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Semantica dei verbi graduali

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Academic year: 2021

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(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea Magistrale in Filosofia e Forme del

Sapere

_________________

SEMANTICA DEI VERBI GRADUALI

Relatore:

Prof. CARLO MARLETTI

Correlatore:

Prof. PIER MARCO BERTINETTO

Candidato:

EUGENIO CIVARDI

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RIASSUNTO ANALITICO

La tesi indaga la semantica dei verbi graduali. Tra questi troviamo predicati come: mangiare, bere (creation, consumption, affection verb) , scendere, camminare a casa (directed motion verb), allungare, ingiallire, asciugare (degree verb) etc.

Questi sono accomunati dal fatto di denotare un mutamento graduale subìto dal tema del verbo: il tema incrementale. Nel caso dei verbi graduali di creazione o distruzione l'affezione riguarda proprietà mereologiche dell'oggetto, per quanto riguarda le restanti sottoclassi è un'affezione di una delle proprietà del tema incrementale.

È possibile definire il comportamento semantico di questi verbi attraverso una struttura scalare che misura il progresso dell'evento e il parallelo grado di incremento estensivo nel tema. Combinando i due gradi in un formalismo si ottiene un grado risultante che rende conto della telicità del predicato.

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SOMMARIO

1. INQUADRAMENTO... p. 5 2. DEGREE VERB: PROPOSTE... p. 15

2.1 INTRODUZIONE E TERMINOLOGIA 2.2 BERTINETTO & SQUARTINI (1995) 2.3 HAY (1998)

2.4 KEARNS (2007)

2.4.1 ALCUNI TEST DI TELICITA'

2.5 LA TEORIA DI KENNEDY & AL.

2.5.1 LE OBIEZIONI DI KEARNS (2007) ALLA TEORIA DI KENNEDY & AL. 2.5.2 LA RISPOSTA DI KENNEDY & LEVIN (2008)

2.6 CONCLUSIONI

3. VERBI GRADUALI: LA PROPOSTA DI PIÑÓN... p. 83

3.1 INTRODUZIONE

3.2 I PROBLEMI DELLA TEORIA DI KENNEDY & LEVIN

3.3 LA TEORIA ASSIOMATICA: ELEMENTI, PUNTI SALIENTI E FORMALIZZAZIONE

4. QUESTIONI APERTE A PARTIRE DALLA PROPOSTA DI PIÑÓN... p. 97

4.1 QUANTIZED VS TELICO 4.2 TEMA INCREMENTALE

4.3 DESCRIZIONE (O) E INTENSIONALITA'

4.3.1 UNA SEMANTICA INTENSIONALE PER I VERBI GRADUALI

4.4 CARATTERISTICHE DEL GRADO

4.5 RITORNO AI DEGREE VERB: LA PECULIARITA' 4.6 PROBLEMI

5. LA TEORIA ESTESA AI VERBI GRADUALI... p. 124

5.1 INTRODUZIONE

5.2 FORMALISMO A DUE GRADI 5.3 UNA NUOVA PROPOSTA

5.3.1 DEGREE VERB NEL NUOVO FORMALISMO

6. CONCLUSIONE... p. 152

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1.INQUADRAMENTO

La tesi ha come oggetto l'analisi del comportamento semantico dei verbi graduali (GV).

Questi verbi sono accomunati dal fatto di denotare un mutamento che avviene in maniera graduale e per questo la letteratura sull'argomento li nomina come verb of gradual change.1

Inoltre questo mutamento ha la peculiarità di coinvolgere due elementi: un evento e un oggetto, in modo che nel corso dell'evento l'oggetto è affetto da un incremento. Dai lavori di Krifka2

in poi ci si riferisce a questo oggetto come: tema incrementale.

La natura di questa affezione è di diverso genere, perciò la letteratura ha delineato tre sottoclassi di verbi graduali:

verbi di creazione, distruzione e affezione: mangiare, bere, dipingere, scrivere, leggere, etc

verbi di moto inerentemente direzionato: salire, scendere, ascendere, etc

degree verb: allargare, svuotare, ingiallire, etc

I primi denotano un evento in cui il tema incrementale subisce un mutamento nella sua dimensione. Tale oggetto può essere gradualmente creato, distrutto o affetto, cioè si può

1 Hay, Kennedy & Levin (1999), Kennedy & Levin (2002), Caudal & Nicolas (2004), Levin Rappaport (2010), Rappaport (2008), Piñón (2008), Rothstein (2003), Beavers (2013).

2 Krifka M., Nominal Reference, Temporal Constitution and Quantification in Event, 1989.

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parlare di incremental creation (1), incremental consumption (2) o incremental affection (3).

(1) Luca ha scritto una poesia (2) Luca ha bevuto una birra (3) Luca ha pitturato la parete

Nei secondi il tema incrementale subisce invece un mutamento lungo una direzione spaziale nel corso dell'evento (inherently direted motion verb).

(4) Luca ha camminato dalla banca a casa

I degree verb invece denotano un incremento in una particolare proprietà del tema incrementale, ad esempio la larghezza.

(5) La faglia si è allargata

In tutti i casi la presenza di un tema incrementale significa che è presente una relazione di omomorfismo tra la struttura eventiva e l'oggetto. Questo è infatti trattato come una relazione tematica a due posti tra individui x ed eventi e con le seguenti proprietà:

(7)

incrementale di e.

mapping to objects: se x è un tema incrementale di e allora tutti i sub-eventi e' di e hanno una parte x' di x come proprio tema incrementale.

mapping to events: se x è un tema incrementale di e, allora ogni parte x' di x è un tema incrementale di un sub-evento e' di e.

In prosa la struttura dell'oggetto che costituisce il tema incrementale è collegata alla struttura dell'evento introdotto dal verbo, in modo tale che anche le sottoparti di oggetto ed evento siano reciprocamente collegate.

Il tema incrementale così definito incontra comunque numerosi ostacoli in quanto collega in maniera stretta oggetto ed evento: ad esempio un predicato come mangiare la mela è falso finché l'intera mela (semi, torsolo, etc) non sarà stata mangiata; l'evento non è infatti completo fino a quando tutte le parti del tema incrementale siano affette nella maniera codificata dal verbo. Il predicato converso costruire una casa è vero solo per un evento di costruzione in cui c'è un mutamento incrementale nelle parti costitutive della casa. Queste difficoltà possono essere affrontate attraverso una restrizione a parti contestualmente rilevanti dell'oggetto o con un trattamento intensionale del tema incrementale (come abbozzata nel par 4.3 ad esempio).

Il tema incrementale può essere caratterizzato poi da due proprietà: quantization e cumulativity. Un evento o un individuo possono essere quantized (discreto) o cumulative (cumulativo) se rispondono alle seguenti proprietà:

- qua(P ) =def

(8)

- nuniq(P ) =def∃ ∃

a b(P(a) & P(b) &

¬

(a = b)) : P è non-unique - cum(P) =def

nuniq(P ) & a b((P (a) P (b)) → P (a b)) : P è cumulative∀ ∀ ∧ ⊕

P è una predicato a un posto per oggetti o eventi,

è una relazione di inclusione mentre ⊕ è l'operatore di somma. P è quntized se non si applica contemporaneamente ad un evento o un individuo e a una parte propria di quell'individuo o evento. P è non unico se si applica ad almeno due individui ed cumulativo se si applica alla somma di quei due eventi o individui. Prendiamo due esempi di verbo graduale, in particolare un creation verb come mangiare:

(3) Luca mangiò una mela (4) Luca mangiò mele

mela è un predicato nominale quantized perché si applica ad un oggetto ma non vale per le sue sottoparti: una parte di una mela non è una mela.

mele invece è un predicato nominale cumulative perché si applica sia all'oggetto mele che a una sua sottoparte: una sottoparte di una quantità generica di mele è sempre una quantità generica di mele.

Essendoci un omomorfismo tra oggetto ed evento i rispettivi eventi saranno quantized nel caso di mangiare la mela e cumulative nel caso di mangiare mele. Cioè un evento in cui è stata mangiata una mela non contiene sotto-eventi in cui è stata mangiata una mela, mentre un evento in cui sono state mangiate delle mele contiene di certo un

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evento in cui sono state mangiate delle mele.

Fino a qui siamo rimasti nell'ambito semantico e formale, ma entra ora in gioco un altro elemento che si collega alla distinzione quantized e cumulative: le proprietà teliche dei predicati. Assumiamo che un evento discreto (quantized) è telico mentre un evento cumulativo è atelico.

Il problema che si deve affrontare con i verbi graduali è quello della telicità variabile, fenomeno pervasivo con questi verbi. L'obiettivo è cercare di comprendere le condizioni profonde per cui si generi un'interpretazione telica o atelica.

Nel caso di verbi di creazione o distruzione sembra che la telicità sia legata almeno alle proprietà quantized e cumulative del tema incrementale collegate direttamente alle proprietà quantized e cumulative dell'evento.

(5.a) Luca ha bevuto una birra (5.b) Luca ha bevuto birra

La questione delle altre due sottoclassi è meno lineare. Nei verbi di creazione e

distruzione il mutamento è concreto perché si riferisce alla dimensione dell'oggetto, cioè a proprietà mereologiche che sono facilmente suddivisibili in sottoparti e mappabili a sotto-eventi. Nei verbi di moto direzionato e nei degree verb l'incremento riguarda proprietà più astratte, rispettivamente: una dimensione spaziale e una proprietà peculiare del tema incrementale introdotta spesso da una base aggettivale.

(10)

mentre i DV sono indagati diffusamente.

Con DV intendiamo quei verbi che nella letteratura specifica introdotta e discussa nel cap. 2. vengono chiamati degree achievement (aumentare, svuotare, allargare, etc.).

È prevalso l'uso di trattare questi verbi attraverso l'indagine delle basi aggettivali corrispondenti al degree verb. È una questione aperta se i DV si riducano a un classe di verbi deaggettivali, ossia derivati da un aggettivo. È certo comunque che l'incremento di una proprietà graduabile è formalizzato attraverso una struttura scalare che deriva dallo studio di aggettivi comparativi e dalla semantica della comparazione in genere.

Un aggettivo (e.g. long) è trattato come una funzione di misura che restituisce un grado di una proprietà a un determinato istante di tempo o situazione. Un aggettivo comparativo (e.g. longer) prende in considerazione due gradi distinti e perciò è necessario ordinarli in qualche modo. Viene elaborata una scala corrispondente alla proprietà denotata dall'aggettivo (larghezza, lunghezza, etc.) e viene proposto che un DV denoti un grado di mutamento sulla scala, cioè un movimento tra due valori

differenti e ordinati parzialmente in modo che uno sia maggiore dell'altro. La peculiarità dei DV è perciò il grado di incremento scalare.

La questione più dibattuta è come legare a questo punto il grado di incremento scalare alla telicità variabile dei DV e numerose proposte sono state avanzate in merito (vedi cap.2).

(6.a) Il divario si è allargato in un'ora3

(11)

(6.b) Il divario si è allargato per un'ora.

Il punto di primaria importanza è che i DV non possiedono un vero e proprio tema incrementale e quindi non sarebbero le proprietà referenziali (quantized e cumulative) dell'oggetto a forzare letture teliche o ateliche.

Le prospettiva inizialmente è stata quella di estendere le nozioni di cumulatività e quantizzazione ai DV attribuendole in particolare al grado di incremento e non all'oggetto affetto nell'evento.

Se la classe dei verbi graduali (GV) è caratterizzata a una prima analisi dal fatto di denotare un incremento di qualche tipo, i DV, che illustrano in maniera più diretta un incremento utilizzando una scala, sono stati considerati talvolta la sottoclasse che esprime in maniera più trasparente il comportamento dei GV4

.

Si è generata perciò una seconda prospettiva conversa: indagare il comportamento del tema incrementale di tutti i GV utilizzando una struttura del grado simile a quella dei DV. L'idea è quella di formalizzare la struttura del tema incrementale attraverso una funzione che misuri, invece che il mutamento di una sua proprietà come nel caso dei DV, il suo mutamento dimensionale. In questa direzione si pongono le proposte di Piñón (2008)5 e Kennedy (2010)6 e la proposta avanzata in questo testo.

È quindi una doppia prospettiva: attribuire le proprietà cumulative e discrete al grado di incremento dei degree verb e attribuire una scalarità anche a verbi con tema

incrementale. Ciò è auspicabile se si vuole far rientrare tutti questi predicati in una

4 Kennedy C. & Levin B., Telicity correspond to degree of change, 2002. 5 Piñón C., Aspectual composition with degrees, 2008.

(12)

classe omogenea di verbi graduali.

Tuttavia bisogna evitare di appianare le sottoclassi dei DV su quella dei GV e in particolare renderla identica alla sottoclasse dei verbi di creazione, distruzione e affezione. Esiste una distinzione concettuale reale tra i DV e gli altri verbi graduali rilevata diffusamente in tutta la letteratura e sancita in maniera consapevole in Rappaport (2008)7

, Levin & Rappaport (2010)8

, Kennedy (2010) come vedremo nel cap. 5.

Cioè solo i degree verb lessicalizzano un mutamento scalare, mentre la scalarità dei verbi a tema incrementale può essere definita solo secondariamente.

Il testo ripercorre le proposte più articolate avanzate riguardo la semantica dei degree verb tentando di individuarne i tratti salienti concettuali e raccogliere i diversi

comportamenti linguistici (cap. 2). Nella trattazione c'è uno squilibrio verso i DV in parte dovuto a una scelta di oggetto di analisi, in parte perché la letteratura se più diffusamente impegnata a caratterizzare questi verbi (a differenza ad esempio dei verbi di moto direzionato); in parte infine perché effettivamente con i DV emergono i

problemi più propri della gradualità (nel senso di scalarità), e che condizionano l'analisi di tutti i verbi graduali.

Con la proposta di Piñón (2008) si inserisce nell'argomentazione l'analisi dei verbi a tema incrementale (leggere, mangiare, etc.) che abbiamo elencato sopra, mostrando

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come le precedenti teorie del grado, in particolare la più articolata teoria di Kennedy & al., illustrata nel par. 2.5, non è valida per verbi con tema incrementale. Piñón elabora una propria teoria con un forte carattere formale i cui assunti logici saranno mantenuti validi nel resto del testo. L'introduzione della teoria di Piñón è contenuta nel cap. 3.

Il cap. 4 indaga alcune caratteristiche della proposta originale di Piñón per approfondire il loro significato e le loro conseguenze. Tra queste la questione della telicità o atelicità e se e come questa possa essere sovrapposta alla distinzione quantized e cumulative. Poi la nozione di tema incrementale e il significato della descrizione O applicata a esso. L'approfondimento di alcune proprietà della struttura del grado

proposta dall'autore. E infine la valutazione della proposta originale di Piñón riguardo la semantica dei DV.

L'ultimo capitolo (cap. 5) contiene invece la proposta originale avanzata in questa tesi nel dibattito sui verbi graduali. L'idea è quella di trattare i verbi graduali con una doppia gradualità: una inerente l'evento e la sua progressiva realizzazione, il degree of

realization (d); l'altra inerente l'oggetto e le sue proprietà estensionali, l'extent (n). Il grado d eventivo denota il progresso dell'evento non nel senso descritto dagli autori che si sono occupati in precedenza dell'argomento ma nel senso della perfettività o meno. Se il predicato è perfettivo denota un evento concluso e realizzato: quindi d=1; se il predicato è imperfettivo il grado a cui è giunto l'evento rimane indefinito all'interno di un intervallo di valori.

L'extent n è invece una misura della dimensionalità dell'oggetto, in pratica misura l'affezione del tema incrementale nell'evento. Esso è responsabile delle proprietà

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quantized e cumulative dell'oggetto: se l'oggetto è discreto n sarà definito, se l'oggetto è cumulativo n sarà vincolato esistenzialmente cioè assume un valore indeterminato.

L'idea originale è che i due gradi possono essere poi combinanti e il risultato genera con una certa automaticità le proprietà teliche del predicato: è cioè il grado risultante responsabile della telicità variabile dei GV.

(15)

2. DEGREE ACHIEVEMENT: PROPOSTE

2.1. INTRODUZIONE E TERMINOLOGIA

Questo capitolo introduce l'argomento centrale del testo: i verbi che nella letteratura specifica9

vengono solitamente chiamati degree achievement.

Tra questi troviamo predicati come: allungare (allungarsi)10, accorciare, aumentare,

ridurre, accrescere, diminuire, migliorare, peggiorare, cambiare, invecchiare,

ringiovanire, allargare, restringere, riscaldare, raffreddare, seccare, inumidire, asciugare, ingrassare, dimagrire, ingiallire, incrostare, industrializzare, etc.

È il luogo adatto per una discussione terminologica importante e preliminare;

all'interno del testo infatti, come nella letteratura sull'argomento, ci si riferisce ai degree achievement in diversi modi, a seconda degli autori che li hanno presi in

considerazione.

Innanzitutto degree achievement (DA, Dowty 1979)11

è il nome che troviamo più frequentemente in letteratura ed è utilizzato nel testo per riferirsi direttamente alla vulgata scientifica. Questo termine sembra individuare due caratteristiche di questi

9 Vendler 1967; Dowty 1979; Declerck 1979; Dowty 1991; Krifka 1989, 1992; Tenny 1994; Bertinetto and Squartini 1995; Levin and Rappaport Hovav 1995; Jackendoff 1996; Ramchand 1997; Filip 1999; Hay, Kennedy, and Levin 1999; Rothstein 2003; Borer 2005; Pi˜non 2005; Pi˜n´on 2008

10 Non riporto ogni volta la versione intransitiva ma la utilizzerò quando avrà un'utilità nell'argomentazione.

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verbi: possedere una qualche sorta di struttura graduale (degree) e essere achievement (ACH) dal punto di vista azionale. Sembra complicato però sostenere che questi verbi siano ACH, se non altro perché l'evento che denotano possiede una durata. Si vedrà meglio nella discussione degli argomenti di Kearns (2007)12

(par. 2.4), la quale insiste su una natura di ACH per questi verbi, ma a livello intuitivo si può dire intanto che i DA possiedono un'intrinseca graduabilità; essi quindi, implicando un incremento di grado, sicuramente hanno bisogno di una durata perché si compia tale incremento.

Verbi deaggettivali è un'altra nomenclatura frequente e utilizzata in particolare da Kearns. Essa mette l'accento sul fatto che il comportamento di questi verbi è basato su quello aggettivale, in particolare sugli aggettivi comparativi. È di certo vero, e si vedrà nel dettaglio, che studiare il comportamento di questa classe di verbi implica lo studio della semantica degli aggettivi corrispondenti. Non è però corretto affermare che tutti i degree achievement abbiano origine da un aggettivo, talvolta per predicati come incrostare o industrializzarsi non c'è un aggettivo primario a cui si rifà il verbo. Tra le righe viene rilevato anche da Kearns e Kennedy che i verbi deaggettivali non

esauriscono la classe dei DA, tuttavia non viene fornita un'indagine approfondita di quei DA che non derivano da aggettivi. Per avere un'analisi della classe dei DA nella sua interezza bisognerà aspettare almeno la proposta di Piñón13, tra le altre cose essa ha la

peculiarità di non legare la semantica di un DA non all'aggettivo corrispondente , bensì alle proprietà del tema incrementale, spostando di certo l'attenzione dalle basi

aggettivali.

12 Kearns K., Telic Senses of Deadjectival Verbs, Lingua, Elsevier, Volume 117, Issue 1, January 2007, pp.. 26-66.

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Una traduzione italiana potrebbe essere poi verbi incrementativi. Con essa si punta ancora una volta al grado di incremento e si perde di certo il richiamo dubbio alla classe degli achievement. Tuttavia il possedere un grado di incremento non rende conto

direttamente della possibilità di raggiungere un punto terminale ossia della telicità disponibile frequentemente a questi verbi. Infatti incrementativi sembra significare solamente che c'è stato un aumento che interessa le proprietà incluse nel verbo. In alternativa questo termine potrebbe alludere alla presenza di un tema incrementale, elemento collegato ai DA ma non precisamente identificativo di questa classe.

Per questo nell'articolo di Bertinetto & Squartini che si commenterà nel prossimo paragrafo si propone invece la terminologia gradual completion verbs (GCV). Essa prende in considerazione ancora una volta l'intrinseca graduabilità, aggiungendo però l'idea di un compimento. Ciò che li distingue dalla gradualità di altri verbi sarebbe quindi un naturale compimento dell'evento. Questa intuizione sarà molto proficua nella valutazione della proposta di Piñón e nelle tesi perseguite in questo testo seppure rivista alla luce di nuove riflessioni.

Un'altra possibilità è quella di verbi comparativi. Termine che mette in risalto la naturale comparatività di questi verbi. Questo non implica necessariamente che siano legati sempre ad aggettivi comparativi, ma che abbiano in qualche modo un riferimento naturale a uno standard di paragone o a uno scarto differenziale rispetto a uno stato precedente. Questa terminologia diverrà più chiara nel corso dell'esposizione, tuttavia sembra restringere il significato dei DA a quello della comparazione mentre le

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raggiungere anche uno stadio terminale. La tesi proposta oscilla a livello terminologico, tra le ultime due illustrate: gradual completion verbs e comparative verbs. La

nomenclatura che si propone è più generale: degree verbs (DV) e si utilizzerà in seguito nell'enunciare le proposte originali del testo (cap. 3 e seguenti). Essa seleziona come tratto peculiare, la presenza di una struttura del grado precisa e definibile formalmente. Questa è distinta da quella dei gradual verbs, termine molto più generico in cui

possiamo far rientrare la gradualità propria a molti ACC (mangiare, dipingere, fumare, etc.) e non peculiare ai DA. Nella trattazione delle proposte precedenti manterrò invece la terminologia DA, per rifarmi più direttamente alla letteratura.

Il capitolo ripercorre in ordine tendenzialmente cronologico le proposte più organiche avanzate riguardo al comportamento semantico particolare di questi verbi, mostrando al contempo il più possibile un percorso logico nel dibattito. Si cercherà innanzitutto di delineare concettualmente le proprietà semantiche dei DA mentre nelle proposte più avanzate si tenderà a una formalizzazione adeguata per le suddette proprietà.

2.2 BERTINETTO & SQUARTINI (1995)14

Nell'articolo del 1995, Bertinetto & Squartini tra i primi notano che i verbi indicati in letteratura come degree achievement (DA) hanno un comportamento strano dal punto di vista azionale.

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completion verb (GCV), sarebbero di difficile catalogazione rispetto alle categorie azionali vendleriane. Essi avrebbero un comportamento ibrido, al confine tra le categorie di accomplishment (ACC) e activity (ACT) e con alcune tendenze verso gli achievement (ACH).

Come assunto iniziale gli autori notano che le categorie azionali proposte da Vendler non siano (e non abbiano la finalità di essere) esaurienti rispetto a tutti i possibili

predicati. Il proposito, da perseguire anche in questo testo, è quindi: non reificare queste classi e trovare, se e quando è necessario, nuovi caratteri definitori e nuove possibili categorie. I degree achievement sono tra quei verbi di difficile collocazione che aprono interrogativi basilari sulla legittimità delle classificazioni azionali proposte.

Gli autori riportano allora i seguenti esempi:

(1) La situazione è migliorata molto GCV (2) Pippo ha corso molto ACT (3) *Pippo ha risolto il puzzle molto ACC

(4) La situazione è migliorata gradualmente GCV (5)*Pippo ha corso gradualmente ACT (6) Pippo ha risolto il puzzle gradualmente ACC

Mentre l'avverbio molto è incompatibile con un'interpretazione di ACC, l'avverbio gradualmente è agrammaticale in un'interpretazione di ACT. I gradual completion verb

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sono invece perfettamente compatibili con entrambi gli avverbi. Tuttavia i GCV avrebbero dei comportamenti più vicini agli ACT.

(7) ??John has finished fattening. GCV (8) John has stopped fattening GCV (9) John has finished painting the wall. ACC (10) *John has finished crying ACT (11) John has stopped crying. ACT (12) *The hole has finished enlarging GCV

(13) John has finished enlarging the hole. GCV (agentivo)

La compatibilità con finished piuttosto che stopped sarebbe una caratteristica degli accomplishment. Il fatto che i GCV non la supportino li allontana dagli ACC. E infatti un enunciato del tipo Giovanni ha finito di ingrassare sarebbe parecchio strano se non supportato da un contesto di enunciazione adeguato e particolare.

Corretta è invece la versione agentiva dell'enunciato, che supporta molto bene finire di. Nonostante ciò i GCV sarebbero perfettamente compatibili con stopped, come un qualsiasi ACT.

Un tipo di ibridismo azionale conosciuto riguarda l'alternanza tra interpretazioni teliche e ateliche in verbi di tipo ACC.

(21)

(14) Giovanni ha dipinto il muro in tre ore tel (15) Giovanni ha dipinto il muro per tre ore atel

L'interpretazione di default sarebbe telica ma è possibile detelicizzare il predicato utilizzando l'avverbiale appropriato. Questo comportamento è comune anche ai GCV.

(16) Il livello dell'acqua aumentò in un'ora (17) Il livello dell'acqua aumentò per un'ora

La prima versione è decisamente telica perché l'avverbiale in x tempo forza il fatto che sia stato raggiunto un livello (più alto) dell'acqua dopo un'ora. L'avverbiale della

seconda versione genererebbe invece una versione atelica dell'enunciato in cui, benché sia avvenuto un incremento nel livello dell'acqua, non è raggiunto alcun grado definito. Questo fatto verrà diffusamente discusso ma è importante comprendere che la

detelicizzazione utilizzando l'avverbiale è un comportamento che avvicina i GCV agli ACC.

Fino ad ora è emersa un'ambiguità azionale dei GCV considerati come classe. Tuttavia è presente un'ambiguità simile nell'interpretazione anche di un singolo enunciato

perfettivo. Giovanni ha allargato il buco oscilla tra due letture:

(α) il buco è più largo di prima; tuttavia non è largo abbastanza rispetto a uno standard contestualmente definito

(22)

(β) il buco è realmente largo secondo lo standard definito; è superata la soglia perché possa essere detto largo

Nel tipo α c'è stato un incremento durante l'evento ed è stata raggiunta solo una soglia intermedia. Nel tipo β invece è stata raggiunta una soglia finale o comunque standard: si è cioè superata la soglia per cui si possa attribuire la proprietà in questione.

L'ambivalenza si scioglie se pensiamo per esempio in relazione a fatten (ingrassare), a: get fatter (diventare più grasso) e get fat (diventare grasso): get fatter

corrisponderebbe al significato α, get fat al significato β.

Questa ambivalenza apre la questione molto discussa della telicità di questi verbi. I GCV sono verbi con una telicità di base non definita e a seconda dell'interpretazione (α,

β) diventano atelici o telici? Oppure sono telici in entrambe le interpretazioni?

La risposta di Bertinetto & Squartini è che in entrambi i significati questi verbi sono telici. La telicità è più evidente nell'interpretazione β perché è stata raggiunta una soglia, un vero e proprio telos dell'evento. Tuttavia anche nell'interpretazione α è soddisfatta la telicità perché l'incremento avvenuto nell'evento ha permesso di raggiungere comunque una soglia intermedia.

Nonostante le caratteristiche azionali ambigue di questi verbi, Bertinetto & Squartini suggeriscono quindi un comportamento semantico univoco. Intuitivamente essi

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meta esiste seppure può essere omessa, non chiaramente definibile, o intermedio. Due quindi le caratteristiche intrinseche: la gradualità e il raggiungimento di una meta.

Bertinetto & Squartini fanno notare poi che i GCV sarebbero compatibili con l'avverbiale di parecchio (by a lot) che non sembra invece compatibile con le altre categorie di verbi.

(18.a) La situazione è migliorata di parecchio GCV (18.b) *Pippo ha corso di parecchio ACT (18.c) *Pippo ha risolto il puzzle di parecchio ACC (18.d) *Pippo partì di parecchio ACH (18.e) *Pippo possiede la sua casa di parecchio STA(state)

Nel caso degli ACT e ACH l'incompatibilità deriva dalla loro rispettiva atelicità e non-duratività. Gli ACC invece sembrano essere incompatibili perché di parecchio implica un incremento nello stato dell'evento verso una meta indefinita o intermedia (del tipo dei GCV α); gli ACC tendono ad avere invece una meta definita in maniera forte (tutto o niente).

Gli autori notano infatti che di parecchio ricorre in alcune espressioni con aggettivi comparativi. Essi implicano uno standard di paragone e quindi una soglia solo

intermedia, mentre di parecchio è agrammaticale con il relativo aggettivo positivo che necessita di una soglia definita per l'attribuzione della proprietà.

(24)

(19) La situazione è di parecchio migliore (rispetto a prima) (20) *La situazione è di parecchio buona

L'avverbiale di parecchio è di certo utile per affinare la definizione della classe dei GCV, tuttavia non fornisce una caratterizzazione esaustiva. di parecchio infatti non è compatibile con l'accezione β dei GCV per lo stesso motivo per cui non è compatibile con gli ACC. In particolare non è compatibile con i GCV in cui l'interpretazione β sembra essere quella di default: seccarsi (L'erba è seccata), riempirsi, industrializzarsi cf. (21), incrostarsi, etc.

(21) ?La situazione è cambiata di parecchio (22)??L'erba si è seccata di parecchio

(23) *Roma si è industrializzata di parecchio

Come si è visto i GCV di tipo β sono infatti molto vicini al comportamento degli ACC, è perciò ancora una volta il fatto di possedere un telos forte che blocca l'utilizzo di di parecchio.

Da questo e dalla possibilità vista in precedenza di parafrasare un GCV α con un'espressione di tipo diventare + aggettivo comparativo (get + comparative adj) gli autori inferisco una natura comparativa per questi verbi. Cioè i GCV avrebbero come

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caratteristica propria ottenere su una scala contestualmente prestabilita, un grado di incremento comparativamente maggiore rispetto allo stadio precedente.

Questo unirebbe infatti le due caratteristiche elencate in precedenza di gradualità e soglia. In più fornirebbe una ragionevole base alla telicità propria di questi verbi, cioè la possibilità di raggiungere un grado comparativamente maggiore (α) o terminale (β).

Proprio per questo motivo, sarebbe compatibile con i GCV una serie di avverbi che presentano un intrinseco carattere comparativo: sensibilmente, apprezzabilmente,

visibilmente, nettamente , consistentemente, decisamente, scarsamente, insensibilmente, appena, ulteriormente.

2.3 HAY (1998)15

Seguendo Dowty (1979) Hay nota invece una diversa ambiguità. I degree achievement hanno in comune con gli achievement il fatto di denotare un cambiamento di stato; tuttavia possono reggere avverbi durativi, caratteristica di solito preclusa a questa classe azionale.

L'attenzione non sembra quindi inizialmente indirizzata verso l'ibridismo che rende i degree achievement oscillanti tra interpretazioni di ACC o ACT come in Bertinetto & Squartini, ma verso il cambiamento di stato che li avvicinerebbe agli ACH. Tuttavia, usando la terminologia dei due autori precedenti, interpretare l'ottenimento di uno stadio finale (GCV β) come un cambiamento di stato avvenuto nell'evento non sembra

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appropriato, tanto meno appropriato è definire cambiamento di stato il raggiungimento di uno stadio intermedio (GCV α).

Hay entra nel nocciolo della discussione notando come un sottoinsieme rilevante di degree achievement deriva da un corrispondente aggettivo graduabile. (Ed è bene sottolineare intanto che anche per Hay non ne costituisce la totalità).

Il modo comune di analizzare aggettivi di questo tipo è in termini di scala. La nozione di scala ricorrerà in tutte le proposte successive sui DA e in maniera articolata nei lavori di Kennedy & al. Seguendo Hay introduciamo la nozione rimandando la definizione logica in seguito.

Valutare la verità di un enunciato come x è largo significa valutare il grado a cui x è largo rispetto a una classe di comparazione contestualmente rilevante. Una scala per una proprietà graduabile è una rappresentazione astratta costituita da un insieme ordinato di punti, in cui ogni punto rappresenta una misura diversa della proprietà. L'aggettivo è interpretato allora come una funzione che attribuisce ad oggetti un intervallo di punti della scala. Per esempio l'aggettivo freddo proietta oggetti (frigorifero, Milano, etc.) in porzioni di una scala astratta di calore.

Una delle due caratteristiche proposte da Bertinetto & Squartini per i DA: la graduabilità, riceve quindi una definizione più articolata nei termini di una scala graduabile che deriva dall'aggettivo corrispondente.

(27)

di solito in coppie con un membro positivo e uno negativo (caldo/freddo, veloce/lento, alto/basso). Questo permette di elaborare una scala ben definita nei suoi estremi inferiori e superiori e dare quindi una formalizzazione il più possibile rigorosa.

Non è però facile definire una scala astratta e definita per ogni singolo esempio. Certi aggettivi si prestano molto bene perché hanno un'intrinseca capacità di misura; tra questi: allungare/accorciare, riscaldare/raffreddare. Altri possono essere mappati su una scala ma di natura molto più empirica: ingrassare/dimagrire, seccare/inumidire. Altri aggettivi difficilmente si presentano a coppie e risultano di difficile definizione rispetto a una scala con elementi massimali e minimali; tra questi: incrostarsi, industrializzarsi, ingiallire.

Chiunque voglia dare una formalizzazione rigorosa e logica del comportamento incrementale dei DA deve perciò confrontarsi con questa eterogeneità, non rigettando la struttura di scala ma cercando di elaborarne una versione non ingenua. La tesi di Hay quindi, se comprovata, funzionerebbe realmente solo con un determinato sottoinsieme di DA.

A partire dall'assunto che una parte dei degree achievement sono basati su coppie di aggettivi, Hay elabora la seguente classificazione:

-BRA pos :Un aggettivo graduabile positivo è un Bounded Range Adjective sse il range della funzione denotata dall'aggettivo ha un elemento massimale (es.: pieno, dritto, piatto)

(28)

range della funzione denotata dall'aggettivo ha un elemento minimale (es.: vuoto, asciutto, silenzioso)

-URA pos. Un aggettivo graduabile positivo è un Unbounded Range Adjective sse il range della funzione denotata dall'aggettivo non ha elementi massimali (es.: tall, fast, long)

-URA neg. Un aggettivo graduabile negativo è un Unbounded Range Adjective sse il range della funzione denotata dall'aggettivo non ha elementi minimali (es.: lento, corto, basso)

L'avverbio completamente ad esempio è compatibile con i BRA e non con i URA.

(24) É completamente pieno/vuoto. (25) *É completamente alto/corto.

Tornando ai DA le caratteristiche del verbo derivano dall'aggettivo corrispondente. Ogni DA può essere classificato quindi in due sottoclassi a seconda dell'aggettivo corrispondente:

- I verbi derivati da BRA sarebbero telici. Es.: raddrizzarsi, svuotarsi, appiattirsi. - I verbi derivati da URA sarebbero atelici. Es.: allargarsi, allungarsi, accorciarsi.

(29)

achievement? La questione è cruciale e dibattuta. La sua risposta, e quella di altri, è che derivi dalle proprietà dell'aggettivo. Kennedy & al. attribuiranno invece la telicità al struttura del grado del predicato. Mentre Piñón ad esempio collegherà telicità/atelicità alle proprietà dell'NP (tema incrementale) del verbo.

Hay fornisce di certo una descrizione più fine del comportamento semantico dei DA, soprattutto quel fenomeno accennato da Bertinetto & Squartini per cui alcuni degree achievement tenderebbero ad avere di default un'interpretazione più evidentemente telica. Qui infatti i predicati derivati da BRA sembrano essere tendenzialmente telici.

La posizione di Hay però è differente da quella sopra proposta da Bertinetto & Squartini. Secondo quest'ultimi tutti i degree achievement sarebbero comunque telici sebbene la loro telicità possa essere declinata diversamente, mentre per Hay sarebbero genuinamente ibridi, in certi casi telici e in altri atelici.

Hay propone poi un test per distinguere la telicità dei DA derivanti da BRA opposta all'atelicità di quelli derivanti dai URA. Test che verrà approfondito ulteriormente nel lavoro seguente di Hay, Kennedy & Levin (1999)16

:

(26) Kim is singing IMPLICA Kim has sung

(27) Kim is writing a song NON IMPLICA Kim has written a song

La versione progressiva del predicato implica quella compiuta solo nel caso in cui il predicato è atelico come in (26).

(30)

Molti predicati appartenenti alla classe dei DA invece sembrano comportarsi in maniera eterogenea rispetto al test.

(28) Kim is lengthening the rope IMPLICA Kim has lenghten the rope

(29) Kim is straghtening the rope NON IMPLICA Kim has straightened the rope

Sarebbero i predicati derivanti da URA a superare il test, indicando una loro atelicità di default.

Seguendo Dowty, Hay propone poi un test per distinguere la telicità dei degree achievement derivante da BRA opposta all'atelicità di quelli derivanti dai URA.

(30) Luca ha quasi corso ACT (31) Luca è quasi corso al negozio. ACC

Il primo enunciato implica che Luca non ha corso. Il secondo è ambiguo: implica che Luca non ha corso oppure che Luca non è arrivato al negozio.

Cioè un predicato telico sarebbe ambiguo tra una lettura in cui l'evento non è avvenuto per niente e un'altra in cui l'evento è avvenuto ma non si è completato.

Passando ai degree achievement dovrebbe esserci di base un'ambiguità con quelli derivanti dai BRA . Il bicchiere si è quasi svuotato implica che Il bicchiere non si è svuotato per niente: cioè non è avvenuta alcuna attività oppure che Non si è svuotato

(31)

del tutto, cioè non è stato raggiunto l'obiettivo finale.

Un DA derivante da URA del tipo: La corda si è quasi allungata implicherebbe invece soltanto che La corda non si è allungata cioè non è avvenuta alcuna attività; il predicato sarebbe perciò intrinsecamente atelico.

Una sottile ambiguità negli esempi coi BRA sembra sussistere realmente sebbene, almeno a un parlante italiano, per alcuni esempi non sia molto evidente. Tuttavia sembra che un'ambiguità e perciò una certa dose di telicità sia disponibile anche a esempi del tipo URA. Anche per l'enunciato La corda si è quasi allungata può significare che la corda non ha ancora raggiunto una lunghezza-obiettivo. Non è di difficile ricostruzione infatti un esempio in cui La corda si è allungata significhi che la corda ha raggiunto una soglia per cui possa essere utilizzata a un determinato scopo (legare un tronco,

agganciare un'automobile, etc.). La stessa interpretazione telica è disponibile anche per esempi transitivi riportati da Hay come ad esempio: I bambini hanno allungato la corda (e ora non è più utilizzabile).

Questi esempi suggeriscono che la tesi di Hay per cui l'ambiguità tra atelicità e telicità nei DA deriva dalla mancanza di un limite nella scala dell'aggettivo corrispondente, sia valida solo per una telicità/atelicità di default. Il possedere un limite nella scala

aggettivale sarebbe solo un indizio per un'interpretazione telica, perciò, sebbene l'autore introduca un tassello importante siamo lontani da una definizione esauriente del

(32)

2.4 KEARNS (2007)17

Ancora la telicità o atelicità dei degree achievement è oggetto di discussione nell'articolo di Kearns del 2007. Qui i degree achievement vengono chiamati

deadjectival change of state verbs spostando sempre di più l'attenzione su quei DA che derivano da un aggettivo18

e sul fatto che denotino un cambiamento di stato per quanto riguarda una proprietà.

Kearns nota che i DA19

possono assumere 2 tipi di telicità.

Nella prima accezione di telicità i verbi deaggettivali denotano una singola transizione verso uno stadio finale definito solo comparativamente rispetto allo stadio precedente in cui si trova il tema. Sarebbero del tipo Become A-er e si parla in questo caso di

achievement.

Nella seconda accezione i verbi deaggettivali denotano un evento durativo che è concluso dall'inizio di un unico specifico stadio terminale. Sarebbero del tipo Become A, e in questo caso si parla di accomplishment.

Nella versione atelica invece i verbi deaggettivali denotano un processo costituito da reiterati eventi del tipo become A-er. In questo caso si parla invece di process.

17 Kearns K., Telic Senses of Deadjectival Verbs, 2007, pp. 26-66.

18 Tra le righe sembra di capire che i verbi deaggettivali non esauriscono la categoria dei degree achievement. Tuttavia l'argomento non è ulteriormente indagato.

(33)

Kearns è perciò tendenzialmente in linea con la posizione di Bertinetto & Squartini per cui ci sono due tipi di telicità disponibili ai degree achievement. Uno di tipo

α :become A-er, uno di tipo β become A.

L'autrice si pone allora come problema interrogarsi sulla natura del telos di un evento denotato da un verbo deaggettivale secondo un'interpretazione di accomplishment (GCV β). Problema a mio avviso meno complicato e cruciale rispetto alla natura del telos secondo un'interpretazione α.

Il primo senso telico del tipo α deriverebbe invece secondo la Kearns, da

un'interpretazione di achievement, cioè sarebbe giustificato da un mutamento di stato. È di certo presente un mutamento di stato ma non nella maniera di un classico achievement verb. Si tratta di un cambiamento non repentino e con una intrinseca gradualità e quindi durata.

Bertinetto & Squartini notavano che una sottoclasse di DA era passibile di un'interpretazione non durativa.

(32) *Alle 5 del 10 aprile Giovanni ingrassò (33)Alle 5 del 10 aprile la situazione migliorò. (34) Alle 5 del 10 aprile Giovanni allargò il buco.

Secondo gli autori il comportamento di questi particolari GCV sarebbe quello di veri e propri achievement. Tuttavia questo fenomeno rientra in un ibridismo azionale comune ad alcune classi e non una caratteristica propria a tutti i GCV.

(34)

Molto diversa è la tesi di Kearns per cui tutti i GCV di tipo α, sarebbero collocabili nella classe vendleriana degli achievement.

Per illustrare la differenza tra i due sensi di telicità Kearns nota come, dato un qualsiasi degree achievement V:

- x V-ed IMPLICA x became A-er - x V-ed NON IMPLICA x became A

Dal fatto che sia sempre implicata una traduzione del tipo become A-er, argomenta la natura comparativa dei verbi deaggettivali già fatta notare da Bertinetto & Squartini e Hay e la tendenza a interpretare questi verbi rispetto a una scala graduata. Secondo Kearns infatti tutti i verbi deaggettivali esprimono un tipo di telos particolare, chiamato comparative endstate. Cioè un cambiamento di stato del tipo become A-er. Questo è l'argomento che porta ad esempio Bertinetto & Squartini a considerare i GCV (degree achievement) come verbi telici. Qui Kearns prende atto di due tipi di telicità, quella che associa a verbi deaggettivali di tipo ACH (α) e verbi deaggetivali di tipo ACC (β).

L'obiettivo di Kearns è quello di predire la disponibilità delle due letture teliche e di un'interpretazione atelica (di ACT) per i verbi deaggettivali.

2.4.1 ALCUNI TEST DI telicità'

(35)

In particolare fa notare come la semplice compatibilità con l'avverbiale in x tempo da sola non giustifica la telicità di un predicato.

Per esempio tutti i seguenti enunciati sono compatibili con in x tempo sotto un'interpretazione di event delay senza nessun riferimento alla telicità dei verbi:

(35a). We will drive to town in ten minutes. (ACC)

(Dieci minuti da ora incominceremo ad andare verso la città) (35b). He will reach the summit in an hour. (ACH)

(Alla fine di un'ora da adesso raggiungerà il summit) (35c). The room will be dark in an hour. (STA) (Alla fine di un'ora da adesso la stanza sarà buia) (35d). We will open gifts in half an hour. (ACT)

(Alla fine di mezzora da adesso incominceremo ad aprire i regali)

Due sono quindi le possibili letture dell'avverbiale in x tempo.

Delay reading: esprime l'intervallo di tempo che trascorre prima che l'evento si verifichi e corrisponde a un'interpretazione azionale di achievement.

(36) John reached the summit in an hour. (Alla fine di un'ora John raggiunse il summit.)

(36)

Duration reading: fornisce la durata totale dell'evento: accomplishment.

(37) John wrote the letter in ten minutes.

(John scrisse una lettera e l'evento in cui scrisse la lettera nella sua totalità ha una durata di 10 minuti.)

Filip (1999) propone questo test per stabilire se si è di fronte a un caso di duration reading: x V-ed in x time IMPLICA x was V-ing during x time. In caso positivo si può parlare di accomplishment.

Kearns rafforza il test in questo modo: x V-ed in x time IMPLICA x was V-ing throughout x time.

(38) John wrote the letter in ten minutes IMPLICA John was writing the lettere throughout those ten minutes.

(39) John reached the summit in an hour NON IMPLICA John was reaching the summit throughout that hour.

Questa distinzione riguarda molto da vicino i degree achievement. Secondo Kearns infatti:

(40) The price increased/decreased in a month. NON IMPLICA The price was increasing/decreasing throughout that month

(37)

L'avverbiale in x tempo avrebbe quindi solo la funzione di delay event.

Da ciò si conclude che i degree achievement sono effettivamente degli achievement, cioè verbi che denotano un unico cambio di stato (become less/more) con un particolare telos comparativo (comparative endstate).

Se quindi la posizione della Kearns è vicina a quella di Bertinetto & Squartini nel considerare questi verbi come intrinsecamente telici e comparativi, è però in disaccordo nel considerarli ACH.

A mio avviso la richiesta elaborata dal test-Kearns è troppo stringente. Se un evento di tipo ACC si è verificato e ha impiegato un intervallo di tempo per farlo non è legittimo richiedere che tutto quell'intervallo di tempo sia stato impiegato per compiere l'evento. Questo escluderebbe dallo statuto di accomplishment molti verbi che sono

accomplishment per numerose altre proprietà.

Ad esempio: Luca ha scritto la tesi in 3 mesi. NON IMPLICA Luca stava scrivendo la tesi durante tutti i tre mesi. Potrebbe implicare al massimo un enunciato del tipo Luca stava scrivendo la tesi in ogni momento utile dei tre mesi: questa sembra essere però più che altro una forzatura pragmatica e comunque l'esempio sopra non ha di certo le caratteristiche di un achievement.

A livello tipologico possiamo dire con una certa facilità che: Luca ha scritto la tesi in 3 mesi. IMPLICA Luca stava scrivendo la tesi durante i tre mesi.

(38)

during x time lascia aperta una possibile interpretazione del tipo: at some point during that time, x was V-erbing; conseguenza che Kearns vorrebbe escludere.

Lasciando in sospeso questa obiezione e seguendo invece il ragionamento di Kearns con i degree achievement:

(41)The price increased/decreased in a month. NON IMPLICA The price was increasing/decreasing throughout that month. Ma IMPLICA The price was increasing during that month.

L'argomentazione di Kearns avrebbe come obiettivo quello di interpretare l'avverbiale in x tempo utilizzato con i verbi deaggettivali nel senso di event delay, unica lettura possibile se si vuole considerarli veri ACH. Questo però cancella il fatto che la struttura incrementativa-comparativa ha a livello semantico un legame forte con l'obiettivo raggiunto (sia esso del tipo become A-er o become A). Lo stadio finale o intermedio raggiunto è cioè un prodotto dell'incremento avvenuto nell'intervallo di tempo precedente. Relegare questo intervallo e ciò che vi avviene al ruolo di delay event sembra davvero cancellare una porzione di significato dei degree achievement.

In una teoria di questo tipo in cui i verbi deaggettivali sono degli achievement, l'avverbiale per x tempo avrebbe la funzione di allungare la durata dello stadio finale raggiunto. Si preserva sempre la telicità intrinseca ai degree achievement perché essa

(39)

deriva ancora una volta dal comparative endstate. Fatto strano e interessante perché l'avverbiale per x tempo è di solito utilizzato per detelicizzare completamente l'interpretazione del predicato.

È ancora l'idea che i verbi deaggettivali siano degli achievement che forza l'interpretazione del comportamento aspettuale con l'avverbiale per x tempo.

L'enunciato (42) ha come possibile significato (42a) o (42b)

(42) The pressure increased for a few minutes. (La pressione aumentò per 5 minuti)

(42a) (Having increased), the pressure was greater for a few minutes. (Essendo aumentata, la pressione rimase più alta per 5 minuti.)

Questa interpretazione di certo prende in considerazione uno stato risultante, allungato dall'avverbiale. Tuttavia è possibile anche un significato del tipo:

(42b) The pressure was gradually greater and greater for a few minutes. La pressione aumentò gradualmente per qualche minuto.

Non solo è raggiunto uno stato in cui la temperatura è più alta, ma all'interno di questo stato c'è un incremento che prosegue per la durata della finestra di tempo selezionata. In questa accezione è la gradualità intrinseca dei verbi deaggettivali che viene presa in considerazione.

(40)

(43) The room quietened in a few minutes.

(43a) The room was becoming quieter throughout a period of a few minutes, and at the end of that period the room was quiet. ACC

(43b) At the end of a few minutes the room became quieter. ACH

Tuttavia seguendo il test, Kearns ammette che gli esempi sopra riportati hanno un'ambivalenza intrinseca per quanto riguarda l'interpretazione dell'avverbiale in x tempo come delay o duration reading.

La distinzione sopra operata in relazione all'uso di in x tempo non permette in pratica di identificare univocamente interpretazioni di ACH e ACC per i verbi deaggettivali del tipo quieten, clear, empty. Risulta invece decisiva, per individuare gli accomplishment, la presenza di un unico e irripetibile telos, identificato nel raggiungimento del grado più basso della proprietà, il telos standard, x is A.

Quindi in un'interpretazione di achievement è possibile reiterare il telos comparativo del predicato. Per esempio: The room quietened for a few minutes, può essere

interpretata come Throughout a period of a few minutes the room progressively became quieter and quieter.

In un'interpretazione di accomplishment invece dopo un processo di singole

transizioni del tipo become A-er, si raggiunge un telos del tipo become A, oltre il quale non è più possibile procedere (telos unico e irripetibile). Es.: The soup cooled in ten minutes.

(41)

Una terza interpretazione azionale dei verbi deaggettivali è invece quella di process (ACT). Questa è caratterizzata da un telos ripetibile ed è costituita da una serie di

achievement reiterati e non un'unica transizione di stato. Un enunciato del tipo The soup cooled for ten minutes sarebbe comunque telico, perché possiede un telos comparativo ma di tipo process a livello azionale. Il telos comparativo è ripetuto, ed è presente una serie di mutamenti di stato (achievement reiterati).

A questo punto però non è chiaro perché invece l'enunciato The room quietened for a few minutes sia invece un achievement. Secondo la parafrasi di Kearns infatti

l'enunciato significherebbe:Throughout a period of a few minutes the room progressively became quieter and quieter. La lettura sarebbe perciò:

durativa secondo la costruzione x was V-ing throughout that time

− il telos è certamente ripetibile

sembra esserci anche una reiterazione di achievement allo stesso modo di The soup cooled for ten minutes.

In altre parole il predicato risponderebbe a tutti i tratti della definizione di process secondo Kearns.

Solo elaborando una parafrasi come: throughout the period of a few minutes the room was quieter si può tornare a una singola transizione e quindi a un achievement secondo

(42)

del tipo widen, increase.

Sembra perciò una contraddizione che proviene dagli assunti della teoria stessa: se si vuole supportare un'interpretazione di achievement per verbi del tipo quieten, empty, clear, con avverbiale per x tempo bisogna interpretare la parafrasi come throughout that time x was A-er. Ciò ci dice intuitivamente che è stata raggiunto uno stato e mantenuto per x tempo. Tuttavia una parafrasi di questo tipo è preclusa a questa sottoclasse di verbi ed è invece permessa per verbi deaggettivali di tipo α (increase, widen, etc.). Invece con una parafrasi del tipo throughout the period of a few minutes the room progressively became quieter and quieter bisogna riconoscere di essere di fronte a una interpretazione di tipo process perché c'è una reiterazione di achievement. Secondo Kearns però verbi di questo tipo rimangono comunque e sorprendentemente achievement.

Kearns mostra molte sfumature importanti e di certo presenti nella telicità dei verbi che lei chiama deaggettivali. Tuttavia l'idea per cui si possa attribuire un'interpretazione azionale di achievement a questi verbi è molto difficile da sostenere. Riepilogando i controesempi:

x was V-ing throughout x time è un test troppo forte per distinguere un verbo deaggettivale di tipo ACH da uno di tipo ACC. Esso implica infatti una correlazione troppo stringente tra ciò che avviene nell'intervallo di tempo considerato e lo stato risultante.

(43)

L'avverbiale per x tempo renderebbe l'interpretazione di verbi come widen, increase e cool di tipo process mentre l'interpretazione di verbi come quieten, dry, clear rimarrebbero comunque achievement. Secondo il mio punto di vista è disponibile anche alla seconda sottoclasse (quieten, dry, clear) un'interpretazione di tipo process con l'avverbiale per x tempo.

2.5 LA TEORIA DI KENNEDY & AL.

Una posizione molto articolata riguardo i degree achievement è quella elaborata da Kennedy & al. Mi riferisco in particolare ad Hay, Kennedy & Levin (1999)20

, Kennedy & Levin (2002)21, (2008)22.

Qui si tenterà innanzitutto un inquadramento generale della teoria per poi aggiungere dettagli, evoluzioni e obiezioni nei paragrafi successivi. Si tratta infatti di una teoria, quella che fa capo a Kennedy, ben assodata e caratterizzata, che è in parte in disaccordo con la proposta di Kearns e quella di Piñón. Perciò le teorie presentate da questo punto in poi si possono considerare in parallelo, in una valutazione più concettuale e logica e meno cronologica.

I degree achievement nella teoria di Kennedy e al. sono inseriti in una classe più vasta

20 Hay, J., Kennedy C. & B. Levin, Scalar Structure Underlies Telicity in “Degree Achievements”, 1999.

21 Kennedy C. and Levin, B., Telicity corresponds to degree of change, 2002.

(44)

di verbi graduabili (verb of gradual change) e sono associati ad altre due categorie di verbi che hanno in comune una telicità variabile. Le tre tipologie sono i degree achievement (es.: lenghten), creation e destruction verb (es.: eat), verb of directed motion (es.:ascend). Kennedy & al. ammettono però che le proprietà di questa classe di verbi si manifestano in maniera più trasparente con i degree achievement.

Tutti questi predicati descrivono un evento in cui uno dei partecipanti è affetto da un mutamento nel grado a cui possiede una determinata proprietà che è appunto graduabile.

La tesi principale e più discussa della teoria è che le proprietà aspettuali di telicità o atelicità derivano dall'argomento di grado d (degree of change argument), si vedrà in seguito in che modo.

Kennedy & al. propongono innanzitutto una semantica scalare per i verbi graduali a partire dalla semantica degli aggettivi graduali.

Un aggettivo graduabile denota una funzione da oggetti x ad astratte rappresentazioni di misura o gradi d, a un determinato tempo t.

[[long(x)(t)]] = il grado d al quale x è lungo al tempo t

Una scala S è invece un insieme di punti totalmente ordinato lungo una dimensione (lunghezza, volume, durata, temperatura, etc.). La scala è modellata sui numeri reali da 0 a 1.

(45)

Una scala può essere aperta o chiusa.

Saperta = {p in R | 0 < p < 1} = (0,1)

Schiusa = {p in R | 0 ≤ p ≤ 1} = [0,1]

È possibile definire anche scale di questo tipo:

Saperta a 0 e chiusa a 1 = (0,1]

Schiusa a 0 e aperta a 1 = [0,1)

Per quanto riguarda la prima è difficile trovarne un'utilità, invece la seconda è utile ad esempio per modellizzare verbi come allargare, allungare, accrescere. Infatti l'aggettivo lungo definisce gradi con estremo superiore aperto:

x

t

d (long (x)(t) = d

d

⊆ [0,1)

Un intervallo può essere negativo o positivo. Dato un punto p su una scala:

pos (S) = {[0,p]

S | 0 ≤ p} pos (S) = {(0,p)

S | 0 < p} neg (S) = {[p,1]

S | p ≤ 1}

(46)

neg (S) = {[p,1)

S | p < 1}

I gradi negativi non hanno niente a che vedere con i numeri negativi ma sono molto utili per per modellizzare coppie di aggettivi come: corto/lungo, stretto/largo, etc.

long(x)(t)= [0,p) short(x)(t)= [p,1)

Il minimo grado positivo è [0,0]23, il massimo grado positivo è [0,1]

Il minimo grado negativo è [1,1], il massimo grado negativo è [0,1]

Massimo grado positivo e massimo grado negativo come si vede sono apparentemente sovrapponibili. La differenza è che un grado positivo “procede” dal principio della scala “in avanti”, mentre un grado negativo “procede” dal termine della scala “indietro”.

Intuitivamente si potrebbe dire che l'aggettivo positivo è definito procedendo lungo la scala e quello negativo regredendo. Questo è funzionale a rendere la differenza di grado in coppie di enunciati di questo tipo:

Il bicchiere si è riempito per metà. Grado alla fine dell'evento = [0,0.5] Il bicchiere si è svuotato per metà. Grado alla fine dell'evento = [0.5,1]

(47)

è la stessa.

È possibile allora definire un grado massimo come il punto più a destra per un grado positivo e il punto più a sinistra per un grado negativo.

Per un d positivo:

max(d) = ιp (p ∈ d &

¬ ∃

p'(p' ∈ d & p < p')

Per un d negativo

max(d) = ιp (p ∈ d &

¬ ∃

p'(p' ∈ d & p' < p)

Il modello proposto supporta l'addizione dei gradi (+' ). Operazione necessaria dal momento che il significato dei DA è basato sul fatto che un oggetto subisce un incremento, e quindi in un certo senso una somma, in una proprietà graduabile che lo caratterizza.

Nel caso di due gradi positivi l'idea è che le misure dei due gradi siano sommati per generare un grado positivo più grande (il segno + indica l'addizione aritmetica).

Per ogni d,d' ∈ pos (S):

se S è chiusa e max(d) + max (d')

1

(48)

se S è chiusa a 0 e aperta a 1 e max(d) + max (d')

<

1

d +' d' = ιd'' (d'' = [0, max (d) + max (d')])

Ad esempio: se d = [0, 0.4] e d' = [0,0.2], d +' d' = [0, 0.6] posto che S è chiusa o chiusa a 0 e aperta a 1.

Nel caso di un grado negativo la strategia è di incrementare la lunghezza del grado negativo della lunghezza del grado positivo per ottenere un grado negativo più grande.

Per ogni d∈ neg (S), d' pos (S) e 0

max(d) - max (d') :

se S è chiusa

d +' d' = ιd'' (d'' = [max (d) - max (d'), 1]

se S è chiusa a 0 e aperta a 1

d +' d' = ιd'' (d'' = [max (d) - max (d'), 1])

(49)

0.5−0.3

è soddisfatta.

Il punto centrale del comportamento dei verbi graduabili rispetto alla scala è il seguente.

Per qualsiasi verbo graduale (verb of gradual change) V con associata una proprietà graduabile GV:

[VP V x d-much] è vero per un evento e sse x ha incrementato GV di d 24

(44) The tilting of the earth lenghten the day by 5 minutes (L'inclinazione della terrà allungo il giorno di 5 minuti)

(44a) L'inclinazione della terra ha prodotto un incremento nella lunghezza temporale (GV ) del giorno (x) di 5 minuti (d).

Si prenda un oggetto x, un grado d definito come sopra, una proprietà GV e un evento.

beg e end sono funzioni da oggetti a istanti di tempo t. beg fornisce l'istante iniziale dell'evento e end il momento finale.

La semantica lessicale dei verbi graduabili è la seguente:

V∆ = λxλdλe.INCREASE(GV (x))(d)(e)

INCREASE(GV (x))(d)(e) = 1 sse GV (x) (end(e)) = GV (x)(end(e)) + d

(50)

La prima formula dice che la semantica di un predicato graduabile V è definita dalla funzione INCREASE che opera su proprietà incrementali GV, oggetti (x) ed eventi (e).

In particolare (seconda formula) la funzione ci dice che è avvenuto un incremento se il grado a cui si trova la proprietà GV alla fine dell'evento è uguale al grado a cui si trovava

all'inizio sommato all'incremento d avvenuto.25

La funzione INCREASE misura insomma il mutamento avvenuto nell'incremento della proprietà associata al verbo.

La proprietà graduabile GV prende come abbiamo visto oggetti a istanti di tempo e

restituisce un grado di incremento. Utilizzando l'operatore iota ι si può esprimere la formula in maniera estesa, includendo il comportamento più dettagliato della proprietà Gv:

λxλt.ιd (GV (x)(t)(e)=d)

V = λxλdλe.INCREASE(λt.ιd'(GV (x)(t)=d'))(d)(e)

INCREASE(λt.ιd'(GV (x)(t)=d'))(d)(e) = ιd'(GV (x)(end(e))=d') = ιd"(GV (x)(beg(e)) =

d") + d

25 È opportuno chiarire, come fanno Kennedy e & al., che la funzione che caratterizza l'incremento sia unica (INCREASE) e non duplice (INCREASE E DECREASE). La funzione DECREASE potrebbe definire il comportamento di verbi come decrescere, scendere, mangiare, etc. In una teoria così definita però questi mutamenti possono essere considerati come incrementi in proprietà negative le

(51)

Qui è ancora più chiaro come un grado risultante d' sia dato dalla somma del grado d" a cui x possiede la proprietà al momento iniziale dell'intervallo temporale che

costituisce l'evento e del grado di incremento avvenuto d.

(45) [VP lenghten x by d-much]

λe.INCREASE(λt.ιd'(long(x)(t)=d'))(d)(e) = λe.ιd'(long (x) (end(e)) = d') =

ιd"(long(x) (beg(e)) = d") + d

Prendiamo un esempio del tipo: John lenghten the rope by 3 cm e uno del tipo John lenghten the rope (by some amount).

(46) [VP lenghten the rope by 3 cm]tel

λe.INCREASE(long (the rope))(d)(e)

λe.INCREASE(λt.ιd'(long(the rope)(t)=d'))(3 cm)(e) = λe.ιd'(long(the rope)(end(e))

= d') = ιd"(long(the rope)(beg(e)) = d") + 3 cm

(47) [VP lenghten the the rope (by some amount)]atel

(52)

λe.∃d (INCREASE(λt.ιd'(long(the rope)(t)=d'))(d)(e) = λe.ιd'(long(the rope)(end(e)) = d') = ιd"(long(the rope)((beg(e)) = d") + d)

Il punto principale della posizione di Kennedy & al. è che la telicità o atelicità del verbo segue dalle proprietà del grado di incremento d.

In una prima formulazione che corrisponde ad Hay, Kennedy & Levin (1999), nel solco del lavoro di Hay (1998), quando il grado di incremento ha un limite (bounded) il predicato è interpretato come telico, quando il grado non è limitato (unbounded) il predicato è invece atelico. Un grado che ha un limite ha infatti la capacità di portare un incremento verso una meta (John lenghten the rope by 3 cm) mentre un grado che non è definito nei suoi estremi non porta ad alcun punto terminale.

Nella formulazione di Kennedy 2002 si precisa il concetto ponendo l'attenzione non sugli estremi del grado ma sulla sua struttura interna: se il grado d è quantizzato allora il predicato è telico, se il grado è cumulativo il predicato è atelico. Infatti un evento in cui John ha allungato la corda di 3 cm non contiene sottoeventi in cui John ha allungato la corda di 3 cm, semmai può contenere un evento in cui John ha allungato la corda di una quantità minore e diversa dalla quantità totale. E ciò è dovuto al fatto che il grado di incremento non ha sottoparti omologhe: è quantizzato.

Invece l'evento in cui John ha allungato la corda di un certa quantità, contiene un altro evento in cui John ha allungato la corda di una certa quantità (seppur minore).

(53)

Questo è possibile perché il grado di incremento ha sottoparti che hanno la sua stessa natura: cioè è cumulativo.

In una formulazione successiva26 con più chiarezza gli autori distinguono un grado

quantizzato come un grado particolare ottenuto sulla scala che rende possibile

l'individuazione di un punto terminale. Se il grado di incremento è cumulativo invece, il predicato è comunque soddisfatto da qualche grado, cioè è vincolato esistenzialmente; non è possibile perciò identificare un grado preciso e quindi un punto terminale perciò il predicato è atelico.

Da Kennedy 2002 in poi si tende infatti a far corrispondere un grado d quantizzato a un d libero nella funzione V come in (46), mentre un grado cumulativo corrisponde invece a un d vincolato esistenzialmente nel V come in (47).

Quindi [VP lenghten the rope by 3 cm] è vero per un evento e un oggetto che subisce un

incremento stabilito (3 cm), questo incremento è discreto (quantizzato), perciò è possibile fissare un valore sulla scala e ottenere un telos. [VP lenghten the rope by some

amount] è invece vero se l'oggetto subisce nell'evento un qualche incremento in lunghezza, la natura di questo mutamento è indefinita perché ciascuna sua sottoparte è comunque un incremento dello stesso genere; è perciò impossibile fissare un grado sulla scala se non esistenzialmente e tantomeno è rintracciabile un punto terminale.

Questa è la differenza tra un grado di incremento libero e fissato e uno solo vincolato esistenzialmente. Essa rientra nella questione di come legare la struttura semantica graduale dei DA alle proprietà teliche o ateliche; e come rendere la semantica dei DA in

(54)

un formalismo adeguato.

Diversa è la questione di un argomento di grado esplicitato o meno. È possibile sintetizzare almeno tre modi in cui può comparire un'indicazione di grado:

1) fornita esplicitamente dal materiale linguistico (espressioni di di misura)

2) inferita dalla semantica lessicale del verbo (struttura di scala) o degli argomenti (mass/count NP)

3) inferita sulla base della conoscenza extralinguistica

La questione rientra nella discussione già vista in Kearns della predicibilità di un'interpretazione telica o meno per un predicato graduabile. Espressioni di misura, semantica lessicale del verbo, contesti di enunciazione forniscono indizi che indirizzano l'interpretazione verso una risposta telica o atelica; dopodiché entra in gioco la struttura del grado come è stata definita sopra a rendere conto della semantica del predicato e a formalizzarne il comportamento.

Innanzitutto un'espressione di misura esplicitata forza un'interpretazione telica. Infatti seguendo la teoria la misura esplicitata costituisce il grado di incremento fissato

all'interno del VP. Il livello dell'acqua aumentò di 1 metro. Questo comportamento rende ragione anche della difficile accettabilità di: ?Il livello dell'acqua aumentò di 1 metro per un'ora. Perché se il grado è fissato non può allo stesso tempo esserci un range di gradi toccati in un'ora dal livello dell'acqua.

(55)

metri), 10 pages (10 pagine), a scoop (un cucchiaio). Ed espressioni cumulative (non quantizzate): a bit (un po'), a quantity (una quantità), a part (una parte). Queste espressioni indirizzano le proprietà quantizzate e cumulative del grado e perciò un interpretazione telica o meno del predicato.

Seguendo il ragionamento degli autori e utilizzando un test di telicità infatti:

(48a)They are widening the road 5 meters NON IMPLICA They have widen the road 5 meters

(48b) They are widening the road (a bit) IMPLICA They have widen the road

(49a) Kim is eating a scoop of soup NON IMPLICA Kim has eaten a scoop of soup (49b) Kim is eating (a quantity of) soup IMPLICA Kim has eaten (a quantity of) soup

Due strumenti aiutano poi nell'individuare se il predicato è telico o meno. Avverbi massimali o minimali e scala chiusa o aperta associata al predicato graduabile.

Gli avverbi massimali come completely (completamente), totally (totalmente), half, halfway (metà), significantly (significativamente), indicano che qualche punto sulla scala deve essere raggiunto nell'evento. In questo caso quindi il grado è fissato e l'interpretazione del predicato è telica.

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