• Non ci sono risultati.

Capitolo quarto LA PREGHIERA

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi " Capitolo quarto LA PREGHIERA "

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

67

Capitolo quarto LA PREGHIERA

1. La Redenzione.

Il terzo ed ultimo libro della seconda parte della Stella della Redenzione è dedicato alla Redenzione. Il libro si apre con la frase «Ama il tuo prossimo» (Lv 19, 18), il comandamento della Rivelazione attraverso il quale l‟anima si impegna ad amare il mondo; adesso è l‟anima, divenuta matura, a dover donare amore. I protagonisti, nella dimensione della Redenzione, sono l‟uomo e il mondo: secondo il meccanismo delle inversioni, l‟anima si impegna a donarsi alla realtà e passa dalla totale affermazione alla negazione; il mondo, al contrario, passa dal „NO‟ al „SÌ‟.

Per avere una panoramica più completa delle inversioni mi sembra utile, a questo punto, riassumerle nel seguente schema:

Pre-mondo Creazione Rivelazione Redenzione

Dio „SÌ‟→ „NO‟ „NO‟→ „SÌ‟ „SÌ‟→ „NO‟

Uomo „SÌ‟→ „NO‟ „NO‟→ „SÌ‟ „SÌ‟→ „NO‟

Mondo „NO‟→ „SÌ‟ „SÌ‟→‟NO‟ „NO‟→ „SÌ‟

(2)

68

Nel pre-mondo originario il dio mitico e l‟uomo seguono lo stesso percorso: entrambi passano dalla piena affermazione alla chiusura totale; i singoli elementi del mondo, invece, trovano la loro compiutezza solo all‟interno del sistema. Abbiamo visto che nella Creazione i protagonisti sono Dio e il mondo; Dio nell‟atto creativo si apre all‟esterno e le singole individualità del mondo emergono dalla totalità. Con la Rivelazione Dio parla all‟uomo: nel far questo il divino si ritira di nuovo in se stesso per far posto all‟uomo; l‟uomo può passare dalla chiusura totale alla consapevolezza di sé. Con la Redenzione l‟uomo si apre al mondo e nega in parte se stesso; il mondo, dall‟indeterminatezza della Creazione, arriva al suo più completo compimento.

Rosenzweig condanna l‟atteggiamento del mistico

251

, poiché egli si apre a Dio ma si chiude al mondo. Il santo, invece, è colui che riesce a stare consapevolmente di fronte a Dio e a vivere nell‟Assoluto. L‟uomo ha ricevuto, grazie alla Rivelazione, la sua direzione; adesso egli sa cosa fare:

intraprendere un cammino con il mondo verso il volto di Dio. In questo caso, quando parliamo di „mondo‟, intendiamo il nostro „prossimo‟, che, essendo simile a noi, ha lo stesso nostro compito; gli uomini devono amarsi a vicenda: è questo che vuole Dio.

251Cfr. SR, p. 219

(3)

69

Anche in questa terza parte non può mancare la sezione dedicata alla religione islamica. Nell‟Islam non si dà una vera e propria Redenzione, in quanto la religione di Maometto è una religione dei doveri: essa non basa i suoi principi sull‟amore, bensì sull‟obbedienza

252

.

Secondo Rosenzweig, solo nel Regno futuro il mondo diverrà una figura visibile, così come Dio si rende manifesto nella Creazione e l‟uomo diviene

„santo‟ con la Rivelazione

253

.

Il mondo, come abbiamo visto, segue un percorso diverso rispetto a quello di Dio e dell‟uomo

254

: esso, infatti, trova la propria completezza solo attraverso l‟azione dell‟uomo. Nel pre-mondo il singolo particolare (il

„NO‟) è inglobato dal concetto universale di specie (il „SÌ‟); con la Creazione il mondo esce consapevolmente dal meccanismo della plasticità:

emerge l‟individuo. Con la Redenzione il singolo viene inserito nella dimensione totale del Regno e acquista la propria vitalità; la vita conferisce al mondo eternità:

«Il mondo deve diventare tutto quanto vivo»

255

.

252 Per approfondire questo tema cfr. SR, p. 223.

253 Ivi, p. 227.

254 Rosenzweig si sofferma brevemente a parlare delle inversioni; cfr., SR, p. 226.

255 Ivi, p. 231.

(4)

70

Nell‟Islam, al contrario, ogni individualità sta ancora sotto il segno del

„NO‟: il particolare non tende a crescere, ad „eternizzarsi‟, poiché ogni istante presente è già futuro.

Nella Redenzione sono quindi due le azioni fondamentali; l‟agire dell‟uomo e il crescere del mondo

256

:

«L‟agire dell‟anima, tutto diretto, in atto e in coscienza, verso chi al momento è il suo prossimo, con tale agire anticipa nella volontà il mondo intero. E la crescita del regno nel mondo, quando, nella speranza, anticipa la fine già al prossimo istante, che cosa si attende per questo prossimo istante se non l‟atto d‟amore?»

257

.

2. Il Salmo 115.

La Redenzione è un processo che redime Dio stesso, è la „E‟ che collega Creazione e Rivelazione

258

. La proposizione „Dio è buono‟ è la proposizione-matrice (Stammsatz) della Redenzione, che, a parere di Rosenzweig, è una proposizione vera in sé

259

. Rosenzweig precisa che nella dimensione redentiva il linguaggio grammaticale si presenta come un

256Ivi, p. 236.

257 Ibidem.

258 Ivi, p. 238.

259 Ricordo che ogni sezione della Stella ha una proposizione matrice di riferimento: la Creazione ha la frase «Sia fatta la luce» (Gn 1) e la Rivelazione fa riferimento all‟espressione

«Forte come la morte è amore» (Ct 8,6).

(5)

71

«canto che cresce strofa dopo strofa»

260

. La frase-matrice fa riferimento al Salmo 136, 1 nel quale si afferma:

«Egli è buono»

261

.

La forma linguistica della Redenzione è la preghiera: il canto corale della dimensione comunitaria invoca la venuta del Regno; la Redenzione riguarda la dimensione temporale futura:

«Il futuro ha dunque qui il significato e l‟importanza che il presente ha per la rivelazione ed il passato per la creazione»

262

.

Secondo Rosenzweig il canto corale appartiene alla dimensione del

„duale‟, «quella forma che nelle lingua non ha avuto durata e nel corso dell‟evoluzione linguistica è stata assorbita dal plurale»

263

. Nel singolare l‟individuo è isolato; nel plurale la mia voce e quella del prossimo si confondono. Il „duale‟ mantiene la pluralità delle voci e, al contempo, conserva la loro peculiarità. Il prossimo rappresenta il mondo intero;

l‟uomo e il mondo fanno parte di una comunità, sono un «noi»

264

. Dio è il redentore; con il giudizio finale ogni nome scompare.

260 Cfr. SR, p. 240

261 Ibidem.

262 Ivi, p. 243.

263 Ibidem.

264 Ivi, p. 245.

(6)

72

Nella Redenzione Dio redime se stesso: «il regno di Dio si afferma nel mondo in quanto si impregna nel mondo»

265

; il mondo è vita che cesce, assetata di eternità:

«L‟albero in fiore della vita protende verso l‟amore che vi immette l‟anima [..]. È dunque da Dio che trae origine la redenzione e l‟uomo non sa né il giorno né l‟ora. Egli sa soltanto che deve amare ed amare sempre ciò che gli è prossimo ed il suo prossimo; e quanto al mondo, il mondo cresce in sé secondo una legge che apparentemente gli è propria; e mondo e uomo si troveranno oggi o domani o chissà quando; i tempi non sono prevedibili, non li sa né l‟uomo né il mondo; l‟ora la sa Lui solo, che ogni istante redime l‟„oggi‟ per destinarlo all‟eternità»

266

.

Dopo aver esposto la teoria dell‟arte, come in ogni libro (ne parleremo nel capitolo quinto), Rosenzweig prende in considerazione i Salmi, i canti dei fedeli. In particolare, Rosenzweig fa l‟analisi grammaticale del Salmo 115

267

. La comunità, il „noi‟, prega per la venuta del Regno:

« Non noi, Signore, non a noi ma al Tuo nome dà onore »

268

.

La comunità si stringe intorno al canto di lode al Signore; questo Salmo è significativo in quanto sottolinea la nullità degli idoli:

265 Ivi, p. 247.

266 Ivi, p. 250.

267 Ivi, p. 260. Nel libro della Creazione Rosenzweig aveva fatto l‟analisi grammaticale di Genesi 1; nel libro della Rivelazione aveva analizzato il Cantico e adesso il Salmo 115. Come si vede, in tutti e tre libri della seconda parte della Stella, quella centrale, Rosenzweig si avvale dei riferimenti biblici per chiarire i tre contenuti teologici fondamentali.

268 Ibidem. Cfr. anche Sal 115, 1.

(7)

73

«Perché dovrebbero dire le genti: “Dov‟è il loro Dio?” Il nostro Dio sta nei cieli; egli ha fatto tutto ciò che ha voluto. I loro idoli sono argento e oro, opera delle loro mani [..]»

269

.

La preghiera sottolinea la bontà e la misericordia del Signore:

«Il Signore si è ricordato di noi: ci benedirà [..]; ma noi benediciamo il Signore, ora e sempre! Alleluia»

270

.

Nella sezione conclusiva della seconda parte della Stella (detta

«Soglia»)

271

Rosenzweig mette in evidenza il delinearsi della figura, della quale parlerà poi nella terza parte.

3.L’attacco alla ‘tirannia’ e il ruolo di ebraismo e cristianesimo.

Nel capolavoro di Rosenzweig la struttura ternaria si ripete: il pre-mondo e la dimensione passata vengono trattati nella prima parte; il mondo, legato alla realtà presente, nella seconda; il sovra-mondo nella terza parte. Come ormai sappiamo, ciascuna parte è suddivisa in tre libri ed è preceduta da

269 Ivi, vv. 2-4

270 Ivi, v.12 e v. 18.

271 Cfr. SR, pp. 263-270. Nella figura i singoli punti Dio, mondo e uomo vengono uniti dagli eventi teologici di Creazione, Rivelazione e Redenzione; insieme vanno a formare una Stella, frutto dell‟unione di due triangoli equilateri che si incrociano.

(8)

74

un‟Introduzione

272

. La terza parte è interamente dedicata alla definizione della figura della Stella, il volto di Dio.

L‟Introduzione alla terza parte della Stella si intitola Sulla possibilità di impetrare (erbeten) il Regno. in tyrannos! I „tiranni‟ sono coloro che

pretendono di anticipare forzatamente la venuta del Regno senza dare al tempo, all‟attesa, la giusta importanza. Rientrano in questa categoria i maghi, ma anche i mistici, poiché attraverso pratiche particolari pretendono di entrare in contatto col Divino, senza rispettarne la volontà.

L‟uomo è costantemente tentato nell‟anticipare la venuta del Regno, anche da Dio stesso; Dio mette alla prova la libertà dell‟uomo:

«[..] egli (Dio)

273

deve tentare l‟uomo; non soltanto deve nascondergli la sua signoria, ma deve anche ingannarlo al riguardo; egli deve rendere difficile, anzi impossibile che l‟uomo lo veda, così che questi abbia l‟occasione di credere e di confidare in lui per davvero, cioè in libertà»

274

.

Tuttavia «[..] mentre teme la tentazione da parte di Dio, l‟uomo sa però di avere in sé la forza di tentare Dio stesso»

275

. Con la Rivelazione Dio e

272 In ciascuna Introduzione Rosenzweig pone (kantianamente) il conoscere di fronte ai propri limiti; infatti nella prima Introduzione si trattava di evidenziare i limiti del pensiero filosofico inglobante; la seconda Introduzione espone le pretese della teologia liberale; l‟ultima, infine, crtitica i „tiranni‟. Ogni libro, poi, ha il compito di far emergere quegli elementi (tre per ogni libro) o quei rapporti che fanno parte delle tre dimensioni temporali fondamentali: passato, presente e futuro.

273 Parentesi mie.

274 Cfr. SR, p. 274.

275 Ivi, p. 275.

(9)

75

uomo per la prima volta si trovano faccia a faccia, uno davanti all‟altro, nel dialogo. Dio „decide‟ di limitare la propria libertà per far acquisire la consapevolezza a quella creatura creata a Sua immagine e somiglianza;

tuttavia, nel donare l‟amore in modo incondizionato, Dio si assume un rischio: l‟uomo, affermandosi totalmente, è libero di seguire o meno la parola di Dio. Ecco che si crea un rapporto particolare: Dio si dà, ma allo stesso tempo rimane nascosto; l‟uomo prende coscienza della realtà ma acquisisce anche la libertà di poter scegliere, ovvero la possibilità di peccare. L‟atto del pregare mantiene acceso il rapporto tra uomo e Dio. La preghiera è definita come «richiesta di illuminazione»

276

; l‟illuminazione divina agisce nel mondo, attraverso l‟amore dell‟uomo verso l‟„Altro‟:

«E così la preghiera, che in sé non possiede alcuna forza magica, illuminando la via dell‟amore perviene alla possibilità di sortire effetti magici. Essa può intromettersi nell‟ordine divino del mondo. Può dare all‟amore la direzione verso qualcosa che non è ancora maturo per l‟amore, non è ancora maturo per essere vivificato».

La preghiera del singolo può essere pericolosa in quanto può tentare Dio:

è il caso del visionario che cerca di accelerare il futuro

277

. La Redenzione si può comprendere solo se si intende l‟«io sono» dell‟Esodo come «io sarò»

278

, ovvero se si considera Dio come eterno; per questo motivo è

276 Ivi, p. 275.

277 Ivi, p. 283. Il peccatore è invece colui che con i suoi atti ritarda la venuta del Regno.

278 Ivi, p. 280.

(10)

76

importante non avere fretta, saper aspettare il «giusto momento»

279

. È fondamentale che la preghiera sia „giusta‟, poiché «nella ripetizione quotidiana, settimanale e annuale dei cicli di preghiera cultuale, la fede rende “ora” l‟istante, rende il tempo pronto ad accogliere l‟eternità; e quest‟

ultima, da che trova accoglienza nel tempo, diviene a sua volta come il tempo»

280

. Solo la preghiera della comunità si rivolge direttamente all‟eterno. Scrive Rosenzweig:

«La preghiera è la forza che trascina oltre la “soglia”, fuori dal mistero, muto dalla nascita, della crescita individuale della vita, e fuori dal miracolo, dotato fina dalla nascita di linguaggio, dell‟amore, avanti verso la silente illuminazione della fine pienamente adempiente».

Risulta evidente che la liturgia assume in questa terza parte un ruolo centrale, simile a quello della matematica nella prima parte e della grammatica nella seconda. Invocare Dio in comunità significa chiedere che Dio illumini e guidi il cammino dell‟uomo (e di conseguenza il processo evolutivo del mondo) verso la salvezza e la verità eterna. La luce di Dio risulterà visibile come „volto‟ e non ci sarà più bisogno della parola.

La figura della Stella viene descritta, come abbiamo detto, nei tre libri che compongono la terza ed ultima parte del capolavoro rosenzweighiano.

279 Ivi, p. 281.

280 Ivi, p. 300.

(11)

77

«Il fuoco o la vita eterna»

281

della Stella della Redenzione è rappresentato dalla religione ebraica. Il popolo ebraico, definito come «comunità di sangue»

282

è il popolo eterno. Gli ebrei sono un popolo privo di radici, di terra e di lingua. I cristiani rappresentano invece i «raggi o la via eterna»

283

della Stella: il cristianesimo è una religione che si esplica attraverso la storia. Le feste liturgiche hanno per entrambe le religioni un ruolo cruciale:

quello di mantenere la vicinanza con Dio per tutto il periodo dell‟anno. Il terzo e ultimo libro ci parla della Stella, la verità eterna: qui confluiscono la

„vita‟ ebraica e la „via‟ cristiana.

Rosenzweig ritiene che sia l‟ebraismo che il cristianesimo, pur seguendo percorsi diversi, alla fine portano a Dio: proprio per questo è importante che tra i due culti ci sia reciproco rispetto e sostegno, seguendo quanto dice Paolo nella Lettera ai Romani

284

.

Abbiamo già visto che, secondo Rosenzweig, «Dio è la verità»

285

: questo significa che Dio ne è l‟origine; la verità viene scoperta dal pensiero solo

281 Ivi, p. 307.

282 Ibidem. Rosenzweig parla del popolo ebraico nel primo libro della terza parte della sua opera.

283 Ivi, p. 345. Rosenzweig tratta del cristianesimo nel secondo libro della terza parte.

284 «Non sei tu che porti la radice ma la radice che porta te»: cfr. Rom 11, 17-18 e B. Casper, La sfida di Franz Rosenzweig al pensiero cristiano, in «Filosofia e Teologia», II (2000), p. 245.

Rosenzweig affronta questi temi in La radice che porta. Lettere su ebraismo e cristianesimo, op. cit.

285 Cfr. SR, p. 396 e p. 399.

(12)

78

alla fine di questo lungo percorso che il Logos ha intrapreso a fianco della teologia. Il «Tutto si offre direttamente alla visione»

286

: l‟idealismo e la mistica risultano fallaci. Rosenzweig nella sezione finale del terzo libro (detta «Porta») che conduce «verso la vita»

287

conclude:

«Nella stella della redenzione, in cui noi abbiamo veduto la verità divina divenire figura, non splende altro se non il volto che Dio illuminandoci rivolgeva a noi»

288

.

4. Il significato della preghiera.

Nella dimensione della Redenzione i protagonisti sono l‟uomo, il mondo e, indirettamente, Dio. Il „mondo‟ è la realtà che ci circonda, il nostro

„prossimo‟. Nel cammino di Redenzione l‟uomo è tenuto a seguire il comandamento di Dio: quello, appunto, di amare il „prossimo‟. Il singolo riuscirà a cogliere la verità solo alla fine di questo complesso processo, lungo il quale il pensiero razionale-filosofico, per non soccombere, ha avuto bisogno del sostegno della fede. La verità non è altro che Dio:

l‟uomo sarà in grado di vedere il Suo volto, di ammirarlo senza più bisogno del linguaggio. Il sovra-mondo è legato al tacere, al silenzio

289

. L‟unico

286 Ivi, p. 402.

287 Ivi, p. 435. Ricordo che la prima parola con cui si apre la Stella è „morte‟; l‟ultima parola è invece „vita‟: questo indica che è possibile raggiungere la salvezza solo „vivendo‟, ovvero attenendoci alla nostra condizione di „esserci‟ storici e agendo eticamente: «agire con diritto, praticare la giustizia e camminare umilmente con il tuo Dio»; cfr., Mi 6, 8.

288 Ivi, p. 429.

289 Per approfondire il tema del silenzio cfr. Sellinger, op. cit., p. 414. Cfr. anche SR, p. 323.

(13)

79

tipo di linguaggio che viene contemplato in questa dimensione ultraterrena è quello legato alla liturgia, alla preghiera, al canto corale.

Per approfondire il significato che assume la preghiera in Rosenzweig mi sembra opportuno fare riferimento ad un testo di Bernhard Casper, Evento e preghiera. Secondo Casper la dimensione del pregare è legata

all‟„attenzione‟: attraverso l‟attenzione siamo chiamati in causa da «ciò che è altro»

290

. L‟attenzione, utilizzando un linguaggio rosenzweighiano, ha bisogno di tempo ed è legata all‟attendere (warten)

291

. Casper sostiene che l‟evento dell‟„essere‟ «si manifesta contemporaneamente come rivelazione e come nascondimento. E proprio in questo modo esso rende possibile il tempo come essere»

292

. Questo significa che in Rosenzweig Dio è «[..]

absconditus sed tamen non ignotus»

293

. L‟uomo è un essere finito che si

„temporalizza‟ nella storia:

«Il temporalizzarsi della libertà non si presenta come una intenzionalità vuota, ma vuole un adempimento (Erfüllung)»

294

.

290 Cfr. Casper, Evento e preghiera.., cit., p. 38.

291 Ivi, p. 39.

292 Cfr. B. Casper, La concezione dell’«evento» nella Stella della redenzione di Franz Rosenzweig e nel pensiero di Martin Heidegger, in «Teoria», XI (1991-92), p. 61.

293 Ibidem. Anche nella Lichtung heideggeriana l‟essere si rivela ma al contempo si nasconde;

cfr. Casper, Evento e preghiera.., cit., p. 42.

294 Ivi, p. 47. Sul tema della preghiera cfr. anche G.P. Cammarota, Logica della ragione e grammatica della preghiera, La questione dell’esperienza in H. Cohen e F. Rosenzweig, in

«Filosofia e teologia», XIV (2000), n. 2, pp. 289-298.

(14)

80

Consegnandosi all‟„Altro‟, l‟„Io‟ va oltre se stesso e si realizza nell‟accadere. Per questo Casper afferma:

«Si può dire allora che l‟essenza di ogni accadimento linguistico originario consista nell‟essere preghiera (Gebet)»

295

.

La preghiera viene definita da Casper come «[..] il divenir linguaggio, che accade per mezzo dell‟esserci stesso, di questo rapporto con la gloria dell’infinito»

296

: nell‟„accadere‟ troviamo le tracce della „gloria dell‟infinito‟. Rosenzweig definisce la preghiera come Sitz im Leben

297

e nella Stella dichiara:

«la preghiera, come atto dell‟esserci razionale che si realizza storicamente, non è cieca»

298

.

La preghiera può essere intesa come il tempo dell‟„eccezione‟, un evento che sa attendere e ha tempo per un‟«immemorabile richiesta»

299

. Il pregare è un fare, un „atto linguistico‟, un „ascoltare‟

300

, poiché nel momento in cui l‟„Io‟ si apre a un‟alterità, egli porta a compimento se stesso. La salvezza invocata è la salvezza di tutta l‟umanità: si pensi alla preghiera „Padre

295 Cfr. Casper, Evento e preghiera.., cit., p. 51.

296 Ivi, p. 60.

297 Cfr. SR, p. 285.

298 Ivi, pp. 285-287.

299 Cfr. Casper, Evento e preghiera.., cit., p. 71.

300 Sul tema dell‟ascolto cfr. R. Mancini, L’ascolto come radice. Teoria dialogica della verità, ESI, Napoli 1995, pp. 112-120.

(15)

81

Nostro‟, insegnata da Gesù. Di fronte alla „richiesta‟, l‟„Io‟, ovvero l‟„esserci‟, disposto ad ascoltare, appare inizialmente ammutolito; spesso la preghiera si presenta sotto forma di lamento, causato dal male che invade la storia

301

, oppure come lode: il rivolgersi a Dio oscilla tra il domandare e il ringraziare. Casper, proprio come Rosenzweig, sostiene che il pregare non è mai un atto privato, bensì «corale»

302

. Il pregare l‟un-con-l‟altro è l‟espressione più alta della fede; pregare in comunità significa avere uno spazio e un tempo comune. Il giorno di festa permette di condividere con gli altri il nostro quotidiano, la nostra «temporalità»

303

. L‟„ora stessa‟, secondo Rosenzweig, è un‟«unità che dà senso»

304

. Casper parla delle feste naturali, ovvero le feste di passaggio, come ad esempio i dieci giorni che intercorrono tra la festa di Capodanno e lo Yom Kippur ebraico, e delle feste storiche, quelle legate ad un evento storico avvenuto, per esempio la Pasqua cristiana. La festa consola la comunità: il fedele confessa la propria colpa e intraprende con gioia un nuovo inizio. La festa, così come la preghiera, permette di fuoriuscire da una quotidianità spesso alienante e di riappropriarci di noi stessi.

301 Un esempio è il Salmo 130: «Dal profondo a te grido..».

302 Cfr. SR, pp. 249-250.

303 Cfr. Casper, Evento e preghiera.., cit., p. 112.

304 Cfr. SR, p. 311.

(16)

82

Rosenzweig nella Stella scrive che la preghiera «pone l‟istante [..] nella luce del volto divino»

305

. La preghiera si può considerare come

«l‟accadimento estremo della “ragione pura pratica”»

306

. Anche Casper, come Rosenzweig, accusa il „tiranno‟ che, grazie alla magia, vuole affrettare i tempi, e lo „scettico‟ il quale, al contrario, non ha fede. Il pericolo più grande è quello di adorare qualcosa di finito come infinito e di sfociare quindi nelle false ideologie.

305 Ivi, p. 287.

306 Cfr. Casper, Evento e preghiera.., cit., p. 133 e seg.

Riferimenti

Documenti correlati

Grazie all’avanzata propulsione Mild Hybrid, ai sistemi di assistenza alla guida e alle dotazioni di sicurezza di primo livello, Nuova Kia Rio offre un’esperienza di guida

Nel terreno di bosco i granellini sono misti per cui si infiltra una giusta quantità di acqua e di aria per permettere la crescita delle piante. Quindi il testo da consigliare

In cambio di questo detta linee guida che spingono in maniera decisa verso l'aziendalizzazione della cultura, così come parimenti spinge verso

L’argomento della conoscenza e quelli fondati sulla concepibilità (qualia assenti, invertiti e zombie) mettono in luce che le proposte che analizzano la mente solo in base ai ruoli

Intendevo dimostrare si poteva riuscire a fare tecnologia, ricerca e sviluppo anche in una realtà in cui non c’era nulla, con la prospettiva di creare un centro d’eccellenza

I testi legati alla colonizzazione della Nouvelle-France, redatti dai membri degli ordini coinvolti nell’impresa, diventano un potente strumento di propa- ganda ideologica e

La logica della separazione si riflette anche all’interno del quartiere, distinto in due aree – lo Zen 1 e lo Zen 2 – dalla struttura urbanistica e sociale piuttosto diversa..

Il quarto capitolo della tesi prende in esame il linguaggio legato alla dimensione della Redenzione: quello liturgico della preghiera.. Nella preghiera uomo e