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TANTI PICCOLI LUOGHI ISOLABILI MA NON ISOLATI

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Academic year: 2021

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157 MANIFESTO DEI SOCIOLOGI E DELLE SOCIOLOGHE DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO

SULLE CITTÀ E LE AREE NATURALI DEL DOPO COVID-19

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TANTI PICCOLI LUOGHI ISOLABILI

MA NON ISOLATI

IL TURISMO NEL POST LOCKDOWN

Saperi

Quando si verifica un evento dram-matico ed epocale si diffonde la consapevolezza che niente sarà più come prima. In particolare quando, come nel caso della pandemia, il ri-schio non conosce limiti dal punto di vista spaziale, temporale o socia-le. Nel post Covid-19, alcuni di noi, i più fortunati (che non erano in trincea), dopo essere stati immersi a lungo in una dimensione virtuale, dovranno fare i conti con una realtà trasformata dal punto di vista ogget-tivo e soprattutto nella percezione individuale.

La mobilità globale, quella dei tu-risti e dei migranti, per dirla con MacCannel (2002), non conosce-va confini. Quella della pandemia li impone dove può. La densità urba-na era considerata positiva perché città più dense potevano essere più efficienti dal punto di vista energe-tico, d’ora in poi, come ha ricorda-to Sennett in una recente intervista,” ci sarà una incompatibilità con le

esigenze della salute pubblica e del clima”.

Quali prospettive concrete per il tu-rismo nel prossimo futuro?

Gli scenari sono strettamente colle-gati all’evoluzione della pandemia e alle specificità che questa assume nei contesti locali. Nella certezza che al-meno nel breve periodo, “we’re not going back to normal” (Imperial College London), l’obiettivo da per-seguire non può che essere quello di trasformare l’emergenza in oppor-tunità, mettendo in campo strategie di adattamento e nuove progettuali-tà. Questo difficile momento storico rappresenta un’occasione per ripen-sare il nostro modello di sviluppo. A

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partire da orizzonti più prossimi di turisti. Nel lento ritorno alla norma-lità del post lockdown, la smisurata dimensione virtuale in cui abbiamo trascorso gran parte del nostro tem-po si confronta con quella circoscrit-ta del reale. Il virus impone la “giuscircoscrit-ta distanza”, nuove modalità di com-portamento, di utilizzo dei mezzi di trasporto, di fruizione delle struttu-re ricettive, che di fatto condiziona-no gli spostamenti, ridimensionan-do le libertà individuali e collettive. L’idea stessa di mobilità subisce un processo di ridefinizione. Il riferi-mento teorico è il “new mobilities paradigm“ di Urry che assume il concetto di mobilità come elemen-to centrale attraverso cui leggere la società contemporanea. Nella sua accezione più ampia, il termine fa riferimento al movimento di perso-ne, merci, informazioni, immagini, comprendendo la dimensione fisi-ca e simbolifisi-ca, reale e virtuale (Urry, 2000). Nell’ambito degli studi di so-ciologici, l’evoluzione del concetto di mobilità è posto in relazione alla trasformazione del fenomeno turi-stico. Al turismo di massa, conside-rato come espressione dell’esperien-za turistica indifferenziata e univoca si contrappone la pluralizzazione del fenomeno. Questa nuova prospetti-va (post-turismo) sposta il focus dagli aspetti materiali a quelli socio-cultu-rali e collega gli studi sul turismo ai Cultural Studies e al mobilities para-digm (Mascheroni, 2006). Il turismo trova una diversa concettualizzazio-ne come insieme di mobilità fisiche

e simboliche, immaginative e vir-tuali volontarie ed obbligate» (Urry 2002:161).

Problemi

Secondo i dati del World Travel and Tourism Council, Il settore turisti-co rappresentava, prima del crol-lo-virus, il 13% del Pil nazionale, il 15% dell’occupazione e 17 miliardi di euro al saldo attivo della bilancia commerciale italiana: un giro d’affa-ri di 146 miliardi. Oggi il settore re-gistra un drammatico calo della do-manda e il blocco totale dei flussi turistici.

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SULLE CITTÀ E LE AREE NATURALI DEL DOPO COVID-19

Proposte

Lo shock creato dalla pandemia ha rivelato la vulnerabilità dei sistemi economici a livello globale e locale, ma anche l’opportunità di ripensa-re l’efficienza in termini di ripensa- resilien-za, flessibilità, acquisizione di nuove competenze, secondo criteri di gra-dualità e discrezionalità. Ha rivelato le potenzialità della digitalizzazione, che influenzerà in modo permanen-te la sfera sociale, l’organizzazione delle nostre attività del tempo libero. Quali misure adottare per una ripar-tenza del settore turistico?

In linea con le opinioni diffuse tra gli economisti di diversi Paesi, la transi-zione in atto potrebbe rappresentare un effettivo ed efficace cambiamen-to, determinando una generale ridu-zione dei consumi, un uso più pro-ficuo del tempo personale ed una sensibilizzazione verso i temi am-bientali e la qualità della vita. Attali sostiene che nel nuovo scenario la sfida sarà probabilmente superata dai “comparti “ontologicamente più

em-patici”: quello della sanità ovviamente ma anche tutte le attività connesse all’a-limentazione sana, alla crescita cultura-le e all’ambiente”. La ricultura-levazione dei

dati e l’analisi dei trend più recenti (Enit, Demoskopika), suggeriscono tre possibili strategie d’azione verso cui orientare la nuova progettualità. • Innanzitutto nel breve periodo,

sviluppare l’undertourism di pros-simità, un turismo a chilometro zero o quasi, che valorizzi le mete

sconosciute, al di fuori dei circuiti tradizionali, caratterizzate da sti-li di vita sempsti-lici, in cui ritrovare tradizioni e culture autentiche e un rapporto armonico con la natu-ra. Il trend emergente dell’under-tourism come alternativa vincente rispetto allo speculare overtouri-sm, definisce un turismo di qualità in cui il focus è sul viaggiatore più che sui luoghi. Il turismo autocto-no, come scelta dettata da esigenze di sicurezza e dall’esigenza di co-sti più contenuti potrebbe, secon-do un’indagine di Demoskopica (2020), compensare del 30% il pro-babile crollo dei turisti stranieri in Italia.

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grazie agli spazi liberi, ospitalità ed accoglienza.

• Ripensare nel breve periodo le strategie turistiche: molti piccoli luoghi. Molti piccoli luoghi isola-bili ma non isolati potranno diven-tare la regola per ridurre la densi-tà fisica, non quella sociale che non coincide necessariamente con “l’e-tica della sardina”. Questo vale sia per il turismo urbano che per le aree a forte densità turistica. Uno

sforzo immaginativo in più dovrà essere fatto per il turismo ‘decon-centrato e/o ‘distribuito’ per risco-prire al meglio il piacere dei luoghi meno affollati e che racchiudono patrimoni artistici e naturali sco-nosciuti. Sarà in tal modo possibile trasformare la drammatica realtà del post Covid-19 in una occasione di crescita responsabile e sempre più sostenibile.

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