PURCHASED FOR THE
INIVERSITY OF TORONTO LIBRARY FROM THE
HUMANITIES RESEARCH COUNCIL SPECIAL GRANT
FOR
Libretto Collect-ions
,LE GRAZIE
VENDICATE.
Azione
teatrale scrittadall'autore inVien-na Vanno
i?3S, d'ordinedell'imperator Carlo VI, e rappresentata laprima
vol- ta conmusica
delCALDARA
negl'in-terniprivati appartamentidell'imperiai
Favorita
dalle reali arciduchesseMa-
ria-Teresa ( poi imperatrice rc&in* ) eMarianna
dilei sorella9 eda una
da~ma
della cesarea corte,per festeggiare il dì 18 agosto, giorno di nascita dèli"imperatrice Elisabetta.
foesie Prof»
n, *,a
INTERLOCUTORI.
EUFROSINE
.AGLAJA
.TAJ,IA
.La
Scena rappresenta unameno
boschet- to di allori, irrigato dall'acque del fonte 4cidaIio nellec»mj>a§nsdella Btozia.LE GRAZIE
VENDICATE
.
Eur. JMon
sperate placarmi.È
questa voltaTroppo
giustoilmiosdegno;evoi,germane, Secondarlo dovete. Altrecompagne
Venere si procuri;emen
superba Forse sarà senza le Grazie intorno.Esca,s*appressailgiorno, esca,sevuole, Dalla celeste orientai dimora;
Ma
vada sola a prevenir l'aurora.Vedrem
, vedrem se poiLa
mattutina sua tremula stella Senzadi noi scintillerà sì bella.Agl. Deh
non turbiam gli usati Ordini delle sfere.Tal.
II nostro sdegnoTroppo
ritarda il dì.
Agl.
Già impazientiSon del lungo riposo Idestrieri del sol
.
Tal.
L'alba è già desta;EuFROSlNE, AGLAJA
,TALIA
.
A
%Venereattende.
Agl. Ad
apprestarle andiamoLe colombe amorose
,
La
marina conchiglia, il frendi rose«EuF.
Fermatevi; sentite.E
noi vogliamo Così de'suoi deliriEsser sempre ministre;e del suo figlio Agli scherziinsolenti
Servirsempre d'oggetto?
Ah
no, vendetta T'acciaili di tanteoffese antiche e nuove.Siamo alfine ancor noifiglie di Giove
.
Agl. Ma
qual recente oltraggioTanto
d'ira t'accende?Euf.
Udite; e poiSe giusta è l'ira mia,ditelo voi.
La
tempesta improvvisa.Che
ieri il cielturbò, sorpreseAmore,
Inqual parte nonso. Fraiventi insani,
Fra
i nembi ondosi e lagelata pioggia Lun^'ora andòsmarrito.Alfin di Cipro Nellareggia fuggì.Stavamo
appunto Colà Venereed io.Ma,
quandoeigiunseNe
pur lamadre istessa Ravvisarlo potea; tanto cangiatoDa
quel che ne partì, parve al ritorna.Gligrondavano intorno
La
faretra, gli strali,
V
arcoileveste,ilcrin,labenda?c l'ali*Pian-
VENDICATE.
5Piangea, tremava;esemivivoe oppresso Da'singulti frequenti
Gemea
parlando, e confondeagliaccenti.
Chi non avrebbe avuto
Pietà dell'empio?
Ad
incontrarlo amica Corro; perman
lo prendo ; aridi rami Tolti ai boschi sabei raduno,e in essi Desto fiamme odorose, onde in lui torniLo
smarrito calor.L'umida
fronte Rasciugando gli vo;Tonda
raccoltaA
premerglim'
affannoDalle vesti e dal crin; fra le mie mani
Le
sue di gelo intiepidisco e stringo;L'accarezzo, il consolo,e lo lusingo.
Udite il premio. Ei, ristoratoappenat
L'armi
domanda
;e , perprovarseancora Atte sono a ferir( perfido! ingrato! )Mi
vibraunde' suoistrali almanco
lato.Mi
riparai,ma
non per questoil colpo Corse del tutto in vano;Non
giunse alcor,ma
mi piagò lamano.
Acl. E
Venere che fece?Tal. Non
lo punì?E-uf. Punirlo! Anzi temendo
Ch'io
punir lo volessi,Fra le sue braccia in sicurtà lo mise;
Lo
baciò, l'applaudì,guardommi
e rise.Acl. Troppo
in vero, o germana,A
3 Trop-6
LE GRAZIE
Troppo
grandeèiJdispreaeo.Tal. E
purconvieneRaffrenar le giust'ire ,
E
soffrire e tacer.
Euf.
Tacer! Soffrire!No
,no,di tanto orgoglio—
Mi
voglio vendicar:È
vanoil consigliar Ch'io soffrae taccia.Se, quando
geme
e piange,
L'empio
tremar ci fa, Ditemi9che sarà,
Quando
minaccia?Tal. E
sola a tollerarlo Esser forse ti credi?Agl. Ah
, chediversoAmor
non è con noi!EuF.
Sì,ma
non sonoSensibili a tal segno i vostri oltraggi.
ÀGL.
Odi. Gli ardenti raggiDelsolfuggendo ungiorno,aH'
ombra
amicaMi
ricovrai di questaSolitaria foresta;e pria nel fonte L* arse labbra bagnai
,
Poi fra
V
erbe mi stesi e respirai. Il loco ombroso e solitario, il dolce Susurrar delle piante, ilmormorio
Del vicinfonte , i lusinghieri erroriVENDICATE.
rD'un
venticel, che mi scherzavainvolto,Reseroa poco a poco
Così grave di sonnoil ciglio mio ,
Che
al fin lochiusi in un soave obbiio»Amor
, che non lontanoFurtivo
m'osservò,
subito corse,E
d'intrecciate roseSaldo lacciocompose.
A me
s'appressa Cheto e legger; con replicati giriMe
ne avvolge,m'
annodaAl troncod'un alloro;e fusì destro,
Che
gì'inganni intrapresiCompiè
, tornò a celarsi, e nulla intesi•Mi
desto alrìn; le sonnacchiose ciglia Terger voglio, e non posso,Che
impedita è laman:
tento, confusa Fra il sonno e lo spavento,Sorger dal suolo; e ritener
mi
sento.Cresce il timor: più frettolosa i lacci
A
sforzarm'
affatico;E
piùgli stringo, epiùfralorm'intrico.Me
rideAmor
;l'odo,mi
volgo, e vedo L'autor di sì bell'opra.Oh come
allora Arsi di sdegno!E
temerarioe audace,
E
perfido lo chiamo; ei ride e tace.Ricorroa'prieghi,acciò
mi
sciolga,ecento Dolci nomi gli do,ma
tutto è vano. Che più? Se nonscioglfeaA
4 Ebe,•
LE GRAZIE
Ebe
s che giunseacaso, ilacci miei» Fra' mieilacci ravvolta ancor sarei*£uf. E
ad insulti sì fieri, oltre misuraV
ira non arde in te?àgl.
Sì,ma
non duraoTalordi sdegno ardente Corroa punir
V
audace;Ma
poimi
torna inmente
Ch'egli è fanciullo ancor•E
allor placata io sono,E
son di nuovo inpace:Lo
scuso, gliperdono,Lo
compatisco allor.Tal. A
paragonde' mieiSon lievi i vostri torti. Ogni
momento
È
ame
con nuoviinganniAmor
molesto.Dironne un solo;argomentate il resto
.
Là,
dove fra le spondeDella,bassa
Amatunta
ilmar
s'interna,All'ombra
d'uno
scoglio,Che
la frontesublimeIncurva a vagheggiar
Tonda
tranquilla, lo con lacanna e l'amoI pesci un giorno insidiava.
Amore
Era conme
;ma
suV
erboso lido Stava a'suoischerzi intento, ed iodilui Niuna cura prendea. Vide* il fallaceLa
mia fiducia, e ne abusò. Nasconde Set-VENDICATE.
B|Sotto unfolto cespuglio Di dittamo fiorito alquanti strali;
Cela tra' fiori e
V
erba in altro Iato, Sottilissima rete; indi improvviso Grida:Ahimè
,sonferito;econlepalme Si copreilvolto. IogettoV amo
, evoloA
chiedergliene avvenne.Un*ape,eidice3Un*ape.
mi
piagò: soccorso, aita . . .E
fra tanto piangea. Credula io sento Impietosirmi. Al dittamo vicinox Per sanarlo ricorro; e mentrein frettaLe più giovani foglie
Scegliendo vo, ne* fraudolenti strali Urto, mi
pungo
. Il traditor dal pianto Passa subito al riso. Altronon bramo
»Grida, già risanai:
guarda,
em'addita La
guancia illesa,anzi non mai ferita.Chi può dir 1'ira mia? Per vendicarmi
A
lui corro: ei mi fugge; in cento giri Quinci e quindi m'avvolge; e insidiosoMi
conduce fuggendo al laccio ascoso.lo, chenoi so,v'inciampo, eprigioniero
Mi
sentoilpiè.Crebbealsecondooltraggio Inme V
ira eilrigor. Pugnai,ma
ilacci Purfransi alfin, pur midisciolsi,e certo Giunto 1'avrei;ma
intantoChe
a togliermi dyimpaccioFia losdegno e'1 rossortardai confusa>
io
LE GRAZIE
Fuggì ridendo, e mi lasciò delusa.
Euf. E
pur tu mi consigliA
tacere, a soffrir.'Tal.
Di te nonm^rraAmor
detesto, lo ne abborriscoilnom%
; Vorreivendetta, ilpunirei...Ma come!
lo loso, Io veggo anch'io,
Troppo
insulta, e troppooffendejNon
ha fede,non intendeKè
rispetto, nè pietà:Ma comune
è il fatomio
;Ma
ciascunlo soffre e teme;E
il soffrir con tanti insiemeNon
mi par che sia viltà.
EUF.
L'oggettode* miei sdegni,Germana
,Amor
non è. D' un tal rivale Rossore avrei;ma
le follie dei figlio Colpe son della madre. Ella è lanostra Persecutrice;e queste lievi offeseMi rammentan
le grandi.
AeL. E
quali?EuF. E
qualiChiedete ancor? Dite: quai son le cure Da' fati a noi prescritte? linostro vero Ministero qualèì
Agl.
Render fra loroE
benefìci e grati,
E
concordi i mortali.
Tal*
VENDICATE.
iiTal.
Agli odi, airireToglier dì
man
la face.Agl.
L' amicizia educar, nutrir lapace.Euf. E
Venere, che soloD'Amore
attende a dilatar l'impero,A
tutt' altro c'impiega. Ella ci vuole Del suo figlio ministre;i suoi deliri Ci sforza a secondar. Così, d'unlabbroOra
il riso adornando, ora d*un ciglioRegolandogli sguardi, inutilmente Tutte perdiam le nostrecure.
E
intanto Ogni dritto, ogni leggeL'infedeltà, la violenza atterra;
E
di risse funeste arde la terra.Tal.
Pur troppoè ver.Agl. Ma
qual vendetta maiRitrovarsi potrebbe?
Euf.
Io la trovai;Ed
è degna di noi. Sentite. AlteraVa
di tanti suoi pregiVenere sol per noi .
Che mai
sarebbe SenzaleGrazie accanto?Ah
,sevogliami Vendicarci di quella,
Concorriamo a formarne una più bella.
Agl.
Sì, sì, germana.Tal.
Eccomi pronta.Euf. Ed
abbiaQuesta, che formerem, quei presiancora,
Che
xa LE GRAZIE
Che
Venere non ha. Congiunga insiemeLa
maestà con labellezza;adorni Di vezziP
onestà; porti nel senoTutto
delle virtù lo stuolo accolto;E
il regio corse le conoscain volto.Agl.
Si;ma
qual fra le stelle alma capace Di taidoni sarà?Euf.
Quella, di cuiTanto
si parla inciel; che questa etadeDeve
illustrarcol suo natale.Tal. E
quand®Daljastella natia sarà divisa?
Euf.
In questo giorno.Agl. Ed
avrànome
?Iuf.
Elisa.Agl. Ah
tronchiamledimore.Tal. Andiamo
Iuf. Andiamo
A
compir lagrand'opra.Tal. Oh
qual rossoreVenere avrà*
Agl.
Respireranno alfine Gli agitati mortali.EuF. A
ElisaintornoRacquisteran,
come
all'età dell'oro,Le Grazie vékdicate il lor decoro.
VENDICATE.
CORO.
Esci dal
Gange
fuora,
Esci, felice aurora;
Che
aurora più felice DalGange
non uscì.Oh
quanto ben prediceUn
dì così giocondolQuanto
promette almondo
Sì fortunato dì•FINE.
IL SOGNO
D
IS C I P I O N E 4
Azione
teatrale , allusiva alle sfortunatecampagne
dellearmi
austriachein Italia/ rappresentata laprima
volta conmusica
delPREDIERT
nelpalazzodell'imperial Favorita, alla presenta de' sovrani, //ài
primo
ottobre i?js ,per festeggiare il giorno di nascita delVimperator Carle VI , à* ordine dell*imperatrice 'Elisa- betta,/
ARGOMENTO.
(SJL.
4
pochipuò
essere ignoto Publio Cor*nelio Scipione, il distruttor di Cartagi- ne.
Fu
egli nipote per adozione delTal- tro, che l'àvea resa tributaria diR
&*>ma,
( e che nei, adistinzionedelnostro,chiameremo
sempre col soloprenome
dì Publio ,) ed era figliuolo di queirEmi- Ho
, dacui Perseo, il re diMacedonia
,fu già condotto in trionfo.
Unì
il nostro eroe cosi mirabilmente in se stesso levir- tù dell'avo
e delpadre
, che il più elo- quenteromano
volle perpetuarne lame- moria
nel celebre sogno da lui felicemen- te inventato; e il qualeha
servito di scorta al presentedrammatico
componi-mento
. Cic. in Sema.Scip.ex
iib. de Re- pub. VI.POESIE PRO*.
N.2.B IN-
18
INTERLOCUTORI.
SCIPIONE
.LA COSTANZA
.LA FORTUNA
.PUBLIO,
avo adottivo diScipione*EMILIO
,padre
di Scipione.CORO D'EROI.
L'Azione si figura in Africa nella reggia di Massinissa.
2 L
IL SOGNO
D
1SCIPIONE;
=— — —
If
i' imuriin <*mmmammBmmmmammm*i**mi\f^lScipione dormendo
.
Lm Costanza
, laFortuna
.For. Vieni
, e siegui i mieipassi,O
gran figliod'Emilio.Cos.
I passi miei,Vieni, esiegui, oScipion.
Scip. Chièmai l'audace
Che
turba ilmio
riposo?For.
Ioson•Cos.
Sonio%E
sdegnar non ti dei.For.
Volgiti ame
.Cos. Guardami
involto*Seip.
Oh
dei»Qualeabisso di luce!
Quale ignota armonia! Quali sembianze
^cnqueste mai sì luminose e liete!
B 2
£
IL SOGNO
E
inqual partemitrovo?E
voi chisiete?Cos.
Natrice degli eroi.For.
DispensatriceDi tutto il bea che I'universo aduna.
Cos.
Scipio, io son laCostanza.For.
Io|a Fortuna.
Scip.E
dame
che si vuol?Cos. Ch'una
fra noiNel
cammin
dellavitaTu
percompagna
elegga.For. Entrambe
offriamoDi renderti felice
.
Cos. E
decider tu dei,
Se a
me
più credi, o sepiù credi alei .SeIP.Io?
Ma
dee...Che
dirò?FOR.
Dubiti!Cos.
IncertoUn momento
esser puoi!Jor.
Ti porgo ilcrine,E
ame
non t'abbandoni?Cos.
Odi ilmio Home
9Nè
vieni ame
?FOR.
Farla.
COS.
Risolvi.Scip. -
E come
?Se volete eh*io parli
,
Se risolverdegg'io, lasciate air alma
Tempo
darespirar, spazioonde possaDI SCIPIONE.
*xRiconoscer se stessa.
Ditemi dove son, chi qua mi trasse3
Se vero è quel eh'io veggio
,
Se sogno, se son desto, o se vaneggi©
Risolver non osa Confusala mente,
Che
oppressa si senteDa
tanto stupor.
Ddira
dubbiosa,Incerta vaneggia Ogni alma che ondeggia
Tra' moti del cor
.
Cos.
Giusta è latua richiesta.A
parte a parte Chiedi pure, e sapraiQuanto brami saper
.
TOR.
Sì,ma
sian brevi,Scipio, le tue richieste. Intollerante Di riposo son io. Loco ed aspetto Andar sempre cangiando è
mio
diletto,Lieve sono al par delvento;
Vario ho il volto, il piè fugace;
Or
m'adiro, e in unmomento Or
mi torno a serenar.Sollevar le moli oppresse Pria m'alletta; e poi mi piace D'atterrarle moli istesse
,
Che
ho sudato a sollevar.SciP.Dunquc
ove son? La reggiaB3 Ùi
$2
IL S O G N O
Di Massinissa, ove poe' anzii lumi A! sonno abbandonai
,
Certo questa nonè.
COS. No:
lungi assaiÈ
l'Africa da noi. Sei nell'immensoTempio
del eie!.
FCR. Non
lo conosci a tante5Che
ti splendono intorno,Lucidissime stelle?
A
quel che ascolti Insolito concentoDelle mobili sfere?
A
quel che vedi Di lucido zaffiroOrbe maggior, che le rapisce in giro?
Scip.E
chimai tra le sfere,o dee, produceUn
concento sì armonicoe sonoro?Cos.
I/istessa, eh*è fra loro Dimoto
e di misuraProporzionata ineguaglianza. Insieme Urtansi nel girar: rende ciascuna^
Suondall'altre distinto;
3ù si forma di tutti un suon concorde
.
Varie così le corde
Sond'unacetra;epurnetemprainguisa
E
l'orecchioe lamani'
acutoeilgrave»Che
dan percosse un'armoniasoave•Questo mirabilnodo
Che
gl'ineguali unisce*Questa ragionearcana»
DI SCIPIONE,
a?Che
i dissimili accorda,
Proporzion s'appella,ordine e
norma
Universal delle create cose.
Questae quel che nascose,
D'alto saper misterioso raggi©,
Entro i numeri suoi di
Samo
il saggio.SciP.Ma
un'armoniasì grandePerchè non giungea noi ? Perchè non
V
ode Chi vive là nella terrestre sede ?Cos. Troppo
il poter de' vostri sensi eccede.Ciglio, che al sol si gira,
Non
vede il sol che mira,Confuso in queiristesso Eccesso di splendor.
Chi la del Nil cadente Vive alle sponde appresso,
Lo
strepito nonsente Del rovinosoumor
.
Scip.E quali abitatori ...
For.
Assai chiedesti:Eleggi al fin.
Seip. Soffri un istante.
E
qualiAbitatori han queste sedi eterne?
Cos. Ne
hanmoltievarj invarie parti.
Scip. In questa,
Ove
noi siam, chi si raccoglie mai?For. Guarda
sol chi s'appressa, e lo saprai.B
4 Ptf-^4
IL SOGNO
Publio
, Coro di eros?indi
Emilio
, edetti
.C 0
R 0
oGerme
di cento eroi,
Di
Roma
onor primiero9Vieni, che in cielstraniero1 Il
nome
tuo non è.Mille trovar tu puoi
Orme
degli avi tuoi Nel lucido sentiero,Ove
inoltrasti il piò.SciP.Numi,èvero,om'inganno!Ilmio grandmavo Il domatordell'african rubello Quegli non è?
Fub. Non
dubitar, son quello, .Se IP-Gelo d'orror!
Dunque
gli estinti.*.Pub.
Estinto?Scipio, io non sono.
Scip.
Ma
in cenere discioltoTra
le funebri faci,
Gran tempo
ègià,Roma
tipianse.Pub. Ah
,taci.;Poco seinoto a te.
Dunque
tu crediChe
quellaman
, quel voltoQuel-
D
ìSCIPIONE.
Q*Quelle fragili
membra,
onde vai cinto, Siano Scipione?Ah
nonèver. Scnqueste Solo una veste tua. Quel che ìe avviva, Puro raggioimmortai, che non haparti,E
sciogliernonsipuò,chevuol,cheintende,Che rammenta
,che pensa,
Ciie non perdeconglianni 11 suo vigore,
Quello,quelloèScipione:equelnonmuore.
Troppo
iniquo il destinoSaria della virtù, s'oltre la
tomba
Nulla di noi restasse; e s*altri beniNon
vi fosser di queiChe
in terra perlo più toccano a? rei», Scipio: laperfetta
D'ogni cagion prima cagione ingiusta Esser così non può. V'è dopo il rogo
V'è
mercè dasperar. Quelle chevedi,Lucide eterne sedi
Serbansi almerto:e lapiù bella èquesta,
In cui vive con
me
qualunque in terraLa
patriaamò
, qualunque offrì pietoso AI pubblico riposo i giorni sui,.Chi sparse il sangue a beneficioaltrui
.
Se vuoi che te raccolgano Questi soggiorni un dì,
Degli avi tuoi rammentati;
Non
ti scordar di me.»Mai
té
ILSOGNO
Mai
non cessò di vivere Chi,come
noi, morì:Non
meritò di nascere,Chi vive sol per se.
SeIP. Sequi vivon glieroi ...
Por.
Se paga ancoraLa
tua brama non è, Scipio,è già stancaLa
tolleranza mia. Decidi...Cos. Eh
lasciaCh'ei chieda a voglia sua.Ciòch'egliapprende, Atto Io rende a giudicar franoi
.
Se:p.Se qui vivongli eroi
Che
alla patria giovar, tra queste sedi Perchè non miro il genitor guerriero?Pub.
L' hai sugiiocchi, enoi vedi?Scip.
È
vero, èvero.
Perdona, errai, gran genitor;
ma
colpa Delle attonite cigliaÈ
il mio tardo veder, non deliamente, Che P
immagine tua sempre ha presente.Ah
sei tu! Già ritrovo L'anticain quella fronte Paterna maestà. Già nel mirarti Risento i moti al coreDi rispetto ed'amore.
Oh
fausti numifOh
caro padre!Oh
lieto di!Ma come
SI tranquillom'accogli? Il tuo sembiante Serenoèben,
ma
noncommosso. Ah
dunqueNon
Di SCIPIONE.
arK
Ton provi in rivedermiContento egualeal
mio
iEmi.
Figlio,ilcontentoFranoi serba nel cielo altro tenore.
Qui non giungeall'affanno,edèmaggiore,.
SeIP .Son fuordi
me
.Tutto
qnassùm'è nuovosTutto
stupirmi
fa .Emi. Depor
non puoiLe false ideeche ti formasti in terra,
E
ne stai sì lontano. Abbassa il ciglio:Vedi laggiù d'impure nebbie avvolto Quelpìcciolglobo,anziquelpunto?
Scip.
Oh
stelleìÈ
la terra?Emi.
Ildicesti.Scip.
E
tanti mari,
E
tanti fiumi, e tante selve, e tante Vastissime Provincie, opposti regni,
Popoli differenti?
E
ilTebro
?E Roma
?.0Emi. Tutto
èchiuso in quelpunto.
Scip.
Ah
, padre arnato^Che
picciolo, chevano,
Che
misero teatro ha il fastoumano
!Emi. Oh
se di quel teatroPotessi, o figlio, esaminar gli atteri;
Se le follie, gli errori
,
1 sogni lor veder potessi, e quale Di riso perlo più degnacagióne
Gli
ss I
L
SO G N O
Gli agita, gli scompone,
Li rallegra, gli affligge, ogì'innamora?
Quanto
più vii ti sembrerebbe ancora! Voi colaggiù rideteD' un fanciullinche piange-?
Che
lacagion vedete Del folle suo dolor.Quassùdi voi si ride,
Che- dell'età sul fine ,
Tutticanuti il crine, Siete fanciulli ancor
.
SciP-Publio, padre,ah lasciate
Ch'iorimanga con voi. Lieto abbandona Quel soggiorno laggiù troppo infelice.
For.
Ancor non è permesso.Cos.
Ancor non lice0Pub. Molto
aviver ti resta.Scip. Io vissi assaij
Basta, basta per
me
.
Emi.
Sì,ma
non bastaA
5 disegni del fato, alben diRoma
,Al
mondo
, aiciel.Pub.
Molto,facesti, emolt©
Di più si vuol da te. Senzamistero
Non
vai Scipione alteroE
degli aviti e de' paterni allori.I gloriosi tuoi primi sudori Per le campagne ibere
D
ISCIPIONE.
19A
caso non spargesti;e non a caso Porti quelnome
in fronte,
Che
all'Africaè fatale.A me
fu datoIl soggiogar sì gran nemica; e tocca 11 distruggerla a te,
Va; ma
preparaNon meno
alle sventure,Che
a' trionfiil tuo petto. In ogni sorte L'istessa è la virtù. L'agita, è vero, II nemico destin,ma
non l'opprime;E
quando èmen
felice, è più sublime.
Quercia annosasu 1'erte pendici Fra '1 contrasto de' venti nemici Più sicura, più salda si fa.
Che
se'1 verno le chiome le sfronda, Più nel suolocol piè si profonda5 Forza acquista, se perde beltà.SeIP.Giacche ai voler de' fati
V
opporsi è vano, ubbidirò.Cos.
Scipione3Or
di scegliere è tempo.Fon.
Istrutto or sei3Puoi giudicar fra noi.
Scip. Publio, si vuole
Ch* una di queste dee .. .
Pub.
Tuttom'è
noto.Eleggi a voglia tua.
Scip.
Deh
mi consiglia,Gran geaitor
.
Emi,
lo
Emi.
IL SOGNO
Ti
usurperebbe, o figlio3La
gloria della scelta ilmio
consiglio.
TOR.Se
brami esser felice,Scipi®,non mistancar:prendiil
momento
5Incui t'offro iimiocrin
.
Importuna mi sei, dì: qual ragione
Tuo
seguacemi
vuol? Perchè degg'io Sceglier più techeV
altra?S'io non secondo amica
L'impresetue?Saiquel eh'ioposso? Iosono D'ogni mal, d'ogni bene
L'arbitra colaggiù. Questaè la
mano
,Che
sparge a suo talento e gioie epene5Ed
oltraggi edonori,E
miserie e tesori. Ioson coleiChe
fabbrica,che strugge,Che
rinnova gl'imperi. Io, se mrpiaceaInsogliouna capanna; io, quandovoglio,
Cangioincapanna unsoglio.
A me
soggetti Sono i turbini in cielo-,Son le tempeste in
mar
. Delle battaglie Io regolo ildestin. Se fausta io sono,Dalle perditeistesse
Fo
germogliar lepalme.: e s'iom'
adiro3Svelgo di
man
gli alloriSul compir la vittoria-ai vincitori. ;
SciP.
Ma
tu, chetantoyoR. E
che farai,Che
DI SCIPIONE»
ilChe
più? Dal regnomio Non
vaesente il valore,Non
la virtù; che, quando vuoilasorte»Sembra forte il piùvii, vile ilpiù forte%
E
a dispetto d'AstreaLa
colpa è giustae l'innocenza è rea»A
chi serenafo miro,Chiaro è di notte ilcielo;
Torna
per lui nel geloLa
terra a germogliar.
Ma
se taluno io giro Torbido il guardo efosco,Frondegli niega il bosco,
Onde
non trova inmar
.
SeIP.
E
a sìenorme
possanza Chis'opponga
non v'è?Cos.
SI, la Costanza,Io, Scipio, io sol prescrivo Limiti e leggi alsuo temuto impero.
Deve
son io, non giungeL' instabile a regnar; che in faccia
mia Non
han luce i suoidoni,Nè
orrorlesueminacce.È
vercheoltraggio Soffron talorda leiIl valor, la virtù;
ma
le bell'opre,Vindice de'miei torti, il
tempo
scopre.Scn io, non è costei
,
Che
conservo gl'imperi; e gli avi tuoi,^ La
ìz
IL SOGNO
La
tuaRoma
lo san. Crolla ristrettaDa
Brenno, è ver, lalibertà latina Nell'angusto Tarpeo,ma
non ruina•Dell'Aufido alle sponde
Si vede, è ver, miseramente intorno Tutta perirla gioventù guerriera, Il console
roman
,ma
non dispera.Annibale s'affretta
Di
Roma
ad ottener 1'ultimo vanto,
£
co' vessilli suoi quasiV
adombra; vMa
trovainRoma
intantoPrezzoilterrencheilvincitoreingombra•
Son mie prove sì belle; ea queste prove
Non
resiste Fortuna. Ella si stanca;E
alfin cangiando aspettoMia
suddita diventaasuo dispetto.Biancheggia in
mar
io scoglio,Par che vacilli, e pare
Che
losommerga
il mare Fatto maggior di se.
Ma
duraa tanto orgoglio Quel combattutò sasso;E
'1mar
tranquillo e basso Poi gli lambisce il piè.
Scip.Non
più. Bella Costanza,Guidami
dove vuoi. D'altri non curo;Eccomi
tuo seguace.
Ec&.
'£
i cloni miei?DI SCIPIONE.
»3 SeIP.Non
bramo e non ricuso.For. E
ilmio
furoreSciP.Non
sfido e non pavento.For.
In van potrestiScipio, pentirti undì.
Guardami
in viso Pendaci; e poi decidi.
Scip.
Ho
già deciso.Dì che sei
V
arbitra Deimondo
intero,Ma
non pretendere PerciòV
impero D*un'almaintrepida,D'un
nobilcor.Te
vili adorino,Nume
tiranno, Quei che non prezzano,Quei che non hanno
Che
il bassomerito Del tuo favor.
FOR. E
v*è mortai che ardiscaNegarmi
i voti suoi? che il favormio Non
proccuri ottener?Scip. Sì: vi son io
.
For. E
ben, provami avversa. Olà, venite, Orribili disastri, atre sventure, Ministre delmio
sdegno:Quell'audace opprimete; iovelconsegno Scip.Stelle, che ria!
Qual
sanguinosa luce!Poesie Prof.
N.C Che
4
IL SOGNO DI SCIPIONE
*Che
nembi! che tempeste!Che
tenebre son queste!Ah
qualrimbomba
Per le sconvolte sfereTerribile fragor! Cento saette
Mi
striscianfrale chiome; epar chetuttoVada
sossopra ilciel.No
, non pavento,
Empia
Fortuna: invan minacci ; in vano Perfida, ingiusta dea...Ma
chimiscuote?Con
chi parlo?Ove
son? Di Massinissa QuestoèpureilsoggiornOoEPublio?E
ilpadre?E
gliastri? e'1ciel? Tuttospari. Fu sognoTutto
ciò ch'iomirai ?No,
la Costanza Sogno nonfu:meco
rimase. Io sento Ilnume
suo, che mi riempie il petto.V'intendo; amici dei; l'augurio accetto«
t U
ss
LICENZA.
ISTon
èScipio,osignore, (Ah
chipotrebbeMentir
dinanzi a te! ) nonù l'oggetto Scipio de' versi miei. Di te ragiono,Quando
parlo di lui. Quelnome
illustreÈ
un vel, di cui si copre Ti rispettosomio
giusto timore.Ma
Scipio esaltaillabbro,eCarloilcore»Ah
perche cercar degg'io Fra gli avanzi dell'obblio Ciò che in te ne dona il cieli Di virtù chi prove chiede,L'ode in quelli , in te le vede:
E V
orecchioognor del guardoÈ
più tardo emen
fedel.
CORO.
Cento volte con lieto sembiante
,
Grande Augusto, dall'onde marine Torni l'alba d'un dì sì seren.
E
ri-E
rispetti la Diva incostante Quella fronda cheporti sul crine L'alma grande che chiudi nel senFINE,
IL PALLADIO
CONSERVATO.
Azjone
teatrale,allusiva alle vicendadi queltempo
, scritta dall'Autore
inVien-na Vanno
i?js, a"ordine dell'impera- trice Elisabetta, e rappresentata lapri-ma
volta conmusica
delREUTTER
ne- gl'interni privati appartamenti dell'im- periai Favorita dallealtere
reali diMaria-Teresa
9 arciduchessa d'Austria
,( poi imperatrice regina ) dell'arcidu- chessa
Marianna
di lei sorella, eda una dama
della cesareacorte,perfesteg- giare il dìprimo
d'ottobre , giorno di nascita dell'imperator Carlo Vt.'C
3ARGOMENTO.
JEi
nato che ttn simulacro di Pallide%conosciuto dall'1antichità sotto
nome
di Palladio, fosse trasportato da Troja nel Lazjo, e che, per la costante opinio- ne che dalla conservazione di quello di- pendesse il destino delromano
impero,fosse poi consegnato alle Vestali » per- chè gelosamente il custodissero.
Avven-
ne dopo laprima
guerra punica che un.grave improvviso incendio s*apprese nel tempio appunto, dove ilPalladiosuddet- to si conservava . Spaventate e confu- se le vergini custodi
non
sapean per qual via difendere il sacro pegno dal- le sollecitefiamme
: e il popolo, atter- rito da sì funesto presagio,piangeva
già come indubitata la ruina della for.tuna romana
.Quando
accorso altumul-
to il generoro Metello ,queir
istesso che avea pocyanzi trionfato dei debel-C
4 /*-4»
lati Cartaginesi , posponendo alla pué~
èlica la sua privata salvezza, lancias- si in
me%xp
all'*incendio, passò tra7 fumo
e lefiamme
a1penetrali del tem- pio , ne trasse illeso il Palladio , e ristabilìcon sigran prova
di pietà e di coraggio tutte le speranze diRo~
ma
. Liv. Epit. iib*XIX
Gvid*lib. VI,
&c
c42
INTERI OC UTORI,
CLELIA,
-"J 1
»
ERENNIA
, vergini vestali«ALBINA.
L'Azione
si rappresenta in un bosco sa- cro, che circonda il soggiorno delieVe- stali suddette.IL PALLADIO
CONSERVATO.
Irennia
,Albina
parlando:Clelia?
the soppraggiunge agitata.
Cl
E.i-i odealciel,purvitrovoiErennia, AlbinaDove
son lecompagne
? Ancorsaranno 'Tutte sommerse iti Lete .Deh
A riuluuar Lurretc Le ministre minori; L'are, gl'incensi, i fiori,Le vittime sian pronte. Oggi vi
bramo Men
tardeall'opre, evenedoV
esempio.
•Secondateil
mio
zelo:altempio,ajtempio>Ere.
Sì per tempo!Alb. E
perchè?Cle.
Voi nonsapeteQual giornoèquelche s'avvicina.
Ale. E
conreLo
possiamoignorar? Premette il ciclo In questodì, dopo mill'anni e mille, 11fiatai d'un eroe,dal cui splendoreDeb-
44 IL PALLADIO
Debba
il romano imperoUn
giorno andar più dell*usato altero*Ere. Noto
èilpresagio\e alrinnovardell'anno Perciò sempre un tal giornoSi festeggia da noi:
ma
questa voltaTroppo
fuordi costumeSollecite ne brami* Ancor non vedi Rosseggiar l'oriente,
E
giàci credi e neghittose e lcate.Cle. Hanno
, o vergineamiche,
Nuova
cagion gl'impeti miei. M'inspira,Mi muove
ilcielo,loconquest'occhi,iovidi...Oh
prodigio!Oh
portento!Ere.
\'E
che vedesti?CLE.
Vidi...Ah
l'oia tiajsorreiT'affretta, Trennia: oggi atespettailpeso De' festivi apparati. Iltutto appresta, Indi ne avverti
.
Ere. E
non vuoi dirmi...Cle. Oh
deifTutto
saprai; vanne perora.Ere.
Io tremo,Clelia, nelPascoltarti
Ragionar sì confusa,
Almeno
...Cle
»Ah
3parti*Ere,
CONSERVATO.
4$Ere.
Parto,ma
il cor tremante Pieno del tuo sembiante Prova due moti insiemeDi speme e di timor.
Reggete i passi miei,
Voi,che vedete, o dei ,
Tutti i principi ignoti
De' moti d'ogni cor.
£
Parte,Clelia
,Albina
.Al
B.Se
pur troppo nonchiedo, infinchetomi
Erennia a noi, deh lacagion mi scopri,Che
t*agita a tal segno.Cle.
Odila, edimmi
Se ho ragion d'agitarmi oltreilcostume.
Fra le notturne piume
Stancagiacea pur dianzi: il dì futuro
Mi
stava inmente
; eV
anima, ripiena Del promesso natale, a' sensi ancoraNon
permettea riposoDagli uffizi diurni . Alfin le ciglia Cominciava a velarmi
Un
leggero sopor, quando improvvisoTuona
il cielo a sinistra. Apro confusa Le non ben chiuseancoraAtterrite pupille: il mio soggiorno
Trovo
pieno di luce : a poco a pocoLen-
IL? AL LADIO
Lenta scender dall'alto
Veggio candida nube, e uscirda quella
fiamma
che, non socome
,
L'aria strisciando accese,
Mi
girò fra le chiome, e non le offese.Apre la nube intanto
li suo lucido seno, e scoproin essa
,
Appena
il crederai,Minerva
istessa»Alb. Minerva
!Cle. E
quale appuntoNel Palladio è ritratta
Custoditoda noi. Senti. Io tacea,
Ma
non tacque la dea. Clelia,mi
dice,E
parmi udirla ancor: Clelia3 chefai?
Non rammenti
, non sai,Qjual dìritorna? Oggi
gran
parteilcielo Vuol degli eventi ascosi"Palesar co*portenti* ef« riposi ? Sorgi, sorgi. Io smarrita
Volli prostrarmi al suol; balzaitremante Dalle calcate piume;
Ma
la nube si chiuse, è.sparve ilnume.
Ah
sugli occhi ancor -mi stanno Quella nube e quel baleno!Ah
mi sento ancor nel seno- Quellevoci risonar!Le
CONSERVATO. 4?
Lo
stupormi tiene oppressa\Son confusi i sensi miei;
E me
stessa or nonsaprei Inme
stessa ritrovar.Ali. Che
mai sarà! Misteriose anch'io Immagini mirai neisonno involtaCle. Quando
?Presso a quel sacro alloro,
Che
là vicino al tempioSorge frondoso, e con le braccia onuste Di votivi trofei tant'aria
ingombra,
Sognai di ritrovarmi. Il ciel tranquillo, Chiaro il dìmi parea;ma
in un istante L'unoel'altrocambiò.S'ammanta
ilsole D'intempestiva notre:Dalle concave grotte escon fremendo Turbini procellosi: orrido
nembo
,Di grandini fecondo e di saetre, Il gran lauro circonda; e da' remoti Cardini della terra
Si scatenano i venti a fargli guerra.
Crolla ri tronco robusto; urtansi insieme Gii scossi rami; e, spaventati ai suono Dell'insulto nemico,
Abbandonan
gli augelli il nido antico.M-ntr'
Alb.
Cle.
Alb.
Poc'anzi
.
E
chemirasti?Ascolta
,
IL PALLADIO
Mentr'io
palpitoe tremo, eccodai poloVeggo
scendere avoloL' augel di Giove, e su la pianta amata Raccogliersi, posar. Toccato appena
Fu
dal vindice artiglioL'arbore trionfai, che in un
momento Tanta
furia cessò. Fuggon le nubi,
L' aria torna sincera, il sol siscopre,
Cadon
Tirede' venti ; e, qual solea, Sorge dalciel difesoTra
le piante minori il lauro illeso«Rise il ciel co' raggi usati;
Ritornò lo stuol canoro Ne' suoi nidi abbandonati Più sicuro a riposar:
E
i zeffiri feliciSol restar del sacro alloro
Tra
le foglie vincitrici Senza orgoglio amormorar
.Cle. Ma
con tanti portenti,Numi
, chedirvolete?Ah
,corri, amica;Erennia affretta: impaziente io sono Di consultarla dea.
àlb. Vado
.1
Cle.
Fra tanteDubbiezze io mi raggiro,
E
1 S'
incammina
9 epoi siferma.
CONSERVATO.
4«»E
pur mesta nonson.
Alb.
Stelle, che miro! 1Ah
,Clelia!Cle.
Giàritorni?Alb.
Iltempio,iltempioVa
tutto in fiamme.
Cle.
Eterni dei!Ale. Mon
vediCome
l'aria ne splende?Cle. Ahimè
! RacchiusoII Palladio è colà.
Roma
infelice!Misere noi!
Alb. Deh
, che farem?*
Cle.
Si vadaA
salvarlo,a
a perir.*Alb. Ferma;
3già tornaErennia a questa volta.
1
Spaventata guardando
dentrola scena,* Vuole
incamminarsi
•* Trattenendola.
Erenvia
affannata» edette
•Ere. Oh
eccelso!Oh
grande!Oh magnanimo
eroe!Cle. Che
rechi?Ere.
II nostro.,»Poesie Prof.
n.d
Pai.Cle.
£re.
IL P
ÀvL L AD IO
Palladio,..
È
incenerito?è
salvaj èsalvo;Non
temete.
Ci
E..lorespiro
.
E
ver? Quaimano
3 Qiial stume Tiradifeso?£re.
Udite., udite*Meraviglie diro.
Quando
poc' anzi Al tempio m'inviai, divisa appenaM'ero
da voi, che da lontan scopersiUn
granchiaro fra l'ombre.Ilpassoaffretto;3E di grida confuse
Sento l'aria sonur. M'inoltro, e trovo Cintodi popò! folto9
E
d'orribile incendio il tempio involto.Che
terroriChe
spaventofPer centoparti e cento
Ne
uscian torbide fiamme: infino alcielo S'inalzavan rotandoNeri globi di
fumo
; e le stridentiNumerose
favilleRiluce van per l'aria amille amille.
Il Palladio si salvi,
«Gridaciascun;
ma
non si trova un solo,Che
s'arrischiall'impresa.lo stessalo stessa dubbia, confusa,oppressa,Senza saper che fo, parto, ritorno
f
E
CONSERVATO,
ssE
corro al tempio inutilmente intorno-Desto dall'improvviso
Tremito popolar trasse al tumulto Metelloalfin.
Cle. Ma
qual Metello?Ere.
II grande5D'Africa il domator. Penetra urtando Fra lestupide turbe;accorre al tempio;
Gnà&'.AbìRomaniJn
questaguisailvostro Palladio si difende?E
cerca intantoTra
le fiamme qual siaLa
più libera via. Visto che tutte Egualmente le ingombra1*incendio vincitor, fermasi in atto
D'uom
che l'alma prepariA
terribile impresa; ìndi alle sfereLe
palme, le pupilleRisoluto inalzando: amicidei, Disse, voi tutti invoco»
Oh
ardirtremendoi£
silanciò nel fuoco.Al*. Ah
! vi perì?£re. Ben
lo credè ciascuno,M3
s'ingannò,che, mentreIo stessailcompiangea,vinto ogn'impaccio Tornar lovidi, ecolPalladio in braccio»
Cle. E
che diceste allora?Ere. E
chipotea/ormar
parole? Istupiditoognuno
D
a Qual-sa
IL PALLADIO
Qualche spazio restò: proruppe al fine
Dopo
breve dimoraTuttoilpopoloin pianto,epiangeancora
.
Ma
chi saràqueirempio,Che
non sisciolga in piantoA
così grande esempio D'ardire e di pietà?Se v'ha chi giunga a tanto,
Non
sa chesia valore,Ha
insen di sasso il core,O
core in sen non ha.
AlS.Dì
prodigio sì grande,Clelia,chedici?Ah,nonm'ascolta!Osserva,1
Come
fisse nel cieloTien
le pupille,ecome Cambia
aspetto e color!Ere.
Clelia?Cle.
Tacete,Tacete.
Ah, nona
casoinsì gran giorno Parlailcielco'portenti:!Intendo,intendoLe
cifre del destin. M'inspira unnume
;Non
son io che ragiono.Oh
voi felici ,Tardissimi nipoti, a cui dal fato Promessoèilgrannatall
Non
vi sgomenti De' procellosi ventiL'inutile furor,Quel sacro alloro Scos.«
J
Ad Ennni a
,CONSERVATO,
*?Scosso rinverde, ed agitatospande Sul terren sottoposto
ombra
più grande.Benché fiamma profana
11 Palladio circondi, ah non temete,
Non
temete per lui. Difende il cielo Geloso i doni suoi;V*è ne' fati un Metello ancor per voi.
-
No
,V
ire della sorteDurabili non son: l'empia è feroce
Con
chiteme di lei;ma
quando incontra Virtù sicura in generoso petto,Frangegl'impeti insani,ecambiaaspetto0
Pria di sanguigno lume
Lampeggeran
le stelle;Poi torneran più beile Di nuovoa scintillar.
Sconvolgeràle sponde Torbido il
mar
;ma
poi Dentro i confini suoiDovrà
ridursi ilmar.
ERI. Deh
secondate, omimi,
1 presagi felici.
Ali.
I nostri votiUdite, amici dei.
O.E.
De' voti nostriVoi Ja cagion vedete;
E
se pirtan dal cor, voi lo sapete.C0-
$4
IL PALLADIO CONSERVATO
C ORO.
Scenda,6 dei,
V
eroepromesso Dalla stellasua natia:Lieto viva3 esempre sia Vostra cura e vostro
amor
Date a lui, pietosidei,Lunghi giorni avventurosi;
E
a*suoi giorni, o dei pietosi?Aggiungete i nostri-ancor
.
F 4 N E
0IL PARNASO
ACCUSATO E DIFESO.
Componimento drammatico
•> scritto dati*Autore'in Vienna
V anno
1738, A*ordine dell'imperator Carlo VI, ed eseguito laprima
volta conmusica
delREUTTER
nella galleriadell*imperiai Favorita al*
lapresentadegli augustissimi
sovrani
%per festeggiare ildì ^s d"agosto, gior- no di nascita dell* imperatrice Elisa*
betta.
INTERLOCUTORI.
GIOVE
ìAPOLLO, LA VIRTÙ*.
LA VERITÀ»,
IL'
MERITO.
CORO
di deità con Giove'.CORO
di Gcnj conì
la Verità*CORO
delleMuse
con Apollo.V
Azione si rappresenta nella reggia di Giove.IL PARNASO
ACCUSATO E DIFESO.
La Virtù'
, laVerità
, IlMerito Giove, Apollo, CORO
di Genj e del leMuse
.La Virtù',
laVerità*
, ilmerito,
e Coro di Genj.
Correggi
, o re de' numi,Del garrulo Parnaso 1' insana libertà
,
Apollo,
Coro delleMuse,
Proteggi, o re de' numi5
Del supplice Parnaso L'oppressa libertà.
TUTTI fuorché Giove
.O
, dalie colpe invaso,A'barbari costumi Il
mondo
tornerà.do.
SS
IL P A N A SO
Gio.Cosl
dunque di GioveSono i cenni eseguiti? Oggi che tutta
Orna
il natal d'ElisaDi letiziala terraedi piacere, I
numi
in questa guisaD'importune
querele empion le sferelDel sacro dì turbato,
Del trasgredito impero
è
reo ciascun divoi.Mapiù
d'ogni altroTu
, Apollo, il sei. Le vergini canore Guidar suV
Istro in questo dì; lapompa
©e' festivi apparati
Là
regolar; dell'immortale Augusta In cento eletti armoniosimodi Là
replicar leIodi5$on cure a te
commesse
: e tu nonparti?E
voi,Muse,
tornate?Ah,
s'io potessi Sdegnarmi insì gran giorno,Non mi
verresteimpunemente
intornoeNo
, con torbidasembianza Splender oggi ame non
lice?
In un dì così felice
No
,sdegnarmi, o dei, non so»Tutta l'ira è già smarrita Nella dolce rimembranza