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funzioni analitiche

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Academic year: 2021

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(1)

Capitolo I38:

funzioni analitiche

Contenuti delle sezioni

a. integrali curvilinei di funzioni complesse p.2 b. integrali di funzioni olomorfe p.4

c. formula integrale di Cauchy e derivate delle funzioni olomorfe p.6 d. serie di Cauchy-Taylor e serie di Laurent p.8

e. zeri e principio di identit`a delle funzioni olomorfe p.10 f. elementi analitici e prolungamento analitico p.11 g. serie di funzioni analitiche p.13

h. singolarit`a isolate p.14 i. residui integrali p.15

l. funzioni inverse delle circolari p.13 m. funzione Gamma euleriana p.16 nm. funzioni di Bessel Jn(z) p.17

17 pagine

I38:0.01 In questo capitolo, in stretta connessione con il precedente, si introduce la nozione di funzione analitica e si danno le propriet`a basilari di queste entit`a.

Inoltre si prosegue con la presentazione di ulteriori esempi di funzioni speciali di largo uso: funzioni inverse delle circolari, funzione Gamma e funzioni di Bessel.

(2)

I38:d. serie di Cauchy-Taylor e serie di Laurent

I38:d.01 Si consideri una funzione complessa f (z) olomorfa in una regione R, un punto z ∈ R e un secondo punto c ∈ R tale che la circonferenza C di centro c e raggio r := |z − c| sia interna ad R.

Denotato con C il cerchio aperto {z ∈ C |z − c| < r} , si ha che

z − c z − c

< 1 , si ha il seguente sviluppo mediante serie geometrica convergente

(1) 1

z − z = 1

(z − c) − (z − c) = 1 z − c

1

1 − z−cz−c = 1 z − c

+∞

X

n=0

 z − c z − c

n

=

+∞

X

n=0

(z − c)n (z − c)n+1 . Si ha quindi l’espressione

(2) f (z)

z − z =

+∞

X

n=0

(z − c)n f (z) (z − c)n+1 .

La serie a secondo membro `e totalmente (e uniformemente) convergente: infatti se introduciamo M :=

max

z∈C |f (z)|, la serie dei moduli `e minorante della M r

+∞

X

n=0

z − z r

n

, serie di addendi costanti positivi convergente. Si pu`o quindi effettuare la integrazione termine a termine rispetto alla z

1 2 π

Z

C

dz f (z) z − z =

+∞

X

n=0

(z − c) 1 2 π

Z

C

dz f (z) (z − c)n+1 .

Per la formula integrale di Cauchy c01(1) per la espressione integrale delle derivate c03(2) si ottiene

(3) f (z) =

+∞

X

n=0

f(n)(c)

n! (z − c)n .

Questo viene detto sviluppo in serie di Taylor-Cauchy ed estende dal campo dei reali al campo dei complessi lo sviluppo in serie di Taylor.

Come nel caso reale si dimostra poi l’unicit`a di questo sviluppo.

I38:d.02 Lo sviluppo in serie avente come centro l’origine della funzione 1

1 + z2 si ottiene dalla serie geometrica

1

1 + z2 = 1 − z2+ z4− z6+ · · ·

ed ha raggio di convergenza 1. Questa funzione sull’asse reale ha valori reali ed `e illimitatamente derivabile, ma il suo sviluppo in serie di potenze non vale per |x| ≥ 1. In effetti considerando la funzione per valori complessi della variabile indipendente, essa non `e olomorfa per z = 1 e z = −i:

quindi `e garantito il suo sviluppo in serie solo per z interni al cerchio caratterizzato da |z| < 1.

I38:d.03 Consideriamo due circonferenze C1 e C2 aventi come centro comune c, la prima contenuta nel cerchi della seconda e da considerare orientate in verso antiorario, la corona circolare aperta K da esse delimitata, la sua chiusura K e una funzione f (z) continua in K e olomorfa in K. Per ogni z ∈ K in forza della formula integrale c02 si ha

1 Z f (z) 1 Z f (z)

(3)

In conseguenza della e01(3) si ha 1

2 π Z

C2

dz f (z) z − z =

+∞

X

n=0

sn(z − c)n ove sn := 1 2 π

Z

C2

d z f (z) (z − c)n+1 . Per z ∈ C1 si ha

z − c z − c

< 1 e quindi

− 1

z − z = 1

(z − c) − (z − c) = 1 z − z

1 1 −z−cz−c =

+∞

X

n=1

(z − c)n−1 (z − c)n ,

−f (z) z − z =

+∞

X

n=1

1

(z − c)nf (z)(z − c)n−1.

L’ultima serie scritta `e uniformemente convergente per z ∈ C1e quindi `e lecita la integrazione termine a termine per ottenere

− 1 2 π

Z

C1

d z f (z) z − z = 1

2 π

+∞

X

n=1

1 (z − c)n

Z

C1

d z f (z) (z − c)n−1. Di conseguenza

1 2 π

Z

C1

d z f (z) z − z =

+∞

X

n=1

s−n

(z − c)n dove s−n := 1 2 π

Z

C1

d z f (z) (z − c)n−1. In conclusione si ottiene il cosiddetto sviluppo in serie di Laurent

(1) f (z) =

+∞

X

n=0

sn(z − c)n+

+∞

X

n=1

s−n (z − c)n nella quale si pu`o usare l’espressione

(2) ∀n = ..., −2, −1, 0, 1, 2, ... sn= 1 2 π

Z

C

d z f (z) (z − c)n+1 ,

dove C denota un qualunque circuito contenuto in R e che racchiude la circonferenza interna C1. I38:d.04 Se la funzione f (z) `e olomorfa in tutti i punti interni alla circonferenza esterna C2, tutti i coefficienti s−n, circuitazioni di una funzione olonoma, sono nulli e la serie di Laurent si riduce alla serie di Taylor-Cauchy. Se invece la f (z) non `e olomorfa in tutti i punti interni a C2sono effettivamente presenti termini relativi a qualche potenza negativa 1

(z − c)n; questi possono essere in numero finito oppure infinito.

(4)

I38:e. zeri e principio di identit` a delle funzioni olomorfe

I38:e.01 Consideriamo una funzione f (z) olomorfa in un insieme aperto e connesso D contenente un punto a nel quale f (a) = 0, punto chiamato zero o infinitesimo della funzione. La f (z) `e sviluppabile in serie di z − a in un intorno circolare aperto A di a e scriviamo

f (z) = c0+ c1(z − a) + c2(z − a)2+ · · · con c0= 0 . Sia n il primo intero positivo per il quale cn6= 0; in tal caso si ha lo sviluppo

f (z) = cn(z − a)n+ cn+1(z − a)n+1+ · · · = (z − a)n[cn+ cn+1(z − a) + · · ·] con cn6= 0 e si dice che a `e uno zero di ordine n, o un infinitesimo di ordine n della f (z).

Alternativamente pu`o accadere che tutti i coefficienti cn dello sviluppo in serie siano nulli e questo equivale ad avere la funzione f (z) nulla nell’intero A. In tal caso accade che la funzione sia nulla nel suo intero dominio D in conseguenza del teorema che segue; inoltre, come vedremo, il dominio della f (z) pu`o estendersi all’intero C.

I38:e.02 Teorema Se una funzione f (z) olomorfa in un insieme aperto e connesso D si annulla in infiniti punti distinti di D aventi almeno un punto di accumulazione a ∈ C, allora essa `e nulla nell’intero D.

Dim.:

I38:e.03 Dal teorema precedente seguono direttamente utili propriet`a.

(1) Coroll.: (principio di identit`a) Se due funzioni complesse f (z) e g(z) che sono olomorfe in un insieme aperto e connesso A assumono gli stessi valori in un insieme di infiniti punti avente almeno un punto di accumulazione in C, allora esse coincidono nell’intero A.

Dim.: Basta considerare la funzione f (z) − g(z) che si annulla come richiesto in e02 e concludere che deve essere f (z) − g(z) = 0 nell’intero A

(2) Coroll.: Se una funzione complessa f (z) olomorfa in un insieme aperto e connesso A assume uno stesso valore g in un insieme di infiniti punti avente almeno un punto di accumulazione in C, allora si ha f (z) = g nell’intero A.

Dim.: Segue applicando l’enunciato precedente nel caso sia g(z) = g costante complessa

I38:e.04 Consideriamo la funzione f (z) olomorfa in una regione semplicemente connessa R delimitata da un circuito, un punto a ∈ R, un qualsiasi c ∈ C e la funzione Fa,c(z) := c +

Z

γz

dz f (z) , dove γz

denota un cammino regolare contenuto in R da a a z ∈ R.

Questa funzione, come visto in ..., `e una primitiva della f (z) e ogni primitiva della f (z) si ottiene specificando a e c, (o meglio f (a)−c). Infatti se F1(z) `e un’altra primitiva della f (z), cio`e se Dz[F1(z)] = f (z), le due funzioni in a F (z) − F (a) e F1(z) − F1(a) si annullano e ammettono derivate di tutti gli ordini che coincidono; quindi esiste un intorno circolare di a nel quale hanno lo stesso sviluppo di Taylor-Cauchy; esse quindi coincidono in tutto R, e in tale insieme F (z) − F (a) = F1(z) − F1(a) ossia F1(z) = F (z) + [F1(a) − F (a)] = F (z) + [F1(a) − c] = F1(a) +R

γz d z f (z).

I38: e.05

f (z) − f (a) + Z

γz

d z f (z) .

(5)

I38:f. elementi analitici e prolungamento analitico

I38:f.01 Si dice elemento analitico ogni sviluppo in serie di Taylor-Cauchy

+∞

X

n=0

cn(z −a)navente raggio di convergenza positivo. Pi`u dettagliatamente il precedente oggetto viene chiamato elemento analitico di centro a e successione c := hn ∈ N :| cni e viene denotato con EA(a, c). Nel seguito lo identificheremo con E .

Denotiamo con CC(a, c) il suo cerchio aperto di convergenza e con RCC(a, c) il raggio (positivo) di tale cerchio; nel seguito useremo anche gli identificatori C := CC(a, c) ed R := RCC(a, c). I punti interni di C sono detti anche punti interni di E .

Sia a1 un punto interno di E ; esso si pu`o considerare centro di un altro elemento analitico che indi- vidueremo con E1 := EA(a1, c(1)) :=

+∞

X

n=0

c(1)n (z − a1)n. E1 pu`o essere determinato univocamente da E1 ed a1: come si `e visto E1 =P+∞

n=0 f(n)

n! (z − a1)n ; rappresenteremo questa dipendenza funzionale scrivendo E1= E [→]a1. Scriviamo inoltre C1:= CC(E1) e R1:= RCC(E1) e ricordiamo esplicitamente che tale raggio di convergenza si pu`o determinare con il teorema di Cauchy-Hadamard.

I38:f.02 Denotiamo con aA il raggio di C passante per a1, con AB il relativo diametro e con A1 il punto nel quale la semiretta aA interseca la circonferenza di C1. Il raggio R1 deve essere maggiore o uguale della distanza minima tra a1 e la circonferenza circ(C), cio`e della lunghezza di aA: in caso contrario la f (z) non sarebbe olomorfa negli infiniti punti di A1A. Inoltre R1 deve essere minore o uguale della massima distanza tra a1 e circ(C), cio`e della lunghezza di a1B: in caso contrario f (z) sarebbe olomorfa all’interno di un cerchio di centro a1 pi`u esteso di CC(E ).

Vanno distinti il caso in cui CC(E1) `e interamente contenuto in CC(E ), caso in cui A = A1, dal caso in cui CC(E1) contiene punti esterni a CC(E ), punti che costituiscono la lunula L := CC(E1) \ CC(E ).

Non `e invece necessario distinguere i casi R < R1, R = R1e R > R1.

Se L 6= ∅ `e definita la funzione olomorfa con dominio in CC(E ) ∪ CC(E1) coincidente con

+∞

X

n=0

cn(z − a)n

in CC(E ) e con

+∞

X

n=0

c(1)n (z − a1)n in CC(E1), le due serie fornendo le stesse somme negli infiniti punti di CC(E ) ∩ CC(E1). L’elemento analitico EA(E1) si dice prolungamento analitico dell’elemento EA(C).

I38:f.03 A partire da EA(E1) e da un suo punto a2 si pu`o ripetere il processo e individuare un terzo elemento analitico E2 = EA(C2) e cos`ı via. Denotiamo con ∼prolan l’estensione per transitivit`a della relazione costituita dalle coppie di elementi analitici della forma hE , E [→]a1i.

(1) Teorema La relazione ∼prolan`e una equivalenza.

Dim.: Riprendiamo le notazioni introdotte in f01 e f02 per E ed E1.

La relazione, oltre che transitiva per definizione, `e riflessiva: infatti EA(a, c)[→]a = EA(a, c).

Dimostriamo che essa `e anche simmetrica, cio`e da EA(a, c) ∼prolan EA(a1, c(1)) ricaviamo EA(a1, c(1)) ∼prolanEA(a, c).

Se R1> a1a si pu`o ottenere EA(a, c) come EA(a1, c(1))[→]a. In caso contrario per ottenere EA(a, c) si rende necessario effettuare successive costruzioni di elementi analitici utilizzando come nuovi centri successivi punti sul segmento a1a.

In conclusione la relazione ∼prolan`e riflessiva, simmetrica e transitiva

(6)

I38:f.04 Con Weierstrass definiamo funzione-analitica ogni insieme di elementi analitici equivalenti per la relazione di prolungamento analitico ∼prolan.

Queste entit`a sono funzioni del genere {C −→ C} solo in una parte dei casi. Questo accade sicuramente se essa consiste in una spvc avente come raggio di convergenza +∞, come per i polinomi, le serie esponenziale, del seno, del coseno, del seno iperbolico e del coseno iperbolico. Questi sviluppi in serie sono definiti per ogni z ∈ C e non esistono loro prolungamenti analitici effettivi.

Esistono poi spvc con raggi finiti che sono prive di effettivi prolungamenti analitici.

Un esempio `e dato dalla serie

S(z) =

+∞

X

n=0

zn! .

Per il teorema di Cauchy-Hadamard essa ha raggio di convergenza uguale ad 1. Consideriamo una qualsiasi frazione propria positiva p

q (q ∈ P, p = 0, 1, 2, ..., q − 1) e lo sviluppo che segue.

r→1−lim

+∞

X

n=0



re2πipqn!

= lim

r→1−

q−1

X

n=0



re2πipqn!

+ lim

r→1−

+∞

X

n=q

rn!;

Chiaramente il primo limite d`a un definito numero complesso mentre il secondo limite `e +∞. Dato che l’insieme dei punti e2 π ipq `e denso sulla circonferenza |z| = 1 in nessun punto di tale circonferenza la serie in esame converge e non esiste nessun elemento analitico contiguo a tale serie che contenga punti della |z| = 1.

I38:f.05 Oltre alle funzioni-analitiche riconducibili a un unico elemento analitico (funzioni trascendenti intere ed elementi analitici privi di prolungamenti analitici), come vedremo, vi `e una ampia variet`a di funzioni analitiche costituite da pi`u elementi analitici.

Tra queste va fatta una distinzione fondamentale in due sottoclassi.

La prima `e detta insieme delle funzioni analitiche monodrome ed `e costituita dalle funzioni-analitiche tali per cui tutti gli elementi analitici che le compongono e che riguardano cerchi di convergenza con punti comuni in tali punti assumono gli stessi valori; evidentemente queste funzioni-analitiche sono a tutti gli effetti funzioni del genere {C −→ C}.

La seconda classe `e costituita dalle funzioni analitiche polidrome, entit`a che presentano coppie di elementi analitici che nei punti comuni ai loro cerchi di convergenza assumono valori diversi e quindi, a rigore di termini, non possono considerarsi funzioni del genere {C −→ C}. Come vedremo vi sono funzioni- polidrome che a un punto complesso associano valori diversi che possono 2, 3, ..., n, ... o costituire una infinit`a numerabile di valori.

Vedremo anche che due diversi elementi analitici aventi lo stesso centro hanno lo stesso cerchio di convergenza e in esso le due rispettive funzioni differiscono per un addendo costante ottenibile con un integrale di cammino significativo.

(7)

I38:g. serie di funzioni analitiche

I38:g.01 Le serie di funzioni olomorfe uniformemente convergenti consentono di definire nuove funzioni olomorfe che possono essere utilmente elaborate in forza della propriet`a che segue.

(1) Teorema (teor. di Weierstrass) Consideriamo una successione f = hn ∈ N :| fn(z)i di funzioni olomorfe in un insieme aperto e connesso A. Se la serie

+∞

X

n=0

fn(z) `e uniformemente convergente in ogni cerchio (chiuso) C contenuto in A, allora

(a) la somma della serie f (z) :=

+∞

X

n=0

fn(z) `e una funzione olomorfa in A;

(b) la serie delle rispettive derivate n-esime `e anch’essa uniformemente convergente in qualunque cerchio chiuso contenuto in A e si ha

f(k)(z) =

+∞

X

n=0

fn(k)(z) .

Dim.: . . . .

I38:g.02 Le funzioni cui si applica il teorema precedente sviluppate in serie di potenze presentano coefficienti collegati da serie numeriche.

Per ogni c ∈ A sia la f (z) che le fn(z) sono funzioni olomorfe in un cerchio C di centro c e raggio R > 0. Si possono quindi considerare serie delle forme

f (z) =

+∞

X

k=0

ak(z − c)k , ∀n ∈ N fn(z) =

+∞

X

k=0

an,k(z − c)k, In tal caso

∀n ∈ N ak =

+∞

X

n=0

an,k .

(8)

I38:h. singolarit` a isolate

I38:h.01 Sia f (z) una funzione analitica monodroma (non trascendente intera) se sia s un suo punto singolare. Esso si dice punto singolare isolato sse esiste un cerchio aperto C di centro s nel quale non cadono altri punti singolari della funzione. Sia R il raggio di tale cerchio, sia R1∈ (0, R) e C1un cerchio aperto di centro s contenuto propriamente in C; siano inoltre R1 il suo raggio e C1 la sua chiusura.

Nella corona circolare C \ C1sussiste lo sviluppo in serie di Laurent f (z) =

+∞

X

k=0

ak(z − s)k+

+∞

X

n=1

αn

(z − s)n ; per l’arbitrariet`a di R1 esso vale per ogni z tale che 0 < |z − s| < R.

Si possono dare due casi: (P) i termini nonnulli delle potenze negative di z − s sono in numero finito;

(E) questi termini sono infiniti.

Nel caso (E) si dice che s `e un punto singolare essenziale isolato o una singolarit`a essenziale isolata delle f (z). Nel caso (P) denotiamo con m la massima delle potenze di 1

(z − s)n per le quali αn 6= 0; in tal caso si dice che s `e un polo di ordine m per la f (z).

I38:h.02 Consideriamo ora una funzione olomorfa F (z) definita in un intorno del punto ∞ del piano complesso completato, cio`e una funzione olomorfa per ogni z ∈ C tale che sia |z| > M per un certo M reale positivo. Lo studio del comportamento della F (z) in tali punti, cio`e nei punti esterni al cerchio con centro nell’origine e raggio M , si utilizza la variabile complessa ζ := 1

z e ci si riconduce al comportamento della funzione Φ(ζ) := F 1

z

 .

Si dice quindi che z = ∞ `e un punto regolare per la F (z) sse ζ = 0 `e un punto regolare per la Φ(ζ).

In tal caso si ha lo sviluppo in serie convergente per |z| > M F (z) =

+∞

X

k=0

αk

ζk .

Si dice che z = ∞ `e una singolarit`a isolata per la F (z) sse ζ = 0 `e una singolarit`a isolata per la Φ(ζ).

Pi`u in particolare si distingue il caso in cui z = ∞ `e un polo di ordine m per la F (z) dal caso in cui `e una singolarit`a essenziale.

I38:h.03 Se z = s `e un polo di ordine m della f (z) si ha chiaramente

z→slim(z − s)mf (z) = αm6= 0 .

Nel caso in cui s `e una singolarit`a essenziale la situazione `e pi`u complessa; essa viene chiarita dal seguente teorema.

(1) Teorema (teorema di Picard) Se s `e una singolarit`a essenziale per la funzione olomorfa f (z), allora per tutte le scelte del parametro v ∈ C a esclusione al pi`u di un solo valore l’equazione nella incognita z ∈ C f (z) = v `e soddisfatta in infiniti punti distinti aventi s come punto di accumulazione.

(9)

I38:i. residui integrali

I38:i.01 Consideriamo una funzione analitica monodroma f (z) e sia a un suo punto regolare oppure un suo punto singolare isolato. In tal caso nei punti z interni a un opportuno cerchio C di centro in a diversi da a si ha lo sviluppo della forma

f (z) = A(z − a) +

+∞

X

n=1

αn

(z − a)n ,

nel quale tutte le αn sono nulle sse a `e regolare e sono nulle per n maggiore di un certo m ∈ P sse a `e un polo di ordine m.

Si dice (con Cauchy) residuo [integrale] della f (z) nel punto a l’integrale 1

2 π Z

γ

dz f (z) ,

ove γ denota un circuito regolare interno a C che gira intorno al punto a in verso antiorario. Come si

`e visto il valore dell’integrale no dipende dallo specifico γ.

Si trova

1 2 π

Z

γ

dz f (z) = α1 .

Il residue, quindi, `e nullo non solo quando a `e punto regolare, ma anche quando a `e singolare isolato ma `e nullo il coefficiente dello sviluppo di Laurent del termine in 1

z − a. I38:i.02 Residuo della f (z) nel punto ∞

1 2 π

Z

γ

dz f (z) = −a1 .

I38:i.03 Formula di Cauchy 1 2 π

Z

Γ

dz f (z) = R1+ r2+ · · · + rh+ r .

(10)

I38:l. funzioni inverde delle circolari

I38:l.01

(11)

I38:m. funzione Gamma euleriana

I38:m.01 Integrale generalizzato di funzioni a valori complessi:

Z +∞

0

dt [f1(t) + if2(t)) :=

Z +∞

0

dt f1(t) + i Z +∞

0

dt f2(t) . Integrale generalizzato convergente su [0, +∞).

I38:m.02 L’integrale

Z +∞

0

dt e−ttz−1 con tz:= ez ln t

`e convergente

Definiamo come funzione gamma Γ(z) la funzione che

∀z <(z) > 0 Γ(z) :=

Z +∞

0

dt e−ttz−1 .

I38:m.03 Cerchiamo di estendere la definizione della funzione Gamma ai punti complessi z con <(z) ≤ 0.

1

Γ(z) := eγem

+∞

Y

n=1

 1 + z

n



enz per z ∈ C \ {−1, −2, −3, ...} .

I38:m.04 La funzione Γ(z) `e una funzione analitica monodroma in C \ {−1, −2, −3, ...} . I38:m.05 La funzione Γ(z) soddisfa l’equazione funzionale

Γ(z + 1) = z Γ(z) .

I38:m.06 La funzione Γ(z) soddisfa l’equazione dei complementi Γ(z + 1) = z Γ(z) . I38:m.07

Γ 1 2



= Z +∞

0

dt e−tt12 = √ π .

Questa uguaglianza `e in accordo con la 2 Z +∞

0

du e−u2 = √ π .

(12)

I38:n. funzioni di Bessel

Jn(z)

I38:n.01 Consideriamo un n reale o complesso con <(n) > 0 e la serie di potenze nella variabile complessa z

(1)

+∞

X

ν=0

(−1)ν(z/2) Γ(n + ν + 1) Γ(ν + 1) .

Questa serie rappresenta una funzione-CtC trascendente intera in quanto

ν→+∞lim

Γ(n + ν + 1) Γ(ν + 1) Γ(n + ν) Γ(ν)

= lim

ν→+∞|ν (n + ν)| = +∞ ; . Quindi la serie converge per ogni valore di z.

Si osserva inoltre che se n 6∈ Z per ν ∈ N si ha 1

Γ(n + ν + 1) 6= 0.

Possiamo quindi definire funzione di Bessel di ordine n la funzione

(2) Jn(z) :=

 P+∞

ν=0

(−1)ν(z/2)n+2ν

Γ(n+ν+1) Γ(ν+1) se <(n) > 0 P+∞

ν=0

(−1)ν(z/2)−n+2ν

Γ(−n+ν+1) Γ(ν+1) se N 6∈ R

.

I38: n.02 Quando n = 0, −1, −2, −3, ..., dato che 1

Γ(−n + ν + 1) = 0 per ν = 0, 1, 2, ..., n − 1, si ha J−n(z) = (−1)nJn(z) .

In particolare si ha

J1/2(z) = 1

√2 z

+∞

X

ν=0

(−1)ν Z2ν+1

2Γ(ν + 3/2) Γ(ν + 1) . Dato che

2Γ(ν + 3/2) Γ(ν + 1) = ... = (2ν + 1)!

√π 2 , si ottiene

J1/2(z) = r2

π sin z

√z . Similmente si ottiene

J−1/2(z) = r2

π cos z

√z .

I38:n.03 La relazione d

dz (znJn(z)) = 2n

+∞

X

ν=0

(−1)ν(n + ν) (z/2)2n+2ν−1 Γ(n + ν) Γ(ν + 1)

= zn

+∞

X

ν=0

(−1)ν(z/2)n+2ν−1

Γ(n + ν) Γ(ν + 1) = znJn−1(z) ,

equivale alla uguaglianza

d

dz (znJn(z)) = znJn−1(z) . Similmente si ottiene

(13)

Le formule precedenti sono dette formule di ricorrenza per la Jn di Bessel.

I38:n.04 Effetuandola derivazione addendo per addendo delle serie in k02(2) si verifica che le funzioni Jn(z) e J−n(z) soddisfano la cosiddetta equazione differenziale delle funzioni di Bessel

(1) d2

dz2y +1 z

d dz y +

 1 +n2

z2



y = 0 . Per n 6∈ Z l’integrale generale di questa equazione `e esprimibile come (2) y = C1Jn(z) + C2J−n(z) con arbitrarie C1, C2∈ C

I38:n.05 Ci proponiamo di valutare l’integrale (1)

Z ζ 0

dz z Jn(a z) z Jn(b z) , con a, b ∈ C, a26= b2, n ∈ R e n > −1.

Cominciamo con il caso a 6= 0 e b 6= 0. L’equazione k04(1) implica le seguenti:

z d2

dz2Jn(a z) + d

dz Jn(a z) −n2

z Jn(a z) = −a2z Jn(a z) z d2

dz2Jn(b z) + d

dz Jn(b z) −n2

z Jn(b z) = −b2z Jn(b z) ,

e moltiplicando la prima per Jn(b z), la secoda per Jn(a z) e sottraendo membro a membro si ottiene d

dz

 z



Jn(a z) d

dz Jn(b z) − Jn(b z) d

dz Jn(a z)



= (a2− b2) z Jn(a z) Jn(b z) ; integrando per parti tra 0 e ζ si ha

(2)

Z ζ 0

dz z Jn(a z) z Jn(b z) = z a2− b2



Jn(a z) d

dz Jn(b z) − Jn(b z) d

dz Jn(a z)

 , equazione che vale nelle ipotesi a26= b2 e sia a che b diverse da 0.

Passando al limite per ab e applicando al secondo membro la regola di de l’Hospital, si ottiene (3)

Z ζ 0

dz z (Jn(a z))2 = z 2 a

 d

dzJn(a z) d

daJn(a z) − Jn(a z) d da

d

dz Jn(a z)

 . Tenendo conto che

d da

d

dz Jn(a z) = d2Jn(a z)

d(az)2 a z +d Jn(a z) d(az) , si ottiene

(4)

Z ζ 0

dz z (Jn(a z))2 = z2 2

"

 d Jn(a z) d(az)

2

− Jn(a z)d2Jn(a z)

d(az)2 −Jn(a z) a z

d Jn(a z) d(az)

# .

I38:n.06 Si dimostra che per n ∈ ( − 1, +∞) la funzione Jn(z) presenta una infinit`a numerabile di zeri semplici, ad eccezione di z = 0.

La successione di questi zeri positivi la denotiamo con hr ∈ P :| λri e per essi si ha 0 < λ1< λ2< λ3< · · · e limrto+∞ λr= +∞ . Dalla k05(2) assumendo ζ = 1, a = λr e b = λs con r 6= s si ottiene

(1)

Z 1 0

dz z Jnrz) Jnsz) = 0 per r 6= s .

(14)

Dalla k05(4) assumendo ζ = 1, a = λrsi ottiene (2)

Z 1 0

dz z (Jnrz))2 = 1

2 Jn0r)2

.

Tenendo conto delle formule di ricorrenza e del significato dei λr, possiamo anche la formula (3)

Z 1 0

dz z (Jnrz))2 = 1 2Jn+12

r) = 1 2Jn−12

r) .

I38:n.07 In molti problemi nella fisica matematica, in particolare nella meccanica quantistica di una particella in un campo centrale e nella teoria del calore, si pone il problema di esprimere una funzione Φ(ξ) come serie della forma

(1) Φ(ξ) =

+∞

X

r=1

crJnrξ) con n ∈ ( − 1, +∞) . Questa espressione si chiama sviluppo in serie di Bessel per la Φ(ξ).

Si tratta quindi di trovare una successione di numeri complessi hc0, c1, c2, ...i che soddisfano la (1), cio`e che sono i coefficienti del detto sviluppo in serie.

Nel caso si abbia una Φ(ξ) per la quale si trovano i coefficienti dello sviluppo e che la serie secondo membro della (!) sia uniformemente convergente per ξ variabile nell’intervallo [0, 1], moltiplicando entrambi i membri per ξ Jnrξ), integrando in [0, 1], in forza di k06(1)(2)(3) si ottiene

Z 1 0

dξ ξ Φ(ξ) Jnrξ) = cr

Z 1 0

dξ ξ Jn2rξ) = 1

2cr(J0nr))2 ; Di conseguenza abbiamo l’espressione per i coefficienti dello svilupp

(2) cr = 2

(J0nr))2 Z 1

0

dξ ξ Φ(ξ) Jnrξ) .

I38:n.08 Lo studio delle funzioni di Bessel conduce a vari criteri sufficienti che assicurano la conver- genza della serie k07(1) con i coefficienti forniti dalla k07(2) e quindi la validit`a della corrispondente rappresentazione della Φ.

Un risultato abbastanza semplice `e il seguente.

Se n ∈ ( − 1/2, +∞) e 0 < a < b < 1 e se Φ(ξ) `e dotata di derivata continua in [a, b], allora la sua serie di Bessel converge uniformemente a Φ(ξ) in ogni intervallo [α, β] con a < α < β < b.

Segnaliamo anche che la convergenza della serie per ξ = 0 e ξ = 1 richiede esami particolari. Per esempio per ξ = 1 tutti gli addendi della serie si annullano e quindi la serie pu`o rappresentare solo funzioni Φ(ξ) tali che Φ(1) = 0.

Testi dell’esposizione in http://www.mi.imati.cnr.it/alberto/ e in http://arm.mi.imati.cnr.it/Matexp/

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