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PARTE SECONDA IL CASTELLO

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Academic year: 2022

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PARTE SECONDA IL CASTELLO

CAPITOLO L .Genesi del Castello.

Tettoia delle armi. - Nulla di notevole ci presenta l'a- gresteviottolo che conduce alla rocca. Pressoil fiancodella casa d'Avigliana ove incomincia, vi si trova una barra mo- bile perchiudere il passoquando vuolsi, poi dopoaver mon- tato sedici cordonale, in fronte troviamo il ponle in legno

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FIG. 114. - Schizzoprospettico della tettoiadelle armi.

che cavalca il fossato del castello, e a destra una specie di spianata, in gran parte coperta da tetloiaper riparo di ar- nesi da guerra. Questa tettoia, cheè daconsiderarsi come un annesso del castello,èimitata dall'anticomercato di Ver-

FRIZZI,Il Castello medioevale, 14.

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zuolo. La robusta travatura poggia principalmente su pi- lastri murarii, comeè rappresentatodalla figura 114; il co- pertoè fallocon lastre di pietra su apposito tavolato. Per due lati, tra pilastro e pilastro, è un parapetto pieno, con dueinterruzionipelpassaggio;sulterzo una paretecontinua li chiude fino al livellodelle incavallature; ilquarto è for- matoda un ultimotratto di cintadirocca la, che si attaccaal castello su unodegli spigoli della torre quadrataomaschio, Ècuriosol'osservarealcuni esemplaridi armi poste colà, conosciute coi nomi di balisteocatapulte.Nedette il disegno il prof. Gilli, e furono eseguitenellaR. Fabbricad'Armi di Torino.

Naturalmente ci troviam odi fronte ad apparecchi mollo antichi, coi qualisicontinuarono leguerre anche dopo l'in- venzionedellapolvere,l'uso dellaquale, fallosi poigenerale, portò una "era rivoluzionenellearti militari.

Allora tenevano luogo della forzaesplosiva della polvere piricaspeciali congegni ad arco e corda, come le balestre, a tutti note.Oggi si computacheun trar di balestra corrispon- dessea46 metri. .

Eccoin unangoloun mucchiodi pietre ed una quantità di dardi ofreccie dallapunta conica e alettedi ferro,pronte adessere lanciate, stando al riparo di trinceeintessute di vi- mini,che fanno scudo a tutta la persona.

La catapulta è quella macchina maggiore in grossezza, montatasu affustoa quattro ruote. L'arco grandissimo di acciaio, con sviluppodi circa 6 metri, quandoscatta, fa ro- tareunalberoimperniato inferiormente, ter minato in testa in unaspecie di bacinoo cucchiaio dilegno, entrocui pon- gonsi i proiettili, come mucchi di pietre ,.materie infuo- cate, ecc. L'alberorotando con forzae velocità in un piano verticale, scaglia lontano le olfese come bracciodigigante.

La balistaè mollo più piccola di mole, eserve a lanciar dardi.Speciale argano serve a flettere l'ar co quanto basta per condurre il mezzodellacorda, che fa vert ice,in apposito incavo ovecontrasta, fino ache conun colposi faccia scat- tare. La lunghezzadell'arcoè poco meno diseimetri.

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Nell'Armeria Realedi Torino visono molti modellini di armi antiche.Queste, che quiciè datovedere in grandezza naturale, si fanno osservarecon maggior interesse, e fanno pensare con dolore come l'uomonon cessi mai dice,rcare ancheoggi, nei migliori tempi dellaciviltà, continui esplo- sivi ed ordigni per ladistruzionedei suoisimili.

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Schizzi prospettici del Castello. - Le tre tavole an- nesse III, IV e V,che contengono il Castello propriamente detto nelle sue elevazioni esezioni, sono lariduzionelito- grafica dei primitivi original i a pennaeseguiti dal profes - sore F Donghiper conto della Commissione.

Anchein questidisegni,per quanto ci fu possibil e, intro- ducemmo tutte le principali modiflcazioni evarianti che il progetto subi nellatraduzione in opera.

Per altrodovendo ora descriverepartitamenteil Castello, ci è necessario aiutarci con qualche nuovo schizzo, trallo da fotografie,relativoall'insieme,affinchèchi leggeneabbia una immagine più corrispondenteal vero. Cosi i prospetti contenuti nelletavole, o per esser vedutidal pianodelfos- sato, o prima della sistemazione della ripa, senza'le mura di cinta che vi s'atta ccano, possonogenerare qualchecoufu- sione. E come nella precedente fig. 113 già siaveva la ve- duta del maniero a levante ed a mezzodì, nella fig. 115è rappresentata la parte che guarda verso estever sonord, cioè l'aspetto che olTre al visitatore stando ai piedi dell'erta.

Da quel punto si scorgono otto lati del poligonomistilineo, che compongono la pianta, ed il castello si può ammirare bello e maestoso,lassù in alto, avente per fondoil vasto orizzonte.

E se ci portiamo perun momentonel puntodiametralmente opposto, nel parco del Valentino, cioè fuori della cinta del villaggio, le lineegenerali dell'edifizio ci appariranno quali sono tracciate nella figura '116, nellaquale, comeage- volmentesicapisce,èripetutalafacciataa sud, congiunge n- tesi colla torre rotonda quale si scorgeva, più in piccolo,

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nellaveduta generale delborgo(fig. 1t3). Queste due figure servirannoancheperabbreviarci poi ladescrizionedei varii parti colari.

FIG. 115. - Il Castello veduto dal piazzale.

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Pianta. - Infine richiameremoqui (fig . 117)lapiantadi pianterrenodelCastello, dovendo frapoco servirei per con- fronti con castelli che ebbero viva parte nella genesi di questo- che in un soloarticolo diG. Giacosa,stampatonel Figaro,leggemmo battezzatocol nomedi Castello di Iliua- nova di Po, appellativo che più non sentimmoripetere.

L'ar eatotale occupata equella parzialedegliambienti ci dimostra subito che il Castellononè cosa in miniatura, nè posticcia, come da mollisicredeva prima dellasuainaugu- razione, ma una costr uzione solida, proporzionata in tutte le sue parti, corrispondentealleanticheregolemilitari, sod- disfacente a tutte le esigenze di abitabilità e distribuzione storica degli ambienti, ma pur ancoa quella, diremmo, di comodavisitabilità ; chè non bisogna dimenticare essere il Castello una partediesposizione, eche, specie nel1884,fu visilato da migliaia e migliaia di persone.

FIG. 117. - Pianta dd piano terreno(1 a500).

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Lemassimediagonalidel poligono, tantoper fissare qualche cifra, sonodim.44,50 da nord asud e di m.36da est aovest.

Senzaessere lariproduzionedi uno dei tanti castelli pie- montesidelmedioevo, esso li riassume, ispirato, o pei suoi elementi, o perla sua struttura, a rocche od avanzi di ca- stella tuttora esistenti in questeterre.

Non valevala pena rifare a Torino quanto si può'vedere inVal di Susa od'Aosta, nel Canavese o nel Monferrato:

maprendendo qua e colà quanto di meglio e di specialevi era,si seppe con molta intelligenza e bravura coordinare tutto ciòin un'operasola ed armonica, cheè,e resterà una dellepiù degne cose della Città.

Il puntodi partenza fu il'cor tile delcastello di Fénis,che si stabilì di riprodurreintegralmente.Addossativi cameroni, cucine, saleesistenti in altri castelli, come vedremo, e pre- sceltiper modello, nerisultò essenzialmente la disposizione indicata dalla pianta adessocitata. L'orientamento nacque poi dal desiderio dioffrire laparte più varia ed appariscente volta versoil piazzaledel borgo, e più ancora per seguire an- tichissimeregolemilitariche vigevanoancora nel medioevo, dovendo, chi saliva al Castello, presentare il petto ed il fianco destro non protetto dallo scudo.

L'elevazionedelCastello fu in parte accresciuta coll'abbas- sareilsuolo della piazza, e losi vede isolato, dominante il villaggio,ed agli occhi di tutti si manifesta come la dimora del signore.Questa rocca,come le antiche, è ad un tempo luogo di dimora e fortezza.

In due oppostiangoli, a guisa disentinelle avanzate, ve- diamodue torri che vigilanosu ogni lato del Castello, pro- teggendolo da ogni parte,A nordèil forte e massiccio tor- rionequadrangolare ,dellomaschio,ultimo rifugio in caso di disperata difesa;l'altra a sud è una torre cilindrica desti- nata alloscopo di scala perdisimpegno, d'alto in basso mu- nitadi feriloie.

Prima di passar oltread osservareil Castellonella sua co- struzioneesterna, diamo uncenno dei principalicastelli che fornirono norme o materiali per la suaerezione.

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Castellodi Fénis.- Cominciamo da questo, perchè

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già da noi citato, come quello checol suo cortile delle il nucleodi base edil rapporto di proporzioni.Èuno dei più pittoreschi castelli della Valle d'Aosla,vero tipocaratter istico dell'epoca feudale, nel quale al fiero e belligeroaspettocii fortezza si accoppia l'aggraziata e piacevole decorazionedegliapparta- menti della famigliadel signore.

Fénisèsulla via d'Aosta, da cui dista14chilometri. Di molte descrizioni'fu soggetto l'omonimo castello,special- mente dopoil 1884, e fu meta al pellegrinaggiodi molti ar- tisti. Cipiace ricordare un articolo del signorG.Lavini,noto scrittore d'arte, pubblicatonel1886.

Noi non ci fermeremoa tratlarnealungo.Daremoperòla pianta di pianterreno(figura 118)che manifesta qualche

FIG. 118. - Pianta del castellodi Fénis (1 a 500).

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analogia con quella rappresentata dalla figura precedente.

L'area è qualchepoco maggiore: doppio il numero dci locali.

Molto considerevole lo spessore dei muri; ma si deve'avver- tire che vi sono sentit erastremazioni nei piani più elevati.

E la flguratì9 ci dà l'immagine del castello, quale oggi si vede (Iato ovest), comprese le cinte e le altre lorri ag- giunte inseguito per renderlopiùsicuro. Da altri lati si pre- senta anche maggiorment e frastagliato, un vero fascio di torri, e non vi troviamo somiglianzecoi profili del nostro maniero.

FIG. 119. - Veduta del castello di Fénis.

Il castello di Fénis, di cui fu tanto deplorato lo stato d'ab- bandono in cui lo si lasciarovinare, è costruito in pietra, come la pluralità degli infiniti castellidella vallata. La sua ediflcazicne risale al 1330,per volere di Aymone di Challant, nipote di Ebalo Magno, che ebbe gradi ed uffìcii alla Corte di Savoia all'epoca di Amedeo VIJ.

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La porta d'ingresso,che conserva le scanalature della sa- racinesca, eche si trovadaliatodiametralmenteopposto al maschio, èprivadiatrio. Perarrivarvi, oltrepassata l'anti- portaprotettadacaditoie, interposta frnunatorre rotonda ed altraquadra,grossaed elevala,che si verì e n destradella figura 119, conviene percorrerenon brev cammino in spazio chiuso damuro. Meglio di tutto si conservòil cor tile adorno di loggie epitture che, malgrado i secoliele vicende, con- servarono in gran par te la vivacitàe la forzadel primitivo colore. Ma torneremo su tale argomento.

Sulle torriinsistono ancoragliantichicoperti: diversisof- fitti sonoancoraalloro posto, malgrado il cattivostatodei localiinterni, spogliati di ognisuppellettilee chesi fanno servire per magazzinidi der rate, essendoridottoil castello a casa colonica.Notevolii metodi dicostr uzione, lemensole beneintagliate, i padiglioniampii, cheformanola cappadei camini ;gentili lesagomeche incorniciano le finestre, diverse dellequali acrociera ,.come si vede anchedalloschizzo an- nessn.Ilegni di'studio tanti altri parti colari, come infer, riate, resti di impannate, ferramentadichiusura, avanzi di balconate;ecc., ecc. .

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Castellodi Verrès.- Èil più bel saggio di;architettura, militareche si noveri in Piemonte e giudicato uncapolavor o del genere dagli,intelligenti, cui sorprende come un Contedi. Savoia potessepermettere ad un suovassallo; perquantofe- dele,ch e loedificasse, benchè la famiglia deiChallant fosse lapiù ricca epotentein Valle d'Aosta edin altreopereatte-v stasse la sua.magnificenza.

Una iscrizione scolpita sull'arco di una portainterna,h~ tramandatofinoa noi ladata dellafondazione- 1390' - cd il nomedel fondatore- IbletodiChallant,

La rocca di Verrès, collasua pelrosamassapiùche pian- lata immedesimatasull'allo di una roccia elevata, signoreggia da un lato la pianura ed il borgodi Verrès (38 chilometri prima di Aosta), dall'altro l'imboccoclelia valle di Challant.

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Ha la forma di unparallelepipedo massiccio, o meglio di IIn cubo, ciascuna delle sue tre dimensioniavendo una media di metri 30.

Si veda infatti la pianta del piant erreno nella figura120 che si avvicinamolto al quadrato ;ma negliar tisti del medio- evo bisogna ricordarecomefosseradicatouna speciedi sacro orrore pergli angoli retti.

Chi visita questo interessante monumento benchè mag- giore provi ilsenso di rammarico perlostato di abbandono edi rovina incui si trova,restacolpito dalla sapientedispo- sizioneinterna e dalcarattere di grandiositàche tuttovi as- sume, muraglie, scale, vòlte, camini, onde Quella speciale struttura non rivela nè meschinità di arte edilizia nè po- chezza nei suoi costruttori. La scala specialmenteè uno dei più splendidi esempi di costruzi onee di studio del taglio delle pietre.

1.Camerone degli - nomini d·arme.

2. Atrio.

3. Saracinesca.

i.Cortil e.

5. Cncinadei soldati .

6.Altro camerone,

FIG. 120. - Pianta del castellodi Verrès(1 a 500).

Diamo uno schizzo di questo castello veduto da presso. La figura 121 mostra il lato nord-est sul quale sporge non pie-

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colo numerodi latrine. Superiormente le quattro fronti erano terminate da cintura di fille caditoiesecondol'uso del tempoj

oggi in parte franale presentano la frastagliatalinea della fi- gura. Il tetto manca da mezzo secolo.

Esternamente oggi vedonsialtrecostruzioni che risalgono alla seconda metà dci 1500, quandoRenato di Challant ere- delle utile fortificare il castello, mutate afTallo le arti della guerra.

Verrès forni ai Commissarì buona copia di materiale, fra cui principalmente le finestrehellissime in pietra da taglio, varie porte, cappe cii camino ela conformazionedi alcuni ambienti come poi si vedrà. Troppo ci vorrebbe a descrivere tuttoilcastello e ci limiteremo a qualcheappunto.

FIG. 121. - Schizzodel castello di Verrès.

Il castello di Verrès sorge direttamente sulla roccia, cioè non ha sotterranei, i varii ambienti lasciano in mezzo uncor- tile ove si svolge stupendo scalone a sbalzo. La leggenda ac- clusa alla pianta indica la destinazionedegliambienti di pian- terreno. La saracinesca è alla seconda porta dell'atrio, ma sulla prima corrispondeuna caditoia (vedi piccolo quadrato in punteggio) e di fianco è vigilata da feritoia corrispondente

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alcameronedei soldati, a cui dà ingressouna porta archi- acuta dagli stipiti a imbuto piacevolmente sagomati.

AIprimo pianoahbiamo unsalone da pranzo, una cucina e cinque camere,compresaquelladelguardia noin corr ispon- denzadell'atrio. Sono da osservarsinotevolidifferenzedi li- vellodei pavimentiesingolari passateapertedisbiecoproprio nell'intersezionedidue muri.

Fra tutte, tre sole stanze conservano l'intonaco, applica- tovi forse in tempi più recenti; lealtre lasciano scorgerela loro struttura di pietre spaccate, materiale che abbonda nella località . Da osservarsi la costruzione di alcune vòlte arditamente falle alla manier a stessadi un getto di calce- struzzo stendendo sulle armature maltae pezzi di pietre', confusamente, lasciando tutto consolidare come un masso monolite.

Ilcastellodi Verr èspiù di carattere militare checivile, il qualefa cosisentito contrastocol vicinomanierodi Issogne, splendidaetranquilladimora deiChaìlant che piùtardi ri- carderemo, non fu completatodal Jato decorativo.Non ha che poche traccie di pitture; devastato e spogliato manca oggi di lavori scolpiti in legno; ma quanto rimaneèattestato efficacissimodi un'arte rigogliosa, sobria egentile nelle sue linee da.ricorda re talvolta la severità e semplicità dei classici.

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( 'caratteri dell'architettura medioevale. - Cimbro Gelati,

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unajgita in Valle d'Aostanel 1887, stampavaalcune ri- flessionia riguardo dell'a rchitettu ra del medioevo chenoi crediamo opportunoriassumere.

L'Italia scossa dal lungo e vile torpore di un periodo che fu notte per l'art e, dopoil 1000 ele suepauredifinimondo, ridivenne laterraprediletta del bello. Splendida risorse l'ar te coll'alTrancamento dei Comuni e ne sono evidente attestato lecattedralifamosediModena, Parma, Piacenza,Ferrara ed altremollefra l'XIe XII secolo, che segnar ono l'aprile di unostile nato Ira noi, ilLombardo. Fuori d'Italia prosperò

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questo stile, e forseanche vi si mostrò più elevato tramu- tandosiin quelloarchiacuto, splendidagloriadelsellentrione, Noi pure vantiamosublimimonumenti gotici in cui sios- servatalevari età da dar loro un'impronta spiccata e quasi mai, tranneforse nelnord della penisola,si mostranoimita- toridellascuolastraniera. Tale varietà ed indipendenzaca- ratterizza ilnostrogenio.Dobbiamo poiattribuirequellava- rietàancoran condizionispecialidiverse da regione a regione, cosi nel Lazio ed in Toscana siavrebbe forse da attribuire alletradizioniantiche semprevive; in Sicilia alla domina- zione dei Saraceni e deiNormanni; in Venezia all'influenza di Bisanzio; in altre regioni ai commerci coi popoli vicini;

e cosi l'artemedioevale in Piemonte risente senza dubbio l'influenza francesee vi riscontriamouna maniera gotica af- fallo specialeche ha molta analogiacolgotltique-fleuri.

Svariatedu nque ed a caratteri affatto dilTerenti sono le forme architettoniche dei diversipaesiitaliani nel medioevo e cosi pure svar iatesonole bellezze che bri llano nei sècoli successivi. Daqueicaratter ipossiamo attingere insegnamento e tutte quelle bellezze sono atte ascaldarcil'animo e fecon- darne l'immaginazione.

Moltissimi sono però i monumenti nostri in tutto od in parte sconosciutie trascurati, sia disseminatiin città od in piccoli paesi, talvolta irriconoscibili ai profani per incuria degliuomini o vetustà. Bisognaquindi studiar molto, adden- trarsi nellesegre te o nascosteloro bellezze, ricercare, l'ico- strurre... enoncontentarsi dicomodi libri che,ripetendosi, illustranoe magnifi cano sempre le stesse cose.Verrannocosi in luceframmentidi pregevolissima architettura e ignoti mo- tivi ornamentali assai graziosi adatta bili alla decorazion e moderna.

Viva assail'impressionecheil hiecoe superbo castello di Verrès fece all'egregioarchitett o; egli fu anzi tratto a farne il parallelo con quello deII'!nnominato col quale presenta perfetta somiglianza per ragionedi positura. È quelcastello un monumento importantissimo - egli dice, - espressione evidentedell'epocaincui sorse; ilsuocarat tereessenziale è

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la forza,chècosi volevailsuouffic io dovendo essere, piùche un luogodi dimora, rOCI:adidifesa. Ma oltre quel carattere accusauna certa vaghezza epretesaartisticn: èun'arte me- schina e quasi infantile, ma daessa traspareun non so che di austero, di poetico,di stentato einsieme naturaleche at- trae. Ammirabile poi in esso quantol'arte ela ricchezza or- namentale, èla scienza costrullrice, appalesata specialmente dalla scala giranteattor noalcor tileedallesingolari vòlte in pietramenellepoche stanze ampiissime.

Ed egli, dopoaver datoun breve cenno del castello di Is- sogne,che nella parteornamentalecomeneimobilipresenta più spiccatamente icaratteri delgoticofiorito, cosi conclude:

IILa roccadi Verrèsdi costruzione meno anticaè cerio ante- riore per ornamentazione: isuoielementi di decorazionesono affatto diversida quellidel castellod'Issognee, forse meno stranieri, risentonodel lombardoe sonopiù ruzzi ed insieme più eleganti».

Castellod'IlJrea.- Il castello detto delle quattro torri che domina lacittà d'Ivrea fu preso a modello dai Commissari pel sistemadicostr uzione essendodi mattoni macoi fregiin pietra da taglio.

I! mattone permettendo facilmente di poter costrurre muri cavi,era da preferirsiperragionidieconomia,seconda- riamente avendosi in pietraporte,finestre, mensole ed altri minori particolari, si poteva con maggiorvarietà fornire e- sempio dcimateriali edcimetodi piemontesidi costr uzione nel secoloXV.

I! castellod'Ivrea ha la forma di un qu-drilatero delle di- mensionimassime(lim.53X48con quattro torri cilindriche ai vertici. Una di queste(v. figura122)si vede mozza e ram- menta un disastro avvenuto il '\7 giugno1676. La folgore fece scoppiare le polveri contenutevi rovinandocon la torre tutte lecase d'intorno.

La sua fondazione rimonta al 1358peropera del Conte Verde (Amedeo VI rli Savoia). Ogginon restapiù cheil re.

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cinto colle torri. Le antiche costruzioniinter ne furono col temposostituite da altreperservire aduso diprigione; anche al presentequellealte muraservonodicinta alcarceregiu- diziario. Alcune finestre che staccanosulle pareti laterizie sonoassai benlavorateinpietra da taglio, qualcunaconar- cheggiatura ogivale e colonnetleestemmi.

FIG. 122.- Castello d' Ivrea.

IlD'Andradeafferma cheparagonandole conquelle della roccadiVer rèssipuòsupporle opera,se non degli stessi aro tefi ci, almeno tali cheavevanoappresol'ar tedeldecorarealla stessa scuola..Eglipureci racconta perchèvolle riprodurre dalcastellodi Ivrea anche l'unico esempio a luinotodi ca- rlitoiedoppiamentesporgenticheproteggevano laporta d'in- gl'esso, comesi desume dairesti dellemensole.Queste hanno in quelpunto sei risalti mentre ne hanno trelungotullo il cornicionemerlato che formava in origine vistoso corona- mento.

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Castellodi Montalto.- A proposito di coronamento e di merlature diremo che quelle del,castellodicui ci occupiamo

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furono condolle sulla falsariga di quelle laterizie del castello di Montalto, non lungidalla stessa città d'Ivrea.Dinmo anche di questo una elevazione geometrica (figura 123), accompa- gnata da relativa pianta (figura 124), la quale ha fisonomia assai differente dagli esempi fin qui passati in rassegna.

A questo proposito si può dire che i più antichi castelli del- l'epoca feudale consistevano in una semplice torre o maschio, casa e fortezza al tempo stesso. In alcuni esempi il maschio

FIG. 123 e 124. - Prospetto l' pianta'del castello di Montalto.

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èdaritenersi didataanter ioreessendovisi poiaddossate altre fabbrichep~ r difesa o di più comoda e spaziosa dimora. Il castello di Verr ès , che cometorredel resto travasi nornato spessonegli antichi annali, può sotto tal riguardo conside- rarsi comel' ampliament o smisurato della forma primordiale . 'deiprimicastelli feudali (").

,Attua lmente in Torino, abbattuta l'antica Cittadella, se ne volle peròconservare una partea ricordo storico, e questo fu appunt o il maschio,ricondouoad pristinum.sotto la direzione .dell'i ngegnereBrayda.

IIcastello di Montalto presenta esternamente una mole gra ndiosa, dominante sull'alto di un poggio l'imboccatura della valle, ed è strano il contrasto chesi prova penetrando fra quellemura saldeed intatte per di fuori, mentreall'in- ter no tuttoè sfaceloe rovina. Il castelloècornpletamentedi- sabitato,ingombrodi rovi e rottami,ma dalletraccieche con- servapuòa ncora aversi idea dellasua passata prandezza.Esso èdescritto ed illustrato dall'inge gnere Boggionella sua mo- nografi a Torri, case e castelli nel Canavese,dallaqualerias- sumiamoquesti cenni.

Su tutto siscorge sopraelevarsi il maschioche conserva tuttorala suacresta mer lata e liscia.

IIcassero, che èunquadrilaleroirregolare}ha le medie di- mensioni dimetri54X32 e comprende un vasto cortile,

Adestra dell'i ngresso, alquale si arriva dopo aver varcato altre porte , in una corsia fiancheggiata da mura - senza contare le vestigia di doppia cinta - si trova una piccola chiesada noi non indicata sulloschizzo planimelrico, la quale dicesianteriore alcastello.Di questo è incerta l'epocadella costruzione. Può riferirsi al secoloXV ma è certoche prima vi esisteva altra rocca.Infatti si sache nel1344 Amedeo di Savoia nefaceva acquisto, e documenti anteriori parlmo dei signori di Montalt o qualigià potentifeudatari.

I muri per imetra lisono di pietrame ed alla base hanno la

(*) Il castello di Verrès fu acquistato nelfebbrai o 1894 dal Go- verno e dichiarato monumento nazionale.

FRIZZI,Il Castellomedioecale,15.

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grossezza di m.J ,45, spessore che fuadottato nella costruzione del castello medioevale, per cui le finestre presentano quelle profonde strombature in cui trovanoIuogo sedili murarii.

Anche nel castello di Montalto è caratteristica la differenza di livello che hanno le varie stanze in causa della conforma- zione della roccia su cui sono fabbricate, e troviamo perciò i soliti gradini per le comunicazioni. La scala principale che mena ai piani superiori è esterna in due branche piegate pressochè ad angolo retto, dai non agevoli scalini con alzata di centimetri 24. Essa fa capoad un camerone avente super- ficie di 148 metri che corrispondeva al salone baronale.

Anche dal lato del cortile il coronamento era in mattoni e cosi porte e finestre recavano per lo più decorazioni di terra cotta. Ben conservate tre torricelle o belfredi agli angoli del cassero, e la torre circolare al quarto vertice, prolungata fino a terra.

Non è qui il caso di fermarsi in altri particolari, II castello, nudo, chiuso e disabitato, preludia a quella infinita serie di torri, rocche, case forti e manieri pei quali.la Valle d'Aosta hail primato e va giustamente famosa. In essa, tardi pene- tratoil feudalismo, vi mise poi radici profonde trovando ac- concio terreno al suo propagarsi.

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Elevazjo ne ver-so il pio7.z :l le

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CAPITOLO Il.

L'esterno del Castello.

Girointorno al Castel/omedioevale. ..:.. Dopoquestiappunti sommarii riferentisi, secosì possiamo esprimerci, ai lontani genitori delnostrocastello, imprendiamoneun giroesterno ed esaminiamone i suoiparticolari.

Il castello ci si presentaadunquenellasua veste generale rosso mattone, sulla quale ben distaccan o lefascie, glistipiti ele cimasedi portee finestre in pietradataglio, uve sempli- cemente rettangolari, qui bizzarramente frastagliate nella parte superioreod a chiglia, altrovebifore,archiacute, più ricche, traforateo scolpite neltimpano. Infe rior menteè al- quanto a scarpaed apre sul fossatorade emisere feritoie che ci rivelano un sotterran eo, poi stende uniformementele sue muragliea perpendicolo, finoalivello della mer!atura,di fi- nimento, che in avanti protesa è sorrella da archeggiatura pensile. Ne sono di pietrale mensoledi sostegno ; torri etor- ricelle di varia forma ne animano gli angoli principali e ci richiamano alla memoria i precetti militari dell' epoca di mezzo. Delle copertur enon si scorgecheiltetto conicodella torre rotonda e quelloa padiglione sopra del maschio,che èa 36metri di altezza.

Attraverso le robuste inferriate che difendono lefinestre del pianterreno Il del primo piano, mandanoqualcheriflesso i vetri istoriati colpiti dal sole; lapioggiaha ormaistintoin gran parte unostemmadi Savoia contenuto in una bizzarra sagoma di manto aperto, dipintoacolori sulla fronte sopra- stante alla porta d'accesso. Nessun'altra parteintonacata o dipinta all'esterno.

Le costruzione - la qualefu affidalaall'im presadei Fra- telli Faia - ci si manifesta solida e robusta coi suoi grossi

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mattoni a filari orizzo ntali, interrotti dalle solite fessure (colle distanze, altezze e dimensioni quali si usavano nel medioevo)lasciatemano mano dai ponti oimpalcature dei muratori, cheassai diligentementecondussero il purament e es ter no.

Misurati alcuni di quei matt oni cirisultarono le seguenti cifreincentimetri: 30X Il X 7; 29X10112X 7.

L'aspett odel castelloèseveroedimponente.Sene suppone proprietari oun Conte di Savoiaed atal grado,sevuolsi,cor- rispondepoi nell'Intern oil lussodelledecorazioni, dei mo- biliedellesuppellettili; ma per le sue dimensioni, numero edistr ibuzionedegli ambienti, sarebbepiù propri ament eda ritenersicomeladimora di un feudatario di pr imo grado o barone.

Duedate. - Atitolo di ricordoci piaceriportar equi l'e- poca della fondazioneedella inaugura zione del castellome- dioevale. Laprima pietr afusolennemente posta addì '12di- cembre1882enello studiodell'ingegnereBrayda siconserva il mart ello e lacazzuolache seni l'onoa taluopo.

Questa datafa subito l'edere conche sollecitudine avevano lavorato i Commissari. L'EsposizioneNazionaledi Torino fu ideatadopo quella diMilano, chiusa, come è noto, il primo novembre'1881. Essidavvero non avevano perduto tempo.Il prevent ivoeradi lire'150,000: aiprodigi dcilavori, dove- vano aggiungersi quellidella economia.

Nella cerimonia dell'in augurazio ne - 27aprile 1884- laCommissione desiderando anchein ciò riportars i alleco- stumanze delmedioevo, fece riprodurr eil processoverbale steso da messer Claudi oPeclet,notaio, il15maggio-1469, in occasionedi una visita a Fr ihorgo del duca AmedeoIX di Savoia collasposaduchessaGioialilla, ai quali gli ambasciatori ed i notabili delluogo andarono incontro recando lechiavi

'di quella città dicui il Duca erasignore.

Il testodi taledocument o si leggein principio del catalogo

uffi ciale, editodalla Casa Dona. '" -

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S. M.ilIle, laRegina,il Principe ereditar io, ilcompianto Ducad'Aosta e gli altri membri della famigliareale furono ricevutiall'ingressodelvillaggio dai Commissnrt,orgogliosi dell'opera 101'0 quantoamicidevotidellaCasaregnant e.

Essi,con revere nteomaggio, presentaro noaRe Umber to lachiavedella port a, ar tisticamente lavorata e port ant e il mottoEgo januam , tu cor da. Geniale trovata, affe ttuosa di- mostra zione, fu una solennità origina lee bellissimaetrovò ilsuocompimento quando dalla rocca, allora popolatadi sol- datieabitatori in costumidel XVsecolo, sbucò un brillante stuolo di paggetti e didamigelle incontro alleLoroMaestà.

Ilpremiatostabilimento V. EcclesiadiAsti,specialista per fotografiedicose d'artee d'ar chit ettura,neritrasseuna bella veduta per ricordo. L'Ecclesiaacquistò la privativapelleri- prod uzioni fotogra fi che dell'internodellarocca e nepossiede ora una raccolta copiosissima. Tali fotografi e in diversi for- mati,si trovano in venditaanche pressoi custodidel Castello.

Ricordiamopurecomein istilefosseroicartellid'annunzio a duecolori, concui fu banditainItalia ed all'esterolamo- stra dellaSezioneStoria dell'Arte, ristampati poi in libri e gior naliatitolo di curiositàe pubblicità. Furono ideatidal conte Pastoris pittore e disegnatidall' ingegnereDalbesio.

Il contorno di tnli manifesti, adorno di stemmi, di scene dellavitamedioevalee della effi giecavalleresca di S. Maurizio, riprodott o inpiccolosi vede nei bigliettid'ingresso, i quali rimangonoai visitatori come ricordo. La vignettacentrale porta laleggendalnstitution de lordredu Collier de Savoye.

Èda sapers iche ilMunicipiodopo l'Esposizione,acquista to il borgoe castello feudaleper la somma di lire100,000 (I), tuIlo conservòper decoro della città,soggetto di studio ed attrattiva dei forestieri.

Ilvillaggioèaperto alpubblicomeno alla noue ; il castello nonsi può vedereche apagamento, regolatocomealtri Musei d'artedellacittà.Anzi,forse per evitare ingombridi persone (1) Deliberazionidel ConsiglioComunaledel 6febbraio 1884e 20 giugno 1884: CastelloL. 500UO,mobili e port e L. 25000,villaggio L. 25000.Totale L. 1001)00.

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che potrebbero esser dannosi, in nessun gior no della sett i- manaha ingressogratuito. Lefesteedi giovedìla tassa èdi centesimi50, glialtri giorni di unalira.

Nonavremmo toccatotaleargomentose in esso nonravvi- sassegiùil lett orel'import anza ed il merito che nell'insieme raggiunseilcastello perrendere giustifi cato ciò chechiame- remo con frase dell'epocadiritto di pedaggio.

*

Il ponte.- Incamminatisu perl'ert a e vedute lemacchine daguerra, siamodianzi rimastisullimitar e del ponte, oveun travicelloche gira in pianover ticale puòchiudere il passo.

Il ponte di tavole,alquanto inclinato, checonduce alla porta d'ingresso,ha larghezzadi m.3, 30edèsostenutodaar matur a confitta nelfossato e da mensoledi pietrasporgentisotto la sogliadellaporta.Il ponte ha parapetto da ambo i lati,meno in queltratto cheresta fiancheggiatoda uno dei minori lati delcastello,che concorr ea formare l'angolo rientrante ove appunto èl'ingresso.La parte di pontepiùvicinaaquesto, per una lunghezza di quattro metri ha le tavole nonconfi tte sull'a rmatur n ma appoggialeetenute in sesto da due listelli longitudinali disposti lateralmente e fissati alle sottostanti banchinedapochipernidiferro conchiavetta. Faciledunque all'occorrenza disfarne a mano questa par temobile. Così il Il'Andrade dette altro tipo di ponte movibile differente da quellocheconduce alvillaggio,collesuecatene,carr ucolee bolcioui, Neicastelli di Sant'Ambrogioe di Zuccarello trovò egli mensolecomprovanti l'esist enzadi silTa ttipontileva toi.

Non occorr eaggiungerechetagliandola stradaal nemico prima chequestiabbia potutoin qualche modo pervenire alla porta,nella rocca siha tempodipreparars ialla difesa e di contrastarg li il passo.

*

Laporta d'ingl'esso. - Delrestola porta ècosì benfort ifi- cata cheassaidifficile sarà dipenetrareaimale intenzionati.

Essa, nellasuaforma, dimensioni e decor azioniè tratta

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da quella del castello di Verrès. La figura 125 dà il prospetto esterno e la pianta. È tutta in grossi pezzi di pietra (pietra artificialeGelati)colla robustacimasache ne incornicial'arco, dietroil qualesi vedespuntarelaparteinferiore dellasara- cinesca. Sulla pianta si vede la scanalatura dove questa scorre e meglio ancora sulla figura126in cui la sezione trasversale sull'asse dell'ingresso è accompagnala dal prospetto verso l'interno. Non vi è rappresentato il pesante portone di legno

FIG. 125.- Porta d'ingresso (1 a 50).

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adue battentiaventispessore dilOcentimetri,foderati ester- namenteda lamieredi ferro rau euut eda'grossi chiodi.Nel battente sinis tro siapre una postierladi m.1,00><0,50.

Nellapiccolaapertura chesi vedenellosquarcio interno, cheètagliato ad angoloretto, scorr euna barra orizzontale colla qualesi assicura la porta quando è chiusa. Lacavitàè profonda quanto lalunghezza della traversa dilegno.

Esternamen te,comesi vede in elevazione, i pezzidi pietr a non sono tagliati all'ingiro con simmetr iae siaddentellano, ad uno stessopiano,nella muratura laterizia. L'ar copiù in- dietro che formala veraaperturadiaccessoèun semicerch io;

il raggione èdi m. 0,85ed il centrosi trova a m.'1,35 dal piano dellasoglia.

Pocoal disopra dell'arcoacutochefa cappello alla porta fu collocalo unostemma scolpito in pietra, contenu to in un rettangolodi circa m. 1,10>< O, /5.Èornato, fiancheggiato da due leonie sormontato da cimiero alatoche dimezza il

FIG. 126, - Porta d'ingr essoversol'interno (l a 50).

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mollo Fertscolpito ingotico. Press :i due vertici superiori si vedonoancora due iniziali allacciateda un nodo: sono un'A ed un'l', iniziali di Amedeo e Yolanda di Savoia, ed hanno relazioneculla cer imonia di aperturadi cui si dissepoco fa.

Il bell'originale, che è di terra colla, fa oggiparte del MuseoCivi co; la leggenda lo dice proveniente da Castel- vecchio di Testona(Torino).

*

La saraeinesea. - Generalm ente dalle dimensioni delle scanalature chesiconservano incastelli antichisi inferisce se le saracinesche ocateratte ivi applicate erano di legno o di ferro.Crediamo ovvio (liredellorouso, più prontoespe·

ditivodelleimposte,specialment equandotrovandosi ingombro l'atrio neresta impedito il movimento o quando i soldati, andati lungi dalcastello ecostretti a battere in ritirata, at·

traversoilgraticcialo, possonoesserericonosciuti, e nessuno dei nemici chelirincorrono, nellaconfusione della mischia, possa nascostamente penetrare.

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FIG. 127. - Part icolare della saracinesca (l a 20).

Lasaracinesca qni applicala è in ferro. Sulla figura' t2i che nerappresenta una parte,sonosegnatein millimetri le dimensionidei pezzi. Lebarreverticali , appuntateinferior- mente, sono in numero di quattordici. ServI di modello

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quella cheancora si conserva nel castellodi Verzuolo nel Saluzzese.Ivi si trova alla primaporta ecosi è peicastelli di Biellu ediLorenzè pressoIvrea, ma, come siè veduto già sullapianta relativa, in quello di Verrès la saracinescaera invece alla seconda porta, tra l'atr io e l'interno ed egual- mente in quello diFénis e di Pavone. Infi ne sihannoesempi dicastelli concateratte ad entrambe leporte. IlD'Andrade rammenta quelli di Toledo, di Carcassonne e di Aigues- Mortes.

Porta dei viveri. - Quandosi fosse ritenuto oppor tunodai padroni, per ragionidi prudenza, non aprire la porta prin- cipale, si poteva comunicare coll'esterno per mezzo di aper- ture molto elevatedal suolo. Giàdicemmo della porta di soc- corso aperta nellemura di cinta.

Specialmente le antichebicocche, o torri isolate che ser- vivano di vedetta ed assaifrequenti nel medioevo, avevano la portaelevatadaterraj cosiquelladiCives colla soglia a m.4,50 dal piano dellacampagna. Il castellodi Verrèsstesso reca provedi quest'usoe cosiquellodi Lorenzè nel Canavese.

Altroesempioriscontrasialtresinelcastello di Ussel(anno 1350, inValle d'Aosta)che è notevoleperla semplicitàdella pianta eperla mancanza di motivigotici, predominandovi l'archeggiatura propriaallostile lombardo.

La figura 125dii ideadellaformaesterna di questaporta sussidiaria, abbastanza semplicecomesi vede. Essa corri - sponde alla stanza del guardiano soprastanteall'atrio. Ed al piano superiore havvene unaseconda, senza decorazione, menouna fascia che gira i quattrolati.

Alla porta dei viverirloveva acced erai con scale a piuoli o di corda,o doveva servirecolsussidiodi funi e puleggieal modo istesso che oggi si riscontra per magazzini situatiai pianisuperiori di opifici, fattorie, ecc. Infatti qui abbiamo (vedi fig.113e115)una tettoia di legno chesporge alquanto fuori della merlatura, al riparo dellaquale è un argano ed una carr ucola con corda, sull'assedelledueanzidette aper-

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turedi primo e secondo piano, per lequali era cosi agevole introdurrenell'internoviveri ed altroprovviste.

Come scorgesi stando sul piazzale, queste due iuci sono chiuse da intera imposta di legno,senzavetri, cioè effe ttiva- mentecome dueporte.

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}<'IG. 128. - Porta dei viveri e feritoia.

Lafigura 128 comprende purelo schizzodi un finestrino copiatoaVerrès, ester namente abbellito da archetti e cor- doni, e situato piùalto e più a destra dello stemma or ora descritto, pel quale spiraglio il guardiano, nonveduto, os- serva e vigilala salita al castello.

Finestredi pianterreno.-

*

Come ormai il lettore avràgià veduto dalle illustr azioni, le varie aperture sono disposte, secondo l'usanzadel tempo, senza simmetria, senza che vi sia corrispondenzafra quelle di un piano e quelle dell'altro

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e menoancoratroviamoallostesso livelloquelledi uno siesso piano: eciò puòanche ripetersi per la merlatura che nel caso nostro fa unsalto di.m. 1,20. Ciò era dovuto a diverse ragioni.Vi influivacerturnent eladestinazionedegliambienti, il modo dicoper turache porta vnil soffi ttoequindi il pavi- mento ad IIn livello variabile, la for madel terr eno di base spesso piùadattabilea scaglioni che nonin una sola piatta- forma orizzontale, la maggior libert àsopratuuo che allora agliarchitetti siconcedeva.

FIG. 129. - Finestra di pianter reno(1 a 50).

Le finestredi pianterreno sono rettan golaricon pochi cen- timetrididirTeren zanelledim ensioni dellaluceda unastanza all'altra. Quella rappresent ata in sezione, prospetto esterno e pianta,dalla figura 129, è presa nella sala da pranzo a

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destra dichiguarda la porta d'ingressodella rocca.Se sono comodii duesedilidi pietr a a cui siaccedeper duegradini in muratura,la grossa inferri ata sulmezzo della mazzett a impediscedipoter affacciarsi ; mainquei tempi, più chealla comodità era da'preoccuparsiIl non otlrire a breve altezza dal suolo,sporgenze chepotessero facilitarescalatedi assalitori.

Le due faccie del muro distanoqui m. 1,45. Penetrati nell' intern o osserveremo poi la conformazione dei ùiversi vaniaccennanùoove sarannovariazioni.

Finestre di primopiano,- La piùappariscente perdimen- sioni e ricchezza di decorazioneè la primaa sinistra , tra la porta dei viveri elatorr erotonda. Si osser vinellafigura130 la parte esterna, la sezioneelapian ta.Essa è geminaenel vastotimpano, oltre unrosone che ha traforatol'occhiocen- tra le, reca tredischicon stemmi in rilievo e duegiglisim- metricamentedisposti, La cimasasi ripiega orizzontalmente alle estremità, sporgenùoalquantodal vivodelmuro.Questa finestrasi aprenellacosiddetta antisala baronale.·Essa, non .ripetu ta su altri lati, rimaneper altr o in causadellaripa-la più distante dall'osservatore e disagevolead esaminarsi nei

suoi par ticolari. .

Questa bellafinestr a (di Verrès, come avvertimmo)èin- dubhiamenteunnotevole saggioarc hitettonico dell'epoca di mezzo. Per maggiore intelligenza, nella figura131 , si ripete la sezionedellostipite iII scaladi 1a20.

Le altre finestre archiacute del primopiano sommano a nove e si possono riassumere inquattro tipi che per brevità chiameremoA. il, CeD(fig.'132- 134). . Por tiamoci presso la tettoia dellear mieguardiamoletre finestreche ci stanno di fronte.

La primaè ad una sola luce arcuala agli angolisuper iori e con uno smusso sugli spigoli esterni cheinalto fa punta formando il profilo di unachiglia: tipoA della figura 132.

Essa corrispondealla estremitàdellacappella ov' è l'alt ar e.

Lasecondafinestrabifora è rappresentata pure nella fi-

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gura132, contrassegnatacolla lettera B.Sono traforat i idue occhicircolari abbracciali dal toro formante contorno alle luci; invece è una specie di semplice medaglione a fondo piattoquello centrale,compreso in unasagoma bizzarrament e piegata, la quale, formatada un pianello smussatolateral- mente, partendodal basso formaprima cornice alledue a- perture.

L'ultima, verso il maschio, presenta l'aspetto riprodotto.

sull~ figura133. Èassai menoacuto l'archivoltoe la finestra sembrapiù bassadellaprecedentea paritàdi superficieillu-

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FIG. 130. - Finest ra unica nell'antis ala (1 a 50).

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minante.Gr.. zioso l'ornato nel frontone, al quale sottostà un rosoncino. Anche queste due finestre corrispondono alla cappella.

FJ(l. 131. - Particolare della finestra unica (l a 20).

FIG. 132. - Finestre .ti. e B (l a 50).

Saltiamo adesso il muro e continuiamo il nostro esame.

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FIG. 133. - Finest ra C(l a 50).

A ponente (vedi fìg. 116) è unodei maggiorilat i del ca- stello, piegatond:.J11l;010moltoottusoenella parte inferiore, sul luogo, nascosto da rigogliosa vegetazione che sorgedal fossato,sull'orlo del qualecorre una palizzatacontinua che asud scendepoi sinoal fiume..

Laprimafinest ra presso il maschio è semplicemente ret- tangolare (havv i una scala); la seconda ripete il tipo A (ora- torio); laterza il tipo C (camerada letto); laquar taed ul- tima (camera idem) ci presenta un disegnodiffe ren teche chiameremo De che è rappresentato nella figura 134. Cu- riosoil taglio superiore delleluci gemelle. Sonoregolarizzati gli stipitidove si raccordan oagliadiacenti mattoni,Iirosone centrale ha cinque fori.

Doposi haunnel tratt o di superficie murale chiusa(dietro vi corrisponde il trono) e girato l'angolo ci appariscono le tre finestr eche guardanodalla partedelponte Isabella.

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La prima (sala baronale)èeguale all'ultima ora descritt a D, quella oppresso(salaidem) ripeteloil ed infine l'ultima (antisala) pressolatorr e circolare ripete per loterzavolla iltipocontrassegnatoconC.

FIG. 134. - Finestra. D ed altra. secondaria. (1 a. 50).

Anche delle finestreB, CeDripetiamole sagomealde- cimo deglistipiti, riunendole nella figura135.

Finestre di second»piano.-

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Il castellovistodall'esterno manifestaun secondopiano, ma effettivamente non è tutto praticabile, ancora rustico ali'interno, nèil pubblico vi ha libero accesso.

Prestodescritte lefinestrechevi corrispondono.Due sono rettangolari, unapocoal disollodelbelfredosull'angoloop- posto a quello della portaha taglioconfor me a quello l'ap- presentato a destra della figura 134.

FRIZZI,Il Castello medioevale,16.

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Tulle le altre, sempre daVerrès, sonoriferihili ai due modelli che riportiamo nella figura 136. Predominano le

FIG. 135. - Sagome di stipiti (l a lO).

finestre senza la foglia trilobata sul mezzo dell'architrave. Nella loro semplicità, il laglio superiore movimentato non è senza grazia. Alcunehanno gli stipiti di più pezzi enon regolarizzatiall'esternoove si addentellanonella muratura di collo.

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Le finestredella torre maggiore osono quadrangolari o si riportano al modelloadessoriprodotto. Nellatorrerotonda

FIG. 136. - Finestre di secondo piano (1 a 50).

infine non si hanno che fenditure brevissimelongitudinali (feritoie) irregolarmented'altoin bassodistribuite all'ingiro.

Tulle le finestre finora passate in rassegna furono, non occorre ripeterlo, eseguitecolla scortadidisegni e di calchi tratti direllamentedal vero. Leriproduzioni che osserviamo nulla hannoperduto del loro carattere essendovisi imitati appuntino i diversi or iginali.

*

Inferriate. - Le finestr e del pianoterreno e quelle del piano superiore sono munitedi inferr iate. Di queste alcune furono copiate ad Ivrea, altre a Fénis, altre a~Ia lgrà. Al pianterreno, comesiaccennò,essesunoalquanto rientranti , al primopiano aggellanodalmuro(ad eccezionedelle finestr e rettangolari), fra·14 e20 cent imetri. Nelle prime le barre orizzontali sono tangent i a quelle ver ticali come indica il primo par ticolare della figura137, nellealtre si hasempre compenetr:izione di aste orizzontali in quellenormali o vi- ceversa. Si vedano nella figura accennati i diversi casi.

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Quanto più le astesono sottili e più le maglie sono serrate.

Le inferriate più strellee più avvicinate corr ispondono al- l'oratorio ed allacappella dove menoè sentito il bisogno di

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FIG. 137.- Tipi di inferriate(1 a O).

alTacciarsi e di distrazione. L'ultimo particolare compreso nella figura, nel quale vedesiil davanzale in sezione di una finestra , mostra certi sproni compresi ilei mezzo di ogni

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maglia nella parte più bassa delleinferriate, confitti da una parte nel muro eattraversati dall'ullima bacchetta orizzon- tale. Questepuntenon si trovano in tulle le finestr e, ecosi pure la sporgenza acuminata che prolunga inferiormente i montanti. Inutileavvertire che queste terminazioni rende- vano meno possibiledare scalate: il loro uso è tuttora co- munissimo.

La parteornamentale che si riferisce a queste inferriate riguarda unicamente la loro terminazionesuperiore di ferro battuto. Nella figura 138sonoriassunte le varie Ioggie, Punte

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FIG. 138. - Terminazione di inferriat e.

tutte lavorate a fregi,a lancie, atridenti,pastorali,ecc., ove innaslate ad ognibarra verticale, altrovead unasie ad una no, allrove anchepiù rade e sporgenti in avanti mediante

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doppia piegatura ad angolodei ferri stessi, Due aste hanno stemma di lamieratraforata girevolecome banderuola.Nella figuraglischizzid'assiemesuppongonovisti un po'discorcio peraccen n a r~al sistema di fissamentonel muro.

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Latrine. - Tocchiamo brevementeil meno gradito argo- mento. D'altronde è m'estieri che spieghiamo al lellorel'esi- stenzaIii quei tre avancorpi in muratura che sporgonosulla facciata ad ovest edi un quarto simile addossatoal maschio.

Di questi angustigabineui pensili od a balcone non si è per anco perduta13specie ai dìnostri .In queitempi in cuii si- stemi difognatura nondava nodavvero motivo3cittadinescis- sure, tali apparecchi se vuolsi indispensabili, ma ritenuti allora più d'uso che di decenza,funzionavano nel più sem- plice dei modi.Il foro dellapredellanon aveva tubi di sorta elutto siscaricava nel fossatosottostante.

Non sorprenda vederne quallro sopra una stessa facciata.

Nello schizzodel castello diVerrès già ne vedemmosetle in una delle fronti. Tali latrine furono quelle presea modello.

Colàvi sono camere chene contano due; qui, per difello di spazio, bisognòaccontentarsi di una sola, preferendo piut- tostoduefinestre nellacamerada lello.

Lepareti che le formano hannoappoggio su mensole di pietra,di pietra èlaparte inferiore che formacome uno zoc- colo, conun intagliopiù o meno frastagliato che ne dimi- nuisce il pesoe le rendemenovolgari; di pietra è il teuuccio edi finestriniaspiraglio, ora disposti per dritto ora a gia- cere, scavati in lastre rettangolari.

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lI/erlat1lra•. - La figura 139 comprende pianta e sezione della merlatura-proveniente dalcastello di Montalto - da cuiè facile desumerelemisure generali.Le mensolettea tre ordini sono di pietra, pur essa ar tifi ciale malgrado il peso 'che debbonosostenere.

Tra mensolae mensolarestanoaltrettanti spazio vuoti che

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costituiscono lecaditoie per le quali si precipitavano pietre, sabbia, liquidi bollenti,cunei dilegno,materie infuocate,ecc.

a piombo dei nemicigià prossimi al castello,appiè dellemura.

Oggi, per riparar questedalla pioggia, si credette conveniente

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FIG. 139.'- Merlatura delcastello.(1 a 50).

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FIG. 140. - Torricella angolare(1a 50).

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murare quelleaperture quadrangolar i in modo che l'andatoia dietr o i merli può ora comodamente e sicuramente percor- rersi.Inalcuni luoghi la riscontrammo largam.1,80.

Il riparo intermittente formalo dalla merlatura poteva esser reso continuo da ventiere interposte tra merlo e merlo. Ecco perchè ciascuno di essi reca due ganci di ferro murati, che sono i portabandelle.

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Torrietorricelle. - La torre rotonda, sopraelevata, ri- pete alla cima la merlatura anzidetta. I travi del tetto hanno solido appoggio su archi in muratura che allacciano la cresta.

Le due torricelleminori, circolari, che sporgono in duean- goli opposti del maniero, presentano l'elevazione data dalla figura 140.

Labaseèfatta dacinque dischi decrescenti di pietra che formano come un fondodi lampada. All'Ingiro vediamo delle feritoie che permettonodi vigilare un vasto orizzonte. Nel loro interno si penetra per una porticina largam. 0,80. Il diametro interno èdi m. 1,80. AI ballatoio superiore si può salirecon scala a mano. Corrispondono alle garitte per ri- covero delle sentinelle contro le intemperie,quali si vedono in fortezze, carceri, cinte daziarie,ecc. ecc.

Ancheil maschio èmerlato, macome si vede specialmente nellafigura 116, la sporgenzaalla loro base nonè data dal- l'apparecchio che forma le caditoie,bensi da una frangia in mattoni scalarmentereplicata cinquevolte eda dueriseghe inaggetto. La scala nell'interno del maschio è praticabile fino alla sommità, ove il vasto recinto è riparato da ven- tiere.La torre è rettangolare; un lato comprende cinque merli, l'altro quattro.

Attualmente vi ha sede un osservatorio astronomico, con varie camere ai diversi piani per uso d'ufficio.

Verso l'angolo chevolge a Nord, il Municipio,nellaparte inferiore di questa torrefece collocare una lapidein bronzo in memoria dell'EsposizioneNazionale del 1884.È visibile da uno dei viali del Valentino.

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Eccoiltesto dello leggendadettata dalsenatoreChiaves:

DI QUESTO HONUH E\TO EliETTO A I1lVELAII EIL FASTIGIO DELL'ARTE SUBA LI'Ir" A NEL)IEDIO EVO

IL MUNICIPIO DECRETAVA LA CONSERVAZIONE PERC IIÈ RDIAr" ESSEDEGNOIIICORDO

CO)IE FU MERAVIGLIA E DECORO DELLA MOSTRA NAZIONALE

AI'ERTAIN TORINO NELL'Al'ir"O )IDCCCLXXXIV.

Verso quellato,celata da piantee palizzate, è una piccola portacostituentel'uscitasegretadellaquale riparleremo.

Sul comignolodei tetti sorge un'asta di legno sagomata, con una banderuola di ferro sulla cima.I fumaiuolidelca- stello,che si intravedono dietro la merlatura, sonoriferibili a tipigià veduti.

A proposito di torricelle ci resta a dire di quella sopra - elevazionea piantaquadrata (Iato m. 2,80), che vedesi sul- l'asse della porta d'ingresso a cavallo della merlatura. È divisa in due piani ed a ciascun piano corrispondono tre caditoie; le prime tre rasenti al muro del castello come quelle esaminatepoco fa, le alLre piùalte inveceetangenti alla parete di questa gabbia parallelepipedaa suavolta mer- lata, che sullafacciaesternarecadipinto lo stemmadi Sa- voia, sormontatodal motto [ert e danodid'amore. E perchè sia possibilequesto maggior avanzamento in fuori, i modi- glioni disostegnohanno sei palchi in luogo ditre.

Dai resti dimensolenel castello d'Ivrea, comegià avver - timmo, trasseil D'Andradequeste caditoiedistrib uitein due piani, argomentandochecosì fossero in origine, perchè al- trimentiuna solaapertura avrebbeavuto tali dimensionida compromettere lasicurezza dei soldati. Nel casopresente fa da diafra mma interno la pareteche forma altroveilcorona- mentomer latodi tutto ilcastello. La misura normaledi una caditoia era di cm. 30X 30. Iìesta giustificato il fatto di

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maggiori apparati incorrispondenza della porta, punto più facilmentepresodi miradagliassalitori. Far brecciaaltrove non era cosa tanto agevole dato'lo spessore considerevole dellemuraglie.

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Sistema di costruzione. - A questo proposito è nostro compilo accennare a come si effettuò nel casopresenteil si- stema dei muri vuoti, con grandissimo risparmio di mate- rialee danaro. Molto sagacem ente l'in g. Brayda escogitò il metododei pilastri collegatida archie pareti di chiusura, lasciandointerposto unvanoche però non si vedee cosi il muro sembratutto massiccio. Diamocon unoschizzo(fig. '141) l'ideadi si/l'atta applicazione.

FIG. 141. - St rutt ura muraria del castello(1a 400)..

È una sezione trasversale del castello, che presenta in punteggio l'ossatura dellato verso il cortilecollascala. I pi- lastri sono distanti da asse ad assecirca metri 3,20: si ve- dono treordini di archidi collegamento.

.Esternamente il reticolatoè chiuso da muro dello spes-

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sore di mezzo metro e verso il cortile di spessoredi centi- metri 30 circa. Nell'interno (Iellestanze il solo spessore di un mattonebasta a formare lepareti, in modo chele cavità interpostehanno persinolarghezza di metriI edi metri0,80.

Il tutto c-is!beli condotto, collegatoed armato daequilibrare giustamente in ogni parte la costruzione, la quale nel 1887, all'epoca del formidabileterremoto,manifestò tutta la sua robustezza e condizione di perfettastabilità.

Avvertimento.- Compiutoil nostro giro esterno, ci siamo testèritrovati sotto la porta d'ingresso,ed è ormai tempo che varcandola, penetriamo nel castello. Nel visitarlo an- dremoaccennandobrevemente allecose più notevoli, affinchè questa rivista non assuma la forma di un inventario, o sminuzzatasoverchiamente in particolari tolga poi ogniSOl'· presa a chi vedrà il manierodopo aver percorso queste pa- gine.

Edi piùèda osservarsiche se un pittore, un fotografo, può ingran parte riprod urrel'ambiente,arduo, senon imo possibile, è pelloscrittore. Certe impressioni si ricevono, ma non si trasmettonoj uno di queglioggetti, staccato econ- siderato a parte perde valore, nè più ci parlaquel miste- rioso linguaggio che scendeper gli occhi all'anima degli in- telligenti,edèquasi profanazione andar misurando col metro e col compasso - come troppo finora facemmo-- lavori d'arte i più varii egentili...

Ecco perchè, considerata ancoral'indolee la moledelvo- lume, sentiamo il bisogno di affrettarci alla fine.

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