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COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA CIRCOLARE 2021/2022

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Academic year: 2022

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(1)

COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA

CIRCOLARE 2021/2022

(2)

NUOVE PRODUZIONI

GRATE AL SIGNORE drammaturgia contemporanea

ALMENO TU NELL’UNIVERSO: OMAGGIO A MIA MARTINI teatro canzone

E BASTAVA UNA INUTILE CAREZZA teatro canzone

AMICI PER LA PELLE teatro ragazzi

REGIE DI SERENA SINIGAGLIA

LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR ISABEL GREEN

UTOYA

MONOLOGHI ARIANNA SCOMMEGNA

QUI CITTÀ DI M.

CLEOPATRÀS

MATER STRANGOSCIÀS

LA MOLLI Divertimento alle spalle di Joyce

ALTRE PRODUZIONI ATIR

THE DEI AFTER ALDILÀ DI TUTTO UN ALT(R)O EVEREST (S)LEGATI

ROBA MINIMA S’INTEND IL RITRATTO DELLA SALUTE

FEDERICO. VITA E MISTERO DI GARCIÀ LORCA L’ETÀ PROIBITA

READING TEATRALI

IL BUIO OLTRE LA SIEPE

IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE FURORE

WALDEN OVVERO VITA NEI BOSCHI LA PIAZZA DEL DIAMANTE

UNA SOLITUDINE TROPPO RUMOROSA L’INCENDIO DI VIA KEPLERO

CONTATTI

compagnia@atirteatroringhiera.it- 02.87390039

atirteatroringhiera.it- vimeo.com/atir

(3)

GRATE AL SIGNORE

DI GIANNI BIONDILLO / CON CHIARA STOPPA / SCENE E ATTREZZERIA MARINA CONTI / COSTUMI KATARINA VUKCEVIC

REGIA DI FRANCESCO FRONGIA / PRODUZIONE ATIR TEATRO RINGHIERA / CON IL SOSTEGNO DI NEXT ED. 2020 PROGETTO DI REGIONE LOMBARDIA E FONDAZIONE CARIPLO IN COLLABORAZIONE CON PIANO IN BILICO

Come si può raccontare una metropoli che ha fatto del suo dinamismo una cifra, una missione, dopo che le nostre città si sono svuotate per una pandemia che ci ha obbligati a rimanere chiusi in casa, come fossimo tutti in clausura? Come si può raccontare il vincolo, il limite, il silenzio, il raccoglimento, se non facendoci aiutare da chi lo ha scelto per tutta la vita?

Maria Chiara è una suora di clausura del convento delle clarisse di Milano. Ad un certo punto del suo percorso esistenziale ha compreso quale fosse la sua vocazione: isolarsi dal mondo per stargli più vicino. Decide così di raccontarcelo, anche per smontare i pregiudizi che abbiamo tutti nei confronti di chi ha fatto una scelta così radicale. Ma raccontare la sua vocazione significa anche scoprire le vite e le storie emblematiche di altre due sorelle che in momenti ed epoche diverse hanno fatto la stessa scelta: Chiara Daniela, che arrivò a Milano in piena seconda guerra mondiale per fondare il monastero e Maria Ida, figlia di operai socialisti che fu adolescente durante gli “anni di piombo”.

Racconti che sommati l'uno all'altro ripercorrono la Storia di una città e di un Paese. Perché scegliere la clausura non significa dare le spalle alla città che ti accoglie, ma vederla e comprenderla in modo differente. E se Milano è una città abitata da un popolo in continuo movimento, dove storie antiche e moderne collidono e s'infrangono in un turbine infinito, forse proprio da questo centro immobile la si può osservare in modo davvero nuovo. Fuori da ogni luogo comune, pieni di compassione e speranze.

NEL SILENZIO DELLA CITTÀ - NOTE DI REGIA

Il 25 novembre 2019 era una bella giornata di autunno, il clima era mite e ci spostavamo in città liberamente per una riunione, un caffè, un incontro. Quel giorno ho preso la metropolitana per andare negli uffici di ATIR per discutere del nuovo progetto che Chiara Stoppa mi aveva proposto. Ci siamo incontrati e dopo cordialità, caffè e strette di mano abbiamo incominciato a immaginare il nuovo lavoro. La proposta era chiara, raccontare Milano, città dalle mille contraddizioni e il suo sistema di mutuo soccorso. Quindi pianifichiamo l’incontro con l’autore, Gianni Biondillo. Il primo incontro con Chiara e Gianni avviene il 9 gennaio 2020.

La vita a Milano prosegue come sempre tra mille impegni. Il luogo dell’incontro che Gianni ci propone è l’archivio Golgi Redaelli in via Torino, è un luogo ricco di storia e di fascino. Qui è custodito l’antico patrimonio dei Luoghi Pii Elemosinieri sorti a Milano a partire dal XIV secolo. Storie e vite di persone documentate e raccolte in faldoni che testimoniano la vocazione di Milano all’accoglienza e all’aiuto verso gli “ultimi della città”. In quel periodo tra un impegno e l’altro trovavamo il tempo per incontrarci, discutere, conoscerci meglio e progettare il lavoro. Se ripenso a quei giorni a viso scoperto, fatti di incontri rubati a altri incontri, di contatti liberi quasi mi commuovo. Il mondo che conoscevamo, di li a poco, sarebbe cambiato. Abbiamo continuato a lavorare, certo, ci siamo rivisti grazie a riunioni online, a volte “in presenza”, ma la distanza e la clausura ci ha segnato profondamente. La voglia di lavorare insieme però era, ed è, così forte che dopo tanta fatica, Gianni ci ha regalato una storia meravigliosa. Un mondo affascinante e sconosciuto abitato da persone che vivono liberamente la propria clausura. Un mondo interiore dove le regole sono diverse dalle nostre e da cui possiamo imparare qualcosa sulla vita, sulla morte, e su una città, Milano, capace di accogliere e di imparare dalla storia. Il viaggio verso questo nuovo spettacolo sarà più interiore, verso l’anima più profonda di noi e del nostro modo di essere.

Francesco Frongia COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA NUOVE PRODUZIONI

(4)

ALMENO TU NELL’UNIVERSO

omaggio a Mia Martini

DI E CON MATILDE FACHERIS, VIRGINIA ZINI, SANDRA ZOCCOLAN / AL PIANOFORTE MELL MORCONE / CONSULENZA DRAMMATURGICA GIULIA TOLLIS PRODUZIONE ATIR TEATRO RINGHIERA

Domenica Rita Adriana Berté, in arte Mia Martini, è una delle voci femminili più belle ed espressive della musica italiana caratterizzata da una fortissima intensità espressiva: “Una voce con il sangue, con la carne”.

Tre attrici cantanti cercano di restituirne la grandezza e la fragilità con un racconto variegato che spazia dalle sue splendide canzoni (dalle più conosciute ai gioielli più nascosti), fino a ricordi personali, racconti e testimonianze dei suoi tanti amici artisti, fra cui la amata e odiata sorella Loredana Berté e naturalmente Ivano Fossati, autore di molte sue canzoni, compagno fondamentale di bellissimi progetti artistici e di una travagliata e profonda storia d’amore.

Mia Martini era un’anima mediterranea, calda, solare ma sembra averla sempre accompagnata uno strano senso di solitudine.

Momenti bui e periodi luminosi.

Il rapporto con il padre, l’esperienza del carcere, la terribile nomea di “iettatrice”

diffusasi nel mondo dello spettacolo data dall’invidia per quella voce così potente, nuova e commovente; ma anche la capacità di riproporsi, di ricominciare da capo, ogni volta, il successo e le collaborazioni con tanti artisti e compagni di viaggio.

Un racconto in musica e parole di una delle voci più intense della musica italiana.

Un omaggio.

Un ritratto.

Un dono.

COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA NUOVE PRODUZIONI

(5)

E BASTAVA UNA INUTILE CAREZZA A CAPOVOLGERE IL MONDO

racconto anarchico e poetico di Piero Ciampi

CON ARIANNA SCOMMEGNA / ARRANGIAMENTO E DRAMMATURGIA MUSICALE GIULIA BERTASI / ALLA FISARMONICA GIULIA BERTASI

UN PROGETTO DI ARIANNA SCOMMEGNA E MASSIMO LUCONI / REGIA A CURA DI MASSIMO LUCONI  / DISEGNO LUCI ALESSANDRO VERAZZI / SCENE MARIA SPAZZI PRODUZIONE ATIR TEATRO RINGHIERA / UN PROGETTO SPECIALE RADICONDOLI FESTIVAL

Nella storia della musica leggera italiana ci sono cantautori che potremmo definire poeti.

Uno di questi è Piero Ciampi. Scomparso nel gennaio del 1980, un artista incompreso, figlio “maledetto” della Livorno degli anni ‘60/’70. Per molti era solo un alcolizzato disperato con un carattere violento, per alcuni dei suoi amici più cari era “Il migliore di tutti noi”.

Il nostro spettacolo vuole essere un viaggio dentro il suo universo.

Per farlo abbiamo utilizzato solo ed esclusivamente le parole delle sue canzoni e di un paio di sue poesie realizzando così un recital che indaga il percorso esistenziale e poetico della sua anima.

Le sue canzoni, il vino, le fughe, gli amori nella grande poesia di Piero Ciampi, un personaggio d’eccezione che reinventerà la nostra musica d’autore. In quanto poeta, disadattato al sistema e fuori dalle regole, nella sua opera la sua vita è una porta che si spalanca sui mondi più oscuri e (im)possibili della canzone e della cultura italiana del dopoguerra: una vita a precipizio: fuori dalle logiche e dagli schemi, il percorso di un diverso che aveva tutte le carte in regola per essere un artista.

COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA NUOVE PRODUZIONI

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AMICI PER LA PELLE

DI EMANUELE ALDROVANDI E JESSICA MONTANARI / CON MILA BOERI E DAVID REMONDINI / REGIA RENATA COLUCCINI

MOVIMENTI SCENICI MICAELA SAPIENZA / LUCI MARCO ZENNARO / COPRODUZIONE TEATRO DEL BURATTO / ATIR TEATRO RINGHIERA ETÀ CONSIGLIATA: DAI 6 ANNI

Un racconto di amicizia e tradimento, di scoperta di se stessi e dell’altro che mette al centro il rispetto reciproco e dell’ambiente. Una fiaba moderna in cui vengo narrate le avventure di Zeno, un ragazzo che si sente solo e per esigenze di lavoro si traveste da asino, e di Molly un’asina vera, un’asina intelligentissima.

Molly è fuggita da uno stretto recinto e anche lei si sente sola. Molly e Zeno sono diversi, ma accomunati dal sentirsi spesso emarginati, diversi rispetto al loro ambiente. Un giorno, entrambi in fuga, si incontrano. Lui se ne va da un luogo che l’ha deluso, lei scappa da una prigionia. Il loro incontro cambierà la vita ad entrambi.

Il viaggio di Molly e Zeno li porterà, attraversando un bosco, a raggiungere il Posto Segreto sognato da Molly: un luogo dove gli animali convivono pacificamente, rispettando l’ambiente e la natura, naturalmente un luogo dove l’uomo non è ammesso. Zeno, finto asino, un po’ spaesato, un po’ timoroso non può adattarsi né continuare a mascherare la propria identità e ancora una volta fugge. Ma questa volta da solo.

Quando Zeno tradirà l’amicizia di Molly scoprirà quanto è importante e necessario il loro legame e sarà finalmente disposto a rischiare se stesso per salvare l’amica.

Insieme affronteranno diverse situazioni in cui le loro differenze emergeranno e creeranno complicità ma anche conflitti. Ma è di tutto questo che si nutre un’amicizia vera.

Le incomprensioni e la diversità generano situazioni comiche e drammatiche e il loro incontrarsi e scegliersi porta con sé la poesia del sentimento. Sul

palcoscenico la storia viene narrata con un gioco di parole e di movimento dove con la voce e con il corpo gli attori evocano e ci rendono partecipi di situazioni e paesaggi.

Attraverso la metafora, il racconto fantastico, possiamo meglio comprendere che curare e rispettare il nostro mondo parte dal conoscere e rispettare se stessi e gli altri nella loro diversità e bellezza.

Un ottimo lavoro “Amici per la pelle” perché non dà nulla per scontato e non cede alla facile via dell’approccio buonista ma aiuta a comprendere la complessità delle relazioni e la ricchezza portata dalla capacità di leggere la realtà alla luce di differenti punti di vista”

www.eolo-ragazzi.it

“È una bellissima metafora quella che parla ai bambini in Amici per la pelle di Teatro del Buratto/ATIR. (..) David Remondini e Mila Boeri sono due bravissimi attori, qualità che non sempre si riscontra nel teatro ragazzi, e rendono credibile la loro asinità.”

Paneacquacultura.net COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA NUOVE PRODUZIONI

STAMPA & CRITICA

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LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR

DI WILLIAM SHAKESPEARE / ADATTAMENTO EDOARDO ERBA / REGIA SERENA SINIGAGLIA / CON MILA BOERI, ANNAGAIA MARCHIORO, CHIARA STOPPA, VIRGINIA ZINI, GIULIA BERTASI / SCENE FEDERICA PELLATI / COSTUMI KATARINA VUKCEVIC / CONSULENTE MUSICALE FEDERICA FALASCONI

ASSISTENTE ALLA REGIA GIADA ULIVI / COPRODUZIONE FONDAZIONE TEATRO DI NAPOLI – TEATRO BELLINI, ATIR TEATRO RINGHIERA

L’allestimento ha debuttato a giugno 2017 nell’ambito di GLOB(E)AL SHAKESPEARE , un progetto di Gabriele Russo coprodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini e Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

La scrittura di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia riadattano, tagliano e montano con ironia Le allegre comari di Windsor, innestando brani, suonati e cantati dal vivo dal Falstaff di Verdi. In scena solo la signora Page, la signora Ford, la giovane Anne Page e la serva Quickly, che danno parola anche ai personaggi maschili, assenti ma molto presenti: mariti, amanti, e, soprattutto, il più grande, non solo per stazza, Falstaff. Da lui tutto comincia e con lui tutto finisce. Le lettere d’amore che il Cavaliere invia identiche alle signore Page e Ford sono lo stimolo per trasformare il solito barboso e very british pomeriggio di tè in uno scatenato gioco dell’immaginazione, del desiderio, del divertimento. “Punire” quel porco di Falstaff, che osa far loro esplicite richieste d’amore, diventa il grimaldello per sentirsi ancora vive. Senza Falstaff, non ci sarebbe divertimento o sfogo per le signore Page e Ford, che, come le Desperate Housewives, sono donne di mezza età, borghesi, annoiate e un pizzico bigotte, con routine consolidate, mariti assenti e desideri sopiti. «Per la sua ostentata dissolutezza in Falstaff si possono scorgere dei tratti di Don Giovanni e respirare aria buona di libertà; nella sua evidente

“decadenza” si rispecchia quanto di più umano e disarmato si possa concepire», ci racconta la Sinigaglia, che ha voluto in scena anche una fisarmonicista che, oltre a suonare dal vivo le note di Verdi, interpreta Fenton, il grande amore di Anne, «un ruolo “en travesti” – prosegue – come vuole la tradizione shakespeariana (ma al contrario!)».

Quest’allestimento nasce nell’ambito di Glob(e)al Shakespeare il progetto per il quale 6 opere del grande drammaturgo sono state proposte in 6 riscritture

commissionate ai più innovativi autori del panorama odierno e poi portate in scena da 6 registi. Il progetto è nato per affermare l’universalità del Teatro coniugando l’essenza atemporale dell’opera di Shakespeare con temi e linguaggi della scena contemporanea e si è aggiudicato il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro 2017.

“La perfezione di questo spettacolo sta nel condurre per mano il pubblico, in un’alternanza di pieni e di vuoti, di climax ascendenti e discendenti, verso una conclusione conosciuta”

Dramma.it

“Qui, secondo l’adattamento di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia si dimostra che una commedia interpretata solo da attrici (anche in ruoli maschili) non perde di forza. A patto che le attrici siano brave e queste in scena al Carcano brave lo sono davvero”

Spettacolinews.it COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA REGIE DI SERENA SINIGAGLIA

STAMPA & CRITICA

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ISABEL GREEN

PROGETTO E REGIA SERENA SINIGAGLIA / TESTO EMANUELE ALDROVANDI / CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA / SCENE MARIA SPAZZI / LUCI ALESSANDRO BARBIERI

MUSICHE ORIGINALI PIETRO CARAMELLI / FONICA E VOCE FUORI CAMPO GIANLUIGI GUARINO / ASSISTENTE ALLA REGIA GIORGIA AIMERI /ASSISTENTI ALLA SCENOGRAFIA ERIKA GIULIANO, CLARA CHIESA, MARTA VIANELLO / PRODUZIONE ATIR TEATRO RINGHIERA CON IL SOSTEGNO DI NEXT 2017 / IN COLLABORAZIONE CON CENTRO TEATRALE MAMIMÒ

Isabel Green, una grande star di Hollywood, ha appena vinto il premio Oscar come

“miglior attrice protagonista”. È sul palco del Dolby Theater, con in mano la statuetta che sognava fin da quando era bambina. Dovrebbe essere al massimo della felicità, ma dentro di lei qualcosa non va.

Mentre all’esterno cerca di dissimulare fingendo emozione e imbarazzo, dentro di lei un turbine di pensieri la porta lontano, in una dimensione solitaria in cui le riflessioni sulla propria vita si mescolano al tentativo di far fronte alla situazione attuale, in un parossismo tragicomico che la porta a rompere ogni convenzione sui “discorsi d’accettazione” e a mettere in discussione i cardini della sua stessa esistenza.

NOTE DI REGIA

Se non vi foste già imbattuti nel libricino del filosofo coreano Byung-Chul Han, “ La società della stanchezza”, andate a procurarvelo: pochi euro, molta soddisfazione. Han descrive la nostra come la “ società della stanchezza”. Non esiste più lo scontro-confronto tra padrone e operai, non c’è il nemico da abbattere, la rivoluzione da sognare. Datore di lavoro e lavoratore coincidono:

siamo noi stessi. Noi ci imponiamo ritmi lavorativi ed esistenziali degni del peggior modello fordista, noi siamo al contempo schiavi e schiavisti. In eterna

“prestazione”, il tempo, tutto il tempo, diventa “produttivo”, una catena perversa che pare inarrestabile. La conseguenza naturale di un siffatto stato di cose è una stanchezza enorme, paradossale, simile alla morte. Ecco allora spuntare nuove malattie quali la sindrome del “ burnout”. Depressi o isterici, comunque spossati e sfiniti. Da queste premesse è nato Isabel Green. Volevo trovare un modo per parlare di questo tilt epocale. Farlo con leggerezza e ironia, naturalmente (non serve certo aggiungere altra “pesantezza”).

“Il testo di Emanuele Aldrovandi coglie i punti critici tenendoli a giusta distanza, la regia li compone con cura in un disegno pulito sulla scena disegnata da Maria Spazzi come una grande stella nera accartocciata, il resto lo fa Maria Pilar Pérez Aspa”

Sara Chiappori, laRepubblica

“Nelle sue note di regia Serena Sinigaglia definisce Maria Pilar l’attrice perfetta per Isabel e quanto visto in Sala Bausch ne è la conferma. Si ride, si gioca sul cambio di lingua, sulle imprecazioni in spagnolo e sugli scatti di ira della protagonista, ma quello che viene fuori con il prosieguo del testo è una donna che commuove per la sua sofferenza d’animo”

Milanoteatri.it COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA REGIE DI SERENA SINIGAGLIA

STAMPA & CRITICA

(9)

UTOYA

UN TESTO DI EDOARDO ERBA / CON LA CONSULENZA DI LUCA MARIANI / AUTORE DE IL SILENZIO SUGLI INNOCENTI / REGIA SERENA SINIGAGLIA / SCENE MARIA SPAZZI LUCI ROBERTO INNOCENTI / CON ARIANNA SCOMMEGNA E MATTIA FABRIS / CO-PRODUZIONE ATIR TEATRO RINGHIERA - TEATRO METASTASIO DI PRATO / CON IL PATROCINIO DELLA REALE AMBASCIATA DI NORVEGIA IN ITALIA

“Scrivere un testo su quanto è avvenuto a Utoya, in Norvegia, nel 2011 è un’impresa impegnativa. Il Teatro non è il luogo della documentazione e dell’informazione in primis, è la sede di una riflessione. E la riflessione su un avvenimento del genere sconcerta: non è un gesto di follia, ma contemporaneamente lo è. Non è cospirazione politica, ma contemporaneamente la è. Non è un esempio di inefficienza dei sistemi di difesa, e tuttavia lo è. Non è un caso di occultamento dell’informazione, però lo è.

Quando ero un ragazzo e aprivo il giornale avevo una griglia, forse un po’ rozza ma funzionale, per classificare quel che succedeva. Pareva che in tutto il mondo alcune semplici categorie bastassero per inquadrare un avvenimento, e dessero la possibilità alle persone di trovare un modo per reagire. Ma dopo il 1989 il mondo è diventato un posto molto più complicato da interpretare, e dopo il 2001 capire un evento è come entrare in un labirinto.

Ciò che il Teatro, anzi la mia scrittura teatrale, può fare dentro questo labirinto è trovare dei personaggi che lo percorrano e che ce lo restituiscano attraverso il filtro della loro personalità e dei loro rapporti. Così con Arianna, Mattia, Serena e Luca, compagni in questa avventura, abbiamo scelto di tornare là, in Norvegia, quel terribile 22 luglio del 2011, a osservare tre coppie coinvolte in modo diverso in quello che stava accadendo. Attraverso di loro ho spalancato una finestra di riflessione, che se non ci da tutto il filo per uscire da quel labirinto, per lo meno a sprazzi, ne illumina alcune zone oscure con la luce della poesia.”

Edoardo Erba

“Edoardo Erba in sorprendente maturità stilistica ci consegna un testo doloroso e incalzante”

Giornale.it

“L’espediente drammaturgico funziona anche grazie alle notevoli interpretazioni – ma non è una novità – di Arianna Scommegna e Mattia Fabris. […].

Una inquietantissima bolla capace di spiegare molto bene il tema in discussione”

Renzo Francabandera, Hystrio COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERA REGIE DI SERENA SINIGAGLIA

STAMPA & CRITICA

(10)

MONOLOGHI ARIANNA SCOMMEGNA Premio Ubu miglior attrice 2014

“Arianna Scommegna ha saputo imporsi non solo grazie al suo forte temperamento, ma anche e soprattutto perché capace, grazie a un impressionante ventaglio di registri espressivi, di recare a ogni suo personaggio qualcosa di struggentemente personale. Capace di caricarlo di una verità nuova e sconosciuta.”

Motivazioni Giuria Premio Hystrio 2011

QUI CITTÀ DI M.

DI PIERO COLAPRICO / REGIA SERENA SINIGAGLIA

“Sai cosa è davvero la città di M.? È una mamma… sì, una mamma dura, amara, che solo qualche volta ti sorride e quando lo fa, tu dici: però, mia mamma, quant’è bella. Ma poi si gira, ha come un oscuro pensiero e torna cupa e fredda e fai fatica a pensare che mai un solo giorno ti ha voluto bene, è tutta presa dalle sue cose, dal suo lavoro, non ha tempo da sprecare nemmeno per i figli… che cos’è un sorriso, mamma? Una mamma che non sorride ai figli è una bastarda! Una pacca sulle spalle come un’elemosina. Mai un abbraccio, mai una coccola, come possiamo crescere così, come abbandonati, come orfani, come persone che stanno sotto un cielo di coltelli…”

da “Qui città di M.”, di Piero Colaprico

CLEOPATRÀS

DI GIOVANNI TESTORI / REGIA GIGI DALL’AGLIO AL VIOLONCELLO ANTONY MONTANARI

“Affrontando il primo dei Tre lai, i folgoranti lamenti funebri di tre donne sul cadavere dell’amato, che Testori scrisse pochi mesi prima della morte, la Scommegna realizza una incontenibile performance linguistica, prima ancora che vocale. […] È tanto brava, la Scommegna, che in certi momenti si rischia di ascoltare solo lei e non il testo, e questo sarebbe un limite, perché la Cleopatràs è un’opera di incommensurabile bellezza, una delle più grandi di Testori.”

Renato Palazzi

MATER STRANGOSCIÀS

DI GIOVANNI TESTORI / REGIA GIGI DALL’AGLIO ALLA FISARMONICA GIULIA BERTASI

“Chi ha visto e apprezzato la Cleopatràs nella possente interpretazione di Arianna Scommegna farebbe bene a non perdere Mater strangosciàs, la seconda tappa del “dittico” testoriano ma in origine sarebbe la terza tappa di un “trittico” che l’attrice sta costruendo sotto la preziosa guida registica di Gigi Dall’Aglio La nuova proposta si assomma alla precedente, ma non è la sua mera prosecuzione: quella di Mater strangosciàs - che è forse il più difficile, il più insidioso dei “Tre Lai”, certo il più esposto al rischio di diventare oleografico - risulta dotata di un valore autonomo, diversa e in qualche modo opposta rispetto all’altra.”

Renato Palazzi

LA MOLLI Divertimento alle spalle di Joyce

DI GABRIELE VACIS E ARIANNA SCOMMEGNA / REGIA GABRIELE VACIS

Una sedia. Una donna. Molly Bloom. Un testo. L’Ulisse di Joyce. Una luce calda, che illumina anche il pubblico. Frammenti di vita scanzonati o disperati, storie di carne e sangue, vita che scorre come lacrime, che si strozza in un grido o si scioglie in una risata..

Renzo Francabandera, Hystrio COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERAMONOLOGHI ARIANNA SCOMMEGNA

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THE DEI AFTER

DI DOMENICO FERRARI E RITA PELUSIO / CON MILA BOERI, CRISTINA CASTIGLIOLA, MATILDE FACHERIS / SCENE E COSTUMI ILARIA ARIEMME / CURA DEL SUONO E DELLA LUCE LUCA DE MARINIS | IMMAGINI SCENOGRAFIA SERENA SERRANI / ASSISTENTE ALLA REGIA GIULIA SARAH GIBBON / REGIA DI RITA PELUSIO / PRODUZIONE ATIR TEATRO RINGHIERA / CON IL SOSTEGNO DI NEXT ED. 2019/2020 PROGETTO DI REGIONE LOMBARDIA E FONDAZIONE CARIPLO E CON IL SOSTEGNO DEL COMUNE DI SASSO MARCONI E ASSOCIAZIONE CA’ ROSSA / IN COLLABORAZIONE CON PEM HABITAT TEATRALI

“Per noi non è solo uno spettacolo, è un atto dovuto di militanza culturale, un piccolo contributo verso la parità di genere e più in generale verso l’emancipazione della società. Che sia l’inizio di una lunga fortuna per questo nuovo genere teatrale!”

Serena Sinigaglia, direttore artistico ATIR L’uomo, il maschio, si è inceppato, non funziona più.

Crisi di valori, perdita di ruolo, paura della vita: l’uomo, il maschio, smarrisce la sua posizione nel mondo, il suo senso di esistere.

E si ferma, si immobilizza. Smette di funzionare. 

Come aggiustarlo? Come ripararlo? E’ ancora possibile, e soprattutto ne vale ancora la pena?

Dov’è l’errore, cosa è andato storto?

A questo problema sono chiamati a dare una soluzione tre improbabili dèi: un decrepito Zeus, un Efesto tracagnotto e un ingenuo Ermes. 

Sono ciò che rimane delle potenti divinità che furono un tempo, sono dèi decaduti.

Sono tre figure grottesche della crisi dell’uomo nel nostro quotidiano: insufficienti, inadeguati, perennemente alla ricerca di un riscatto che non arriva.

Posti davanti a una problema che sembra impossibile da risolvere daranno vita a un confronto-scontro comico e profondo allo stesso tempo in cui le singole istanze si riveleranno sempre troppo limitate, le proposte troppo sgangherate e fallimentari, facendo così procedere la storia in un susseguirsi  serrato di dialoghi,

giochi linguistici, gags e incastri di ragionamento che smonterà miti e certezza del maschile per approdare infine a una domanda decisiva: se il maschio è un tale fallimento perché continuiamo a metterlo al centro di ogni progetto sociale?

I nostri protagonisti sono tre buffoni contemporanei incastrati in una commedia che prende spunto da varie ispirazioni, dagli studi di Joan Bolen e dal sottile umorismo di “Che cos’è l’uomo” di Mark Twain. 

Commedia di ruoli che nasconde in sé un ulteriore sorpresa: i nostri dèi infatti sono impersonati non da attori uomini, ma da tre attrici che, dopo anni di lavoro all’interno del Kollettivo King del Teatro Ringhiera, hanno deciso di portare in scena, in chiave comica, il maschile che le abita.

KOLLETTIVO DRAG KING

Kollettivo Drag King, nato all’interno del Teatro Ringhiera nel 2011, ha deciso di portare in scena, in chiave comica, i maschili che lo abitano. Dalla sua formazione il Kollettivo Drag King indaga e mette in scena il lato maschile, combattendo tabù e stereotipi, liberandosi dai condizionamenti di genere,  giocando in modo spudorato e impertinente.

The Dei after è un irriverente gioco nel gioco che non vuole risparmiare niente e nessuno e che promette di farci ridere e pensare.

COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERAALTRE PRODUZIONI ATIR

(12)

ITALIA ANNI DIECI

DI EDOARDO ERBA / REGIA DI SERENA SINIGAGLIA / CON MATTIA FABRIS, STEFANO ORLANDI, MARIA PILAR PÉREZ ASPA, DEBORA ZUIN, CHIARA STOPPA, SANDRA ZOCCOLAN MUSICHE GIPO GURRADO / SCENE MARIA SPAZZI / COSTUMI FEDERICA PONISSI / ATTREZZERIA MARIA PAOLA DI FRANCESCO / LUCI ALESSANDRO VERAZZI / PRODUZIONE ATIR TEATRO RINGHIERA CON IL SOSTEGNO DI NEXT 2013

Con l’avvento degli anni venti, Atir decide di riprende uno spettacolo del titolo emblematico “Italia Anni Dieci” per sottolineare “come tutto cambia perché nulla cambi”. Italia anni dieci è il frutto della collaborazione fra Serena Sinigaglia ed Edoardo Erba, un’eccellenza della drammaturgia nazionale e internazionale. Italia anni dieci racconta la storia di sette personaggi: di un industriale sull’orlo del suicidio e della sua signora, di una madre protettiva, di una figlia eterna disoccupata, di un insegnante di salsa e di una badante albanese. Mentre la crisi economica, spietatamente, li denuda, i loro destini si intrecciano. L’industriale, non trova il coraggio di parlare con nessuno dell’imminente fallimento ma non riesce nemmeno a trovare il coraggio di suicidarsi. Su insistenza della moglie, assumerà la ragazza disoccupata, la quale si tufferà felice nel mare del lavoro e della vita senza sapere che l’acqua non c’è più. Finché la madre della ragazza, venuta a conoscenza della realtà, non deciderà di impiegare una piccola eredità per aiutare l’industriale, in cambio del posto fisso per la figlia.

In una società dove tutti i riferimenti stanno per saltare, dove le sicurezze del passato non esistono più e sul futuro si addensano nubi che nessuno ha il coraggio di scandagliare, le persone si muovono alla cieca, aggrappandosi a qualsiasi cosa che sembri una certezza per non affondare. Come in un film che gira al contrario, i segni s’invertono: non si lavora più per essere pagati, ma si paga per lavorare. E si balla sulle macerie invece di raccoglierle e provare a ricostruire.

Cinico, nevrotico, spietato, ma anche tenero e comico, Italia anni dieci porta lo spettatore nell’occhio del ciclone. E facendolo vorticare nel dramma, restituisce un’immagine caleidoscopica e indelebile della crisi che stiamo attraversando.

“Se volete un teatro popolare nel senso più intelligente del termine, correte a vedere questo spettacolo che sa parlarci di noi con disarmante franchezza.

Asciutta e matura la regia di Serena Sinigaglia che guida i suoi attori in una partitura corale dove il senso del gruppo è prezioso valore aggiunto”

Sara Chiappori, La Repubblica COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERAALTRE PRODUZIONI ATIR

STAMPA & CRITICA

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UN ALT(R)O EVEREST

DI E CON MATTIA FABRIS E JACOPO BICOCCHI SCENE MARIA SPAZZI

LIGHT DESIGNER ALESSANDRO VERAZZI / SCELTE MUSICALI SANDRA ZOCCOLAN ASSISTENTI ALLA SCENOGRAFIA ERIKA GIULIANO E MARTA VIANELLO

Jim Davidson e Mike Price sono due amici. Sono una cordata. Nel 1992 decidono di scalare... la loro montagna: il Monte Rainier nello stato di Washington, Stati Uniti.

Il sogno di una vita, una vetta ambita da ogni scalatore, un passaggio obbligatorio per chi, nato in America, vuole definirsi Alpinista. “The Mountain” come la chiamano a Seattle.

Ma le cose non sono mai come ce le aspettiamo e quella scalata non sarà solo la conquista di una vetta. Sarà un punto di non ritorno, un cammino impensato dentro alle profondità del loro legame, un viaggio che durerà ben più dei 4 giorni impiegati per raggiungere la cima.

“Un alt(r)o Everest” è una storia vera, non è una storia famosa, da essa non è stato tratto nessun film, ma potrebbe essere la storia di ognuno di noi. E forse lo è. Proprio per la sua spietata semplicità.

Una storia che racconta le difficoltà e i passaggi obbligatori che la vita ci mette davanti. Crepacci. Non possiamo voltarci dall’altra parte e non possiamo giraci intorno ma solo attraversarli. Due amici, due vite, due destini indissolubili.

(S)LEGATI

DI E CON JACOPO BICOCCHI E MATTIA FABRIS LIGHT DESIGNER ALESSANDRO VERAZZI

È la storia di un miracolo. Di un’avventura aldilà dei limiti umani. Ed è al contempo una metafora: delle relazioni, tutte, e dei legami. La montagna diventa la metafora del momento in cui la relazione è portata al limite

estremo, in cui la verità prende forma, ti mette alle strette e ti costringe a “tagliare”, a fare quel gesto che sempre ci appare così violento e terribile, ma che invece, a volte, è l’unico gesto necessario.

“Bicocchi e Fabris, bravissimi, riescono a tenerci col fiato sospeso per tutto lo spettacolo. E non solo per il ritmo incalzante della drammatica impresa sportiva, quanto piuttosto per la vicenda esistenziale sottesa, di cui sono stati capaci di rendere tutte le sfumature e implicazioni possibili.”

Hystrio, Claudia Cannella

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ROBA MINIMA, S’INTEND!

concerto malincomico

CANZONI DI ENZO JANNACCI / CONTAMINAZIONI LETTERARIE DI BEPPE VIOLA, FRANCO LOI, GIOVANNI TESTORI, WALTER VALDI / DI E CON STEFANO ORLANDI MASSIMO BETTI CHITARRA / STEFANO FASCIOLI CONTRABBASSO / GIULIA BERTASI FISARMONICA / SCENE MARIA SPAZZI / COSTUMI FEDERICA PONISSI / LUCI ALESSANDRO VERAZZI / IMMAGINI PIETRO PAROLETT

“Lo spettacolo-concerto è un percorso di musica, parole e immagini intorno alla figura del cantautore milanese e della Milano che egli ha raccontato nelle canzoni fin dagli anni ‘60. La Milano dei quartieri con i suoi mille personaggi stravaganti e surreali: i “pali” dell’Ortica, quello che andava a Rogoredo a “cercare i sò danée”, le balere di periferia dove c’è sempre chi “per un basin” avrebbe dato la vita intera. I sogni e le miserie di chi sta ai margini di una società che corre troppo veloce, incurante degli ultimi. Il boom economico con le sue contraddizioni, con

“Vincenzina” che vuol bene alla fabbrica, quello che “prendeva il treno per non essere da meno” e chi davanti a un documento di residenza “gli viene in mente tutta l’infanzia”. C’è chi insegue una storia d’amore: “roba minima, s’intend, roba de barbun”, e poi c’è chi nonostante tutto ride, e ride di gusto perché “ sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, al ricco e al cardinale”.

Jannacci è stato sempre dalla parte degli ultimi, dei balordi, li ha cantati con il cuore in gola, nei suoi versi c’è la speranza che non si arrende. “ 

IL RITRATTO DELLA SALUTE

DI CHIARA STOPPA E MATTIA FABRIS / CON CHIARA STOPPA

“Il lavoro di Chiara Stoppa è uno spettacolo vero, semplicemente.

Un monologo,una storia, la sua storia e basta. Niente fronzoli, solo una punta d’ironia qua e là. Ironia catartica, ben guidata dalla regia di Mattia Fabris. Un’ottima attrice alle prese con la messa in scena di sé stessa, con un’energia percepibile in ogni momento del testo, da quelli più leggeri a quelli nudi, impietosi, che affffrontano senza riserve il tema della malattia, di una malattia – il cancro – su cui in mondo ha posto un tabù.”

Giuria “Concorso di Giovane Teatro Contemporaneo”

Chissà com’è essere malati? Malati di tumore? Un giorno me lo chiesi.

E poi... Quando i medici mi dissero che avevo pochi mesi di vita, iniziai a pensare a cosa dire ai miei amici, alle persone a me care, per un degno saluto. Poi decisi che era meglio alzarsi dal letto, era meglio stare meglio, era meglio vivere no? E... ad ogni modo, ora, dopo molto più che pochi mesi, sono qui. In piedi, con una storia da raccontare.

E sono qui per questo. Dopo la mia guarigione, la gente mi cercava. Amici e sconosciuti.

Mi chiamavano. Volevano sapere. Conoscere la mia storia. Che non è molto diversa da quella di altri. Ma unica in quanto personale.

Ho incontrato molte persone. Ho parlato con loro. Ai tavolini di un bar. Per strada. Al parco. Parlavo. Raccontavo. Di me. Con la difficoltà di ripetere ogni volta la mia storia.

Ma intravvedendo negli occhi degli altri la luce della speranza. Si sentivano capiti, protetti, ascoltati

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L’ETÀ PROIBITA

appunti biografici di Marguerite Duras

DRAMMATURGIA ROBERTO FESTA E MARIA PILAR PÉREZ ASPA / REGIA E INTERPRETAZIONE MARIA PILAR PÉREZ ASPA / SCENE MARIA SPAZZI DISEGNO LUCI ALESSANDRO VERAZZI / IN COLLABORAZIONE CON PIM OFF

“Cercavo da tempo un testo che lasciasse un’eco a sipario chiuso, un testo che non consentisse di afflosciarsi in poltrona anzi, che portasse con sè la stessa sensazione di dolore alle ossa che hai quando sei adolescente e stai crescendo, e fa male. Perché si può crescere in qualsiasi momento, come si può amare a qualsiasi età, come si può distruggere qualsiasi vita, così, quasi per diletto.

In questi appunti biografici di Marguerite Duras ho trovato quello che andavo cercando. Marguerite è una donna scomoda, una donna dalle parole forti, taglienti come frammenti di vetro, politicamente scorrette, che parla della casa e del rapporto delle persone con la casa che abitano, di amore - più che di storie di amore - di sesso, di corridoi dove si addormentano i bambini, della Francia, di stupidità umana, della scrittura, di se stessa. Una donna che beve, che ride, che ama quando ‘non dovrebbe’, quando sarebbe proibito anche vivere.

Una donna che non cerca l’approvazione, che vede, fino all’accecamento.

Ho rielaborato questo materiale dandogli una forma teatrale semplice, immediata, senza scorciatoie ne possibilità di fuga, dando allo spettatore la possibilità di accettare la sfida di una delle coscienze più lucide del nostro tempo.”

Maria Pilar Pérez Aspa

FEDERICO

vita e mistero di Garcìa Lorca

DI E CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA / LUCI DI PIETRO PAROLETTI MUSICHE ANTONIO PORRO

Un viaggio alla scoperta di Federico García Lorca e della sua poesia, attraverso il racconto dell’epoca storica che incorniciò la vita del poeta spagnolo. Alcuni aneddoti di vite illustri (Luis Buñuel, Salvador Dalì, Pablo Neruda ed altri) e frammenti di opere che ci svelano la forza delle parole e la musicalità della lingua di Lorca. Non solo uno spettacolo teatrale, ma anche una lezione per gli spettatori per apprendere qualcosa di più sulla Spagna e su uno dei suoi più illustri figli.

“Federico, uno spettacolo che è la musica di un esistenza, di un intimità, di uno slancio che ha preceduto Pasolini”

Rodolfo di Giammarco, la Repubblica COMPAGNIA ATIR TEATRO RINGHIERAALTRE PRODUZIONI ATIR

STAMPA & CRITICA

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READING TEATRALI

IL BUIO OLTRE LA SIEPE

DI HARPER LEE, CON ARIANNA SCOMMEGNA

IL CENTENARIO CHE SALTO ̀DALLA FINESTRA E SCOMPARVE

DI JONAS JONASSON, CON CHIARA STOPPA ADATTAMENTO GIORGIO PERSONELLI

FURORE

DI J.STEINBECK, CON SANDRA ZOCCOLAN ALLA CHITARRA MASSIMO BETTI

WALDEN OVVERO VITA NEI BOSCHI

DI HENRY DAVID THOREAU, CON MILA BOERI

LA PIAZZA DEL DIAMANTE

DI MERCÈ RODOREDA, CON MARIA PILAR PÉREZ ASPA

UNA SOLITUDINE TROPPO RUMOROSA

DI BOHUMIL HRABAL, CON MATILDE FACHERIS ALLA CHITARRA MASSIMO BETTI

L’INCENDIO DI VIA KEPLERO

DI C.M.GADDA, CON STEFANO ORLANDI

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CONTATTI

compagnia@atirteatroringhiera.it- 02.87390039 - 339.1154163

atirteatroringhiera.it- vimeo.com/atir

foto: Serena Serrani - grafica: notstudio.it

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