamo il tunnel spirale di Piano Tondo (1508

metri ) e di Travi , circa 1 , 647 metri , il più lungo tunnel

di questa linea , sul ponte del Ticino sulla diritta sponda

del fiume , ed arriviamo alla stazione di Giornico , che ó

posta solo 450 metri sul mare . Il villaggio è quasi due

chilometri lontano dalla stazione , ed ha una pittoresca si¬

tuazione , ma non dimora in esso ricchezza ad onta della

stupenda vegetazione , nella quale domina la vite . Chi prende

a considerare le pittoresche case dei contorni , qui trova il

più delle volte tristi tuguri in assai stretti vicoli pieni di su¬

dici angoli e pozzanghere di letame ; anche le poche caso

in pietra sono per la maggior parte tenute sbadatamente

o male .

Lo case di legno sono piccole e brutte di fuori .

La parte interna ó di legno , In esterna di pietra , il tetto

ricoperto con assicelle . Si sale al primo piano per una

scala esterna , che conduce nella cucina dalla quale si en¬

tra nell ’ angusta bassa stanza , dove può arrivare poca

luce e poca aria . Nell ’ estate sono queste abitazioni insop¬

portabilmente calde , nell ’ inverno vi è da soffocare , poiché lì dimora l ’ intera famiglia : dorme , mangia , beve , lavora lì , e giammai viene aperta una finestra .

Il passato anche qui ha lasciato meste rimembranze ,

e sta isolato il superbo monumento d ' una vittoria sopra i

nemici , i così detti sassi grossi , dietro Giornico ; grandi pezzi di roccia , per la quale vittoria i Livinesi aiutarono a

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rinforzare i loro oppressori di più tardi , i graziosissimi si¬

gnori di Uri .

Si guerreggiava in quel tempo contro i soldati mila¬

nesi che il conte Marsiglio Borella avea inviato nella valle di Livine . Con più di quindicimila uomini , molti cavalieri ed artiglieri s ' avanzava egli verso il ponte di Biasca . Là l ’ aspettava la piccola schiera dei Livinesi , che simulando

ritirarsi lo attirarono lino nella pianura fra Bodio e Gior -

nico , dove il lor capo Stanga tutto avca apparecchiato

per 1’ accoglienza dei ducali . Si era in novembre . La pia¬

nura era inondata e mutata in un ghiacciaio per l ’ acuto

freddo della notte .

Al di sopra di questa stava il popolo della valle , poche centinaia soltanto . All ’avvicinarsi dell ’esercito essi rotolarono

abbasso le pendici sterminati massi , e si spinsero avanti .

La sconfitta dei Milanesi fu tremenda ; parecchie migliaia

di uomini furono accoppati , artiglieri ed armi caddero in

mano ai vincitori .

In questo fatto si distinsero principalmente i Livinesi ,

ed il loro capo Stanga morì , mentre egli , tornando dalla

battaglia , varcava la soglia della sua casa .

Noi ci avviciniamo per Bodio , Poleggio e Pasquirolo

allo scaricatoio della valle del Blegno , che percorre il

Brenno , oltrepassiamo il Ticino , e siamo presso la stazione

di Biasca , dove comincia la Riviera . La voce tedesca tra¬

duce questa strada in Revierthal e alla stazione di Bia¬

sca dà il largo nome di Ablentsch . Biasca ha già intera¬

mente il carattere italiano ; i . vigneti costeggiano la strada , i pilastri di gneiss posti in fila , che nei sovrapposti pali

portano le viti a pergolato ; in mezzo il pesco , il man¬

dorlo ed il fico , danno un aspetto tutto meridionale . Ma

ancora su Biasca sta sempre la montagna alta , sull ’edificio

della stazione si leva la parte rocciosa del Pizzo Magno ,

ed il carattere dell ’ acqua è sempre alpino ; il ruscello

Froda forma una forte cascata , e roccie ed acqua furono

quelli che nel 1512 tanto devastarono quel luogo , che era

un dì ricco pei suoi tedeschi abitatori .

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Chi vuole prendere ristoro trova quel che gli oc¬

corre nel Restaurant della Ferrovia , chi scende va al -

Yllótel Unione , Biasca , de la Gare , e visita quindi il

bel paesaggio , accanto al sovrastante santuario della santa I ' atronella .

Non si trova un aumento della bellezza del paesaggio

nell ’ ampia sabbiosa valle della Riviera ; divenuti indiife -

renti noi passiamo le stazioni di Osagna , Claro e Castione ,

allo sbocco della valle della Moesa , per godere con nuova

forza la ricchezza della regione . Questa è Bellinzona , la

capitale del Ticino , con quasi 3500 abitanti . Qui comincia ,

per quelli che vengono dal Gottardo , l ’ Italia con tutti i

suoi incanti , come per quelli , che dal sud a quella volta

vanno su , qui finisce . Sì , Bellinzona ha un vero aspetto e veste italica . Essa sta sorprendentemente magnifica nella

piena pompa dei suoi giardini , in mezzo ai suoi contorni

sul largo Ticino .

L ’ aperta valle , nella quale giace , sono gli antichi

Campi Canini . Innanzi a sè la valle di Marrobbio , dietro

quella d ’ Isone , cuopre essa col suo corpo tutta la vallo

del Ticino . Ha un aspetto quasi dispettoso coi suoi tre ca¬

stelli ; sul monte ad oriente il castello d ' Uri , o Castel

grande , il castello di Svitto ed il più lontano castello di

Untervaldo , sulle rupi di Corvaro , coi suoi muri correnti dall ’ alto del monte , e le sue austero masse agglomerate di case !

Ma questo apparato nella vicinanza acquista 1’ aspetto d ’ una bella decorazione teatrale . E come un ’ imagine d ' an¬

tenati , intorno alla quale i figli delle moderne generazioni

giuocano e ridono , colgono fiori , e che le rose e le viti

hanno rivestite amichevolmente . In Bellinzona non v ’è più

nulla di minaccioso , in luogo dell ’antica trombetta di guerra , risuona la canzone del pastore , e il ritornello del garzon¬

cello italiano , e dove un tempo risuonavano le armi , su -

surra la cicala in profondissima quiete i suoi canti estivi .

La medio - evale epopea si e mutata in idillio .

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Ha molte belle prospettive ( al nord sta il Pizzo di

Claro , al sud il monte Dervino , all ’ ovest il Camoghè ) ; si

sale per boscose vie sulle vigne , sulle roccie di Corvaro ,

ad una solinga chiesetta della Madonna sotto gli alberi ,

che in sè comprende tutto un mondo di poesia . Qui in alto

sono posti ancora alcuni villaggi , un ' immensità di sparse

case . Qui si può imparare a conoscere un popolo di usi e

lingua particolare , e i mirti , i lauri ed i melogranati che crescono all ’ aperto , parlano con feconda favella già dello aure d ’ Italia .

Chi vuol provvisoriamente qui restare , ha abbastanza

buoni Hotels , specialmente gli si raccomandano gli Hotels

Angelo , de la Ville , la Posta . Qui cominciano pure i

Caffè italiani .

Riferimenti

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