Capitolo 4
L’analisi strutturale
4.1 LA "NUOVA FILOSOFIA" DELLA NORMATIVA SISMICA
L'8 maggio 2003 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto del Presidente del
Consiglio numero 3274 del 20 marzo 2003, con cui sono state approvate nuove norme per
la progettazione in zona sismica ed una nuova classificazione sismica del territorio italiano.
I documenti normativi erano stati sviluppati in poco più di un mese da un Gruppo di
Lavoro1 costituito con decreto 4485 del 4-12-2002 del Sottosegretario di Stato alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine di acquisire un autorevole contributo
tecnico-scientifico per la definizione di un sistema normativo per la progettazione antisismica e dei
criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale.
Il Gruppo di Lavoro ha ritenuto indispensabile proporre di innovare profondamente le
norme tecniche adottando, in modo omogeneo per tutto il paese, soluzioni coerenti con il
sistema di normative già definito a livello europeo (Eurocodice 8, EC8). Il sistema degli
Eurocodici è in corso di adozione da parte dell'Unione Europea, ed il suo utilizzo da parte
degli stati membri è atteso entro i prossimi tre anni. Si ricorda che l'ultima versione
pubblicata, e quindi a tutti accessibile, dell'EC8 risale al 1997 (UNI ENV 1998-1-1:1997).
L'EC8 costituisce un sistema integrato di norme per la progettazione antisismica di edifici,
ponti, serbatoi, torri, fondazioni ed opere geotecniche e per la valutazione della sicurezza e
l'adeguamento di strutture esistenti. I principi ed i metodi adottati dall'EC8 sono in
completa armonia con quelli contenuti nelle norme dei Paesi a più alta attività sismica,
quali USA, America del Sud, Cina, Giappone ed Asia del Sud-Est.
La differenza sostanziale tra le norme di nuova generazione, quali l'EC8, e quelle
tradizionali (ormai non più in vigore in nessun Paese, in particolare europeo) consiste
nell'abbandono del carattere convenzionale e puramente prescrittivo a favore di una
impostazione esplicitamente prestazionale, nella quale gli obiettivi della progettazione che
la norma si prefigge vengono dichiarati, ed i metodi utilizzati allo scopo (procedure di
analisi strutturale e di dimensionamento degli elementi) vengono singolarmente giustificati.
Il vantaggio di questa impostazione è duplice: fornisce al progettista la consapevolezza
della finalità e del rilievo di ogni singola operazione e consente alla Committenza,
comunque intesa, di graduare le prestazioni richieste all'opera in corso di progettazione in
relazione ad esigenze specifiche di natura sociale ed economica.
L'EC8 si pone due obiettivi fondamentali, consistenti nel conseguimento di una protezione
"adeguata" (il termine è da intendere nel senso di "ritenuta accettabile dall'Autorità
Normatrice") nei confronti di due condizioni limite: uno stato di danno strutturale
accentuato, che prelude al collasso, ed uno stato di danno agli elementi non strutturali, le
cui conseguenze sono di natura essenzialmente economica.
L'elemento di importanza dominante nei riguardi della protezione che si intende conseguire
per le due condizioni limite sta nel valore dell'azione sismica assunta a base del progetto.
L'EC8 adotta al riguardo quale parametro preferenziale di scuotimento il valore di picco
dell'accelerazione orizzontale del suolo (a
g), e raccomanda di utilizzare valori caratterizzati
da periodi medi di ritorno pari rispettivamente a 475 e 95 anni per le due condizioni di
collasso e di danno non strutturale. Tali periodi di ritorno corrispondono al 10% di
probabilità di superamento rispettivamente in 50 e 10 anni. Prevede inoltre che le Autorità
Nazionali definiscano sul territorio un numero discreto di "zone sismiche" all'interno delle
quali i valori di a
gdi ancoraggio dello spettro di risposta si assumono costanti.
A ciascun valore di accelerazione è associato un sistema di forze e spostamenti (derivanti
da criteri di carattere statico "equivalente", oppure dinamico) e la struttura viene progettata
per resistere ad esso.
In realtà, esiste ampia evidenza che le strutture progettate seguendo le normative di nuova
generazione posseggano margini di resistenza che consentono loro di sopportare senza
collasso azioni sismiche di livello ben superiore a quelle di progetto. Questi margini
derivano da criteri e da regole supplementari di buona progettazione che le norme
precedenti (comprese quelle nazionali in vigore) non contengono, della cui natura si
accenna qualitativamente nel seguito.
Il primo e fondamentale criterio è quello di assegnare, in fase di progetto, una resistenza
differenziata ai diversi elementi strutturali, in modo che il cedimento di alcuni preceda e
quindi prevenga quello di altri. Questi ultimi, ossia quelli da proteggere, sono gli elementi il
cui "cedimento" è critico nei confronti del collasso globale della struttura: esempio tipico i
pilastri di un edificio. Il cedimento dei pilastri viene impedito fornendo ad essi una
resistenza (di poco) superiore a quella delle travi che su di essi si innestano. Il criterio ora
esemplificato con riferimento ai pilastri si estende a tutti gli altri elementi e meccanismi il
cui cedimento è necessario evitare, e va sotto il nome di "gerarchia delle resistenze". Esso è
adottato da più di due decenni dalle norme sismiche internazionali di USA, Nuova Zelanda,
Messico, ed è oggi universalmente diffuso.
La seconda categoria di regole supplementari riguarda il progetto degli elementi strutturali
il cui "cedimento" è accettato, anzi voluto, nei termini che ora si precisano. Per "cedimento"
si intende il raggiungimento ed il superamento, da parte di un elemento strutturale, della
fase di comportamento elastico e quindi reversibile, per entrare in quello delle deformazioni
cicliche ripetute e di grande ampiezza in campo anelastico. L'obiettivo delle regole di
dimensionamento è quello di consentire che tali deformazioni siano sopportate dagli
elementi strutturali senza che essi perdano la loro integrità e la loro funzione statica. La
capacità di deformazione anelastica si indica in campo tecnico con il termine di "duttilità".
Le "regole di duttilità" contenute nell'EC8 consentono di graduare con continuità questa
caratteristica da conferire agli elementi strutturali, nella misura richiesta a ciascuno di essi
dal suo ruolo nel meccanismo di deformazione globale della struttura. I procedimenti di
"gerarchia delle resistenze" e le regole di duttilità sono i cardini principali che consentono,
a parità del valore dell'azione sismica di progetto, di raggiungere, senza extracosto
apprezzabile, livelli di protezione molto elevati, attraverso una visione globale ed una
possibilità di controllo della risposta delle strutture.
I testi normativi approvati, peraltro, non consistono in una mera traduzione del codice
Europeo. Al contrario ne costituiscono una semplificazione ed un adeguamento alla
specifica situazione italiana, in modo da favorire il passaggio dal sistema attuale all'uso
integrale delle Norme Europee.
Come si è visto, l'adozione di un sistema normativo coerente con l'EC8 comporta
automaticamente la definizione del formato in cui esprimere il "grado di sismicità" delle
diverse zone del territorio nazionale, consentendo una significativa razionalizzazione del
processo di individuazione delle "zone sismiche". Pertanto, lo sviluppo dei documenti
relativi all'individuazione delle zone sismiche ed alle norme tecniche è proceduto in
parallelo, con piena collaborazione tra sismologhi ed ingegneri, rispettando quanto previsto
dal Dlgs 112/1998 in relazione alla competenza di Stato e Regioni e tuttavia garantendo di
evitare incongruenze potenzialmente connesse ad una parcellizzazione di processi per loro
natura relativi a valutazioni a grande scala geografica.
L'eliminazione della dicotomia tra "zone classificate" e "zone non classificate", che di fatto
veniva interpretata come "zone sismiche" e "zone non sismiche" comporta ovvi effetti sulla
riduzione del rischio, senza implicare risvolti potenzialmente negativi sull'industria delle
costruzioni. A tal fine, per le strutture collocate nella zona a pericolosità sismica più bassa è
prevista la possibilità di applicare norme molto semplificate.
Le norme tecniche approvate sono relative ad edifici, ponti ed opere di sostegno. Il
completamento del quadro normativo richiederà in futuro l'estensione ad altre categorie di
strutture, oggi non considerate in Italia ed al contrario presenti nel quadro globale Europeo.
4.2 INTRODUZIONE GENERALE ALL’OPCM 3274/2003 E SUCCESSIVA
MODIFICA OPCM 3431/2005
L’obiettivo fondamentale dell’OPCM 3431/2005 è dichiarato in modo esplicito nel primo
capitolo della stessa, intitolato “Oggetto delle norme”. Esse disciplinano, nelle zone
individuate come “zone sismiche”, sia la progettazione e la costruzione di nuovi edifici, sia
la valutazione della sicurezza e gli interventi di adeguamento e miglioramento su edifici
esistenti, col fine ultimo, in caso di evento sismico, di proteggere la vita umana, di limitare
i danni, e di fare in modo che rimangano funzionanti le strutture essenziali all’intervento
della protezione civile. L’esplicitazione di tali argomenti rappresenta una novità rispetto
alle precedenti norme (D.M. 16/01/1996), ed implica che venga riconosciuto come
obiettivo fondamentale il conseguimento di una protezione adeguata nei confronti di due
condizioni limite: uno stato di danno strutturale accentuato, che prelude al collasso, ed uno
stato di danno agli elementi non strutturali, le cui conseguenze sono di natura
essenzialmente economica: si ha in definitiva un approccio prestazionale, nel quale si
riconosce il valore della vita umana ed al tempo stesso l’importanza del termine economico.
Altra importante novità riguarda l’abolizione della dicotomia fra zone sismiche e zone non
sismiche, in funzione di una più razionale suddivisione del territorio in zone a differente
pericolosità sismica. In particolare, vengono considerati, in base alla probabilità di
occorrenza dell’evento sismico, due livelli di progettazione:
- Per effetto di un evento sismico che abbia una probabilità di occorrenza del 10% in 50
anni, la struttura non deve collassare mettendo a rischio vite umane, ma sono ammessi
gravi danni agli elementi strutturali fino al punto di rendere economicamente non
conveniente il recupero della costruzione (Stato limite ultimo).
- Per effetto di un evento sismico che abbia una probabilità di occorrenza più elevata (50%
in 50 anni), la struttura, comprese le apparecchiature in essa contenute, non deve subire
danni tali da provocare interruzioni d’uso.
si richiede cioè che la progettazione sia in grado di controllare ed ottimizzare la
risposta strutturale.
Gli strumenti che le norme indicano per raggiungere gli obiettivi indicati sono:
- L’utilizzo del metodo agli stati limite nella verifica
- L’utilizzo di metodi di analisi lineare o non lineare, statica o dinamica, a seconda della
regolarità della struttura, nella progettazione
- L’utilizzo del metodo della gerarchia delle resistenze (capacity design) nella concezione
strutturale
Con l’entrata in vigore del D.M. 14/09/2005, l’OPCM 3431/2005 diventa letteratura tecnica
di riferimento.
La modellazione dell’azione sismica secondo il D.M.14/09/2005
Il sisma è un processo estremamente complesso caratterizzato dalla propagazione
tridimensionale nel suolo di onde, dovute principalmente ad un rilascio improvviso di
energia legato a fenomeni di frattura o movimenti lungo faglie già esistenti. Per progettare
un edificio antisismico è necessario conoscere il movimento del terreno, indotto dal
terremoto in prossimità dell’edificio, ovvero la registrazione nel tempo dell’accelerazione,
in tre direzioni tra loro perpendicolari. Essendo però il sisma un processo stocastico,
dipendente da variabili aleatorie nello spazio e nel tempo, è possibile descrivere un
terremoto di progetto solo in termini statistici: questo significa che si deve fare riferimento
ad un terremoto che ha una certa probabilità di accadimento in un certo intervallo di tempo.
Inoltre è necessario individuare dei parametri caratteristici del terremoto, tramite i quali sia
possibile ricavare, sempre in termini probabilistici, l’azione che il sisma induce sulla
struttura.
Spettro di risposta elastico
Le norme individuano, come parametro atto a definire il terremoto, l’accelerazione
orizzontale massima a
gche questo produce nel substrato con probabilità di accadimento del
10% in 50 anni. A partire da questa osservazione il territorio italiano è stato diviso in zone
sismiche aventi diversi valori di a
g; in particolare sono state individuate 4 zone aventi
diversi valori di a
g:
Zona Valore
di
a
g1 0,35
g
2 0,25
g
3 0,15
g
4 0,05
g
[Tab.4.1]
L’accelerazione a
gnon può essere utilizzata direttamente per calcolare l’azione indotta sulla
struttura, poiché, per come è stata definita, non corrisponde all’accelerazione al suolo della
che modifica il segnale; in particolare, nelle norme sono indicate 5 categorie di profilo
stratigrafico del suolo di fondazione (A,B,C,D,E) con diverse caratteristiche.
L’appartenenza del terreno nel sito di progettazione ad una delle succitate categorie, deve
essere valutata in base a prove sperimentali. Una volta valutata la massima accelerazione
agente in fondazione con probabilità di superamento del 10% in 50 anni (Sa
g), si procede
alla valutazione della risposta della struttura sotto tale azione. Lo spettro di risposta
elastico, rappresentando il massimo valore di un parametro della risposta di un sistema
1-DOF soggetto ad un dato evento sismico in funzione del suo periodo proprio, può essere
utilizzato per valutare la risposta strutturale sotto una determinata azione. Non conoscendo
però l’accelerogramma che interesserà l’edificio, le norme suggeriscono di utilizzare una
forma spettrale indipendente dal grado di sismicità e ricavata interpolando diversi spettri di
pseudo-accelerazione equiprobabili ottenuti ipotizzando terremoti provenienti da diverse
sorgenti. Tale forma deve poi essere moltiplicata per l’accelerazione massima calcolata a
livello di fondazione (Sa
g). In particolare, il moto orizzontale del terreno è composto da
due componenti ortogonali indipendenti, caratterizzate da uno stesso spettro di
pseudo-accelerazione che risulta definito dalle seguenti espressioni:
Componente orizzontale
T (s)
S
e(T)
0<T<T
bT
b<T<T
cT
c<T<T
dT
d<T
S
e(T)=a
gS(1+T/T
b(Ș2,5-1))
S
e(T)=a
gSȘ2,5
S
e(T)=a
gSȘ2,5(T
c/T) S
e(T)=a
gSȘ2,5(T
cT
d/T
2)
[Tab 4.2]
in cui:
í Ș
è un fattore che tiene conto di un coefficiente di smorzamento viscoso
equivalente ȟ, ed è pari ad 1, quando ȟ=5%.
L’utilizzo di un fattore differente è da effettuarsi con cautela e va opportunamente
documentato e giustificato.
- T: periodo di vibrazione dell’oscillatore semplice,TB,TC,TD, periodi che separano i
diversi rami dello spettro, tabellati come segue:
Categoria suolo
S
T
BT
CT
DA
1,0
0,15
0,40
2,0
B,C,E
1,25
0,15
0,50
2,0
D
1,35
0,20
0,80
2,0
[Tab.4.3]
Il moto verticale, qualora non vi siano informazioni specifiche, è caratterizzato dallo spettro
definito dalle seguenti espressioni:
Componente verticale
T (s)
S
ve(T)
0<T<T
bT
b<T<T
cT
c<T<T
dT
d<T
S
e(T)=0.9a
gS(1+T/T
b(Ș3,0-1))
S
e(T)=0.9a
gSȘ3,0
S
e(T)=0.9a
gSȘ3,0(T
c/T)
S
e(T)=0.9a
gSȘ3,0(T
cT
d/T
2)
[Tab 4.4]
Categoria suolo
S
T
BT
CT
DA,B,C,D,E
1,0
0,05 s
0,15 s
1,0 s
[Tab 4.5]
Spettri di progetto
Dagli spettri di risposta definiti in precedenza, è possibile derivare gli spettri da utilizzare in
fase di progetto nel calcolo allo stato limite ultimo e di danno.
Spettri di progetto per lo stato limite ultimo:
Vengono determinati tenendo conto delle capacità dissipative delle strutture attraverso un
fattore riduttivo delle forze elastiche, detto fattore di struttura q; l’azione sismica è quindi
data dallo spettro di risposta elastico con le ordinate ridotte utilizzando il fattore q, i cui
valori vengono definiti in funzone dei materiali e dei tipi strutturali. Anche in questo caso
avremo spettri che rappresentano le componenti orizzontali dell’azione sismica di progetto,
e spettri che rappresentano le componenti verticali: Spettri di progetto per le componenti
orizzontali dell’azione sismica:
Componente orizzontale
T (s)
S
e(T)
0<T<T
bS
e(T)=a
gS(1+T/T
b(2,5/q-1))
T
b<T<T
cSe(T)=agS(2,5/q)(Tc/T)
T
c<T<T
dS
e(T)=a
gS(2,5/q)(T
c/T)
T
d<T
S
e(T)=a
gS(2,5/q)(T
cT
d/T
2)
[Tab 4.6]
dove: q = q
0K
DK
R, in cui:
q
0= dipende dalla tipologia strutturale
K
D= dipende dalla classe di duttilità
Spettri di progetto per le componenti verticali dell’azione sismica:
Componente verticale
T (s)
S
ve(T)
0<T<T
b(0,05)S
e(T)=0.9a
gS(1+T/T
b(3,0/q-1))
T
b<T<T
c(0,15)S
e(T)=0.9a
gS(3,0/q)
T
c<T<T
d(1)S
e(T)=0.9a
gS(3,0/q)(T
c/T)
T
d<T
S
e(T)=0.9a
gS(3,0/q)(T
cT
d/T
2)
[Tab 4.7]
in cui q viene sempre assunto pari a 1,5
Spettri di progetto per lo stato limite di danno:
Poiché, come precedentemente accennato, progettare allo stato limite di danno significa
richiedere che sotto un sisma più frequente ma con accelerazioni minori la struttura non
subisca danni o interruzioni d’uso, si considera una spettro di progetto ridotto rispetto a
quello elastico e non si fa affidamento sulle risorse plastiche: in pratica non si utilizza il
fattore di struttura q, ma un fattore sempre pari a 2,5.
4.3 METODOLOGIA DELL’ANALISI DINAMICA MODALE
Nell’OPCM3431/2005 sono ammessi quattro metodi di analisi caratterizzati da
complessità crescente:
a) Analisi statica lineare (Analisi tramite la forza laterale equivalente)
b) Analisi dinamica modale (Metodo di sovrapposizione modale)
c) Analisi statica non lineare (Analisi tipo “Pushover”)
d) Analisi dinamica non lineare
Si è scelto di adottare, per il consolidamento della struttura in muratura, l’analisi dinamica
modale.
Analisi di sovrapposizione modale
Questo tipo analisi è considerato il metodo normale per la definizione delle sollecitazioni di
progetto. Deve essere applicato usando un modello tridimensionale della struttura a meno
che non siano rispettati i criteri di regolarità in pianta: in questo caso è sufficiente studiare
due modelli piani separati La maggior differenza con l’analisi statica equivalente consiste
nel fatto che nel calcolo dei parametri di risposta del sistema si tiene conto delle
caratteristiche dinamiche della struttura tramite l’utilizzo dei modi propri di vibrare.
L’analisi modale, così come solitamente applicata, prevede di calcolare, tramite l’utilizzo
dello spettro di risposta di pseudo - accelerazione, i valori massimi di sollecitazioni e
spostamenti associati a ciascun modo proprio di vibrare della struttura supposta elastica
lineare, e quindi di combinarli in modo opportuno. L’analisi modale permette di calcolare,
utilizzando lo spettro di progetto, i massimi vettori delle forze statiche equivalenti dei vari
modi, e da questi, i massimi valori dei parametri di risposta (momenti, tagli,
spostamenti…). Le forze statiche equivalenti dei vari modi si calcolano nel modo seguente:
Le norme suggeriscono di considerare nell’analisi tutti i modi con massa partecipante
superiore al 5%:
oppure un numero di modi tale per cui la massa partecipante risulti superiore all’85%:
in questo secondo caso sarebbe comunque opportuno verificare che non vi siano
modi esclusi aventi massa modale partecipante superiore al 5%. Con tale controllo
si vuole evitare che si verifichi il caso in cui la massa non considerata appartenga ad un
unico modo, il quale diventa, quindi, non più trascurabile. Nel caso di modelli spaziali,
queste condizioni devono essere verificate per ciascuna direzione principale. Poiché la
garanzia che non ci siano masse modali superiori al 5% può essere effettivamente raggiunta
soltanto tenendo in conto il 95% della massa modale, questa regola non è sempre di facile
applicazione, in particolare nel caso di modelli con un elevato numero di gradi di libertà.
Poiché tutti i modi non raggiungono il massimo simultaneamente, le norme consentono di
calcolare il loro più probabile valore massimo utilizzando:
- Una combinazione SRSS (radice quadrata della somma dei quadrati delle quantità
considerate), nel caso in cui le risposte nei modi di vibrare si possono considerare
indipendenti le une dalle altre.
- Una combinazione CQC (combinazione quadratica completa), nel caso in cui i modi di
vibrare non possano considerarsi indipendenti l’uno dall’altro.
dove:
Con le sollecitazioni ricavate dalle analisi descritte si verificano gli elementi resistenti delle
varie strutture.
4.4 MODELLAZIONE DELL’AZIONE SISMICA
Definizione degli spettri di progetto
Come prescritto dall’OPCM 3431/2005 capitolo 3, si procede alla definizione degli spettri
di progetto (Tab.4.8-Tab.4.11; Fig.4.1-Fig.4.6) che verranno utilizzati:
Categoria suolo di fondazione C
Zona sismica 2
A
g= 0.25g 2.45 m/s
2Fattore di importanza dell’edificio
Ȗ 1 (costruzione di Classe 1)
Fattore di struttura q 3
Primo periodo di vibrazione T
10.19s < 2.5 Tc
Coefficiente di smorzamento ȟ 5
Fattore di smorzamento
Ș 1
4.4.1 SPETTRO DI RISPOSTA ELASTICO
SPETTRO DI RISPOSTA ELASTICO DELLE ACCELERAZIONI
Componente orizzontale
Componente verticale
T S
e(T) T
S
ve(T)
0<T<T
b(0,15)S
e(T)=a
gS(1+T/T
b(
K2,5-1)) 0<T<T
b(0,05)S
e(T)=0.9a
gS(1+T/T
b(
K3,0-1))
T
b<T<T
c(0,5)S
e(T)=a
gS
K2,5 T
b<T<T
c(0,15)S
e(T)=0.9agS
K3,0
T
c<T<T
d(2)S
e(T)=a
gSK2,5(T
c/T) T
c<T<T
d(1)S
e(T)=0.9a
gSK3,0(T
c/T)
T
d<T S
e(T)=a
gS
K2,5(T
cT
d/T
2) T
d<T S
e(T)=0.9a
gS
K3,0(T
cT
d/T
2)
[Tab.4.8] Spettro di risposta elastico delle accelerazioni
Spettro di risposta elastico delle accelerazioni - Componente orizzontale - Componente verticale 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 T Se(T)
[Fig.4.1] Spettro di risposta elastico
Spettro di risposta elastico dello Spostamento
- Componente orizzontale - Componente verticale 0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 T SD(T)
[Fig.4.2] Spettro dello spostamento
SPOSTAMENTO E VELOCITA' MASSIMI DEL SUOLO
Componente orizzontale
Componente verticale
d
g=
0.0765625
d
g=
0.0091875
v
g=
0.0735
v
g=
0.0588
4.4.2 SPETTRI DI PROGETTO (SLU E SLD)
SPETTRO DI PROGETTO PER LO SLU
Componente orizzontale
Componente verticale
T Sd(T)
T S
vd(T)
0<T<T
b(0,15)Sd(T)=a
gS(1+T/T
b(2,5/q-1)) 0<T<T
b(0,05)Svd(T)=a
gS(1+T/T
b(3,0/q-1))
T
b<T<T
c(0,5)Sd(T)=agS(2,5/q)(Tc/T)
T
b<T<T
c(0,15)Svd(T)=a
gS(3,0/q)
T
c<T<T
d(2)Sd(T)=a
gS(2,5/q)(T
c/T) T
c<T<T
d(1)Svd(T)=a
gS(3,0/q)(T
c/T)
T
d<T Sd(T)=a
gS(2,5/q)(T
cT
d/T
2) T
d<T Svd(T)=a
gS(3,0/q)(T
cT
d/T
2)
[Tab.4.10] Spettro di progetto delle accelerazioni
Spettro di Progetto SLU (Accelerazioni)
-Componente orizzontale -Componente verticale 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 T Sd(T)
[Fig.4.3] Spettro di progetto delle accelerazioni
Spettro di progetto SLU (Spostamenti)
-Componente orizzontale -Componente verticale 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 T SdD(T)
SPETTRO DI PROGETTO PER LO SL di DANNO
Componente orizzontale
Componente verticale
T Sdd(T)
T S
vdd(T)
0<T<T
b(0,15)Sdd(T)=Se(T)/2.5
0<T<T
b(0,05)Svdd(T)=Sve(T)/2.5
T
b<T<T
c(0,5)Sdd(T)=Se(T)/2.5
T
b<T<T
c(0,15)Svdd(T)=Sve(T)/2.5
T
c<T<T
d(2)Sdd(T)=Se(T)/2.5
T
c<T<T
d(1)Svdd(T)=Sve(T)/2.5
T
d<T Sdd(T)=Se(T)/2.5
T
d<T Svdd(T)=Sve(T)/2.5
[Tab.4.11] Spettro di progetto delle accelerazioni per lo SLD
Spettro di progetto SL di Danno (Accelerazioni)
-Componente orizzontale -Componente verticale 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 T Sdd(T)
[Fig.4.5] Spettro di progetto delle accelerazioni per lo SLD
Spettro di progetto SL di Danno (Spostamenti)
-Componente orizzontale -Componente verticale 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09 0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 T SddD(T)
4.5 ANALISI DEI CARICHI
Tipologie delle murature peso e caratteristiche di resistenza:
Muri perimetrali consolidati
W (KN/mc) Spessore (m)
W (KN/mq)
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura
18
0.3
5.4
Intonaco (malta bastarda)
19
0.06
1.14
TOTALE PERMANENTI
6.54
Muri interni ricostruiti
W (KN/mc) Spessore (m)
W (KN/mq)
Muratura in blocchi laterizi forati (perc. Foratura <45%)
12
0.25
3
Intonaco (malta bastarda)
19
0.05
0.95
TOTALE PERMANENTI
3.95
Tipologia di muratura e LC
fm
(N/cmq) IJ0(N/cmq) E (N/mmq) G (N/mmq) W (kN/mc)
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura e ricca in
laterizi LC1 180 6 1500 250 18
Muratura in blocchi laterizi forati (perc. Forat .< 45%)
LC3 600 40 4400 880 12
Parametri correttivi di consolidamento o nuova muratura Malta buona Ricorsi o listature Connessione trasv. Iniezioni di malta Itonaco armato Muratura in pietre a spacco con buona tessitura e ricca in
laterizi LC1 1.3 1.1 1.3 1.5 1.5
Muratura in blocchi laterizi forati (perc. Forat .< 45%)
LC3 1.3 1 1 1 1.3
Valori medi applicando i coefficienti sopra
Tipologia di muratura e LC fm IJ0 E G W
N/cm2 N/cm2 N/mm2 N/mm2 KN/m3
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura e ricca in laterizi LC1 386.1 17.55 2250 375 20
Muratura in blocchi laterizi forati (perc. Forat .< 45%) LC3 780 52 4400 880 12
Valori da usare nei calcoli per le verifiche sismiche nel solutore (unità di misura omogeneizzate)
Tipologia di muratura e LC fd fvd E G W (kN/m3)
KN/m2 KN/m2 KN/m2 KN/m2 kN/m3
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura e ricca
in laterizi LC1 1430 65 2250000 375000 20
Valori da usare nei calcoli per le verifiche sismiche con betoncino
Tipologia di muratura e LC fd fvd E G W (kN/m3)
KN/m2 KN/m2 KN/m2 KN/m2 kN/m3
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura e ricca in laterizi LC1 2145 97.5 3375000 562500 20
Muratura in blocchi laterizi forati (perc. Forat .< 45%) LC3 7800 520 4400000 880000 12
Valori da usare nei calcoli per le verifiche D.M 14/09/2005
Tipologia di muratura e LC fd fvd E G W (kN/m3)
KN/m2 KN/m2 KN/m2 KN/m2 kN/m3
Muratura in pietre a spacco con buona tessitura e ricca in laterizi LC1 1608.75 73.125 2250000 375000 20
Carichi dei solai
SOLAIO con Soletta sempliceW (KN/mc) Area (mq) W (KN/mq)
Profilo IPE 180 78.5 0.00239 0.187615
Voltine 18 0.031 0.558
Riempimento delle voltine in Leca cls 1400 e polistirolo 14.5 0.042 0.609
Soletta di 6 cm in Leca cls 1400 14.5 0.0621 0.90045
Sottofondo 14.5 0.031 0.4495
Pavimentazione 18 0.031 0.558
Tamezzi 0.8
TOTALE PERMANENTI 4.062565
Sovraccarichi variabili (civili abitazioni) 2 Spessore solaio = 0,24+0,06=0,3 Cpombinazione sismica = G + 0.3Q 4.662565
A
B
C
D
E
F
1
2
18
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
Schema Solai
Quote orditura (KN) Quota per parete
Solaio mq Peso complessivo (KN) 80% 20% Princ Second A (1p,2s,3p,4s) 24.38 113.6733347 90.938668 22.734667 45.469334 11.367333 B (3p,5s,6p,7s) 11.11 51.80109715 41.440878 10.360219 20.720439 5.1801097 C (6p,8s,9p,10s) 24.25 113.0672013 90.453761 22.61344 45.226881 11.30672 D (4s,11p,12s,13p) 24.38 113.6733347 90.938668 22.734667 45.469334 11.367333 E (soprascala) 2.93 13.66131545 F (10s,15p,16s,17p) 24.25 113.0672013 90.453761 22.61344 45.226881 11.30672 518.9434845
N° Parete Spessore (m) Lunghezza (m) Solai gravanti Carico distribuito (KN/m) Carico sullo spessore del muro (KN/mq) 1 0.3 5.15 A 8.83 29.4 2 0.3 4.75 A 2.39 8.0 3 0.25 5.15 A + B 12.85 51.4 4 0.25 4.75 A + D 4.79 19.1 5 0.3 2.15 B 2.41 8.0 6 0.25 5.15 B + C 12.81 51.2 7 0.25 2.15 B + E 2.41 9.6 8 0.3 4.7 C 2.41 8.0 9 0.3 5.15 C 8.78 29.3 10 0.25 4.7 C + F 4.81 19.2 11 0.3 5.15 D 8.83 29.4 12 0.3 4.75 D 2.39 8.0 13 0.25 5.15 D 8.83 35.3 14 0.3 2.15 0.00 0.0 15 0.25 5.15 F 8.78 35.1 16 0.3 4.7 F 2.41 8.0 17 0.3 5.15 F 8.78 29.3 18 0.25 2.7 scala 0.00 0.0 13 sopra corridoio 0.25 1 E 4.55 18.2 15 sopra corridoio 0.25 1 E 4.55 18.2 18 soprascala 0.25 1 E 2.28 9.1 15 soprascala 0.25 1 E 2.28 9.1
N° Parete Spessore (m) Lunghezza (m) N° Nodi Solai gravanti KN/m KN Carico sui nodi (KN)
1 0.3 5.15 12 A 8.82 45.44 4.1 2 0.3 4.75 11 A 2.39 11.36 1.1 3 0.25 5.15 12 A + B 12.85 66.15 6.0 4 0.25 4.75 11 A + D 4.78 22.72 2.3 5 0.3 2.15 6 B 2.41 5.18 1.0 6 0.25 5.15 12 B + C 12.80 65.91 6.0 7 0.25 2.15 5 B + E 2.41 5.18 1.3 8 0.3 4.7 11 C 2.40 11.30 1.1 9 0.3 5.15 12 C 8.78 45.20 4.1 10 0.25 4.7 11 C + F 4.81 22.60 2.3 11 0.3 5.15 12 D 8.82 45.44 4.1 12 0.3 4.75 11 D 2.39 11.36 1.1 13 0.25 5.15 12 D 8.82 45.44 4.1 14 0.3 2.15 6 0.00 0.00 0.0 15 0.25 5.15 12 F 8.78 45.20 4.1 16 0.3 4.7 10 F 2.40 11.30 1.3 17 0.3 5.15 12 F 8.78 45.20 4.1 18 0.25 2.7 6 scala 0.00 0.00 0.0 13 sopra corridoio 0.25 1 3 E 4.55 4.55 2.3 15 sopra corridoio 0.25 1 3 E 4.55 4.55 2.3 18 soprascala 0.25 1 3 E 2.28 2.28 1.1 15 soprascala 0.25 1 3 E 2.28 2.28 1.1
Carichi della Scala:
SCALA
W (KN/mc)
Area sez.
W (KN/mq)
Gradini in pietra appoggiati alla muratura
23
0.1
2.5
Intonaco (malta bastarda)
19
0.015
0.3
TOTALE PERMANENTI
2.8
Sovraccarichi variabili scale comuni
4
Peso sismico
2,8 + 0,3 x 4
4
Vano scala
Mq
Peso complessivo (KN)
1 8.5
34
Totale 8.5
34
N° Parete
Spessore
Lunghezza (m) Carichi (KN/m) Carico sullo spess. della parete (KN/mq)
13 vano scala 0.25
4.15
2.75
11
13
18 0.25 2.7 4.2
16.8
18
15 vano scala 0.25
4.15
2.75
11
15
Si fanno agire alla nei nodi dove agisce il carico della scala
N° Parete Spessore Lunghezza (m) N° nodi KN/m KN Carico ai nodi
13 vano scala 0.25 4.25 10 2.75 11.69 1.3
18 0.25 2.7 6 4.2 11.34 2.3
Carichi della Copertura:
COPERTURA
W (KN/mc) W (KN/mq)
Trave in abete rosso (24x24 cm; int = 180 cm) 6.000 (1/1,8)x(b2xW) 0.192
Cordolino 18x13 in C.A. sopra la trave 24x24 14.500 (1/1,8)x(bxaxW) 0.189
Travicelli in abete (8x8 cm; int = 30 cm) 6.000 (1/0,3)x(b2xW) 0.128
Mezzane 18.000 sp. = 0,03 0.540
Isolante 1.800 sp. = 0,02 0.036
Soletta in cemento armata Leca cls 1400 14.500 0.050 0.725
Manto di copertura (marsigliesi) Ingombro 0,07 m 0.600
TOTALE PERMANENTI 2.410
Sovraccarichi variabili (copertura non accessibile) 1.000
Spessore Copertura dall'estradosso della trave = 0,25 m Combinazione sismica = G + 0.2Q 2.610 Combinaz. sismica al metro sulla trave 4.697
A
B
C
D
E
F
1
2
18
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
T1
T2
T3
T4
T5
T6
T7
T8
T9
T10
T11
T12
T13
T14
T15
T16
Schema copertura
Trave tipo Lunghezza (m) Peso (KN) Carichi concentrati agli appoggi (KN) T1 - T2 4.750 22.311 11.156
T5 - T6 4.700 22.076 11.038 Pesi sismici complessivi
Numero falda Mq Peso complessivo (KN) 1.000 73.000 190.494 2.000 73.000 190.494 Totale 146.000 380.987
Quota orditura Quota per parete Sezione superficiale di falda Mq Peso complessivo (KN) 0.700 0.300 Princ Second
A (1p,2s,3p,4s) 31.000 80.895 56.626 24.268 28.313 12.134 B (3p,5s,6p,7s) 14.500 37.838 26.486 11.351 13.243 5.676 C (6p,8s,9p,10s) 31.000 80.895 56.626 24.268 28.313 12.134 D (4s,11p,12s,13p) 31.000 80.895 56.626 24.268 28.313 12.134 E (7s,13p,14s,15p) 14.500 37.838 26.486 11.351 13.243 5.676 F (10s,15p,16s,17p) 31.000 80.895 56.626 24.268 28.313 12.134 399.254 Carichi distribuiti
N° Parete Spessore(m) Lunghezza (m) Solai gravanti Carico distribuito (KN/m) Carico sullo spessore del muro (KN/mq)
1 0.300 5.150 A 0.000 0.000 2 0.300 4.750 A 2.555 8.515 3 0.250 5.150 A + B 2.571 10.286 4 0.250 4.750 A + D 5.109 20.437 5 0.300 2.150 B 2.640 8.799 6 0.250 5.150 B + C 2.571 10.286 7 0.250 2.150 B + E 5.280 21.119 8 0.300 4.700 C 2.582 8.606 9 0.300 5.150 C 0.000 0.000 10 0.250 4.700 C + F 5.163 20.654 11 0.300 5.150 D 0.000 0.000 12 0.300 4.750 D 2.555 8.515 13 0.250 5.150 D + E 2.571 10.286 14 0.300 2.150 E 2.640 8.799 15 0.250 5.150 F + E 2.571 10.286 16 0.300 4.700 F 2.582 8.606 17 0.300 5.150 F 0.000 0.000 Carichi concentrati
N° Parete Carico sugli appoggi (KN) T1 T3 1 11.000 11.000 T2 T4 3 11.000 11.000 T5 T7 6 11.000 11.000 T6 T8 9 11.000 11.000 T9 T11 11 11.000 11.000 T10 T12 13 11.000 11.000 T13 T15 15 11.000 11.000 T14 T16 17 11.000 11.000
N° Parete Spessore (m) Lunghezza (m) N° Nodi Solai gravanti KN/m KN Carico sui nodi (KN) 1 0.3 5.15 12 A 0 0.00 0.0 2 0.3 4.75 11 A 2.554563158 12.13 1.2 3 0.25 5.15 12 A + B 2.571497573 13.24 1.2 4 0.25 4.75 11 A + D 5.109126316 24.27 2.4 5 0.3 2.15 6 B 2.639843023 5.68 1.1 6 0.25 5.15 12 B + C 2.571497573 13.24 1.2 7 0.25 2.15 5 B + E 5.279686047 11.35 2.8 8 0.3 4.7 11 C 2.581739362 12.13 1.2 9 0.3 5.15 12 C 0 0.00 0.0 10 0.25 4.7 11 C + F 5.163478723 24.27 2.4 11 0.3 5.15 12 D 0 0.00 0.0 12 0.3 4.75 11 D 2.554563158 12.13 1.2 13 0.25 5.15 12 D 2.571497573 13.24 1.2 14 0.3 2.15 6 2.639843023 5.68 1.1 15 0.25 5.15 12 F 2.571497573 13.24 1.2 16 0.3 4.7 10 F 2.581739362 12.13 1.3 17 0.3 5.15 12 F 0 0.00 0.0
Azione della neve:
AZIONE DELLA NEVE
Macrozonazione : Toscana
Zona
II
Altitudine di riferimento
Ao
200 m
Altitudine del sito
As
60 m slm
Valore caratteristico del carico neve al suolo
Qsk
1,15 KN/mq
Costruzione di Classe 1
¨T 50
anni
Tr 500
anni
Coefficiente di adeguamento del carico neve al suolo
ĮRn 1.12
Carico neve al suolo con Tr = 500 anni
Qref
1,29 KN/mq
Classe di topografia
Battuta dai venti
Coefficiente di esposizione
Ce
0.8
Coefficiente termico
Ct
1
Inclinazione delle falde
Į 16,7°
Coefficiente di forma
µ1
0.8
Carico della neve sulla copertura
Qs 0,826
KN/mq
Poiché il carico della neve è inferire al sovraccarico variabile si considererà solo
quest’ultimo nelle combinazioni di calcolo.
L’azione del vento verrà riportata nelle verifiche ai carichi ordinari in quanto non si
combina con l’azione del sisma.
4.6 IL MODELLO STRUTTURALE PER IL CASALE DELL’ANNUNZIATA
Il modello che è stato redatto è un modello strutturale di calcolo in tre dimensioni
realizzato tramite il codice di calcolo del programma SAP2000 nella Release 10. Il
modello è del tipo ad elementi finiti realizzato tramite elementi shell della dimensione
media di 50x50cm; lo spessore può essere di 30 cm o 25 cm a seconda della parete in
cui si trova l’elemento (nell’ordine esterna o interna) Le verifiche sismiche sono state
svolte seguendo un analisi dinamica modale (punto 4.5.3 OPCM 3274). Le verifiche
sono state svolte sul modello dell’edificio già consolidato e ristrutturato poiché non
avrebbe avuto senso svolgere le verifiche sullo stato di fatto, ovvero sui resti
dell’edificio esistente che si trova in pessime condizioni strutturali (gran parte dei solai
e della copertura sono crollati o pericolanti, le scale sono crollate ecc.)
Si fa presente che la normativa prevede le verifiche sismiche per ogni maschio e fascia
muraria seguendo dunque una modellazione a telaio equivalente. Per effettuare le
verifiche con il modello ad elementi finiti sono state individuate delle “section cut”
ovvero delle sezioni di controllo alla base di ogni maschio murario ed agli estremi di
ogni fascia.
Le fasi per la realizzazione del modello sono le seguenti:
1. Disegno al CAD del modello in 3D utilizzando per le shell le “facce 3D”
2. Importazione del modello sul programma SAP2000
3. Definizione delle proprietà dei materiali
a. Muratura consolidata
b. Muratura nuova
4. Definizione delle sezioni (area e frames)
5. Definizione dell’origine della massa
a. Dagli elementi murari e dai carichi; la massa dei solai e della copertura è
stata infatti associata ai carichi che i solai e le falde stesse scaricano sui
relativi nodi del modello strutturale
a. Struttura incastrata alla base
b. Vincolo a diaframma dei nodi di solaio (infinitamente rigidi nel piano)
c. Vincolo a diaframma dei nodi delle falde (infinitamente rigide nel piano)
7. Definizione dei gruppi. I gruppi costituiscono gli elementi shell facenti parte
della base di un maschio murario o degli estremi di una fascia muraria. Tale
operazione è necessaria per definire le sezioni di controllo (section cut) ed
effettuare le verifiche su ogni maschio e su ogni fascia della struttura. In tale
fase vengono dunque individuati tutti i maschi e tutte le fasce della struttura.
8. Definizione delle sezioni di controllo (section cut)
9. Definizione dei casi di carico
a. Murature
b. Orizzontamenti
10. Definizione della funzione “spettro di risposta”
11. Definizione dei casi di analisi
a. Analisi statica lineare
b. Analisi dinamica modale
c. Analisi della risposta allo spettro di progetto
i. Combinazione modale CQC
ii. Combinazione direzionale SRSS
iii. Eccentricità dei diaframmi (solai e copertura)
12. Definizione delle combinazioni di carico
13. Assegnazione dei carichi derivanti dai solai e dalla copertura e dalla scala ai
relativi nodi della struttura su cui gravano
Il modello 3D al SAP2000:
Definizione dei maschi murari delle fasce e dei nodi rigidi per ogni parete:
1
2
3
4
5
6
7
8
N° Pareti
[Fig.4.8] Schema della pianta con numerazione delle pareti
Maschio
Fascia
Nodo rigido
1M1
1M2
1M3
1M4
1M5
1M6
1M7
1M8
1F1
1F2
1F3
1F4
1F5
1F6
ESISTENTE
[Fig.4.9] Facciata Est
2M1
2M2
2M3
2M4
2M5
2M6
2F1
2F2
2F3
[Fig.4.10] Muro di spina
3M1
3M2
3M4
3M5
3M6
3M7
3M8
3F2
3F3
3F4
4M1
4F3
4F4
4F5
4F6
4M2
4M3
4M4
4M5
4M6
4M7
4M8
[Fig.4.12] Parete Nord
5F1
5M1
5M2
5M3
5M4
5M5
5M6
5F2
5F3
5F4
5 Nuova
[Fig.4.13] Parete interna Nord
6M1
6 Nuova
[Fig.4.14] Parete della scala
7M1
7F1
7M2
7M3
7M4
7M5
7M6
7F2
7F3
7F4
8M1
8M2
8M3
8M4
8M5
8M6
8F3
8F2
8F4
8F5
[Fig.4.16] Parete Sud
4.7 INFORMAZIONE MODALE
Sono stati analizzati 200 modi di vibrare. Questo numero è sufficiente per raggiungere una
percentuale di massa partecipante superiore all’85%. Sono necessari tanti modi perché in
una struttura in muratura (a differenza di una a telaio) la massa è uniformemente
distribuita.
TABLE: Modal Load Participation Ratios
OutputCase
ItemType
Item
Static
Dynamic
Text
Text
Text
Percent
Percent
Eigen Acceleration
UX
99.9404
86.6468
Eigen Acceleration
UY
99.9239
88.1429
Eigen Acceleration
UZ
99.0772
86.3966
TABLE: Modal Participating Mass Ratios
OutputCase StepType StepNum Period UX UY SumUX SumUY
Text Text Unitless Sec Unitless Unitless Unitless Unitless
Eigen Mode 1 0.255471 0.19027 3.281E-10 0.19027 3.281E-10
Eigen Mode 2 0.188734 0.01009 9.173E-08 0.20036 9.206E-08
Eigen Mode 3 0.16587 1.239E-07 0.33296 0.20036 0.33296
Eigen Mode 4 0.112479 0.00008459 0.00002913 0.20045 0.33299
Eigen Mode 5 0.086489 0.00046 3.604E-09 0.20091 0.33299
Eigen Mode 6 0.0587 0.00507 2.77E-08 0.20599 0.33299
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