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Le parole dalla Croce

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Academic year: 2022

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Basilica Santuario San Michele Arcangelo Monte Sant’Angelo

Le parole dalla Croce

ADORAZIONE EUCARISTICA

07.04.2022

Esposizione del Santissimo Sacramento e Canto Introduzione del celebrante

Prima Parola

Cel: Dal Vangelo secondo Matteo 27,45-46

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì,

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Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

Lett. 1: Dalle Riflessioni di papa Giovanni Paolo II

Nel primo grido si esprimono la profondità e l’intensità della sofferenza di Gesù, la sua partecipazione interiore, il suo spirito di oblazione. Che in quel suo primo grido, Cristo usi le parole iniziali del salmo 22 è significativo per varie ragioni. Nello spirito di Gesù, che era solito pregare seguendo i testi sacri del suo popolo, dovevano essersi depositate molte di quelle parole e frasi che particolar- mente lo impressionavano, perché meglio esprimevano il bisogno e l’angoscia dell’uomo dinanzi a Dio e in qual- che modo alludevano alla condizione di colui che avrebbe preso su di sé tutta la nostra iniquità.

Perciò nell’ora del calvario fu spontaneo per Lui appro- priarsi di quella domanda che il salmista fa a Dio senten- dosi spossato dalla sofferenza. Ma sulla sua bocca il

“perché” rivolto a Dio era anche più efficace in quanto esprimeva un dolente stupore per quella sofferenza che non aveva una spiegazione semplicemente umana, ma costituiva un mistero di cui solo il Padre possedeva la chiave. E in quell’esperienza, in quel grido, in quel “per- ché” rivolto al cielo, Gesù stabilisce anche un modo nuovo di solidarietà con noi, che siamo portati così spesso a levare occhi e bocca al cielo, per esprimere il nostro lamento e qualcuno persino la sua disperazione.

Sentendo Gesù pronunciare il suo “perché”, impariamo che, sì, anche gli uomini che soffrono possono pronun-

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ciarlo, ma in quelle stesse disposizioni di fiducia e di ab- bandono filiale, di cui Gesù ci è maestro e modello. Nel Suo “perché” non c’è alcun sentimento o risentimento che porti alla rivolta, o che indulga alla disperazione; non c’è l’ombra di un rimprovero rivolto al Padre, ma l’espres- sione dell’esperienza di fragilità, di solitudine, di abban- dono a se stesso, fatta da Gesù al posto nostro.

Tutti: Sono in ginocchio ai tuoi piedi, o Gesù crocifisso, ad adorarti e a ringraziarti per il dono della tua vita per me. Tu asciughi le mie lacrime, sei il mio sostegno nei momenti difficili, ascolti il mio lamento ed accogli, in- sieme al tuo, il mio dolore. Tu conosci il mio cuore stanco, ma felice di amarti, e mi fai accettare le diffi- coltà della vita. Spesso non penso al tuo dolore e vengo a presentarti il mio e tu poni le mani su di me e mi con- soli, curi le mie ferite con il tuo amore, mi prendi tra le braccia e mi fai sentire il tuo cuore che arde di amore per me. Anche ora busso al tuo cuore e ti chiedo una grazia: esaudiscimi, o Signore, se quanto chiedo è con- forme alla tua volontà. Gesù Crocifisso, accanto a te c’è la Madre tua; accogliete tutti i sofferenti e siate per loro consolazione e speranza. Amen.

Seconda Parola

Cel.: Dal Vangelo secondo Luca 23,33-34

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifis- sero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.

Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

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Lett. 2: Dalle Riflessioni di papa Giovanni Paolo II

Tutto ciò che Gesù ha insegnato e fatto durante la sua vita mortale raggiunge il culmine della verità e della san- tità sulla croce. Le parole che Gesù allora pronunciò co- stituiscono il suo supremo e definitivo messaggio e, nello stesso tempo, la conferma di una vita santa, con- clusa col dono totale di se stesso. La prima scoperta che facciamo rileggendole è che si trova in esse un messaggio di perdono. “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”: secondo la narrazione di Luca, questa è la prima parola pronunciata da Gesù sulla croce. Chie- diamoci subito: non è forse la parola che avevamo biso- gno di sentir pronunciare su di noi?

Gesù non solo perdona, ma chiede il perdono del Padre per coloro che lo hanno messo a morte, e quindi anche per noi tutti. È il segno della sincerità totale del perdono di Cristo e dell’amore da cui deriva. È un fatto nuovo nella storia, anche in quella dell’alleanza.

Si noti inoltre che Gesù perdona immediatamente, an- che se l’ostilità degli avversari continua a manifestarsi. Il perdono è la sua sola risposta alla loro ostilità. E il suo perdono è rivolto a tutti coloro che, umanamente par- lando, sono responsabili della sua morte, non soltanto agli esecutori, i soldati, ma a tutti coloro, vicini e lontani, palesi e nascosti, che sono all’origine del procedimento che ha portato alla sua condanna e alla sua crocifissione.

Lett. 3: Cristo innalzato, Amore crocifisso, riempi i nostri cuori del tuo amore,

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Tutti: affinché riconosciamo nella tua croce il segno della nostra redenzione.

Lett. 3: Oh Cristo, che accetti la croce dalle mani degli uo- mini, per fare di essa il segno dell’amore salvifico di Dio per l’uomo,

Tutti: concedi a noi e a tutti gli uomini del nostro tempo la grazia della fede in questo infinito amore.

Lett. 3: Cristo, che cadi sotto il peso delle nostre colpe ti preghiamo,

Tutti: aiuta noi e tutti coloro che sono schiacciati dal peccato a rimetterci in piedi e a riprendere il cammino.

Lett. 3: Oh Maria, tu che hai percorso la via della croce in- sieme col Figlio, straziata dal dolore nel tuo cuore di madre,

Tutti: fa’ che di fronte alla sofferenza, al rifiuto, alla prova, anche se prolungata ed aspra, non dubitiamo mai del Suo amore.

Lett. 3: Signore Gesù Cristo, che dal Padre, nella potenza dello Spirito Santo, sei stato condotto dalle tenebre della morte alla luce di una nuova vita nella gloria,

Tutti: fa’ che il segno del sepolcro vuoto diventi fonte di viva fede, di carità generosa e di saldissima speranza.

Lett. 3: Gesù, inizio e compimento dell’uomo nuovo,

Tutti: converti a te i nostri cuori, perché, abbandonati i sentieri dell’errore, camminiamo sulle tue orme per la via che conduce alla vita. Amen.

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Terza Parola

Cel.: Dal Vangelo secondo Luca 23,33-43

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimpro- verava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché ri- ceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni;

egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ri- còrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose:

«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Lett. 4: Dalle Riflessioni di papa Francesco

«Paradiso» è una delle ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce, rivolto al buon ladrone. Fermiamoci un momento su quella scena. Sulla croce, Gesù non è solo.

Accanto a Lui, a destra e a sinistra, ci sono due malfat- tori. Forse, passando davanti a quelle tre croci issate sul Golgota, qualcuno tirò un sospiro di sollievo, pensando che finalmente veniva fatta giustizia mettendo a morte gente così.

È là, sul Calvario, che Gesù ha l’ultimo appuntamento con un peccatore, per spalancare anche a lui le porte del suo Regno. Questo è interessante: è l’unica volta che la parola “paradiso” compare nei vangeli. Gesù lo pro- mette a un “povero diavolo” che sul legno della croce ha avuto il coraggio di rivolgergli la più umile delle richieste.

Il buon ladrone ci ricorda la nostra vera condizione da- vanti a Dio: che noi siamo suoi figli, che Lui prova com- passione per noi, che Lui è disarmato ogni volta che gli

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manifestiamo la nostalgia del suo amore. Nelle camere di tanti ospedali o nelle celle delle prigioni questo mira- colo si ripete innumerevoli volte: non c’è persona, per quanto abbia vissuto male, a cui resti solo la dispera- zione e sia proibita la grazia.

Cel.: Gloria e benedizione a Cristo nostro redentore, che patì e morì per noi, e fu sepolto per risorgere a vita im- mortale. A lui con profondo amore innalziamo la nostra preghiera.

R. Kyrie, eleison!

Lett. 1: Divino Maestro, che ti sei fatto per noi obbediente fino alla morte e alla morte di croce, insegnaci a obbe- dire sempre alla volontà del Padre. R.

Gesù, vita nostra, che morendo sulla croce hai vinto la morte e l'inferno, donaci di comunicare alla tua morte per condividere la tua risurrezione. R.

Re glorioso, inchiodato su un patibolo infame e calpe- stato come un verme, insegna a noi come rivestirci di quell'umiltà che ha redento il mondo. R.

Salvezza nostra, che hai sacrificato la vita per amore dei fratelli, fa' che ci amiamo come tu ci hai amato. R.

Redentore nostro, che hai steso le braccia sulla croce per stringere a te tutto il genere umano in un vincolo

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indistruttibile di amore, raccogli nel tuo regno tutti i figli di Dio dispersi. R.

Quarta Parola

Cel.: Dal Vangelo secondo Luca 23,44-46

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato.

Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».

Lett. 2: Dalle Riflessioni di papa Benedetto XVI

La preghiera di Gesù, in questo momento di sofferenza – «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» – è un forte grido di estremo e totale affidamento a Dio. Tale preghiera esprime la piena consapevolezza di non essere abbandonato. Dall'inizio alla fine, quello che determina completamente il sentire di Gesù, la sua parola, la sua azione, è la relazione unica con il Padre. Sulla croce Egli vive pienamente, nell’amore, questa sua relazione filiale con Dio, che anima la sua preghiera.

La preghiera di Gesù di fronte alla morte è drammatica come lo è per ogni uomo, ma, allo stesso tempo, è per- vasa da quella calma profonda che nasce dalla fiducia nel Padre e dalla volontà di consegnarsi totalmente a Lui.

Ora, negli ultimi istanti, Gesù si rivolge al Padre dicendo quali sono realmente le mani a cui Egli consegna tutta la sua esistenza. Prima della partenza per il viaggio verso

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Gerusalemme, Gesù aveva insistito con i suoi discepoli:

«Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Adesso, che la vita sta per lasciarlo, Egli sigilla nella preghiera la sua ultima decisione: Gesù si è lasciato consegnare «nelle mani degli uomini», ma è nelle mani del Padre che Egli pone il suo spirito; così – come af- ferma l’Evangelista Giovanni – tutto è compiuto, il su- premo atto di amore è portato sino alla fine, al limite e al di là del limite.

Lett. 3: Dal Salmo 30

R. Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;

difendimi per la tua giustizia.

Alle tue mani affido il mio spirito;

tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. R.

Sono il rifiuto dei miei nemici e persino dei miei vicini, il terrore dei miei conoscenti;

chi mi vede per strada mi sfugge.

Sono come un morto, lontano dal cuore;

sono come un coccio da gettare. R.

Ma io confido in te, Signore;

dico: «Tu sei il mio Dio,

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i miei giorni sono nelle tue mani».

Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori. R.

Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia.

Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore. R.

Quinta Parola

Cel.: Dal Vangelo secondo Giovanni 19,26-27

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo fi- glio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Lett. 4: Dalle Riflessioni di papa Giovanni Paolo II

Gesù non vuole che sua madre resti sola. Al suo posto le lascia come figlio il discepolo che Maria conosce come il prediletto. Gesù affida così a Maria una nuova mater- nità, e le chiede di trattare Giovanni come suo figlio. È come se Gesù gli dicesse: “Amala come io l’ho amata”. E poiché, nel discepolo, Gesù vede tutti gli uomini, ai quali lascia quel testamento d’amore, vale per tutti la richie- sta di amare Maria come madre. L’evangelista conclude dicendo che “da quell’ora il discepolo la prese nella sua casa”. Ciò significa che il discepolo ha risposto immedia- tamente alla volontà di Gesù: da quel momento, acco- gliendo Maria nella sua casa, le ha mostrato il suo affetto

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filiale, l’ha circondata di ogni cura, ha fatto in modo che potesse godere di raccoglimento e di pace in attesa di ricongiungersi a suo Figlio, e svolgere il suo ruolo nella Chiesa nascente, sia nelle Pentecoste sia negli anni suc- cessivi. Quel gesto di Giovanni era l’esecuzione del te- stamento di Gesù nei confronti di Maria: ma aveva un valore simbolico per ogni discepolo di Cristo, invitato or- mai ad accogliere Maria presso di sé, e farle posto nella propria vita. Perché, in forza delle parole di Gesù mo- rente, ogni vita cristiana deve offrire uno “spazio” a Ma- ria, non può non includere la sua presenza.

Lett. 1: Dalla preghiera di consacrazione al Cuore imma- colato di Maria dei popoli in guerra di papa Francesco Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il ru- more delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti sof- frono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbrac- cio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericor- dia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del

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nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”.

Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.

Canto

Sesta Parola

Cel.: Dal Vangelo secondo Giovanni 19,28

Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era com- piuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete».

Lett. 2: Dalle Riflessioni di papa Giovanni Paolo II

È ben comprensibile che con queste parole Gesù alluda alla sete fisica, al grande tormento che fa parte della pena della crocifissione, come spiegano gli studiosi di queste materie. Si può anche aggiungere che, nel mani- festare la sua sete, Gesù ha dato prova di umiltà, espri- mendo una elementare necessità fisica, come avrebbe fatto chiunque. Anche in questo Gesù si fa e si mostra solidale con tutti coloro che, viventi o morenti, sani o malati, piccoli o grandi, hanno bisogno e chiedono al- meno un po’ d’acqua. Per noi è bello pensare che ogni soccorso prestato a un morente è prestato a Gesù croci- fisso!

Nelle parole del salmista si tratta ancora di sete fisica, ma sulle labbra di Gesù essa rientra nella prospettiva messianica della sofferenza della croce. Nella sua sete il Cristo morente cerca ben altra bevanda che l’acqua o

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l’aceto. La sete della croce, sulla bocca del Cristo mo- rente, è l’ultima espressione di quel desiderio del batte- simo da ricevere e del fuoco da accendere sulla terra, che era stato da lui manifestato in vita. “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12, 49-50). Ora quel deside- rio sta per compiersi, e con quelle sue parole Gesù con- ferma l’ardente amore con cui ha voluto ricevere quel su- premo “battesimo” per aprire a noi tutti la fonte dell’ac- qua che veramente disseta e salva.

Canto

Settima Parola

Cel.: Dal Vangelo secondo Giovanni 19,30

Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Lett. 3: Dalle Riflessioni di papa Giovanni Paolo II

“Tutto è compiuto”. Secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù ha pronunciato queste parole poco prima di spi- rare. Sono state le ultime. Esse manifestano la sua co- scienza d’aver eseguito fino in fondo l’opera per la quale era stato mandato in questo mondo. Si badi: non è tanto la coscienza di aver realizzato progetti suoi, quanto di aver eseguito la volontà del Padre nell’ubbidienza spinta fino alla completa immolazione di sé sulla croce. Già solo per questo Gesù morente ci appare come il modello di

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quella che dovrebbe essere la morte di ogni uomo: la con- clusione dell’opera assegnata a ciascuno per il compi- mento dei disegni divini. Secondo il concetto cristiano della vita e della morte, gli uomini fino al momento della morte sono chiamati a compiere la volontà del Padre, e la morte è l’ultimo atto, quello definitivo e decisivo, del com- pimento di questa volontà. Gesù ce lo insegna dalla croce.

Commento del celebrante Padre Nostro

Riflessione conclusiva Canto

Cel.: Hai dato loro il pane disceso dal cielo,

Tutti: che porta con sé ogni dolcezza.

Cel.: Preghiamo.

Signore Gesù Cristo,

che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede

il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

R. Amen.

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Benedizione eucaristica

Acclamazioni Dio sia benedetto.

Benedetto il suo Santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il Nome di Gesù.

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.

Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione.

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

Benedetto San Giuseppe, suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

Canto

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