Storie di vita del campione LEONARD BUNDU
Massimo Capitani
Si può fare
Quando intervistai Leonard prima della sfida fiorentina con Petrucci, scrissi
“ci sono uomini che devono perdere tempo per saperlo apprezzare.
E se poi hanno il talento di Leonard si trovano a combattere per il titolo europeo a 37 anni”.
Dopo tre anni, grazie alla forza di Leonard, quella frase Europea è diventata Mondiale.
Perdere non è un’opzione. Sarebbe come cancellare tutto quello che ho fatto nella mia carriera, tutto quello che adesso mi permette di avere una chance mondiale. Non ho intenzione di perdere.”
Così Leonard Bundu ad Ezio Prapotnich alla vigilia del match con Gavin del 01 Agosto 2014.
Leonard Bundu è un pugile dal 1991, ma la convinzione e la consapevolezza che ci sono nelle sue parole prima del match con Gavin, sono il frutto della sua storia recente, quando Leonard chiude con la carriera dilettantistica e cerca nuovi stimoli nel pugilato professionista. S’innamora di Giuliana, la sua compagna di vita, che presto diventerà la madre dei suoi figli. Ora Leonard Bundu è un padre di famiglia, un babbo come si dice in Toscana.
Leonard arriva a Firenze nel 1991. La famiglia Bundu si rifugia nel capoluogo toscano, città della mamma, dopo che in Sierra Leone, la nazione in cui vive dal 1971, è scoppiata la guerra civile. Il conflitto interno, che comprenderà il decennio 1990 - 2000, fa in tempo solo a sfiorare la famiglia Bundu, ma è uno di quegli avvertimenti che non possono essere inascoltati. Una mattina infatti i militari fanno irruzione in casa Bundu e senza dare spiegazioni e senza nessuna motivazione, si portano via Leonard. Solo dopo due giorni di cella tornerà a casa.
La strada per L’Europa
Il pugilato per Bundu è naturale come il sorriso che illumina il suo viso.
Non ha mai frequentato una palestra, ma più volte è andato in quella di Freetown, la sua città in Sierra Leone e lì ha visto i pugili allenarsi, così a casa ha iniziato a saltare la corda. Al suo arrivo a Firenze il ragazzo della Sierra Leone ha l’esigenza di farsi nuove amicizie nel suo quartiere, Campo di Marte, ed è soprattutto per questo che decise di scendere gli scalini dell’Accademia Pugilistica Fiorentina.
Al Maestro Boncinelli Leonard disse che non gli interessava praticare agonismo, il Maestro, dopo averlo visto alle prese con i primi esercizi, decise di non fargli pagare la quota mensile riservata ai non agonisti.
Leonard pensò di rimanere simpatico al Maestro e di sicuro lo era;
ma il Maestro puntava su un’altra cosa. Infatti Boncinelli aveva capito che a quel ragazzo non c’era bisogno di spiegare le cose come agli altri, a lui bastava far vedere la posizione del corpo, delle braccia, della gambe una volta, che subito dopo ripeteva il gesto come se avesse tutto già dentro. Arriva il primo match e la prima vittoria. Al termine del primo round il Maestro disse:
- Leo datti da fare perché sei indietro con il punteggio.
- Ora, ora, è solo la prima ripresa.
La seconda ripresa terminò dopo poco e con essa il match, un paio di finte da veterano ed un gancio sinistro che entra alla perfezione, mandano al tappeto l’avversario.
Nella carriera dilettantistica di Leonard ci sono 129 match, è un numero che tiene a mente il suo Maestro, che è sempre rimasto Boncinelli, perché Leonard non se ne ricorda, almeno non di preciso. Un buon numero di questi match Leonard li disputa nella Nazionale, diventando - fra i tanti successi in carriera - medaglia di Bronzo ai campionati mondiali e partecipando alle Olimpiadi di Sidney. Nonostante questi risultati la sensazione di tutti è che Leonard avrebbe potuto fare di più, mentre nella sua testa, prima del professionismo e prima di Giuliana, passa anche la voglia di mollare il pugilato.
Al suo sogno di disputare il campionato d’Europa Leonard arriva per una trafila lunga e difficile. “Io sognavo di arrivare alla sfida per il titolo europeo, però ora che sono campione voglio andare oltre”.
Spiega in un’intervista a Boxe Ring del dicembre 2012 alla vigilia della sua terza difesa del titolo continentale con il franco marocchino El Massoudi. Nel 2008 Bundu è campione d’Italia, nei due anni che seguono diventa campione di due sigle internazionali minori, minori rispetto al campionato d’Europa; ma solo il 4 Novembre 2011 diventerà campione d’Europa nella sua Firenze. Il capoluogo toscano lo incorona ancora una volta, confermandosi il portafortuna del campione che proprio qua ha ottenuto i successi migliori.
Leonard, però, deve fare i conti con lo scarso peso politico del movimento pugilistico italiano a discapito dei movimenti più potenti che logicamente fanno gli interessi dei loro pugili.
La prima sfida per il campionato europeo dei pesi welter fra Bundu e Petrucci si tiene Roma il 25 Giugno 2011. IL risultato di parità porterà alla sfida fiorentina. Nel match romano Leonard combatte con un ematoma enorme sulla fronte causato da una testata involontaria di Petrucci nella seconda ripresa. Leonard a proposito di quell’ematoma dirà:
- Mi faceva male solo ad appoggiarci il guantone.
- Quando mi sono visto allo specchio mi sono preso paura.
Ma se gli chiedi:
- Hai mai pensato di mollare, anche solo per un momento.
La sua risposta arrivava come un diretto sinistro:
- No.
A questo punto la stampa toscana e non, si scatena, convinta che Bundu possa, come sarebbe nell’ordine naturale delle cose, avere la sua chance mondiale. Opportunità da giocarsi proprio in una città come Firenze, che una sfida iridata non l’ha mai vista. Ma non va così.
Turno di Lavoro
Leonard Bundu inizia a cercare fortuna fuori dalla Toscana difendendo il titolo in giro per l’Italia. I suoi avversari sono pugili di medio valore, le sedi dei match non sempre sono adeguate al Campione d’Europa.
Intanto la possibilità di affrontare lo sfi dante uffi ciale Hatton viene rinviata e con questa anche la chance di accrescere le proprie credenziali internazionali. Infatti il pugile inglese, viene battuto dal suo connazionale Kell Brooke. Quest’ultimo giovane è lanciato da un’associazione infl uente e non ha intenzione, come nuovo sfi dante uffi ciale, di battersi per il campionato europeo, ma punta decisamente al pugilato che conta, quello americano.
Leonard forse non sprizza di gioia, ma continua a fare il suo lavoro timbrando cartellini ed avversari. In questi match Leo trova la consapevolezza del campione e con quella il colpo risolutore, unico neo, fi no ad allora del suo pugilato. Ne fanno le spese: Moscatiello, K.O. alla quinta ripresa per un montante al fegato; Castellucci, al tappeto nella seconda ripresa per una combinazione montante gancio (il match fi nirà alla sesta ripresa per intervento medico, decisione che di fatto mette fi ne ad un dominio totale di Bundu); El Massoudi fulminato da una gancio sinistro dopo due minuti e 40 secondi nel corso del primo round.
E così si arriva allo sfidante ufficiale, il polacco Jackiewicz. Un pugile solido che è già stato campione d’Europa. Leonard domina il polacco per tutto il match, rende velleitario il suo pugilato muscolare ed essenziale e lo mette K.O. con il solito montate al fegato. Leo lo esegue dopo una combinazione che prevede due montanti in rapida successione, il primo portato al capo dell’avversario, che così alza il gomito proteggendo istintivamente la parte offesa; ma lasciando scoperto il fegato che viene colpito dal secondo montante.
Questa vittoria convince tutti che Leonard è un campione vero e che merita il palcoscenico mondiale, ma le occasioni continuano a sfumare e l’Inghilterra c’entra sempre qualcosa. Brooke, ancora lui, s’infortuna prima della sfida mondiale versione IBF ed al suo posto, per la sfida iridata, viene chiamato un altro inglese, Lee Purdy. Il giovane pugile britannico ha un buon record di 24 incontri disputati con 20 vittorie, 1 pareggio e tre sconfitte, ma non ha i numeri di Leo che di vittorie ne ha 29, 2 pareggi e nessuna sconfitta. Pur essendo campione d’Europa, nel ranking mondiale della versione IBF, Purdy sopravanza di una posizione Bundu.
Purdy verrà sconfitto nel match valevole per il titolo da Devon Alexander e Bundu capisce che è l’ora di andare a trovare il
“nemico” inglese direttamente a casa sua, mettendo in palio il suo titolo d’Europa e tutta la sua carriera a Londra, proprio contro Purdy.
Altrimenti ci arrabbiamo
Bundu vs Purdy è un incontro di altri tempi. Ho la fortuna di vederlo accanto ad Ezio Sottili, presidente onorario dell’Accademia Pugilistica Fiorentina che dirà, nel corso del match:
- Proprio come ai tempi di Mazzinghi.
I due pugili si scambiano una quantità mostruosa di colpi affrontandosi a viso aperto. Bundu ne mette la maggior parte, ma l’inglese è un vero duro e continua a venire avanti. A metà dell’incontro si ha la sensazione che il suo atteggiamento e le continue parole di scherno,
“sei vecchio, non ce la fai andrai KO” siano capaci di mettere in diffi coltà il campione. Quando combatti in trasferta nel pugilato subisci una pressione enorme, il fattore casa purtroppo può infl uenzare i giudici e tu devi far sempre qualcosa in più per convincere tutti che sei meglio del tuo avversario, in poche parole non ti puoi permettere mai di amministrare, ma devi sempre continuare ad attaccare.
Bundu sfrutta il suo enorme talento per mutare il modo di combattere:
si sottrae agli attacchi di Purdy e rientra con serie rapide, ma mai troppo insistite. Nel fi nale di match Purdy è allo stremo e nella dodicesima ed ultima ripresa Leo lo mette al tappeto. L’inglese si rialza, ma Leo lo fi nisce con una serie di colpi che inducono l’arbitro a decretare il K.O., a soli dodici secondi dalla fi ne del match.
Subito dopo Leo si leva qualche sassolino dalla scarpa e rivolgendosi a Purdy dice:
- visto cosa succede a prendere in giro i vecchietti.
Poi, il Campione sfoggia il suo inglese ed il suo sorriso a beneficio delle telecamere di Sky sport UK, prima di correre dai suoi tifosi e parlare in fiorentino.
Attore nato
Leonard Bundu è tornato in Inghilterra il 1 Agosto 2014 e ha mantenuto fede alle sue parole. Ancora una volta ha vinto, anche se il suo avversario è riuscito a terminare ai punti. A leggere i cartellini dei giudici: due a favore di Bundu per un punto ed uno a favore di Gavin per tre punti, sembrerebbe una vittoria sofferta, ma noi che c’eravamo, sappiamo che Leonard ha vinto così nettamente da sconfi ggere anche il solito malcostume del pugilato, che sfavorisce il pugile che combatte fuori casa.
Il match si è svolto in un Teatro, al centro della platea era stato allestito il ring, in alto, ma non troppo,il loggiato che girava tutto intorno alla struttura. I quattromila inglesi facevano un baccano d’inferno, i più scatenati erano posti sul loggiato e nelle fasi più calde del match si sporgevano dalla balaustra quasi toccando i pugili o battevano le mani contro il parapetto in legno. Anche in platea abbiamo assistito al match in piedi. Solo gli annunci, a tornare seduti dello speaker, hanno riportato un po’ di calma. Nelle pause di silenzio una trentina di tifosi italiani si facevano sentire. La rappresentanza italiana era composta come sempre: dalla famiglia di Leonard, da alcuni suoi amici e dalla
delegazione dell’Accademia Pugilistica Fiorentina. Noi facevamo parte di una minuta delegazione di giornalisti, incomprensibilmente assente la televisione italiana.
Al termine del match molti tifosi inglesi hanno fatto i complimenti ai sostenitori italiani riconoscendo il valore sportivo di Leonard con strette di mano e pollici alzati. Una grande soddisfazione per chi aveva deciso, in pieno periodo di ferie e di crisi, di essere comunque al fianco di Leonard, incassando orgoglioso quei complimenti mentre era intento a digitare i messaggi di vittoria agli amici che non erano riusciti a collegarsi allo streaming, unica fonte di comunicazione visiva dall’Inghilterra. Poi i tifosi speciali di Leonard sono andati tutti nell’albergo del loro amico campione a festeggiare la vittoria. Alle due del mattino nella hall dell’hotel, alle birre, ai sorrisi e alle battute, si sono aggiunte anche le pizze ed il ragazzo che le ha portare ha voluto prendere parte alla festa non facendosi mancare una foto con il campione. Un festeggiamento speciale per chi, snobbato dal grande circo mediatico, ha avuto il merito grandissimo di farsi volere bene dalle persone comuni.
Anche stavolta il suo avversario era più giovane e nel corso del match non è stato affatto sportivo: trattenute, prese di lotta e il paradenti sputato volontariamente dopo aver subito l’atterramento nella sesta ripresa. Un atteggiamento mai sanzionato dall’arbitro, nuovamente Leonard ha risposto con un sorriso ironico e il suo pugilato, ora che scriviamo, l’ha portato alla sfida del 13 Dicembre che lo vedrà combattere per il titolo mondiale con il campione Keith Thurman.
Come nella vita anche nel pugilato contano le motivazioni e non l’età, o la forza dell’organizzazione alla quale si appartiene. Leonard doveva solo vincere per oltrepassare l’ultimo ostacolo che gli impediva di guardare oltre, ovvero al campionato mondiale.
Quando intervistai Leonard prima della sfida fiorentina con Petrucci scrissi “ci sono uomini che devono perdere tempo per saperlo