La matrice di un’applicazione lineare 27/11
Riassunto
Sia f : V → W un’applicazione lineare tra spazi vettoriali con dimV = n e dim W = m. Si scelga
(v1, . . . , vn) una base di V , (w1, . . . , wm) una base di W .
Si osservi che f è determinato da f (v1), . . . , f (vn). Questo perché ogni elemento di V ha la forma x1v1 + · · · + xnvn e f lo manda in x1f (v1) + · · · + xnf (vn). Inoltre (essendo v1, . . . , vn L I), gli elementi f (v1), . . . , f (vn) possono essere scelti in modo libero in W per definire la f .
Data f , l’elemento f (v1) è per forza una CL degli elementi della base di W . Più in generale, per ogni j, possiamo scrivere
f (vj) = a1jw1 + · · · + amjwm = Xn i=1
aijwi,
con coefficienti aij ∈ R. La matrice A = (aij) così definita si chiama la matrice associata a f rispetto alla scelta di basi. La colonna j di A esprime f (vj) in termini della base di W .
Data un’applicazione lineare f : Rn → Rm, sia A la matrice de- finita sopra rispetto alle basi canonici di Rn e Rm. Lavorando con vettori colonna, f (v) = Av (perché vero per ogni v = ej) e possiamo pensare a A stessa come l’applicazione lineare.