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Le riforme del LAVORO

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APRILE

ti.legal | aprile 2021 | N°59

Le riforme del LAVORO

Stop agli interventi emergenziali.

Servono misure strutturali per dare la possibilità alle aziende di rilanciarsi e impedire lo scoppio di una crisi sociale. Le ricette dei maggiori avvocati giuslavoristi sentiti da Le Fonti Legal

L’intervista doppia

Livia Salvini e Fabio Cagnola in tandem

SPECIALE

TAX

Fiscalisti a confronto sui provvedimenti emergenziali e sugli interventi necessari

N° 59 | TAX SPECIALE

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ECCELLENZE LAVORO 2021

FOCUS

Stop agli interventi emergenziali,

in materia di lavoro servono riforme

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na lenta e inesorabile rivoluzione. Sem- bra la strada tracciata per il mercato del lavoro, che ha sulle spalle un anno e pas- sa di crisi economica globale i cui effetti, però, non si sono ancora dispiegati nella loro interezza. Insomma, la percezione, da parte de- gli analisti, è che “il peggio debba ancora arrivare”. E in questo senso la normativa attuale non aiuta. Anzi.

Si è rivelata e si rivelerà totalmente inefficace nella gestione dell’emergenza sociale che verrà amplifica- ta allo scadere del blocco licenziamenti. Cosa ser- ve dunque? Un cambio di passo. E in questo senso il nuovo governo Draghi e il neo ministro Andrea Orlando possono rappresentare una speranza. La road map, però, non può che passare dal supera- mento del decreto Dignità, che costituisce un blocco all’utilizzo dei contratti a termine (ben 400 mila non sono stati rinnovati nel periodo emergenziale), dal ri- pensamento delle politiche attive e passive. Ne sono convinti gli avvocati giuslavoristi sentiti da Le Fonti Legal, che ha dedicato un ampio approfondimento sentendo i professionisti più attivi nel settore labour.

Per intercettare da un lato gli effetti degli interventi emergenziali dispiegati dal governo Conte in piena Pandemia, dall’altro per dettare l’agenda al ministro Orlando sui prossimi prioritari interventi in materia di lavoro che devono tutelare da un lato le imprese che in questo momento non possono prescindere dalla parola flessibilità, in ottica riorganizzativa e di rilancio per lo sviluppo. Dall’altro, bisognerà far fronte all’esplosione di una nuova emergenza sociale quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, fissa- to dal decreto Sostegni a fine giugno per le aziende industriali e a fine ottobre per tutte le altre.

Dagli interventi raccolti da Le Fonti Legal emerge inequivocabile l’orientamento degli esperti rispetto alla inadeguatezza (se non controproduttività) degli interventi emergenziali. In particolare, per quanto riguarda il blocco dei licenziamenti, secondo i giusla- voristi non solo non ha garantito una efficace tutela dei posti di lavoro, ma con tutta probabilità produrrà l’effetto contrario. Perché ha di fatto impedito alle imprese di riorganizzarsi in modo appunto flessi- bile, adattandosi alle nuove esigenze del mercato, e costringendole quindi a subire maggiormente i contraccolpi della crisi. Di conseguenza, alla fine del blocco potrebbe essere necessario, paradossalmente, un maggior numero di licenziamenti. Blocco licen- ziamenti che, tra l’altro, rappresenta quasi un unicum a livello europeo e, in questo senso, gli esperti richia- mano la recente sentenza del Tribunale del lavoro di

Barcellona, che ha disapplicato la normativa emer- genziale spagnola che vieta alle aziende di procede- re a licenziamenti per motivi oggettivi riconducibili solo alla crisi economica derivante dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, fino al 31 maggio 2021.

Secondo il giudice spagnolo, e qui sta il punto, le de- cisioni imprenditoriali adottate per garantire la so- pravvivenza dell’attività aziendale devono ritenersi legittime in quanto il divieto dei licenziamenti è in contrasto con il Trattato sull’Unione europea, laddo- ve prevede che “l’Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato (...) su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale”.

Per quanto riguarda gli strumenti che dovrebbe met- te in atto il governo per arginare l’ondata di licenzia- menti e quindi la crisi sociale, secondo gli avvocati sentiti da Le Fonti Legal non si può prescindere da un sistema efficace di politiche attive del lavoro che garantisca una pronta ricollocazione ai lavoratori che verranno espulsi dal mercato del lavoro. In questo senso, può risultare utile una maggiore collaborazio- ne pubblico-privato, per evitare i grandi sprechi del passato. Infine, risulta ormai indispensabile la rifor- ma degli ammortizzatori sociali, cui sta lavorando il ministro Orlando e che potrebbe vedere la luce all’interno di un Testo Unico. Secondo gli esperti, infatti, oggi la normativa è particolarmente frasta- gliata e di difficile applicazione. Per non parlare di una riforma a tutto tondo della legge sul lavoro agile, ancora ferma al 2017.

Insomma, in una sola frase, è tempo di mettere la parola fine agli interventi di natura emergenziale, che non hanno alcuna vision di lungo periodo ma servo- no solo per rinviare o mettere in freezer il problema.

È necessaria una riforma strutturale del mercato del lavoro, adeguata ai nuovi tempi.

U Secondo il Tribunale di Barcellona

il blocco dei licenziamenti

va contro il Trattato

sull’Unione europea

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

AMMINISTRATIVO

DIRITTO

DEL LAVORO

Presidente Agi

Aldo Bottini

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Rafforzamento della Naspi e una maggiore collabo- razione tra pubblico e privato nella ricollocazione, con una regia nazionale per superare la frammen- tazione regionale. Sono gli interventi più urgenti in materia di lavoro secondo Aldo Bottini, presidente Agi (Avvocati giuslavoristi italiani).

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epi­

demia in cui si sono susseguiti diversi interventi emergenziali in materia di diritto del lavoro. Si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori o serve un cambio di passo da parte del nuovo mi­

nistro Orlando?

Gli interventi emergenziali sono stati sostanzialmente di tre tipi: blocco dei licenziamenti, cassa integrazio- ne ed esonero dai vincoli del decreto dignità (in parti - colare la “causale”) per contratti a termine e sommi- nistrazione.

Il blocco dei licenziamenti è il provvedimento che ha fatto più discutere ed è senza precedenti, se si esclu- de l’immediato dopoguerra. È anche un unicum nel panorama europeo, soprattutto per l’applicazione ge- neralizzata e la durata, ormai superiore all’anno. La norma ha anche sollevato dubbi di costituzionalità, in particolare per il prolungato impatto sulla libertà di impresa. Per un tribunale spagnolo il divieto di li- cenziamento è contrario al diritto dell’Unione Euro- pea. A prescindere da tutto, il blocco non può durare all’infinito e ci si chiede come uscire da tale situazio- ne. Proprio se si teme un’ondata di licenziamenti, non ha molto senso rinviare il problema, che richiede interventi di politica attiva del lavoro, per sostenere la transizione dei lavoratori da un’occupazione all’altra.

Più che difendere posti di lavoro ormai inesistenti, occorre accompagnare i lavoratori da un posto all’al- tro rafforzando la Naspi e l’assegno di ricollocazione, e con efficaci programmi di formazione e riqualifi- cazione.

Alcuni segnali positivi vi sono: il Fondo Nuove Com- petenze, costituito presso l’Anpal, sostiene il costo delle ore dedicate all’aggiornamento e alla forma-

Ricollocazione, più collaborazione pubblico-privato

zione. È uno strumento molto interessante, che può essere utilizzato in chiave di politica attiva del lavoro;

il contratto di espansione, rivisitato dalla legge di bi- lancio 2021, combina ricambio generazione e riquali- ficazione del personale, per far fronte ai cambiamenti tecnologici e organizzativi.

La cassa integrazione con causale Covid, senza con- tributo addizionale delle imprese, è stata certo neces- saria, ma nel frastagliato sistema preesistente di am- mortizzatori sociali ha scontato farraginosità e ritardi, anche per le interferenze Stato-Regioni sulla cassa in deroga. Il vincolo delle procedure e degli accordi sin- dacali ha complicato il percorso per le aziende me- dio-piccole. Quanto ai contratti a termine, il sostegno all’occupazione si è scontrato con le rigidità poste dal decreto dignità, controproducenti per i lavoratori in questa fase. Le pur necessarie e ripetute deroghe tem- poranee, soprattutto alla causale per le proroghe e i rinnovi, sono probabilmente ancora troppo timide.

Quali misure prioritarie dovrebbe mettere in campo il ministro Orlando per favorire lo svilup­

po delle imprese da un lato, ed evitare lo scoppio di una crisi sociale dall’altro?

La misura più efficace è il rafforzamento della Na- spi, integrata con formazione e riqualificazione, e un adeguato assegno di ricollocazione. Poi una maggiore collaborazione tra pubblico e privato nella ricolloca- zione, con la regìa nazionale dell’Anpal - potenziata e con una nuova governance - per superare la fram- mentazione regionale.

Il Fondo Nuove Competenze e il Contratto di espan- sione vanno rafforzati, le norme su contratti a termi- ne e somministrazione largamente riviste. La minore flessibilità su durata, rinnovi e causali, che già non si era rivelata efficace (ma non insisto su questo, perché la tesi è controversa e le interpretazioni sono contra- stanti), certamente non è adeguata a fronteggiare una ripresa che si annuncia lunga e faticosa.

Infine, la riforma di sistema ormai indispensabile è il nuovo sistema universale di ammortizzatori sociali, al quale come è noto sta lavorando il ministro Orlando.

Un vincolo all’ampiezza dell’intervento è rappresen- tato dalla copertura finanziaria, all’esame dei ministri dell’Economia e del Lavoro. Ma un aspetto positivo, in questa fase dell’emergenza e in presenza di un go- verno di unità nazionale, è la possibilità di attuare in pochi mesi, incluso l’esame parlamentare, una rifor- ma indubbiamente difficile, che avrebbe richiesto tempi lunghi in un periodo normale.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

DEL LAVORO

Amendolito & Associati

Francesco Amendolito

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Le politiche attive sono imprescindibili per evitare lo scoppio di una crisi sociale. Non basta una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, serve infatti una pianificazione della riqualificazione dei lavorato- ri inoccupati. Lo afferma Francesco Amendolito, founder di Amendolito & Associati.

È passato oltre un anno dall’insorgere dell’epi­

demia in cui si sono susseguiti diversi interven­

ti emergenziali in materia di diritto del lavoro.

Si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori?

Per rispondere adeguatamente a questa domanda bi- sogna fare una precisazione, innanzitutto. Gli inter- venti emergenziali susseguitisi durante i primi mesi dell’emergenza erano dettati dall’arrivo improvvisato di una pandemia globale, certamente difficile da ge- stire. Attualmente il nuovo ministro ha senza dubbio il dovere di attuare un cambio di passo, non solo in relazione alla criticabilità degli interventi emergenziali adottati dal suo predecessore. Ma anche, e soprattut- to, perché è passato oltre un anno dall’insorgere della pandemia e non è più sostenibile una situazione di to- tale blocco dell’impresa. Urgono degli interventi che guardino al futuro del Paese, che predispongano le possibilità per una ripresa del settore imprenditoria- le. Ad esempio, se il blocco dei licenziamenti risultava già un intervento discutibile durante i primi mesi della pandemia, ad oggi le sue proroghe sono inaccettabili.

Ancor di più se si pensa alla recente dichiarazione del ministro che prevede un’ulteriore proroga del divieto di licenziamenti, al 31 ottobre, per quei settori privi della copertura degli ammortizzatori ordinari. Se si dovesse attuare una simile intenzione, si farebbe gra- vare ulteriormente il costo sociale della pandemia sui datori di lavoro e non sullo Stato. Non solo tale tipo- logia di interventismo statale non agevola la ripresa economica delle imprese, le quali si ritrovano a dover far bilanciare una riduzione dei ricavi con il persisten- te e intangibile costo del lavoro. Inoltre, il blocco dei licenziamenti opera anche nei confronti di quelle im- prese che già prima dello scoppio della pandemia ave-

Crisi sociale, politiche attive imprescindibili

vano una necessità ontologica di licenziare, motivata da riorganizzazioni aziendali, concordati e altro. È evi- dente, quindi, che tali circostanze influiscono anche sull’incapacità del settore produttivo italiano di tenere il passo con il progresso.

Quali misure prioritarie dovrebbe mettere in campo il ministro Orlando per favorire lo svilup­

po delle imprese da un lato ed evitare lo scoppio di una crisi sociale dall’altro?

Per prima cosa, vorrei sottolineare che per evitare lo scoppio di una crisi sociale è necessario ed imprescin- dibile favorire lo sviluppo delle imprese. Perché è solo attraverso la loro ripresa che si può attuare un piano strategico per la rinascita del Paese. Tra le misure pri- oritarie, che necessariamente devono essere attutate, vanno annoverati gli interventi in ambito di ammor- tizzatori sociali e politiche attive. Con riferimento agli ammortizzatori sociali, è palese che sia fondamentale una sistemazione della disciplina, probabilmente un Testo Unico; poiché ad oggi ci si rifà ad una norma- tiva frastagliata e di difficile applicazione. Ma non si pensi che sono gli ammortizzatori sociali lo strumen- to adeguato ad evitare lo scoppio di una crisi sociale.

Imprescindibili e di immane importanza sono le po- litiche attive del lavoro. Urge limitare i danni che l’e- mergenza sanitaria ha perpetrato nei confronti di un livello di disoccupazione già estremamente preoccu- pante. A tal fine, sarà necessaria anche una pianifica- zione per la riqualificazione dei lavoratori inoccupati che permetta loro di acquisire skills nuove e spendibili nell’attuale mercato del lavoro. Una confacente rifor- ma delle politiche attive deve passare dall’attuazione di quei principi di formazione continua e apprendimen- to permanente tanto millantati in svariate normative, ma mai adeguatamente applicati. All’ordine del giorno del ministro Orlando, si auspica ci sia anche l’emana- zione di un quadro normativo che conceda maggiore flessibilità alle imprese. In tal senso, non può essere taciuta la necessaria modifica alla disciplina del con- tratto a termine poco elastica e flessibile; del pari, con riferimento alla contrattazione di secondo livello. Ci si augura che il governo rappresenti un supporto alle re- altà aziendali che stanno ponendo in essere con gran- de sforzo delle riorganizzazioni aziendali nel tentativo di ripresa. Infine, dovranno arrivare anche risposte compiute in merito alla necessaria transizione verso la digitalizzazione del mondo del lavoro e verso la green economy, che ormai rappresentano un cardine impre- scindibile per lo sviluppo.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

DEL LAVORO

BDL

Andrea Di Francesco

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La sfida del post Covid è implementare le chance di in- gresso al mercato del lavoro. Con, in parallelo, il poten- ziamento degli ammortizzatori sociali. Ne è convinto Andrea Di Francesco, of counsel dello studio legale BDL.

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epi­

demia in cui si sono susseguiti diversi interven­

ti emergenziali in materia di diritto del lavoro.

Si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori?

La pandemia ha comportato una notevole accele- razione sull’applicazione di alcuni istituti, o del tutto nuovi, o prima del 2020 poco utilizzati. Pensiamo in primo luogo allo smart working. In Italia per il la- voro agile esiste sin dal 2017 una normativa che lo disciplina (legge n. 81/2017), tuttavia se ne faceva ricorso limitatamente ad esigenze di carattere indi- viduale. Certo è che gli interventi finora sono sta- ti mossi principalmente dall’esigenza di affrontare la crisi pandemica, quasi esclusivamente con prov- vedimenti “tampone” di durata temporanea, salvo poi prorogarne l’efficacia via via che l’evoluzione dei contagi lo imponeva, rincorrendo l’emergenza. Que- sto ha comportato l’emersione sia di opportunità, che di criticità. Lo smart working emergenziale, al netto del dibattito se quello attuato in concreto non possa piuttosto definirsi “telelavoro” ovvero home-working, ha senz’altro comportato in generale benefici per la tutela della salute dei lavoratori e per le imprese an- che organizzativi nella gestione logistica degli uffi- ci, nonché per gli stessi lavoratori che hanno potuto altresì conciliare le esigenze lavorative con quelle di vita familiare, in un periodo così complicato. A fron- te di ciò, si sono tuttavia aperte problematiche nuove, la cui risoluzione presuppone una visione maggior- mente strategica dell’istituto. Solo alcuni esempi: il di- ritto alla disconnessione (ancorché già previsto nella citata l. 81/2017, ma rimesso alla negoziazione delle parti); il concetto di dematerializzazione dell’attività lavorativa quale presupposto stesso del lavoro agile;

non da ultimo, il tema, forse meno tecnico-giuridico,

Flessibilità

e ammortizzatori da potenziare

ma non trascurabile, della progressiva estraniazione del lavoratore dalla vita aziendale. Un cambio di passo sul punto presuppone di rendere strutturale una rotazione tra lavoro in azienda e lavoro agile, nell’ottica sfruttare al meglio i suddetti, attenuandone le criticità.

Analogamente, il blocco dei licenziamenti economici, da ultimo prorogato a certe condizioni sino ad ottobre 2021 ovvero a fine 2021, ha salvaguardato sulla carta i livelli occupazionali, ma non ha inciso sulla vasta platea di lavoratori a termine che si sono visti non rinnovare i propri contratti. D’altro canto, tale provvedimento ha impedito a molte imprese di ristrutturarsi per adeguar- si al nuovo contesto imprenditoriale post pandemia.

L’Italia, sul punto, rappresenta in Europa un caso pressoché isolato. Negli altri grandi paesi europei si è mantenuta la possibilità di licenziare, seppur entro parametri più stringenti. Conseguentemente l’Italia dovrà fronteggiare l’ondata di ripercussioni sociali che si prospetteranno non appena rimosso il blocco in questione. Un cambio di passo auspicato, e che forse sembrerebbe trovare qualche spazio in seno alla po- litica, è quello di una maggiore apertura sui contratti a termine, rendendo strutturale l’attuale riapertura a durate maggiori di tali rapporti anche in assenza di specifiche causali, pur naturalmente bilanciando l’esigenza dei lavoratori ad una base di stabilità.

Quali misure prioritarie dovrebbe mettere in cam­

po il Ministro Orlando per favorire lo sviluppo delle imprese da un lato ed evitare lo scoppio di una crisi sociale dall’altro?

La risposta è conseguente alle considerazioni già espresse. Rendere strutturali alcune delle misure già attuate in materia di smart working e di contratti a termine, in una visione strategia complessiva che comprenda anche significative agevolazioni fiscali e decontributive per le imprese, che devono sentirsi stimolate ad assumere. La sfida del post-Covid, a cui occorre già pensare proprio nell’ottica di non rincor- rere una possibile emergenza sociale, come oggi si è fatto, peraltro spendendo risorse enormi, ma cercare di governarla (meglio sarebbe di prevenirla), è quella di implementare le chance di ingresso al mercato del lavoro. Parallelamente, occorre ragionare su un’impor- tante riforma degli ammortizzatori sociali, che vanno potenziati. In definitiva, direzionare le risorse, da un lato, verso la defiscalizzazione del lavoro e, dall’altro, verso un welfare più efficiente e robusto nell’erogazio- ne dei sostegni ai lavoratori in uscita dopo lo sblocco dei licenziamenti.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

DEL LAVORO

Studio legale Boffoli

Maddalena Boffoli

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Misure più diversificate e proporzionali e incentivare protocolli di sicurezza e piano vaccini nei luoghi di la- voro. Lo afferma Maddalena Boffoli, fondatrice dello studio legale Boffoli.

Gli interventi emergenziali in materia di lavoro si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori?

Se pur si sia verificata una delle più pesanti crisi af- frontate dalle imprese italiane dal dopoguerra in poi, se guardiamo ai dati fornitici degli impatti dell’emergen- za Covid-19 sulle imprese e sui lavoratori, non possiamo ritenere che i diversi interventi governativi emergenziali in materia di diritto del lavoro siano stati del tutto ade- guati e sufficienti. Secondo l’Analisi economica e Stati- stica del 12 febbraio scorso del Mef sull’impatto della crisi Covid sul fabbisogno di liquidità delle imprese, le misure di sostegno per fronteggiare l’emergenza han- no contribuito a limitare il fabbisogno di liquidità delle imprese. In particolare, la moratoria sui debiti, i contri- buti a sostegno delle strutture di costo e i trasferimenti a fondo perduto sono stati strumenti particolarmente efficaci a sostegno delle imprese che effettivamente han- no registrato un deficit di liquidità. Al contrario, le misure di sospensione o esenzione delle imposte sono state caratterizzate da un minor livello di efficacia, poiché le risorse si sono orientate anche verso imprese che non hanno registrato carenza di liquidità. Ed infatti diversi sono stati gli impatti della situazione emer- genziale nel tessuto produttivo imprenditoriale ita- liano. È quindi, probabilmente, mancata una ade- guata diversificazione e proporzionalità nelle misure governative emergenziali. Non mancano, peraltro, dubbi sugli effetti di talune misure emergenziali.

Non sono chiare, infatti, le possibili conseguenze per l’impresa beneficiaria del finanziamento garantito in caso di violazione dell’impegno assunto. Va da sé che la certezza giuridica assume ancor più rilievo nell’attuale situazione di crisi. Se guardiamo anche all’impatto oc- cupazionale dell’emergenza Covid-19, l’occupazione delle donne risulta fortemente discriminata ancor più dalla pandemia, dove certamente sono necessari mag-

Incentivare

il piano vaccini

nei luoghi di lavoro

giori interventi governativi e legislativi visto il protrarsi della situazione emergenziale.

Quali misure prioritarie dovrebbe mettere in cam­

po il ministro Orlando?

In relazione alle problematiche ancor più eviden- ti oggi sul lavoro delle donne, il Recovery Plan deve rappresentare, per il nostro governo, una occasione per contrastare fermamente le profonde disegua- glianze di genere che attraversano il nostro Paese, a partire dal mercato del lavoro, rese ancor più eviden- ti nella situazione emergenziale. Con riferimento poi alla proroga del “divieto del licenziamento”, desta senz’altro interesse la recente sentenza con cui il Tri- bunale del lavoro di Barcellona (sentenza n. 283 del 15 dicembre 2020) ha disapplicato la normativa emer- genziale spagnola che proibisce alle aziende, fino al 31 maggio 2021, di procedere a licenziamenti per motivi oggettivi riconducibili solo alla crisi eco- nomica derivante dall’emergenza epidemiologica.

Il giudice di Barcellona ha ritenuto che le decisioni im- prenditoriali adottate al fine di garantire la sopravviven- za dell’attività aziendale dovevano ritenersi legittime, in quanto il divieto dei licenziamenti della legislazione spa- gnola è in contrasto con l’articolo 3.3 del Trattato Ue, nella parte in cui prevede che “l’Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato (...) su un’e- conomia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale”.

Se consideriamo che il nostro governo ha previsto in fase emergenziale un’estensione generalizzata del divie- to di licenziamento a tutte le imprese e riferito a tutte le fattispecie di recesso per ragioni oggettive, l’intervenu- ta disapplicazione da parte del giudice spagnolo (della legislazione spagnola che vieta esclusivamente i recessi conseguenza diretta della crisi pandemica) deve senz’al- tro far riflettere il legislatore italiano. Non è da escluder- si che si assista ad un totale cambio di approccio da par- te delle imprese più orientate ad azionare giudizi a tutela del proprio diritto di iniziativa economica ex art.41 della Costituzione. Imprese che necessitato di misure di so- stegno più rapide ed efficaci, di essere lasciate libere di esercitare anche, laddove sussistessero motivi effet- tivi economici, la facoltà di licenziamento con un altret- tanto adeguato sostegno ai dipendenti interessati da tali provvedimenti espulsivi. Servirebbero misure molto più differenziate a seconda del caso concreto, eque e pro porzionate, unitamente ad una incentivazione di pro tocolli sicurezza e piani vaccini nei luoghi di lavo- ro (e non solo).

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

DEL LAVORO

CastaldiPartners

Sarah Barutti

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Adottare anche in Italia misure vincolanti in materia di trasparenza salariale. In modo da evitare il progres- sivo incremento del gender pay gap che l’attuale crisi ha allargato. Ne è convinta Sarah Barutti, Avocat au Barreau de Paris e avvocato del Foro di Milano, esperta di labour e partner presso lo studio CastaldiPartners.

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epide­

mia. Gli interventi emergenziali in materia di lavo­

ro si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori o serve un cambio di passo da parte del nuovo ministro? E in particolare, quali misure prioritarie dovrebbe mettere in campo il nuovo ministro per favorire lo sviluppo delle imprese da un lato ed evi­

tare lo scoppio di una crisi sociale dall’altro?

Allo scoppio della pandemia gli interventi in materia di lavoro sono stati sicuramente tempestivi, soprat- tutto in materia di sicurezza, ma un po’ caotici. Penso, ad esempio, ai diversi ammortizzatori sociali e alle com- petenze divise tra Regioni e Inps. Forse, in un’ottica di legislazione emergenziale, non si poteva pretendere di più, ma una maggior semplificazione sarebbe stata di certo utile. In Francia, ad esempio, nello stesso perio- do, era previsto un unico strumento (l’activité partielle) per tutti i settori, con una sola procedura, molto sempli- ce, che ha consentito alle aziende un accesso rapido agli aiuti statali. A questo proposito, auspico innanzitutto che il ministro Orlando porti a termine in tempi bre- vi la già annunciata riforma “organica e semplificata”

degli ammortizzatori. Occorre poi prendere atto che, per contrastare la situazione di grande fragilità in cui si trova oggi il mercato del lavoro italiano, il binomio divieto di licenziamento/cassa integrazione non basta più. Lo sblocco dei licenziamenti è ormai inevitabile e, al fine di contenerne il più possibile l’impatto sociale, va calendarizzato e messo in atto in maniera graduale, partendo da quelli individuali per arrivare progressiva- mente ai collettivi. È ancora presto per valutare appie- no gli effetti della pandemia sul mondo del lavoro, ma secondo le stime preliminari dell’Oil la disoccupazione globale potrebbe aumentare di quasi 25 milioni e la

Combattere l’incremento

del gender pay gap

soluzione non può essere cercata esclusivamente nelle politiche attive, come molti invocano proponendo l’as- sorbimento dell’Anpal nell’Inps. La grave crisi sociale in atto richiede interventi più tempestivi e mirati, come l’allungamento di almeno un anno della Naspi per i c.d.

“licenziati Covid”, sgravi e incentivi per le aziende che li assumono o, ancora, voucher “aperti” da poter utiliz- zare presso centri di formazione, che siano pubblici o privati, al fine di agevolare il ricollocamento sul mercato di chi ne è uscito, o sta per uscirne, tramite la (ri)costru- zione di competenze abilitanti. Insomma, misure più centrali rispetto agli ammortizzatori sociali, che nel lun- go termine rischiano solo di rendere la disoccupazione strutturale. Utile altresì continuare a investire nella di- gitalizzazione delle aziende, anche per dare allo smart working non emergenziale la chance, che si merita, di divenire una risposta organica al life-work balance, au- spicabilmente nella modalità ibrida, così da non trascu- rare l’importanza dell’aspetto umano e delle opportuni- tà che possono nascere dal lavoro in presenza.

Come avvocato che opera sia in Italia che in Francia, cosa pensa che si sarebbe dovuto fare (in più e meglio) per il mercato del lavoro in questi due Paesi?

Un problema, in particolare, credo si sia perso di vista.

Già da mesi si parla di “she-cession” per eviden- ziare come la pandemia abbia comportato, a livello globale, una recessione pesantemente al femminile.

E lo è sotto molti aspetti: posti di lavoro persi, diva- rio salariale crescente, aumento dei lavori di cura non retribuiti e welfare sempre più assente. Sotto questo profilo, le misure adottate sono state poche in entrambi i Paesi e per lo più inefficaci, come l’accoppiata italia- na Dad e smart-working. In Francia, quantomeno, è stato di recente introdotto l’allungamento a 28 giorni del congedo di paternità, ed è interessante vedere come l’Hexagone nell’ultimo trimestre del 2020 mostri una crescita dell’occupazione femminile, anche a scapito di quella maschile (+2,1 di giovani donne contro -0,8 di giovani uomini assunti). Forse è un caso, forse no.

L’attuale situazione di emergenza sanitaria e il lavoro da casa (obbligato) ci hanno mostrato ancora una vol- ta come la conciliazione vita professionale/vita fami- liare pesi in maniera più profonda sulle donne. È ora di pensare seriamente a strumenti volti a equiparare i ruoli genitoriali e, per combattere il gender pay gap, adottare anche in Italia misure vincolanti in materia di trasparenza salariale se non vogliamo che questa pande- mia porti indietro l’orologio delle donne di decenni.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

AMMINISTRATIVO

DIRITTO

DEL LAVORO

Studio Legale Cundari

Giuseppe Cundari

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La ripresa del sistema non può prescindere da nuovi in- vestimenti in grandi opere pubbliche, da incentivi al tur- nover aziendale e da bonus concreti a favore di pmi e famiglie in stato di necessità. A sostenerlo è Giuseppe Cundari, senior e managing partner dello Studio Legale Cundari.

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epidemia in cui si sono susseguiti diversi interventi emergen­

ziali in materia di diritto del lavoro. Si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori o serve un cambio di passo da parte del nuovo Ministro?

Credo che i provvedimenti emanati dal Governo in soc- corso delle imprese e dei lavoratori siano stati non solo inefficaci per la loro inadeguatezza, ma anche del tutto improduttivi. Al di là dei ritardi e delle evidenti insuffi- cienze dei ristori effettivamente versati, si è trattato di mere elargizioni che hanno comportato solo una spesa economicamente passiva. È rimasta l’incertezza del la- voro che, scaduta la sospensione dei licenziamenti, potrà avere conseguenze gravi dal punto di vista sociale, con danni sia di natura patrimoniale, sia, e soprattutto, di na- tura non patrimoniale. A mio avviso, quindi, il nuovo Ministro dovrebbe avere il coraggio di adottare provvedi- menti dirompenti ai quali si è solo accennato solo come ipotesi di scuola. Invero, la sospensione dei licenziamenti, l’assicurazione di una cassa integrazione, peraltro, spesso versata in ritardo e non a tutti, l’assicurazione, solo a po- chi, di un reddito minimo mensile, l’assicurazione alle im- prese di un ristoro, poi non erogato o erogato in misura irrisoria, rappresentano solo palliativi che non aiutano a risolvere la crisi, trattandosi, come detto, di meri interven- ti improduttivi e non risolutori.

Quali misure prioritarie dovrebbe mettere in cam­

po il Ministro Orlando per favorire lo sviluppo delle imprese da un lato ed evitare lo scoppio di una crisi sociale dall’altro?

Io suggerirei al Ministro Orlando di adottare quei prov- vedimenti che appaiono idonei per il superamento dell’e- mergenza e per un incisivo impulso all’economia del

Pmi, ripartire con meno tasse e più indennizzi

Paese. In particolare, il Governo dovrebbe: 1) realizzare le “grandi opere” così da generare occupazione;

2) agevolare, incentivare e sostenere il “turnover” ovvero il ricambio del personale che per effetto di pensionamen- to, prepensionamento, dimissioni ed altri eventi di legge e di contratto avviene nelle imprese pubbliche e private; 3) annullare le imposte e le tasse gravanti sulle pmi e sui cit- tadini relativamente al periodo della pandemia, con rotta- mazione e/o saldo e stralcio anche di quelle relative ai pe- riodi precedenti; 4) indennizzare adeguatamente le stesse pmi con somme sufficienti a coprire le spese vive soste- nute, oltre ad almeno un 30% del reddito medio dichia- rato per gli ultimi tre anni, subordinando gli aiuti (di cui ai punti 3 e 4) al mantenimento dei livelli occupazionali; 5) sostenere le famiglie più bisognose con un reddito mensi- le minimo in base al nucleo familiare e che preveda anche un minimo da destinare ad ogni figlio maggiore di 15 anni non autosufficiente. Le somme occorrenti per finanziare i provvedimenti di natura economica, oltre che con i fon- di messi a disposizione dall’Europa, potrebbero ricavarsi con la vendita di buoni di Stato, che ha finora dimostrato di essere un ottimo sistema per ottenere le provviste ne- cessarie. A prima vista i provvedimenti indicati potreb- bero sembrare solo capaci di distruggere definitivamente l’economia del nostro Paese e non di supportarla. Se, però, ci si sofferma un momento sugli effetti che potreb- bero derivare dai citati provvedimenti non si potrà non considerare che: gli investimenti per la realizzazione delle grandi opere sarebbero produttivi, nel senso che avreb- bero positivi riflessi sull’economia e in buona parte rien- trerebbero sotto forma di maggiori imposte sul reddito (Irpef) e sul consumo (Iva); le imprese aiutate adeguata- mente dallo Stato non procederebbero al licenziamento dei dipendenti ritenuti in esubero a causa della pandemia;

i lavoratori collocati in pensione continuerebbero a fare richiesta di beni, immettendo nel circuito economico buona parte del loro reddito, magari fino a quel mo- mento servito per aiutare congiunti disoccupati; i nuo- vi assunti, prima privi di reddito, potrebbero contare su una retribuzione mensile che utilizzerebbero, in parte, per il consumo di beni, con benefici per l’economia, in parte, per il pagamento delle imposte sul reddito e degli altri oneri comunali, provinciali e regionali; la fidu- cia nello Stato e nelle Istituzioni accrescerebbe, con tutti i benefici conseguenti riflessi. Oltre, ovviamente, agli altri benefici che, per le limitate possibilità di spazio assegnate, non possono essere adeguatamente esamina- te. Concludendo, in un periodo di crisi, come quello che oggi stiamo vivendo, le priorità restano sempre la crescita e l’occupazione.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

AMMINISTRATIVO

DIRITTO

DEL LAVORO

Grimaldi Studio Legale

Angelo Zambelli

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Superare il Decreto Dignità che ha paralizzato l’utilizzo del contratto a termine. Ma serve anche un sistema coe- rente di ammortizzatori sociali universali che garantisca pari tutele a tutti i lavoratori e un sistema efficace di politiche attive del lavoro, per una concreta riqualifica- zione professionale del lavoratore. Indispensabile, poi, agevolare le cooperazioni pubblico-privato per evitare sprechi di risorse pubbliche. È la ricetta che propone Angelo Zambelli, co-managing partner di Grimaldi studio legale.

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epide­

mia, gli interventi in materia di lavoro a suo avviso si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori?

Come testimoniano i dati sull’occupazione durante il periodo emergenziale, tra cui spicca il mancato rinnovo di circa quattrocentomila contratti a termine, il blocco per legge dei licenziamenti economici non ha garantito in maniera efficace la tutela dei posti di lavoro. Anzi, con ogni probabilità produrrà l’effetto contrario. L’aver paralizzato in maniera generalizzata e non selettiva il potere delle imprese di organizzare la propria struttu- ra produttiva, impedendo a tutte loro di adattarsi alle mutevoli esigenze del proprio mercato di riferimento, comporterà, dopo l’ineluttabile fine del blocco uno shock occupazionale ben peggiore di quello che vi sa- rebbe stato in assenza di una simile misura. Inoltre, è stata molto discutibile la scelta del Governo di elargire risorse pubbliche a pioggia mediante gli strumenti pas- sivi d’integrazione salariale: sarebbe stato senza dubbio più efficace consentire la riorganizzazione delle impre- se e, al contempo, tutelare i lavoratori in esubero rinfor- zando strumenti di supporto già esistenti, quali la Na- spi, anche solo allungandone il periodo di godimento in questo periodo eccezionale. In definitiva, a causa delle scelte del Governo, si è registrata una vera e propria stagnazione del mercato del lavoro non solo in uscita, ma anche in entrata, dove a fare le spese della parali- si delle assunzioni sono state le categorie di lavoratori più fragili, ossia le donne ed i giovani. Se guardiamo in retrospettiva, sono stati mesi perduti per innovare il

Rivedere le politiche

attive e passive

mercato del lavoro, per introdurre nuovi strumenti an- che di ammortizzazione sociale, purché “produttiva”, non tesi a difendere ciò che non c’è più, ma a finanzia- re un futuro occupazionale e professionale di quasi tre milioni di lavoratori: infatti ai percettori del Reddito di cittadinanza devono aggiungersi 1.400.00 di lavoratori attualmente collocati in Naspi o DisColl.

Quali misure prioritarie dovrebbe introdurre il Mi­

nistro Orlando?

In primo luogo, è più che evidente come le numero- se deroghe temporanee al Decreto Dignità introdotte durante la pandemia dimostrino in maniera plastica l’inutilità, e anzi il vulnus causato all’intero sistema pro- duttivo del nostro Paese, da tale legge. Com’è noto si tratta di una normativa varata nel 2018 – della quale non si sentiva in alcun modo la necessità, posto che la liberalizzazione dello strumento del contratto a tempo determinato, iniziata nel 2014 con il Decreto Poletti e proseguita con il Jobs Act del 2015, aveva prodotto risultati tangibili in termini di incremento dell’occupa- zione - che ha introdotto causali obbligatorie di difficile attuazione per il ricorso a contratti a termine di durata superiore a 12 mesi. Il Decreto Dignità ha di fatto para- lizzato l’utilizzo del contratto a termine successivamen- te a tale ristretto periodo, pur mantenendo la teorica possibilità di proroga o rinnovo fino ad un massimo di 36 mesi, ormai del tutto impercorribile. È probabil- mente giunta l’ora di prendere atto dell’errore e di abo- lire l’obbligo delle causali, anche e soprattutto alla luce di un dato incontrovertibile: nel 2020 sono stati attivati 1,4 milioni in meno di contratti a tempo determinato, che costituiscono la formula prevalente di accesso al mercato del lavoro nel 70% dei casi. Occorre, inoltre, cogliere l’occasione per mettere a punto un sistema co- erente di ammortizzatori sociali universali, garantendo pari tutele economiche e normative a tutti i lavorato- ri. È imprescindibile, infine, per evitare che la fine del blocco dei licenziamenti inneschi un’emergenza sociale, approfittare dei prossimi mesi per realizzare finalmente un sistema efficace di politiche attive del lavoro, che ga- rantisca una concreta riqualificazione professionale e il reinserimento nel mondo del lavoro dei lavoratori che, inevitabilmente, verranno espulsi nel corso dell’anno. Si tratta di rimeditare profondamente il concetto stesso di politiche attive, stimolando le occasioni di cooperazio- ne con il settore privato, per evitare che in futuro si assi- sta a plateali sperperi di fondi pubblici, come avvenuto nel recente passato con il fallimentare progetto dei

“navigator”.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

DEL LAVORO

Studio Legale Scaravilli

Fabio Maria Scaravilli

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Fabio Maria Scaravilli, founder dello Studio Legale Scaravilli, fa il punto sulla disciplina dei licenziamenti dopo il decreto Sostegni, sottolineando quanto la pro- roga rischi di ingessare il mondo del lavoro e creare disparità tra le diverse forme contrattuali.

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epi­

demia in cui si sono susseguiti diversi interven­

ti emergenziali in materia di diritto del lavoro.

Si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori o serve un cambio di passo da parte del nuovo Ministro?

A un anno esatto dalla sua prima introduzione, con il Decreto Sostegni, il Governo ha disposto l’ennesi- ma proroga del divieto dei licenziamenti individuali e collettivi per motivi economici ed organizzativi. In particolare, tale blocco è stato prorogato, fatte salve le deroghe già previste, sino al 30 giugno 2021 nel caso di imprese che possano fruire della Cigo e fino al 31 ottobre 2021 per le imprese che possono accedere alla cassa in deroga Covid. In nome della tenuta socio- economica del Paese si assiste a una compressione della facoltà dell’impresa di darsi gli assetti organizza- tivi più adeguati, in coerenza con la libertà di inizia- tiva economica. Occorre però chiedersi quale possa essere la tenuta giuridica di tale disposizione, stante la sua possibile contrarietà al dettato costituzionale che espressamente riconosce la libertà imprenditoriale e alla normativa comunitaria. Vero è che tali restrizioni sono controbilanciate dalla concessione di misure di sostegno a pioggia alle imprese, in primis gli ammor- tizzatori sociali in deroga, ma a distanza di un anno le imprese sono lasciate a subire impotenti la crisi pande- mica, residuando la sola facoltà di cessare l’attività. Pe- raltro, il divieto opera solamente per rapporti a tempo indeterminato, con conseguente impatto sui rapporti a termine e sulle forme di rapporti flessibili, così de- terminando una sorta di disparità di tutela tra diverse forme contrattuali, pregiudicando quindi la platea dei lavoratori più fragile e soprattutto i giovani, i quali nor- malmente fanno il loro ingresso nel mondo del lavoro

Licenziamenti, così la proroga blocca il mercato

attraverso le forme di lavoro che garantiscono maggior flessibilità alle imprese.

Tale “ingessatura” generalizzata per legge dell’organiz- zazione del lavoro, non potrà evidentemente durare a tempo indefinito e, una volta venuta meno, potrebbe portare al conclamarsi massivo di esuberi preclusi trop- po a lungo, con possibili gravi ricadute sociali.

Come si è evoluta la tutela reale nella disciplina dei licenziamenti?

A soli sei anni dall’entrata in vigore della riforma Jobs Act, stiamo già assistendo alla progressiva demolizione dei principi fondanti della riforma e a una sorta di “re- surrezione” del vecchio articolo 18 Stat. Lav. Il Decreto Dignità, intervenendo sulle misure delle indennità lega- te all’anzianità, aveva già previsto l’innalzamento degli importi minimi e dei massimali delle indennità per il caso di annullamento del licenziamento, elevandole da 6 a 36 mensilità. La Corte Costituzionale ha poi prose- guito in questa opera “demolitoria”, con le sentenze n.

194/2018 e n. 150/2020, ed ha dichiarato l’incostitu- zionalità degli artt. 3 e 4 D.Lgs. n. 23/2015 nella parte relativa alla determinazione dei criteri di indennizzo, basata “in modo rigido” sulla sola anzianità di servizio, reintroducendo altresì gli ulteriori parametri già pre- visti dall’art. 18 St. Lav. ai fini della quantificazione in concreto dell’indennità. La Corte di Cassazione, con sentenza n. 12174/2019, avvicina il regime Jobs Act a quello Fornero, prevedendo l’applicazione della rein- tegra anche nel caso di fatto sussistente, ma privo del carattere di “antigiuridicità”, così spingendosi ben oltre i limiti esegetici previsti dalla norma. Da ultimo, con comunicato del 24 febbraio 2021, l’ufficio stampa della Corte Costituzionale ha annunciato che la Consulta ha riconosciuto l’incostituzionalità dell’art. 18 St. Lav. nel- la parte in cui esso riconosce la facoltà e non l’obbligo di reintegra per il dipendente arbitrariamente licenzia- to per giustificato motivo oggettivo. In particolare, la Corte conclude per l’irragionevolezza della disparità di trattamento, in caso di insussistenza del fatto, tra il licenziamento economico e quello per giusta causa. In conclusione, non pare azzardato ritenere che i princi- pi consolidatisi in ormai mezzo secolo di vigenza del vecchio articolo 18 St. Lav., abbiano determinato una vera e propria “crisi di rigetto” giurisprudenziale nei confronti di quelle norme delle riforme Fornero e Jobs Act volte a ridimensionare la portata della tutela reale, depotenziandone proprio lo spirito di flessibilità che in qualche modo costituiva il “leitmotiv” ispiratore di en- trambe le riforme succedutesi nell’arco di pochi anni.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

DEL LAVORO

Uniolex-Stucchi

& Partners

Olimpio Stucchi

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I numeri pubblicati dall’Istat lo scorso 25 febbraio dimostrano l’inefficacia dei provvedimenti messi in campo per salvare il mercato del lavoro dalla crisi pandemica. Il primo passo per ripartire sarà aiutare le imprese negli investimenti. A spiegarlo è Olimpio Stucchi, managing partner di Uniolex-Stucchi &

Partners.

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epi­

demia in cui si sono susseguiti diversi interven­

ti emergenziali in materia di diritto del lavoro.

Si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori o serve un cambio di passo da parte del nuovo Ministro?

Durante questi mesi, per fronteggiare l’emergenza sono stati adottati molteplici interventi normativi in campo lavoristico, i principali dei quali sono stati presi con il Decreto Cura Italia, con il Decreto Rilancio, con il Decreto Agosto (D.L. 104/2020) e, da ultimo, con il Milleproroghe (D.L. 183/2020). Volendo citare le misure più note, si possono ricordare: l’introduzione di ammortizzatori sociali ordinari e in deroga richiesti per sospensione o riduzione dell’attività lavorativa per Covid-19; l’introduzione del blocco dei licenziamenti collettivi e individuali per giustificato motivo oggetti- vo; l’istituzione di misure di conciliazione vita-lavoro;

la semplificazione degli adempimenti chiesti per l’at- tivazione dello smart working e, infine, la possibilità di prorogare o rinnovare i contratti a termine in as- senza delle causali. Per valutare se le misure messe in campo siano state o meno adeguate, può essere utile citare alcune “cifre” che emergono dal Rapporto an- nuale sul mercato del lavoro, pubblicato dall’Istat lo scorso 25 febbraio 2021: - 3,9 miliardi di ore lavorate nei primi tre trimestri del 2020, +6milioni di lavora- tori destinatari della Cassa integrazione guadagni tra marzo e settembre 2020; diminuzione degli occupati (-470 mila); aumento della popolazione inattiva (+621 mila); aumento delle denunzie di infortuni mortali (+18,6% a settembre 2020); riduzione del fatturato nei mesi giugno-ottobre 2020 per il 68,4% delle im-

Ripartire

da investimenti e ricollocamento

prese. Un quadro dai toni cupi che svela l’inadegua- tezza delle misure prese con una logica solo emer- genziale e priva di visione strategica a lungo termine.

Quali misure prioritarie dovrebbe mettere in campo il Ministro Orlando per favorire lo svilup­

po delle imprese da un lato ed evitare lo scoppio di una crisi sociale dall’altro?

Sarebbe prioritario dare una direzione e un futuro al Paese, attraverso un’azione congiunta che veda coinvolto non solo del Ministero del Lavoro, ma an- che gli altri dicasteri ricordando che i settori strategici per l’economia nazionale sono tanto quelli dell’in- dustria e dei trasporti, quanto quelli dell’agricoltura, del terziario e del turismo. Dopo un anno di stop e dispersione di capitali, ogni piano di ricostruzione do- vrebbe guardare a due diritti parimenti fondamentali nel nostro ordinamento: quello alla salute (art. 32 Cost.) e quello alla libertà di impresa (art. 41 Cost.).

Per creare le condizioni di una crescita di lungo termine, è necessario restituire libertà alle imprese, eliminando, ad esempio, misure poco competitive e concorrenziali (come il blocco dei licenziamenti o il vincolo sinda- cale alle garanzie Sace), introducendo invece misure che favoriscano gli investimenti, come la defiscaliz- zazione, la riduzione del carico contributivo, il taglio del cuneo fiscale, ma anche la semplificazione norma- tiva e la certezza del diritto. Molti degli studi econo- mici pubblicati nelle ultime settimane sono concordi nel ritenere che tra gli effetti della pandemia incidenti in maniera trasversale vi è stata la diffusione delle tec- nologie digitali. Questo comporterà una trasforma- zione dei settori produttivi lungo due direzioni: una interna, con il cambiamento delle gerarchie compe- titive; una esterna, per cui alcune aziende riusciranno ad espandersi e altre, invece, saranno destinate al de- clino. In questo scenario, il compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di selezionare le imprese, per concentrare risorse in quelle che mostrano prospetti- ve di successo nel lungo termine e per far uscire dal mercato quelle superate dai tempi, mediante proce- dure concorsuali snelle ed efficienti dal punto di vista dei costi. Da ultimo, come storicamente avviene dopo ogni crisi, occorrerà governare gli effetti dell’esubero occupazionale, attraverso l’incentivazione ad accordi di prepensionamento oppure l’accompagnamento dei lavoratori verso la riqualificazione professionale e il ri- collocamento, con una calibrazione delle misure e dei tempi delle incentivazioni finanziarie fondata sull’ana- lisi dei prevedibili effetti nei vari settori e territori.

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ECCELLENZE LAVORO 2021

DIRITTO

DEL LAVORO

Gerardo Vesci

& Partners

Leonardo Vesci

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Tutelare i lavoratori

e libertà d’impresa

Garantire la libertà d’impresa e tutelare la possibi- lità di ricollocazione dei lavoratori. Per esempio, alzan- do il valore indennitario della Naspi.

È la ricetta che propone Leonardo Vesci, Socio Fon- datore dello Studio Legale Gerardo Vesci & Partners.

È passato oltre un anno dallo scoppio dell’epi­

demia in cui si sono susseguiti diversi interven­

ti emergenziali in materia di diritto del lavoro.

Si sono rivelati adeguati per imprese e lavoratori o serve un cambio di passo da parte del nuovo Ministro?

È stata una fase complessa e sicuramente di non facile soluzione. Anche l’ultimo Decreto Sostegni, pubblica- to il 23 marzo scorso, conferma la precedente ricetta ossia congelamento del mercato del lavoro ed utilizzo degli ammortizzatori (peraltro non completamente soddisfacenti e compensativi degli stipendi). Facendo un’analisi di questo primo anno i ritardi talvolta verifi- catisi nei pagamenti degli ammortizzatori hanno cre- ato alcuni attriti tra le parti spesso creando un’ombra nel rapporto, come se si presumesse una corresponsa- bilità del datore di lavoro per le pratiche non puntuali (corresponsabilità poi nei casi affrontati spesso non reale). Inoltre in una fase di azzeramento (o quasi) dei ricavi per molte realtà imprenditoriali, i costi del lavoro per le Società non si sono ridotti in modo corrispon- dente. Ad esempio si considerino gli istituti indiretti retributivi, le anticipazioni per i ritardi della Cassa, re- cuperabili solo in tempi lunghi, le integrazioni ulteriori rispetto agli ammortizzatori (come noto non in linea con i precedenti stipendi dei lavoratori).

Tutto ciò lasciando insoddisfatti i lavoratori (ritardi, ammortizzatori come detto che di base sono rimasti non equivalenti al precedente stipendio); e lasciando irrisolti i problemi gestionali (visti i divieti), anzi amplificati dalle contrazioni lavorative e da una mo- difica degli assetti produttivi sempre più digitalizzati e dematerializzati con conseguenti diverse esigenze di forza lavoro.

Quali misure prioritarie dovrebbe mettere in cam­

po il Ministro Orlando per favorire lo sviluppo delle imprese da un lato ed evitare lo scoppio di una crisi sociale dall’altro?

Non si ritiene siano incompatibili tutele dei singoli, anche maggiorate rispetto a quelle attuali, e libertà di impresa. Quando finirà la fase di congelamento (il De- creto Sostegni pone due date cardine per i diversi set- tori: 30 giugno e 31 ottobre 2021), si dovrà focalizzare ogni sforzo dello Stato da un lato per tutelare i singoli lavoratori, il loro tenore di vita e le possibilità di ricol- locazione ma dall’altro tornare a garantire la libertà di impresa privata, principio costituzionale. Si dovrebbe lavorare sulla tutela del singolo al fine di evitare che tale libertà produca danni sociali corrispondenti e lì deve entrare lo Stato.

Ad esempio si potrebbe alzare il valore economico indennitario della Naspi e destinare quindi fondi all’in- tegrazione dell’indennità di disoccupazione alzando la percentuale al 100% del precedente stipendio (o co- munque sino ad una soglia più alta rispetto ai valori attuali) eventualmente aumentandola dai 24 ai 36 mesi successivi all’eventuale perdita del posto di lavoro. Così da un lato permettere l’inizio delle riorganizzazioni aziendali se necessarie, indifferibili ed effettive; dall’al- tro creare un rapporto ancora più stretto Stato/lavora- tore così da salvaguardare il tenore di vita dei lavoratori eventualmente impattati, ipotizzare percorsi formativi/

di riconversione, allargando incentivando e come detto potenziando la Naspi ed ogni forma di indennità di disoccupazione che dovesse esser ipotizzata ed i Centri per l’Impiego ed il percorso di ricollocazione.

Proprio per la centralità della Naspi non bisognerebbe escludere l’indennità di disoccupazione per le risolu- zioni consensuali ossia quelle che erroneamente ven- gono ancora considerate in larga parte fuori dall’area della disoccupazione involontaria.

Prima le risoluzioni consensuali erano con Naspi solo se in sede Itl nell’ambito delle procedure ex art. 7, oggi solo se dentro gli accordi quadro sindacali. Ma in realtà andrebbe liberalizzata l’equazione risoluzione consen- suale con esodo – diritto all’indennità di disoccupa- zione. Questo potrebbe anche influire sulla mobilità nel mercato del lavoro in quanto il raggiungimento di accordi consensuali talvolta viene bloccato dal timore del lavoratore di non ricevere la c.d. indennità di di- soccupazione o dai livelli economici e dai parametri attuali della Naspi che potrebbero talvolta non esse- re sufficienti a coprire la ricerca successiva.

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