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Come fare per chiudere la partita Iva

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Come fare per chiudere la partita Iva

Autore: Sabrina Mirabelli | 25/08/2020

Alla cessazione di un’attività di lavoro autonomo segue la chiusura della partita iva: procedura, moduli, costi e casi in cui la chiusura avviene d’ufficio.

In Italia è sempre più difficile fare impresa o svolgere una libera professione tanto

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che in molti scelgono di cambiare lavoro. Motivazioni personali, quali ad esempio la ricerca di una maggiore stabilità economica, e problemi fiscali, come l’impossibilità di adempiere alle scadenze con regolarità, possono essere alla base della decisione di cessare l’attività. Perciò, come fare per chiudere la partita iva aperta quando si è iniziato a lavorare? Spetta al contribuente compilare e trasmettere per via telematica all’Agenzia delle Entrate, un modello diverso a seconda della natura dell’attività che ha svolto e che intende smettere.

Persone fisiche e società: come chiudere la partita Iva

Le persone fisiche, intendendo per tali i liberi professionisti, i lavoratori autonomi e le imprese individuali, possono chiudere la partita iva, presentando all’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12.

Invece, i soggetti diversi dalle persone fisiche ovvero gli enti, le società e le associazioni, devono presentare il modello AA7/10 mentre quelli che hanno l’obbligo di iscrizione del Registro delle Imprese o nel Registro delle notizie economiche e amministrative, devono utilizzare la comunicazione unica.

Tali modelli, scaricabili dal sito dell’Agenzia delle Entrate, vanno presentati nel termine di 30 giorni dalla cessazione dell’attività.

Come va inviato il modello per la chiusura della partita Iva

Il modello da utilizzare per la chiusura della partita Iva va inviato:

dal titolare della stessa o da un suo delegato, in duplice copia presso uno qualunque degli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate a prescindere dal domicilio fiscale del contribuente;

in un unico esemplare a mezzo servizio postale e mediante raccomandata, allegando fotocopia di un documento d’identità del dichiarante, a un qualunque ufficio dell’Agenzia delle Entrate, a prescindere dal domicilio fiscale del contribuente. In questo caso le dichiarazioni si considerano presentate nel giorno in cui risultano spedite;

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telematicamente, direttamente dal contribuente o tramite i soggetti incaricati della trasmissione telematica. Le dichiarazioni si considerano presentate nel giorno in cui è conclusa la ricezione dei dati da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Per i contribuenti obbligati all’iscrizione al Registro delle imprese con comunicazione unica, l’invio del modello per la chiusura della partita iva deve avvenire per via telematica o su supporto informatico.

Come si compilano i modelli per la chiusura della partita Iva

Sia per quanto riguarda le persone fisiche sia per le società la parte del modello che va compilata per la chiusura della partita iva, è il quadro A (tipo di dichiarazione), cioè quello già utilizzato per l’avvio dell’attività e l’eventuale variazione.

Nel modulo, va barrata la voce 3 (cessazione attività) e vanno indicati il numero di partita iva e la data di cessazione dell’attività.

La casella deve essere barrata:

dal titolare della partita iva;

dal rappresentante fiscale;

da un soggetto non residente nel territorio dello Stato, nel caso particolare in cui questi intenda assolvere agli obblighi ed esercitare i diritti in materia iva.

Come rintracciare il codice Ateco

Nei modelli AA9/12 e AA7/10 va indicato il codice Ateco, quello cioè che identifica l’attività esercitata e che si intende cessare.

Nell’ipotesi in cui il titolare della partita iva non dovesse conoscere il codice Ateco, potrà rintracciarlo accedendo al proprio cassetto fiscale.

Il cassetto fiscale è l’accesso alla sua posizione personale presso il sito dell’Agenzia delle Entrate. Tale posizione contiene tutte le informazioni fiscalmente rilevanti che

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lo riguardano come, appunto, il codice attività.

Quanto costa la chiusura della partita Iva

La chiusura della partita Iva non comporta alcun costo se non c’è stata iscrizione al Registro delle imprese. In ogni caso, se ci si è avvalsi di un consulente per la presentazione del modello, si deve considerare eventualmente il costo della sua prestazione.

Viceversa, se la ditta è iscritta al Registro delle imprese, per la cancellazione occorre pagare una marca da bollo di 17,50 euro.

In questa ipotesi, inoltre, la chiusura della partita iva comporta la relativa comunicazione alla Camera di Commercio al fine di interrompere l’obbligo del pagamento del diritto camerale e per la cancellazione dalla gestione separata Inps per commercianti e artigiani.

Quando chiudere la partita Iva

Il momento più opportuno per chiudere la partita Iva è quando tutte le prestazioni relative all’attività di lavoro svolta si sono definitivamente concluse. Infatti, se ci sono degli importi ancora da incassare, la partita iva non può essere chiusa proprio per consentirne la fatturazione.

Come verificare la chiusura della partita Iva

E’ possibile verificare l’avvenuta chiusura della partita Iva ovvero se risulta ancora attiva, utilizzando l’apposito servizio offerto dall’Agenzia delle Entrate.

In tal modo, si accerta la validità di una partita iva oltre a conoscere altre informazioni presenti nell’Anagrafe tributaria (ad esempio stato di attività, denominazione dell’impresa, dati anagrafi dei soci).

Nel dettaglio, è possibile verificare:

se la partita Iva è intestata ad un soggetto autorizzato ad effettuare 1.

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operazioni intracomunitarie, mediante il servizio “verifica partita Iva”;

la validità di un codice fiscale, mediante il servizio “verifica codice 2.

fiscale Agenzia delle Entrate”.

Quando avviene la chiusura d’ufficio della partita Iva

L’Agenzia delle Entrate procede alla chiusura d’ufficio della partita iva di quei soggetti (persone fisiche/ società) che, sulla base dei dati e degli elementi in suo possesso, risultano non avere esercitato attività negli ultimi tre anni [1].

L’identificazione della partita iva da chiudere avviene grazie ai riscontri automatizzati effettuati sui dati disponibili nell’Anagrafe tributaria.

In altre parole, l’Agenzia individua i soggetti titolari di partita iva che nelle tre annualità precedenti non hanno presentato, se dovuta, la dichiarazione iva annuale o la dichiarazione dei redditi da lavoro autonomo o d’impresa. A tali soggetti, l’Agenzia delle Entrate invia una comunicazione preventiva di chiusura d’ufficio della partita iva, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento.

I contribuenti, quindi, hanno 60 giorni di tempo per rivolgersi ad un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate, per fornire chiarimenti in merito alla propria posizione di soggetto attivo ai fini iva ed eventualmente, per i soggetti diversi dalle persone fisiche, per motivare e richiedere la riattivazione del codice fiscale.

In base alle argomentazioni e alla documentazione prodotta, l’Agenzia delle Entrate decide se archiviare la comunicazione di chiusura d’ufficio della partita Iva, mantenendo il soggetto in stato di attività, ovvero se rigettare l’istanza con motivato diniego.

Mancata comunicazione di cessazione attività: sono previste sanzioni?

Una legge entrata in vigore nel 2016 [2] ha abolito la sanzione prevista in caso di mancata comunicazione di cessazione di attività.

In precedenza, l’Agenzia delle Entrate se individuava un soggetto che non aveva

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presentato la dichiarazione di cessazione di attività, inviava una comunicazione con la quale lo avvisava di avere aperto una pratica ufficiosa di cessazione, invitandolo al pagamento di una sanzione pari a 172 euro.

Il contribuente aveva 30 giorni per comunicare la sua posizione ed eventuali errori nonché per chiedere chiarimenti o correzioni all’Agenzia delle Entrate.

Decorso tale termine l’Agenzia delle Entrate avviava una procedura di cessazione d’ufficio ed applicava una sanzione di importo compreso tra i 516 euro e i 2.065 euro.

Note

[1] Provvedimento direttoriale dell'Agenzia delle Entrate del 03.12.2019. [2] D.L.

n. 193/2016.

Riferimenti

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