• Non ci sono risultati.

Il volto di Cristo in un particolare della nebulosa Aquila OGGI, PER TE. di Marzio Bonferroni

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Il volto di Cristo in un particolare della nebulosa Aquila OGGI, PER TE. di Marzio Bonferroni"

Copied!
19
0
0

Testo completo

(1)

Il volto di Cristo in un particolare della nebulosa Aquila

OGGI, PER TE

di Marzio Bonferroni

(2)

Oggi, per Te

In noi tutti, fra le fondamentali pulsioni che ci fanno vivere, c’é il costante desiderio di relazionarci con il nostro prossimo, di comunicare, di confrontarci, per un dialogo che non finirà mai.

Di solito questo desiderio si può e anzi si deve realizzare, perché la condivisione e la relazione sono determinate dalla pulsione essenziale del comunicare.

Ma quando dopo tanti anni, un po’ per esperienza, un po’ per un minimo di saggezza acquisita anche passando fra tante prove, si arriva a guardare più in alto del volto umano, ci si rende conto a poco a poco che lassù nel cielo c’è un volto che riassume tutti quelli che ho conosciuto e che se voglio, posso conoscere sempre meglio: il volto di Cristo.

Questo vale per i credenti, mentre per i non credenti, nel rispetto reciproco, credo valga sempre e comunque l’esigenza di trovare ideali e valori che permettano di dare un senso all’esistenza, combattendo contro il pessimismo e la negatività.

Come nella nebulosa della copertina, talvolta quel volto, che per chi crede rappresenta amore, valori e ideali, ci appare un po’ sfuocato, e dobbiamo sforzarci per vederlo e non perderlo fra tante distrazioni. Ma lo sforzo, se nasce dal desiderio di amarlo, non sarà vano, e Lui ci apparirà in situazioni esterne a noi, ma anche nella nostra mente.

Vedendo il Suo volto, e soprattutto comprendendo che Lui ci ama e ci aspetta sempre, nonostante le nostre nefandezze, ecco come può nascere il desiderio di scriverGli ogni tanto un pensiero come si fa a un vero amico, quando lo cerchiamo per dirgli qualcosa, oggi, adesso.

Dunque, caro Gesù, questi pensieri nascono quando a volte nel silenzio, per un’esigenza intima di confidenza, sento che sono ...oggi, per Te, come per chi avrà la pazienza di leggerli.

Dio e Novoevo In vino Veritas

La sfiducia L’equilibrio interiore Il dono della Vita Eterna

Resurrezione, sempre Comunione dei Santi La Grazia della volontà

Il progetto Libertà e morale

Le prove

La coscienza sana e malata L’umiltà

La malattia Il pudore La preghiera

Affidarsi Non vedere Non giudicare Vincere noi stessi Il matrimonio cristiano

Duc in altum Gli strumenti di Dio Siamo sempre studenti

(3)

Dio e Novoevo

La felicità è il vero unico grande obiettivo di ogni essere umano, dichiarato o non dichiarato ma sempre ben presente. Purtroppo vi sono casi patologici, o casi in cui agiscono forti condizionamenti intimi o esteriori, in cui l’obiettivo naturale della felicità lascia il posto a forze distruttive e autodistruttive, la cui origine è, nei casi non patologici, da individuarsi nell’eterno conflitto tra il bene e il male che, come sappiamo, é dentro noi stessi prima che fuori di noi.

Ma in cosa consiste la felicità? Possiamo indicare per osservazioni, opinioni illustri e ricerche ai più alti livelli del pensiero filosofico, tutte in tempi estesissimi, si direbbe dall’origine stessa del mondo, che la felicità vera e duratura risieda nel profondo di ogni persona, in quella zona misteriosa che chiamiamo coscienza.

Nella coscienza, la felicità diventa condizione totale quando una persona vive nella più assoluta pace con se stessa e nello stesso tempo in relazione al prossimo. La felicità pare dunque essere l’effetto di una causa primaria, che apprezziamo quando siamo in questa situazione di assoluta pace, e che possiamo chiamare libertà. Libertà della coscienza in se stessa e libertà della coscienza di fronte al mondo e, per chi crede, di fronte a Dio. Per chi dice poi di non credere, la situazione di pace della coscienza, pur da essi percepita, può diventare un elemento di riflessione e di meditazione importante per scoprire i valori fondamentali della vita, e per riflettere sul come e sul perché tali valori esistano, indipendentemente dall’esistenza delle opinioni soggettive che si trovano di fronte all’assoluto nella propria sfera di relatività, derivata appunto dalle opinioni soggettive e non da valori che esistono in quanto tali al di fuori e indipendentemente dall’uomo.

Libertà nella coscienza e felicità sono dunque causa ed effetto. Come due anelli di una lunga catena fatta da tanti anelli ognuno causa o effetto, frutto di esplorazioni e di esperienze che l’essere umano può e deve compiere per arrivare finalmente agli ultimi due anelli, libertà e felicità. Ma l’ultimo anello dove a sua volta si completa e si aggancia? E’ da pensare che la felicità, come causa creata da una vita orientata alla libertà della coscienza, sia agganciata, inanellata e custodita nella stessa essenza del Creatore di tutto l’universo, in quell’Amore assoluto che noi cristiani chiamiamo Dio e che altri possono chiamare come è nelle loro tradizioni, ma che non ne cambia l’essenza.

E’ dunque Dio il fine e il mezzo della nostra felicità terrena ed eterna.

Questa verità, quando in stato di Grazia la percepiamo come la verità più assoluta, dovremmo pensare di riversarla nella vita, dalla nascita fino al passaggio nell’eternità, che non dovremmo più neppure chiamare morte bensì porta, passaggio, ponte, verso i lidi della nuova vita a cui siamo tutti destinati nel disegno di Dio, e che soltanto noi possiamo rifiutare, proprio perché Lui ci lascia amorevolmente liberi di decidere e di meritare il nostro destino.

Se riusciremo a mettere Dio nella nostra vita concreta, orientando a Lui le nostre azioni e prima di tutto i nostri progetti e i nostri pensieri, otterremo dunque la pace nella coscienza, la libertà e la felicità già in questo mondo, che si trasformerebbe così nel Paradiso stesso, facendocene gustare le bellezze estetiche e sostanziali giorno dopo giorno. La morte così si confermerebbe come non esistente, dato che non vi sarebbe più un passaggio tra vita e morte ma una reale continuità di condizione libera e felice nella coscienza e nell’anima, oltre che nel corpo. Il Paradiso in terra sarebbe dunque così un bellissimo preludio al Paradiso in cielo, ovvero nella nostra nuova terra.

Questa realtà di un mondo con la costante presenza di Dio, appare come un desiderabile Novoevo, una futura era in cui tutto potrebbe essere definitivamente rinnovato per il bene dell’uomo.

Il Novoevo, quando arriverà, si presenterà come la modernità più assoluta, considerando che noi esseri umani chiamiamo modernità una condizione migliore della precedente. E cosa ci sarebbe di migliore e quindi di più moderno rispetto ad un mondo in cui regni la felicità assoluta?

Questo sarà vero in ogni ambito di umana attività.

Ad esempio nel lavoro, nella vita familiare, .in economia, in politica, nello sport, nello spettacolo.

Vediamo quali conseguenze potremmo avere in ogni ambito, per considerarlo in prospettiva parte del Novoevo, in cui regna libertà della coscienza e felicità completa.

(4)

Considerando il lavoro, sappiamo che per un essere umano è l’asse portante su cui poggia l’esistenza e la realizzazione personale, fonte di sostegno anche per la famiglia, oltre che essere contributo nella società per l’incremento del valore economico e culturale. Quanti problemi esistono in realtà, se una persona sceglie un lavoro sbagliato o se non considera il lavoro come un modo per

servire ed amare il prossimo, anche se fosse il più umile ma onesto lavoro di questo mondo.

E quanti problemi esistono se il lavoro viene considerato come mezzo per soddisfare le proprie ambizioni e interessi. Pensiamo ad esempio a chi opera in politica non per servire le persone con la sua attività, ma per arricchirsi e per raggiungere obiettivi personali e non sociali, sfruttando quindi i privilegi e le opportunità che derivano dalla propria posizione. Queste scelte egoistiche ed ego riferite, sappiamo bene che portano a conflitti e divisioni, sia personali che sociali. A volte anche a conflitti cruenti.

Se invece all’origine delle scelte personali si ponesse un profondo ascolto della volontà di Dio, questo non si verificherebbe. Dio ha un progetto per ogni essere umano e in questo progetto può svilupparsi la sua massima potenzialità. Se quindi una persona crede in Dio e lo ascolta a fondo prima di decidere la propria strada, ne avrà assoluti benefici e soddisfazioni sia professionali che economiche. Occorre ovviamente avere Fede in Lui e una grande volontà e costanza dato che niente su questa terra si ottiene senza inpegno e sacrificio. Di conseguenza, la persona che opera scelte di lavoro affidandosi a Dio prima di ogni piccola o grande decisione, vedrà nel proprio operare un mezzo per servire e per amare il prossimo. Quindi non vi sarebbero più attriti e conflitti. E non sarebbe dunque questa situazione la più auspicabile e la più moderna? Ci sembra forse modernità una situazione di lavoro in cui per interessi personali ed egoistici si vive nel conflitto e nella costante diffidenza? Se ogni persona avesse sempre presente Dio, i progetti di lavoro, individuali o di ampio respiro sociale, nascerebbero e si svilupperebbero con spirito di solidarietà, di condivisione, di aiuto reciproco e di grande e invincibile fiducia in ogni persona, proprio perché ogni persona avrebbe la certezza di potersi ciecamente fidare di chi opera con la presenza di Dio ad ogni istante. In questa prospettiva, il lavoro alla presenza di Dio in ogni istante può rappresentare la vera e desiderata modernità, quella vera, dopo tutte le conclamate e fittizie postmodernità.

Considerando la vita familiare, nucleo fondante della società, la costante presenza di Dio sarebbe una barriera contro i conflitti e le incomprensioni, dato che ogni membro della famiglia agirebbe sempre secondo coscienza e quindi secondo verità Sarebbero rispettati i ruoli e le diversità naturali, riconoscendoli all’uomo e alla donna nella loro essenza. L’uomo si realizza nel lavoro, ma non dovrebbe mai perdere di vista la priorità della famiglia, considerando il lavoro un mezzo e non un fine ultimo. La famiglia e la sua crescita spirituale e materiale tra loro armonizzate, sarebbero sempre il centro dei suoi pensieri. La donna, che per molto tempo è stata sottovalutata nel suo essenziale ruolo di moglie e madre, si sentirebbe apprezzata e valorizzata, senza peraltro perdere la possibilità di realizzarsi anche in un lavoro che le possa consentire, armonizzandolo con i propri doveri familiari, di esprimersi al meglio e di arricchire le proprie esperienze sia per se stessa che per la famiglia. I figli godrebbero di un clima sereno e di armoniosa collaborazione fra i genitori, che sarebbero sempre per loro un basilare punto di riferimento per crescere in esperienza e in umanità.

Tutto questo è da vedere come il sicuro risultato di una condizione conseguenza dell’ascolto della volontà di Dio ad ogni istante, evitando così prevaricazioni, tentazioni, conflitti, divisioni e mancanze di reciproco rispetto. Pregare e meditare insieme in famiglia per approfondire il senso della vita e il destino eterno di ognuno di noi, non rappresenterebbe uno scollamento dalla realtà quotidiana ma una costante e sempre rinnovata energia, necessaria per affrontare con coraggio e senza egoismi e pigrizie gli impegni e le prove. Fede in Dio, Sua costante presenza e vita concreta, sono dunque i pilastri per una famiglia felice e comunque sempre unita anche nei momenti di prova che la vita e Dio stesso a tutti riserva, dato che la vita è anche lotta, per ogni suo membro, in vista del traguardo che a sua volta non è altro che il passaggio nella vita eterna, in cui saremo sempre uniti nell’Amore e nella felicità assoluta.

Dunque, grazie alla costante presenza di Dio, cosa c’è di più moderno di una famiglia felice?

(5)

Considerando l’economia, come il necessario svilupparsi della ricchezza e del valore sia per un individuo che per la società, attraverso il lavoro in ogni sua forma organizzativa ed espressione, vediamo spesso come la competizione dovuta alla libera concorrenza, che pure é fonte e stimolo per lo sviluppo, raggiunga livelli ai quali ogni colpo basso e disonesto in molti casi vengono realizzati da coloro che ad ogni costo vogliono raggiungere obiettivi di profitto. Lo Stato non sempre riesce a prevenire o a punire i disonesti, essendone talvolta lui stesso implicato o per disattenzione o peggio per connivenza. Esistono poi organizzazioni criminali che si inseriscono in imprese con i loro capitali, promuovendo traffici illeciti, quando loro stesse non ne sono proprietarie apparentemente in regola con la legge. Un tessuto economico quindi dove chi vuol lavorare onestamente si trova talvolta a dover cedere il passo di fronte alla corruzione e ad atti di disonestà. Un’impresa, sia artigianale che di qualunque dimensione, se ben organizzata e se orientata a obiettivi di servizio ai propri pubblici, di conseguenza otterrà il giusto profitto, che sarà il suo profitto ottimale e non il profitto massimo raggiungibile ad ogni costo, prevaricando i principi dell’onestà individuale e sociale. Dunque anche in economia si assiste al conflitto fra l’egoismo e lo spirito di servizio, come in ogni ambito umano. Ma anche in questo basilare ambito umano, se la presenza di Dio fosse costante e vissuta da ogni persona come effettiva, tutto sarebbe per tutti assai più profittevole.

Infatti un imprenditore che viva la propria vita con la presenza di Dio, non potrà mai permettersi di sfruttare i propri collaboratori e agirà in tutto e per tutto con la prospettiva di produrre beni e servizi di qualità, senza tentare di produrre a costi più bassi inserendo materie prime di scarsa affidabilità e durata. I collaboratori poi, anch’essi alla presenza di Dio, non vedrebbero nel datore di lavoro uno sfruttatore, sentendosi stimati ed amati, e come conseguenza lavorerebbero con sempre maggior entusiasmo considerando il posto di lavoro come una propria seconda casa, in cui esprimersi al meglio. Non ci sarebbe bisogno dell’intervento dei sindacati in un’impresa in cui regnasse lo spirito dell’onestà, della fiducia e del rispetto reciproco.

L’invito che Gesù Cristo espresse dicendo “amatevi come io vi ho amato”, sarebbe applicato in pieno e produrrebbe frutti positivi in ogni situazione e in ogni ambito dell’impresa.

Un’economia in cui tutti vivessero alla presenza di Dio in modo consapevole, autoescluderebbe automaticamente attività mafiose e criminali da ogni settore dell’economia privata e pubblica.

Il sistema economico permetterebbe così ad ogni persona di esprimere al meglio la propria creatività, con la certezza di poter essere apprezzato secondo l’impegno profuso e la qualità che potrà aver raggiunto. La massima modernità sarebbe raggiunta in economia, considerandola il frutto della piena espressione dell’impegno e dell’ingegno individuale, di gruppo, nell’espressione libera dei talenti individuali secondo la loro naturale e completa potenzialità, senza che questi siano soffocati o non riconosciuti se regnasse l’egoismo individuale e sociale.

Se ogni persona che lavora vivesse sempre alla presenza di Dio, sarebbe dunque possibile un’economia perfetta e orientata all’interesse di tutti, nella massima felicità e modernità possibili.

Considerando la politica, soprattutto come la vediamo oggi, teatro di scontri e di ambizioni e interessi personali, salvo rarissime eccezioni, il pensiero torna spesso alle grandi figure del passato, ai De Gasperi, ai Luigi Einaudi, solo per fare due nomi, per i quali l’etica e la morale avevano un senso concreto e davano un indirizzo alla loro azione di governo. Per questi uomini la missione era davvero una missione di servizio per il paese e per il progresso e la sicurezza delle famiglie e di ogni singola persona. Gli uomini onesti, in politica come in ogni professione, rappresentavano il concretizzarsi del motto evangelico “ama il prossimo tuo come te stesso”, mentre nella politica contemporanea troppo spesso il motto imperante appare essere “amo me stesso come me stesso”.

Pensiamo come sarebbe diversa la politica se ogni suo eletto, per il mandato ricevuto dai suoi elettori, agisse sempre alla presenza della propria coscienza, considerando come diceva Victor Hugo che “la coscienza é Dio”. Non vi sarebbero rischi di attività compiute in nome del paese, ma per fini di interessi privati. Non vi sarebbero conflitti con altri politici appartenenti a partiti diversi, perché vi sarebbe una competizione leale e aperta, nel naturale contrapporsi di idee diverse, ma sempre nel rispetto delle singole persone. “Anche un orologio fermo ha ragione, due volte al giorno” diceva un saggio, e così il confronto leale delle idee e delle proposte, avrebbe sempre il

(6)

risultato di arricchire di contenuti leggi e decreti usciti dal Senato e dal Parlamento, con benefici per tutti. Come non potrebbero essere leali Presidenti, deputati e senatori, agendo con a fianco Dio, ispiratore di ogni loro pensiero ed azione? Non solo leali, ma anche operativamente efficaci, in quanto tutta l’energia mentale sarebbe indirizzata al fine ultimo di ogni legge e di ogni decreto:

servire il paese per la sua crescita culturale ed economica.

Ed anche in politica, dunque, la presenza costante di Dio renderebbe la stessa la più moderna, sempre intendendo per moderno tutto ciò che migliorando il passato rende chi vive felice di vivere e di realizzare quanto desidera, secondo i propri talenti e i propri progetti.

E in questo contributo allo sviluppo personale, familiare e sociale, la politica realizzerebbe il proprio essenziale compito.

Considerando lo sport, cosa ci sarebbe di più moderno di un’attività sportiva o agonistica indirizzata alla crescita positiva della propria personalità oltre che del proprio fisico, prima che alla contrapposizione e all’ansia di superare il così detto avversario? Uno sportivo con doti naturali eccelse, se fosse animato esclusivamente dal desiderio di migliorarsi, sviluppando il proprio talento, e non di vincere a tutti i costi, certamente otterrebbe comunque il massimo del risultato a lui consentito dal proprio fisico e dalla propria intelligenza. Uno sport senza violenza gratuita ma con

un naturalmente leale agonismo, sarebbe la gioia di chi lo pratica e la gioia di chi lo ammira.

Il rispetto per l’altro e per la sua libertà di esprimersi, farebbero evitare le scorrettezze e le violenze di cui sono pervasi i campi sportivi. L’onestà dei dirigenti, sarebbe una garanzia per uno sport degno di essere praticato e vissuto, al di fuori dai marchingegni studiati dai dirigenti disonesti che hanno come perverso obiettivo l’ottenimento dei risultati senza esclusione di colpi, anche dei più meschini e dei più rischiosi sia per la salute che per la coscienza sportiva e comunque umana.

Si dovrebbe dunque considerare anche nel campo dello sport come essenziale, il riferirsi costantemente alla propria coscienza, e quindi a Dio stesso. Ne guadagnerebbe in tutto e per tutto lo sport stesso, nel cui ambito ogni gareggiante potrebbe esprimersi al meglio, secondo tutta la propria potenzialità, senza ricevere offese e tentativi realizzati da chi a tutti i costi volesse frenare la potenzialità individuale a fini egoistici. E anche lo sport raggiungerebbe così la condizione di assoluta modernità.

Considerando il mondo dello spettacolo, appare assai evidente come una costante presenza di Dio sarebbe per sceneggiatori, registi, attori, produttori e musicisti, un determinante elemento per evitare che gli spettacoli, in ogni loro forma ed espressione, uscissero dai limiti del rispetto e dei valori umani che gli spettacoli possono sempre promuovere, raggiungendo così il concretizzarsi della loro più alta missione sociale. Questo considerando in particolare come i pubblici di ogni genere, e soprattutto i pubblici formati da giovani e giovanissimi, sono ultrasensibili e pronti ad assorbire per emulazione quanto recepiscono dal grande o dal piccolo schermo, o da altri media.

Spettacoli che rendono normale agli occhi degli spettatori, o addirittura promuovono come

“moderni” comportamenti immorali, arroganti e violenti, incidono nella personalità e possono generare gravi danni alla stessa. Presenza di Dio significa dunque anche responsabilità sociale e individuale. I progettisti di programmi televisivi, fiction e spettacoli in genere, se considerassero la responsabilità non come un optional ma come un dovere morale, non partorirebbero dalla loro fantasia opere che invece di promuovere i veri valori, tendono ad abbatterli per un obiettivo di dissoluzione dei valori stessi. E cosa resta di un essere umano in cui i valori siano abbattuti? Resta dominante la componente emotiva, certamente più condizionabile da chi vede nei valori umani come nella stessa coscienza individuale, un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi economici. Se chi opera nello spettacolo televisivo, cinematografico e musicale si rendesse pienamente conto del danno che realizza promuovendo i non-valori, non vi sarebbero morti dopo le serate in discoteca, e forse non vi sarebbero neppure le discoteche, almeno nella forma in cui oggi si presentano, quali elementi favorevoli alla trasgressione e allo stimolo dell’emotività fino agli estremi eccessi.

Anche i politici dovrebbero intervenire, se ben coscienti dei danni provocati dagli spettacoli negativi, considerando televisione, cinema, computer e altri media, come una vera scuola di

(7)

comportamento e di sostanza valoriale, alla quale attingono le nuove generazioni in particolare, che diventeranno negli anni la rinnovata base della società. I programmi televisivi che stimolano i bassi istinti e la competitività fino all’eccesso, dovrebbero essere eliminati, e certamente non avrebbero diritto di cittadinanza in una società in cui la presenza di Dio non ne renderebbe possibile alla fonte la loro stessa perversa creazione. A ben guardare poi, le persone che creano e promuovono programmi senza valori umani, sono esse stesse modello negativo di vita, come dimostrano, senza voler giudicare persone ma solo fatti, le loro stesse esistenze ricche di episodi amorali, purtroppo sempre più considerati “normali” o addirittura degni di diffusione e ammirazione.

Fortunatamente vi sono sceneggiatori e case di produzione in cui la presenza di Dio è evidente, come dimostrano i loro prodotti densi di creatività positiva in cui i valori sono promossi come primo obiettivo da raggiungere nella vita e nella società, Queste stesse case di produzione ottengono inoltre clamorosi successi di pubblico anche giovane, dimostrando che è possibile realizzare successi senza attingere ai non-valori. La modernità da raggiungere nel Novoevo, sarà dunque

“abitata” anche da momenti di svago e di ricarica spirituale e mentale, ottenuti da spettacoli e composizioni musicali creati da chi crede profondamente che ogni loro opera sia, prima che agli uomini, da dedicare a Dio.

In conclusione, questa rapida carrellata, a cui ognuno potrà aggiungere altre esperienze, vuole essere un invito a tutti, a iniziare da me stesso, a realizzare pienamente i propri talenti, considerando come la vera modernità in una anticipazione di Novoevo e di Paradiso già su questa terra, sia veramente possibile purché si sappia orientare, con la costante presenza di Dio, il nostro libero arbitrio ad ogni istante, sulla via del bene più profondo: il bene della nostra anima.

In vino Veritas

Per Te, si per te, in un giorno in cui sono arrivato probabilmente a toccare il fondo nella mancanza di controllo nel bere, che so essere un rischio, ma anche nella sfiducia e nel pessimismo. Non sono un alcolizzato, ma talvolta, quando mi lascio prendere dalla bontà di un vino, non so davvero controllarmi e arrivo così ad avere pensieri senza un binario di minima correttezza e di controllo deciso della volontà. Questa del vino di oggi, è in realtà anche una metafora che si materializza e che riconosco in tante situazioni. Per Te, proprio oggi, e proprio adesso, sento il desiderio di scrivere queste povere righe, sperando possano darmi l’abbrivio per una mia sorta di...non-diario, in cui scrivere quando sento il desiderio di esprimere pensieri da dedicarTi.

Per Te, dunque, per capire se riesco a stare nel controllo e nella vittoria su quella parte di me che va in direzione opposta al cielo, in direzione opposta alla luce, in direzione opposta alla coscienza, per portarmi lontano dal cielo, dalla luce, dalla coscienza.

Riuscirò a vincere? Riuscirò soprattutto a voler vincere? Una cosa é certa, anzi certissima. Devo anzitutto eliminare la causa dell’abbattimento della volontà.

Oggi è l’ebbrezza del vino. Domani potrebbe essere l’ebbrezza di un vino “diverso” da quello che battezziamo con questo nome, ma che sempre e comunque si presenta come un elemento che porta fuori dalla linea coerente, che indica la strada fra volontà e coscienza.

E queste povere mie righe, non devono essere una medicina per sopire la volontà e la coscienza, ma al contrario un modo per vedere, per capire, per analizzare, per tracciare passo dopo passo la strada che porta a Te, la strada creata nel mio intimo essere, solo per Te.

Vado adesso a dormire con la certezza comunque che la Tua Misericordia è infinitamente più estesa di quanto io possa immaginare, e con la certezza che potrà coprire ogni mia mancanza, anche se non devo approfittarmene, ma considerare nella sua essenza la mano benevola e forte che mi porgi ogni volta, per poter risalire dal baratro delle mie imperfezioni e delle mie incoerenze.

(8)

La sfiducia

Oggi per Te ho riflettuto molto su come sia facile perdere la fiducia.

Ricordo bene che lo stesso San Pietro, allora soltanto Pietro, ti svegliò impaurito sulla barca che stava affondando nella tempesta sul lago.

Poi di fronte al Tuo miracolo e nel vedere le acque placarsi d’incanto, capì come avrebbe invece dovuto riporre la sua fiducia in modo illimitato e senza riserve, anche di fronte ad un evidente pericolo. Io spesso mi trovo nella stessa situazione, anche se la vita non è minacciata.

Quindi mi trovo a perdere la fiducia, l’entusiasmo, l’energia che può dare vitalità e recupero nel pensiero e nelle azioni. Che fare in questi casi? La coscienza mi dice che devo reagire e pensare subito che sono anch’io figlio di Dio, figlio dunque di Tuo Padre. Basta questo per farmi sentire adesso intimamente più sereno. Non devo rinunciare mai a lottare e alla base della mia vita, come di quella dei miei fratelli e sorelle, tutti figli Tuoi, ci deve essere un continuo impulso a risorgere continuamente per realizzare quel progetto che ci hai affidato e che tanti elementi confermano essere il progetto che tu vuoi da ognuno di noi. Io so con certezza qual’è il mio progetto, il mio compito, la mia strada: è quella che ogni mattina si ripresenta nella concretezza delle cose da fare e che devo fare bene, con amore e con la gioia di chi sa di compiere il proprio destino.

Aiutami Ti prego soltanto a compierlo bene, senza disperdermi in situazioni che possono frenare o appesantire. Ad esempio aiutami a capire il valore delle mortificazioni nel limitare gli impulsi che vorrebbero soddisfare ad esempio l’appetito, la sete, la pigrizia, la fantasia, senza considerare obiettivi concretamente realizzabili e positivi, e senza considerare che devo invece concentrarmi proprio nel progetto che Tu mi hai affidato e che mi appare così difficile a realizzare, forse proprio perché non lo affronto con vera Fede in Te e nella Tua volontà.

L’equilibrio interiore

E’ curiosissimo passare dallo spazio destro dell’emozione allo spazio sinistro della ragione. Mi riferisco al cervello che, come molti sanno, si compone di una parte destra, detta anche analogica, e di una parte sinistra, detta anche logica.

Con un terzo spazio che come un’aureola circonda i due precedenti, e che si chiama etica, figlia diretta della “mamma” legittima, che si chiama Morale.

La massima espressione morale è nei comandamenti che sono impressi nella nostra coscienza.

Vorrei non dimenticare mai che è bene soprattutto agire con il controllo di me stesso che deriva dal considerare sempre questi tre spazi che il Creatore ci ha donato, per la nostra libertà, se sappiamo in ogni azione considerarli tutti in un loro equilibrato rapporto, il cui risultato si misura nella soddisfazione che possiamo dare al nostro pubblico, sia esso composto da uno o da molti.

Il dono della Vita Eterna

Oggi é Venerdì Santo e alle 15 sei morto. Siamo tristi ma sappiamo che risorgerai fra poco e che hai sconfitto la morte, regalandoci per Amore la vita eterna,

Questa Assoluta Verità è come il pernio centrale di una ruota che, senza di lui non potrebbe muoversi. La ruota è la mia vita e senza di Te non avrebbe senso. Tutto finirebbe per sempre.

Ma con Te sappiamo che non finiremo. E questo eterno mare è lì davanti e mi sorride con il suo colore azzurro riflesso del cielo e del Paradiso che con il Tuo aiuto potremo conquistare, e che la mia anima desidera dal primo giorno della sua creazione, con chi sa che l’Amore é nella nostra anima e nel nostro cuore, ma che è in eterna sintonia con l’Amore di tutti.

(9)

Resurrezione, sempre

Una cara persona amica oggi é molto triste per la morte di chi stava lottando contro una grave malattia. Inoltre è triste per le tante difficoltà familiari. Si prende coscienza in questa settimana della Passione di Cristo, che ogni sofferenza, ogni dolore, ogni sacrificio, hanno un grandissimo valore esistenziale ed eterno, se si comprende che possono contribuire ad alleviare e sostenere lo stesso Cristo nel Suo sacrificio d’Amore per tutta l’umanità passata e futura, e quindi anche per me e per noi tutti. Il valore della sofferenza, del dolore e del sacrificio danno all’esistenza una componente esistenziale fondamentale, poiché ci proiettano definitivamente nella prospettiva dell’eternità, contribuendo così a rendere felice e si direbbe anche allegra la nostra vita. Saper ascoltare Dio attraverso le situazioni in cui passiamo, allargando lo spazio della disponibilità, ci rende sempre di più partecipi al Suo progetto, che è un progetto di Amore e Salvezza eterna. Nella Santa Messa in cui la Resurrezione diventa l’elemento centrale, saremo uniti nella comunione delle nostre anime. E’ il modo più elevato per voler bene, ovvero per volere il bene anche di chi ci vuole male, come Cristo ci indica. Sappiamo in questa visione che proprio le persone che ci vogliono male, potranno un giorno comprendere e convertirsi diventando sostegno e parte attiva del Suo progetto d’Amore per tutti. Questo è il messaggio oggi per Te. Non perdiamo dunque la speranza, che diventa così una assoluta certezza.

Nella Resurrezione Tu insegni che è possibile diffondere a tutti il messaggio di speranza e di certezza nella Tua Misericordia che hai regalato al mondo, amandolo per l’eternità.

Comunione dei Santi

Al termine del giorno di Pasqua 2010, è bello sentirsi “avvolti” dall’energia divina che arriva se ci concentriamo nel significato della Resurrezione. Come un radioamatore può sentire i messaggi soltanto se con molti sforzi si mette in sintonia con l’emittente, anche noi sentiremo i messaggi che Dio ci manda attraverso la”radio” della nostra coscienza, soltanto se cerchiamo con attenzione e concentrazione la sintonia che ci collega a Lui.

Oggi eravamo uniti con tutti i nostri cari dai quali ci divide soltanto il limite umano che impedisce ai nostri sensi di vederli concretamente e fisicamente. Per lo spirito questo limite non esiste e in un attimo possiamo superare spazi immensi per sentire i nostri cari accanto a noi e per farci sentire in comunione perfetta con chi siamo in una particolare sintonia. Fra questi anche i nostri cari che ci hanno lasciato da pochi o molti anni e che vivono nella Comunione dei Santi e anche accanto a noi per sostenerci nel cammino della vita, al cui termine ci saranno anche loro ad aspettarci.

La Grazia della volontà

Sono solo in casa con una forte infiammazione alla gola e uno stato di debolezza influenzale. Spero comunque di poter essere oggi in chiesa alle 18,30 per la Santa Messa. La solitudine e il silenzio permettono alla Tua voce di farsi sentire nella coscienza. Mi inviti ad avere fiducia in Te, nella misericordia infinita di Dio e nella possibilità di compiere ciò che devo compiere, nella vita e nel lavoro, per la responsabilità che deve sempre accompagnare ogni azione, ogni gesto, ogni progetto.

Ti chiedo dunque la Grazia della volontà per realizzare la Tua Volontà.

(10)

Il progetto

Procedendo anche se a piccoli passi nella vita, verso il traguardo naturale al di là del quale si apre l’eternità, la Tua presenza diventa essenziale per comprendere il senso ultimo dell’esistenza, che giorno dopo giorno si delinea. In realtà la Tua presenza è sempre stata reale ed essenziale fin dal primo attimo della mia vita terrena, e anche fino dal momento in cui la mia vita era stata immaginata da Dio Padre nel progetto dell’Universo intero, ancor prima che il nostro pianeta esistesse. Sono io che progressivamente ho preso coscienza di questa unica realtà fondamentale per la mia vita. Orientarsi a Te, al tuo esempio, alla Verità che ci hai trasmesso negli anni della Tua vita, diventa sempre di più lo scopo essenziale e la fonte della mia sicurezza, serenità, gioia e felicità assoluta. La Tua presenza reale e percepibile, sento che sta portandomi a decisioni forti, orientate al bene che la missione affidatami da Te può compiere. La paura, la timidezza, la mancanza di fortezza e di coraggio, dovranno definitivamente scomparire per lasciare spazio al Tuo progetto d’Amore e di felicità per ogni uomo passato, presente e futuro. E in questo Tuo progetto, per la parte che mi hai riservata, come l’hai riservata ad ogni persona, la mia condizione personale diventerà finalmente positiva se riuscirò ad esprimere i talenti che mi hai regalato. Ed è proprio questo il punto essenziale: i talenti si possono esprimere in modo positivo se tutto l’essere aderisce completamente al Tuo progetto, mantenendo la coscienza pulita e sgombra da tensioni negative che vi possono essere se non riesco a mantenermi completamente dalla Tua parte. Ti chiedo quindi di non farmi cadere nelle trappole del nemico, che tende ad abbassare il livello della coscienza fino al punto di far considerare lecito e consentito anche ciò che esce completamente dal binario della coerenza. Perché non ci sia una frattura tra i valori che Tu mi hai consegnato e i valori che riesco a trasmettere nel mondo, per mezzo del progetto che mi hai affidato.

Libertà e morale

Giornata piovosa e piena di pensieri anche molto positivi, se considero che oggi ho iniziato la lettura di – pratica di amar Gesù Cristo – di S. Alfonso de Liguori, consigliatomi con altri testi dal mio confessore. E’ una fortuna avere chi ti può come in questo caso consigliare per il tuo bene, per una revisione periodica della “rotta” di navigazione della mia anima. E’ inutile dire “se l’avessi fatto prima”. Importante che adesso questo avvenga e che possa avere la presa di coscienza sempre più netta di come Dio ci ama e ci vuole salvi nell’eternità, con i nostri cari e con tutti coloro a cui abbiamo voluto bene con sincero affetto. Dio ci ha amato a tal punto, da sacrificare il Suo unico figlio per amore nostro e per quasi “costringerci” ad amarlo, pur rispettando in pieno la nostra libertà. Nel preparare una conversazione con amici su temi riguardanti il cristianesimo, ho cercato di approfondire il tema – la legge morale e la libertà – sicuramente fondamentale per distinguere il libero arbitrio dalla condizione di libertà, ovvero di pace nella coscienza che si ottiene orientando il nostro libero arbitrio al bene. Riporto adesso la conclusione della conversazione, che è la seguente:

Possiamo considerare come la vera libertà dell’uomo derivi non dall’uso indiscriminato del libero arbitrio, che non è libertà ma soltanto possibilità di agire liberamente, ma dall’orientamento del libero arbitrio alla legge morale che è assoluta e non relativizzabile. Questo orientamento porta l’essere umano nel territorio della vera libertà interiore, e nella sua essenza conoscibile in gioia e pace della coscienza che, come dice V.Hugo, “è Dio”. Nella libertà e nella adesione alla Legge morale dunque l’essere umano si identifica in Dio, in cui la morale e la libertà vivono nel loro estremo, massimo ed eterno valore.

Non posso dunque ancora una volta che ringraziare Dio per come nella Sua infinita saggezza e misericordia con altrettanta infinita pazienza abbia saputo infondermi il desiderio di approfondire il senso della vita e le verità assolute che sono al di fuori di noi e risiedono nella Sua mente di Padre amoroso e saggio.

(11)

Non è possibile per mente umana concepire un tale infinito Amore, ma possiamo soltanto considerarlo, ammirarlo e immergersi in esso come in un mare che con le sue onde ci sostiene e ci permette di nuotare nella nostra vita e nel progetto che Lui ci ha affidato, verso la riva del continente a cui possiamo tutti arrivare, se lo vorremo in piena libertà, e che si chiama Vita Eterna.

Le prove

Oggi sono stanco. Stanco soprattutto psicologicamente per tante “pressioni” e delusioni che si sono date appuntamento tutte insieme. E’ un momento in cui sto riflettendo anche su tante cause che io stesso ho generato, a volte per mancanza di prudenza, a volte per egoismo, a volte per mancanza di volontà. L’appuntamento al mattino che fortunatamente mi porta prima della Santa Messa ad ascoltare la Sua voce, mi infonde sprazzi di coraggio. Vorrei che questi sprazzi diventassero un cielo azzurro con un sole pieno di quell’energia che adesso mi manca e che vorrei ritrovare.

Pur in questa situazione, non posso non riconoscere che la Sua presenza è sempre la principale sicurezza. La prova che mi aspetta, soprattutto nel lavoro oltre che in questioni familiari, è una prova e anche una somma di prove che evidentemente Lui permette.

Se Lui permette le prove, vuol dire che queste fanno bene e irrobustiscono la volontà. A me, come ad ogni persona, per saper scegliere le giuste vie, con razionalità e con saggezza, chiedendo nella preghiera di poterne avere a sufficienza.

Domani capita una giornata da cui potrebbero dipendere scelte importanti. Ma niente è più importante della scelta definitiva di far passare ogni decisione dalla semplicissima domanda:

Signore, cosa è meglio soprattutto per la mia anima in questa occasione ?

La coscienza sana e malata

Mi sento debolissimo e un po’ giù per una forma di influenza senza febbre ma con tanta tosse, e forse soprattutto per tanti dispiaceri che abitano nel mio cuore. Di questo sono certo. Del fatto che con scienza e coscienza (mi vengono insieme, forse non a caso) potremo tutti fare molto del bene agli spiriti depressi e malati oltre che alla loro parte più “neurologica”. Le vere malattie sappiamo essere quelle dello spirito e quasi sempre sono l’effetto di una mancanza di orientamento volitivo che tenga conto in ogni azione di emozione, ragione ed etica, le tre aree della psiche. Credo dunque che la più importante medicina che potremo dare stia nel far prendere coscienza che nel libero arbitrio è la fonte del benessere e del malessere, secondo che si orienti in modo responsabile vincendo le umanissime tentazioni che, se non controllate, fanno vincere le pulsioni emotive, che sappiamo essere autodistruttive se non mixate con la ragione e con la figlia prediletta della morale che si chiama etica. La libertà dunque non è il fare ciò che vogliamo, ma il risultato di felicità che si ottiene nel fare con il nostro libero arbitrio ciò che porta alla vera libertà della coscienza libera e felice, perché non imprigionata in se stessa dagli effetti negativi di un libero arbitrio orientato al male. E da una coscienza prigioniera nel male, nascono anche disturbi psichici e fisici che vanno curati alla loro vera radice

Nel rileggere queste mie povere espressioni, mi rendo conto che nel parlare di queste cose, mi vedo io stesso come destinatario di quanto dico, dato che il mio problema principale è proprio negli spazi della mente, dove la fantasia si materializza come una bellissima e affascinante creatura che mi invita prendendomi per mano a seguirla là dove in situazioni di diversa natura, mi è possibile provare sensazioni bellissime ma che non portano a costruire niente che abbia un vero valore.

Tante riflessioni oggi sono nel magazzino della memoria e mi accompagnano come medicine preziose nei momenti in cui si rivelano certi sintomi nella fantasia. Riportare il “paziente” nella realtà, dunque mi pare essere un grande compito della professione dello psicologo, e anche della

(12)

“professione” naturale di amico vero, dove per realtà si intende il territorio della consapevolezza, della responsabilità, della costruzione di progetti completi per la umana soddisfazione del prossimo e quindi anche di noi stessi.

A Te che sei il più fedele e il più grande ed eterno Amico Vero, chiedo pensieri positivi e utili per il progetto che mi hai affidato, e che pian piano usciranno dal marmo, per diventare mi auguro un’opera compiuta, come diceva Michelangelo Buonarroti. E così in questa lunga strada che si chiama vita, non saremo mai soli, soprattutto per la Tua presenza nella nostra anima, ma anche per la costante presenza degli Angeli e degli amici sinceri, che vogliono davvero il nostro bene più completo.

L’umiltà

Non devo agire per la mia ambizione e per il mio naturale narcisismo, caratteri che sono bene impressi nella mia natura e che non portano altro, se alimentati, a soddisfazioni che si spengono in se stesse, senza nulla costruire. Dovrò invece tentare di capire ad ogni passo che il territorio dell’umiltà è il vero territorio nel quale camminare e tentare di progredire. Soltanto in esso è possibile valorizzare il proprio impegno nel lavoro e in famiglia, dato che soltanto in esso Dio ci parla, se sapremo ascoltarlo nel silenzio della nostra anima, indicandoci la via da seguire ed anche il modo per superare difficoltà, ostacoli, sofferenze e incomprensioni. Nulla mi deve fare paura se raggiungerò la consapevolezza di essere nel cammino che Lui mi ha riservato per il progetto di vita che dall’eternità ha battezzato con il mio nome. Se in questo cammino trovo distrazioni e frutti della fantasia non coerenti con il Suo progetto, dovrò avere la forza di non coltivarli, poiché non farebbero altro che rallentare e svalorizzare il mio vero progetto che Lui mi ha riservato per contribuire a migliorare il mondo, in attesa della Sua venuta.

La malattia

Da qualche giorno sono a casa con una situazione di costante dolore causato da quello che popolarmente viene chiamato – fuoco di Sant’Antonio –

Chi l’ha provato sa che non passa in poche ore e che fa sentire impotenti. Non c’è altro da fare che aspettare e resistere con pazienza, prendendo atto che da una situazione di fermo obbligato possono scaturire riflessioni e idee molto utili. La prima che mi viene spontanea è nel considerare come per un dolore ci si senta subito in diritto di ribellarci e di non accettarlo. Invece, se consideriamo i terribili e inimmaginabili dolori che Cristo ha sopportato per Amore anche tuo e mio, oltre che di tutti, possiamo offrire a Lui i dolori delle malattie e quindi oggi io posso offrire a Lui questo stato di insofferenza diffusa e di non piacevole tensione che sento in alcune parti del corpo colpite da questa infiammazione dei nervi. Cristo ha offerto dolori assoluti per la salvezza delle anime di tutti gli uomini. Ed io cosa faccio per corrispondere a questo Amore infinito?

Adesso posso per mia fortuna offrire questi giorni di sofferenza e di malattia, che pure non sono che una briciola rispetto a quello che Cristo ha patito anche per me. E per fortuna, essendo costretto al silenzio e alla meditazione, posso scoprire nella mia mente, anche attraverso sante letture, pensieri che sento essere una medicina di valore eterno per la mia anima, che così spesso trascuro per occuparmi di problemi terreni. Non trascurando di alimentare la mia anima di santi pensieri, la fortifico e di conseguenza fortifico tutto il mio essere anche fisico, Quindi ho scoperto che le medicine non sono soltanto quelle che si comprano in farmacia ma sono soprattutto quelle che Dio ci fa gratuitamente trovare nella nostra strada al momento della necessità. Grazie dunque alla malattia, che mi permette di mettere a fuoco molto meglio nella meditazione lo scopo della mia esistenza, e mi consente di rivedere con calma e con fiducia il progetto di vita che il Signore mi ha

(13)

affidato e che desidera io possa portare a termine per la Sua gloria e per la felicità mia e di tutti coloro a cui tramite il Suo progetto potrà portare soluzioni positive.

Una grande medicina spirituale si chiama fiducia, ovvero abbandono completo alla Sua volontà, anche in quei momenti in cui per provarmi, mi abbandona e mi fa provare dolori e incomprensioni.

Ma se il progetto nasce da Lui non potrà fallire, ed io devo solo continuare a crederci fino in fondo.

Il pudore

Restando qualche giorno a casa ho avuto modo di leggere, di scrivere e anche di guardare la televisione. Con dispiacere e con un senso di disgusto nello spirito e nella mente, ho assistito a un dialogo in cui si sosteneva che il lavoro di un’attrice porno è un lavoro come un altro e che un’attrice è libera nelle sue scelte. C’è un’ingiustizia profonda in tutto ciò: l’ingiustizia e anche il tradimento nei confronti della morale naturale oltre che della morale cristiana che alla sua base difende proprio la morale naturale. “Tutto è consentito se Dio non esiste” diceva Dostoevskij, e nel compiere atti contro la morale una persona perde il senso della responsabilità e della dignità, e si pone in balìa delle pulsioni più abbiette, avendo inoltre perso il senso del peccato, in una forma si direbbe di mancanza di coscienza per se e per gli altri. Tutto è consentito dunque se non riferiamo a Dio la nostra vita e le nostre azioni, e la perdita del pudore diventa uno dei segnali visibili evidenti.

E’ perdita di pudore non soltanto la situazione in cui si trova l’attrice porno, ma anche quella in cui si vanno a mettere quasi con compiacimento e ostentazione ad esempio le coppie che si scambiano effusioni in pubblico, fino a limiti a volte imbarazzanti per chi si trova anche per caso ad osservarle.

E’ anche perdita di pudore la mancanza dei limiti nel parlare e nel vestire, dove quello che appare come scopo da parte di chi la pratica, è l’attrarre ad ogni costo l’attenzione per il proprio piacere di apparire e di essere ammirati, senza minimamente considerare che in questo modo si manca completamente del senso di responsabilità nei confronti di coloro che per effetto dei comportamenti senza pudore possono arrivare a realizzare pensieri e desideri impuri, che a loro volta saranno causa di danno interiore e morale.

Il pudore, l’eleganza nel pensiero, nella parola, nel vestiario e nel comportamento, offrono invece un elevato senso del valore e della dignità personale, che saranno apprezzati da chi si trova nella stessa sintonia nei comportamenti e nei principi che li generano, senza peraltro perdere in modernità e in capacità di realizzazione dei propri onesti e costruttivi progetti di lavoro e di vita.

Come può un figlio essere orgoglioso di una madre porno? E come possiamo io per primo essere orgogliosi di azioni senza una base e un obiettivo etico e morale?

Ringraziamo dunque Dio se è ancora possibile riflettere sui principi della salute morale e preghiamo perché si possano vincere le tentazioni a cui tutti siamo sottoposti fino all’ultimo istante di vita, con la certezza che la misericordia infinita di Dio è sempre pronta a risollevarci con forza, se e quando cadremo in errore.

Bisogna dunque prevenire situazioni in cui, a volte in modo sottile, piacevole e soave, si potrebbe restare incantati e anche si direbbe a volte “ipnotizzati” da coloro che in qualche modo si pongono al servizio degli spiriti del male, e per i quali la mancanza di pudore e di morale è la condizione abituale e normale, dato che hanno liberamente scelto di combattere Dio e di agire per portare le anime verso i territori del male, fino alla totale ed eterna perdita del Regno celeste dove sono attese le anime che liberamente avranno scelto di combattere per raggiungerlo.

Preghiamo Dio perché converta questi spiriti e li porti dalla Sua parte, per amarlo e servirlo come Lui vuole per ognuno di noi e perché tenga ognuno di noi lontano dalle tentazioni.

(14)

La preghiera

Molte sono le forme di preghiera, in cui le anime possono liberamente entrare in contatto con Dio, e ogni persona può trovare la migliore secondo il momento e secondo la propria personale predisposizione. Ma la preghiera che ci fa sentire completamente Suoi figli, ascoltati con attenzione e con Amore infinito, è la preghiera che scaturisce come orazione, ovvero come fosse un dialogo libero fra amici, in momenti di grande confidenza e intimità.

E’ dunque l’orazione, soprattutto se compiuta nel silenzio e nella concentrazione, che ci permette di vedere con chiarezza dentro di noi quali sono le nostre più profonde necessità, soprattutto nella costante lotta per combattere i difetti e i segni rimasti nel nostro spirito per causa del peccato originale. Nell’orazione sincera e nella concentrazione, possiamo essere onesti con noi stessi fino in fondo e fino a farci male, nell’intimo del nostro orgoglio, nel dovere ammettere e riconoscere difetti e peccati, vincendo la naturale superbia, madre di tutti loro.

La preghiera è un’isola, anzi è l’isola che Dio ci ha regalata per la nostra costante evasione quotidiana, se vogliamo, anche mentre stiamo vivendo la nostra vita. Un’isola bellissima dove nella nostra immaginazione, parlando con Dio, potremo vedere le bellezze del Paradiso terrestre, sentire il profumo del cielo, ascoltare la dolcissima musica e il canto dei Santi e degli Angeli, e gustare in modo sensibile la bontà del cibo che nutre la nostra anima. La preghiera è anche poesia, che noi stessi possiamo scrivere, per poi un giorno, dopo aver finito l’ultima pagina del nostro poema, dedicarla a Dio e a tutte le anime che hanno condiviso il cammino verso il cielo e che a volte misteriosamente e silenziosamente ci hanno accompagnato condividendo lo stesso fine.

Affidarsi

Alti e bassi di umore e di carattere. Questa altalena si compie quotidianamente dentro di me se confido esclusivamente in me stesso e nelle mie forze. Certamente devo compiere ogni sforzo per valorizzare i talenti che Dio mi ha dato e che devo saper riconoscere e coltivare. Ma se lo sforzo è esclusivamente razionale ed umano, presto o tardi scoprirò con dolore i miei limiti e non saprò accettarli.

Al contrario se in piena umiltà riconosco i miei limiti, come riconosco i miei talenti, e se avrò la profonda convinzione di affidarmi completamente a Dio, sarà Lui a guidarmi e a farmi capire qual’è lo scopo della mia esistenza e dei progetti che mi ha affidato non per la mia, ma per la Sua Gloria.

Nell’affidarmi a Dio, come per incanto le tensioni interiori svaniscono e lasciano il campo a una serena analisi delle situazioni che man mano mi si presentano. Questo è l’effetto immediato che deriva dalla certezza interiore che Dio mi aiuterà a realizzare quello che Lui stesso ha progettato in me e per me, per il bene mio e del mio prossimo. Attraverso di me, come attraverso ogni essere umano, Dio procede nel Suo disegno di Amore eterno. Per questo ascoltandolo intimamente nella preghiera quotidiana e nell’unione costante con Lui, posso acquisire e incrementare la sicurezza più completa che sentirò diffondersi in ogni atomo della mia persona. Non avrò mai neppure timore di malattie, disgrazie e difficoltà, perché affidandomi a Lui saprò sempre con certezza che tutto è progettato per il bene della mia anima e della mia persona.

Affidarsi a Dio con completa sicurezza, rende la mia anima e il mio cuore pieni della più preziosa ricchezza che un essere umano possa avere: la ricchezza che si ottiene quando la coscienza è limpida. E anche per questo occorre affidarsi a Lui, perché non permetta che le tentazioni e i peccati possano appesantire la coscienza e lo spirito, insinuando pessimismo e pigrizia.

Affidarsi dunque, perché sia sempre Lui a guidarci nel cammino della perfezione che porta in cielo.

(15)

Non vedere

Uno dei risultati che il demonio ottiene quando viviamo in situazione di peccato e di lontananza da Dio, è quello di non farci vedere e quindi non capire con chiarezza la verità.

Ad esempio nel non vedere come nel creato esista la misteriosa ma evidente azione di Dio sia all’origine dell’universo sia nella stessa vita di ogni singola persona. Chi è lontano da Dio non vuole credere che vi sia stato un Creatore, pensando che tutto sia sempre esistito. La stessa intelligenza si oppone intimamente a questa concezione, assolutamente irrazionale e illogica. Infatti non esiste niente se all’origine non c’è stato un’idea, un progetto e una creazione. E per quale razionale motivo l’universo e l’uomo stesso dovrebbero derivare da un “niente eterno” ?

Certo è che quando nell’animo e nella mente si arriva a concepire la presenza di Dio, di conseguenza si arriva a concepire la legge di Dio che, in modo naturale e per la stessa tutela dell’uomo, indica ciò che è bene e ciò che è male per la nostra anima. Ma è proprio questo che il demonio non vuole. Non vuole che penetri nella nostra anima la legge di Dio, facendo lui di tutto per portarci alla perdizione e per impedirci di vedere la sostanziale differenza tra il bene e il male, insinuando nella nostra mente un giudizio che distorce la verità delle cose e che fa vedere il male come bene. Da questa azione del demonio nasce il relativismo, che è la peggiore filosofia mossa dallo spirito dell’egoismo, e che fa credere che il bene non derivi dal riconoscere i valori immutabili dello spirito, a cui tendere, ma derivi dall’accettazione condivisa legalmente di una situazione in cui non conta più l’essenza morale o immorale, ma soltanto l’accettazione.

Ecco così ad esempio l’accettazione dell’aborto, senza considerare che è obiettivamente e scientificamente un omicidio. Ecco così anche l’accettazione delle convivenze come surrogato del vero matrimonio, che impegna non solo umanamente ma anche di fronte a Dio. E in questa linea molte sono le situazioni in cui lo spirito umano diventa cieco non riconoscendo la differenza sostanziale fra il bene e il male, vivendo in una condizione di non accettazione della morale naturale. Insomma, tutto è consentito se Dio non esiste, e se l’uomo si sostituisce a Dio decidendo cos’è il bene e cos’è il male, mette le basi per la propria infelicità. E se l’uomo si sostituisce a Dio è perché il demonio è riuscito a penetrare nella sua coscienza, fino a procurare una assoluta cecità e fintanto che la Grazia di Dio non agisca, ma sempre se noi lo desideriamo.

Non giudicare

E’ giusto e doveroso avere idee ed esprimerle in piena libertà. Quando poi si parla di valori morali, ognuno è libero di dare a questi i contenuti e l’interpretazione che sente nel proprio intimo più giuste. Certo è che quando in un’anima si forma l’idea e la sostanza della morale, come elemento che esiste al di fuori dell’essere umano, ma che nello stesso tempo è inscritta nel profondo della coscienza, è da considerare frutto della libertà umana la possibilità di esprimere sia questa idea e convinzione, sia i valori morali percepiti come tali.

Nella stessa sostanza di libertà e morale, credo debba anche assegnarsi la verità assoluta del non-giudizio dei comportamenti altrui, in relazione a tali verità. Dunque da un lato i valori della morale e dall’altro il rispetto per il percorso che ogni essere umano deve fare per prima incamminarsi e poi tentare nel tempo di raggiungere l’adesione ai valori morali e alle virtù nei comportamenti, oltre che nella percezione del loro esistere al di fuori di noi.

I valori morali credo siano un po’ come tante stelle polari che se ben individuate possono guidarci nella vita, ad ogni istante, indicandoci l’orientamento per la via da percorre nelle situazioni che la vita stessa ci procura. Guai comunque a cadere nella tentazione del giudicare. Mai e poi mai giudicare le persone, ma caso mai soltanto i fatti che derivano oggettivamente dal loro comportamento. Giudicando i fatti, di conseguenza la persona che gli ha commessi nell’intimo della propria coscienza sa benissimo che dovrà modificare un certo comportamento. Quando poi il fatto

(16)

misurabile comporta lesioni o danni a persone e cose, allora ci penserà la giustizia umana e la legge a determinare le sanzioni e le pene che siano previste.

Evitare il giudizio, non vuol dire però evitare di vedere la legge morale nella sua piena potenzialità ed espressione, se nel tempo ci siamo arrivati. Sarebbe una grave ingiustizia per noi stessi oltre che per coloro con cui entriamo in contatto, abbassare l’asticella del valore e portarla a limiti più bassi del suo cento per cento, per accontentare coloro che per piacere, debolezza od egoismo non vogliono riconoscerla. Chi arriva a percepire il valore pieno della morale deve difenderla per se stesso e per tutti coloro a cui potrà comunicarlo, anche se in grande spirito di amicizia e di serena fratellanza, facendo sempre presente che la via per far aderire i nostri comportamenti ai valori morali è lunga e costellata da infinite tentazioni.

Ma questa è la logica della lotta eterna tra il bene e il male ed è uno dei motivi per i quali Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo per aiutarci a sconfiggere il male, perdonandoci sempre al di là di ogni nostra possibile infedeltà. La Sua misericordia è infinita e nel considerarla possiamo prendere forza e coraggio per rialzarci sempre ad ogni scivolata, chiedendo semplicemente di perdonarci e di aiutarci. Se saremo sinceri e non ci stancheremo, sarà un giorno possibile raggiungere la vetta delle leggi morali, per godere del bellissimo ed eterno panorama che da lassù certamente si può godere.

Pensiamo alla vita come ad una lunga gita in montagna e alla intima soddisfazione che si prova, una volta arrivati esausti sulla cima, nel bere l’acqua fresca che ci disseta ogni molecola e nel vedere il panorama della natura che ci circonda, con i suoi splendori. Pensiamo che questi splendori sono una infinitesima parte di quelli che sarà possibile ammirare un giorno dalla vetta che raggiungeremo con la nostra volontà e senza mai giudicare nessuno.

Quindi buona camminata spirituale e ...a piedi nella vita, come mi diceva sempre mia madre.

Vincere noi stessi

Quante, troppe volte, ho cercato alibi in situazioni e persone che conosco o che credo di conoscere, presumendo di vedere in loro errori e difetti che in qualche modo potevano offrire spiegazioni soprattutto a me stesso, “alleggerendo” o pensando di alleggerire la mia coscienza da pesi che mi creavano pensieri negativi e pessimistici. In realtà, dopo tante esperienze e riflessioni, la mia coscienza non si è mai affatto alleggerita cercando alibi fuori di me e a un certo punto ho capito che il primo terreno di analisi obiettiva e spesso anche spietata e severa deve essere realizzata nei confronti di me stesso e dei miei comportamenti.

Non è mai facile riconoscere obiettivamente i nostri difetti, dato che è psicologicamente impossibile essere obiettivi con noi stessi. Per esserlo dovrei essere contemporaneamente dentro e fuori di me.

Quindi la prima cosa da fare per realizzare, quando ne sento necessità un’analisi obiettiva di me stesso, è di trovare una persona che possa essere per me in modo assolutamente “gratuito” e sincero un vero amoroso giudice. Potrebbe essere un amico vero, difficile oggi come sempre da trovare.

E quando lo troviamo, è da mantenere e sviluppare come uno dei più grandi tesori che la vita ci può donare. Potrebbe anche essere un sacerdote che con Fede limpida e assoluta, ci permetta di guardare con sincera analisi ai nostri difetti e ai nostri peccati contro la Legge di Dio, che è anche la legge naturale inscritta nella nostra natura e nella nostra coscienza. Non facciamoci dunque condizionare da sovrastrutture culturali che non riconoscendo né Dio né la supremazia delle leggi inscritte nella natura umana, tendono a creare architetture mentali relativistiche, sollecitando le ambizioni personali che, con modalità essenzialmente emotive, ci possono far dimenticare la realtà per la quale nella natura umana esistono e sono da soddisfare profonde necessità morali, etiche e razionali.

Salviamo dunque la razionalità, come ponte per analizzare anche necessità morali, evitando di prendere decisioni immediate basate su impulsi emotivi, che possono farci molto del male, operando nella nostra personalità profonda una regressione da “persona” a “animale”. Ma quando questo, in misura più o meno grave ed evidente può succedere nella lotta in noi stessi tra bene e male, e quando ce ne rendiamo conto, possiamo sempre con fiducia ritornare a cambiare rotta, per

(17)

orientarci ad una crescita ed evoluzione umana e personale, contando sulla Misericordia infinita ed eterna di Dio. Lui ci aspetta sempre, nel pieno rispetto del nostro libero arbitrio, comprendendo che la vera libertà è la condizione di gioia profonda nella coscienza che si ottiene orientandoci ad ogni istante nelle vie del bene. Questo fa dell’essere umano una creatura generata ed amata da Dio, e dove il Suo amore non sarebbe amore completo se non fosse anche basato sul rispetto della libertà di ogni persona. A noi singoli esseri umani spetta decidere sempre con senso di responsabilità e amore per il nostro prossimo, considerando che il primo prossimo di noi stessi siamo noi stessi.

Il matrimonio cristiano

Credo che in modo assoluto il matrimonio cristiano sia la più vera e la più completa forma e sostanza di matrimonio fra un uomo e una donna, ovvero del matrimonio naturale nella sua unica e più completa forma e sostanza. Antropologicamente il matrimonio cristiano, scelto con piena coscienza e libera volontà, é la più alta ed eterna garanzia per l’amore assoluto che si incarna e si sviluppa attraverso la perfetta unione in spirito e materia fra un uomo e una donna.

Infatti, avere coscienza che l’unione è per l’eternità, e accettarlo con profonda consapevolezza, volontà e gioia, é la riprova che quella e solo quella unione è quella giusta e destinata sia a lui che a lei. Potranno come è probabilissimo esservi momenti difficili e anche momenti di reciproca intolleranza, ma quei momenti verranno superati con la speranza che è certezza del un loro superamento. Il Signore darà alla coppia numerose prove, proprio perché desidera averla per sempre in Paradiso nella felicità e nella luce della nuova vita. “Prendi la tua croce e seguimi” vale particolarmente per la vita di coppia che, dopo la naturale esplosione emotiva del primo periodo, troverà nel corso dell’esistenza molte prove e molti sacrifici, sia per la coppia stessa che per i loro figli, se ne avranno.

Troppo facili conclusioni vengono raggiunte da uomini e donne che, per liberarsi del presunto intollerabile peso rappresentato dal coniuge, cercano di raggiungere nuove esperienze anche con altre persone, illudendosi che nella apparente libertà raggiunta, sia possibile ottenere chissà quale felicità. Invece in questo modo si raggiungono situazioni confuse, senza solide basi morali e a loro volta facilmente sostituibili da altre situazioni, basate esclusivamente sulla effimera soddisfazione rappresentata dal primo periodo in cui l’emozione del nuovo rapporto copre col suo falso mantello la possibilità di mettere la sana ragione al primo posto e alla guida dei loro comportamenti.

Vi possono talvolta essere matrimoni basati su scelte condizionate e su evidente immaturità di una o di entrambe le persone. Questi elementi dovranno essere analizzati a fondo e valutati con serena obiettività da chi ne ha titolo e se vi sono le cause profonde che non hanno permesso un matrimonio consapevole, lo stesso verrò dichiarato non esistente in quanto privo degli elementi contrattuali necessari a renderlo valido di fronte a Dio e di fronte agli uomini. “Quello che unirete in terra verrà unito in cielo e quello che scioglierete in terra verrà sciolto in cielo”. Lo ha detto Gesù ai suoi apostoli, e questa è la base sulla quale si possono analizzare le cause per dichiarare un matrimonio non esistente fin dal primo istante.

Ma questi sono casi che sarebbe possibile in buona parte evitare se fossero compiute serie e profonde analisi preventive dalla stessa Chiesa e da chi può influire sul rapporto. “Prevenire è meglio che curare” vale anche e soprattutto in questo ambito. La superficialità e le decisioni affrettate sono la peggiore via per prepararsi ad un vero matrimonio. Anche per questo, il matrimonio cristiano, che ha in se la necessità di una profonda presa di coscienza della sua eternità, è la più grande e completa garanzia per gli stessi futuri coniugi, invitandoli con delicatezza e anche con giusta severità a non affrettare la propria scelta, compiendo tutti le fasi di analisi che un buon Sacerdote sa benissimo realizzare in preparazione di uno dei più importanti momenti di vita. Anzi, del più importante, poiché dal formarsi di una solida famiglia esempio di amore e di onestà, dipende lo sviluppo dell’intera società. Le convivenze con i così detti “compagni” non rappresentano una solida unione, dato che sono basate normalmente su una promessa di convivenza e non di profonda

(18)

unione responsabile accettando pregi e difetti, e anche il bene e le difficoltà della vita di coppia.

Inoltre nelle coppie conviventi, gli stessi accettano l’unione solitamente per quello che la vita può offrire come apparente felicità momentanea, basata su cene, viaggi, oggetti più o meno piacevoli, quasi mai accettando i figli ma soltanto l’atto procreativo fine a se stesso, dimostrando chiusura egoistica alla vita. Tutti elementi destinati a consumarsi e a lasciare una profonda insoddisfazione nell’anima, a meno che i due conviventi non si rendano conto in tempo che Dio li ama anche nella loro attuale condizione e costantemente li chiama all’impegno d’amore completo ed eterno, con un abbraccio di Padre amoroso disposto sempre a dimenticare e a perdonare. E poi quando i conviventi si preparano al vero matrimonio, maturando responsabilmente, viene fuori con estrema chiarezza se uno o entrambi sono davvero maturi per il matrimonio. Ad esempio se di fronte all’impegno eterno uno dei due dovesse “scappare”, ebbene per l’altra parte questa sarebbe la vera testimonianza che quella persona non era quella giusta per un rapporto solido e definitivo. Se si pensa che per prendere la patente auto ci vogliono tante lezioni di teoria e pratica, a maggior ragione prima di formare una coppia occorre una seria reciproca analisi guidata da chi ne è titolato, come avviene nei corsi di preparazione tenuti da ottimi sacerdoti. Benedetto sia dunque il matrimonio cristiano, suggello e fonte dell’Amore eterno.

Duc in altum

Una voce di un caro amico mi ha detto oggi “duc in altum” in un momento particolare di confidenza. Aspettavo senza saperlo un segno di conforto dopo tanto deserto. Il segno è arrivato, e coincide con lo stesso segno avuto circa un anno fa in condizioni analoghe. Non è certo il tocco di una bacchetta fatata che tutto nelle favole risolve per il meglio e…tutti vissero felici e contenti, Al segno che è arrivato dovrò integrare tutta la mia volontà e tutta la passione che mi resta, per completare l’opera che il Signore mi ha affidata, come ad ogni uomo ne ha affidata una.

Ma è certo che Dio, nostro Padre, ci prova per temprarci e renderci sempre più forti. Dobbiamo combattere infatti, sia in noi che fuori di noi, per realizzare il progetto principale che Dio ci ha affidato. Nell’orazione e nel colloquio con Gesù. Nostro fratello e Mediatore fra noi e Dio, troverò le risposte giorno per giorno. Abbattersi e deprimersi vuol dire fare il gioco del nemico, che desidera seminare passività, disamore, false emozioni, vanità, tentazioni.

Invece se meditiamo e ascoltiamo, possiamo trovare lo slancio e l’ottimismo che ci faranno superare ogni ostacolo. Devo dunque non stancarmi e pensare con decisione all’obiettivo, alla vetta a cui tendere, ovvero al progetto nella sua completa definizione. Pensando alla costruzione completa, troverò in ogni momento lo slancio e la convinzione per non fermarmi e per non lasciarmi scoraggiare dalle difficoltà.

Duc in altum, prendi il largo dunque, perché questo é l’invito che proviene da Chi mi ha creato, immaginandomi e creandomi proprio per la realizzazione del progetto che mi è stato affidato.

Duc in altum, ripeterò ogni giorno, fintanto che il traguardo sarà raggiunto e sarà varata l’opera finita, se Dio mi concederà di realizzarla. In quel momento, se arriverà, non dovrò ammalarmi di soddisfazione e di orgoglio personale, ma soltanto ringraziare Chi mi ha dato la possibilità di portare a termine il progetto affidatomi, che dovrà soprattutto testimoniare la Sua e non la mia gloria. Sarà anche motivo di ringraziamento e di lode, se Dio avesse deciso che potrà essere qualcun altro a portare a termine il progetto affidatomi, che diventerebbe così un progetto comune.

Gli strumenti di Dio

Se pensassimo di non utilizzare gli strumenti di Dio per combattere la lotta quotidiana, saremmo come soldati in guerra senza armi e munizioni, destinati a morire o ad essere fatti prigionieri.

Gli strumenti che Dio, attraverso Suo Figlio, ci concede e ci permette di utilizzare se lo vogliamo, sono fondamentalmente la preghiera, la Santa Comunione, il Sacramento della Penitenza.

Riferimenti

Documenti correlati

Solo in Indonesia, dove è presente la terza più grande foresta tropicale al mondo, per far spazio alla monocoltura della palma da olio sono stati distrutti, in poco più di dieci

I metodi materialisti con cui si cura una malattia non arriveranno mai alla radice di questa per la semplice ragione che la malattia alla sua origine non è materiale, infatti ciò

Nel caso in cui le domande siano più di 100 e qualora il Consiglio Scientifico del Master ritenga di voler ampliare il numero degli iscritti, l’ammissione sui posti

• E’ possibile iscriversi ad uno dei Corsi di studio post-laurea dell’Università degli Studi di Teramo esclusivamente on-line seguendo la procedura

Per l’esercizio dei diritti previsti dal Regolamento (UE 2016/679), relativi alla presente procedura l’interessato potrà rivolgersi al responsabile della protezione dei

• E’ possibile iscriversi ad uno dei Corsi di studio post-laurea dell’Università degli Studi di Teramo esclusivamente on-line seguendo la procedura

Le Camere di Commercio svolgono, tra le altre funzioni, anche quella di informazione, formazione, supporto organizzativo e assistenza alle piccole e medie imprese per la

[r]