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B D S R C S C A ANIMA SGR SPA

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Academic year: 2022

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ANIMA SGR SPA

Capitale Sociale: Euro 23.793.000,00 interamente sottoscritto e versato.

La SGR è soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’azionista unico Anima Holding S.p.A.

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Presidente: Claudio Bombonato (indipendente)

Amministratore Delegato Marco Carreri e Direttore Generale:

Consiglieri: Mara Caverni (indipendente) Alessandro Melzi D’Eril Livio Raimondi (indipendente) Gianfranco Venuti

*Il Consiglio di Amministrazione del 31 luglio 2015 ha cooptato Laura Furlan, in sostituzione del dimissionario Bernardo Mingrone

COLLEGIO SINDACALE

Presidente: Antonio Taverna

Sindaci effettivi: Marco Barassi Tiziana Di Vincenzo

Sindaci Supplenti: Bernardo Rocchi

Carlotta Veneziani

SOCIETÀ DI REVISIONE Reconta Ernst & Young S.p.A.

BANCA DEPOSITARIA BNP Paribas Securities Services SA – Succursale di Milano

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RELAZIONE DEGLI AMMINISTRATORI DI ANIMA SGR SULLA RELAZIONE SEMESTRALE AL 30 GIUGNO 2015

Scenario Macroeconomico

Le previsioni sulle dinamiche macroeconomiche propendono per una modesta ripresa dell’economia a livello globale e nello scenario internazionale sono presenti ancora rischi a causa di tensioni geo-politiche e della difficoltà di trovare una soluzione costruttiva per la crisi greca.

Negli Stati Uniti, il FOMC della Federal Reserve, in occasione delle ultime riunioni, ha confermato l’opportunità di attendere ancora qualche tempo per il rialzo dei tassi, in attesa di segnali più tangibili sulla tonicità della ripresa, prima di procedere ad un’effettiva inversione della politica monetaria, collegandone le caratterizzazioni qualitative alla crescita e all’evoluzione congiunturale, al tasso di disoccupazione e di piena occupazione e, in particolare, al livello target di inflazione del 2%. In ogni caso, la Fed ha ribadito che il futuro rialzo dei tassi verrà applicato attraverso un processo graduale. La stima del PIL del primo trimestre 2015 aveva registrato una sensibile frenata, ad evidenza di una debolezza diffusa per esportazioni, consumi, investimenti, edilizia residenziale e spesa federale. La sequenza di dati deludenti, ancorché non negativi, emersi da inizio 2015, ha toccato diversi indicatori, ma dovrebbe progressivamente venire riassorbita. Il ritmo di crescita appare nel complesso positivo con divergenze tra le diverse aree, a causa della componente della produzione energetica, dal momento che la dinamica del prezzo del petrolio ha pesato sui margini dell’industria e sugli investimenti del comparto energetico.

Confermato anche il progressivo miglioramento del mercato del lavoro: la disoccupazione si attesta a 5,4%, sui valori in prossimità dei minimi da maggio 2008.

Nell’Eurozona alcune recenti tornate elettorali hanno fatto emergere, a vario titolo, posizioni

“euroscettiche”, ovvero avverse ai programmi di austerità fiscale. Senza contare che la dinamica della domanda a livello mondiale ed un possibile rallentamento degli Stati Uniti e dell’Asia, alla luce del consistente supporto fornito da queste aree all’export, potrebbero costituire un potenziale fattore di rischio per la crescita dei Paesi europei. Tuttavia, l’indicatore della fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea non ha subito sostanziali variazioni, collocandosi su un livello coerente con una crescita contenuta del PIL. Il programma di acquisti di titoli pubblici e privati da parte della BCE prosegue in linea con quanto programmato (è stata anticipata una parte degli acquisti previsti per il periodo estivo) allo scopo di perseguire l’obiettivo di inflazione verso il target del 2% in misura sostenibile, favorendo inoltre la flessione dei tassi di interesse (malgrado i più recenti movimenti di rimbalzo, anche per fattori tecnici). L’obiettivo di indirizzare l’inflazione reale verso i livelli target mira anche a favorire la ripresa della crescita reale, l’accelerazione della domanda interna sostenuta dal deprezzamento del cambio, oltre che un allentamento delle condizioni creditizie per le imprese ed i mutui. Inoltre, l’andamento dei primi mesi del 2015 ha avvalorato un miglioramento delle prospettive di crescita dell’Eurozona, su cui concorda anche la BCE malgrado non possano essere esclusi rischi prospettici. Il tasso di disoccupazione è calato lievemente ad aprile a 11,1%, con un’ampia dispersione a livello disaggregato tra il valore tedesco (4,7%), francese (10,5%), italiano (12,4%) e quelli di Spagna e Grecia ben oltre il 20%. Bisognerà però attendere il 2016 per una crescita maggiormente tonica dell’Eurozona, quando il superamento degli effetti della crisi, l’attuazione delle riforme strutturali attese in alcuni paesi, condizioni finanziarie più favorevoli, unitamente ad una ripresa della domanda interna dovrebbero sostenere l’andamento dell’economia. In Germania le stime sul PIL hanno sottolineato una lieve decelerazione della ripresa che comunque ha beneficiato di una forte domanda interna, con vendite al dettaglio in sensibile aumento ed una produzione industriale in ripresa. Anche in Francia la spesa per consumi ha segnato una variazione positiva, con un’economia nazionale in generale miglioramento.

Per quanto riguarda la nuova crisi della Grecia, le recenti trattative negoziali al momento (ndr, 8 luglio) non hanno portato ad esiti positivi e progressi sostanziali: le proposte greche di ristrutturazione del debito si scontrano con le richieste di misure concrete indirizzate a perseguire gli obiettivi fiscali auspicati dai creditori. Prosegue comunque la difficoltosa ricerca di soluzioni che necessariamente implica un compromesso. Nel frattempo la BCE sostiene il sistema finanziario ellenico accordando di tempo in tempo liquidità di “emergenza” (ELA, il cui tetto è stato portato sino a 89 miliardi di Euro) agli istituti greci sino a quando permarranno garanzie di solvibilità. Malgrado in precedenza il Tesoro ellenico avesse annunciato l’intenzione di rimborsare in unica soluzione a fine giugno il prestito del FMI, il debito non è stato onorato e la situazione fondamentale di bilancio appare in progressivo e grave deterioramento. Il Parlamento greco ha indetto un referendum chiamando la popolazione a pronunciarsi sull’approvazione o meno, delle proposte avanzate dai creditori e il popolo greco in larga maggioranza ha deciso per il “No”.

Relativamente all’Italia, in occasione dell’Assemblea Annuale della Banca d’Italia, il Governatore Visco ha sottolineato il recupero, avviato dall’inizio del 2015, dell’attività economica, evidenziando la necessità di agire sulle debolezze strutturali determinate da bassa competitività, eccesso di burocrazia, inefficienze

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della Pubblica Amministrazione e della Giustizia, corruzione e criminalità. L’attuale situazione contestuale appare ancora debole, anche se stanno emergendo segnali tangibili di miglioramento della crescita, in linea con le Previsioni Economiche di Primavera della Commissione UE. Il Pil nel primo trimestre 2015 ha registrato una crescita di +0,3%, veicolata dalla domanda interna. L’auspicabile aumento del reddito disponibile per famiglie e consumatori ed un miglioramento delle condizioni finanziarie delle imprese potrebbero pertanto confortare prospettive meno pessimistiche di quelle emerse nel recente passato.

In Giappone, lo scenario macroeconomico evidenzia una crescita moderata sostenuta da investimenti, esportazioni e condizioni finanziarie accomodanti: sulla base delle indicazioni congiunturali appare possibile prevedere una continuazione di tale tendenza per il 2015, con il sostegno di una fase refrattiva.

Il PIL nel primo trimestre è cresciuto al di sopra delle attese in virtù di una domanda domestica sostenuta sia dai consumi sia dagli investimenti delle imprese. La produzione industriale ha registrato un lieve incremento, mentre la spesa delle famiglie ha subito un calo, l’indicatore dei prezzi al consumo è aumentato ed il tasso di disoccupazione si è ridotto a 3,3%, il valore più basso dall’aprile del 1997, evidenziando una ripresa della dinamica retributiva.

Mercati Finanziari

Se nel primo trimestre 2015 i principali listini azionari hanno registrato risultati positivi, nel secondo trimestre il comparto azionario in generale è stato invece colpito da un incremento della volatilità, determinato da una serie di fattori. Di qui sono seguite fasi di debolezza, indotte sia da prese di beneficio, delusioni emerse dalla rilevazione di alcuni dati macroeconomici e di fiducia, sia dall’incertezza derivante dalla crisi greca. È stato soprattutto il mercato obbligazionario europeo ed in particolare il contesto periferico, a risentire nel secondo trimestre delle continue tensioni sul debito greco, con un generalizzato rialzo dei rendimenti, sui quali hanno pesato anche fasi d’asta cospicue di emissioni governative. Occorre osservare come gli interventi di Quantitative Easing messi in campo dalla BCE abbiano prodotto da inizio 2015 un progressivo calo dei rendimenti, insieme ad un deciso appiattimento del tratto di curva a medio e lungo termine. Ma a partire dalla prima metà di aprile la situazione è cambiata con una importante inversione di tendenza, proseguita con un andamento molto volatile. L’avvio della seconda decade di maggio ha poi evidenziato un’ulteriore passaggio negativo per le emissioni governative, con rialzi dei rendimenti, in particolare sui titoli a scadenza decennale (con rendimenti di UST, BTP e Bonos che hanno raggiunto livelli ampiamente superiori a 2%).

L’andamento dello spread BTP/Bund si è articolato tra livelli superiori a 140 punti base di inizio gennaio, metà aprile ed inizio giugno e livelli inferiori ai 100 punti base tra fine febbraio e metà marzo, per poi risalire oltre 160 punti base a giugno. Anche sui mercati azionari in generale la volatilità è stata la protagonista indiscussa.

Dall’avvio del 2015 le dinamiche divergenti delle politiche monetarie di BCE e Fed hanno inoltre prodotto una flessione della moneta comune sui mercati valutari. Questa debolezza dell’Euro si è manifestata soprattutto nel corso del primo trimestre e i livelli più bassi sono stati toccati a metà marzo e metà aprile, con una fase intermedia di parziale recupero. Successivamente, tra la seconda metà di aprile e la prima settimana di maggio, la forza del dollaro statunitense ha espresso fasi alterne, contribuendo ad indurre un’accentuata volatilità su EUR/USD, mossa tra i livelli di quasi parità ed area 1,14-1,10.

Le quotazioni del greggio ed in generale delle principali commodities hanno evidenziato da inizio anno una fase di progressivo recupero (ben oltre 65 USD/b per il Brent) con momenti alterni di flessione, volatilità e più recentemente con una prolungata fase laterale e spunti tendenzialmente flettenti.

Anche recentemente i mercati hanno sofferto le tensioni derivanti dall’evoluzione della crisi greca: la netta prevalenza del “no” al referendum ha aumentato del resto il livello di incertezza, con conseguente flessione che ha colpito sia i comparti obbligazionari che azionari.

Prospettive per il 2015

I mercati finanziari potrebbero continuare ad essere contraddistinti da una significativa volatilità legata ai numerosi fattori di incertezza: rischi percepiti sulle dinamiche geo-politiche atti ad indurre repentine virate della predisposizione al rischio; aspettative in merito alle eventuali future azioni delle Banche Centrali; attese ed eventuali sorprese sulla dinamica della crescita delle principali economie sviluppate.

Il contesto descritto induce, pertanto, ad esprimere una view tendenzialmente neutrale per l’asset class equity in generale. I movimenti sui tassi d’interesse e l’incertezza generata dalla crisi greca hanno del

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resto causato prese di profitto sui principali mercati dell’Eurozona; le prospettive di ripresa economica rimangono comunque intatte, ma la difficile risoluzione del “caso Grecia” e il conseguente nervosismo impongono cautela, senza contare che la tematica dell’incertezza sui movimenti dei tassi di interesse potrebbe tenere in ostaggio i mercati durante tutto il periodo estivo, fino alla mossa effettiva della Fed.

Tra l’altro l’ipotesi di un rialzo nel periodo autunnale induce a non escludere una fase di fibrillazione.

A livello geografico vengono espresse view positive su Europa (ivi inclusa l’Italia), selettivamente neutrali su Asia, negative sull’area statunitense e sui Paesi Emergenti.

In attesa della conclusione delle trattative sulle sorti del debito ellenico nell’Eurozona ci si attende, nel breve termine, un periodo di sostenuta volatilità per il mercato azionario europeo. I rischi maggiori, più che sul livello del PIL aggregato, insistono sulla rilevanza strategica dell’integrità europea. È auspicabile una positiva risoluzione della questione greca, ma nel caso in cui emergesse uno scenario negativo, il nostro outlook sui mercati azionari dovrà essere necessariamente rivisto.

Va però segnalato che dopo quattro anni di continue delusioni le ultime trimestrali hanno evidenziato un moderato miglioramento degli utili aziendali nel mercato europeo. Permane la considerazione che il deprezzamento dell’Euro, unitamente al basso livello dei tassi di interesse ed al minor costo delle materie prime e del petrolio possano sostenere il momentum positivo e di conseguenza il ciclo di revisione e miglioramento delle stime. Riteniamo che questo rappresenti un fattore dominante nel guidare il rendimento sul mercato azionario in Europa nell’anno in corso. Inoltre è ipotizzabile che il graduale miglioramento della congiuntura economica in USA (dopo i primi 4 mesi deludenti del 2015) unitamente alle politiche monetarie espansive in Cina, possano supportare la crescita globale e la spinta sul mercato azionario europeo nel corso della seconda parte dell’anno.

La preferenza per il mercato Europeo è ulteriormente avvalorata anche dall’emergere di recenti ulteriori positive revisioni delle stime degli utili aziendali negli ultimi due mesi, mentre le stime degli utili in USA hanno denotato debolezza, in particolare a causa del rafforzamento del dollaro e dell’incidenza del crollo del prezzo del petrolio sull’ammontare degli investimenti delle società petrolifere statunitensi. Un fattore determinante per le performance del secondo semestre del 2015 sarà la decisione della Fed sulla dinamica dei tassi d’interesse in USA. Se l’aumento dovesse materializzarsi, come atteso, quest’anno, potrebbero emergere incertezze per gli investitori.

Avendo riguardo alla situazione italiana, nelle ultime settimane il mercato ha proseguito la fase di consolidamento iniziata ad aprile: il rialzo dei tassi e le rinnovate preoccupazioni sulla situazione della Grecia hanno giustificato una maggiore cautela da parte degli investitori. Riteniamo che le attuali stime prospettiche di consensus (+0,6% di crescita del PIL) potrebbero rivelarsi eccessivamente prudenti, in particolare se si osservasse una certa stabilizzazione degli investimenti (dove grava il settore costruzioni in pesante e costante contrazione negli ultimi 7 anni). Anche gli indicatori di fiducia appaiono coerenti con un’accelerazione della crescita nei prossimi trimestri: ciò vale sia per le imprese sia per i consumatori ed è auspicio di un’accelerazione dei consumi domestici, principali contributori alla dinamica del PIL.

Sussistono condizioni tali per cui il 2015 potrebbe confermarsi come un anno estremamente positivo per il mercato azionario italiano se seguirà il miglioramento delle stime di crescita del PIL e degli utili aziendali con il ritorno alla crescita economica. Riteniamo che le principali insidie per un percorso virtuoso siano prevalentemente esterne: la critica situazione greca, l’integrità dell’Eurozona, gli eventuali problemi geo- politici dei paesi esportatori di petrolio. Sul fronte interno appare necessario proseguire l’azione riformatrice per aumentare la competitività e l’attrattività per gli investimenti esteri. L’azione della BCE dovrebbe contribuire ad una graduale ripresa degli impieghi: dal QE proviene un forte incentivo alle banche ad aumentare l’offerta di credito. Permane quindi un’indicazione positiva sull’azionario Italia con orizzonte temporale 2015, considerando l’opportunità di eventuali storni per occasioni di “ingresso”

ovvero di “incremento”.

Avendo riguardo al mercato azionario statunitense, la cautela è imposta dall’osservazione delle principali variabili di crescita ed inflazione. Possibili condizionamenti con implicazioni non premianti potrebbero derivare dalle eventuali/future azioni adottate da parte della Fed, ovvero dall’incertezza sulla tematica dell’incremento dei tassi di interesse, atta ad indurre volatilità su corsi e divisa.

In Giappone, la produzione è apparsa in crescita per il secondo trimestre consecutivo, molte società hanno aumentato la produzione domestica contribuendo all’espansione di esportazioni e PIL. Le condizioni attuali suggeriscono che la crescita dei profitti ordinari dovrebbe continuare anche nell’anno corrente.

Tuttavia si intravvede un esaurimento del trend ascendente di mercato.

Nell’ambito dei mercati emergenti, il rallentamento economico ed il deterioramento dei margini continuano in tutte le regioni, rispetto alla maggiore stabilità riscontrata sui mercati sviluppati. Avendo riguardo alla Cina appare opportuno mantenere un approccio positivo: nel pieno del rallentamento economico la banca centrale ha intrapreso una politica monetaria espansiva per sostenere la crescita.

Sul comparto obbligazionario viene espressa una view tendenzialmente neutrale. Il QE della BCE sta raggiungendo l’obiettivo di colmare il gap di credibilità sulle aspettative di inflazione di lungo periodo

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collocandole in un range più appropriato ed in linea con gli obiettivi di stabilità dei prezzi della politica monetaria. L’inflazione in Area Euro rimane un tema fondamentale sia all’interno della BCE sia per il mercato, soprattutto con l’obiettivo dell’allontanamento progressivo del rischio di un’eventuale spirale deflazionistica e del perseguimento del target del 2%.

Recentemente i mercati obbligazionari si sono mossi in misura consistente nell’ambito di una fase cedente, riportando la struttura dei tassi reali in terreno positivo anche nell’area Core EU. Questo ha spostato le attese di un primo rialzo dei tassi in Area Euro fino a settembre 2016. Tale movimento non è coerente con l’attuale programma QE, il cui completamento è previsto a settembre 2016; inoltre, non è detto che l’obiettivo di inflazione possa essere effettivamente raggiunto entro questo termine. Poiché il sell-off del mercato è stato determinato da un aumento in misura eccessiva dei tassi reali, la stessa BCE si attende una loro discesa ed il mercato dovrebbe trovare una sua ricomposizione su tassi nominali lievemente più contenuti. La volatilità appare destinata a permanere stante una prospettiva di emissioni nette negative per i prossimi mesi, a fronte di emissioni nette positive del recente passato.

Per quanto le politiche monetarie molto espansive possano distorcere i livelli di equilibrio dei tassi di rendimento, l’attesa di livelli più elevati dei tassi d’oltre oceano potrebbe costituire l’occasione per eventuali posizionamenti maggiormente in linea con i parametri di riferimento.

Sui mercati obbligazionari governativi, in relazione al contesto attuale, nel breve periodo, viene espressa una view prudenzialmente neutrale sia globalmente sull’asset class obbligazionaria sia sulla duration in generale, tenuto conto del livello attuale dei tassi di interesse attesi, che si riflettono sui rendimenti obbligazionari e dell’auspicabile soluzione della crisi del debito ellenico. Giova altresì considerare come l’attuale collocazione dei tassi renda maggiormente appetibili allocazioni tattiche su emissioni dell’Area periferica dell’Euro. Le view prospettiche sono indirizzate all’adozione di una duration neutrale nell’ambito del contesto core, espressa con una preferenza per le emissioni di Germania e Francia e di un sottopeso sui paesi semi-core Belgio, Olanda e Austria, privilegiando la parte di curva oltre 10 anni, con un approccio indirizzato sui titoli indicizzati all’inflazione (vengono in ogni caso escluse emissioni con rendimenti di segno negativo). Sul fronte della Periferia, la view indirizzata all’adozione di un moderato sovrappeso sull’Italia, sottolinea la preferenza per il tratto di curva compreso tra 5 e 15 anni e, in misura più contenuta, per le emissioni inflation linked. La view indirizzata all’adozione di un modesto sovrappeso per l’area periferica ex-Italia, esprime una preferenza geografica per il Portogallo e l’Irlanda, privilegiando il tratto di curva tra 7 e 10 anni. Occorre considerare che, qualora venisse effettivamente superata la criticità del “caso Grecia”, potrebbe innescarsi una fase di ripresa per la periferia Euro. Una view complessivamente negativa sul contesto core trae origine principalmente dal livello dei rendimenti sulla parte breve e a medio termine della curva. Mutuando tali considerazioni sui tassi a livello globale, questo vale anche per il Giappone. Per gli Stati Uniti la view negativa trae origine dall’incertezza sulle attese di rialzo dei tassi.

Viene espressa una view positiva sull’asset class corporate relativamente al comparto investment grade (privilegiando emissioni con rendimenti più elevati, ma con scadenze ravvicinate, anche con un grado di seniority non elevato) ed una view neutrale per le emissioni high yield, dettata da un approccio conservativo e prudenziale, tenuto conto della particolare resilienza dimostrata nella recente fase di flessione del comparto obbligazionario nel suo complesso. Viene mantenuta una view neutrale sui mercati obbligazionari emergenti sia sulla base di valutazioni relative in un’ottica globale, sia per ragioni tecniche.

Per quanto riguarda i principali cambi, il differenziale dei tassi reali a lunga scadenza ha rappresentato un fattore importante che ha spinto al ribasso la relazione EUR/USD nei mesi scorsi. Il miglioramento dei dati economici in USA ha fatto si che le aspettative sul momento del primo rialzo dei tassi da parte della Fed venissero anticipate, contribuendo a mantenere il tasso di cambio EUR/USD all’interno del range recente:

si ritiene che la relazione tra divisa comune e biglietto verde possa tornare a scendere verso la parte bassa dell’area in cui si è collocata negli ultimi tempi. Relativamente allo Yen, la fase di indebolimento parrebbe aver fatto il suo corso, avendo raggiunto un livello accettabile nell’ambito della relazione USD/JPY collocata in area 120 - 125. E’ recentemente emerso come la banca centrale nipponica sia apparsa ritenere adeguate le pregresse misure messe in campo, ritenendole idonee al perseguimento degli obiettivi di politica monetaria: questo potrebbe fare venire meno l’attesa di ulteriori pressioni al ribasso su JPY.

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Società di Gestione del Risparmio ANIMA SGR SpA ANIMA INIZIATIVA ITALIA PMI

 

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Anima Iniziativa Italia PMI

Il fondo è stato costituito nel corso del primo trimestre del 2015 e dalla nascita ha conseguito una performance assoluta positiva ed in linea rispetto al benchmark di riferimento.

Il mercato azionario italiano ha vissuto un prima parte dell’anno particolarmente positiva. Una serie di fattori ha contribuito alla dinamica rialzista del mercato: il deprezzamento dell’euro ha favorito la competitività delle esportazioni, il calo del prezzo del petrolio ha sostenuto il potere d’acquisto e la domanda domestica, mentre l’azione sempre più incisiva della Banca Centrale Europea per fronteggiare i rischi deflazionistici ha portato all’implementazione del Quantitative Easing.

L’economia italiana ha tratto beneficio da questi fattori mostrando una leggera crescita nel primo trimestre 2015, dopo 3 anni e mezzo in recessione, con attese di una certa accelerazione nel corso dell’anno. Il significativo rialzo del mercato ha avuto un massimo intorno alla metà di aprile, dopo è cominciato un periodo di consolidamento giustificabile sia con le inevitabili prese di profitto dopo i forti rialzi sia da ragioni più fondamentali: le rinnovate preoccupazioni sulla situazione della Grecia e un certo rialzo dei tassi da valori eccezionalmente bassi hanno giustificato una maggiore cautela da parte degli investitori. Se nel medio periodo il rialzo dei tassi ha in buona parte interpretazioni e implicazioni positive come la scongiurata minaccia deflazionistica, la situazione della Grecia deve trovare una soluzione, quantomeno temporanea, prima di osservare un ulteriore rialzo del mercato.

Il mercato italiano delle small cap ha performato generalmente meglio delle large cap grazie ad una maggiore esposizione ai titoli dell’asset management, utility municipalizzate e alcuni industrial.

Il Fondo ha ottenuto un contributo positivo sia dell’allocazione settoriale che dello stock picking. In particolare ha contribuito positivamente il posizionamento su alcuni titoli industriali che hanno beneficiato delle attese di ripresa economica in Italia e nell’Eurozona. Inoltre è stata sempre mantenuta, in un contesto di tassi estremamente bassi come quello in cui ci troviamo, la positività e il sovrappeso sulle società caratterizzate da buoni flussi di cassa in grado di garantire elevati dividendi. Nel corso di tutto il secondo trimestre è stato gradualmente incrementato il peso del settore dei beni discrezionali. Sebbene finora la scelta non abbia premiato anche per una selezione dei titoli non ottimale, crediamo che il calo del prezzo del petrolio aiuterà la ripresa dei consumi e l’euro debole aiuterà inoltre il conto economico delle imprese esportatrici. Sovrappesato anche il settore media sulla base delle attese che una certa ripresa economica si rifletta anche in una maggiore propensione all’investimento pubblicitario. È stato invece gradualmente ridotto il settore finanziario; in particolare nel secondo trimestre alcune posizioni sull'asset management sono state ridotte per prendere tatticamente beneficio dei significativi rialzi.

Sussistono le condizioni perché il 2015 si confermi un anno positivo per l’azionario Italia, se, come crediamo, proseguirà il miglioramento delle stime di crescita del Pil e degli utili aziendali. Riteniamo che le principali insidie siano prevalentemente esterne come ad esempio la situazione greca, l'integrità dell’eurozona e il rallentamento economia cinese. Sul fronte interno appare necessario che il Governo sappia mostrarsi credibile nel proseguire il percorso di riforme faticosamente avviato.

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Società di Gestione del Risparmio ANIMA SGR SpA ANIMA INIZIATIVA ITALIA PMI

 

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RELAZIONE SEMESTRALE DEL FONDO ANIMA INIZIATIVA ITALIA PMI

AL 30/06/2015

SITUAZIONE PATRIMONIALE

Valore In percentuale Valore In percentuale

complessivo del totale attività complessivo del totale attività

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI 13.927.393 98,964% 0 0,000%

A1. Titoli di debito 0 0,000% 0 0,000%

A1.1 Titoli di Stato 0,000%

A1.2 Altri 0,000%

A2. Titoli di capitale 13.927.393 98,964%

A3. Parti di OICR 0,000%

B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI 0 0,000% 0 0,000%

B1. Titoli di debito 0,000%

B2. Titoli di capitale 0,000%

B3. Parti di OICR 0,000%

C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI 0 0,000% 0 0,000%

C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia 0,000%

C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati 0,000%

C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati 0,000%

D. DEPOSITI BANCARI 0 0,000% 0 0,000%

D1. A vista 0,000%

D2. Altri 0,000%

E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE 0,000%

F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA' 144.172 1,024% 0 0,000%

F1. Liquidità disponibile 143.528 1,020%

F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare 15.736 0,112%

F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare -15.092 -0,107%

G. ALTRE ATTIVITA' 1.556 0,011% 0 0,000%

G1. Ratei attivi 0,000%

G2. Risparmio d'imposta 0,000%

G3. Altre 1.556 0,011%

TOTALE ATTIVITA' 14.073.121 100,000% 0 0,000%

Situazione al Situazione a fine

30/06/2015 esercizio precedente

ATTIVITA'

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Società di Gestione del Risparmio ANIMA SGR SpA ANIMA INIZIATIVA ITALIA PMI

 

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Situazione al Situazione a fine 30/06/2015 esercizio precedente Valore complessivo Valore complessivo

H. FINANZIAMENTI RICEVUTI

I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE

L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI 0 0

L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI 0 0

M1. Rimborsi richiesti e non regolati M2. Proventi da distribuire

M3. Altri

N. ALTRE PASSIVITA' 35.586 0

N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati 35.584 N2. Debiti di imposta

N3. Altre 2

TOTALE PASSIVITA' 35.586 0

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO 14.037.535

Quote emesse 2.445.181,743

Quote rimborsate

Movimenti delle quote nel semestre - Classe I PASSIVITA' E NETTO

Valore unitario delle quote CLASSE I 5,741

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO CLASSE I 14.037.535

Numero delle quote in c irc olazione CLASSE I 2.445.181,743

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Società di Gestione del Risparmio ANIMA SGR SpA ANIMA INIZIATIVA ITALIA PMI

 

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Elenco analitico dei principali strumenti finanziari detenuti dal Fondo

Titoli Divisa Quantità Controvalore in

Euro

% su Totale attività

BANCA POPOL EMILIA ROMAGNA EUR 98.500 788.000 5,599%

MEDIASET SPA EUR 170.000 733.040 5,209%

UNIPOL GRUPPO FINANZIARIO SP EUR 116.000 528.960 3,759%

TODS SPA EUR 6.000 511.200 3,632%

BANCA POPOLARE DI SONDRIO EUR 112.450 491.856 3,495%

BANCO DESIO E DELLA BRIANZA EUR 138.720 464.712 3,302%

CREDITO VALTELLINESE SCARL EUR 345.759 411.453 2,924%

AZIMUT HOLDING SPA EUR 14.500 380.480 2,704%

A2A SPA EUR 348.299 372.680 2,648%

AEFFE SPA EUR 196.546 367.541 2,612%

FINECOBANK SPA EUR 48.400 321.618 2,285%

VITTORIA ASSICURAZIONI SPA EUR 32.450 321.255 2,283%

DAVIDE CAMPARI-MILANO SPA EUR 45.000 307.125 2,182%

BANCA GENERALI SPA EUR 8.750 276.325 1,963%

DIASORIN SPA EUR 6.456 264.373 1,879%

SAVE SPA EUR 20.200 254.520 1,809%

YOOX SPA EUR 8.100 235.062 1,670%

CREDITO EMILIANO SPA EUR 30.871 228.137 1,621%

SALVATORE FERRAGAMO SPA EUR 8.258 222.471 1,581%

BUZZI UNICEM SPA-RSP EUR 26.750 214.267 1,523%

HERA SPA EUR 95.000 213.180 1,515%

ASTM SPA EUR 18.000 212.580 1,511%

RECORDATI SPA EUR 10.500 197.505 1,403%

ITALMOBILIARE SPA-RSP EUR 11.787 190.949 1,357%

IREN SPA EUR 152.500 187.270 1,331%

BASICNET SPA EUR 48.003 187.212 1,330%

ANSALDO STS SPA EUR 20.000 186.700 1,327%

IL SOLE 24 ORE EUR 259.067 182.901 1,300%

MEDIOBANCA SPA EUR 20.000 175.900 1,250%

RAI WAY SPA EUR 39.654 170.512 1,212%

BANCA CARIGE SPA EUR 100.000 168.000 1,194%

BENI STABILI SPA EUR 250.000 166.500 1,183%

ACEA SPA EUR 14.500 165.155 1,174%

DATALOGIC SPA EUR 11.916 156.338 1,111%

ERG SPA EUR 14.000 150.640 1,070%

DANIELI & CO-RSP EUR 11.000 149.600 1,063%

PANARIAGROUP INDUSTRIE CERAM EUR 59.196 146.214 1,039%

SARAS SPA EUR 90.750 144.474 1,027%

ASCOPIAVE SPA EUR 65.000 140.660 0,999%

BANCA POPOLARE DI MILANO EUR 145.000 137.170 0,975%

SIAS SPA EUR 14.000 133.980 0,952%

ACSM - AGAM SPA EUR 95.045 132.303 0,940%

(11)

Società di Gestione del Risparmio ANIMA SGR SpA ANIMA INIZIATIVA ITALIA PMI

 

11  

Titoli Divisa Quantità Controvalore in

Euro

% su Totale attività

ENGINEERING SPA EUR 2.228 127.664 0,907%

CATTOLICA ASSICURAZIONI SCRL EUR 18.000 127.530 0,906%

ESPRINET SPA EUR 15.500 112.297 0,798%

FINCANTIERI SPA EUR 155.000 105.555 0,750%

ZIGNAGO VETRO SPA EUR 20.000 105.400 0,749%

AMPLIFON SPA EUR 15.000 104.775 0,745%

EI TOWERS SPA EUR 1.918 103.668 0,737%

WORLD DUTY FREE SPA EUR 10.000 100.500 0,714%

SORIN SPA EUR 37.000 92.870 0,660%

UNICREDIT SPA EUR 15.400 92.785 0,659%

TELECOM ITALIA-RSP EUR 100.000 91.550 0,651%

PIQUADRO SPA EUR 55.458 90.397 0,642%

SABAF SPA EUR 7.201 87.276 0,620%

SOGEFI EUR 34.378 85.395 0,607%

MONCLER SPA EUR 5.000 83.100 0,590%

MARR SPA EUR 5.000 79.500 0,565%

SAES GETTERS SPA EUR 11.308 78.025 0,554%

MASI AGRICOLA SPA EUR 16.800 75.264 0,535%

BANCO POPOLARE SC EUR 5.000 73.800 0,524%

INFRASTRUTTURE WIRELESS ITAL EUR 18.000 72.900 0,518%

IRCE SPA EUR 35.379 71.112 0,505%

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Società di Gestione del Risparmio ANIMA SGR SpA ANIMA INIZIATIVA ITALIA PMI

 

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