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Pensioni, ora è un Paese più giusto

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Academic year: 2022

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Staino

Genova Legge elettorale

Domani con l’Unità Commenti

■ «L’accordo sulle pensioni è stato risolto nel pieno rispetto delle compatibilità finanziarie.

Questo è un risultato straordina- rio», dice Padoa-Schioppa che aggiunge: il sistema non verrà toccato per molti anni. L’intesa tra governo e sindacati che in- terviene sullo scalone voluto da Maroni è considerato da Prodi una svolta, ma Rifondazione e Pdci sono critici e chiedono mo- difiche in Parlamento.

alle pagine 2, 3, 4, 7 e 8

Basile a pagina 12

■ «Abbiamo una banca», «Facci sognare»: le telefonate di Piero Fassino e Massimo D’Alema con Giovanni Consorte per il gip Cle- mentina Forleo sono parte di un

«disegno criminoso». La magistra- ta - premendo sugli stessi pm di Milano che indagano sulle scala- te bancarie - chiede al Parlamen- to di acquisire le intercettazioni anche di Latorre, Comincioli e Ci- cu. «Siamo totalmente estranei», replicano i leader Ds. Solidarietà dell’Ulivo, Mastella vuol vederci chiaro. Caruso e Di Blasi alle pagine 9 e 10

L

’accordo di questa notte con- clude una prima fase di con- certazione tra Governo e parti so- ciali iniziata la scorsa estate sui te- mi della previdenza, degli am- mortizzatori sociali, del mercato del lavoro, della competitività, con la più vasta redistribuzione dei redditi degli ultimi vent’anni.

Non è stato facile né per il Gover- no né per le parti sociali affronta- re contemporaneamente proble- mi scottanti come il superamen- to dello scalone, il tema dei coeffi- cienti di trasformazione, il mi- glioramento dell’indennità di di- soccupazione.

segue a pagina 27 a pagina 8

C

aro Partito democratico, ho appena ricevuto questa e-mail. Come devo rispondere?

Caro Furio, ho letto stamattina, su l’Unità, le regole per partecipare al- le primarie. Sono fatte per impedi- re di parteciparvi a chiunque non faccia parte della casta. Peccato.

Avrei votato per Lei. Se non me lo lasceranno fare non voterò per nes- suno in questo giro. Poi vedremo.

Un saluto affettuoso a Lei, e ai la- voratori de l’Unità (Padellaro in te- sta). Grazie per le cose che ci scrivi.

Saverio B.

La lettera mi è sembrata affet- tuosa e pessimista. Avevo esami- nato il regolamento.

segue a pagina 27

6 ANNI DOPO UN CORTEO PER LA VERITÀ

CESAREDAMIANO

« R AGGIUNTE LE 500MILA

FIRME»

IL REGOLAMENTO DELLE

PRIMARIE

FURIOCOLOMBO

LIDIARAVERA

CARLOGIULIANI

F

acciamo pure la tara sulle en- tusiastiche parole del mini- stro dell'Economia che ha pre- sentato l'accordo sulle pensioni come una sorta di ordinamento definitivo della previdenza pub- blica italiana. Facciamo la tara anche sulla possibilità di finan- ziare i costi delle modifiche (e del- le integrazioni) apportate alla leg- ge Maroni con "risorse interne"

allo stesso sistema previdenziale.

Facciamo la tara infine sul rispet- to delle scadenze fissate per la ve- rifica e l'eventuale correzione dei coefficienti di trasformazione.

Facciamo pure tutte queste tare implicite in previsioni finanzia- rie che, proiettandosi negli anni, devono scontare diverse ed im- ponderabili variabili che vanno dal tono dell'economia produtti- va, alla dinamica dell'occupazio- ne, alla soggettività delle scelte dei lavoratori di rimanere in atti- vità anche superata l'età minima per il pensionamento.

segue a pagina 3 REFERENDUM

l’Unità +€ 6,90 Cd “Compilation Blues 2” tot: € 7,90;

Arretrati€ 2,00 Spediz. in abbon. post. 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Roma

IL DOCUMENTO

V I RACCONTO

LA LUNGA NOTTE

L ETTERA APERTA AL P D

«Mi hanno rotto un braccio, una gamba e dieci costole. Sono io l’uomo di cui parla il funzionario di polizia Michelangelo

Fournier nella sua deposizione sulla macelleria messicana, quando dice, “nemmeno i nazisti avrebbero riservato un

trattamento così ad un

anziano”. Sono qui per chiedere giustizia»

Arnaldo Cestaro, 68anni, alla manifestazione di ieri a Genova, Ansa 20 luglio

S TUPRO A M ONTALTO, QUEL SINDACO SE NE VADA

La testimonianza

Primarie

Bimbi

Pensioni, ora è un Paese più giusto

Intesa governo-sindacati: dal 2008 in pensione a 58 anni, poi si passa alle quote Prodi: è una svolta. Ma Rifondazione e Pdci critici: modifiche in Parlamento

A

NTONIO

P

ADELLARO

I BAMBINI di Rignano Flaminio da tempo sono entrati nel trita- carne televisivo, insieme a tutta l'altra materia viva di cui sono fatti gli incubi di massa. Anche se il processo non accertasse delle colpe, loro sono vittime. Perciò il direttore del Tg5 Mimun avrebbe dovuto pensarci mille volte prima di mandare in onda immagini di quei piccoli testimoni. Tanto che lo stesso presiden- te Confalonieri, pur respingendo la richiesta di dimissioni, avreb- be preferito che il filmato non andasse in onda. Tra i sostenitori a oltranza di Mimun, non sorprende affatto di trovare l'ultras ber- lusconiano Giovanardi, che accusa i genitori di Rignano di es- sersi esibiti in tv. Ma quelle madri e quei padri, se hanno sbaglia- to, lo hanno fatto per difendere i bambini e non hanno certo gua- dagnato da quella notorietà. Mentre per i filmati qualcuno avrà preso soldi e qualcuno avrà pagato. Mimun, inoltre, a sua difesa sostiene che nelle immagini non si vedeva e non si sentiva nien- te. E allora, ci può spiegare dove stava la necessità giornalistica della messa in onda?

LIBERATI DA ISRAELE

Tornano a casa i 256 detenuti palestinesi

INTERVISTA AEPIFANI

ALFREDORECANATESI

«Facci sognare»: per il gip è un piano criminoso

Forleo vuol «incriminare» le telefonate di Fassino e D’Alema. L’Ulivo: sconcertante. Interviene Mastella

MARIANOVELLAOPPO Pivetta a pagina 4

U N GIUSTO

COMPROMESSO

A

vrebbe avuto le sue buone ragioni, il sindaco Salvatore Carai, nel dichiarare di aver anti- cipato le spese legali a un branco di giovani inquisiti perché «sono tutti minorenni», perché «non sono in grado di provvedere da soli» e perché sono «presunti in- nocenti» fino alla condanna defi- nitiva. Le avrebbe se il branco avesse “presumibilmente” rapi- nato una banca. Se avesse scaz- zottato o fatto casino. Perfino se avesse, sempre con la garanzia del dubbio, ammazzato qualcu- no. Ma il branco è accusato di aver violentato ripetutamente e col vantaggio del numero una ra- gazzina, sola, nel folto di una pi- neta, alla fine di una festa.

segue a pagina 27

L’editoriale

FRONTE DEL VIDEO

ABU MAZEN incassa la li- berazione dei 256 detenu- ti palestinesi. Per Ramal- lah ieri è stato un giorni di festa. In un tripudio di ban- diere nazionali e vessilli di Al-Fatah migliaia di perso- ne hanno accolto i palesti- nesi scarcerati ieri all’alba dagli Israeliani.

De Giovannangeli a pagina 14

Un accordo per i giovani

Pensioni

La vita reale di Prodi

R

omano Prodi, all’alba di ieri, che annuncia l’accor- do sulle pensioni ai pochi, as- sonnati giornalisti presenti nella sala stampa di Palazzo Chigi. Gli siedono accanto i ministri Padoa Schioppa e Da- miano e il portavoce Sircana.

Tutti hanno trascorso la notte in bianco a trattare con i lea- der sindacali Epifani, Bonanni e Angeletti. Tutti ritengono di avere ottenuto il migliore risul- tato possibile. Il presidente del Consiglio dichiara: «Ora l’Ita- lia è un paese più giusto». Fer- miamoci qui. Non sapremo di- re quanto sia reale e quanto ce- lebrativa la frase del premier. E lasciamo agli esperti il giudi- zio sui contenuti economici dell’intesa raggiunta e sugli im- mediatii contraccolpi politici.

Riprenderemo invece il discor- so da un bell’articolo di Giu- seppe De Rita, pubblicato sul Corriere della sera di giovedì 12 luglio. Il titolo è di quelli che invitano avidamente alla lettu- ra: «Come opporsi allo scon- forto collettivo». Come, infat- ti, è proprio quello che tutti sempre più spesso ci chiedia- mo leggendo (e facendo) i gior- nali o quando siamo alle prese con i nostri affanni quotidia- ni.

Nelle ultime righe del suo scrit- to (che non si può riassumere senza il rischio di banalizzar- lo), De Rita usa espressioni or- mai desuete nel dizionario iste- rico del nostro scontento. Pa- role come «pazienza», «giorno per giorno», «lavoro difficile e faticoso». Parole che ci permet- tiamo di estrapolare dal conte- sto per il valore in sè che esse hanno. Parole a cui vorrem- mo aggiungerne altre dal suo- no gradevole: «ragionevolez- za», «buona volontà», «sforzo comune».

segue a pagina 27

Anno 84 n. 195 - sabato 21 luglio 2007 - Euro 1,00 www.unita.it

(2)

Scalini, quote, coefficienti: ecco le novità

Un piano per riorganizzare gli enti. Obiettivo: tre miliardi e mezzo di risparmi in dieci anni

Le prime reazioni degli indu- striali sono all’insegna dell’irri- tazione. L’accordo sulle pensio- ni, infatti, ha visto governo e sindacati come protagonisti as- soluti della trattativa: il presi- dente e il direttore generale di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo e Maurizio Beret- ta, si sono recati a Palazzo Chigi solo nel pomeriggio di ieri, ad intesa ormai trovata, per pren- dere visione del testo. Una par- tecipazione in differita che pro- prio non è piaciuta in viale del- l’Astronomia.

È «grave» che nella trattativa non siano state coivolte le im- prese, commenta il vicepresi- dente Alberto Bombassei. «Era doveroso sentirci - gli fa eco il leader di Federmeccanica, Mas- simo Calearo - è stata un’opera- zione fatta tra governo e sinda- cati, le altre parti sociali si chia- mano solo quando hanno biso- gno». Con queste premesse, l’in- contro di lunedì è destinato a partire in salita: l’esecutivo in- contrerà le parti sociali per di- scutere nei dettagli della rifor- ma previdenziale e, altro tema rovente di confronto, delle mo- difiche da introdurre nel merca- to del lavoro.

«Come è noto, non abbiamo mai condiviso i motivi che so- no alla base dell’intervento sul- le pensioni, un intervento forte- mente sollecitato dai sindacati, in controtendenza rispetto a quanto avviene in Europa» è il

commento a caldo di Bombas- sei. «Consideriamo grave che su una questione così importan- te non sia stato coinvolto il mondo delle imprese, che fi- nanzia una larga parte del siste- ma previdenziale».

Di conseguenza, Confindustria non può e non vuole scendere nei particolari dell’intesa. Ri- manda il giudizio definitivo a lunedì, quando sul tavolo ci sa- ranno anche i temi della cresci- ta e della produttività: «Fonda- mentale - sottolinea il vicepresi- dente di Confindustria - sarà la certezza che i maggiori oneri preventivati siano effettivamen- te, e senza deroghe, reperiti al- l’interno del sistema previden- ziale».

Ed ancora: «Altrettanto impor- tante sarà la presenza dei rappre- sentanti delle imprese nelle commissioni che dovranno de- finire aspetti di rilievo, a comin- ciare dall’individuazione dei co- siddetti lavori usuranti».

Sostenibilità dei costi e concer- tazione con gli industriali non sono, però, le uniche condizio- ni poste: «Per Confindustria - aggiunge Bombassei - i temi de- terminanti sono quelli legati al- la crescita, alla produttività e al- la flessibilità, che sono decisivi per poter creare ricchezza a be- neficio di tutti. È per la mancata soluzione di questi nodi, ogget- to del confronto con governo e sindacati in programma lune- dì, che l’Italia si sta impoveren- do e cresce meno degli altri pae- si europei».

CONFINDUSTRIA

Il lamento delle imprese:

«Escluse dal negoziato»

PROGRESSIVO aumento del- l’età pensionabile, superando lo scalone previsto dalla legge Ma- roni, attraverso un sistema di sca- lini e di quote, nuovi coefficienti a partire dal 2010, esclusione dei lavoratori impegnati in attività usuranti dall’inasprimento delle norme, le “finestre”: sono questi alcuni dei punti dell’accordo sul- le pensioni, che contiene anche un capitolo importante relativo alla razionalizzazione degli enti previdenziali (con un risparmio ipotizzato di tre miliardi e mez- zo nell’arco del decennio).

Ecco, in sintesi, le novità:

58 ANNI DAL 2008

Dal prossimo anno si potrà anda- re in pensione a 58 anni di età e 35 di contributi mentre con lo scalone Maroni erano richiesti i 60 anni di età.

LE QUOTE DAL 2009

Dal luglio 2009 si potrà andare in pensione con una somma tra età anagrafica e anni di contribu- ti pari a 95, ma con almeno 59 anni di età. Dal primo gennaio 2011, la quota passa a 96 con al- meno 60 anni di età, mentre dal primo gennaio 2013 la quota di- venta 97 con almeno 61 anni di età. Prima dell’ultimo scatto ver- ranno verificati i risparmi rag- giunti: se fossero significativi, l’entrata in vigore di “quota 97”

potrebbe essere rinviata o esclu- sa.

UN ANNO IN PIÙ PER GLI AUTONOMI

L'età necessaria alla pensione di anzianità per i lavoratori autono- mi sarà sempre un anno superio- re a quella dei lavoratori dipen- denti.

DISCIPLINA LAVORI USURANTI

Per quanto riguarda i lavori usu- ranti sono state individuate risor- se disponibili su base annua che, sommate alle risorse per lo scalo- ne, determinano una cifra com- plessiva nel decennio 2008-2017 di 10 miliardi di eu- ro. L'ipotesi conclusiva prevede:

i lavoratori impegnati nelle atti- vità previste dal decreto del mini- stro del Lavoro del 1999 (decre- to Salvi: attività svolte nelle ca- ve, nelle miniere, nelle gallerie, nelle navi, nelle fonderie, nel- l’asportazione dell’amianto, nel settore del vetro), lavoratori con- siderati notturni secondo i crite- ri definiti dal decreto legislativo 66/2003, lavoratori addetti a li- nea catena individuati sulla base di questi tre criteri: lavoratori dell'industria addetti a produzio- ni di serie; lavoratori vincolati all'osservanza di un determina- to ritmo produttivo collegato a lavorazioni o a misurazioni di tempi di produzione con man- sioni organizzate in sequenza di postazioni; lavoratori che ripeto-

no costantemente lo stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale, che si spostano a flusso continuo o a scatti con cadenze brevi determinate dall' organizzazione del lavoro o del- la tecnologia, conducenti di mezzi pubblici pesanti. Coloro che risultano in queste condizio- ni possono conseguire su do-

manda diritto a pensione con re- quisito anagrafico ridotto di 3 anni rispetto a quello previsto purchè abbiano svolto tale attivi- tà a regime per almeno la metà del periodo di lavoro complessi- vo o (nel periodo transitorio) al- meno 7 anni negli ultimi 10 an- ni di attività lavorativa. Il gover- no calcola che si tratti di 1,4 mi-

lioni di lavoratori complessivi, pari a circa 5.000 uscite l'anno.

QUATTRO FINESTRE

Chi ha maturato 40 anni di con- tributi non subirà la riduzione da quattro a due finestre previ- sta dalla legge Maroni. Potrà quindi continuare a uscire dal la- voro a gennaio, aprile, luglio o ottobre, invece che solamente a

gennaio e luglio.

60 ANNI PER LE DONNE L'età di pensionamento di vec- chiaia delle donne resta a 60 an- ni, anche se una commissione potrà valutare la possibilità di prevedere alcune finestre per l'uscita.

NUOVI COEFFICIENTI I nuovi coefficienti scatteranno

a partire dal 2010 e la loro appli- cazione sarà triennale e automa- tica. Si inizierà dai coefficienti co- sì come modificati dal Nucleo di valutazione della spesa previden- ziale (e ancora non applicati), ov- vero dalla revisione al ribasso del 6-8%. Questa cifra sarà di- scussa da una commissione e po- trà essere modificata prendendo una decisione entro il 2008.

ASSEGNI RICCHI

Nell'intesa è stabilito anche che le pensioni più alte, da otto vol- te il minimo in su, non saranno indicizzate.

RAZIONALIZZAZIONE Il governo si impegna a presenta- re entro il 31 dicembre 2007 un piano industriale per razionaliz- zare il sistema degli enti previ- denziali ed assicurativi, e per conseguire, in dieci anni, rispar-

mi finanziari per 3,5 miliardi di euro. Tale piano individuerà le si- nergie tra i vari enti (sedi, acqui- sti, sistemi informatici, uffici le- gali) al fine di produrre nel breve periodo i risparmi sopra eviden- ziati e sarà oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali.

A partire dal 2011, esclusivamen- te come elemento di garanzia, è previsto l'aumento dello 0,09%

dell'aliquota di tutte le retribu- zioni soggette a contribuzione (lavoratori indipendenti, parasu- bordinati e autonomi). Tale in- cremento non verrà attivato so- lo nel caso in cui il processo di ra- zionalizzazione degli enti previ- denziali e assicurativi assicuri con certezza il conseguimento di risparmi medi annui in grado di garantire l'obiettivo dei tre mi- liardi e mezzo di risparmio.

Restano le quattro finestre per chi ha maturato quarant’anni di contributi Non saranno indicizzati i vitalizi più ricchi

OGGI

Capitolo importante relativo ai lavori usuranti:

il decreto Salvi e, poi, chi sta alla catena di montaggio e gli autisti dei mezzi pesanti

RIFORMA DELLE PENSIONI

IL DOCUMENTO

di Luigina Venturelli

2

sabato 21 luglio 2007

(3)

OTTIMISMO Pallido, tirato e nonostante i segni di una notte di trattativa serrata scolpiti in viso, il ministro del Tesoro Tommaso Pa- doa Schioppa si è presentato alla conferenza stampa convocata a

Palazzo Chigi soddi- sfatto. «L’accordo sulle pensioni è stato

risolto nel pieno rispetto delle compatibilità finanziarie. Que- sto è un risultato straordina- rio».

Per lui, che aveva il ruolo di ga- rantire le coperture e dare stabi- lità alla riforma, il compito più difficile. Le titubanze di Rifon- dazione, la doccia gelata della Sinistra Critica (i senatori Turi- gliatto e Cannavò hanno di- chiarato che non voteranno questo accordo neanche se fos- se messa la fiducia), diventano un problema di ordine seconda- rio e che tutto sommato al mi- nistro del Tesoro non importa- no più di tanto. «Possiamo im- maginare che il sistema non verrà toccato per molti anni»

ha ricordato Padoa-Schioppa.

Quello delle pensioni - ha sotto- lineato - «è un tema sociale ma ha anche aspetti finanziari fon- damentali perché guarda al lun- go e lunghissimo periodo. Il ri- schio è dimenticarsi degli equi- libri finanziari». Per questa ra- gione, come ha ricordato Pa- doa-Schioppa, più volte si è sfio- rata la rottura, come nella not- te tra il 26 e il 27 giugno.

Sarà anche per questo il sottose- gretario alla Presidenza del Con- siglio, Enrico Letta, anche lui presente davanti ai giornalisti, ha parlato di «un atto di svol- ta», un «momento molto im- portante per i lavoratori e i pen- sionati». «In questa vicenda - ha spiegato - Letta - tutto si tie- ne: l’aumento delle pensioni basse, ma anche un momento importante per i giovani preca- ri perché nell’accordo l’impe- gno per un nuovo welfare è un impegno che prende forma».

Prende forma con le giuste co- perture. L’intera riforma delle pensioni si basa su risorse inter- ne al sistema. L’ammorbidi- mento dello scalone e l’esclusio- ne dall’aumento dell’età pen- sionabile di una platea allarga- ta di lavori usuranti costerà, quindi, 10 miliardi di euro in 10 anni, di cui, come ha spiega- to il ministro del Lavoro Cesare

Damiano, «7,5 miliardi per lo scalone e 2,5 per l’altra voce».

Ma come conta di reperire que- ste risorse il governo? Nel testo dell’intesa siglata sono attesi 3,5 miliardi di euro dalla razio- nalizzazione degli enti previ- denziali (con una clausola di salvaguardia che scatterebbe in caso di fallimento del piano, portando a un aumento delle aliquote contributive dello 0,9% dal 2011); 3,6 miliardi dal- l’aumento di un punto ogni an- no per 3 anni delle aliquote contributive dei parasubordina- ti; 0,8 miliardi dal gennaio 2008 delle aliquote contributi- ve per i parasubordinati non esclusivi (cioè quelli che hanno anche un lavoro dipendente);

1,4 miliardi dalla sospensione per un anno dell’indicizzazio- ne delle pensioni superiori a 8 volte il minimo cioè le pensio- ni alte, da 3.489 euro in su; infi- ne 0,7 miliardi dall’armonizza- zione dei fondi speciali.

Tuttavia per la copertura l’ac- cordo prevede che «entro il 20 luglio le parti possono concor- dare una diversa graduazione dei requisiti anagrafici e contri- butivi e un diverso stanziamen- to al fondo dei lavoratori usu- ranti, a condizione che gli one- ri complessivi non superino quelli determinati dal presente accordo e che il fondo abbia una dotazione finanziaria non inferiore ai 2 miliardi di euro».

Il compromesso illustrato da Pa- doa-Schioppa ha avuto anche il plauso da parte di Bruxelles.

Un punto del quale Pa- doa-Schioppa non dubitava.

«Mi aspetto un giudizio positi- vo» ha detto in conferenza stampa. «Le preoccupazioni del commissario Almunia nelle settimane passate mi sembra- no completamente tenute in conto». Anche perché «l’accor- do sulle pensioni avrà un costo netto pari a zero».

Adesso, smaltite le fatiche tutto è rimandato a settembre. Per l’accordo verrà utilizzato lo stru- mento legislativo della Finan- ziaria o di un collegato alla Fi- nanziaria. «È uno dei giorni più positivi della vita del governo»

ha concluso Padoa-Schioppa.

«Abbiamo scritto l’ultimo capi- tolo della riforma pensionisti- ca». Forse.

di Sergio Sergi corrispondente da Bruxelles

FUTURO Le compatibilità economiche e finanziarie della riforma previdenziale potranno essere più chiare con il passare del tempo

Un giusto compromesso: via dal lavoro più tardi, ma con equità

Alla Commissione europea, in pieno clima da imminenti vacan- ze, l'accordo tra governo e sinda- cati sulla riforma del sistema pre- videnziale è stato lasciato, di pri- mo acchito, al commentino del portavoce di turno. Il quale (Oli- ver Drewes, è il suo nome), incal- zato dai cronisti italiani per avere un giudizio "a caldo" sull'intesa si- glata poche ore prima a Palazzo Chigi, ha detto, ovviamente, che la Commissione "prende nota"

del fatto e che si metterà a studia- re le carte. Su due piedi, e basan- dosi soltanto sulle notizie delle agenzie di stampa, gli uffici comu- nitari non potrebbero dire di più.

Ma il commissario Joaquin Almu- nia, responsabile per le politiche economiche e monetarie, ha poi avuto un colloquio telefonico con il ministro italiano Tomma- so Padoa Schioppa: un colloquio definito, dalle fonti della Com- missione, come "positivo". Almu- nia si sarebbe congratulato per il raggiungimento dell'intesa con le parti sociali anche se è in attesa di conoscere tutti i dettagli dell'ope- razione e su come essi saranno tra- sformati in provvedimento legi- slativo. Almunia non è mai stato tenero nei riguardi dell'Italia, spe- cie nell’ultima fase, ma la telefo- nata con Roma è significativa di una propensione ad approvare la riforma, fatte salve le valutazioni che verranno al momento oppor- tuno.

Il portavoce della Commissione, in mattinata, si è sentito di ag- giungere quel che la letteratura europea gli autorizza di poter dire a proposito di riforma delle pen- sioni, concetti ribaditi ormai da qualche anno in ogni presa di po- sizione dell'Ue: l'età pensionabile in Italia è tra le più basse d'Europa e ciò "non è nella tendenza gene- rale della maggior parte dei Paesi dell'Unione". Punto. Dal versante Ue è difficile che possano giunge- re valutazioni più compiute pri- ma che l'accordo assuma le forme di un provvedimento di legge una volta che sia stato inviato, quantomeno per cortesia, da Ro- ma perchè possa esssere pondera- to, soprattutto alla luce della so- stenibilità finanziaria.

Quel che più preme all'Ue è la compatibilità della riforma pen- sionistica con un buon andamen- to del processo di risanamento dei conti pubblici. Ora, è indub-

bio che la tenuta del sistema previ- denziale è uno dei pilastri su cui poggia la politica dell'area dell'eu- ro - e non solo - e che qualunque forma assuma la riforma, essa non dovrà incidere sul processo di risanamento. Le regole fissate in sede di Eurogruppo (Paesi della moneta unica) e nell'Ecofin (il consesso dei ministri economici e finanziari) stabiliscono che il mettere mano al sistema non de- ve intaccare i conti. Un principio che stato ricordato, proprio nell' ultima riunione del 9 luglio a Bru- xelles, dal ministro dell'Econo- mia, Tommaso Padoa Schioppa.

E ieri, il ministro ha tenuto a preci- sare, quasi per prevenire una del- le più importanti e prevedibili obiezioni di Bruxelles, che l'accor- do "rispetta gli equilibri esistenti e offre certezze". Ecco perchè, se- condo Padoa Schioppa, c'è da at- tendersi un "giudizio positivo" da parte di Bruxelles. L'ottimismo del ministro non è gridato perchè tiene nel conto il giudizio espres- so dodici giorni fa sulle tappe del programma italiano di rientro dal deficit, ai fini del consegui- mento dell'equilibrio di bilancio.

All'Ecofin, infatti, si disse che nel riguardi della situazione italiana si era nell'ambito di un giudizio che comprendeva "comprensio- ne" e "preoccupazione".

La preoccupazione trovava fonda- mento in un'evidente tendenza del bilancio verso nuove spese che dovrebbero necessariamente trovare una obbligatoria copertu- ra finanziaria. Il portavoce non si è voluto sbilanciare sul versante dei costi. Se Padoa Schioppa ha af- fermato che ci si troverà di fronte ad un costo netto "pari a zero" per via del fatto che la riforma agisce soltanto "all'interno del sistema previdenziale", a Bruxelles si nota che la riforma sopporterà dei co- sti, ma anche in questo caso i re- sponsabili Ue rimandano il giudi- zio al momento in cui il docu- mento legislativo sarà pronto. In ogni caso, il punto di riferimento è quello ribadito all'Ecofin: evita- re che sia messa a rischio la soste- nibilità delle finanze del Paese. Se questo parametro sarà rispettato, per la riforma delle pensioni il via libera dovrebbe essere garantito, insieme al percorso di rientro dal deficit con la conseguente chiusu- ra, nel 2008, della procedura d'in- frazione.

ALFREDO

RECANATESI

EUROPA

E Almunia apprezza:

«Va bene, ma attenti»

«Un accordo che rispetta i conti»

Padoa-Schioppa: il sistema non verrà toccato per molti anni. Enrico Letta: è una svolta

I «distinguo» dei ministri Bonino e Ferrero per motivi diversi, non incidono per ora sulle scelte dell’esecutivo

LA NOTTE Nella lunga trattativa Prodi si concede un «pisolino» di un’ora

Alle 4 arrivano i «cornetti»

D

ell'accordo tra governo e sindacati ri- mangono comunque alcuni punti fer- mi che vanno considerati sia per la lo- ro valenza di equità sociale (che co- munque reca con sé anche una valenza puramen- te economica) sia per le proiezioni finanziarie di medio e lungo termine.

Il punto principale è che è stato mantenuto l'obiet- tivo dell'innalzamento della età minima per il pensionamento. Non è vero quanto un po' affret- tatamente ha affermato un portavoce della Com- missione di Bruxelles che l'accordo va nella dire- zione contraria a quella degli altri Paesi europei. È stata solo ammorbidita la transizione verso i 61 anni che sarà raggiunta nel 2013, ossia lo stesso punto di arrivo della legge Maroni. Quanti consi- derano la questione in una ottica prettamente mo- netarista, per altro, avranno modo di considerare positivamente la delega, dal 2010, della revisione

ogni tre anni dei coefficienti per il calcolo della pensione ad una formula automatica. Una volta definita, questa formula eviterà la revisione attual- mente affidata ad una trattativa tra governo e sin- dacati il cui esito, date la frequenza decennale e so- prattutto la dipendenza da circostanze politiche contingenti, si è rivelato del tutto aleatorio. Ne consegue intanto che il maggior costo rispetto al- lo "scalone" sarà limitato al pensionamento di quanti cesseranno l'attività lavorativa nei prossi- mi cinque anni, ed inoltre, e soprattutto, che dal 2010 la sostenibilità del sistema pensionistico sarà accresciuta non solo dall'innalzamento dell'età, ma anche dall'automatismo della revisione dei co- efficienti.

Un onere aggiuntivo deriverà dall'innalzamento a circa il 60% dell'ultima retribuzione della pensio- neche potranno avere igiovani di oggi che, in pro- spettiva, con la normativa attuale, potevano con-

tare su non molto più del 40%. Da informazioni più dettagliate che si potranno avere in futuro si potrà formulare un giudizio più compiuto su una norma che potrebbe segnare una svolta consisten- te degli stessi criteri con i quali i problemi della pre- videnza sono stati affrontati finora. Si può avere l'impressione, infatti, di una riconsiderazione di quello scenario secondo il quale la previdenza pubblica era destinata a contrarsi postulando una integrazione con forme di previdenza comple- mentare da finanziare aggiuntivamente. Se così è, con una scelta suggerita anche dalla esiguità delle opzioni per la destinazione del Tfr a fondi pensio- ne, si sarebbe preso atto del fatto che le retribuzio- ni della maggior parte dei giovani difficilmente consentono il finanziamento di una pensione in- tegrativa per cui, se non si fosse provveduto, il ri- schio dell'accumulo di una potenziale tensione so- ciale dalle imprevedibili conseguenze finanziarie

sarebbe diventato reale. Nell'insieme, quindi, l'ac- cordo può essere considerato un positivo compro- messo tra le esigenze di equità sociale ed i vincoli finanziari da rispettare. Emergerà un costo, certo, ma sarà aggiuntivo solo rispetto a previsioni di spesa formulate o ipotizzate nell'utopia che sia possibile frenare il costo del sistema pensionistico di un Paese che invecchia ed il cui sistema produt- tivo, pur reclamando un innalzamento dell'età pensionabile, non sembra aver molto da offrire al- la pur crescente popolazione di anziani validi. Già avevamo osservato che gli aspetti finanziari della previdenza possono essere diversi, infiniti essen- do i meccanismi e le formule che possono essere immaginati per la previdenza pubblica, per quella privata e per il ruolo che all'una ed all'altra può es- sere assegnato. In nessun caso, però, la forma fi- nanziaria della previdenza potrà modificare la sua realtà economica, ossia il fatto che quanto un pen-

sionato consumerà dovrà essergli trasferito da chi è in età lavorativa. La sostanza del problema, quin- di, sta e rimane nel rapporto tra quanti lavorano e quanti hanno cessato l'attività produttiva.

Sotto questo profilo, l'accordo raggiunto a Palazzo Chigi va considerato come il capitolo di una politi- ca più articolata che il Governo sta definendo per integrare coerentemente la previdenza, la norma- tiva del mercato del lavoro, il sostegno alla compe- titività. Equità sociale e sostenibilità degli equilibri finanziari possono essere perseguiti contestual- mente solo alla condizione che l'economia cresca.

Anche ai fini del recepimento da parte del Parla- mento dell'accordo sulla previdenza, dunque, sa- rà bene attendere, per una valutazione complessi- va, le misure sul mercato del lavoro e sulla compe- titività che il ministro Damiano è tornato ad an- nunciare e che il Consiglio dei ministri ha comin- ciato a definire già ieri.

Il Consiglio dei ministri approva l’accordo raggiunto all’alba dopo una lunga notte di trattativa

Sono le 4 di notte. Dopo due pause tecniche la tensio- ne cala. A Palazzo Chigi la lunga maratona sulle pensioni è quasi giunta al traguardo. Il superamento dello scalone ideato dall’ex ministro del Lavoro Ro- berto Maroni è lì a portata di mano. Le porte della sa- la dove è in svolgimento la riunione ristretta tra Pro- di, Damiano, Padoa-Schioppa, Letta e i segretari confederali (Angeletti, Bonanni ed Epifani) viene aperta. Segno che l’accordo è quasi raggiunto. Da- vanti alla sala ci sono in attesa addetti stampa, fatti salire al primo piano solo dopo alcune ore, e delegati sindacali. Qualcuno dorme sulle poltrone, sfinito per la fatica. Altri pensano e discutono. Un delegato della Uil si prende coraggio e decide che è arrivato il momento. Esce da Palazzo Chigi e va a comprare cornetti per tutti. L’impresa è ardua come la trattati- va che sta andando avanti da ore. Chissà dove arri- va a quell’ora. Eppure in una quindicina di minuti torna all’interno del Palazzo. I cornetti ci sono ma

complice il caldo che anche di notte non molla Ro- ma, complice la stanchezza e l’orario, alla fine il de- legato sbaglia a contare. I cornetti reperiti non basta- no per tutti. Troppo pochi. Spariscono in pochi minu- ti. Ma non c’è tempo ne voglia di uscire di nuovo e si rientra a discutere. Sempre una riunione ristretta.

Sempre il governo da una parte e i confederali dall’al- tra. Sono le cinque. Il tempo passa veloce. C’è anco- ra un piccolo scoglio da superare e che riguarda i la- vori usuranti. È un tema delicato. La Uil è fra i sinda- cati quello che batte più sul tasto. politicamente è un punto fondamentale anche per la sinistra della mag- gioranza che al Senato corre sul filo dei voti. Ma an- che questo viene superato. Si arriva alle 6, 27 del mattino. Si esce con l’accordo in mano. Le prime di- chiarazioni riportano un certo sollievo. La tensione si allenta del tutto. Prodi decide di andare a letto per un’ora. Si suppone digiuno.

ro.ro.

L’opinione

RIFORMA DELLE PENSIONI

IL GOVERNO

di Roberto Rossi / Roma

SEGUE DALLAPRIMA

Enrico Letta, Silvio Sircana e Cesare Damiano durante la conferenza stampa Foto di Plinio Lepri/Ap

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«Non solo lo scalone

Anche giovani e donne»

Una notte infinita, una discussione du- ra, contrasti aspri e la rottura dietro l’angolo. Invece della rottura, all’alba è arrivato un accordo, che Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, saluta con la soddisfazione pacata, come è nel suo stile anche nei giorni migliori.

Soddisfazione perchè gli ostacoli erano tanti, comprese le divisioni del gover- no, compresa la drammatizzazione di un “evento”, usato da quotidiani e tv fi- no all’esasperazione, l’enfasi tutta attor- no a una questione: lo scalone. Invece, alla conclusione, lo scalone e gli scalini sono solo una voce di una somma più complicata e più ricca, che nei capitoli più importanti elenca altro: dalla pen- sione futura dei giovani all’età delle donne, ai lavori più faticosi e logoran- ti. «Si sa che questo delle pensioni è sempre lo scoglio più arduo in un con- fronto tra governo e sindacati, il tema più delicato per l’attenzione e le attese che suscita», osserva Gugliemo Epifa- ni. Persino troppa attenzione con quel- le inevitabili “deviazioni” che rischia- no di appannare le questioni vere.

E non è finita. Non è finita neppure nel sindacato, perchè le

manifestazioni di dissenso nelle fabbriche e soprattutto tra i metalmeccanici sono tante...

«Sono tante anche le testimonianze di solidarietà che riceviamo in Cgil. Tenia- mone conto. La verifica sarà adesso, quando finalmente ad esprimersi attra- verso i loro voti saranno lavoratori e pensionati».

Luned’ la valutazione del

parlamentino Cgil. Ma intanto, dal vostro punto di vista, di salute sindacale, un risultato c’è stato:

l’unità al tavolo della trattativa...

«Opinioni diverse ma alla fine si può dire di una buona condotta unitaria e di un giudizio maturato assieme. An- che questo per noi è un valore».

S’è detto: troppa passione attorno allo scalone. Proviamo a

correggere il tiro...

«Il testo definito contiene parti di peso.

Parliamo appunto di giovani, di don- ne e di lavoratori impegnati in attività faticose. Cominciamo dai giovani: ci siamo battuti per una revisione intelli- gente dei coefficienti. A definirli prov- vederà una commissione, prevedendo comunque per i giovani precari ad atti- vità discontinua un riferimento previ- denziale non inferiore al 60 per cento della loro retribuzione, quando an- dranno in pensione fra quarant’anni.

Questa è una prima indicazione, a con- ferma di una nostra scelta di garanzie per i giovani. Scelta questa che vive an- che in altre parti della piattaforma: dal- la possibilità di cumulare i contributi nelle varie fasi di lavoro alle facilitazio- ni per il riscatto della laurea...».

Un successo anche aver mantenuto i sessant’anni per le donne?

«Di fronte ad una vera e proprio batta- glia per il superamento di quel limite, in nome di una pretesa parità, abbia- mo tenuto duro perchè per le donne la vecchiaia è a conti fatti l’unica via d’uscita verso il pensionamento. L’an- zianità è soprattutto maschile. Alle donne toccano in media ventiquattro anni di contribuzione: escluse quindi dalla pensione di anzianità...».

Insomma, non tutti, a questo mondo, al lavoro, sono uguali e quindi anche le norme possono essere diverse...

«Un principio importante, una strada nuova. Teniamo conto delle differen-

ze. Questo vale anche per per i lavori usuranti: consentire ancora la pensio- ne a chi ha raggiunto cinquantasette anni di età e ha messo da parte trenta- cinque anni di contributi, lavorando pesantemente tra turni di notte e cate- na di montaggio e altro ancora. Siamo al riconoscimento di una differenza forte e ad una sorta di risarcimento».

Abbiamo lasciato quasi in coda lo scalone Maroni...

«Vorrei aggiungere ancora la difesa del- le quattro finestre d’uscita per i lavora- tori con quarant’anni di contributi. Ed ora lo scalone. Trovare il modo per su- perarlo non è stato facile, per le scarse risorse a disposizione, inferiori anche se di poco ai dieci miliardi per dieci an-

ni. Di certo le nuove curve che sono sta- te definite alleviano la pesantezza della legge Maroni, ma non accorciano il sal- to con la forza che sarebbe stata neces- saria. Per questo penso che una rifles- sione fuori dal clima e da un’ansia da

“ultimo giorno” potrebbe portare a una formulazione più meditata».

Che significa? Che si potrebbe

ricominciare da capo?

«Spero solo che si possa introdurre qualche cosa di meglio. Cioè non di- spero che si trovino le risorse...».

Prodi e Padoa-Schioppa dicono che a parità di costi si può fare tutto.

«A parità di costi vorrebbe appunto il governo. Ma non è escluso che si possa individuare qualche finanziamento ag-

giuntivo».

I soliti critici mettono a questo in dubbio la stabilità del sistema.

«In realtà proprio grazie a questa inte- sa, si mette al riparo per un periodo molto lungo il nostro sistema e si dan- no contorni meno esasperati al proble- ma della “gobba” che da una quindici- na d’anni rappresenta un incubo per la spesa pubblica».

Caro Epifani, lei ci tranquillizza...

«E mi auguro appunto che questa ri- sposta ad un problema vero consenta adesso di affrontare un altro problema rimasto nascosto, in ombra, quello del- l’invecchiamento attivo. Perchè la per- manenza al lavoro è solo una parte di quest’altra socialmente rilevante que- stione».

In una società, come quella italiana, che invecchia. Ma torniamo da capo, alle critiche che dovrete affrontare dentro la stessa vostra parte sociale.

«Bisognerebbe conoscere l’accordo, per giungere a un giudizio equilibrato.

Bisognerebbe comunque ricordare che per la maggioranza dei lavoratori que- sta proposta rappresenta un vantaggio rispetto alla legge Maroni. Bisognereb- be che dal dibattito emergesse un pun- to: che comunque per i lavoratori le condizioni sono migliorate.. in alcuni casi di poco, in altri di più... ma son co- munque migliorate. Altrimenti che senso avrebbe aver deciso di spendere dieci miliardi».

Questo sarebbe buon senso.

«Ma questo è soprattutto un punto di verità tra le ipotesi che sono state defi- nite».

Forse non si comprende

abbastanza che non ci sono sole le pensioni. Forse si dovrebbe spiegare meglio il contesto delle riforme, dal lavoro nero al precariato...

«Non c’è dubbio che vada ripresa non allentata l’iniziativa contro il precaria- to, tema che non può passare in secon- do ordine rispetto alle altre centralità del lavoro sindacale. Cito alcuni punti critici della legge trenta: il lavoro a chia- mata, lo staff leasing, la riforma del contratto d’inserimento, un contratto a termine che sia veramente tale».

Tempi?

«La prossima finanziaria».

Discutendo tanto di scalone e di scalini, si è lasciata da parte quell’idea di Damiano a proposito di elasticità, flessibilità.

Banalmente: non sarebbe meglio che un lavoratore potesse decidere liberamente quando andare in pensione, superate certe soglie...

«Anche noi avremmo preferito una strada del genere, lavorando ovvia- mente su incentivi e disincentivi. Ci sembrava una strada più moderna. Ci siamo scontrati con certi vincoli impo- sti dalla Ragioneria. Il limite di quiesta trattativa sta nella prevalenza degli aspetti finanziari, a danno di una siste- mazione più aggiornata, più dinami- ca».

Tutta l’attenzione sui costi. Una critica a Padoa-Schioppa?

«Non è una critica. È una constatazio- ne. Le raccomandazioni di Bruxelles, lo stato della finanza pubblica, le com- patibilità: alla fine sarebbe stata davve- ro difficile una soluzione ai problemi più corretta e tutto sommato più atten- ta al futuro prossimo».

Ma così sapremo almeno di che morte dovremo morire. Per qualche anno. Per quanti anni?

«Per un periodo medio lungo. Si dà una certezza».

SCENARIO La Cgil è stata oggetto di una campagna denigratoria, ma né certi partiti né la grande stampa hanno avuto successo

L’unità del sindacato resiste all’opa destabilizzante di Rifondazione

Il segretario della Cgil parla di un buon accordo, respinge le critiche e invita a una valutazione più complessiva e serena del risultato raggiunto

BRUNO

UGOLINI

Dalla ricerca di coefficienti “intelligenti”

al risarcimento dei lavori usuranti Ora la battaglia continua sul precariato

C’è chi dice no,come la Fiom, e lo gri- da forte. Ma c’è anche chi - magari con un po’ di mal di pancia - dice sì al- l’accordo sulle pensioni. Le prime rea- zioni dai luoghi di lavoro di tutta Ita- lia sono di segno opposto, ma in mez- zo ci sono gradazioni diverse, sia nei sì che nei no.

C'è grande cautela, i lavoratori voglio- no capire, ciascuno fa i propri conti, qualcuno impreca perché - scalone o scalino - vede il suo traguardo pensio- nistico allontanarsi ancora un po’, al- tri sospirano di sollievo perché l’am- morbidimento della terribile riforma Maroni riavvicina la fine delle fati- che sul lavoro. In attesa che in tutte le fabbriche e gli uffici ii lavoratori si

riuniscano per dire la loro e mentre prosegue nel Comitato direttivo del- la Cgil la discussione sull’ipotesi d’ac- cordo raggiunta arrivano i primi com- menti e messaggi di approvazione e disapprovazione dalle Rs e da qual- che categoria alla confederazione di corso d’Italia, attraverso e-mail, fax e telegrammi. La Rsu della Solvey So- lexis (Petrolchimico) di Porto Mar- ghera, per esempio, fa sapere che

«condivide e sostiene la linea dell’or- ganizzazione sull’ipotesi raggiunta».

E dalla stessa area produttiva, le Rsu dei Spm (Servizi Porto Marghera)

«esprimono condivisione» ed apprez- zano il risultato del confronto con il Governo. Così anche la Rsu di Tran- sped (Petrolchimico) «esprime pieno appoggio alla linea sostenuta dall’or-

ganizzazione per il positivo risultato raggiunto su pensioni e stato socia- le».

Sostegno alla linea della Cgil arriva anche da strutture come la Filcem di Venezia così come da singoli lavora- tori e lavoratrici, pensionati, iscritti o non iscritti alla confederazione e dal- le Rs di molte altre aziende. Ma è for- te anche il no della Fiom: l’accordo non piace affatto alla categoria dei metalmeccanici, che si appresta, at- traverso il leader, Gianni Rinaldini e il segretario nazionale, Giorgio Cre- maschi, a votare no al mandato a chiudere l'accordo quando e se il di- rettivo della Cgil, sarà chiamato ad esprimersi. I giudizi sono netti, ma esistono toni e sfumatura differenti:

«Non condivido l'accordo sul supera-

mento dello scalone che ci è stato prospettato - spiega Rinaldini quan- do ancora il vertice della Fiom è riuni- to per la prima valutazione - Il mio voto se ci sarà un voto nella riunione per il mandato a chiudere sul testo che ci è stato presentato sarà contra- rio». Più tranchant, come spesso capi- ta, è Giorgio Cremaschi: «L'accordo è il cedimento ad una campagna ideo- logica priva di fatti e di dati: e più che delusione c'è rabbia». E da Torino, il segretario locale delle tute blu Cgil, Giorgio Airaudo, propone: «È indi- spensabile adesso che il sindacato or- ganizzi la consultazione dei lavorato- ri lasciando con il referendum l'ulti- ma parola a loro. Bisogna evitare che delusione e, critiche alimentino il di- simpegno e l'antipolitica».

OGGI

È

fatta. Manca, però, il parere dei lavora- tori. Che saranno chiamati ad esprime- re consenso o no, non solo sullo "scalo- ne" ma anche su quella specie di scala mobile conquistata dagli anziani, sulle misure che dovrebbero poter assegnare ai giovani un futu- ro previdenziale un po' meno pesante. E sarebbe bello se a queste "primarie" nel mondo del lavoro potessero partecipare anche i pensionati e i ragaz- zi e le ragazze dei tanti lavori atipici, fuori e den- tro le tradizionali roccaforti operaie. Mentre sareb- be devastante se in questa prova di democrazia fa- cessero irruzione i vari pezzi della sinistra politi- ca. Come se fosse una campagna elettorale in cui si promette di tutto, sapendo di non avere alcuna bacchetta magica.

Nel sindacato, intanto, sembrano fronteggiarsi due anime. La prima tira un sospiro di sollievo ed esulta, anche se vede limiti e difficoltà. E' la stra-

grande maggioranza della Cgil, ma anche della Cisl e della Uil. La seconda anima è rappresenta- ta soprattutto dalla Fiom-Cgil (ma anche dalla componente Cgil "Lavoro e società", capeggiata da Luigi Nicolosi. Però anche dentro i metalmec- canici albergano posizioni diverse. Giorgio Cre- maschi, ad esempio, considera la soluzione adot- tata sullo scalone addirittura un peggioramento rispetto a quanto adottato dal governo Berlusco- ni. E pensa di essere di fronte ad una secca sconfit- ta del sindacato. Così Prodi diventerebbe un emu- lo di Bettino Craxi, il "nemico" succube della Con- findustria. E con lui tutta l'Unione. Gli altri espo- nenti del gruppo dirigente metalmeccanico testi- moniano accenti diversificati. Così Gianni Rinal- dini, segretario generale, boccerebbe immediata- mente lo scalone e però rinvia una valutazione complessiva a lunedì, giornata della riunione del Comitato Direttivo della Cgil, quando si avranno

tutte le carte in mano. Lo stesso Fausto Durante, capo della componente metalmeccanica più mo- derata, è favorevole all'accordo ma critico suI meccanismo adottato per le quote dello scalone (i due elementi: età di vita e somma contributiva, considerati rigidi, non flessibili). Critiche condivi- se, a quanto pare, anche da esponenti come Su- sanna Camusso, segretaria della Cgil lombarda.

Sono obiezioni, così come altre, che non dovrebbe- ro scalfire una maggioranza disposta a battersi nel mondo del lavoro affinché prevalga un largo sì all'accordo. Spiega Achille Passoni, segretario confederale, tra i più fervidi sostenitori dell'inte- sa: "Per la prima volta negli ultimi 30 anni abbia- mo una soluzione che porta 35 miliardi in 10 an- ni ai lavoratori e per la prima volta non si scam- bia nulla". Questa ultima mi sembra una grande verità. Perché lo scalone, così smagrito se non abo- lito, non appartiene ad uno scambio. Era una leg-

ge pronta a scattare. E invece nel passato c'è sem- pre stato uno scambio. Ho davanti la prima pagi- na dell'Unità, del 22 gennaio 1983, dedicata all' annuncio di quello che passò come accordo Scot- ti. C'è un editoriale d'Emanuele Macaluso in cui, tra l'altro, esprime rispetto per i sindacati e respin- ge le accuse di ingerenza mosse al partito comuni- sta (come si ripete la storia…). Ecco quell'accor- do, una delle prime esperienze di concertazione, conteneva uno scambio perché parlava di tariffe, prezzi e tante altre cose ma anche di ritocco alla scala mobile (in seguito passò sotto il nome di guerra dei decimali). Gli stessi grandi accordi del '92 e '93 furono all'insegna dello scambio perché quello del 1993, fortemente voluto da Bruno Trentin, era la risposta alla concessione dell'aboli- zione della scala mobile operata nel '92. Ma il 20 luglio del 2007 non si "concede" uno scalone.

C'era già. Ora lo si cambia con esiti discutibili

ma evidenti. E sapendo che quello scalone nella sua integrità oggi troverebbe un'ampia maggio- ranza favorevole nell'attuale parlamento.

La verità è che c'è stata un'offensiva antisindaca- le senza precedenti e un tentativo evidente di sca- valcare il sindacato, un altro modo per non rispet- tarne il ruolo. Entrambe le strategie sono saltate.

Il sindacato, mai unito come oggi - e questo è un risultato da valorizzare - non ne è uscito con le os- sa rotte. Ed ora può affrontare a testa alta la con- sultazione con i lavoratori. E tutti, soprattutto a si- nistra, dovrebbero guardarsi dallo strumentaliz- zare incomprensioni e difficoltà. Ha detto bene Al- fiero Grandi, già segretario della Cgil e oggi sotto- segretario al Tesoro: "Il futuro della sinistra non può prescindere da un atteggiamento solidale ver- so le confederazioni sindacali, che, non a caso, da mesi, sono sotto il tiro della destra, e qualche vol- ta, anche, della coalizione di governo''.

L’INTERVISTA

GUGLIELMO EPIFANI

Dalle fabbriche arrivano proteste e applausi

La contrarietà della Fiom, l’attesa della consultazione. Ma c’è chi dice: va bene

L’analisi

Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani giovedì al suo arrivo a Palazzo Chigi circondato dai giornalisti Foto di Danilo Schiavella /Ansa

di Oreste Pivetta

di Giampiero Rossi

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sabato 21 luglio 2007

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www.comunisti-italiani.it

FESTA NAZIONALE DELLA CULTURA

FESTA NAZIONALE DELLA CULTURA

cinema concerti spettacoli libreria dibattiti ristoro cinema concerti spettacoli libreria dibattiti ristoro

6-22 LUGLIO 2007 PARCO SCHUSTER VIA OSTIENSE M S. PAOLO ROMA

tutto il res to è noia

ore 21:00 La musica di

Ivan Della MEA

ore 21:30 Comizio di chiusura

Oliviero

DILIBERTO

Mario MICHELANGELI - Maurizio MUSOLINO Fabio NOBILE - Paola PELLEGRINI

ore 22:30 in Concerto

Andrea

MINGARDI

Domenica 22 Luglio

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Prodi: fatto da tutti un passo indietro

di Ninni Andriolo / Roma

Di Pietro

«D’Alema ha spiegato che se non si fosse trovata l’intesa ci sarebbero state

le dimissioni del governo»

di Simone Collini / Roma

ROMA«La positiva conclusione del confronto sulle pensioni è un primo passo importante del nuovo patto tra le generazioni che credo sia la principale sfida dei prossimi anni». Lo ha detto il sindaco di Roma, Walter Veltroni. «È importante che questo passo sia stato compiuto in un clima di concertazione al cui in- terno le organizzazioni sindacali hanno dimostrato la loro ca- pacità di rappresentare responsabilmente l'intero insieme del mondo del lavoro - ha aggiunto Veltroni - L'accordo raggiunto è importante per due motivi. Primo restituisce certezza alla ge- nerazione che deve, nei prossimi anni, programmare la sua uscita dal mercato del lavoro in coerenza con un progressivo in- nalzamento del limite dell'età di pensionamento, con il princi- pio della libertà di scelta e salvaguardando i lavori usuranti».

«Secondo - ha continuato - si accompagna ad un pacchetto di ulteriori misure (limite per la reiterazione dei contratti a termi- ne, incentivi contributivi per la contrattazione di secondo livel- lo) che parlano ad altri settori, altrettanto importanti, del mon- do del lavoro, come i giovani e i lavoratori in regime contributi- vo. Ringrazio il presidente del Consiglio Romano Prodi, il sotto- segretario Letta e i ministri Damiano e Padoa Schioppa per aver gestito con tenacia e intelligenza un confronto così delicato».

Follini

«Ogni compromesso è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Oggi la metà piena è leggermente

prevalente»

Bindi

«L’accordo sulle pensioni tra governo e sindacati è il grande risultato di una politica davvero riformatrice»

L’ACCORDO È CHIUSO e «ora l’Italia è un paese più giusto», come dice soddi- sfatto Prodi. Ma si apre nel- l’Unione una spaccatura con cui ora il premier dovrà fare i conti, nonostante derubri- chi a «piccole diversità» quanto emerso ieri attorno alla riforma delle pensioni. Non c’è soltanto la divisione tra riformisti e sinistra ra- dicale a caratterizzare la soluzione con cui il governo è arrivato al su- peramento dello scalone. Non c’è soltanto la «tensione» del Consi- glio dei ministri raccontata da An- tonio Di Pietro nel suo blog, le per- plessità espresse da Emma Bonino sulla proposta fatta nella notte dal governo ai sindacati, «volta a sal- vaguardare solo gli interessi dei so- liti noti», e il dissenso di Paolo Fer- rero, «perché gli scalini non mi piacevano prima e non mi piac- ciono adesso». Non c’è soltanto che durante la riunione a Palazzo Chigi, opportunamente chiusa senza una votazione, è dovuto in- tervenire Massimo D’Alema per far notare che l’accordo raggiunto consente di tenere unito lo schie- ramento, che «ne va della credibi- lità del governo» arrivare a un’in-

tesa su una questione cruciale co- me quella delle pensioni e che uni- ca conseguenza di un fallimento sono le dimissioni dell’esecutivo.

E non c’è soltanto che puntuali co- me sempre, un minuto dopo il via libera al provvedimento, sono arri- vate le critiche della Cdl e l’annun- cio dei soliti «dissidenti» del- l’Unione Turigliatto, Giannini, Rossi, pronti a votare contro al Se- nato, fiducia o non fiducia. C’è, ol- tre a tutto questo, che sulla rifor- ma delle pensioni il quadro politi- co del centrosinistra si è ulterior- mente complicato.

L’Ulivo è soddisfatto dell’intesa raggiunta all’alba con Cgil, Cisl e Uil, così come l’Udeur e l’Italia dei valori. Il segretario Ds Piero Fassi- no parla di «buon accordo» che

«tiene insieme innovazione, rigo- re finanziario e equità sociale» e che, insieme ai provvedimenti va- rati nelle scorse settimane, confi- gura «la più importante azione di

riforma del sistema previdenziale e del mercato del lavoro da molti anni». Toni positivi ma non così entusiasti arrivano dal leader del- la Margherita Francesco Rutelli, che parla di «accordo ragionevo- le» e sottolinea l’esigenza di guar- dare oltre: «Ora l’agenda del gover- no potrà concentrarsi sulle esigen- ze di mondi produttivi e sociali che non sono direttamente rap-

presentati dal sindacato. L’accor- do col sindacato è decisivo. Ades- so allarghiamo l’orizzonte al lavo- ro, l’impresa e ad interessi sociali più ampi». Ancora più freddo il commento di un altro diellino, il senatore Lamberto Dini, che par- la di «un compromesso al mini- mo denominatore» e avverte che se la sinistra radicale dovesse ten- tare di «indebolirlo in Parlamento

con emendamenti», inevitabil- mente verranno presentate propo- ste di modifica «per rafforzarlo».

E, se effettivamente dovesse tenta- re di alzare l’asticella in autunno, potrà contare sullo Sdi e sui Radi- cali, che già bollano l’accordo co- me «mediocre» (Enrico Boselli) e

«poco ambizioso» (Bonino).

Insoddisfazione, ma per ragioni opposte, viene espressa da Rifon-

dazione comunista e Pdci, che an- nunciano battaglia «nella società e in Parlamento» per ottenere del- le modifiche. Mentre Verdi e Sini- stra democratica, pur mostrando delle riserve, difendono l’accordo, esprimono soddisfazione per la

«sconfitta dell’offensiva neocen- trista» e invitano tutti a rispettare il ruolo del sindacato. Al movi- mento guidato da Fabio Mussi

non è piaciuto il modo in cui il Prc, nonostante assicurazioni da- te nei giorni scorsi in colloqui pri- vati, ha giocato le ultime mosse della partita. «La proposta del go- verno va sostenuta», è il ragiona- mento che il ministro dell’Univer- sità fa ai suoi. E i tentativi di scaval- care a sinistra la Cgil non possono che essere dannosi. Non a caso la capogruppo di Sd alla Camera Tit- ti Di Salvo interviene per sottoline- are come sia «particolarmente rile- vante il consenso del sindacato confederale». Constatazioni che invece non smuovono Prc e Pdci, fermi nel giudizio negativo su co- me il governo ha lavorato al supe- ramento dello scalone.

Il che vuol dire che la “Cosa rossa”

rischia di non veder mai la luce.

Come dimostrano le parole preoc- cupate con cui Pietro Folena chie- de di accelerare il processo di unifi- cazione delle forze a sinistra del Partito democratico: «Ci si è culla- ti troppo sul fatto che il Pd sembra- va un cadavere; è stato sottovalu- tato poi l’impatto della candidatu- ra di Veltroni; il “patto di unità d’azione”, tanto declamato, non è stato mai attuato». Folena indivi- dua come possibile via d’uscita il referendum tra i lavoratori sull’ac- cordo. Sempre che il Prc non deci- da di far effettivamente svolgere ai propri iscritti un altro referen- dum, quello sull’opportunità o meno di rimanere al governo.

Di Salvo

«Riconoscere il sindacato è un tema ineludibile anche nella prospettiva dell’unità

della sinistra»

«L’importante è che questo passo indietro non perda di vista la meta. Che, in questo caso, era il superamento dell’ingiustizia dello scalone»

HANNO DETTO

BOSELLI

«Si tratta di un accordo mediocre»

ROMA«Si tratta - è il commento del segretario dello Sdi, Enrico Boselli - di un accordo mediocre perchè non prefigura una vera e propria redistribuzione della spesa sociale tra le generazioni, manca una graduale parificazione tra l'età pensionabile di uomi- ni e donne e una riforma del welfare state, che era davvero quello di cui il Paese avrebbe avuto bisogno. Era prevedibile che nella contrapposizione tra partiti riformisti ed estrema sinistra il risul- tato non si sarebbe potuto mai attestare su una frontiera di forte innovazione. Sarebbe stato meglio se i dieci miliardi e più di eu- ro, che costerà il compromesso raggiunto fossero stati impiegati per contribuire a creare un sistema di ammortizzatori sociali per i lavori flessibili. Per un Paese come l'Italia che ha un enorme debi- to pubblico - conclude Boselli - ogni volta che non si fanno passi avanti sulla strada del rigore, si pone un'ipoteca sul futuro».

«Mentre dovunque in Europa si innalza l'età pensionabile, solo in Italia questa si riduce, con buona pace dei Don Abbondio del governo Prodi». Così il capogruppo dell'Udc al Senato Francesco D'Onofrio commenta la riforma delle pensioni e parla di «spesa enorme e coperture fantasiose. Con questa pseudo riforma delle legge Maroni, il governo Prodi e la sua rissosa maggioranza - os- serva D'Onofrio - può forse continuare a galleggiare»

«Il Consiglio dei ministri ha dato veramente un parere positivo e forte all'accordo Anche se su alcuni punti ci sono visioni diverse»

Romano Prodi ha più di un motivo per ringraziare pubblicamente Cesare Damiano, Enrico Letta e Tommaso Padoa Schioppa per «l’ottimo lavoro fatto». Senza il loro contributo, infat- ti, il premier non avrebbe potuto met- tere a punto la proposta che ha otte- nuto il «si» dei sindacati e il via libera del Consiglio dei ministri. La pazien- za e la tenacia del ministro del Lavo- ro, convinto da sempre che «alla fine si sarebbe raggiunto l’accordo» si so- no mescolate, nel lungo pomeriggio che ha preceduto la notte dell’intesa, all’approccio nuovo di Tommaso Pa- doa Schioppa. Il ministro dell’Econo- mia, in sostanza, ha preso atto che la politica è un elemento indispensabile in qualunque postazione di governo.

E che impostazioni tecniche o «ragio- nieristiche» devono fare i conti con le mediazioni indispensabili per ricerca- re consenso. Alla fine TPS potrà pre- sentarsi in Europa giocando la carta dei futuri risparmi e, assieme, quella politicamente pesante, di un gover- no più forte. Perché è chiaro che, su- perato l’ostacolo pensioni, Prodi si mostra oggi più forte di quanto non lo fosse l’altro ieri.

Questo, ovviamente, come mostrano i mal di pancia di Prc, Pdci e Radicali, non rende di per sé meno accidenta- to il cammino del governo. Maggio- ranza divisa sulla riforma delle pensio- ni? «No, il Consiglio dei ministri ha dato veramente un parere positivo e forte all'accordo - risponde Prodi al Tg1 - Poi, certo su alcuni singoli punti è chiaro che vi sono state alcune visio- ni diverse. Quando si fanno accordi così complessi c'è sempre qualche pic- cola diversità. Ma non c'è da ricom- porre niente perché c'è stato un accor- do».

Un’intesa che accontenta alcuni set- tori della maggioranza e ne scontenta altri? «Per realizzare un accordo tutti devono fare un passo indietro - repli- ca il premier - L’importante è che que- sto passo indietro non perda di vista la meta. Che, in questo caso, era rap- presentata dal superamento dell’in- giustizia dello scalone».

Che nella maggioranza i problemi ri- mangono lo dimostra, per la verità, l’avvertimento di Lamberto Dini che parla di «compromesso al minimo de- nominatore» e annuncia che se la si- nistra radicale dovesse tentare di «in- debolirlo in Parlamento, inevitabil- mente i riformisti presenterebbero le proprie proposte di modifica «per raf- forzarlo».

Posizione diametralmente opposta quella assunta da Massimo D’Alema

in Consiglio dei ministri. «È il miglio- re accordo possibile - ha spiegato ai colleghi ieri il vice premier - Per que- sto dobbiamo difenderlo con forza, fa- cendo comprendere che è un succes- so. Attenzione, dobbiamo dare dimo- strazione di coesione, perché ne va della credibilità del governo».

Chi ha vinto e chi ha perso, traendo le somme? «Il problema - ha spiegato Prodi ieri, intervistato dall’approfon- dimento del Tg3, Primo piano - era quello di comporre gli interessi parti- colari con quelli generali». In realtà un altro tornante difficile per la mag- gioranza è stato ieri superato. E, que- sto, per un esecutivo dato continua- mente al capolinea, è di per sé un fat- to importante. «Saltando un ostacolo dopo l’altro - spiegano da Palazzo Chi- gi - si arriva, alla fine, al traguardo...».

Una «vittoria della responsabilità», co- sì la definisce il diessino Lucà, presi- dente della Commissione Affari socia- li della Camera. Un «salto di maturità anche da parte di Rifondazione comu- nista». Il forzista Bonaiuti, però, si strappi le vesti per un «governo» che avrebbe «ceduto agli estremisti». Pie- ro Fassino, al contrario, definisce l’ac- cordo sulle pensioni «la più importan- te azione di riforma del sistema previ- denziale e del mercato del lavoro da molti anni a questa parte».

Prodi, in sostanza, per dirla con il Dl Antonello Soro, «ha saputo fare sinte- si, riuscendo a spalmare su una platea larga la transizione verso l'obiettivo di riequilibrio dei conti previdenziali, nel rispetto del patto fra le generazio- ni». E tutto questo lavorando «con ca- parbietà», assieme ai ministri compe- tenti, «per unire le diverse sensibilità della maggioranza».

Adesso «l’agenda del governo potrà concentrarsi sulle esigenze di mondi produttivi e sociali che non sono di- rettamente rappresentati dal sindaca- to», auspica Francesco Rutelli. «Abbia- mo cominciato a tagliare qualche in- giustizia - spiega Prodi,- Adesso dob- biamo fare in modo che, attraverso il fatto che tutti pagano più tasse. gli onesti ne paghino di meno».

L'ingiustizia di cui parla Prodi è quella dello “scalone” della Maroni che in una notte - quella del primo gennaio 2008 - faceva saltare l’età pensionabi- le da 57 a 60 anni. «Prima c'erano tre classi che andavano in pensione in un giorno solo - dichiara il premier al Gr1 -, questo non stava né in cielo né in terra. Adesso si è riusciti ad avere un esodo, un pensionamento più gra- duato, più umano, più serio. E sono convinto che i lavoratori hanno com- preso il senso delle nostre decisioni che riguardano l’equità e lo sviluppo»

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