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INTERVENTO DELL AVV. ANTONELLO CARBONARA, PRESIDENTE DELL ORDINE DISTRETTUALE DI L AQUILA, ALLA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DELL ANNO GIUDIZIARIO

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INTERVENTO DELL’AVV. ANTONELLO CARBONARA, PRESIDENTE DELL’ORDINE DISTRETTUALE DI L’AQUILA, ALLA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2010.

Sig. Ministro, Sig. Presidente della Corte, Sig.

Procuratore Generale, Signori Magistrati, Autorità, Sigg.ri Colleghi, signore e signori, a nome di tutta l’Avvocatura Abruzzese e mio personale, il più cordiale saluto.

Ritengo anch’io doveroso, rivolgere un commosso, sentito pensiero ai colleghi che non sono più tra noi, Avv.

Claudio Fioravanti, Avv. Claudia Carosi, Avv. Valentina Rossi, portati via all’improvviso da un evento sismico che ha messo in ginocchio una Città ed i suoi abitanti, segnando per sempre il cuore e l’animo di quelli sopravvissuti.

Mi consenta, Sig. Presidente, di richiedere di fare osservare un minuto di silenzio in memoria dei colleghi deceduti e di tutte le vittime del terremoto nonché degli avvocati Nello Mariani, Mario Morea e Silvio Mannetti deceduti nel corso dell’anno

Ricordiamo poi gli altri Colleghi che hanno perduto gli affetti più cari in conseguenza di tale evento e mi riferisco agli Avvocati Maurizio Cora, Angelo Bonura, Francesco Carli e Lorenza Cialone esprimendo loro l’affetto e la vicinanza di tutta l’Avvocatura.

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Permettetemi, inoltre, di rivolgere un pubblico apprezzamento ai Colleghi – ed in specialmodo a quelli più giovani – che, a seguito dei noti eventi, hanno dimostrato una dignità, compostezza e serietà non comuni preferendo subire gravi disagi morali ed economici piuttosto che abbandonare la propria città e la professione meritando, in tal modo l’immediato sostegno fornito dagli Organi istituzionali e rappresentativi e da tutti gli Ordini d’Italia, sostegno grazie al quale è stato possibile, tra l’altro, realizzare la nuova sede del Consiglio dell’Ordine nella struttura di Bazzano. Tali qualità sono state pubblicamente riconosciute allorché, alla fine del mio intervento in occasione dell’assemblea dell’Organismo unitario dell’Avvocatura tenutosi a Roma il 20 novembre 2009, mille Avvocati, in piedi, hanno rivolto un lungo applauso ai colleghi aquilani i quali hanno, tra l’altro, permesso di far celebrare processi all’indomani del terremoto in un presidio giudiziario a dir poco “inventato”.

Devo, peraltro, sottolineare l’immediato aiuto, non solo morale, fornito dal COFA e dai Colleghi di tutti i fori abruzzesi agli Avvocati aquilani e la solidarietà manifestata dalla Associazione Nazionale Magistrati e da tutta la Magistratura abruzzese che in più di una occasione, ha prestato preziosa collaborazione nella interpretazione delle norme, in verità poco chiare, dettate dal legislatore nell’immediato post-sisma, così come devo ringraziare l’On.

Tenaglia per il contributo fornito in tal senso ed il Senatore

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Lusi per l’intervento legislativo che dovrebbe finalmente risolvere il problema interpretativo dell’art. 5 della L. 77/09.

Il mio sentito ringraziamento va, poi, al primo Presidente della Corte, dr. Giovanni Canzio, anche per aver consentito che questa manifestazione assumesse toni più dimessi in segno di lutto per quanto accaduto. Egli non solo è riuscito nel non facile compito di sostituire il suo predecessore, Dr.

Mario Della Porta (cui va il n/s affettuoso saluto) ma ha dimostrato fin dall’inizio innegabili doti di giurista e di organizzatore meritando in pieno tutta la stima e la considerazione di cui era circondato ancor prima del suo arrivo.

Sono state, così, create le premesse per ottenere quanto da tempo richiesto a proposito della istituzione di una ulteriore sezione penale della Corte d’appello all’Aquila, dell’aumento della pianta organica, del potenziamento degli uffici, dell’avvio del processo telematico che, partendo dalla nostra città, raggiungerà tutte le altre sedi giudiziarie ed i fori abruzzesi.

E’ doveroso, infine, rivolgere un particolare apprezzamento al Presidente di Sezione, Dr. Gianlorenzo Piccioli, per l’impegno profuso affinché gli Uffici Giudiziari conservassero la loro sede nella nostra città ed a tutto il personale amministrativo che, con spirito di notevole sacrificio, ha consentito in questo periodo di far funzionare la macchina giudiziaria pur tra tante difficoltà e la celebrazione

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di questa manifestazione nella struttura di Bazzano avrebbe fatto comprendere in quali condizioni di disagio si è fino ad oggi operato.

E’ stato, in sostanza, un anno particolarmente difficile per tutti ma, nella disgrazia, si è risvegliato quel sentimento di solidarietà umana e di totale collaborazione che ha consentito di far fronte all’emergenza e di creare le condizioni per la ripresa, grazie anche alla presenza della struttura della Guardia di Finanza, cuore pulsante di una città ferita ed ormai parte integrante del suo tessuto sociale.

Occorre, ora, un più pressante e concreto impegno delle Istituzioni – in primis del governo – per garantire al più presto la ricostruzione del vecchio palazzo di giustizia ed assicurare in tal modo un luogo più idoneo e funzionale per l’amministrazione della Giustizia degno di un capoluogo di regione e sede di Corte di Appello.

Non vi è dubbio, peraltro, che al di là delle situazioni contingenti venutesi a creare nella nostra città a causa dei noti e tristi eventi, lo stato della giustizia nel Distretto abruzzese segni ancora una volta il passo a causa delle note disfunzioni e delle più volte denunciate carenze di organico che hanno costretto il Presidente della Corte ad adottare un nuovo documento organizzativo generale, alla luce della circolare del C.S.M. sulla formazione delle tabelle per il triennio 2009- 2011, nel quale sono dettati i criteri per lo smaltimento immediato delle cause di vecchio rito così da recuperare i

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relativi Magistrati nella composizione dei Collegi – civili e penali – unitamente ai Magistrati di altre sedi che, con spirito di abnegazione, hanno dato disponibilità ad essere applicati presso la Corte di Appello per consentire lo smaltimento dei processi di nuovo rito.

Volgendo lo sguardo a temi di interesse più generale, non possiamo non esprimere riserve in merito alle riforme che si stanno introducendo nel nostro sistema visto che si tratta di interventi settoriali che non possono garantire gli stessi effetti che potrebbero essere conseguiti con una riforma organica della giustizia.

Il nostro paese non ha tanto bisogno di un processo

“breve” quanto di un processo “giusto” che assicuri l’effettiva parità tra accusa e difesa e, soprattutto, garantisca l’effettiva terzietà del Giudice, scevro da condizionamenti politici e da schieramenti di correnti che ne compromettono seriamente l’indipendenza.

Occorre, poi, che si giunga al più presto alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri così come deve cessare il perdurante impegno dei magistrati in incarichi extra giudiziari e deve porsi finalmente mano alla auspicata riforma del C.S.M. in modo da non più ritenerlo

“autogoverno” ma governo “autonomo” dai poteri politici.

E’ indispensabile, inoltre, che il potere esecutivo affronti una buona volta il problema della insufficienza del personale amministrativo giacchè qualunque riforma – ivi compresa

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quella del processo telematico – è destinata comunque a fallire se non verranno potenziati i ruoli di tale personale visto che a quello attualmente in servizio non possono chiedersi ulteriori sforzi. Se, dunque, da un lato si sono chiesti altri e pesanti sacrifici al cittadino con l’aumento dei contributi unificati, introducendoli anche per le cause di lavoro, dall’altro occorre pensare seriamente anche all’aumento del personale amministrativo. Ma, affinché vengano avviate tali riforme, è indispensabile, nell’interesse dei cittadini, che la politica e la Magistratura, con senso di responsabilità e autocritica, facciano un passo indietro e rivedano le proprie posizioni in modo che non abbiano più a ripetersi le poco edificanti polemiche che negli ultimi giorni hanno occupato le cronache nazionali.

In questo quadro, non certamente rassicurante, si inserisce il ruolo – fondamentale – che deve svolgere l’Avvocatura nella organizzazione giudiziaria e nella compartecipazione nell’esercizio dell’amministrazione della giustizia anche alla luce della L. 111/2007, che ha dettato le regole per la partecipazione dell’Avvocatura ai Consigli Giudiziari, alla commissione flussi ed alla formazione delle tabelle, ed ha previsto il parere dei Consigli degli Ordini ai fini delle valutazioni di professionalità dei Magistrati.

Il legislatore ha, quindi, fornito all’Avvocatura un ulteriore strumento per giungere al riconoscimento di una pari dignità nell’amministrazione della giustizia e tutto ciò

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non per un fatto di mero prestigio ma solo al fine di migliorare il servizio in favore del cittadino, fine che non può prescindere da una totale collaborazione tra Magistratura ed Avvocatura.

Ecco allora che un progressivo coinvolgimento nell’amministrazione della giustizia non può che richiedere una sempre maggiore competenza e professionalità; una capacità di rivedere, anche in chiave critica, il proprio ordinamento professionale; il saper riconoscere che la crescita a dismisura del numero degli Avvocati (molto presto 300.000) comporta inevitabilmente il rischio di una minore professionalità degli stessi.

A tale riguardo, va sottolineato che, finalmente, l’Avvocatura, spesso divisa al suo interno, ha dato prova di maturità ed unitarietà consegnando al Governo ed al Parlamento una proposta unitaria di riforma dell’ordinamento professionale che è stata approvata dalla Commissione Giustizia del Senato e che si appresta ad affrontare il voto dell’aula.

Scopo di tale riforma sarà quello di garantire una maggiore rigidità dell’esame di abilitazione nel progetto più generale che tende a far si che indossino la toga i giovani migliori usciti da facoltà sempre più affollate; di assicurare una giustizia interna meno domestica; di delegare al Consiglio Nazionale Forense il controllo sul possesso dei requisiti per il mantenimento dell’iscrizione all’albo; di

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introdurre una soglia di età oltre la quale non sia più consentita l’iscrizione all’Albo degli Avvocati; di assicurare, comunque, la formazione e l’aggiornamento degli iscritti.

L’Avvocatura italiana si trova di fronte ad un passaggio cruciale destinato a ridefinire un ruolo ed un peso determinante per il futuro di un paese che deve porsi necessariamente il fine di coniugare garanzie e certezze del diritto ma che rimane pur sempre un paese che ospita il maggior numero di Avvocati della Unione Europea, che ha il maggior carico di cause arretrate e che ha, quindi, bisogno assoluto di poter contare su legali corretti, preparati ed autorevoli.

Gli Avvocati sono pronti ad accettare una simile sfida con serietà, fermezza e convinzione, consapevoli di svolgere una importante funzione sociale e di poter contribuire a rendere migliore il nostro Paese.

Grazie per avermi ascoltato.

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