IL POLICLINICO
PERIODICO DI MEDICINA, CHIRURGIA E IGIENE DIRETTO DAI PROFESSORI
GUIDO BACCELLI
*FRANCESCO DURANTE
DIRETTORE DELLAR.CLINICAMEDICA DIRETTOREDELR.ISTITUTO CHIKUROICO
DIROMA DIROMA
Dott.
ANTONINO D’ANTONA
professori:ordinariodichirdroianellar. università di napoli
TAGLIO SPERIMENTALE DEL TRIGEMINO
ALLA SUA EMERGENZA DAL PONTE
(Estratto d.al Voi. I-C,
Fase.
7)R 0 M A
SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI
1894
Roma,1894
—
TipografiaNazionalediG.Bertei-o.Taglio sperimentale
deltrigemino
allasua emergenza
dalponte
Comunicazione
fatta alla Societàitaliana di Chirurgiadal
Dott.
ANTONINO D’ANTONA
Professore ordinariodi Chirurgia nellaK. UniversitàdìNapoli
Il trigemino trae la sua
importanza
fisiologica dai suoi vari e delicati uffici(innervazione sensitiva,
motoria
e trofica deU’occhio, faccia, guance' e lingua), ai qualirispondeuna
complessa,eppure
dissociata eben
definita specificazione ana- tomica.La sua
origine corticale, e l’altra bulbarerispondono
allasua complessa
funzioneed
allasua
dissociazionemotoria
e sensitiva.La sua importanza
clinica derivada
che èilnervo
più squisitamentesensibile,eppure
il più vulnerabile, vuoi perchè allogato nel suo percorso in vie tanto accidentate (molti canali ossei, e ser- rati tratti fibrosi, tutti alterabili a suo detrimento), vuoi per le sue diramazioni periferiche che riguardano organi delicati, di varii e complicati ufficii,equindiassai spesso soggettia deviazioni dallo statonormale
ead
alterazioni patologiche. L’oc- chio, la bocca, speciela linguaed
i dentisono
assaiesposti e facili a subireaffezioni di ogni sorta.Così s’intende
come
eperchè
le nevralgie del trigemino sianoda un
lato le più frequenti tra le altre tutte,ed
insiemele piùtormentose
e ribelli.La
storiaregistra moltissimi suicidi di individui sofferenti di nevralgia del tri-gemino. Perciò
mentre
lamedicina con
tutto ilsuo
arsenale di mezzi, spesso è riuscita impotente, in molti casiribelli, a vincere la nevralgia, lachirurgia si èvista incoraggiataed
autorizzataalle più gravied ardimentose
operazioni.Ed
essa,dopo
avere esperito in molti casi la inutilità dellenevrotomie
periferiche,ha dovuto
ve- nire alle nevrectomie centrali.E
diveroquando
la nevralgia riguardadue
o tutte tre lebranche
del trigemino, poiché in questi casi la sedeessendo centrale, la rese- zione perifericalasciandosuperiormente rami anastomotid, espone ad una
certa,pre- coceed
integrale nevralgia,non
viha
altra via efficace che quella della resezione intracranica.Con
questo partito radicale si vienead
abolire la funzione didue
o trebranche
del trigemino.E non
è tanto la perdita in sè della fazionemotoria
o sensitiva del trigemino che preoccupa,quanto
i disturbitrofici, acuti e cronici chepossono
conseguire, e che effettivamentehanno
luogodopo
la nevrectomia.Così alla quistionefisiologica delle
conseguenze
dell’abolizionedella funzionedel trigemino èvenuta
interessandosi la chirurgia.E
infatti è importantissimo sapere della naturaeprocedimento
dei disturbi trofici, perchè così solamente sipuò
spe- rare di provvedere, e prevenirli possibilmente, o renderlimeno
accentuati.Resezione sperimentale.
Processi.
—
Quellidi Fodera, di Magendie, e l’altro modificatoda
Bernard, cheoperava
sulla indicazione eguida del condilo del mascellareinferioresono ben
noti, esi sa così,quante
incertezze sisiano avute.Ad
ognimodo, anche
neicasi fortunati,con
quei metodi il taglioavveniva o sotto-ganglionare o trans-ganglionare. Così siledevano i
rami
delgran
simpatico, venuti dal plesso carotideo, e laquistione sicomplicava
inmodo da non
potersi saperequanta
parte delleconseguenze
dipen- desse dalla sezione trifacciale, equanta
dallasimpatica.Per
ciòHorsley
nell’uomo resecò di soprail ganglioprocedendo
dallafossa temporale,aprendo
la dura, spo- stando in alto illobo sfenoidale per tagliare dinuovo
ladura
proprio di contro, o2 ANTONINO d’ANTONA
dietro ilganglio; o meglio
ancora come
feceKrause, scollandoladura
senza aprirla.Ma
così è inevitabile un’offesa,una
lacerazione,un trauma qualunque
sul ganglio, d’onde è chela quistione restòsempre
alquanto complicata ed indecisa.L’idealenell’esperimento sarebbestato di tagliare il nervoin
un punto
lontano e sopradel ganglio.Duval
eLaborde
a questo scopo oltre al taglio alla Bernard,procedendo
cioè dalla fossa pterigo-mascellare,hanno
eseguitoun
processo che rife- risco colle loro stesseparole:“ Ilfaut percerla
membrane
occipito-atlantoidienne, faire suivre àl’instrument laface latérale etsupérieuredu
bulbe,du
còtédu
corps restiforme,que
l’onincise transversalement à l’unionde
sontiersmoyen
et de son tiers supérieur. „Non
ci vuolemolto
per persuadersi che così è assai difficile il raggiungere lo scopo, ditagliare cioèil nervo all’emergenzadal ponte,ed
inmodo da non
indurre altrecomplicazioni operative, che alterano la semplicità necessaria alla decisione della questione.Con un
processo cheho
eseguito, evado
or ora a descrivere,sono
riuscito allo scopo,ed ho
potuto insette cani operati raggiungere lo scopoprefisso cinque volte.Tutti i risultati ottenuti finora
concordemente
portano a credere che al taglio dellabranca
oftalmicasusseguono
profondi disturbi nutritivi dell’occhio, dall’intor-bidamento
della cornea, all’ulcerazione, ed allapanoftalmitepurulenta.Da
Magendie sinoad Horsley
eRose
si è creduto che i disturbi piùcospicui e precocisihanno quando
la recisione avviene disotto il ganglio,mentre sono
più tardivi epossono mancare,
se il taglio è di sopra; cosicché,conservando
allebran- che recise la loroconnessione col ganglio, la loro funzione trofica è rispettata. Ilganglio perciò è
un
centro trofico indipendenteed autonomo. Se
questo avesse potuto realmente confermarsi, allora la chirurgiaavrebbe
eliminato il più brutto degli sconci, che avviene colla recisione della oftalmica.Sventuratamente
coi miei esperimenti sono venutoad
opposti risultati.Ecco
qui, in breve, la descrizione del processo eseguito nei cinque esperimenti riusciti.Scelta di cani a grossa testa.
Senza
cloroformio. Taglio sino all’osso sullalinea sagittale della regione fronto-parietale fin dietro la tuberosità occipitale esterna (inion). Incisioneidem
a dritta ed a sinistra dagliangoli dellaprima
incisione,ma
più asinistra, così
da
costituiredue
lembi rettangolari, piùlargo a sinistra, i qualivengono
sollevati inmassa
insieme al periostio,scovrendo
così tutta la regione occipito-parietale sinistra,ed
alquantoanche
la destra. Asportazione col trapano e colla sega di tuttauna
larga scodella di osso, checomprende
porzione superiore dell’occipitale e parte della porzioneposteriore deltemporale
e parietale di sini- stra e di partedel destro.Apertura
delladura madre
al lato del seno longitudinale, chetalfiata riescespo- stare, e tal’altra conviene ligare indoppia
ligatura, e tagliare.Compressione
egrande
riduzione di tutto il lobo sfeno-occipitale insopra colla spugna.Poco
dopo, sostenendo illobo conuna
spatola, si scendecoll’indice sinistro sul tentorio,lungo il suo margine, e,raggiunto iltubercolo osseo, che rispondeun
po’ in avanti dellametà
della lunghezzadi detto margine, conun
appropriato uncino pic- colo ed ottuso si uncina il nervo, e lo silacera.Ecco
i cinque esperimenti riusciti:1° cane.
—
Morto dopo 24 ore. Occhio fortemente infossato, impicciolito, cornea ap- pianata, sacco congiuntivaie superiore ed inferiore resi ampii dalla retrazione dell’occhio, eripienid’un essudato densoegiallicciochesi estende sullacornea.2“ cane.
— Morto
primadelle 20ore. Sempliceopacamentocorneale.3” cane.
—
Mortoal6"giorno.Opacamento
della cornea, specialmente del segmento inferiore, dovel’epiteliocorneale divenuto bianchiccio in parte èsuperficialmente sfaldato, in partecome
se volessesfaldarsi e sollevarsi amembrana.
4" cane.
—
Morto dopo 6 giorni. Forte intorbidamento della cornea. Il segmento esterno, perquasiun terzo dell’estensione dellacornea, è occupato dauna profonda ulce- razione dellacornea, quasi a tutto spessore, in guisa da lasciare trasparire il rilevante ipopion che occupa tutta la camera anteriore. Il margine esterno di detta ulcerazioneTAGLIO SPERIMENTALE DEL TRIGEMINO ALLA SUA EMERGENZA DAL PONTE 3
arriva a pochi millimetri dalmarginecorneale. 11 margine internodellastessa ulcerazione, corrispondentepoco infuoridel centro corneale, è ispessitoe prominente.
5® cane.
—
Morto dopo 8 giorni.Opacamento
corneale diffuso—
estesa e profonda ulcerazionecornealenella metàesternadellacornea—
ipopion cospicuo.Natura
e patogenesi delle lesioni oculari.Findal
1822
ilFodera
coltagliare iltrigemino dentro il cranioaveva chiamato
l’attenzione sui conseguenti disturbi oculari; edHerbert
nelmarzo
dello stessoanno
pubblicò la storia diun uomo con
lesione del trigemino,con
perditadisensibi- litàdellametà
sinistra della faccia,accompagnata ad infiammazione
ed ulcerazione dellacornea
dello stessolato.Longet
attribuìai filettidelgran
simpatico il potere trofico dei tessuti oculari.Colla recisione loro veniva
compromessa
la nutrizione,donde
lesioni distruttive.ScHiFFriferì ed intese tutte quelle alterazioni
come
laconseguenza
della paralisivasomotoria
indotta dal taglio del nervo, compresii filetti delgran
simpatico.Ma Bernard
e Vulpian siopposero
a quest’ultimomodo
divedere, e credettero invece che la dilatazione vasale era piuttosto intesa a ritardare i disturbi oculari, anziché adeterminarli.E
Sinitzin,andando
più oltre in quest’ordine di idee, so- stenne che tagliandopreventivamente
il ganglio superiore cervicale delgran
sim- patico edeterminando
cosìuna
paralisi vasomotoria, sipremuniva
l’occhioda
qualsiasi alterazioneE
difatti, egli dice chetagliato il trigeminoinquestecondizioninon pure
l’occhiorimane
intatto,ma
cheanche un
corpo straniero conficcato nel- l’occhio preparato così,restainnocente. Egli viene alla conclusione che la paralisivasomotoria
rafforzalaresistenza organica, rinvigorendo lanutrizione.Viene
dipoiun
periodo ditempo,
nel quale s’incomincia a daregran
valore alla azione degli agenti esterni, resi efficaci nel loro operare dallo stato d’indifesa, nel qualeitessuti, privati di sensibilità,vengono
esposti. E. Scnellen credetteaver di- mostrato che,proteggendo
l’occhio paraliticoda
qualsiasi offesa esteriore, i disturbimancavano.
Questo modo
di vedere confortato,come vedremo,
dall’osservazionesperimen-
tale,
ma
lacui interpretazione,secondo
noi,non
è precisamente quelladi Scnellen,venne
confortata dalle note esperienze diTraube
sui bronchi,dopo
il taglio del ricorrente laringeo.Vedremo,
cioè, chelamancanza
ono
diprotezione, èun
fattore per lamancanza
o determinazione dei disturbi oculari,ma non
è tutto. In altri termini se sulla congiuntiva ocornea
innervata si lasciano corpi stranieri,non ne seguono
perciò speciali lesioni, le quali invecesono
costanti, se l’occhio è paralitico.Vale adire che in questo v’ha
qualche
altra cosa di più sostanziale chenon
sia la solamancanza
diprotezione e difesa.Vulpian ei suoi discepoli,
pure affermando
l’esistenza di questa virtù trofica dell’influenza deltrigemino, vollero precisareed
attribuire questo potere al ganglio di Gasser.Ed
inun momento parve
loro che col taglio superiormente al ganglio,i disturbi dovessero
mancare. Ma
esperimenti ulteriorida
loro stessi condotti do- vetterofarli convenire cheanche
al taglio sopraganglionare,come
giàaveva
notato Magendie, susseguivano disturbi, e chese nel ganglio cessava questo potere trofico, era perchè per averlo conservato, occorreva che le sue comunicazioni coi cordoni posteriori venissero conservate.Ma
questo concettodel poteretrofico del ganglio diGasser
è stato tanto favorito cheanche
oggiHorsley
eRose
pare che accarezzinoappunto
questomodo
di vedere;ed
ilprimo
specialmente, guidatoda
questo concetto, tentò pelprimo
nell’uomolarecisione del trigemino disopra alganglio, giusto per prevenire le con- seguenzedistruttive sull’occhio.Ma
l’operato,morto dopo poche
ore,non
die’occa- sione aspeciali osservazioni.Ora, a
mio modo
divedere, i disturbi oculari inquistionedebbono
interpretarsi inuna maniera molto
complessa, e dallemie
osservazionimi
pare dovere distin- guere quelli chesono
di semplice natura degradante, dagli altri, chesono
infettivi e secondari; e quindida
considerarecome conseguenza
indiretta del primi. Col4 ANTONINO d’aNTONA
taglio del trigemino cessa l’azione e l’influenza nervosa in tutti i tessuti innervati
da
esso.Ed
ogginon può
più farsi ameno
dall’attribuireun grande
valore all’azione nervosa, pel regolare svolgimento del processonutritivo. Il tessuto privato dall’in- fluenza nervosa, a parte che èpiù vulnerabile, subisceun
intrinsecodegradamento
nel vigore dellasua nutrizione, che si rivela coll’indebolimento, la flaccidezzasino all’atrofia.E
se questi effettihanno
potuto spessomancare,
o sfuggire alla osser- vazione, è perchè la ristaurazione per vie collaterali anastomotiche delle correnti nervose èassaimeno
difficile di quello che si pensava.Non
dicochelecorrenti della innervazione siano pronte a ristabilirsi colla stessa facilità di quelle circolatorie,ma
indiscutibilmente inuna maniera
più ridottaavvengono,
e,non pure
per vie anastomotiche dirami
collaterali,ma
forseanche
per correnti retrograde,come
sarebbe retrogradauna
corrente che dai capillari arteriosi passassein altri capil- lari vuotati disangue
proprio.La
ristaurazione della sensibiltà dell’aia anestetica dellametà
esterna della faccia e delleguanciedopo
il taglio della terza branca,non può
interpretarsi che per correnti ristaurantisi peirami
cervicali. D’altra parte alterazionidei tessuti sot- tratti alladirettainfluenza nervosa solevano riferirsi all’inerziaod
inattività, nella qualecadevano
i tessuti paretici ed anestetici.Ora
èda
osservare che fatti eprove
molteplici visono
per dimostrareche per la sospensionedell’azione nervosapossono
accadere, edaccadono
infatti, senon
co- stantemente, delleprofonde
ed acute alterazioni nutritive nei tessuti, le qualinon hanno
che fare coi processi degenerativida
lunga inerzia e riposo.Non
dirò di casi di atrofia acuta dei muscoli degliarti,perparalisi di origine cerebrale,e restauratasi subito,non appena
rimossa la compressione cerebrale (caso diMya
e Codivilla),ma
ricorderò cheda
osservazioni antiche sisapeva
di acutissimi decubiti in indi- viduicon
acuta paralisida
lesione spinale, ed oggisono non
pochiicasi digangrene
diffusesottocutanee nei fratturati della colonna cervicale, con profonde lesioni del midollo.
Ho
riferitodiun
forte erobusto giovane ventenne, che per frattura dell’arco della 6''‘ vertebra cervicale, e paralisi dimoto
e di senso generaledal collo in giù,ebbe
a presentare segni manifesti diavvenuta
gaiigrena dei tessuti sottocutanei e profondi degli artiappena dopo 48
ore dallo accidente.Ed
olire legangrene da
de- cubito, si ebbero necrosi profonde sul corpo,dellebraccia, dellegambe,
delle coscie, in regioni, cioè, fuori di qualsiasi insolitapressione.Non
si sono, d’altra parte, notate alterazionioculari, e della cute delle guancie in individui sofferenti di nevralgia del trigemino?Tutti questi fatti significano chiaramente che nei tessuti anestetici
non sono
isoli mezzi di difesache
vengono
amancare, ma
è l’energia organica che vienepro-fondamente ad
abbassarsi, e talfiata alpunto da
aversi lamorte
degli elementi e dei tessuti.Nei miei esperimentiilfatto che
ho
potuto notare, trai primi a rilevarsi, è la modificazione dellaresistenza corneale.Dopo
alquante ore,esaminando
lacornea
dei cani operati, e già
prima
che fossero rilevabili altri fatti, sipuò
notare che la resistenza è ridotta, etoccandola opungendola con uno
specillo o ago, si lasciade-primere
epenetrarecome
se fosse di cera, lasciando l’impronta dellafovea o della piccolaferita.In conchiusione, i tessuti privati totalmente dalle proprie correntinervose subi- scono dellealterazioni degradanti in generale, per
non
dire degenerative, e di con- seguenzadivengono
altresì più vulnerabili.E
quelle alterazioni e vulnerabilità sono tantopiù facili, precocied estese, perquanto
più delicato epoco
protetto èiltessuto colpito.Ilsottile edelicato epitelio congiuntivaiee corneale, edil tessuto connettivo sot- tostante
sono
digran
lunga piùfacilia soggiacere aglieffettidella privazionenervosa, di quel chenon
sia quello dellamucosa
nasale,boccale, edella cute della faccia.Ag-
giungi chele supplenze e ristaurazionianatomiche sono
più possibili nelle dipen-denze
della 2^e 3*^branca
chenon
in quella dallaD;
la quale, per seguire nell’ana- logia colla circolazione sanguigna, la sipuò
considerarecome un ramo
nervoso terminale nell’occhio solamente.TAGLIO SPEUIMENTALE DEL TRIGEMINO ALLA SUA EMERGENZA DAL PONTE 5
A
questoprimo
ordine di ragioni intime,per intendere idisturbi trofici dei tes- suti,sene aggiungono
altre di natura esterna.Se non
fosse così, noinon avremmo
cheprocessi atrofici e degenerativi.
E
se essi, talvolta,assumono
altraforma
più graveed
acuta,come
sarebbela necrotica, e la suppurativa, allorabisognaammet-
tere l’intervento di altri fattori. Già
ho
detto che i tessuti snervati soggiacciono più facilmentealleconseguenze
di un’insolita pressione(gangrena da
decubito). Nel- l’occhio paralitico la presenza semplice di piccoli corpi stranieri giacenti,poniamo,
sull’epitelio congiuntivaie o corneale,
inducono
presto decubito epiteliale; leminime
lesioni superficiali dell’epitelio
non
si riparano facilmente.E
poiché detto epitelio,come abbiamo
visto,si rammolliscesenz’altro, così s’intendecome
esso sia facilepreda
deigermi
patogeni, che, fissandovisi, Toffendonomaggiormente
sino arom-
pere escontinuare.la covertura protettricedi connettivi sottostanti, che,una
volta compenetrati, soggiacciono a tutti i processi acuti, necrotici e fondenti.E
se tutte queste gravi conseguenzesi osservano solamentenelledipendenze
della 1®branca
lo è perchè,dopo quanto abbiamo
detto, itessutida
essa innervatipresentano speciali condizioniad
ammalarsi.Venendo
alle osservazioni cliniche, circa alla quistione in parola, trovo che inuna
osservazione diRose
siebbe
perdita dell’occhio perrecisione della 1®.La
solaosservazione autenticacheioconosca, e nella quale,non
ostante il taglio della R,non
si ebberoconseguenze
sull’occhio, è quella di Krause, riferita nel 13 aprile 1893 nellaDeutsche medie. Wochenschr.E
dalla precisa descrizione delmodo come venne
strappato il gangliocon
tutto il tronco centrale,e ledue branche
infe- riori, e la lacerazione della 1®,non
sipuò
dubitare cheanche
labranca
oftalmica sia stata scontinuata,anche
perchè fu constatatapoi lacompleta
insensibilitàdella congiuntiva palpebrale bulbare e della cornea.Ed
ilKrause
nota chenemmeno
sullamucosa
boccale, linguale e nasale, fu rile-vato alcun disturbotrofico.
Tutto
ciò significa chei disturbidipendono
esifannocolconcorso didue
fattori:indebolimentotrofico che
rende
efficaceil decubito consecutivocon
tutte le conse-guenze
infettive, decubito che riesced’ordinario innocente nei tessuti innervati nor-malmente.
Perciò visono
organismi tanto fortemente costituiti che,non
ostante la perdita dell’innervazione, itessuticonservano
tanto vigore organico nutritivoda non andare
perciò incontroad
atrofiae necrosi,purché
protetti dalle offese diuna
certa portata.r.
l'X?*-?-
FK'