-Resoconti P a rla m e n ta ri 441 A ssem blea R egionale Siciliana
VII Législat-uea CCXXXII SEDUTA 24 Aprile 1974
C C X X X I I S E D U T A
(Pomeridiana)
m e r c o l e d ì 24 APRILE 1974
Presidenza del Vice Presidente MANGIONE
Pag.
442, 454 442 445 45G I N D I C E
D isegn o d i le g g e :
-« BUazicio d i p re v ìs ìo n é d ella R eg ion e sicilia n a p e r Panno fin a n ziario 1974 » (359 - 446/A ) : P R E S I D E N T E ...
C H E S S A R I ...
TRTCOLT ... ...
P E L L E G R I N O ...
in te rro g a zio n i:
(A n n u n zio) . . . . . . .
La seduta è aperta alle ore 17,45, BASSO, segretario ff., dà lettura del pro
cesso verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, si intende appro
vato. ■ .
Annunzio di interrogazioni.
PRESIDENTE. Invito il deputato segreta
rio a dare lettura delle interrogazioni per
venute alla Presidenza.
BASSO, segretario ff.:
« Al Presidente della Regione e all’As
sessore alla industria e commercio — in ordine alla grave sciagura avvenuta nello stabilimento petrolchimico Anic di Gela dove
sono rimasti gravemente ustionati sette fra vigili del fuoco ed operai di cui purtroppo due deceduti in seguito alle ferite ripor
tate — per sapere se risponde a verità che l’esplosione ed il susseguente incendio siano stati provocati dall’otturazione di un condotto di acqua oleosa entrato in avaria a causa della mancanza di un adeguato servizio di controllo da parte dell’azienda.
Gli interroganti chiedono, inoltre, di co
noscere se rispondono al vero le notizie se
condo cui sul posto non vi fossero ambu
lanze e che, pertanto, si sia fatto ricorso ad auto private; se risponde al vero che presso gli ospedali di Catania non esistono attrez
zature adatte alla terapia di urgenza; se è vero che quelle esistenti a Palermo non siano in grado di funzionare per mancanza di personale qualificato e, pertanto, prima di essere poste in atto le cure nei confronti dei sette feriti, si sia dovuto attendere pa
recchie ore, provocando la niorte di due vi
gili del fuoco.
Chiedono, infine, di sapere se, all’origine dell’ennesima sciagura che investe il com
plesso petrolchimico di Gela, non vi sia una carenza delittuosa nei servizi di prevenzione e di sicurezza all’interno dello stabilimento e la mancanza di costante controllo da parte delle autorità preposte a tale compito e se non ritengano di dovere fare piena luce su
gli inquietanti interrogativi-rassegnati » (813) (Gii interroganti chiedono lo svolgimento con urgenza)
Mancuso - CiLiA - Cavallaro - CUSIMANO.
R eso c o n ti, f . 63 (500)
R esoconti P a rla m e n ta ri 442 A ssem blea R egionale Siciliana-
V ii Legislatura C C X X X n SEDUTA 24 Aprile 1974,
« Al Presidente della Regione e all’Asses
sore alla sanità per sapere se rispondono a verità le notizie secondo cui negli ospedali di Catania non sono, in atto, disponibili attrezzature per il trattamento urgente delle ustioni; se è vero che un reparto di tera
pia di urgenza esiste solo sulla carta diretto da tale dottor Micale il quale sosterrebbe di non essere in grado di farlo funzionare in quanto la Regione non lo avrebbe dotato delle relative attrezzature; se non ritengono, inoltre, che ciò costituisca un fatto delit
tuoso, le cui drammatiche conseguenze si sono manifestate con la morte di due dei vigili del fuoco a causa delle ustioni ripor
tate neirincendio del complesso petrolchi
mico Anic di Gela ed infine, se non riten
gono di porre urgente rimedio a tale ca
renza ed in quale maniera » (814) (Gli inter
roganti chiedono lo svolgimento con ur
genza).
CusiMANO - Grillo Moras- suTTi - Paolone - Trincali
« A ll’Assessore al lavoro e alla coopera
zione per sapere se è a conoscenza del grave infortunio sul lavoro accaduto nella matti
nata del 22 aprile, aH’interno dell’Anic di Gela dove, per lo scoppio di una caldaia, è divampato un pauroso incendio che è costa
to la vita a due operai ed il ferimento di altri, compresi i vigili del fuoco.
Poiché questi tristi episodi si ripetono con frequenza e provocano uno stato di perma
nente tensione dando luogo a scene di pa
nico nella popolazione, si chiede di cono
scere quali provvedimenti si intendono adot
tare allo scopo di restituire la serenità alle numerose maestranze che operano in quel complesso industriale » (815).
Mantione - Traina. PRESIDENTE. Comunico che le interro
gazioni testé annunziate saramio poste al
l’ordine del giorno per essere svolte al loro turno.
Seguito della discussione del disegno di legge:
« Bilancio di previsione della Regione sici
liana per l’anno finanziario 1974 » (359 - 446/A).
PRESIDENTE. Si passa al secondo punto dell’ordine del giorno: seguito della discus
sione del disegno di legge: « Bilancio di pre
visione della Regione siciliana per l ’amio fi
nanziario 1974 » (numeri 359 - 446 - A).
E’ iscritto a parlare l’onorevole Chessari.
Ne ha facoltà.
CPIESSARI. Signor Presidente, onorevoli colleglli, il giudizio del gruppo comunista sul bilancio di previsione del 1974 non può che essere severamente critico. Ancora una volta, a causa del ricorso all’esercizio prov
visorio, l ’Assemblea è costretta ad esaminare un bilancio della Regione monco, con un terzo della spesa lasciata alla esclusiva ge
stione discrezionale del Governo. La viola
zione della norma costituzionale che impone l’approvazione del bilancio dì previsione en
tro il 31 dicembre è tanto più grave in quanto quest’anno, come d’altronde l ’anno scorso, il bilancio è stato presentato all’As
semblea il 31 agosto nel rispetto rigoroso, di cui va dato atto agli uffici delTAmmini- strazione regionale, della Costituzione. Pur non essendoci motivi di ordine tecnico o bu
rocratico che possano giustificare i ritardi, l ’Assemblea é costretta a discutere il bilan
cio ad otto mesi dalla sua presentazione, con raggravante di un ritmo che non con
sente un esame disteso e sereno.
. La nostra critica e il nostro giudizio ne
gativo investono sia lo stato dì previsione dell’entrata, sia quello della spesa, che pre
sentano egualmente motivi di allarme e di grave preoccupazione per gli errati indirizzi adottati, in perfetta sintonia con quelli che lo hanno preceduto, dal Governo presieduto dalEonorevole Bonfiglio. La condotta politica dei governi di centro-sinistra ha avuto con
seguenze deleterie per la situazione delle en
trate e delle finanze regionali, che sono state sconvolte dall’entrata in vigore della rifox'ma tributaria sia nella parte riguardante l’im
posizione indiretta, sia in quella attinente airìmposìzione diretta. Lo stesso Assessore alle finanze, onorevole Mannino, ha dovuto riconoscere nella sua relazione svolta in com
missione che la situazione della finanza re
gionale è pesante. Su di essa permane il rischio continup di una erosione delle di
mensioni della competenza e di una persi
stente progressiva falcidia delle spettanze tri
butarie della Regione.: Ma questa situazione è la conseguenza precisa delle scelte com
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piute dai governi che non hanno voluto defi
nire la regolamentazione dei rapporti finan
ziari Stato-Regione; che hanno accettato, at
traverso un preciso accordo con il Governo nazionale, di rinviare l’esame e la. defini
zione di tali rapporti alla emanazione di tutti i decreti delegati della riforma tributaria.
Oggi, che tutti i decreti delegati sono stati
■emanati, l’Assessore alle finanze lamenta che essi hanno creato una situazione pe
sante, grave, insostenibile per l’entrata re
gionale. Questo conferma la gravità e la ce
cità della posizione del Governo che ha leso le prerogative costituzionali della Regione, ha tolto la possibilità di contrattare in tempo in merito alla attuazione della potestà deri
vante dall’articolo 36 dello Statuto, ha ri
tardato l’emanazione delle norme di attua
zione dello Statuto, comprese quelle di ca
rattere finanziario, ha scartato la possibihtà di affrontare sul piano della trattativa poli
tica i problemi finanziari della Regione. Allo Assessore Mannino non è rimasta che la via della impugnativa davanti alla Corte costi
tuzionale dei decreti delegati, la via di una controversia tanto lunga quanto incerta di risultati.
Per quanto riguarda la spesa, la critica di fondo può essere formulata con le parole dello stèsso Assessore al bilancio.
L’onorevole Mattarella, nella relazione resa in Commissione, ha dovuto riconoscere, per onestà intellettuale e politica, che nella sostanza nulla è cambiato rispetto agli anni precedenti e che nessuno sforzo innovativo è stato intrapreso. Ci si continua ad adagiare su scelte occasionali, senza un preciso qua
dro di riferimento alla situazione economica della Regione, senza selezionate scelte eco
nomiche effettuate' sulla base di chiare linee programmatiche, senza alcun valido indiriz
zo di politica economica.
Questo giudizio dato, in verità, in aper
tura della discussione del bilancio non può essere attenuato nella sua sostanza nemmeno dalle modifiche apportate in commissione, su proposta del gruppo comunista. Ci siamo battuti per dare la priorità alle spese pro
duttive, per sopprimere stanziamenti di ca
rattere clientelare; ma ci siamo dovuti scon
trare con le chiusure del Governo e con le esigenze di quadratura del bilancio, tanto care all’onorevole Mattarella.
Abbiamo ottenuto un certo aumento degli stanziamenti per la concessione ai contadini
del contributo per i danni prodotti dall’allu
vione, per le serre, la meccanizzazione agri
cola, la cooperazione, le opere di migliora
mento fondiario, il fondo di rotazione della cassa per il credito agli artigiani, l’integra
zione dei contributi statali per le scuole materne. Ma questi aumenti sono rimasti al di sotto delle nostre richieste e non sono sufficienti a rispondere pienamente alle esi
genze dei contadini, degli artigiani e dei ceti produttivi.
Altre richieste, fra le quali quelle relative a settori fondamentali come l’edilizia econo
mica e popolare, i contributi ai comuni per la realizzazione delle opere previste dalla legge numero 7, pur se accolte in un primo momento, alla fine non sono state mantenute per esigenze di quadratura del bilancio.
Il trasferimento sul bilancio dell’articolo 38 degli stanziamenti per il finanziamento di opere pubbliche comprese nelle rubri
che dei lavori pubblici e dell’agricoltura, accompagnate dalla iscrizione in bilancio, dopo anni di battaglie condotte dal nostro gruppo, delle quote spettanti alla Sicilia dai fondi statali per i piani di sviluppo e altri interventi, hanno portato a più di cento mi
liardi il fondo globale per le iniziative legi
slative.
Si tratta di fatti indubbiamente impor
tanti, che tuttavia non cambiano la sostanza negativa del bilancio. Esso rimane avulso da un quadro programmatico generale di uti
lizzazione coordinata dei fondi del bilancio ordinari, dei contributi dello Stato del fondo di solidarietà nazionale.
Mentre a livello nazionale si parla della necessità di coordinare meglio la politica economica e c’è persino chi propone l ’unifi
cazione dei tre ministeri economici, del Mini
stero del bilancio e della programmazione, del Ministero delle finanze, del Ministero delle partecipazioni statali, nella nostra Re
gione il bilancio e la programmazione sono attribuzioni di due diversi assessorati, l’uno attribuzione dell’Assessore al bilancio, l’altra attribuzione dell’Assessore allo sviluppo eco
nomico. Questa incongruenza istitnzionale viene portata al parossismo dalla assenza di qualsiasi rapporto tra l’Assessorato per lo sviluppo economico e l’Assessorato per il bilancio. Anche quest’anno l ’onorevole Te- pedino è venuto in Assemblea con otto mesi di ritardo, rispetto alla scadenza costituzio
nale, a leggerci una relazione previsionale
R esoconti P a rla m e n ta ri 444 — A ssem blea R egionale Siciliana.
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e programmatica, a dir poco, inutile e re
datta in modo allucinante. Non solo non abbiamo avuto un quadro, sia pure sinte
tico, della drammatica situazione dell’econo
mia siciliana (l’Assessore Tepedino si è limi
tato solo ad indicare che nel 1973 l’occu
pazione industriale è diminuita di 50 mila unità e l’aumento del reddito è stato, in lire correnti, di due punti inferiore a quello nazionale), ma nella parte propriamente pre
visionale e programmatica della esposizione abbiamo ascoltato una elencazione generica di propositi per il 1974, completamente avulsi e staccati dalle scelte finanziarie com
piute nel bilancio e dalle stesse modifiche che al bilancio sono state apportate dopo il dibattito nella commissione « Finanza, bi
lancio e programmazione ».
Nell’assenza di un qualsiasi legame tra le scelte del bilancio e la programmazione, ri
siede il limite più grave della politica del Governo presieduto dall’onorevole Bonfìglio.
Conveniamo anche noi, onorevole Matta- rella, che non è facile tradurre in pratica una nuova impostazione del bilancio più ri
spondente alle esigenze che scaturiscono dalla realtà siciliana. Ma il dato determinante è pur sempre la volontà politica che deve sor
reggere la necessaria azione di rinnovamento del bilancio.
Ed è questa volontà che è mancata ancora una volta. Il Governo nel suo complesso ha sprecato una occasione che gli era stata data dall’importante indagine sulla situazione eco- nomico-finanziaria condotta dalla Commis
sione « Finanza, bilancio e programmazione », dalla quale è emerso come nel quinquennio 1968-1972 la Regione ha avuto in media una capacità di erogazione effettiva del 20-25 per cento del totale delle somme stan
ziate nel bilancio dell’articolo 38 e del 50-60 per cento di quelle stanziate nel bilancio ordinario della Regione.
E’ stato messo in evidenza come l’estre
ma lentezza e farraginosità della macchina amministrativa, anche se va dato atto all’ono
revole Mattarella che negli ultimi tre anni la volontà deU’erogazione della spesa è rad
doppiata rispetto al passato, ha determinato l’accumularsi di giacenze di cassa per 500-600 miliardi, su cui il Banco di Sicilia e la Cassa di risparmio danno alla Regione un tasso di interesse del 4,25 per cento, palesemente insufficiente al momento in cui la Commissione ha condotto i suoi lavori del
tutto scandaloso oggi quando la Banca d’Ita
lia chiede il 9 per cento sulle, anticipa
zioni che effettua agli Istituti di credito che ne hanno, bisogno.
La Commissione, con la pregevole rela
zione dell’onorevole Nicoletti, aveva pro
spettato anche una serie di indicazioni per accelerare la spesa, mobilitare le giacenze di cassa, utilizzare i residui passivi, mobi
litare attraverso il credito risorse da utiliz
zare in un quadro organico e programma
tico di scelte economiche e politiche che avrebbero dovuto costituire la base di par
tenza per la discussione e per l’imposta
zione del bilancio di previsione del 1974.
L’onorevole Mattarella ha detto in Commis
sione che l’obiettivo dovrebbe essere quello di pervenire ad un tipo di bilancio che co
stituisca l’espressione in cifre di un program
ma nel cui ambito debbono essere effettuate le scelte prioritarie verso le quali indiriz
zare la massa dei mezzi finanziari dispo
nibili. E’ proprio questo che non sì è vo
luto fare, a cominciare dal presente esercizio finsmziario, non per ostacoli e difficoltà di ordine tecnico derivanti da una vecchia leg
ge sulla contabilità, che pure deve essere riformata e modificata, ma. per remore di chiara natura politica. Un preciso indirizzo che saldi strettamente il bilancio ad una chiara scelta programmatica , richiede il su
peramento di una prassi che ha fatto della gestione delle finanze della Regione una pre
rogativa esclusiva dell’esecutivo, quando non è stata appannaggio di gruppi di potere an
cora più ristretti e limitati.
Il bilancio, concepito come strumento fi
nanziario a servizio dell’attuazione del pro
gramma economico pluriemiale della Re
gione, deve necessariamente uscire dal pan
tano della trattativa del quadripartito, dal
la sorda lotta tra gli assessori per l ’ac
caparramento di una fetta maggiore _ di spesa, deve aprirsi alla libera determina
zione deU’Assemblea, al concorso e al con
fronto con l’opposizione, con le organiz
zazioni sindacali, con le forze economiche e sociali della Sicilia. E’ proprio questo me
todo che il Governo non ha voluto accet
tare rifiutandesi di saldare la discussione del bilancio di previsione al programma di emer
genza, all’insieme di provvedimenti legisla
tivi urgenti, necessari per far fronte alle , esigenze della zootecnia, dell’agrumeto, del
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vigneto, deU’ortofrutta, deirartigianato, del commercio, della piccola e media industria, della pesca, del lavoro a domicilio, per tra
durre in realtà i piani di ristrutturazione e di investimento degli enti economici regio
nali, per il turismo, la difesa ambientale, la caccia, come di quelli per la forestazione e la difesa del suolo, il risanamento igienico e sanitario dei centri urbani, l’edilizia po
polare, cooperativa, scolastica e ospedaliera, l’esproprio e la urbanizzazione delle aree de
stinate a servizi sociali e all’edilizia abita
tiva, il potenziamento dei trasporti pubblici, gli asili nido, le scuole materne, la conces
sione gratuita dei libri di testo,, l’emigrazione e la formazione professionale. Programma di emergenza e provvedimenti legislativi de
finiti sulla base di un quadro generale e di una scala di priorità chiara e rigorosa, la cui necessità è stata riconosciuta da varie parti politiche e persino da forze della mag
gioranza e della stessa Democrazia cristiana, proprio, appunto, nel corso della discussione del bilancio svoltasi nella commissione « Fi
nanza, bilancio e programmazione ».
Tanto più grave e incomprensibile risulta la posizione del Governo presieduto dall’ono
revole Bonfiglio, in quanto esso disattende il voto unanime deU’Assemblea che nel mese di maggio del 1972 ha impegnato il Go
verno a predisporre e presentare entro sei mesi un piano di interventi nell’economia si
ciliana fondato sull’utilizzazione di tutte le risorse finanziarie reperibili.
L’unica novità di rilievo in questo senso, indubbiamente positiva, dopo 24 mesi di si
lenzio, è rappresentata dalla indicazione data in commissione sulla entità delle risorse fi
nanziarie a disposizione. Il Governo ne ha indicato la consistenza in mille miliardi; 600 miliardi dai versamenti dello Stato sul fondo di solidarietà nazionale nel quadriennio 1972-1974; 400 miliardi da reperirsi con il ricorso alle anticipazioni sulle giacenze di cassa della Regione, ai mutui da contrarre ma da non erogare, alla mobilitazione dei residui passivi mediante un’adeguata revi
sione legislativa di tutti gli stanziamenti non utilizzati. E’ un passo importante in avanti, anche se riteniamo insufficiente la cifra che quantifica le disponibilità da reperire attra
verso il ricorso al credito. La Regione può e deve proporsi di intervenire non solo sulle proprie giacenze, ma deve anche mobilitare
una massa notevole del credito e del rispar
mio privato per finalizzarne l ’uso verso la realizzazione di un programma organico di investimenti produttivi. Il piano economico di cui parliamo noi e di cui ha bisogno la Sicilia non è, però, da confondere con le elu
cubrazioni astratte e falsamente scientifiche che proprio per ciò, direi giustamente, non hanno potuto e non possono diventare realtà, di cui Tultimo esempio ci è stato fornito dall’Assessorato allo sviluppo economico. Il programma di cui ha bisogno la Sicilia non può essere uno studio nè un saggio di eco
nometria, nè una elencazione di buoni pro
positi. Deve avere la concretezza di un pro
gramma politico, indicare una scala di prio
rità ed obiettivi rigorosi, fissare i tempi, i modi e gli strumenti finanziari e legislativi per essere tradotto in realtà operante. Que
sta esigenza di fondo il Governo non ha voluto cominciare a. tradurre in pratica, a cominciare dal bilancio che stiamo discu
tendo.
Altro tempo prezioso è stato sprecato ma la via che non si è voluta imboccare oggi si dovrà percorrere domani, perchè ciò è ne
cessario per fare compiere un salto di qua
lità alla Regione siciliana e per fare dell’Auto
nomia regionale uno strumento effettivo di elevazione economica, sociale e politica delle masse lavoratrici e del popolo siciliano.
PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l’ono
revole Tricoli. Ne ha facoltà.
TRICOLI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, se c’è un punto su cui sono d’ac
cordo tutte le forze politiche e il Go
verno e lo stesso relatore di maggioranza è che l’attuale discussione sul. bilancio si sta svolgendo con una certa fretta, con una certa provvisorietà. Partendo da questo dato, pertanto, mi sono sembrate eccessivamente ottimistiche, e direi quasi velleitarie, le di
chiarazioni rese stamane dal relatore di mag
gioranza, onorevole Parisi, quando ha affer
mato che ci troviamo, con l’attuale docu
mento finanziario, di fronte ad una proble
matica nuova, di fronte ad un discorso nuovo, avviato felicemente; che questo bi
lancio è diverso dai precedenti, più interes
sante, che presenta una tematica nuova e un impiego più qualificato delle risorse finanzia
rie. Queste dichiarazioni mi hanno spinto a
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prendere la parola dopo che nella seduta anti
meridiana di oggi già un mio collega di grup
po, l’onorevole Cusimano, aveva espresso il pensiero del gruppo del Movimento sociale italiano - Destra nazionale, sull’attuale bilan
cio della Regione.
In effetti, quali sono i motivi che hanno spinto il relatore di maggioranza ad espri
mersi nei termini in cui si è espresso? Come noi sappiamo, l ’attuale documento finanziario è corredato di altri docimienti e, contestual
mente con il bilancio, sono state presentate altre leggi: abbiamo la relazione previsio
nale per il 1974, svolta ieri sera dall’ono
revole Tepedino, abbiamo una relazione fi
nanziaria dell’onorevole Mannino sulle en
trate della Regione, abbiamo il consuntivo economico del 1972, una relazione consun
tiva resa dall’Assessore al bilancio, onore
vole Mattarella, ed ancora quest’anno la co
siddetta legge calderone, il disegno di legge di mutuo a pareggio ed infine — ecco una novità — un disegno di legge per il tra
sferimento ai. fondi ex articolo 38 di alcuni capitoli precedentemente compresi nel bilan
cio della Regione.
Lasciamo da parte la relazione previsio
nale dell’onorevole Tepedino, una relazione assolutamente staccata dalla realtà, come già altri colleghi hanno detto da questa tribuna, e diamo uno sguardo alla relazione finanzia
ria sulle entrate mettendola a confronto con quanto detto stamattina dall’onorevole Parisi e con quanto affermato, dallo stesso onorevole Mattarella in Commissione. Sia l’onorevole Mattarella che l ’onorevole Pa
risi, per giustificare un certo gonfiamento delle entrate, hanno reso una dichiarazione ottimistica circa le entrate tributarie ed extra tributarie della Regione nel corso del presente esercizio. Ciò contrasta, in verità, con quanto affermato dall’onorevole Man
nino nella sua relazione finanziaria, e con quanto affermato anche dall’onorevole Nico- letti nella relazione finanziaria stesa a con
clusione deH’indagine sulla situazione delle finanze regionali, svolta dalla Commissione
« Finanza, bilancio e programmazione ».
Nella relazione Nicolettì è detto: « Può af
fermarsi che sono state sottratte alla finanza regionale larghe fasce contributive tributa
rie. Rimane il fatto che le norme di at
tuazione, nella loro interpretazione restrit
tiva, hanno determinato un ambito di acqui
sizione tributaria certamente più ristretto di
quello previsto dall’articolo 36 dello Statuto regionale ». E più avanti: « Le influenze della riforma sono certamente negative per la fi
nanza regionale. Il primo semestre del 1973 ha dato un minor gettito, rispetto al corri
spondente periodo dell’anno precedente, del 23,52 per cento, valutabile neH’intero anno a circa il 20 per cento e, in cifra assoluta, attorno ai 45-50 miliardi ». Quindi, la dichia
razione deU’onorevole Mattarella e dell’ono
revole Parisi, secondo cui si può prevedere un certo aumento del gettito delle entrate tributarie ed extra tributarie, mi sembra ec
cessivamente ottimistica. Pertanto, possiamo tranquillamente affermare che si tratta di una pietosa bugia per cercare di avvicinare quanto più possibile le entrate alle spese.
Per quanto riguarda poi la relazione con
suntiva di carattere economico sul 1972, pos
siamo d i r e ---- e su questo concorderà certa
mente anche lo stesso relatore, onorevole Mattarella — che si tratta di un consuntivo abbondantemente superato. Attraverso un ar
ticolo pubblicato da una rivista economica, abbiamo avuto modo di conoscere i dati relativi alla situazione economica della Si
cilia nei primi otto mesi deU’anno 1973 (ri- ferentesi, cioè, ad un periodo precedente alla nota crisi economica, derivante dalla crisi energetica), in base ai quali è possibile af
fermare che, se in Italia ci si trovava di fronte ad un sostanziale processo di ripresa produttiva, dal punto di vista industriale, in Sicilia i circuiti produttivi erano rimasti ai margini della fase di ripresa e, addirittura, alla retroguardia dei pi'ocessi di formazione del reddito. Questo per quanto riguarda il settore industriale. Per quanto riguarda, poi, l’agricoltura, si affermava che erano com
pletamente deludenti i risultati economici ri
guardanti i comparti del frumento, degli or
taggi e della frutta secca; mediocri i set
tori degli agrumi e delle olive; e soltanto ottimo quello riguardante la vitivinicoltura.
Per quanto concerne, poi, l’occupazione, si lamentava un amnento del ricorso delle im
prese alla cassa integrazione e, addirittura, una diminuzione dell’occupazione. Nei primi otto mesi del 1973 si era registrata una ri
duzione delle unità lavorative da 1 milione 374 mila ad 1 milione 347 mila e, quindi, una diminuzione di ben 27 mila posti di lavoro.
Questa la situazione della economia sici
liana alla fine dell’agosto 1973, di certo
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più grave di quella presentataci clall’onorevole Mattarella nel suo consuntivo riguardante il
1972.
Altro documento allegato al bilancio è la cosiddetta legge « calderone ». L’onorevole Parisi, riprendendo un termine usato dal- l’onorevole Lombardo in Commissione, ha detto che non si tratterebbe di una legge
« calderone », ma di una legge di razionaliz
zazione. Evidentemente, ci troviamo di fron
te ad una precisa contraddizione in termini, perchè se la legge « calderone » ■— come ha affermato stamattina l ’onorevole Parisi — altro non fa che confermare delle spese già stabilite nella legge « calderone » del 1973, ciò significa che ci troviamo ancora di fronte ad una precisa carenza legislativa.
Difatti, se nel bilancio del 1973 si rese ne
cessaria una legge del genere per cercare di colmare vuoti e carenze, legge alla quale si fa ricorso “anche quest’anno, è evidente che a quelle carenze alle quali si doveva ovviare nel corso dell’anno con soluzioni le
gislative idonee, non si è ovviato, perpetuan
do così quel vuoto legislativo già registrato nel 1973.
Un altro documento allegato al bilancio è il disegno dì legge del mutuo a pareggio.
Abbiamo un mutuo a pareggio di 72 miliardi, una somma eccessiva se si considera che, attraverso un altro disegno di legge, alcuni capitoli del bilancio saranno trasferiti al fon
do di cui all’articolo 38.
Ma la cosa più grave è che ben 30 dei 72 miliardi citati servono per far fronte alle necessità dell’Ente siciliano di promozione in
dustriale. Io non rinnoverò qui le accuse, le critiche, abbondantissime, che sono state mosse dal nostro gruppo in occasione della discussione della legge sugli enti e rinno
vate anche in questo dibattito dal mio col
lega. di gruppo onorevole Cusimano, ma è evidente che ci' troviamo davvero dì fronte a . quella, continuità, di cui egli parlava sta
mane in termini ironici.
Per concludere, che cosa rimane? Rimane la legge con cui vengono trasferiti al bilancio del fondo di solidarietà nazionale i capitoli con cui si finanziano le opere pubbliche in Sicilia e che rappresenta forse la innova
zione su cu il relatore di maggioranza, ono
revole Parisi, ha voluto impostare tutta la sua relazione. In effetti, anche qui più che in presenza di una innovazione positiva, sia
mo in presenza di ima innovazione di ca- j ratiere negativo, perchè non solo non viene risolto quello che è il principale difetto del bilancio della Regione siciliana, cioè la rigidità, ma con questo nuovo meccanismo, escogi
tato dalla maggioranza d’accordo con il Par
tito comunista, si minaccia di intaccare i fondi derivanti daU’ai-ticolo 38 e, quindi, di mettere in pericolo la stessa politica di pro
grammazione della Sicilia, resa possibile, ap
punto, dal fondo di solidarietà. E che incom
ba questo pericolo è confermato dalla ri
luttanza, dimostrata dal Governo, di presen
tare in quest’Aula contestualmente con il bilancio un proprio piano per l’impiego dei mille miliardi di cui si è parlato in Commis
sione e di cui ha parlato oggi in Aula anche l’onorevole Cusimano. Quindi, noi Assem
blea diamo uno strumento di potere all’at
tuale Governo della Regione, che di questo strumento userà in modo discrezionale, senza avere garanzie per quanto riguarda la poli
tica. di programmazione del Governo stesso ed il piano immediato di interventi che si rende necessario per la Sicilia.
Per cui ecco che stamattina, giustamente, l’onorevole Parisi — naturalmente non lo voleva, ma il termine gii è sfuggito (voce dal sen fuggita) ■— ha parlato di un espe
diente. In effetti, onorevole Mattarella, ono
revole Presidente della Regione, si tratta di un espediente perchè il Governo possa ma
novrare a suo piacimento il bilancio regionale, possa manovrare la spesa secondo la propria volontà, secondo i modi usati e non secondo il modo che noi riteniamo possa essere effi
cace, cioè quello della programmazione.
L’onorevole Parisi, prendendo l’avvio da alcune di queste considerazioni, ha detto an
che che è nelle prospettive, per lo meno in fase di studio, una nuova struttura della Re
gione. Ha parlato del decentramento in modo particolare, di unificazione degli asses
sorati economici, e così vìa.
Per quanto riguarda questi argomenti, debbo dire di averli trovati presenti anche in vecchie dichiarazioni programmatiche, per esempio in quelle a suo tempo rese dall’ono
revole Giummarra, il quale parlava, appmi- to, di modifiche dello Statuto per il rinno
vamento della struttura della Regione, della costituzione di un comitato interassessoriale che comprendesse i settori dell’agricoltura, della industria, del turismo e dello sviluppo economico, del decentramento delle funzioni
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ai comuni ed alle province. Bene, è trascorso del tempo, ma nessuna — dico nessuna di queste iniziative è stata realizzata. Per
ciò siamo legittimati a sospettare che si tratti di proposizioni enunciate in Aula per cercare di avvolgere nella carta velina certe cose, ma non perchè abbiano un qualsiasi ef
fetto o trovino realizzazione.
In tema di decentramento, noi vorremmo conoscere che cosa il Governo pensa di fare.
L’onorevole Parisi ha parlato di un ente intermedio tra la Regione ed il comune. Ma quale debba essere questo ente intermedio ancora non lo sappiamo, forse non lo ^ sa nemmeno il Governo. Sull’argomento si è sviluppata una certa problematica in Italia, si parla del comprensorio. Qualche mese fa, o soltanto poche settimane fa, si è svolto a Catania, presieduto da un ex deputato del
la Democrazia cristiana, l ’onorevole Mongio- vì, un convegno in cui si cercava di rilan
ciare l’ente provincia come ente intermedio tra la Regione ed il comune; e ciò in con
trasto con coloro i quali affermano che la provincia è im ente superato e, pertanto, va sostituito da un nuovo ente, che sarebbe il comprensorio. A mio avviso, l ’attuale pro
vincia è un ente assolutamente inidoneo a porsi come ente intermedio tra la Regione e il comune. Sono stato per dieci anni consi
gliere provinciale e mi sono potuto rendere conto dell’inutilità di tale ente. La provin
cia impiega la maggior parte dei fondi a propria disposizione, per la manutenzione stradale, che potrebbe esser effettuata anche da mia azienda pubblica, evitando sovrastrut
ture politiche e amministrative molto costose e che non rendono alcun servizio. Su questo io credo che e il Governo e l’Assemblea deb
bano pronunziarsi per poter avviare un di
scorso concreto sul grosso problema del de
centramento.
Per quanto riguarda il rinnovamento della struttura della Regione, debbo dire all’ono
revole Parisi, ai rappresentanti del Governo e ai colleghi tutti che il problema della ri
strutturazione della Regione attraverso un rinnovo della pubblica amministrazione, non è certamente nuovo nella storia della Re
gione siciliana. Fin daU’inizio degli anni cin
quanta un comitato era stato creato per cer
care di proporre delle soluzioni per il rin
novo della pubblica ammhiistrazione in Si
cilia, comitato proposto, a suo tempo, al
Governo regionale presieduto, addirittura, dall’onorevole Restivo (quindi, siamo proprio agli inizi dell’Autonomia regionale). Si pro
poneva la creazione di un istituto della pub
blica amministrazione, al quale doveva es
sere affidato il compito di prospettare la più idonea struttura e la più efficace orga
nizzazione della Regione, lo studio dello schema più razionale per la formazione di un progrEimma pluriennale, possibilmente di eguale durata di una intera legislatura, di incremento economico e correlativo sviluppo sociale; la precisazione di un piano di studi per la formazione professionale delle giovani leve del personale dell’Azienda regionale.
Quindi, come si può notare, appunto, da que
sti brevi cenni, il tema del rinnovo dell’Am ministrazione regionale è stato sempre pre
sente a un certo livello culturale in Sici
lia, da più di venti anni. Ebbene, nulla si è fatto in questo senso e’ ^Finvito prove
niente da certe forze culturali è sempre stato regolarmente disatteso.
Lo stesso si può dire per quanto riguarda un altro problema sollevato stamattina dal
l ’onorevole Parisi, cioè quello di una nuova legge riguardante la contabilità regionale.
L’onorevole Parisi diceva che, a quanto pare, l’anno scorso il Governo regionale aveva in
sediato un gruppo di lavoro per proporre un disegno di legge riguardante la contabilità regionale. Ma se gli uomini di governo vo
lessero essere più curiosi e andare a rovi
stare negli archivi della Regione, trovereb
bero delle carte che risalgono addirittura ai 1952. Infatti, nel 1952 una Commissione fu incaricata della elaborazione del progetto di un appropriato ordinamento amministra
tivo regionale e propose, appunto, delle so
luzioni per una nuova legge sulla contabilità regionale, fra l’altro prevista dal comma p) dell’articolo 14 dello Statuto della Regione siciliana. Ebbene, questi studi non sono stati per niente recepiti dalla classe politica re
gionale, per cui oggi in Italia soltanto una regione a statuto speciale ha una propria legge di contabilità regionale; la Regione Trentino Alto Adige che ha emanato una propria legge organica di contabilità fin dal 24 settembre .del 1951.
La Regione deve cercare di decentrare i propri compiti e le proprie funzioni. Que
sta è una esigenza affermata da varie forze politiche, ribadita stamattina dalTonorevole
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VII Legislatu ra C C XXXII SEDUTA 24 Aprile 1974
Parisi, e dovrebbe coordinare in modo par
ticolare — a parte i problemi derivanti dal
l’ente intermedio di cui parlavo poc’anzi — l’attività dei Comuni. Però una difficoltà note
vole per quanto riguarda l ’attività dei Co
muni è quella della loro situazione finan
ziaria.
Ci troviamo, così, di fronte a un grosso pro
blema, c[uello della finanza locale, che, an
che se non è di competenza esclusiva della Regione, la Regione deve cercare di valu
tare. In questo senso sono state fatte delle proposte. Qualche anno fa il compianto pro
fessore Emilio Panciera, dell’Università di Palermo, in un suo, studio riguardante l’at
tività del Governo regionale siciliano, propo
neva di creare un apposito fondo a parteci
pazione statale al quale attingere annual
mente le aliquote di ammortamento dei pre
stiti già contratti dai comuni. Ora, io non so — non essendo esperto di questi pro
blemi ■ ■— se questa proposta possa essere , attuabile. E’ certo però che in tale direzione la classe dirigente regionale dovrebbe muo
versi per cercare di risolvere, assieme con lo Stato, il grosso problema della finanza lo
cale, per fare in modo che il Comune possa diventare organo decentrato della Regione e raggiungere così gli obiettivi fissati in linea generale dalla Regione stessa. Tuttavia ab
biamo esempi che dimostrano come la Re
gione si muova in modo completamente op
posto. Ne citiamo uno, recentissimo, quello riguardante l ’applicazione della legge dei co
siddetti « pendolari », cioè degli studenti co
stretti a frequentare scuole in centri diversi da quelli dove abitano. A parte il fatto che, una volta varata la legge, TAimninistrazione regionale si è dovuta accorgere che il fondo
■stanziato era insufficiente a coprire il fabbi
sogno, per cui i Comuni sono stati invitati ad anticipare delle somme che, tra l’altro, non sono ancora riusciti a recuperare per intero, il 18 gennaio di quest’anno l’Assessorato per la pubblica istruzione inviava ai vari Comuni della Sicilia una lettera circolare, con la
■quale si comunicava l ’anticipazione di una parte della somma stanziata per il paga
mento dei viaggi agli studenti pendolari e si invitavano i Comuni stessi a riscuotere 1 ac
creditamento entro il 23 gennaio. Senonchè, a moltissimi Comuni l’ordinativo di paga
mento veniva inviato il 23 gennaio, per cui ad un comune, per esempio, della provincia di Palermo, quello di Cerda, di cui io sono
consigliere comunale, l’ordinativo di paga
mento arrivò il 26 gennaio; il 27 gennaio al segretario comunale, presentatosi in ban
ca per riscuotere, fu risposto che la somma non si trovava più a disposizione del Co
mune: era stata rimessa alla cassa regio
nale. Così non solo non si coordina l’attività dei comuni, non solo non si fa in modo che questi diventino centri capaci di perseguire gli obiettivi fissati dalla Regione, ma si dan
neggiano, per via di una certa politica e di una carenza di funzionamento dell’Ammini
strazione regionale.
Mi avvio alla conclusione, onorevole Pre
sidente e onorevoli colleghi, affermando che noi ci troviamo di fronte alla necessità, come appunto dicevo, di rinnovare la struttura di questa Regione, che, secondo quanto affer
mato daH’onorevole Bonfiglio, Presidente della Regione, è nata daH’antifascismo. Io contesto questa affermazione. La Regione ha una sua matrice culturale ben precisa, ed ha tutti questi difetti e questa vecchia strut
tura perchè è nata da certo sicilianismo di tipo ottocentesco. L’Autonomia Siciliana è nata come rivendicazione che apparteneva ad una sorta di sicilianismo deluso dal modo secondo il quale si era compiuta l’unità d’Italia, rivendicazione tramandata attra
verso gli armi senza subire ritocchi in ter
mini culturali. Cosicché, quando la Regione è nata, nel 1947, nota sulla base di una tradizio
ne culturale già superata dagli eventi e dal
la storia. Ecco perchè la nostra Regione ricalca, come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, i difetti dello Stato bu
rocratico ottocentesco, i difetti di certo na
zionalismo siciliano che ha prodotto i gua
sti che ha prodotto, in più di 25 anni di autonomia regionale.
Il programmatore italiano per accezione, il Ruffolo, ha affermato alcuni mesi fa che un nuovo programma economico passa attraverso una serie di sfide. Una di que
ste sfide, esattamente la quarta, è quella del meridionalismo; ma il meridionalismo passa attraverso un nuovo quadro istituzionale.
Dobbiamo muoverci, quindi, verso un nuovo quadro istituzionale, un quadro in cui, ap
punto, gli istituti possano essere rinnovati secondo le esigenze della società moderna.
Ma poiché, appunto, sono le esigenze della società moderna che debbono imporsi, que
ste esigenze non passano attraverso i miti
.K esoconti, f. 64 (500)
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deU’antifascismo, passano attraverso nuove forme culturali. Ed una di queste è la forma culturale della programmazione, che già era presente nel dibattito culturale, nel dibattito economico italiano degli anni trenta. Al con
vegno di Ferrara del 1933 furono uomini come Bottai, come Ugo Spirito, a parlare dell’esigenza dì una programmazione nazio
nale, che allora si chiamava programma
zione corporativa. La frattura che si è ve
rificata in Italia nel 1943 e nel 1945, deter
minando una soluzione di continuità, ha im
pedito che potesse essere ripresa quella forma culturale; ha impedito che si potesse continuare a parlare, sia pure in un rinno
vato clima democratico, di quelle scelte cul
turali che già erano penetrale in Italia e stavano per essere realizzate.
La programmazione, quindi, deve essere il futuro della Regione siciliana. Ma una pro
grammazione che non sia di tipo neoillumi
nistico, come quella che si è propagandata in Italia in questi ultimi, anni ed è regolar
mente fallita, perchè sganciata dalle reali forze sociali, economiche e culturali del paese. Noi vogliamo una programmazione che sia una precisa scelta da parte delle forze reali della società italiana ed in modo particolare della società siciliana, appunto per questo la programmazione deve passare attraverso la riforma degli istituti e, quindi, anche degli istituti regionali, che, per po
terla recepire ed applicare, devono essere riformati. Rimanendo fermi ad una struttu
ra politica legata a schemi ottocenteschi, la programmazione non si potrà mai fare o, anche se si dovesse fare, sarà una program
mazione astratta, avulsa dalla realtà.
L ’onorevole Bonfiglio, nelle sue dichiara
zioni programmàtiche, rivolgendosi al grup
po del Movimento sociale italiano - Destra nazionale, ha detto di tx'ovarsi di fronte ad una barriera di incomunicabilità. Io defini
sco quanto meno infelice questo termine.
L’incomunicabilità, infatti, è l’espressione di una certa filosofia moderna, la filosofia della crisi. Della crisi dell’uomo moderno che si trova solo, che non riesce ad espri
mersi in modo vero, in modo ottimistico.
Non è certamente un termine che può rap
presentare un viatico felice, onorevole Bon
figlio, per la sua esperienza di Presidente della Regione siciliana e per l’intero Governo.
Cosicché io penso che la Sicilia potrà guar
dare ad un suo futuro migliore e, speriamo presto, potrà guardare con ottimismo al suo avvenire quando questa barriera di incomu
nicabilità potrà crollare attraverso la forza di persuasione del Movimento sociale italia
no - Destra nazionale.
PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l ’ono
revole Pellegrino. Ne ha facoltà.
PELLEGRINO. Signor Presidente, onorevo
li Assessori, noi abbiamo ancora presenti le di
chiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, onorevole Bonfiglio, ed il dibat
tito che attorno ad esse si è sviluppato in c[ue- sta Aula, così come abbiamo presenti gli sfor
zi compiuti dai partiti del centro-sinistra e dalle forze autonomiste in generale per dare alla Sicilia un Governo efficiente, un Go
verno che possa risolvere i problemi della Regione. E nel momento in cui ci appre
stiamo ad esprimere un giudizio sul bilan
cio, non possiamo non richiamarci a questi precedenti, che sono fondamentali, che sono importanti per gli impegni immediati che compoi’tano da parte del Governo; e non possiamo non richiamarci alle ragioni per le quali abbiamo aperto la crisi e costituito la nuova Giunta.
Noi socialisti abbiamo determinato la cri
si dopo aver costatato la difficoltà obiettiva, insuperabile del partito di maggioranza re
lativa a risolvere gli adempimenti program
matici: il problema degli enti economici e la stessa attività legislativa, che veniva sa
crificata e bloccata dalla incapacità del Go
verno di risolvere questi che noi allora ab
biamo chiamato nodi politici che dovevano essere necessariamente sciolti. Abbiamo co
stituito il nuovo Governo dopo aver verifi
cato la disponibilità di tutti i partiti della maggioranza, ivi compresa la Democrazia cri
stiana, a risolvere i problemi sui quali si era determinata la precedente crisi. E non possiamo qui non rilevare, anche alla luce del modo in cui il nuovo Governo è stato formato, la diversa autonomia e la diversa capacità di iniziativa politica di cui dispone rispetto al precedente. Infatti, il Governo è stato costituito previa consultazione dei gruppi della maggioranza e dei gruppi del- l’opposizione, ed è la prhna volta che questo fatto si verifica. Abbiamo voluto, cosi, dare al Governo una diversa partecipazione delle
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T I I Legislatura CCXXXII SEDUTA 24 Aprile 1974
forze presenti in Assemblea, della maggio
ranza e dell’opposizione, e svincolarlo, per certi aspetti, da alcune logiche logoranti, al
lucinanti del quadripartito. Tutto questo, si
gnor Presidente e onorevole Assessore, av
veniva e avviene mentre è in atto nel paese un momento di notevole tensione politica, sul quale certamente noi non ci facciamo illusioni nè siamo così ingenui e superficiali da ritenere che non possa avere conseguen
ze sul piano politico generale. Tuttavia sia
mo impegnati a tenere al riparo il Governo
•da queste tensioni; siamo impegnati perchè convinti che la realtà economica della Re
gione e del paese in generale è così dram
matica che non può essere sacrificata a pro
blemi che noi abbiamo definito assurdi, e conduciamo la nostra battaglia per coerenza e per convinzione politica e ideologica e anche perchè la consideriamo una scelta di civiltà. Però, ripeto, non ci facciamo illu
sioni sui pericoli presenti nell’attuale realtà politica del paese; la stessa strategia della tensione, che cresce, secondo noi è il risul
tato di un grossissimo errore politico per
petrato e portato avanti.
In questo quadro, signor Presidente e ono
revole Assessore, l’approvazione del bilancio per noi pone dei problemi immediati che servono a rendere credibili le stesse dichia
razioni programmatiche del nuovo Governo, rispetto alle quali il gruppo socialista, con la lealtà di sempre, si colloca come una forza politica che vuole tenere integra la tensione politica e morale che si è regi
strata attorno a questo Governo sia nel paese che nei partiti. Non possiamo dimen
ticare gli sforzi logoranti che aH’interno del partito furono fatti per arrivare a realizzare questo quadro politico, che non può essere deteriorato in partenza per alcune difficoltà che, se ci sono, a nostro avviso vanno su
perate. Noi vogliamo dire molto pacata
mente e senza, direi, nessuna preoccupazione sull’impegno del Governo in relazione ai problemi enunciati in quest’Aula, che senso potrebbe avere, rispetto all’opinione pubbli
ca e rispetto ai partiti della maggioranza, l’approvazione del bilancio con una realtà degli enti che rimane ancora irrisolta. A nostro avviso, le due cose vanno coordi
nate. Noi sappiamo quali sono i limiti e i vincoli posti alla legge sugli enti economici regionali che, per diventare operante, ha bi
sogno che scattino determinati dispositivi, cioè
che si nominino i consigli di amministra
zione. Lo stesso dicasi per gli altri enti re
gionali, per l’Ems, per l’Esa, per tutti gli enti che sono una parte notevole del bilan
cio della nostra Regione. Quindi, nel mo
mento in cui approviamo il bilancio e com
piamo una scelta programmatica, nel senso che chiediamo il rilancio dell’iniziativa pub
blica in Sicilia, signor Presidente e onore
vole Assessore, non possiamo non tenere pre
sente la esigenza impellente, urgente, in ter
mini politici e in termini programmatici, di normalizzare la situazione dei consigli di amministrazione degli enti economici regio
nali e degli enti in generale. Pertanto, chie
diamo, nel quadro del dibattito generale sul bilancio, al Governo della Regione di utiliz
zare questi giorni perchè, alla scadenza del dibattito sul bilancio stesso, possa presen
tarsi con un adempimento politico fonda- mentale, importante, che, secondo noi, man
tiene integra la credibilità del Governo di centro-sinistra e le speranze che abbiamo suscitato. E questo lo diciamo nella con
vinzione più profonda, più certa dell’impe
gno dei partiti del centro-sinistra e, in par
ticolare, del partito di maggioranza relativa che attorno a queste cose è moralmente e politicamente impegnato quanto il Partito socialista italiano.
Abbiamo voluto ricordare questo proble
ma perchè lo lùteniamo un problema po
litico fondamentale. E, in tal senso, ritengo che sul piano politico il Partito socialista adotterà le opportune iniziative.
Un altro problema politico che ci sta di
nanzi ed è collegato al discorso program
matico del Presidente della Regione, è quello della utilizzazione dei fondi derivanti dal
l’articolo 38. Noi non abbiamo avuto la pos
sibilità di esaminare a fondo le cose dette nella relazione di maggioranza per quanto riguarda l’utilizzazione del fondo di solida
rietà nazionale. Su questo ci riserviamo di esprimere un giudizio in fase di dichiara
zione di voto sul bilancio. Però, alla luce del dibattito svoltosi in seno alla Commis
sione « Bilancio » e delle dichiarazioni pro
grammatiche del Governo, noi tendiamo ad evidenziare che il discorso sui fondi deri
vanti dall’articolo 38 va fatto superando la concezione empiristica della distribuzione dei fondi stessi e adottando una programma
zione seria, collegata non soltanto alla realtà economica siciliana e alla destinazione alla
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VII Leg islatu ra CCXXXII SEDUTA 24 Aprile 1974-
quale il fondo di solidarietà, per legge, è riservato, ma che tenga presente gli altri interventi, gli altri piani di intervento del Governo nazionale e della Cassa per il Mez
zogiorno nel settore delle opere infrastruttu
rali, nei servizi civili, fognature, acquedotti, e nei servizi sociali, ospedali e edilizia po
polare. Noi chiediamo, cioè, a questo Governo di essere coerente sul piano della gestione di questi fondi, la cui discrezionalità deve restare nel Governo. L’Assemblea ha sol
tanto un ruolo critico di composizione posi
tiva del discorso che attorno alla utilizza
zione di questi fondi va fatto, però non c’è dubbio che il Governo deve tenere presente l’esigenza, che noi definiamo storica per la nostra Regione (perchè non sarà facile ri
trovarci un’altra volta con la disponibilità di mille miliardi da spendere in Sicilia), di utilizzare questa realtà, questa situazione positiva, raccordandola con le scelte di poli
tica nazionale, con la programmazione na
zionale e con il piano di sviluppo regio
nale, del quale da molto tempo si parla e di cui qualcosa dovrebbe essersi già svi
luppata.
Sul piano politico, diciamo che i pro
blemi di un certo rilievo presenti nell’esa
me del bilancio per l’anno 1974 sono que
sti due e riteniamo che vadano risolti en
trambi positivamente.
Per quanto riguarda il bilancio, onorevole Assessore, è necessario dire alcune cose, an
che per non arrivare impreparati ad even
tuali scadenze.
Per effetto della riforma tributaria ri
schiamo di trovarci, alla fine di quest’anno, con una serie di cifre messe « per memo
ria » che dovremo poi cancellare. Se questo dovesse avvenire, l’Assemblea regionale si
ciliana, da organo legislativo diverreb
be automaticamente un organo quasi assi
stenziale. Da un’analisi anche approssima
tiva degli impegni del bilancio della Regione per le spese correnti e per le spese in conto capitale, risulta un limite molto ristretto. Le spese in conto capitale, cioè le spese di in
vestimento, non sono tutte quelle che figu
rano nella tabella che abbiamo avuto pre
sentata. E tutte le spese che riguardano la politica assistenziale famio parte sì di un ruolo importante che la Regione deve as
solvere, ma non sono certamente fondi de
stinati a nuovi investimenti e, quindi, a fatti produttivi.
In altri termini, la disponibilità del fondo in conto capitale non è quella che si evince dal bilancio, ma è molto più esigua. E la si
tuazione si aggraverebbe se si dovesse veri
ficare l ’anzidetta ipotesi, purtroppo proba
bile, perchè, nonostante il discorso che noi abbiamo fatto in quest’Aula, che il Partito socialista ha fatto, che il Governo, nel suo insieme, ha anche tentato di fare, rimane la realtà che i problemi concernenti la ri
forma tributaria si sono chiusi a damio della Regione siciliana.
Questo dobbiamo tenerlo presente, onore
vole Assessore. Ecco perchè ritengo che si debba tentare una iniziativa politica che ci metta al riparo da ulteriori sorprese. Io non so quale potrebbe essere l’utilità, per esem
pio, di rispolverare i contenuti deU’articolo 40 dello Statuto, che prevede l’istituzione presso il Banco di Sicilia di Una Camera di compensazione, allo scopo di destinare ai bi
sogni della Regione la valuta estera prove
niente dalle rimesse degli emigrati, che at
tualmente, invece, concorre a saldare il de
ficit della bilancia dei pagamenti del Go
verno nazionale. Noi condividiamo la dram
maticità della situazione, gli aspetti nega
tivi, però io ritengo che, in fondo, non è pos
sibile che questo problema si chiuda a danno della nostra Regione, la quale, in tal caso, veramente vedrebbe ridotto il proprio ruolo.
In questo senso, diventa sempre più attuale e preminente sul piano politico la defini
zione delle norme di attuazione, non tanto per accertare quali debbono essere i nostri compiti nei settori per i quali le norme non sono ancora definite, quanto per avere con
tezza della parte finanziaria che riguarda direttamente il bilancio. E se le temute ipo
tesi si vei-ifìcheramro, onorevole Assessore, noi porremo al Governo ed alla maggio
ranza di centro-sinistra la esigenza di ve
dere, con il massimo senso di responsabi
lità, se, nell’ambito del bilancio della Re
gione, sarà possibile apportare alcune corre
zioni e, comunque, utilizzare la liquidità di cassa di cui la Regione dispone, per ridurre al minimo gli interessi sui mutui che il Go
verno contrae.
Sappiamo che la mancata utilizzazione dei mutui precedentemente contratti dalla Re
gione a pareggiò di bilancio ha finora com
portato un risparmio di circa 11 o 12 mi
liardi di interessi. Ecco perchè io ritengo che, nell’attività legislativa della nostra As