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LA jllAD01\rVA
IDI MMm
ED ALCUNI ODIERNI DIIRACOLI
DELLA
B. MATTIA DI MATELICA
LETTERA DI RISPOSTA AD UNA SIGNORA
Veritatem eme, et noli vendere sapien- tiani, et doctrinam, et intelligentiam.
Proverò» Cap. 23. N. 23.
!
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k.in
2016
fi
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i’ V.[
https://archive.org/details/lamadonnadiriminOOunse
Car.nia e Preg.ina Signora
Ella
è troppo impaziente.Le
dissi pure, che la rispo- sta che esigerebbenon
potevo, enon
dovevo darlacon un
sì odun no,
nè con poche righe, e che distratto da mille cose,non mi
era possibile di sviluppare allora la risposta che desidera, e che volentieri le avrei dato eonun
poco di pace.Mi
sembra che ella volesse principalmente quietarsi in coscienza, se mainon
credesseT
apertura e volgimento degli occhi con altri miracoli che si raccontano dellaMa- donna
di Riminl.Conosco, signora mia, la sua fede, che le è stata di scudo fino ad ora ])er
non
cedere allemoderne
seduzioni.La
franchezza a ricusar la sua firma a quel foglio, ehe in fin fine condiiceva a rinnegar la nostra santa Fede per sostituirvi il luteranismo, indiT
ateismo, fuuna
prova della di lei saggezza, e quel— non
erubescereEvunge-
lium— non
vergognarsi d’esser cattolica nelle circostan- ze precisamente di due anni fa, oh quanto le fa onore,e quanto deve mai aver piaciuto a Dio!
Mi
creda però, signora mia, che temo assai che ella sia sempre in pericolo. Se ebbe la virtù di superare un’ ag- gressione, potrebbe soccombere alle insidie delle persone, colle qualinon pub non
essere a contatto.Ho
avuto la biografia del due noli giovani: essi sono assolutamente guasti, c queste sono malattie che sono sempre contagio- se, c si esigono 1 più clficaci preservativi e cautele (e le tante voltenon
giovano) pernon
contrarle.I moderni deliranti di lebbre antireligiosa
non hanno
perduta la memoria.Non
dimenticano le istruzioni date quasi daun
secolo nella loro scuola di Ferneì per di- struggere nel popolo la fede. Di ragioninon
possono u- sarne perchènon
ne hanno, e perciò le armi che usano, sono ciarle, invenzioni, falsità, calunnie: così liammae-
4
strò il loro patriarca
, percliè il popolo é credulo e per la maggior parte incapace a distinguere la veriuV dalla
men-
zogna e dalla calunnia. Il male più grande poi, secondome
,
lo fanno col ridicolo. Sì signora: col ridicolo
^
che il loro patriarca, cioè Voller, adottò
come
arma la più poderosa.Cinq^nanla, o sessant’anni fa guai a chi in conversazio-
ne
avesse scherzalo intorno a cosa che appartenesse alla Religione—
Scherza con ifanti^ e lascia stare iSan-
ti
—
udivasl inluonar francamente. Ora tutto all’opposto:guai a chi, quasi in tutte le società,
non
sa scherzare in- torno a cose di Religione. Dallo scherzo poi si passa al- lo scherno, ai sarcasmi, ai duhhj anche in cose di fede;e la fede? Quella maschiaIndubitata fede che sola ci
può
far salvi, dove va? Si perde: sì, signora mia, si perde.
Bisognerebbe tornare ad adottare quell’antico adagio
—
•
Scherza con ifanti^ e lascia stare i Santi
—
e quel si-gnorino 0 signorone die
non
vi si volesse scrupolosamen-te adattare, cacciarlo al diavolo, escluderlo dalle conver- sazioni, e trattarlo quale appestato. Esso ha già perduto la fede, perchè chi ha pure
ombra
di fede, e conosce an- che appena la fede e religione,non
la schernisce.La
pe- ste poi, di che simili uomini sono Infetti, sid certa chesi attacca a chiunque sia con essi a contatto, ed a tutte quelle conversazioni, cui sono ammessi.
Oh!
questo poi no, ellami
rispondeià. Se inuna
so- cietà di dieci o venti persone due o tre si dilettino di scherzi, od anche scherni al Sacerdozio, al Papa, e ad
altre cose di religione; di rocUcre in ridicolo i miracoli e cose simili, che colpa ne
hanno
gli altri? Stanno zitti:nulla approvano, e così si
mantengono
nella loro creden- za, nella loro fede e religione.Oh!
quale inganno, signora mia, quale inganno è mai questo! Se ella, se tutte le signore della conversazione u- disscro cotesti tali a deridere, pungere , diffamare conti-
nuamente
i parenti, le loro case, i mariti: ohcome
sistizzarebbero!
Oh!
chenon
se ne vedrebbe piùuna
a simili conversazioni! Il praticarle perciòquando
si tratta di fede, e di religione, senon
è incredulità, è indiffe- rcutismo, o conduce per lomeno
alla incredulità, cd al-r
iiidlflercntismo. Quegli die ode con indificrenza, e
come
cosa che
non
gli cale i discorsi contro la religione, sia certa clic con eguale indifferenza ne vede i fatti, e per questo abbiamo visto nelle nostre Città, Terre, e Castelli quella deplorabile indifferenza in vedere clic alla Cattoli- ca si sostituisse la religione di Mazzini , e di Mainiani , di Lutero, e di Volter. Signora mia, giudiebi pur lei se in simile indifferenza possa trovarsi fede e Religione.Ma
è ora che le parli di ciò chemi
ricerca, cioè dellaMadonna
di Rimini, e si sarà ancheun
poco Inquietata, perchèmi
sono fin qui perduto in cose, che le sembre- ranno estranee. Dal complesso e spirito delle suo ricerchemi
pare clic ella volesse sapere due cose: la prima se ilmiracolo del volgimento degli occhi della Sacra
Immagine
e tutto il resto che si racconta sia vero; la seconda se possa esser vero. Se sia vero lo vedremo in appresso.
Quello che
mi
faun
poco di pena, è la ricerca se possa esser vero.E
che? Dubiterebbe forse dei miracoli ?Lo
so, ed ò cosa pur troppo nota, che i nemici di nostra santa Reli- gionehanno
principalmente di mira i miracoli.La
nostra Religione augusta ha i più evidenti caratteri e prove d’es- ser la vera Religione del Dio vivente;ma
le profezie del-r
antico Testamento, che riguardano Taspcttata nascita del Salvatore, che riguardano la VergineMadre;
la san-tità dei precetti , la sublimità della dottrina ed altre cose simili, sono prove che
non
sono alla portata di tutti, e la gran massa del popolonon può
studiare le profezie,
e fare il confronto con tutte le altre dottrine e filosofie che si insegnarono
dopo
che ilmondo
èmondo
, per co- noscere quanto ha di sublime sopra tutte le altre l’Evan- gelica Cattolica Dottrina.
Ma
i miracoli sono una lezione cosi chiara che s’intende facilmente, s’intende senza stu- dio, s’intende dal dotto, e dall’Ignorante; e chiunque vedesse coi proprii occhi risuscitareun
morto, o qualsia- si altro vero miracolo, abbrividirebbe e sarebbe convinto, che lì vi è il dito di Dio, e che sarebbe stoltezza il so- lo dubitare diuna
cosa provata conun
sigillo tanto bel- lo c couvinceixte.6
Quelli che, presi dal
demonio
e dalle proprie passioni, abhian fitto iti cuore dinon
volere nè Religione nè Dio, son pochi-, gli altri corrono dietro alla moda.Fu
lamo-
da che introdusse in questi ultimi anni i mostacchi e lebarbe da cappuccino, e bisogna portarle: altrimenti deri- sioni, e qualche volta vi fu il pericolo d’esser pugnalati
;
e tutti perciò dal signore al
mozzo
di stalla ed al becca-morto
,hanno
seguito lamoda
e portano la barba. Cosi è stata lamoda
che ha introdotto nelle conversazioni, nelle piazze , nelle osterie, nei caffè ([uel tagliar sempre addosso alla fede alla Religione deridendone le verità lepiù sacre e le più evidenti, e principalmente i miracoli;
e guai a chi
non
si adatta a questamoda!
Le barbe però possono alterare o render mostruoso ilmento,
e ciò è poco male;ma
questamoda
del conversare rende mostruo- sa la mente e la ragione, che viene condotta per ripetuti atti, senza avvedersene, all’ indifferentismo per lomeno,
e
r
indifferentismo è ben tutt’altro che Religione.Quei poveri disgraziati che cadono nell’indifferentismo
,
e nell’apatia in genere di Religione, meritano anzi più compassione dclli stessi accaniti ed aperti persecutori, perchè sono in maggior pericolo, e direi (piasi nella im- possibilità di salvarsi. 11 persecutore combatte, (juasi per espugnare la rocca di nostra santa Religione, c nel
com-
battere esamina le fortificazioni, le trinciere, i muri, e
può
riconoscerla Inespugnabile, e darsi per vinto :insomma
convertirsi.
Ma come
vuole che si converta quel povero di- sgraziato, che si è messo nella Indifferenza? Quegli chenon
vuol fare niuno studio, e ninna ricerca, e
non
gl’impor-ta che il nostro paese passi al luteranismo, al calvinismo,
al volterrianismo, al
maomettismo,
all’ateismo, almaz-
ziniano? Praticherà qualche atto di Cattollcismo, so/o per- chè ancora esìstefra
noij e così aheora costuma; e ri-dotto a morte chiamerà forse
un
Prete cattolico solo per- chè così ancoracostuma,
indifferente però d’avere il P.Gavazzi, od un’
Ulema
se si fosse introdotto il maomettis-mo,
o mazzinianismo.Le
tornoadunque
a chiedere, signoramia,
sarebbe forse arrivata, senza volerlo, a dubitare dei miracoli? la7 caso affermativo
non
dubitarci di dirle francamente che è eretica. Sì eretica, signora mia. Chi nega onon
crede in genere i miracoli è eretico; e chi dubitapuò
dirsi forse che li creda? Chi dubitasse dell’ esistenza di Dio potreb- be forse dirsi, che avesse fede?
La
vera fedenon am-
mette dubbj.
E non
solo il negarsi i miracoli da chi è nato ed edu- cato nella nostra divina Religione è vera eresìa ,ma
è pazzìa tanto marcata ed evidente, che nelll spedali dei pazzi si trovano rinchiusi tanti e tanti per tratti assai mi- nori di pazzìa, e voglio che ne giudichi lei, o lo faccia giudicare anche a quelle signore chenon hanno
tutto il di lei criterio e talenti, enon
sarà contenta di chiamarli pazzi, chè vi troverà qualche cosa di peggio.Lasciando a parte i miracoli del vecchio Testamento, e quelle chiare profezie che presentano insigni miracoli nel vedere il futuro da avverarsi
dopo
degli anni edopo
dei secoli, il Redentore fece alla vista di tuttiuna
quantità di miracoli, ne fecero gli Apostoli, ne fecero i primi Martiri della Chiesa, epub
dirsi che la nascente Chiesa a forza di miracoli sbalordiva ilmondo.
Di quelli che livedevano parte si convertiva, e così si popolò
imme-
diatamente il
mondo
di fedeli, e quelli chenon
si con- vertivano,non
potendo negar quel che vedevano, li attri-buivano a prestigio.
Ora
deve saltare in testa a quel che sono nati dieciotto 0 dieelnove secolidopo,
di negare ciò che allora avvenne, e che fu visto enon
fu negalo dalli allora viventi e presenti!Mi
dica, signora mia, se questanon
è pazzìa?Alla morte del Redentore la natura tutta si scosse; im- pallidirono i cieli, perdette la luce il sole, e dense te- nebre coprirono la terra. Videro questo portento
non
so- lo le regioni vicine al Calvario,ma
lo vide ilmondo
,e per tacere d’altri lo vide la dotta Atene; lo videro quei gran filosofi, quei saggi che sedevano in quell’Areopago centro di ogni
umana
scienza, eduno
di quei saggi alla vista dal portento sbigottito ebbe ad esclamare— O
si scioglie la natura, o patisce ilDio
della natura—
Per-venuto poi in quella città, in quel centro di scienze l’A-
8
postolo Paolo, spiegò
T
oracolo di quel savio; fece noto che sul Golgota aveva realmente patito il Dio autor della natura, e quel filosofo seguì immediatamente quel Dio,
alla cui morte aveva esso
medesimo
visto sconvolta la na- tura.Diecinove secoli fa questi fatti questi portenti negar
non
si potevano dalli in allora viventi e presemi.
La
voce de- gli Apostoli, che si faceva sentire fra tutti i popoli, e da tutte le nazioni predicava questi portenti, e gli stessiA-
postoli facevano testimonianzanon
solo con la vocema con
nuovi miracoli e li autenticavano con quel gran sug- gello del martirio, che tutti soffrirono in conferma dei fatti che predicavano, perchènon
eran solamente misteri,ma
eran fatti quelli che predicavano: fatti tutti i miraco-li operati da
Gesù
Cristo,un
fatto lo sconvolgimento del- la natura alla di lui morte,un
fatto la gloriosa Risurre- zione,un
fattor
Ascensione di lui al Cielo, e via di- scorrendo.I soli popoli della Francia, nel nostro continente, fu- rono quelli cui
non
fu spedito un'Apostolo,ma
la Fran- cia ne fu compensata ad usura, e qualcuno direbbe che ebbe più che Apostoli. Quel saggio Ateniese che da lon- tano, quasi profetizzando, vide a patire l’Autore della natura,
abbandonò
tutte le glorie dell'Areopago, seguì e si diede a predicare il Dio che aveva patito perpatire es- so pure il martirio, e si recò in Francia e precisamente in Parigi a disseminarvinon
già la filosofia della Grecia,ma
quella del Crocifisso.La
Francia vide pure approdare alle sue spiaggenon
un’Apostoloma una
famiglia prodigiosa.La
Città diMar-
siglia accolse Lazzaro risuscitato da Cristo
dopo
quattro giorni di sepolcro, ed accolse le di lui sorelle Marta e Maddalena.La
famiglia così accolta era delle prime della Giudea. Era la più famosa per la notoria Risurrezione di Lazzaro.Fu
per tale riconosciuta dalla fortunata Marsi- glia, che ebbe caroun
pegno tanto prezioso, e si ebbe a Vescovo lo stesso Lazzaro, ed in ammirazione le due sorelle, una per la sua vita sempre operosaed esemplare, l’altra pel suo concentramento sempre in Dio, e sempre9
con Dio In quello speco, ove sola, e col suo Dio sempre visse e morì.Tuttociò" accadeva diecinove secoli fa. Quei che erano presenti tutto videro e toccarono con
mano
5 lo tramanda- rono alla storia , ed una tradizione costante lo ha tra-
mandato
fino a noi: cd oggi deve nascere della gente almondo
che dica— mente
di tuttociò è vero! Rese- ro testimonianza di quello che accadeva allora quel che erano presenti, c vedevano e toccavano conmano;
ne re- sero testimonianza tutte le età e secoli posteriori fino ad oggi.E
popoli, e Sovrani, e Principi, e Dotti, c Vesco-vi c Concili, e Magistrati ed Accademie di scienze rico-
nobbero
rautenticità , c la verità lampante di quelle sto- rie, di quelle tradizioni, di quei fatti; ed oggidevono
nascere almondo
degli uomini che pretendano di dare la berta a tutti 1 popoli, a tutti 1 dotti, a tutte le accademie, e distruggere colla negativa 0 col ridicolo ciò che videro e toccarono conmano
quelli che si trovarono presenti!Signora mia sì, giudichi lei se questa sia 0 no stoltezza.
Ma
a toccar vieppiù conmano
questa stoltezza voglio che si rechi perun momento
là alla porta del Cenacoloquando
gli Apostoli ne escono pieni dello Spirito Santo.Essi si mettono a predicar la morte e le glorie del Cro-
cifisso Signore con tanto zelo e con tanto entusiasmo, che qualcuno ebl)e a dire clic erano ubbriachi. Quella gran Città era piena di forestieri d’altre nazioni, e d’altro lin- guaggio, ed
ognuno
udiva a predicare nel linguaggio pro- prio senza aver bisogno d’interpreti. Si sparsero indi gli Apostoli fra le nazioni le più lontane, edovunque
arri-vavano, predicavano nel linguaggio di quella nazione.
E
tuttociò sta scritto nel Vangelo, e nella storia degli alti degli Apostoli , che è pure libro canonico.
Ora
ella interroghi i signori negatori dei miracoli seammettano
o no negli Apostoli questa abilità di farsi in- tendere da tutti ed in tutte le lingue.A
questa interroga- zione saranno convinti di pazzia a rispondere il sì ed a rispondere il no.A
rispondere il sì ne deriva la conse- guenza:dunque
sono veri i miracoli.E
qual miracolo di fatti, a pensarci bene,non
è mai quello di dodici pesca-10
tori fare in
un momento
dodici poliglotti? Altro cheMez-
zofantl? Questi con tutto il suo genio straordinario per
le lingue le studiò dairinfanzia fino alla morte, e forse tutte
non
le sapeva.Lo
studio degli Apostoli fu quello di tendere o gittar bene le reti, di rassettarlequando
sirom-
pevano. Di più erano Galilei che era il paese di quei con- torni che dava gli uomini i più stolidi delmondo. Eppu-
re questi pescatori Galilei entrano in quel Cenacolo sen- za alcun maestro di lingua, ed in
meno
di dieci giorni ne escono pieni di tutte le lingue, che si parlavano allo- ra da tutte le diverse e più lontane nazioni, e popoli della terra. Entrano in quel Cenacolo veri pescatoriGa-
lilei^ timidi, ignoranti, e potrebbe anche dirsi infedeli, perchè ad onta dei miracoli coi quali loro andava
Gesù
Cristo parlando, ed in onta dei giuramenti di
non
abban- donarlo , si disperdonoquando
è preso nell’Orto , ed al- tri tornano alla pesca, altri dubitano, altri il rinnegano5
escono però da quel Cenacolo
non
piu pescatori Galileij
non
solo dotti di tutte le lingue delmondo
,ma
ne esco-no
pieni di una virtù, di una fortezza, diun
coraggio, diun
eroismo di tal genere, clienon
si era mai visto almondo,
nè poteva tampoco immaginarsi, perchè è contro l’ordine della natura, enon
è altro che nelle mani di Dio che le pecore tiella loro mansuetudine vincano i lupi.Non
tornandoadunque
a conto ai signori negatori , e derisori dei miracoli 11 concedere, che gli Apostoli rice- vessero ildono
delle lingue, e di tutti gl’idiomi delmondo
in loro infusi dallo Spirito Sauto adun
tratto,
e nel
momento
che discese sopra di loro là nel Cenaco-lo, si daranno a negare negli Apostoli il
dono
delle lin-gue, e con ciò
cadono
propriamente dalla padella nelle hraciey perchè sarebbe ro con ciò costretti ad ammettereun
miracolo più grande piti singolare e meraviglioso qual sarebbe quello che li Apostoli recatisi nelle Spagne, nel- le Indie, nella Scizia , e fra tutte le*altre Nazioni ad in- segnare la Religione e la dottrina del Crocifisso avessero convertito i popoli, e li avessero instruiti nel Vangelo, senza essere intesi e capiti da alcuno.Ed
ildono
pur delle lingue sarebbe staio poco senza11
un
altrodono
ildono
cioè dei miracoli.Le
lingue po- tevano esser sufficienti ad instruire ,ma
a persuadere la dottrina insegnata , e cheun uomo
morto in Croce fosse Dio,non
poteva ottenersi senza miracoli: eben
rifletteun
santo Scrittore che sarebbe statoun
miracolo più gran- de di tutti i miracoli il convertire ilmondo
e senza mi-racoli farlo abbracciare
T
umiltà della Croce a costo mas- simamente delle persecuzioni, dei martini e della morte, cui quei primi Cristiani erano esposti.Vi sono pero molti che esclamano; oh se si vedesse oggi pure qualcuno di quei miracoli! Tacciano però co- storo perchè quei miracoli in primo luogo
hanno
lascia- to traccie tali, che per chi riflettaun
pocopuò
dirsi cheli abbiano sempre presenti, e la sola inconsideratezza
può non
vederli, e la sola stoltezzapuò
negarli.Abbiamo
laCh
iesa Cattolica nata a forza di quei miracoli, e che sal- da ed inconcussa si tiene in faccia a tutte le persecuzio- ni delmondo,
conforme la promessa fattagli daGesù,
e questo èun
continuo miracolo.E
poi , prescindendo da tante altre cose, dia un^occhiata alla Nazione Ebrea esu- le da dieciiiove secoli , e sparsa su tutta la faccia della terra; questonon
solo è una traccia dei miracoli allora seguiti,
ma
ne è una prova evidente, anzi èun
conti-nuo
evidente miracolo.E
chi difattipuò
dire che vi siamai stata al
mondo
una Nazione in tale stato di esilio, e di dispersione.^Fu
distrutta Cartagine, Sparta, Sagun- to e tante altre popolose Città ; ormi
trovi più almon- un
Cartaginese, oduno
Spartano?Le
Nazioni degliUn-
ni , dei Vandali, dei Goti, dei Longobardi scomparvero dal
mondo
, enon
si conosce piùun uomo una
famiglia di quei popoli e nazioni. 11 solo popolo, la sola nazione Ebrea fu distrutta già da diecinove secoli, e sempre esiste,ed esiste più meravigliosamente al cospetto di tutte le
Na-
zioni del
mondo dopo
essere stata distrutta; poiché pri-ma
della sua distruzione era circoscritta entro ristretti confini danon
conoscersi neppure la di lei esistenza dal- la maggior parte del Popoli e Nazioni, ed ora è sparsa su tutta la faccia della terra in testimonio a tutte la Nazio- ni ed a tutti i popoli del proprio esterminio. Sì: ella, e12
tjiul conoscono questo popolo II più antico del
mondo
,c chiunque II consideri con
un
tantino di riflessione,non non può
ameno
dinon
vedere sopra di esso lamano
evidente di Dio ,
non
può ameno
dinon
vedere in essoun
continuo miracolo , che forma la più evidente provadi lutti i miracoli operati da Dio per la nostra redenzio-
ne,
per istahllire in terra la sua Ghiesa.MI
dica, signo- ra mia, se Diopuò
parlarci più evidentemente di così?Il Salvatore predisse la sovversione di
Gerusalemme
, ed avvenne; popolo di quella grande, e popolosa Città chenon
perì difame, di ferro o di fuoco, e tutti gli Ebrei che sopravvissero all’orrendo flagello furon cacciati in esigilo;da diecinove secoli sono senza patria, senza governo, sen- za sacrificio; sono da per tutto e sono conosciuti da tut- ti I popoli, persino dall’idiota bifolco;
può
dir.il che sian confusi con tutti gli altri popoli, e solo distinti per es- sere a tutti i popoli in odio ed in disprezzo Signora mia! Se i nostri negatori di miracoli, che In sostanzanon
sono altro che rinnegatorl di nostra santa Fede, c neganoi miracoli al solo fine di distruggere quella fede che essi
non
vogliono e quella ricligione chehanno
rinnegato; se questi negatori, e rinnegatorlnon
avessero anclie rinne- gata la ragione , vedrebbero lo spettacolo meraviglioso checi offrono gli Ebrei, e vedrebbero che questo popolo por- ta in ogni angolo della terra l'evidente impronta della maledizione di Dio; maledizione, che
non può
essere al- tro che conseguenza del delitto il più grande; vedrebbe- ro la misericordia di Dio verso di noi , perchè ci ha vo- luto lasciare anche questo perenne testimonio e prova e- vidente, ondenon
possa mai dubitare di nostra santa fe-de nè l’idiota, che vedrà fino alla consumazione de’ se- coli in questo popolo
un
popolo deicida, e moltomeno
possa dubitarne il dotto, perchè trova di più negli Ebrei
i conservatori di quei libri santi, e di quelle profezie, che legano 1’antico col nuovo Testamento.
Oh
senon
vi fossero più almondo
gli Ebrei a conservarci tanto gelo- samente quei libri santi! Allora sì che si griderebbe più forte dalli stolti., che la nostra Religione santissima è tut- ta invenzioiiGde
Preti,Ma
colla miracolosa esistenza de-'iS gli Ebrei
, possiamo noi gridar forte
—
no;non
è inven- zione de' Pretijma
invenzione di_ Dio.—
E dunque
stoltezza il desiderar hniracoliquando
mira-coli così grandi sono progressivi ed evidenti, e li abbia-
mo
sempre sotto gli occhi da poterli contemplare, ed ammirarecome
opera straordinaria dellamano
di Dio.Ed oh
quanti di tali perenni progressivi miracoli possono ve- dersi da chiunquenon
sia cieco! Gliene voglio qui accen- nare alcuni pochi.Quello che prima degli altri, secondo
me,
è daammi-
rarsi è la santa Casa di Nazaret nella quale coll’
annun-
ciazione della Vergine fu compiuto il primo mistero del- la nostra redenzione. Quella umile povera Gasuccia, ove
il
Verbo
Eterno discese dal trono di sua gloria,non
do- veva correr la sorte degli altri tugurii: doveva conservar-si. Così esigeva la convenienza del gran mistero che en- tro la
medesima
si compì, e delVerbo
Eterno che den- tro quelle pareti nelle viscere di Maria s’incarnò', e così fu fatto. Poco poteva naturalmente sussistere, massima-mente
nellemani
degli infedeli,una
misera Casuccia, e fu portata a noi perchè l’ammirassimo, la venerassimo ,la conservassimo; c che sia proprio là Casa di Nazaret, basta che ne legga la storia, e le notizie che si
hanno
in proposito, e si metterà fuori d’ogni dubbiezza.E non
po-trà già gridarsi
—
Invenzioni di Preti, c di Frati—
perchè
non
furono Preti o Frali,ma
fu la Republica di Eecanati, che nel suo territorio vide quella santa Casa mi- racolosamente comparire, e cambiare nello stesso territo- rio per ben tre volte quasi leggierissima paglia il posto;fu la Republica di Recanati che verificò quel prodigio
;
non
furono Preti o Frati,ma
fu tutto il popolo della Dalmazia che accolse per due, tre, quattro anni prima quella stessa Casa, e poi la videnuovamente
scomparire:non
furono Preti o Frati,ma
i Dalmati, gli Italiani, e quelli di lutto ilmondo
cattolico che verificarono, e pos- sono lullora osservare il luogo, che la santa Gasa occupò in Dalmazia, e confrontare la precisissima identifica di- mensione. Il materiale di quella Gasanon
si trova in Ita-lia,
ma
solo nei contorni di Nazaret, ove soltanto si tro-14
vano ancora avanzidicase antiche fabbricate di quella
ma-
teria redatta in quella stessa forma e dimensione. Checché ne dicano i moderni eretici collaloro malinconia che nien-
te deirantichità vada bene, e d’essere essi soli i veggen-
ti di quello che tanti secoli fa succedeva, questi critici litigano soltanto intorno all’epoca dellavenuta a noi del- la santa Casa,
ma
l’identitànon può
mettersi in dubbio.Or
dicano i signori negatori di miracolicome,
e da chi possa essere stata quella benedetta Casa sopra le ali dei venti caricata per varcar mari e paesi e trasportarla in Dalmazia, indi ricaricata sopra le stesse ali per recarla a noi?Oh
miracolo che sbalordisceMa
a pensarciun
po- co seriamente, la grandezza, la singolarità del miracolo s’addice appunto a quella Casa abitata dalla Vergine, nel- la quale seguì il più grande dei miracoli, l’Incarnazione delVerbo
Eterno. Tutto ilmondo
conosce questa santa Casa, la sua prodigiosaesistenza fra noi: tutto ilmondo
cattolico
( che
non
è poco) la venera, e l’ammira qual portentoso continuo miracolonon
solo;ma
qual fonte di miracoli e di grazie; e farebbe pure stupire se si avesse la serie dei miracoli, e grazie segnalate, che in quella benedetta Casa va continuamente ottenendo chi ha fede.Per miracolo perpetuo, o progressivo voglio pure con- durla ad osservare le braccia di S. Niccola, che si con- servano a Tolentino. Quelle sante braccia tratto tratto su- dano sangue, predicendo con questo segno publlche ca- lamità, e precisamente le persecuzioni di santa Chiesa; ed
i negatori dei miracoli
non
possono già dire che è—
in- venzione di Preti e Frati—
perchè il Magistrato laicodi quella città tieneesso le chiavi di quell’urna, che
non può
aprirsi senon
dalmedesimo,
e quindi fu sempre desso il primo, il civile patrio Magistrato, a vedere e ri-conoscere il prodigioso sudore; e
non
possono già attri- buire quel sudore a causa naturale, perchè in sei e più.secoli quelle sante braccia dovrebbero essere sciolte e di- strutte, od
almeno
seccate, ed aride inmodo
danon
po-tere essere nell’ordine della natura l’
emanar
nè sudore di sangue, nè sudore naturale.- bion so se ella abbia pratica di Bari
come
ha diNa-
15 polì,
ma
nell’una
e nell’altra città si osservanodue
mi- racoli sempre continui.A
Bari le aride ossa di S. Nicolò stillano di continuo un’umore
acqueo che chiamano—
Manna
di S. Nicolò—
e che si raccoglie, e si spedisce in diversi luoghi per soddisfare con questamanna
mira- colosa alla pietà dei devoti del Santo, e portata auche in Siberianon pub
ghiacciare. Quelle ossa contanonon me- no
che sedici secoli: per miracolopuò
dirsi che esistano ancora, enon
siano polverizzate; in diecisette secoli do- vrebbero esser per lomeno
aride all’ultimo grado d’ari- dità. Ora spieghino i negatori di miracoli se ecome
pos- sa esser possibile nell’ ordinedella natura, che quelle os- sa aride, poste in luogo pure arido danon
potere aver neppure comunicazione di una stilla diumore
, possano^sser sempre feconde di quello sconosciuto misterioso u- more.
E
passando a Napoli, ove una popolazione dimez-
zo milione, oltreun numero immenso
di stranieri ognianno
è testimonio del fatto, spieghino i signori negatori dei miracoli il misterioso portento del sangue , e della vtesta del glorioso martire S. Gennaro. 11 sangue di quel Santo da diecissette e più secoli è in quell’Ampolla
, e quindi in tanti secoli senon
distrutto dovrebbe esser sec- co al pari della pietra.Eppure
se si accosta quell’Ampol-
la alla testa del Santo, quel sangue si fa liquido, e ribol- le meglio che se fosse ancor vivo nelle vene del Santo.
Intorno a questi miracoli potranno
, quelli che
non
li vorrebbero, far molte ciarle da incantare gli alocchi,ma
nulla spiegheranno; e per spiegare la cosa bisognerà ri- correr là che
— Deus
ludit in orbe terrarum—
Dio nella sua onnipotenza scherza con noi anche con piccole cose; scherza permezzo
dei suoi Santi, c scherza persi-no
nelle loro ossa, e reliquie, ed immagini,ma
anehenelll scherzi che
sembrano
a noi i più piccoli, a consi- derarli con alquanto di senno, manil'csta la sua sapienza,
e la sua misericordia e giustizia; misericordia perchè 1’uo-
mo
abbia sempre presenti argomenti per correre a lui;giustizia per rendere inescusabili quelli che vogliono chiu- dere ostinatamente gli occhi a tanta luce.
Fuori della perpetuità della Chiesa, e. della miracolosa
16
fllstruzione e conservazione della nazioneEbrea che in o- gnì luogo
pub
osservarsi e meditarsi, nell’indicarle gli altri pochi permanenti miracolimi
sono tenuto,come
el- laben
vede, inuna
periferia assai ristretta della nostra Italia, perchè da Loreto, a Bari e Napoli. Se si estendes- sero le ricerche, potrebbero forse empirsi dei volumi da dover dire ad ogni passo—
•
Qui
è evidente lamano
di Dio. •—
'Ma non
soloabbiamo
le permanenti prove, lepermanenti tracce di tanti miracoli, anzi tanti
permanen-
ti o progressivi miracoli,
ma
nella Chiesa Cattolica sem- pre vi furono miracoli, enon
passò maiun
secolo, un'età e, direi quasi,un'anno
senza miracoli; talché dire sipuò
che con queste splendentigemme,
miracoli cioè, sia edi- ficata e bellamente ornata, e nella sua bellezza conservata.E
noti bene, signora mia, che fuori della Chiesa Cat- tolicanon
sidanno
miracoli. Questi sono opera dellama- no
di Dio, e Dionon può
farli altro che in testimonian- za della verità. Ellapuò
osservare tutte le sette e tutte le religioni che sono, e sono state almondo,
enon
vi tro- veràun
vero miracolo,ma
solo racconti e fatti favolosi, stravaganti, inverisimili, che i popoli erano obbligati a credere solo perchè si dava loro ad intendere che così vo- leva Giove, Mercurio,Giunone
e tutta quella caterva di Del, chenon può
compx’endersicome
l’uomo
ragionevo-le potesse averli portati, o neppure immaginati in cielo
per le loro nefandità.
La
sola Chiesa Cattolicapuò
dire a tutto ilmondo
che Dio è con lei, che Dio è in lei: e lopuò
provare e lo prova col miracoli; e questi miracolinon
sono già frot- tole inventate da chi vuole ingannare la credulità del po- poli: sono fatti: sono fatti lampanti, e chd si toccano conmano
da chiunque: e questi fatti, e questi miracolinon
sono già pochi, o di poco conto,ma
sono tanti, e tanto riflessibili chenon
possono sfuggire a chicchessia.La
grandezza d'alcuni miracoli sempre permanenti o progressivi l'ho già accennata, e dovrebbero esser sufii- cienti a caratterizzare di pazzo chi nega 1 miracoli.Ma
oh quanto ha mai voluto il nostro
buon
Dio abbondare per indurci, e direi quasi per violentarci a credere, e per17 rendere inescusabili quei che
mancano
di fede!Le
cose mirabili che abbiaiu sempre sotto gli occhinon
fanno più senso per quella gran ragione che—
ab assuetisnon
fitpassio.
— Le
cose più grandi e più meravigliose ci fanno senso per poco tempo, e coll’averle continuamente sotto gli occhi, arriviamo anon
curarle.Abbiamo
per esempio sempre presente la gran volta del cielo seminata di astri e di stelle.Eppure
quanto sono mal pochi quelli che l’os- servano conun
poco di riflessione. Tutte le cose ci par- lano di Dio,ma non può
darsi cosa meravigliosa all' oc- chio dell’uomo e che mostri l’onnipotenza, e la sapien- za influita diun
Dio più del firmamento.E
seminato di stelle che sono innumerevolicome
sono innumerevoli le arene delmare
5 con questa differenza che le arene del
mare
sono pressoché impercettibili perla loro piccolezza, ed una di quelle innumei’ablli stelle supera di gran lunga in grandezza e terra, e sole e tutti gli altri pochi astri conosciuti dagli astronomi. Probabilmente secondo gli a- stronoml Istessi. quelle stelle sono tanti soli, chehanno
i loro pianeti, i loro satelliti, che
non
posslam vedere perchè opachi, e per ragione della distanza arriva appena a noi la luce di quei corpi che sono soli.Quanto
vi sarebbe mai da leggere nella sola volta del cielo, nel firmamento , in quel gran libro a tutti aperto!Quali grandezze, qual’ordine costante, e meraviglioso!
Ma
chi vi ha, che lo consideri seriamente! Chi vi ha che dica qualche volta fra sé: in quegli spazjImmensi
chi ha posto quei corpiimmensi
e tanti, che uguagliano nelnumero
le arene delmare? Chi
vi ha, che studii seria-mente un
libro sì bello, e sempre aperto per conoscere, per quanto è permesso alla nostra fragilità, il Creatore di tante grandezze, di tante bellezze, e di sì costantearmo-
nia! Nessuno, o
ben
pochi.E
perchè? Per la gran ragio- ne che dicevo, chenon
fa più senso all’uomo qualsiasi cosa per grande, per bella, per meravigliosa che sia,quando
si abbia continuamente sotto gli occhi.Nella sua misericordia perciò Iddio,
quando
ha edifica- la la sua Chiesa più meravigliosa del cielo e firmamento18
(non
si scandalizzi signora mia, di questo—
piùmera^
vìgliosa del
firmamento,
•—
perchè così è*, ecomunque
il firmamento sia meraviglioso, sta nella onnipotenza di Dio
il poter creare altri mille ed infiniti cieli egualmente, e più meravigliosi ancora:
ma
ad edificare in terra la sua Chiesa col proprio sangue a nostra salvezza,non
si tro- va che nella sua misericordia potesse e possa mai fare di più.) Nella sua misericordiaadunque
il nostrobuon Dio ha
voluto ovviare anche alla nostra inèonsideratezza, che ci fa negligentare i miracoli progressivi o permanenti5 ha voluto e vuole che la sua Chiesa sia sempre feconda di nuovi miracoli, enon
vi fu secolo,non
vi fu età,non
vi fu epoca, in cui
non
si vedessero rinnovati i miracoli antichi, enon
se ne vedessero dei nuovi.Deh
signora naia! Se ella si mettesse di senno a contemplare il firma-mento,
e quelle stelle di cui è tempestato,non
potrebbe ameno
d^esser compa'esa di meraviglia.Ebbene;
rimiri di senno la Chiesa, le cui bellezzenon ho
in questamia
neppure toccato, perchè troppo vi vorrebbe, e se ferme- rassi anche solo nei miracoli, troverà in questi tantegemme
e tante stelle al pari di quelle del firmamento ri- splendenti ed anche più rillessibili, e quasi dire si po- trebbe al pari delle stelle del cielo e delle arene delma-
re innumerevoli.La
favola di quei giganti che si posero a far guerra al Cielo,non
è più favola: si verifica negli odierni negatori dei miracoli. Vorrebbero questi distruggere i miracoli per distrugger la Chiesa, e cosìhanno
intimata guerra al Cie- lo, guerra a Dio che fondò la Chiesa, che promise d’es- ser con Lei sino alla fine dei secoli, e che mantiene que-sta parola con tanti argomenti,
ma
precisamentecon
in- numerevoli miracoli.Giacché ella è quasi di continuocon legali, e giurecon- sulti, si faccia dare
una
piccola lezione sulle prove ed ineccepibili di qualsiasi fatto. Comincieranno dall in- segnarle quel canone di ragione ritenuto dopoché ilmon-
do èmondo,
che la prova negativanon
si dà, enon può
esservi contro
un
fatto stabilito con prova positiva, in guisa chequando
due 0 tre testimonj di vista o di udito19 altestaiio il’ un fallo, quel fallo si rllicn verQ, c
non
può valere la negativa o l’atleslazioue di cento o mille chenon r
ahbian visto.La
prova concorde di due o tre te- stimoni degni di fedenon può
esser distrutta altro che dauna
coartata,
c potrà farsi istruire anche intorno a questa coartataj, la quale
non
potrebbe nel nostro caso aversi senon
che col distrugger Dio, o levargli la poten- za o la facoltà di far miracoli.Ora
la prova del miracoli 1’abbiamo non
da due o tre testimoni,non
da dieci,non
da cento,non
da mille,ma
da milioni e dirsipuò
milioni di milioni di testimo- ni.Mi
saprebbe ella dire quanti milioni di persone in quella popolosa Città di Napoli abbiano nel decorso di diecisette secoli visto ognianno
liquefarsi e subbollire ilsangue di S.
Gennaro
,come
e meglio che si versasse ora dalle vene?Mi
saprebbe dire quanti e quanti milioni ab- biano visto i miracoli degli Apostoli, e dei primi secoli della Chiesa?Mi
saprebbe dire quanti milioni d’uomini
abbian visti i miracoli degli Antonii, dei Ferrcrii , dei Saverii, e di tanti e tanti Santi che luttihanno
fatti stre- pitosi miracoli? Signora mia, giudichi pur lei, e giudi- chi chiunque abbiaun
tantino di senno senon
sia paz- zia delle pazzie il voler negar quello che è provato datanti milioni di testimonj.
Ma
dissi che nei negatori dei miracoli avrebbe forse Ella riscontratonon
solo pazziama
qualche cosa dipeg- gio. Di questo peggionon
voglio qui parlare,ma
invecemi
sarebbe nato il pensiero di scrivereun
libro per quel-li che
non
credessero ildemonio
, dimostrando princi- palmente l’esistenza deldemonio
coll’esistenza dei nega- tori dei miracoli. Esistono i negatori dei'miracoli:dun-
que esiste ildemonio
; questo sarebbe 1’assunto delmio
libro, c
mi
sembra che potrò provarlo, e farlo toccar conmano
se i fisici professorimi
ajutanoun
poco col- lo stabilirmi,dopo
d’ averliben
bene esplorati, che inegatori dei miracoli sono sani di
mente
, perchè cosìnon
polendo la loro negativa attribuirsi a pazzia, enon
poten- do d’altro canto attribuirsi amente
sana e ragionevole, ne verrà di conseguenza il dovere rintracciareuno
stato‘iO
di
mezzo
chenon
abbia che fare nè colla pazzia, nè col- la retta ragione, e questo stato,dopo
che ci saremo li-mato
e rilimato il cervello con mille indagini,non
po- tremo trovarlo altro che neldemonio,
e stabilire che sia-no
posseduti daldemonio
, e che
non
sia l’uomo
cheparla , che giudica, che nega ,
ma
che sia lo stesso de- monio.Ma
ella appelli i negatori dei miracoli quali aberranti di mente, o quali posseduti daldemonio
, poco importa lo stabilire 1 una o
T
altra cosa : basta che ella ritenga la verità infallibile e di fede che sono eretici, e più che eretici, perchè lo scopo loro è
non
di distruggere la so- la verità dei mii’acoli,
ma
di distrugger la Religione e di condurre ilmondo
al disordini alla barbarie , a ridurre 1uomo
a bruto anzi a condizione inferiore alle bestie.E
questa massima la ritenga sempre relativamente a chiun-
que
neghi,
non
creda, o metta in dubbio in generale imiracoli operati dal Redentore , e dagli Apostoli, e che sono indicati nei libri Canonici
, o dalla Chiesa stabiliti c proposti ai fedeli da credersi;
non
credere un’indivi- duale miracolonon
sarebbe mal eresia, finchénon
vi fos- se 1 oracolo della Chiesa che ci obbligasse a crederlo; an- zi le dico che bisogna Star molto cauti enon
creder sìfacilmente tutti i miracoli che tratto tratto si raccontano:
ed eccole così risposto alle ricerche che
mi
ha fatto per quietarsi in coscienza, se mainon
credesse o dubitasse del prodigioso volgimento degli occhi dellaMadonna
di Rimini.Se
non
liadunque
creduto onon
creda, o se dubiti dei miracoli che si raccontano di quella SacraImmagine
,ella
non
è eretica.Ma
in questa negativa, od in questo suo dubitare potrebbe pure esservi una dose assai grande di pazzia.\a
benissimo chenon
abbia a credersi ogni mi- racolo che si racconta da certi visionar], dai bizzochi, e bizzoche, da certi furbi ancora, o da certi maligni, che possono inventar miracoli per screditarli o per cavarneun
qualche loro profitto.