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L ULTIMO SIGILLO ATTO UNICO ALDO CIRRI PERSONAGGI

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(1)

L’ULTIMO SIGILLO

“Nel crudo sasso intra Tevero e Arno

1

da Cristo prese l’ultimo sigillo

che le sue membra due anni portarno.”

Dante Alighieri, Paradiso, canto XI

ATTO UNICO DI

ALDO CIRRI

PERSONAGGI

GIOVANNI DI PIETRO DI BERNARDONE detto Francesco - mistico - anni 42 CHIARA DI OFFREDUCCIO DEGLI SCIFI - mistica - anni 18 LEONE DI ASSISI compagno di Francesco (voce fuori campo)

Ruderi del tempio della dea Laverna2, pendici meridionali del monte Penna, massiccio del monte La Verna, appennino tosco-romagnolo, 14 settembre 1224

1 “Sulle rocce del monte de La Verna, ubicato tra il monte Fumaiolo, dal quale nasce il Tevere e il monte Falterona, dal quale nasce l’Arno, San Francesco ricevette le stigmate (l’ultimo sigillo) che rimasero impresse sul suo corpo per due anni, fino alla morte avvenuta ad Assisi il 3 ottobre 1226”.

(2)

SCENA

Una radura pietrosa di roccia calcarea grigia. Subito dietro lo spezzone di un antico muro di pietra con sopra, scolpita in bassorilievo, la testa della dea Laverna. Dietro il muro una rudimentale croce costruita con rami intrecciati. La scena è completamente circondata da una foresta3 di grandi faggi e abeti bianchi.

SIPARIO

Estate. Notte fonda, il cielo è limpido e stellato, la luce della luna, filtrando tra i grandiosi alberi della foresta, illumina la radura. La croce, sullo sfondo confusa tra gli alberi, è appena visibile.

Francesco, sdraiato sopra una lurida e rozza stuoia di canapa, dorme un sonno agitato, indossa un vecchio e malridotto saio rattoppato in più parti. Uno spezzone di corda sfilacciato gli cinge la vita. Il cappuccio è tirato sulla testa, è scalzo e sporco e tra le mani stringe un vecchio e logoro vangelo. Una piccola anfora di terracotta e un sacchetto, sempre di canapa, sono appoggiati vicino al muro. Intorno si sente il frinire di qualche grillo e il rumore di foglie smosse nel fitto della foresta. Una bava di vento filtra tra gli alberi. La scena prosegue per alcuni secondi poi il frinire dei grilli lentamente aumenta d’intensità e di volume come se gli insetti si moltiplicassero rapidamente. Francesco si agita nel sonno. Il vento aumenta d’intensità e nubi oscure cominciano a nascondere la luna. Il frinire dei grilli aumenta fino a diventare una cacofonia insopportabile e il vento diventa quasi violento. Una serie di lampi va a illuminare la radura di una luce spettrale, i tuoni che seguono si vanno a sommare alla cacofonia dei grilli. Francesco mugola, si lamenta e si agita violentemente sulla stuoia infine, un tuono più assordante degli altri lo sveglia. Francesco balza a sedere urlando spaventato. Rumori e lampi spariscono all’istante e la radura torna a essere tranquilla. Francesco è sudato. Dopo un po’ si sente, provenire dall’alto lo stridere di un falco pellegrino. Francesco si tira su a sedere, si raccoglie su se stesso e si abbraccia le ginocchia tremando per il l’incubo. Il verso del falco è insistente, Francesco solleva la testa verso l’alto è pallido, ha gli occhi cerchiati, infiammati e stanchi.

SCENA PRIMA

FRANCESCO - (con la voce impastata) Sì, sì… ho capito.

Appoggia il viso sulle ginocchia lasciandosi tentare di nuovo dal sonno. Il falco continua a stridere. Dopo qualche secondo Francesco solleva di nuovo la testa.

FRANCESCO - (accennando un sorriso) Grazie frate falcone4!

Lo stridio cessa. Francesco abbassa lo sguardo, allunga una mano, afferra l’anfora, beve qualche sorso d’acqua, tossisce quindi la ripone. Si guarda intorno e rabbrividisce. Poi, con fatica, cambia posizione mettendosi a sedere sui talloni, raccoglie il Vangelo, lo apre e tenta di leggere, ma la poca luce glielo impedisce, così, sospirando appoggia il libro sulle gambe, chiude gli occhi e, balbettando per lo sfinimento, formula una preghiera.

3 Si tratta dell’attuale foresta monumentale della Verna giunta fino ai giorni nostri grazie alla sapiente opera dei frati francescani che l’hanno curata nei secoli. Costituita da abeti e faggi, che possono raggiungere i 50 metri di altezza, è caratterizzata anche dalla presenza di una numerosa fauna selvatica tra cui il cervo, il daino, il capriolo, il cinghiale e il lupo. Sono presenti anche numerose specie di uccelli, tra cui il gufo reale e il falco pellegrino.

4 Secondo la leggenda ogni notte un falco pellegrino, con il suo verso, svegliava Francesco per ricordargli il momento della preghiera.

(3)

FRANCESCO - (con voce sofferente) Oh eterno, aiutami a pregare… da solo non ne sono capace, ho paura… mi sento solo… inquieto, amareggiato… c’è troppo buio dentro di me. Ti cerco in ogni albero, in ogni pietra, nell’acqua che scorre, nella luce del mattino, ma non riesco a trovarti.

Io non so quali sono le tue vie, ma tu conosci la mia strada, ti prego, fa che incroci la tua… (la voce si mischia al pianto) ti prego… parlami!

Pausa. Francesco singhiozza, poi si calma asciugandosi le lacrime con una manica. Nel frattempo le prime luci dell’alba illuminano lentamente la scena

FRANCESCO - (calmandosi un po’) Tu… sei il padre… lode a te per la quiete di questa notte… e per qualunque cosa porti il nuovo giorno. Che io possa guardare il mondo con nuovi occhi… che possa vedere l’amore oltre le apparenze… dammi la forza per allontanare la superbia…

fa che io possa vivere sempre in umiltà… fa che in questo giorno e in quelli a venire, io possa essere il tuo umile specchio.

La luce in scena s’intensifica ulteriormente, Francesco solleva la testa e osserva estasiato la luce che, lentamente, rischiara il bosco ed è talmente preso da questa visione che i brividi e la stanchezza gli scivolano via dal corpo. Per qualche secondo si gode ancora la magica quiete dell’alba, quindi raccoglie il vangelo, lo apre a caso, scorre le righe, sbatte gli occhi, se li stropiccia nel tentativo di riuscire a leggere5 poi, con molta fatica, riesce a intravvedere qualche riga.

FRANCESCO - (legge sommessamente e con grande difficoltà) “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita!”6

Sfoglia ancora qualche pagina.

FRANCESCO - (c.s.) “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e… con la misura con la quale misurate sarete misurati.”7

Sfoglia ancora qualche pagina.

FRANCESCO - (c.s.) “Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.”8

Abbandona le braccia e il libro in grembo e chiude gli occhi e solleva la testa.

FRANCESCO - Oh eterno, fa che l’inquietudine e il bisogno di te accompagni ogni attimo della mia vita, mostrami la strada giusta e io ti seguirò fino alla fine del tempo…

Ricomincia a tremare, si preme le mani sullo stomaco e il vangelo cade a terra. Poi si alza faticosamente in piedi, fa qualche passo, barcolla piegandosi in avanti con una smorfia di

5 Tra il 1219 e il 1220 Francesco partecipò alla 5° crociata in Egitto (1217-1221) dove contrasse il tracoma, un’infezione batterica della congiuntiva e della cornea, causata da Chlamydia trachomatis. La malattia si riacutizzò dopo l’episodio delle stigmate rendendolo quasi cieco e lo accompagnò fino alla morte.

6 Matteo 7,13.

7 Matteo 7,1-2.

8 Matteo 6,34.

3

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sofferenza9. Ha uno sforzo di vomito e istintivamente si porta la mano alla bocca. Un attimo dopo il dolore si calma, Francesco guarda la mano macchiata di sangue, sospira e se la pulisce sfregandola ad una manica del saio.

FRANCESCO - Oh mio signore… voglio stare più lontano possibile da tutto ciò che mi ricordi la civiltà… voglio essere una sola cosa con la natura di questi luoghi, voglio impoverire il mio corpo, voglio impoverire la mia anima… voglio renderla più semplice possibile, svuotarla di tutti i significati della vita per poterla riempire nuovamente di vino giovane… (singhiozza) ma come posso fare mio signore? Come posso ritrovare la purezza della terra… la sincerità del cielo e la libertà dell’aria?

Improvvisamente sente un rumore alle sue spalle, si volta di scatto in preda al panico quindi si appoggia a un albero, continuando a tenere una mano sullo stomaco.

FRANCESCO - (guardandosi attorno terrorizzato) Padre… non abbandonarmi!

Ancora rumori, Francesco si aggira disperato per la radura.

FRANCESCO - (singhiozzando) Parlami!... Ti supplico!

Disperato fa ancora qualche passo finché non inciampa e cade bocconi. Per qualche minuto resta immobile respirando affannosamente e continuando a singhiozzare,infine apre gli occhi e lo sguardo gli cade sopra una foglia sulla quale un bruco si muove lentamente. Francesco osserva l’animaletto e piano piano si calma. Poi raccoglie la foglia, si tira su a sedere e la osserva da vicino.

FRANCESCO - (guardando il bruco) Frate bruco, tu sei capace di trasformarti, di cambiare la tua vita, di rinnovarti, di lasciare la terra, di trasformarti in farfalla e volare nel cielo e tutto questo con la semplicità della tua esistenza, senza lasciarti imprigionare dai pensieri, dai tormenti e dai dubbi. Perché non insegni a me, misero cumulo di sterco coperto di polvere, a mangiare foglie, a far crescere le ali e a volare verso il signore?

Francesco riesce a calmarsi un po’, posa delicatamente la foglia, si guarda intorno e infine solleva lo sguardo: il cielo si è fatto più chiaro, ma il sole non è ancora sorto. Recupera il vangelo, lo apre e inizia a leggere, ma un pensiero improvviso lo distoglie dalla lettura.

FRANCESCO - (riflettendo assorto) Il bruco mangia le foglie, si rinvigorisce per poi mutare in farfalla… questa è semplicemente la sua vita, è in armonia con la natura… la sua evoluzione è perfetta… è allora giusto mio signore, impoverire, mortificare il mio corpo e la mia anima per poterli poi riempire di nuovo? Non sarebbe più giusto trasformarli… farli crescere seguendo il fiume della vita… come fa il bruco?

Francesco resta assorto. Nel frattempo la luce si è ulteriormente intensificata, ma il cielo è plumbeo e in lontananza si sentono dei tuoni.

FRANCESCO - Illumina la mia mente, signore, affinché io possa trovare la strada che conduce a te.

SCENA SECONDA

9Francesco era gravemente malato di fegato e di milza e soffriva di frequenti emorragie gastriche, dovute probabilmente alla presenza di un tumore maligno, che gli provocavano penosi conati di sangue.

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Recupera di nuovo il vangelo, lo apre e, tremando, si appoggia a un albero sulla destra della scena nel tentativo di riprendere la lettura ma, colto dalla spossatezza, si addormenta di nuovo scivolando su un fianco. Lentamente la luce in scena si abbassa e contemporaneamente una serie di luci soffuse, filtrando attraverso gli alberi, vanno ad illuminare la radura di una luce evanescente, una musica lenta e misteriosa si spande per la scena. Per qualche secondo l’azione resta immobile poi da sinistra entra Chiara. È una bella ragazza, indossa un elegante abito lungo secondo la moda dell’epoca e ha la stessa età che aveva intorno al 1212 (18 anni circa) quando, secondo la tradizione, la notte della domenica delle palme, fuggì di casa per raggiungere Francesco alla Porziuncola per entrare nella comunità francescana. Chiara, capelli sciolti e piedi scalzi, con passo leggero si avvicina a Francesco dormiente, si china e gli fa una carezza sul viso.

Francesco si muove mugolando, apre gli occhi e guarda perplesso Chiara, poi improvvisamente si rende conto dell’assurdità della situazione e sobbalza spaventato.

FRANCESCO - (esterrefatto) CHIARA?!

CHIARA - (sorridendo) Buon giorno Francesco.

Francesco la squadra da capo a piedi, spalanca gli occhi e, continuando a rimanere seduto, si ritrae spaventato.

FRANCESCO - (c.s.) Co… cosa ci fai qui? Co… come se… sei arrivata?

CHIARA - (dolcemente) Sono qui per aiutarti.

Francesco continua a guardarla sconvolto e non riesce a capacitarsi dell’assurdità della situazione.

FRANCESCO - (balbettando) Ma… è impossibile… dovresti essere a san Damiano10… a quattro giorni di cavallo da qui, co… come hai fatto a trovarmi? (la guarda da capo a piedi) Mio dio, ma ti sei fatta ricrescere i capelli11 e… come sei vestita…?!

CHIARA - (c.s.) Stai tranquillo, è tutto a posto, non devi agitarti, non devi aver paura.

Chiara, per non spaventarlo ulteriormente, si ferma a un passo di distanza.

FRANCESCO - (sempre più agitato) Un momento, è stato Leone12 a dirti che ero qui?

CHIARA - (paziente) Francesco…

FRANCESCO - (c.s.) No… no… aspetta… tu non sei Chiara... non puoi esserlo!… Tu… tu sei un diavolo… sei la tentazione inviata dal demonio… (sbotta) VADE RETRO MALEDETTO DEMONE!

Francesco è terrorizzato e, strisciando con il sedere a terra, cerca di allontanarsi da Chiara finché non va a sbattere la schiena contro resti del muro del tempio. Francesco ha gli occhi sbarrati, è sudato e respira con affanno.

CHIARA - (c.s.) Francesco, calmati, devi abbandonare le tue paure, tu stesso hai chiesto di essere tenuto lontano da tutto ciò che ti ricordi la civiltà…

10 Convento di San Damiano, importante centro di culto cattolico situato nella parte meridionale di Assisi.

11 Quando nel 1211/1212 Chiara si consacrò alla vita religiosa, Francesco le fece indossare un saio da penitente e le tagliò i capelli.

12 Beato Leone d’Assisi (1195 - 1271) fu compagno e confessore di Francesco negli ultimi anni della sua vita.

5

(6)

FRANCESCO - (c.s.) Infame, schifoso, mi hai spiato!

CHIARA - (dolcemente)… tu stesso hai chiesto di essere tutt’uno con la natura… guardami:

io sono la parte più pura di te stesso… la vera tua natura.

Francesco la guarda accigliato, si sfrega gli occhi e si asciuga il sudore con le maniche del saio.

FRANCESCO - (facendosi coraggio) Va bene… se l’inferno ti ha mandato da me per mettermi alla prova… so… sono pronto!

CHIARA - No, Francesco, nessuno vuole metterti alla prova, hai solo bisogno di tirar fuori la tua parte migliore… quella autentica, quella ancora coperta da ruggine e fango e io sono qui per aiutarti.

Pausa. Francesco è ancora frastornato, ma ha la forza di guardare a lungo e confuso Chiara.

FRANCESCO - Chi sei?

CHIARA - (sorridendo) Te l’ho detto, sono la parte più pura del tuo spirito, prova a scorrere le immagini nella tua anima e nella tua mente e confrontale con quello che hai davanti, alla fine la risposta ti arriverà senza affanno.

FRANCESCO - (balbettando incredulo) Ma… tu non puoi esistere… tu sei la Chiara di tanti anni fa… sei…

CHIARA - (c.s.) La ragazzina che scappò da casa per raggiungerti alla Porziuncola?

FRANCESCO - Io… non…

CHIARA - Sì, sono il piccolo angolo dei dolci ricordi, degli inizi… della fede che sorrideva.

FRANCESCO - Io non capisco… ho paura…

CHIARA - (sorridendo) Hai solo paura di fare il primo passo.

FRANCESCO - Qua… quale passo?

CHIARA - Quello verso l’eternità.

FRANCESCO - De… devo mo… morire?

CHIARA - (avvicinandosi) No, Francesco, tu devi rinascere! Devi trasformarti come fa il bruco quando diventa farfalla! (paziente) Tu stesso ti sei chiesto se, invece di impoverire la tua anima, non sia più giusto trasformarla! Francesco: la morte non è una lampada che si spenge perché non c’è più olio ma, semplicemente, perché è arrivata finalmente la luce dell’alba!

Francesco la guarda frastornato, timidamente si solleva un po’ e muovendosi sulle ginocchia si avvicina alla ragazza.

FRANCESCO - Se… sei un angelo?

Pausa.

CHIARA - (dolcemente) Sono la voce che ti parla da tanto tempo.

Francesco improvvisamente intuisce la verità e, frastornato, spalanca gli occhi.

FRANCESCO - (trasecola) No… non è vero… non può essere!

CHIARA - (rievoca pacatamente sorridendo) “Francesco va’ e ripara la mia chiesa, che come vedi, cade tutta in rovina.”

Francesco, esterrefatto,cade a sedere di colpo.

FRANCESCO - (balbettando incredulo) T... tu... si... signore?

(7)

Chiara si limita a sorridere. Francesco la guarda smarrito.

FRANCESCO - (c.s.) Pe… perché…?

CHIARA - Perché Chiara?

Francesco annuisce stravolto.

CHIARA - (accennando un sorriso) Chiara è colei che ti è stata più vicino di chiunque altro.

È l’immagine più dolce e familiare che racchiudi nel tuo cuore. È l’amore che è andato molto al di là di quello per una donna, per una moglie, per un’amica, per un’amante. È stata la colonna che ha sostenuto il ponte che ti ha condotto a me.

Francesco si alza e si avvicina timidamente.

FRANCESCO - (ancora frastornato) U… una volta la tua voce mi arrivò dalle profondità…

del legno di un vecchio crocifisso…

CHIARA - (sorridendo) … e quella volta ti mettesti a fare il muratore.

FRANCESCO - (avvicinandosi ansioso) Perché non mi hai più parlato?!

CHIARA - (dolcemente) Non ho mai smesso di farlo, sei tu che non mi hai più sentito.

FRANCESCO - (affannato) Ma… ma io ti ho cercato ovunque, io… io stavo impazzendo, non riuscivo più a sentirti… ho provato…

CHIARA - (lo interrompe sorridendo) Forse la mia voce era coperta dal rumore e dalle voci della moltitudine dei tuoi seguaci.

Francesco abbassa la testa imbarazzato.

FRANCESCO - … ho ascoltato il mio orgoglio e mi sono lasciato sedurre dalla mia presunzione… il mio cuore era altrove e non ho sentito più la tua voce… perdonami.

Chiara si china sorridendo e gli accarezza il viso.

CHIARA - Non denigrarti, hai dei doveri verso i tuoi compagni e loro hanno bisogno di te, non puoi abbandonarli, ma prima devi ritrovare te stesso.

FRANCESCO - No… non capisco…

CHIARA - (paziente) Francesco, ti sei privato di tutto, hai massacrato il tuo corpo e la tua mente, ti sei ridotto a una larva… perché?

FRANCESCO - (confuso) Io… ho abbandonato la mia vecchia vita, ho fatto tacere le tentazioni del mio corpo… ho allontanato la mia mente da esse per rivolgerla solo a te.

CHIARA - (sospirando) Quelle che tu chiami tentazioni sono semplici bisogni… Francesco tu sei il mio migliore strumento…

FRANCESCO - (ansioso) Grazie signore!

CHIARA - (proseguendo)… ma se in uno strumento si tirano troppo le corde esse si rompono e se vengono tirate troppo poco non suonano.

FRANCESCO - … Non capisco…

CHIARA - Devi trovare la tua giusta misura, abusare di te stesso non serve a nulla, ti fai solo violenza e tu hai bisogno di pace e di serenità, ma sopratutto di equilibrio.

FRANCESCO - (confuso) Signore... io ho lasciato tutto e ti ho seguito, che cosa devo fare ora?... io non lo so più.

7

(8)

CHIARA - Io abito in tutte le creature, in tutte le cose e in tutte le anime, guarda nel profondo della tua, Francesco, e mi ritroverai.

FRANCESCO - Ma... tu mi stai parlando, ora, qui!

CHIARA - Sì, perché tu avevi bisogno di sentirmi, sei ad una svolta importante della tua vita.

FRANCESCO - Sì, avevo bisogno di te e ora sei qui! Dimmi cosa devo fare?

Chiara sorride.

CHIARA - Devi riportare la chiesa alle origini, alla carità, alla compassione, all’amore…

FRANCESCO - (interrompendola ansioso) Sono pronto mio signore! (si avvicina) Tu mi hai chiamato e io ho risposto, ho seguito gli insegnamenti che ci hai lasciato con i vangeli. Ho abbandonato la mia vecchia vita, ho capito che non ci sono più né padri, né madri, né famiglia. Tu sei la mia famiglia! Ho preso la mia croce e ti ho seguito e ti seguirò finché avrò il dono della vita!

CHIARA - Per fare questo non puoi continuare ad abusare di te.

FRANCESCO - Signore, questa è la mia natura, il mio modo di seguirti e servirti, non posso essere diverso da quello che sono… faccio il possibile per essere d’esempio ai miei compagni…

loro mi chiedono di indicare la via, ma come posso farlo se non la conosco nemmeno io?! Hanno bisogno di una guida, di qualcuno che li conduca per mano alla verità, alla tua luce, che mostri loro il cammino che ha percorso Cristo, le sofferenze patite… io sono il più piccolo degli uomini, come posso assolvere a un compito così gigantesco?

Chiara scuote lentamente la testa.

CHIARA - Francesco, tu devi essere te stesso e non ciò che gli altri si aspettano che tu sia…

FRANCESCO - (perplesso) Ma… signore…

CHIARA - (proseguendo) Tu pensi che il tuo dio voglia e pretenda la sofferenza e il dolore dalle sue creature?

FRANCESCO - (c.s.) Ma… sei tu che ci hai esortato di abbandonare tutto e di seguirti…

ognuno con la sua croce!

CHIARA - Io?

FRANCESCO - Sì… sì… (mostrando il vangelo) è scritto qui!

CHIARA - E tu sei sicuro che tutte quelle parole siano la mia volontà?

FRANCESCO - (sempre più frastornato) Ma sono parole scritte dagli antichi patriarchi…

dai dottori della chiesa… parole da te ispirate!

Chiara sorride, si gira verso il pubblico dando le spalle a Francesco che continua a seguire con gli occhi ogni suo movimento.

CHIARA - (meditabonda) I dottori della chiesa…

FRANCESCO - (timoroso) Sì… scritti dai santi, dagli apostoli… dagli evangelisti… uomini che hanno glorificato il tuo verbo.

Chiara si gira verso di lui.

CHIARA - Non ho bisogno di un sermone, Francesco, e nemmeno di tutte le parole scritte in mio nome e per mio conto, non ho bisogno dell’oro che luccica sugli altari e nemmeno dell’odore di incenso che impregna le chiese, non ho bisogno delle litanie, dei salmi, dei pugni battuti sul petto, dei beati, dei santi, dei papi e delle preghiere.

FRANCESCO - (esterrefatto) Ma… co… come?

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CHIARA - (solenne) Ho solo bisogno del cuore degli uomini, ho bisogno che gli uomini imparino ad amare se stessi, perché solo così impareranno ad amare il prossimo e anche il loro dio.

Tu sei l’unico che può fare questo, ma prima devi imparare ad amarti, devi aver cura del tuo cuore e della tua mente, devi rispettare il tuo corpo e smetterla di martoriarlo. Devi fare in modo che la ruggine che copre i loro cuori si polverizzi e cada e che ognuno possa riconoscere se stesso negli altri, solo così l’opera della creazione sarà completa!

Francesco guarda Chiara rapito e frastornato.

FRANCESCO - (esita) Signore… tu conosci la mia storia, le mie azioni, i miei errori, io prometto solennemente che seguirò tutti i tuoi insegnamenti e i tuoi precetti, ma…

CHIARA - Ma?

FRANCESCO - (c.s.) Signore… i miei compagni si aspettano da me un segno, un’indicazione… un qualcosa che mostri loro la tua grandezza.

CHIARA - (sospirando rassegnata) Francesco, cosa vuoi dal tuo dio?

FRANCESCO - Signore, fa in modo che il tuo gregge riconosca in me la tua presenza.

CHIARA - (c.s.) In che modo?

Pausa ad effetto, Francesco guarda ansioso Chiara.

FRANCESCO - (solenne scandendo le parole) Signore, imprimi sul mio corpo i segni della tua passione e fa che io possa portarli fin quando avrò vita! Che io senta nell’anima e nel corpo, quanto è possibile, quel dolore che Gesù sostenne nell’ora della passione!13

Chiara lo guarda delusa.

CHIARA - (sospirando) Perché vuoi che faccia questo?

FRANCESCO - (avvicinandosi) Perché solo portando su di me il tuo sigillo i miei fratelli potranno riconoscerti in me e io potrò completare la tua opera.

CHIARA - E tu credi che massacrando il tuo corpo, altri uomini di seguiranno?

FRANCESCO - Signore, tu stesso, facendoti uomo, ti sei sacrificato per loro… perché non potrei farlo anch’io?

CHIARA - (amara) Io non avrei mai voluto che accadesse.

FRANCESCO - Co… come?

CHIARA - Sono stati uomini come te a non capire e a spargere il mio sangue.

FRANCESCO - Perché non li hai fermati?

CHIARA - A causa del dono che vi avevo fatto.

FRANCESCO - (stupito) Un dono? Quale?

CHIARA - Il libero arbitrio: il potere di costruire il vostro mondo e il vostro futuro.

FRANCESCO - Ma tu sei onnipotente, sei l’essenza della perfezione, tu potevi modificare il tuo atto, potevi cambiare le cose!

CHIARA - Proprio perché, come dite voi, sono onnipotente e perfetto io non posso sbagliare e quindi non posso cambiare le cose da me decise. Vi ho concesso il libero arbitrio proprio per darvi la possibilità di correggere gli errori dovuti a esso, ma voi siete andati oltre, avete travisato troppe

13 Nelle sue preghiere Francesco chiedeva effettivamente di vivere la passione di Cristo, anche se la formulazione delle richiesta era diversa: “O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è ch' io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori”.

9

(10)

cose e vi siete persi. Ora avete bisogno di capire, di evolvervi, di ritrovare la vostra vera natura, per questo avevo riposto la mia fiducia nel candore della tua anima... ed ora…

FRANCESCO - (stralunato) Cosa… signore?

CHIARA - (guardandolo dritto negli occhi)… ed ora tu mi chiedi di incidere sulle tue carni il più grosso errore compiuto dal libero arbitrio degli uomini?

Francesco cade in ginocchio con le lacrime agli occhi.

CHIARA - (scuote la testa) No, Francesco, non era questo il mio progetto: non posso infliggere la stessa disumana sofferenza patita da una delle mie creature ad un’altra solo perché questo, secondo te, è l’unico modo affinché gli uomini ritornino alla fede autentica. (pausa) Francesco la fede è gioia, serenità, pace, perché vuoi trasformarla in un lugubre supplizio?

Francesco abbassa la testa pensieroso per rialzarla subito dopo.

FRANCESCO - Perché la mente degli uomini è ottenebrata, perché questi sono tempi in cui gli uomini hanno bisogno di prodigi, di miracoli per tornare a parlare con la propria anima… (esita) Mio signore, se non vuoi concedermi ciò che ti ho chiesto, sia fatta la tua volontà, ma io devo portare con me un segno della tua presenza affinché gli uomini non si sentano abbandonati in balia della sorte.

Chiara lo guarda intensamente.

CHIARA - (scuote la testa) No, Francesco, io sono amore non sofferenza.

Francesco si alza lentamente e faticosamente in piedi, guarda Chiara, poi si avvicina al muro, raccoglie il sacchetto di canapa, lo apre e tira fuori un vecchio coltello, quindi ritorna vicino a Chiara.

FRANCESCO - Signore, concedimi almeno che sia io stesso a imprimere il tuo sigillo sulle mia carni!

Chiara sospira e scuote di nuovo la testa.

CHIARA - Vi ho concesso il libero arbitrio e non posso impedirtelo, se questa è la tua volontà fai pure, ma ricordati che troverai una strada lunga e lastricata di dubbi. Molti saranno quelli che non ti crederanno.14

FRANCESCO - (a testa alta) Signore, con il tuo sigillo vincerò sul dubbio!

CHIARA - Per me siete tutti fratelli, non ho mai concesso a nessuno di voi di prevalere su un altro, siete voi che l’avete fatto in nome mio.

Senza dire altro Francesco si sposta dietro lo spezzone di muro, vi appoggia la mano e su di essa appoggia la punta della lama del coltello. Guarda con occhi spiritati la mano, suda, trema ed esita.

Infine rivolge uno sguardo disperato a Chiara e, con un urlo, affonda il coltello nel palmo dalla

14 Nonostante le ampie descrizioni e resoconti ed il fatto che vi fossero numerosi testimoni oculari delle stigmate, non può tacersi la circostanza che la bolla di canonizzazione di S. Francesco del 19 luglio 1228 “Mira circa nos”, risalente ad appena due anni dopo la morte del Santo, non ne faccia alcun cenno. Non mancarono, già da parte di alcuni contemporanei, contestazioni ed opposizioni, ritenendo quei segni impressi nelle carni del santo, frutto di una frode. Lo stesso Gregorio IX, prima di procedere alla canonizzazione di Francesco, pare nutrisse dei dubbi riguardo a quel fatto prodigioso. San Bonaventura, nel capitolo della sua

“Legenda Major” dedicato alla “Potenza miracolosa della Stimmate” del Poverello, scriveva che “Papa Gregorio IX, di felice memoria, al quale il Santo aveva profetizzato l’elezione alla cattedra di Pietro, nutriva in cuore, prima di canonizzare Francesco, dei dubbi sulla ferita del costato.

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mano. Il sangue inizia a colare copiosamente scivolando sul muro. Francesco lascia cadere il coltello, e con la mano sana si tiene il polso di quella ferita guardandola allucinato. Poi sposta lo sguardo su Chiara che, a sua volta, lo guarda con commiserazione.

CHIARA - Addio Francesco, che la luce dalla saggezza possa accompagnare i tuoi passi futuri.

Chiara si volta ed esce da sinistra.

SCENA TERZA

Francesco sposta di nuovo lo sguardo allucinato sulla mano ferita, recupera il coltello, si guarda intorno e scorge una fessura proprio nel punto coperto di sangue, incastra il coltello nella fessura dalla parte del manico in modo che la lama sia rivolta verso l’alto. Appoggia la mano sana sulla punta e, urlando, vi affonda anche l’altra mano. Nel movimento il coltello scivola dalla fessura e cade a terra. Francesco, straziato dal dolore, si accascia svenuto aggrappandosi al muro. Da lontano fuori scena si sente la voce angosciata e affannata di Leone.

LEONE - (grida) Francesco…! Francesco…!

Francesco si riprende un po’ e solleva appena la testa.

FRANCESCO - (con voce bassa e impastata e occhi semichiusi) Leone…

LEONE - (c.s.) Francesco, dove sei?! Che succede?! Rispondimi!

FRANCESCO - (c.s.) Le… Leone…!

LEONE - (c.s.) Francesco, perché hai urlato?! Qualche animale ti ha morso?! Sei ferito?

Dove sei? Parlami così posso raggiungerti!

FRANCESCO - (c.s.) Leone… fratello… l’Eterno mi ha conesso… il suo ultimo sigillo…!

Francesco appoggia la testa su muretto e perde di nuovo i sensi. Lontano, da fuori scena, Leone continua a chiamarlo.

LEONE - Francescooo…!

SIPARIO FINE

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