• Non ci sono risultati.

Francesco alla Fao: la fame non è solo una tragedia, ma anche vergogna

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Francesco alla Fao: la fame non è solo una tragedia, ma anche vergogna"

Copied!
21
0
0

Testo completo

(1)

Francesco alla Fao: la fame non è solo una tragedia, ma anche vergogna

In un’epoca piena di contraddizioni, è necessario rispondere alla sfida della fame nel mondo con azioni concrete perché è

“una vergogna” per l’umanità che tanti “continuino a morire per mancanza di cibo”. Papa Francesco lo afferma senza mezzi t e r m i n i n e l v i d e o m e s s a g g i o p r o n u n c i a t o i n l i n g u a spagnola indirizzato a Qu Donguy, direttore generale della Fao. L’occasione è la Giornata mondiale dell’alimentazione che s i c e l e b r a o g g i , n e l l a d a t a d e l l a f o n d a z i o n e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il 16 ottobre 1945.

La celebrazione dell’anniversario della Fao

Alla cerimonia virtuale, promossa per celebrare il 75.mo anniversario dell’agenzia Onu, partecipano gli ambasciatori speciali della FAO e i vertici delle altre agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma. L’evento prevede diversi messaggi e inviti all’azione, quello di Papa Francesco, e poi del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, e del segretario generale dell’Onu, António Guterres, affinché si trovino soluzioni, finalmente, al problema endemico della fame.

La parole di Papa Francesco

“La sua missione è bella e importante, perché voi lavorate con l’obiettivo di sconfiggere la fame, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione” esordisce il Papa nel videomessaggio alla Fao. Ricordando che il tema dell’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione è “Coltivare, nutrire, preservare.

Insieme”, Francesco sottolinea la necessità di azioni congiunte e di una “volontà ferma” per dare speranza a persone

(2)

e popoli. Quindi prosegue:

Nel corso di questi 75 anni, la Fao ha imparato che non basta produrre cibo, ma che è anche importante garantire che i sistemi alimentari siano sostenibili e offrano diete salutari e accessibili a tutti. Si tratta di adottare soluzioni innovative che possano trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo gli alimenti per il benessere delle nostre comunità e del nostro pianeta, rafforzando così la capacità di recupero e la sostenibilità a lungo termine.

Riguardo alla fame siamo tutti responsabili

In questo tempo segnato dalla pandemia, è ancora più necessario, afferma Papa Francesco, sostenere le iniziative di organizzazioni come Fao, Pam (Programma Alimentare Mondiale) e Ifad (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo), per promuovere “un’agricoltura diversificata” e lo sviluppo rurale dei Paesi più poveri. E occorre farlo in un’epoca dove da una parte la scienza compie grandi progressi, dall’altra si registrano “molteplici crisi umanitarie”. Il Papa osserva amaramente che, nonostante tutti gli sforzi compiuti fin qui, secondo le statistiche il numero delle persone colpite dalla fame e dall’insicurezza alimentare sta crescendo. E l’attuale pandemia non farà che peggiorare le cose. Quindi Francesco afferma:

Per l’umanità la fame non è solo una tragedia ma anche una vergogna. È provocata, in gran parte, da una distribuzione diseguale dei frutti della terra, a cui si aggiungono la mancanza di investimenti nel settore agricolo, le conseguenze del cambiamento climatico e l’aumento dei conflitti in diverse zone del pianeta. D’altra parte si scartano tonnellate di alimenti. Dinanzi a questa realtà, non possiamo restare insensibili o rimanere paralizzati. Siamo tutti responsabili.

La proposta del Papa: no alle armi, sì allo sviluppo

Papa Francesco torna a richiamare la comunità internazionale

(3)

al dovere di mettere in campo politiche e azioni all’altezza della sfida. Esorta a non fermarsi a discussioni “dialettiche o ideologiche”, permettendo “che nostri fratelli e sorelle continuino a morire per mancanza di cibo”. E ribadisce una proposta già avanzata nella sua recente enciclica Fratelli tutti:

Una decisione coraggiosa sarebbe costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari “un Fondo mondiale” per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei paesi più poveri. In tal modo si eviterebbero molte guerre e l’emigrazione di tanti nostri fratelli e delle loro famiglie che si vedono costretti ad abbandonare la propria casa e il proprio paese per cercare una vita più dignitosa.

A tutti sia assicurato l’accesso al cibo

Al termine del videomessaggio l’augurio e la benedizione del Papa alla Fao e a quanti lavorano nell’organizzazione per il proseguimento di un’attività che diventi “sempre più incisiva e più feconda”, indirizzata a nutrire gli affamati e salvaguardare la terra.

Lettera della Congregazione per l’educazione cattolica:

al centro la relazione

A pochi giorni dalla riapertura delle scuole in Italia, e a scuole in attività da poco in altri Paesi europei, una Lettera circolare della Congregazione per l’educazione cattolica rivolta alle scuole, alle università e alle istituzioni

(4)

educative esorta a “rimettere al centro la relazione con la persona concreta e reale”. Nei mesi di lockdown i sistemi scolastici e universitari di tutto il mondo, ricorda, si sono impegnati per assicurare la continuità dell’insegnamento attraverso le piattaforme digitali però, si osserva nella Lettera, l’efficacia della didattica a distanza “è stata condizionata da una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche”, aumentando il divario educativo già esistente nel mondo.

“Secondo alcuni recenti dati forniti delle agenzie internazionali, circa dieci milioni di bambini non potranno avere accesso all’istruzione nei prossimi anni”

La Congregazione sottolinea poi “la drammatica situazione di scuole e università cattoliche che, senza sostegno economico d e l l o S t a t o , r i s c h i a n o l a c h i u s u r a o u n r a d i c a l e ridimensionamento”. Nondimeno, queste istituzioni continuano a porsi “a servizio della comunità ecclesiale e civile, assicurando un servizio formativo e culturale di carattere pubblico, a beneficio dell’intera comunità”.

Educazione e relazione

In merito alla didattica a distanza, nella Lettera si evidenzia che essa “sebbene necessaria in questo momento di estrema criticità, ha mostrato come l’ambiente educativo fatto di persone che si incontrano, interagendo direttamente e “in presenza”, non costituisca semplicemente un contesto accessorio all’attività educativa, ma la sostanza stessa di quel rapporto di scambio e di dialogo tra docenti e discenti, indispensabile per la formazione della persona e per la comprensione critica della realtà”. I ragazzi, le persone, infatti, crescono insieme nell’incontro con gli altri. Le relazioni interpersonali sono anche “il luogo“ in cui la ricerca scientifica e l’investigazione accademica supera la frammentazione dei saperi.

(5)

La formazione degli educatori

Negli anni, e per ultimo a causa del Covid-19, si legge ancora nel testo, sono cambiate profondamente le modalità di lavoro e il ruolo di docenti e educatori. “Il loro preziosissimo apporto (…) ha bisogno di essere sostenuto attraverso una solida formazione continua che sappia andare incontro alle esigenze dei tempi, senza perdere quella sintesi tra fede, cultura e vita, che costituisce la peculiare chiave di volta d e l l a m i s s i o n e e d u c a t i v a a t t u a t a n e l l a s c u o l a e nell’università cattolica”.

La relazione è l’anima del processo educativo

La Congregazione avverte quindi che è necessario “rimettere al centro dell’azione educativa la relazione con la persona concreta e tra le persone reali che costituiscono la comunità e d u c a t i v a ” e c h e e s s a n o n p u ò e s s e r e s o s t i t u i t a dall’interazione mediata da uno schermo o dalle connessioni digitali.

“La persona concreta e reale è l’anima stessa dei processi educativi formali e informali, nonché fonte inesauribile di vita per la sua natura essenzialmente relazionale e comunitaria”

La Lettera sottolinea ancora, per la crescita individuale e collettiva, “l’insostituibile ascolto sincero della voce dell’altro” e “una comune riflessione e progettualità”. Alla base del processo di formazione pone, dunque, la “cultura dell’incontro” che include anche l’attenzione alla “casa comune”, “poiché le persone, proprio mentre si formano alla logica della comunione e della solidarietà, già lavorano per recuperare la serena armonia con il creato”.

Ravvivare l’impegno per le nuove generazioni

La pandemia che ha investito tutto il pianeta “ha fatto

(6)

emergere con forza l’esigenza di un patto educativo sempre più comunitario e condiviso”, si legge nella Lettera, perciò gli istituti educativi cattolici sono chiamati “a formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità”, persone

“capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”. Per fare questo si rende necessario costruire “una rete più integrata di cooperazione”, punto di partenza per fissare alcuni obiettivi irrinunciabili verso cui far convergere “modelli di convivenza alternativi rispetto a quelli di una società massificata e individualista”.

“Occorre un rinnovato progetto educativo di lungo periodo, sulla base di istanze etiche e normative condivise”

La solidarietà della Congregazione con le comunità educative Il testo diffuso dalla Congregazione per l’educazione cattolica si conclude esprimendo vicinanza e apprezzamento a tutte le istituzioni scolastiche e universitarie cattoliche che hanno garantito lo svolgimento delle proprie attività, nonostante l’emergenza in corso. E con l’invito ai responsabili della società “a dare maggiore rilevanza all’educazione in tutte le sue dimensioni”. In questo momento, rileva la Lettera, ci vogliono coraggio e speranza. E conclude: “ci sostenga la convinzione che nell’educazione abita il seme della speranza: una speranza di pace e di giustizia”.

I messaggi dei vescovi: monsignor Pennisi

In questi giorni, alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico in Italia, molti vescovi stanno indirizzando alle loro diocesi messaggi e videomessaggi per inviare a tutti i componenti il mondo della scuola e dell’educazione l’augurio di buona ripresa, l’incoraggiamento all’impegno nella convinzione che l’educazione sia un bene irrinunciabile per il bene dell’intera società. Così monsignor Michele Pennisi,

(7)

arcivescovo di Monreale che, dopo aver ricordato agli studenti il dovere “di porre in atto tutte le misure prudenziali che ci vengono suggerite dalle autorità competenti” per evitare i contagi da coronavirus, li invita a non rassegnarsi “a guardare all’altro come a un possibile untore”, ma come ad una ricchezza e un dono che merita rispetto. E conclude: “che ciascuno di voi porti il contagio della speranza e di una rinnovata umanizzazione alla nostra società confusa e diffidente”.

La preghiera dell’arcivescovo di Milano, Delpini

Nel videomessaggio dell’arcivescovo di Milano, diffuso ieri attraverso il canale YouTube della diocesi, monsignor Mario Delpini augura a tutto il personale scolastico “di vincere l’ossessione dei protocolli, l’angoscia dell’imprevedibile, la tentazione di scansare le responsabilità”, perchè “quello che importa sono i contenuti dell’insegnamento, la qualità dello stare insieme, l’attenzione ai percorsi degli studenti”.

Quindi invita tutti a recitare nelle messe di domenica prossima, 13 settembre, la “Preghiera per la scuola” composta dal lui stesso. Questo il testo:

Padre nostro, che sei nei cieli, benedici tutti noi che siamo tuoi figli in Gesù, benedici tutti i giorni dell’anno scolastico. Vogliamo vivere nella tua grazia: donaci fede, speranza, carità. Ogni giorno di questo anno scolastico, nelle speranze e difficoltà presenti, sia benedetto, sereno, ricco di bene per potenza di Spirito Santo. Sia benedetto il lunedì, con la grazia degli inizi, il desiderio del ritrovarsi, la sconfitta del malumore.

Sia benedetto il martedì, per la curiosità e la gioia di imparare, per la passione e il gusto di insegnare. Sia benedetto il mercoledì, per la fierezza e la nobiltà di affrontare le sfide e la fatica e vincere la pigrizia. Sia benedetto il giovedì, per l’amicizia, la buona educazione e la correzione dei bulli e dei prepotenti.

Sia benedetto il venerdì, per la fiducia contro lo

(8)

scoraggiamento, per la semplicità nell’aiutare e farsi aiutare. Sia benedetto il sabato, per la promessa degli affetti familiari e del riposo. Sia benedetta la domenica, il tuo giorno, Signore!, per la serenità, la consolazione della preghiera per vivere la nostra vocazione.

La preghiera di monsignor Delpini si conclude, infine, con queste parole:

“Padre nostro che sei nei cieli, sia benedetto ogni tempo, occasione per il bene, ogni incontro, vocazione a servire e ad amare, ogni ora di lezione, esercizio di intelligenza, volontà, memoria per percorsi di sapienza. Benedici tutti noi, benedici le nostre famiglie, benedici la nostra scuola.

Amen”

Settimana Laudato Si’:

costruire insieme un mondo migliore

La Settimana Laudato Si’, dal 16 al 24 maggio, è stata indetta da Papa Francesco nel V anniversario della sua Enciclica sulla cura della casa comune, Laudato si’. Coinvolge le comunità cattoliche di tutto il mondo e rappresenta un modo concreto proposto a parrocchie, diocesi, congregazioni religiose, realta associative, scuole, e altre istituzioni per riflettere sul tema e approfondire il proprio impegno per la salvaguardia del Creato e la promozione di un’ecologia integrale. Nel corso della Settimana sono previste varie iniziative on line che puntano alla costruzione di un futuro più giusto e sostenibile per la Terra e per l’umanità, seguendo le linee indicate dalla

(9)

Laudato sì che avverte “tutto è connesso”. L’iniziativa si concluderà il 24 maggio con una giornata mondiale di preghiera.

L’appello di Papa Francesco

E’ stato lo stesso Francesco ad annunciare l’evento, il 3 marzo scorso, invitando, tramite un video-messaggio, alla più ampia partecipazione. Papa Francesco in quell’occasione affermava: “Che tipo di mondo vogliamo lasciare a quelli che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Rinnovo il mio appello urgente a rispondere alla crisi ecologica, il grido della terra e il grido dei poveri non possono più aspettare. Prendiamoci cura del creato, dono del nostro buon Dio creatore”.

“Durante questa campagna globale tutti i cattolici sono uniti per riflettere, pregare e agire insieme per un mondo migliore”

E’ urgente fare di più per un’ecologia integrale

Non si tratta di cominciare da zero, in cinque anni trascorsi dalla pubblicazione della Laudato si’, migliaia di comunità in tutto il mondo hanno intrapreso azioni volte a realizzare la visione dell’ecologia contenuta nell’Enciclica. Ma la crisi ambientale è talmente grave che è necessario fare di più. Per questo il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale offre sul sito web della Settimana Laudato Si’

alcuni suggerimenti per azioni più coraggiose e di maggiore impatto, fornendo anche un kit completo di strumenti per pianificare le attività e materiale promozionale per condividere informazioni all’interno delle proprie comunità.

Nel corso della Settimana i cattolici sono invitati anche a prendere parte a seminari online formativi e interattivi

Nell’anno 2020 due appuntamenti decisivi per l’ambiente

(10)

Il quinto anniversario della Laudato si’ coincide con due grandi appuntamenti mondiali per quanto riguarda l’impegno di contrasto alla crisi dell’ambiente: scade quest’anno, infatti, il termine entro cui i Paesi devono annunciare i propri piani per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima e sempre quest’anno si svolgerà la conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità nell’intento di proteggere i luoghi e le specie che sostengono la vita sul Pianeta.

L’insegnamento del coronavirus

Il Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale sottolinea che gli insegnamenti dell’Enciclica sono particolarmente rilevanti nel contesto attuale della pandemia di coronavirus, che ha fermato molte parti del mondo. “La pandemia – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – ha colpito dovunque e ci insegna come soltanto con l’impegno di tutti possiamo rialzarci e sconfiggere anche il virus dell’egoismo sociale con gli anticorpi di giustizia, carità e solidarietà. Per essere costruttori di un mondo più giusto e sostenibile, di uno sviluppo umano integrale che non lasci indietro nessuno”. “In particolare – aggiunge don Soddu – questa pandemia può essere una opportunità di radicare nel nostro futuro il valore della fraternità.

Settimana Laudato si’: dal 16 al 24 maggio corsi online e preghiera mondiale

(11)

Nella solitudine il coronavirus uccide di più

Se il Covid-19 non guarda in faccia a nessuno e a contrarre il contagio sono ricchi e poveri, persone con ruoli pubblici e semplici cittadini in ogni Paese del mondo, è anche vero che ad essere maggiormente colpiti dalla pandemia in corso sono gli anziani. In Italia, ad esempio, oltre l’80% delle persone che hanno perso la vita a causa del coronavirus, aveva più di 70 anni. Alle persone di età avanzata va spesso in questi giorni il pensiero e la preghiera di Papa Francesco che, del resto, ha sempre sottolineato il loro valore e il loro ruolo prezioso all’interno delle famiglie e delle comunità.

Il pensiero del Dicastero vaticano per gli anziani

Agli anziani rivolge la sua attenzione oggi il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita con un messaggio che richiama tutti al dovere di particolare vicinanza con ognuno di loro, ma sollecita una presa di coscienza e una mobilitazione anche da parte delle amministrazioni e di quanti, in questo momento, sono chiamati a prendere decisioni importanti per il bene della collettività. “Care sorelle e cari fratelli, nel cuore di questa ‘tempesta inaspettata e furiosa ci siamo resi conto – come ci ha ricordato Papa Francesco – di trovarci sulla stessa barca’. Al suo interno ci sono anche gli anziani. Come tutti, sono fragili e disorientati.”. Queste le prime parole del messaggio che prosegue: “A loro va oggi il nostro pensiero preoccupato e grato, per restituire almeno un po’ di quella tenerezza con il quale ciascuno di noi è stato accompagnato nella vita e perchè giunga a ciascuno di essi la carezza materna della Chiesa”.

La malattia della solitudine

“Se è vero – si legge ancora nel testo – che il coronavirus è

(12)

più letale quando incontra un corpo debilitato, in molti casi la patologia pregressa è la solitudine. Non è un caso che stiamo assistendo alla morte, in proporzioni e modalità terribili, di tante persone che vivono lontane dal proprio nucleo familiare, in condizioni di solitudine davvero debilitanti e sconfortanti”. L’incoraggiamento del Dicastero è allora a fare “tutto quanto è possibile per rimediare a questa condizione”. Nell’impossibilità di andare a trovare le persone lì dove vivono, stanno nascendo nuove idee e la Chiesa sta trovando nuove forme di vicinanza come telefonate, messaggi video, ma anche lettere. Nelle parrocchie si sono attivate persone per consegnare cibo e medicinali a chi non può uscire di casa, mentre molti sacerdoti “continuano a visitare le case per dispensare i sacramenti”. Ma tutto questo non è ancora s u f f i c i e n t e . D a q u i l ’ i n v i t o a f a r e d i p i ù n e l l a consapevolezza, sottolinea il messaggio, “del valore inestimabile di ogni vita umana”. Per i nostri anziani possiamo pregare, attivare reti di solidarietà, mobilitare nuove energie.

La vita di un anziano vale come ogni altra

La cronaca riporta ogni giorno notizie drammatiche riguardo alla condizione delle persone in età avanzata che vivono in strutture residenziali, case di riposo o per le lungodegenze.

In questi luoghi in migliaia, in questo periodo, hanno perso la vita. Nel messaggio si riconosce che le ragioni sono molte, la concentrazione di tante persone, la difficoltà a disporre delle necessarie misure di prevenzione, ma a fronte di tutto questo oggi si fanno i conti con “un abbandono assistenziale e terapeutico che viene da lontano”. Le parole del messaggio sono forti: “Pur nella complessità della situazione che viviamo – si legge -, è necessario chiarire che salvare la vita delle persone anziane che vivono all’interno di strutture residenziali o che sono sole o malate, è una priorità tanto quanto salvare qualunque altra persona”.

E’ ancora possibile prendere misure adeguate

(13)

L’appello è chiaro: “Nei Paesi nei quali la pandemia ha ancora dimensioni limitate è ancora possibile prendere delle misure preventive per proteggerli, in quelli dove la situazione è più drammatica è necessario attivarsi per trovare soluzioni emergenziali”. Il messaggio ricorda, infine, con gratitudine l’amore e la cura prestati da tanti figli e nipoti, da assistenti sanitari e dai volontari nei cui gesti rivive la compassione delle donne che si recarono al sepolcro per prendersi cura del corpo di Gesù e conclude con l’invito ad unirsi tutti “in preghiera per i nonni e gli anziani di tutto il mondo” e, laddove è possibile, ad agire per vincere la loro solitudine.

Il Papa: siamo in emergenza, preghiamo insieme il Rosario

Papa Francesco fa sentire ancora una volta la sua vicinanza a quanti in Italia stanno soffrendo a causa dell’epidemia da Covid-19 perchè ammalati o familiari di persone contagiate o ancora perchè, come medici e infermieri, al lavoro per assistere chi sta male. Lo ha fatto nel suo saluto ai fedeli di lingua italiana all’udienza generale di questa mattina, facendo poi suo l’appello dei vescovi italiani “che in questa emergenza sanitaria hanno promosso un momento di preghiera per tutto il Paese”. “Ogni famiglia – ha esortato Francesco – ogni fedele, ogni comunità religiosa: tutti uniti spiritualmente domani alle ore 21 nella recita del Rosario, con i Misteri della luce”. Aggiungendo a braccio: “Io vi accompagnerò da qui”.

Nel mondo l’iniziativa “24 ore per il Signore”

(14)

Papa Francesco ha anche ricordato l’iniziativa “24 ore per il Signore” promossa per i prossimi 20-21 marzo, “un appuntamento importante della Quaresima – ha affermato – per la preghiera e per accostarsi al sacramento della riconciliazione”. In Italia e in altri Paesi non potrà essere vissuta nelle forme consuete, ma solo “con la preghiera personale”, lo si potrà fare però in molte altre parti del mondo. “Incoraggio i fedeli – ha proseguito dunque Francesco – ad accostarsi in maniera sincera alla misericordia di Dio nella confessione e a pregare specialmente per quanti sono nella prova a causa della pandemia”.

Il grazie della CEI a Francesco

Alle parole del Papa è seguito immediatamente un comunicato con cui la Conferenza episcopale italiana esprime la propria gratitudine a Francesco. Noi abbiamo sentito Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della CEI:

Ascolta l’intervista a Vincenzo Corrado

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2020/03/18/11/1355 29822_F135529822.mp3

«Innanzitutto da parte della Conferenza Episcopale Italiana c’è un sentimento di gratitudine per le parole di oggi di Papa Francesco. Sono parole che confortano in questo momento e che incoraggiano nell’iniziativa intrapresa. Crediamo e siamo convinti che la forza della preghiera possa unire le nostre case. In questo momento l’invito è a restare a casa, ma nelle case c’è una vitalità che sicuramente la preghiera riuscirà ancora di più a vivificare e le parole del Papa di questa mattina, il suo pensiero a 360 gradi, in modo particolare per gli ammalati, per tutte quelle persone che stanno soffrendo, ma anche per chi sta portando soccorso, sono di grande conforto. Sentiamo tantissimo la vicinanza del Santo Padre e la Chiesa italiana, i suoi vescovi e i fedeli tutti, non possono che ringraziarlo per questo gesto di attenzione e di

(15)

condivisione».

La Chiesa italiana si è subito messa in moto, in particolare ha avviato una piattaforma digitale, una presenza insomma sul digitale, che ha questo titolo: “Chi ci separerà? Le iniziative della CEI per questo tempo di prova”. Ecco, di che cosa si tratta e perché questa iniziativa?

«Abbiamo sentito emergere forte dal territorio una domanda di condivisione, una domanda che portava con sé anche una richiesta evidente, quella di sentirsi parte di una comunità grande, di una comunità che ci rende in questo momento Paese e Chiesa e abbiamo cercato di dare una risposta a questa domanda che possa andare oltre l’emergenza. “Chi ci separerà”

ovviamente rimanda a un brano delle Sacre Scritture e non è semplicemente un interrogativo ma è anche una certezza.

Sappiamo che la fede che ci unisce e ci rende figli e fratelli in questo momento è anche un’appartenenza a un amore più grande. Con questo amore noi riusciamo ad andare oltre l’emergenza e questo luogo, questo ambiente digitale, vuole essere una condivisione di buone prassi che sono in atto nelle diocesi italiane, ma vuole anche essere un’offerta di sussidi pastorali, di notizie, di tutto ciò che può costituire un’alternativa al grigiore che magari possiamo vivere perché sottoposti allo smarrimento. Allora è nato questo sito:

chiciseparera.chiesacattolica.it, dove si possono trovare le notizie che riguardano la Chiesa italiana, tutto ciò che si sta mettendo in atto per sopperire alla prossimità non fisica e, quindi, c’è tutta questa creatività in atto nelle diocesi italiane che convoglia su questo portale e poi ci sono una serie di sussidi pastorali per poter vivere i momenti di catechesi, i momenti di fede nelle mura domestiche. Mi verrebbe da concludere che effettivamente la famiglia in questo caso è la nostra chiesa domestica e abbiamo una grande opportunità per sentirci uniti in una Chiesa più grande che è la nostra Chiesa».

E’ vero, c’è tanta creatività. Può farci qualche esempio di

(16)

cose che appunto vengono fatte, proposte ecc…?

«Sì, per esempio abbiamo ad Asti un’iniziativa che parte da un tam tam sui social network che si rivolge soprattutto ai più anziani, sono i ragazzi che si rendono disponibili per andare a fare la spesa alle persone più anziane e tutto questo è convogliato dalla diocesi. Mi viene in mente anche Cremona dove è stato creato un oratorio via web per portare l’oratorio nella casa dei ragazzi, mi viene in mente anche un’altra iniziativa passata attraverso l’Ufficio per il tempo libero e lo sport della Conferenza Episcopale Italiana che sono degli esercizi particolari per imparare ad educarsi a vivere il tempo nella maniera più opportuna e poi c’è una grande creatività da parte dei vescovi che stanno indirizzando veramente tante lettere ai propri sacerdoti per poter vivere con prossimità questo tempo e gli stessi vescovi si stanno mettendo in gioco con delle catechesi che stanno viaggiando on-line».

Sempre oggi il Papa ha parlato anche di un’altra iniziativa

“24 ore per il Signore” un appuntamento importante durante la Quaresima per la preghiera e per la confessione. Una c o n f e s s i o n e c h e i n q u e s t o m o m e n t o n o n s i p u ò f a r e tradizionalmente. Cè qualche idea in proposito?

«Le chiese in Italia continuano comunque ad essere aperte quindi i sacerdoti sono a disposizione, ovviamente con le precauzioni che ci sono state fornite dalle autorità, per ritagliarsi quello spazio necessario per la confessione delle persone. Lì dove questo non è possibile, la misericordia del Padre in questo momento si rende vicina a tutti e quindi anche quella preghiera che può essere svolta in maniera personale, nella difficoltà del momento presente, è sicuramente un balsamo di misericordia e di amore che ci viene donato».

Qual è la sfida, se si può usare questo termine, oggi per la Chiesa italiana?

(17)

«In questo momento il nostro invito e il nostro appello rimane sempre quello di far proprio quel senso di responsabilità che ci sta unendo e ci sta rendendo Paese. Più persone a più livelli stanno utilizzando questa espressione: “siamo in guerra, siamo in trincea”, noi diciamo che siamo uniti da un senso di responsabilità che è quella unità di intenti rappresentata dal Presidente della Repubblica. La Chiesa italiana ha fatto proprio e rilanciato l’invito a utilizzare al massimo livello la responsabilità: tutti siamo cittadini, tutti siamo parte di un Paese che in questo momento sta soffrendo, tutti siamo chiamati a fare nostro l’appello alla responsabilità personale che ha un risvolto pubblico perché tesa alla salvaguardia della salute di tutti, soprattutto dei più deboli, dei più indifesi».

Responsabilità e solidarietà o, in altri termini, carità…

«La carità è la massima espressione dell’amore e in questo frangente la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha fatto un doppio stanziamento nei giorni scorsi: mezzo milione di euro al Banco Alimentare e 10 milioni di euro alla Caritas italiana, cui si sono aggiunti i 100mila euro donati dal Santo Padre. Questi soldi saranno distribuiti alle Caritas diocesane che sono i presidi sul territorio, sono loro a darci il senso delle difficoltà vissute dalla gente, dai più deboli, dalle persone che ancora di più vivono l’emergenza di questo momento. E allora i progetti che sono messi in cantiere in queste ore sono davvero tanti e variegati: della spesa a domicilio all’apertura delle mense, ai dormitori per chi purtroppo non ha una casa e a tutte queste persone va il nostro pensiero e va in modo particolare la nostra solidarietà che non è semplicemente verbale, ma diventa anche un qualcosa di concreto e di operoso».

(18)

Per contrastare il gioco d’azzardo vietarne la pubblicità

Rendere effettivo il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo previsto dal decreto Dignità approvato dal governo un anno fa, ma entrato in vigore solo il 15 luglio scorso, dopo che sono scadute le ultime deroghe, sarà complesso. A segnalarlo è l’Agcom che ieri ha inviato al governo una segnalazione di 31 pagine per “rappresentare alcune criticità interpretative e le problematiche applicative rilevate con riferimento alla disciplina introdotta dall’articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018”. Secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la nuova normativa non sarebbe in linea con i principi Ue e la sanzione minima di 50mila euro può risultare

“poco ragionevole” se la pubblicità è trasmessa durante

“manifestazioni sportive a livello amatoriale o da esercizi commerciali di modeste dimensioni”.

Per le associazioni “Mettiamoci in gioco” la legge va applicata

Le preoccupazioni espresse dall’Agcom non stupiscono le numerose associazioni e organizzazioni civili ed ecclesiali che aderiscono alla Campagna “Mettiamoci in gioco” che da anni è impegnata nel contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo e che ha messo da sempre tra i suoi obiettivi principali proprio il divieto di farne pubblicità. Un traguardo non facile da raggiungere: troppi infatti sono gli interessi economici in campo per il governo che mette in tasca circa 10 miliardi l’anno grazie all’azzardo, ma anche per giornali ed emittenti televisive che dalla pubblicità al gioco guadagnano molto. Don Armando Zappolini, attuale presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), che aderisce alla Campagna, legge nell’intervento di Agcom una trappola, un

(19)

sabotaggio della legge stessa che vieta ogni forma di sollecitazione al gioco e la cui piena entrata a regime era stata commentata con soddisfazione lo scorso 18 luglio.

La soddisfazione per il divieto assoluto della pubblicità

Il comunicato diffuso dai membri della Campagna “Mettiamoci in gioco” esprime “grande soddisfazione” e tuttavia guarda avanti: “Raggiunto questo risultato, – si legge nel testo – ci attendiamo ora che governo e parlamento si attivino al più presto per arrivare ad approvare una legge quadro sul gioco d’azzardo, che regolamenti i tanti aspetti critici che riguardano il settore”. Ma perché resta così centrale il divieto alla pubblicità? Ai nostri microfoni risponde lo stesso don Zappolini:

Ascolta l’intervista a don Armando Zappolini

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/07/25/16/1351 48131_F135148131.mp3

«Noi lo abbiamo messo al primo posto perché questa pubblicità così pervasiva, ossessiva produce in moltissime persone uno scivolamento verso l’idea che con l’azzardo ci si può sistemare nella vita, per cui questo messaggio continuo:

“basta poco, vinci”, “puoi sistemare le tue condizioni” … Ovunque guardi la televisione, nello sport e in altre cose c’è q u e s t o c o n t i n u o b o m b a r d a m e n t o e p e r n o i q u e s t a è un’aggressione che persone più fragili non riescono a gestire.

E’ il primo punto che abbiamo chiesto da sempre e abbiamo accolto con soddisfazione l’anno passato che il decreto Dignità lo prevedesse, anche se con questo anno di tempo per permettere la scadenza dei contratti già in vigore. Però io ero molto preoccupato, e con me anche gli altri della Campagna, perché davanti all’avvicinarsi di questa scadenza nessuna lobby, nessuna grande tv commerciale protestava. Io penso da calcoli che abbiamo fatto, per esempio, Mediaset perderebbe 50, 60 milioni di pubblicità… Non sono cose da

(20)

poco! Abbiamo capito dopo come mai stavano tutti zitti, perché l’Agicom stava preparando questa trappola che annullava in effetti la sostanza del provvedimento. Per noi il primo punto è il divieto assoluto di pubblicità. Come si è fatto per il fumo, è un segno di civiltà che un Paese non pubblicizzi cose o sostanze e stili di vita che possano avere conseguenza sulla salute dei cittadini».

Però la vostra campagna richiede anche che ci siano dei controlli, sarà possibile realizzarli?

«In effetti abbiamo già visto che i controlli sono già stati bypassati perché l’Agicom che è un’agenzia che dovrebbe controllare la democrazia e l’efficacia delle comunicazioni, in realtà ha preparato una prima comunicazione, che sta cercando di correggere con quella mandata ieri, nella quale in pratica svuota l’effetto del provvedimento. Noi chiediamo che lo Stato tiri fuori una sua capacità di controllo e porti a compimento quanto ha scritto nella legge approvata dal parlamento l’anno scorso di divieto assoluto di pubblicità».

Ma perché lei dice che l’Agicom tenta di annullare ciò che prevede la legge? Eppure fa delle proposte, dice che ci vuole una legge quadro, che bisogna incentivare le campagne di informazione sui rischi…

«Sì ma tutto questo è contorno, non è sostanza, perché in realtà la sostanza è che la pubblicità continua, l’Agicom dice che non si può regolamentare un sistema così complesso, che è una cosa che richiede normative più specializzate, che è una cosa che attualmente non può essere gestita… L’obiettivo è che tutto continui com’è, al massimo prevedendo la scritta alla fine degli spot: “gioca in modo responsabile”, ma quelle sono cose che non incidono per niente. Capisco che lo Stato ha bisogno di soldi, ma continuare a prendere ogni anno più di 10 miliardi dalle tasche dei cittadini con questa trappola dell’azzardo che uccide e ammala persone è una cosa immorale e inaccettabile».

(21)

Anche il Lotto in tutte le sue varianti rientra nel gioco d’azzardo?

«Certo, l’azzardo è un fenomeno sociale del Paese. Ci giocano più di 20 milioni di persone; non può essere criminalizzato, ma va regolamentato in modo molto forte, partendo da quelle forme di azzardo che producono maggiore dipendenza. Le macchinette, sia le Vlt che le Slot, e i Gratta e Vinci, sono le realtà che producono una maggiore dipendenza. Ci vuole una regolamentazione forte, che metta al primo posto non tirar su i soldi, ma la salute dei cittadini. Quindi giocare con la tessera sanitaria; mettere un tetto di soldi da giocare; un tetto di tempo per la partita, sono tutte cose che sono ovvie, ma che chiaramente produrrebbero un’entrata minore e quindi a n c h e q u e s t e s o n o c o s e c h e n o n v e n g o n o p r e s e i n considerazione».

Secondo i vostri dati, il gioco d’azzardo è un fenomeno ancora in crescita in Italia?

«Sì, certo. L’anno scorso il fatturato è stato di 107 miliardi. C’è qualche segnale positivo forse dal mondo giovanile di fronte alle nostre campagne che riescono a suscitare attenzione nelle persone più sensibili. Però è un fenomeno che sta crescendo e perciò è una cosa che non si può sottovalutare».

Le realtà impegnate in “Mettiamoci in gioco”

«Aderiscono alla campagna “Mettiamoci in gioco”: Acli, Ada, Adusbef, Ali per Giocare, Anci, Anteas, Arci, Associazione Orthos, Auser, Aupi, Avviso Pubblico, Azione Cattolica Italiana, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Confsal, Ctg, Federazione Scs-Cnos/Salesiani per il sociale, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Ital Uil, Lega Consumatori, Libera, Missionari Comboniani, Scuola delle Buone Pratiche/Legautonomie-Terre di mezzo, Shaker- pensieri senza dimora, Uil, Uil Pensionati, Uisp».

Riferimenti

Documenti correlati

F ORTI , Colpa ed evento nel diritto penale, Giuffrè, Milano, 1990, passim: l’A., in mo- do critico ma sostanziale, accoglie integralmente e diffusamente i contenuti della

rispetto alla concorrenza di condotte colpose auto- nome: se la cooperazione colposa va considerata come un’ipotesi più grave (quantomeno a livello di disciplina, quella concorsuale),

Obiettivo generale: il progetto concorre alla realizzazione del programma “Sostegno, inclusione e partecipazione delle persone fragili nella vita sociale e

Si tratta di un contributo piuttosto contenuto ai bisogni complessivi delle famiglie italiane che risente sia del mancato avvio di un Secondo Pilastro Sanitario

Il testo del racconto scelto è stato smontato in piccoli capitoli e per ognuno di essi sono state proposte agli alunni attività di comprensione del testo, arricchimento del

Marcello è molto : pensa di sapere sempre tutto e di essere più bravo degli altri... Ma è possibile che io sbagli sempre, che non ne faccia mai

strettamente collegato si identificano le mutazioni nel gene candidato che devono essere presenti solo negli individui. affetti

La campagna più diffusa e conosciuta è “Siamo tutti pedoni” promossa dal Centro Antartide insieme ai sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil e il patrocinio di