La fiaba degli alberi o
come scegliere il buon governo
Predicazione su Giu 9, 715, Past. Herbert Anders
la situazione storica Nell'Italia di Berlusconi si parlava spesso del potere dei giudici. Ogni volta che il Cavaliere entrava in conflitto con la legge per uno delle sue varie imprese, i giudici venivano classificati in pool di destra o di sinistra a secondo il giudizio che emanavano nei suoi confronti. Venivano addirittura accusati di aver preso loro le redini della politica in mano.
Mentre nella nostra Italia moderna, per quanto sotto certi punti di vista auspicabile, un governo della forza giurisdizionale è molto lontano, nello stato ebraico primitivo, esisté un periodo di ca. 200 anni (1200 – 1020, v. governo di Saul) in cui erano i giudici a determinare le sorti dello stato.
Similmente all'Italia moderna, i giudici intervennero per bloccare il potere di leader carismatici che volevano trasformare le strutture leggere che legavano insieme un popolo prevalentemente agricolo, in una monarchia dominata da alcune famiglie potenti. Ma come spesso, così anche nell'Israele di 3000 anni fa la monarchia proposta in realtà non sembrava essere altro che l'appropriazione di grandi privilegi da parte di pochi.
(Alla fine di questo periodo, intorno all'anno 1000, la transizione avviene tramite un personaggio carismatico, ma anche di grande saggezza come
Samuele, che è spesso visto come l'ultimo dei giudici e allo stesso tempo il primo dei re.)
Uno di questi tentativi di appropriamento di privilegi fu fatto da Abimelech che si era lasciato nominare governatore dell'influente città di Sichem (v. il Nablus di oggi), ma si rende colpevole tramite il massacro all'opposizione. Uccise settanta uomini, parte della sua stessa famiglia, in quanto tutti loro potevano reclamare un diritto per il governo. Solo uno, Jotham, scampò il massacro e nel nostro passo si rivolge al popolo per rivelare l'ingiustizia del governatore Abimelech. Lo fa raccontando una fiaba: la fiaba degli alberi.
> lettura di Giudici 9, 715
La fiaba degli alberi, come tutta la categoria delle novelle, non parla soltanto al contesto storico specifico, ma offre degli insegnamenti atemporali che andiamo a ricuperare. La nostra, infatti, è una fiaba sulla difficoltà della scelta nel processo decisionale. Nel racconto una giuria invisibile passa in rassegna tutti gli alberi (in cui rappresentanza sono nominati soltanto cinque), perché uno di loro deve essere scelto per un compito speciale. Ma la scelta presenta due difficoltà:
1) senza scelta Il primo problema che si crea è che nessuno vuole essere chiamato al grave compito.
Per noi che viviamo in un mondo dove si uccide per il potere, sembra inconcepibile, ma nella fiaba gli alberi preferiscono non doversi esporre al governo. Nella mancanza di candidature il compito viene affidato a chi ne è meno adatto: il pruno. L'inutile cespuglio secco e spinoso, senza frutti, che non ha niente da perdere, si assume il governo.
Mentre non ci possiamo immaginare di trovare una situazione del genere al governo italiano, la troviamo di continuo con i governi piccoli che portano con se pochi onori e molti oneri. Pensate alle tante rappresentanze di volontariato, dal comitato genitori a scuola al CE dell'Unione Battista. Pensate a tutte le responsabilità che anche una chiesa deve distribuire a secondo i talenti, e alle tante persone che non si vogliono impegnare.
Il primo problema che la fiaba discute è l'assenza della scelta. Non si può più affidare il governo a chi produce l'olio migliore, per rimanere nell'allegoria, o fa i fiori più belli, o rende l'esistenza dolce. Se tutti rifiutano, come a livello della fiaba, o vengono assassinati, come nella storia d'Israele, si deve fare ricorso a chi rimane.
Il primo problema del processo decisionale si presenta quando non c'è scelta. Il rischio è di metter la persona sbagliata in un posto importante. Il rischio è di fare molto danno al governo che si tratta di esercitare. Il rischio è di imporre una monarchia e nemmeno una buona.
2) lo stress di scelta Il secondo problema ha delle ripercussioni sorprendenti. Anche se lo si legge soltanto tra le righe della fiaba è un problema centrale: come prendere la decisione quando ci sono molte diverse opzioni.
C'è l'ulivo, il fico, la vite, il pruno e poi sono menzionati anche i cedri: chi tra tutti loro è il più adatto? Le scelte sono la parte più difficile della nostra vita. Le
scelte producono stress.
Più grande è il campo delle scelte, più difficile è prendere una decisione. Perché quasi tutte le diverse opzioni hanno un vantaggio e uno svantaggio. Il governo dell'ulivo potrebbe garantire una florida produzione, cibo per tutti, ma forse non saprebbe
conferire allegria allo stato. Il governo del fico rende dolce l'esistenza, sa trasformare il tempo libero in un vero piacere, ma non calcola i costi per l'operazione ... e così via.
Come avete deciso a chi dare il voto domenica scorsa? Dubito che abbiate
trovate il vostro candidato, la vostra candidata ideale. Avete dovuto valutare tra i vantaggi e gli svantaggi delle politiche portate avanti.
Questo è normale. Sempre abbiamo un ampio campo di scelte di fronte a noi: a partire dal caffè nel supermercato, almeno 5 sono i diversi tipi in competizione, attraverso la scelta del partner (che pensate un po', non solo viene lasciata a noi non più ai
genitori ma ormai viene anche fatto dopo un periodo di prova, ed è diventata addirittura revocabile), fino al campo intimo della fede.
Proprio l'altro giorno mi ha chiamato una Signora che nel raccontare svelava che essendo cattolica, stava praticando la meditazione trascendentale, aveva tentato la conversione all'ebraismo e poi ricevuto da un pastore evangelico le istruzioni su come pregare per aver successo. (il suo problema era che, per non parlare dei passi precedenti, anche quest'ultima pratica di fede non aveva immersa la sua vita in un aurea di felicità permanente.)
Le scelte sono così onnipresente nella nostra vita che cominciamo la mattina con la decisione se svegliarci con un tè, un caffè (lungo, macchiato, doppio, nel latte ...), un succo di frutta e finiamo la sera con il dubbio se abbiamo gestito bene le scelte di questa giornata o se non fosse stato meglio ...
La continua esposizione a sempre nuove decisioni che portano con sé una vasta gamma di scelte, consuma molte delle nostre energie. In particolare quando si tratta di non esprimersi soltanto a stomaco, ma fare una scelta informata e ragionata essa chiede molto tempo da noi. Se poi considerate quanto è aumentato il campo delle scelte diciamo negli ultimi 30 anni, allora non meraviglia che il tempo non ci basta più.
In un gruppo di discussione a Taizé la domanda era: perché abbiamo così poco tempo? Perché tutto il mondo sembra sottostare al fenomeno dello stress (parola uguale in tutte le lingue (non cinese)? E la risposta di uno dei partecipanti è stata: perché siamo esposti a così tante scelte e non sappiamo dire di no.
Che cosa possiamo fare per sfuggire allo stress, allo stress da scelta? Vi vorrei presentare le tre opzioni che sono presenti nella nostra società.
misure per eliminare lo stress: 1) il ritiro dal mondo 1) Non scegliere, è la prima risposta. Si capisce che considerando lo stress che la scelta produce su di noi, la sottrazione alla scelta diventa estremamente allettante.
Questo può avvenire in un monastero che filtra le comunicazioni con l'esterno ed espone i suoi membri quindi ad un livello di scelte gestibili. La stessa
fraternità di Taizé ha un po qualcosa di questo quando richiede a tutti i suoi visitatori di osservare tutti gli orari della vita (culto 8.45, colazione 9.30,
workshop 10.45, culto 12.20 ecc.) e di non uscire la sera dal campus per birrerie o pub vicine.
In realtà però solo pochi di noi si possono permettere di entrare in un monastero o vivere la vita eremita.
misure per eliminare lo stress: 2) riduzione della complessità 2) Sempre più persone percorrono allora la seconda via di quest'opzione: ridurre le opzioni presentate. Se abbiamo quasi sempre una vasta gamma di scelte per ogni decisione che si deve prendere, con diciamo una opzione a sinistra, un altra a destra e in mezzo tante variazioni degli estremi, questa via radicalizza il campo in destra e sinistra, in bianco e nero, in buono e cattivo.
Mentre spesso sono abili demagoghi che si dedicano a questo compito, la gente in realtà è più che pronta a ridurre la sua visione della complicata realtà. Allora
• l'aborto è cattivo, mentre l'astinenza sessuale è buona;
• la Bibbia dice la verità, mentre la scienza mente;
• gli islamici sono terroristi e noi combattiamo per la libertà.
Avete già capito dove ci porta una tale etica: ad un fondamentalismo spinto, ad un etica che chiude gli occhi mentre agita la spada.
Non è curioso che il fondamentalismo si presenta in fin dei conti come una misura per superare lo stress.
misure per eliminare lo stress: 3) la graduatoria La terza via mi sembra quella più sostenibile: la graduatoria di preferenze. Ciò che
giudichiamo fondamentale per la vita, la mettiamo al primo posto e ne dedichiamo molto tempo. Ciò che invece è periferico, va messo in fondo.
Suona facile, ma in realtà siamo spesso poco autonomi a fare la graduatoria delle preferenze.
Un esempio: quanto importante ritenete la pubblicità, le telenovelle, gli show per la vostra vita. Sono sicuro che per molti occuperebbe un posto molto in basso sulla graduatoria delle preferenze. Ma quanto tempo invece occupano nella nostra vita ...
Molte persone rifiutano perciò di ricevere della pubblicità nella propria casella postale. Altre hanno bandito il televisore dalla propria casa per ragioni simili.
Se la nostra disciplina non basta ci possiamo aiutare con scelte definitive.
Eliminare dal campo delle scelte quegli argomenti che consideriamo superflui o meno importanti può liberare spazio ed energia per concentrarsi su ciò che conta davvero.
Conclusioni Siamo partiti da una fiaba che illustra le difficoltà di trovare un buon governo e siamo arrivati all'interrogativo da che cosa siamo governati noi. La domanda per il buon governo è una domanda importante; anche e soprattutto a livello individuale). Sapere gestire il processo decisionale, serve per guidarci sul vasto campo delle scelte.
Che Iddio ci dia la saggezza di distinguere le cose importanti da quelle superflui e spiani per noi la strada del buon governo.
Amen