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Fondi BNL RENDICONTO AL 30 DICEMBRE BNL Azioni Italia

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RENDICONTO AL 30 DICEMBRE 2013

BNL Azioni Italia

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GENTILE PARTECIPANTE

Le presentiamo di seguito il Rendiconto dell'attività di gestione, riferita all'anno 2013. Al fine di fornirLe una visione chiara e il più possibile completa dell'anno appena trascorso, il documento è preceduto da una sintesi dei principali avvenimenti economici internazionali e dei loro riflessi sull'andamento dei mercati finanziari.

Questa breve introduzione sarà seguita da un'illustrazione dettagliata relativa al Fondo al quale Lei partecipa.

Le ricordiamo che attualmente la nostra società gestisce 10 fondi comuni d'investimento di tipo aperto, un fondo Hedge, due fondi comuni d'investimento di tipo aperto in qualità di "Società Gestore". Il patrimonio complessivo dei suddetti fondi alla data del 31 dicembre 2013 è pari a 3.548 milioni di euro.

La informiamo che, il 2 settembre 2013, il Consiglio di Amministrazione di BNP Paribas SGR SpA (di seguito

"la Società" o "la SGR") ha deliberato l'operazione di fusione per incorporazione di alcuni dei fondi promossi dalla Società con efficacia 22 novembre 2013 e ha deliberato la trasformazione in OICR Feeder di alcuni dei fondi promossi dalla stessa con efficacia 29 novembre 2013. Le operazioni di fusione e di trasformazione in OICR Feeder sono state autorizzate dalla Banca d'Italia con provvedimento n. 0899484/13 del 2 ottobre 2013. Con medesimo provvedimento la SGR è stata autorizzata ad investire le attività degli OICR Feeder nei rispettivi OICR Master come meglio descritto nella Relazione degli amministratori.

Considerazioni generali Borse

L'indice MSCI AC World chiude l'anno in rialzo del 20,30%, grazie soprattutto all'impegno delle banche centrali nel mantenere depressi i tassi di interesse a sostegno della crescita economica. A dominare, nel corso dell'anno, sono stati i mercati americani e la FED.

Wall Street è salita di fatto quasi senza interruzione fino a maggio, quando le dichiarazioni di Ben Bernanke sulla possibile riduzione ("tapering") degli acquisti di

titoli da parte della Fed (QE) hanno innervosito gli investitori nel momento in cui anche le prospettive sull'economia mondiale si deterioravano. I disinvestimenti significativi sulla maggior parte degli attivi hanno avvalorato l'ipotesi di un rally alimentato essenzialmente dalla liquidità delle banche centrali piuttosto che dai fondamentali. I mercati hanno quindi conosciuto un periodo di elevata volatilità durante l'estate e le vendite hanno colpito principalmente i titoli statunitensi e gli attivi emergenti, salvo recuperare le perdite in autunno, dopo la decisione alquanto sorprendente della Fed di non modificare la sua politica monetaria nel mese di settembre, nonostante i segnali di accelerazione della ripresa economica. Dopo qualche esitazione causata dalla situazione fiscale, l'S&P500 ha quindi ripreso la sua marcia raggiungendo nuovi record, muovendosi in base alle aspettative sul "tapering" senza tuttavia abbandonare il trend rialzista. Il miglioramento del mercato occupazionale ha infatti portato a credere ad una mossa affrettata da parte della Fed, ma nel corso delle settimane, gli investitori sempre più attenti ai commenti di Ben Bernanke e Janet Yellen (che dovrebbe sostituirlo nei primi mesi del 2014), hanno dato maggior peso al fatto che i tassi di interesse rimarranno molto bassi per molto tempo. Pertanto, dopo l'incertezza con cui si sono mossi gli indici nel mese di novembre, l'annuncio del "tapering" il 18 dicembre ha spinto i mercati azionari al rialzo sostenuti dalla pubblicazione di dati macroeconomici (in particolare l'occupazione) e dalle rassicurazioni della Fed in tema di politica monetaria "tradizionale" che resterà accomodante per un periodo prolungato di tempo.

La progressione dei principali indici statunitensi è stata evidente già a partire da inizio anno, nonostante le tensioni tra i democratici e i repubblicani sulla questione del bilancio e l'entrata in vigore di una stretta fiscale. I mercati hanno beneficiato di una serie di dati economici che hanno evidenziato la ripresa dell'attività dopo lo stallo registrato nel 4° trimestre 2012. Le dichiarazioni della Fed sono state la principale guida degli indici nel corso dei mesi mentre il dibattito sul bilancio (con la conseguente chiusura temporanea delle

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4 agenzie federali degli Stati Uniti durante la prima metà di ottobre) ha avuto un effetto limitato e temporaneo sulle azioni. Gli investitori hanno scelto di seguire i dati economici in miglioramento e la volontà della Fed di mantenere tassi bassi più a lungo. L'indice S& P500 ha stabilito un nuovo record a 1.848,36 punti per l'ultimo seduta dell'anno (in rialzo del +29,6%), mentre il Nasdaq è salito nel 2013 del 38%, riflettendo l'interesse degli investitori per il settore tecnologico. Nell'area dell'Euro, l'indice Eurostoxx50 ha registrato un incremento del 18%, inferiore a quello dell'S&P500.

Essenzialmente questa sottoperformance è da attribuire all'andamento piuttosto deludente dei primi mesi dell'anno, nonostante l'impegno della BCE a garantire il suo sostegno ai mercati finanziari attraverso una politica accomodante in misura perfino maggiore. La crisi del debito sovrano nei suoi aspetti politici, è riemersa in occasione delle elezioni italiane e della crisi di Cipro.

La volatilità degli indici europei è aumentata e la progressione degli indici ha subito una battuta d'arresto a causa sia delle incertezze politiche sia della scarsa visibilità sul ciclo economico. Le elezioni italiane del 24 e 25 febbraio hanno portato il paese in una situazione di difficile governabilità a causa del mancato raggiungimento di una maggioranza titolata al Senato e la formazione di un governo ha richiesto due mesi.

Anche la crisi cipriota ha preso il centro della scena condizionando gli investitori, e le laboriose trattative hanno ricordato che non tutti gli aspetti della crisi del debito sovrano sono stati risolti. I diversi mercati europei sono stati più o meno colpiti a seconda della loro esposizione al settore finanziario e del loro status di

"periferici", anche se il discorso molto accomodante ed i tagli dei tassi della BCE, in maggio e a novembre, hanno contribuito a ridurre le preoccupazioni di natura politica e a mascherare il livello ancora molto elevato del debito pubblico di molti paesi della zona euro in presenza di una crescita del PIL molto bassa. Il DAX si è chiaramente distinto con un incremento di oltre il 25%, grazie alle buone prospettive economiche della Germania, mentre la crescita è apparsa più esitante altrove. In Francia, il CAC40 è salito del 18%, in linea

con la maggior parte degli altri indici nazionali dell'area dell'euro.

A livello globale, tra i principali mercati sviluppati, il Giappone è stato di gran lunga il migliore con un incremento del 56,70% per l'indice Nikkei225 sostenuto dal calo di quasi il 18% dello yen nei confronti del dollaro favorevole alle esportazioni delle grandi aziende nipponiche e dalla fiducia degli investitori di fronte agli annunci economici del governo del neo eletto primo ministro Abe. Anche se sul finire dell'anno sono emersi alcuni dubbi sull'attuazione delle riforme strutturali, un ulteriore indebolimento dello yen ha permesso alle azioni giapponesi di proseguire la loro ascesa. Gli indici dei paesi emergenti hanno chiaramente sottoperformato (-5 % per l'MSCI Emerging), a causa delle preoccupazioni circa la crescita della Cina nel primo semestre e dei significativi deflussi di capitale innescati dal discorso di maggio di Ben Bernanke, in luglio e agosto. Tuttavia, successivamente, hanno in parte recuperato le perdite accumulate grazie alla stabilizzazione dei dati macroeconomici e alle minori preoccupazioni circa le conseguenze del "tapering"

della Fed.

I MERCATI FINANZIARI

Politica Monetaria

Annunciato nel settembre del 2012, il terzo round di quantitative easing (QE) della Federal Reserve degli Stati Uniti ha portato gli acquisti di titoli al ritmo di 85 miliardi di dollari al mese e sono proseguiti per tutto il 2013 catalizzando l'attenzione degli investitori. In primavera, tuttavia, la Fed ha cominciato a parlare della possibile riduzione e dell'eventuale fine degli acquisti dei titoli ("tapering") pur affermando che i tassi di interesse rimarranno bassi per un lungo periodo di tempo. Queste parole, anche se molto prudenti, hanno inizialmente portato ad una significativa pressione al rialzo sui tassi lunghi. In autunno, Ben Bernanke ha poi dichiarato che l'economia non era abbastanza forte e che la situazione di stallo sul bilancio di Washington

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costituiva una minaccia per la crescita. L'incertezza sull'evoluzione futura della congiuntura lo ha quindi portato a rinviare la sua decisione. Le tensioni sui tassi a lungo sono diventate parte integrante dell'analisi dell'istituto centrale americano. La Fed ha aspettato fino all'ultimo incontro dell'anno per annunciare una modesta riduzione degli acquisti (10 miliardi di dollari al mese) in risposta al miglioramento ciclico (in particolare del mercato occupazionale). Da gennaio 2014, gli acquisti di T-note saranno 40 miliardi dollari al mese e quelli di titoli garantiti da ipoteca (MBS) 35 miliardi. La Fed ha ulteriormente rafforzato il suo messaggio accomodante sui tassi di interesse. Il Comitato ha ribadito che il tasso di interesse sui fondi federali (0% - 0,25% da dicembre 2008) rimarrà invariato "ben oltre al momento in cui il tasso di disoccupazione sarà al di sotto del 6,5%": un messaggio forte, dal momento che il tasso di disoccupazione nel mese di novembre si è attestato al 7%. Questo annuncio chiarisce le posizioni di Ben Bernanke e Janet Yellen (designata a succedergli come capo della Fed nel 2014) secondo cui la soglia del 6,5% non è determinante.

La Banca centrale europea (BCE) ha utilizzato tutti gli strumenti convenzionali di politica monetaria a sua disposizione abbassando i tassi di interesse a maggio e a novembre, in risposta alla debolezza registrata dall'attività economica in primavera e dell'inflazione in autunno (0,7% nel mese di ottobre). A fine anno, il tasso refi è pari a 0,25% mentre il tasso sui depositi è 0% dal luglio 2012. Dal luglio 2013, la BCE ha iniziato a dare indicazioni sul futuro dei tassi di interesse ed ha dichiarato in occasione dell'ultimo Consiglio dei Governatori, quello di dicembre, che essi rimarranno ai livelli attuali o più bassi per un periodo prolungato di tempo. Nonostante l'uscita dalla recessione della zona euro nel secondo trimestre (+0,3% del PIL, dopo sei trimestri di contrazione e dati di fiducia delle imprese in netto recupero), lo scenario economico descritto dalla BCE per i prossimi mesi è quello di una stabilizzazione dell'attività ad un ritmo moderato con la possibilità di un peggioramento. In effetti, la crescita è rallentata nel terzo trimestre (+0,1%) e le differenze tra i paesi

sembrano apparire di nuovo significative, con la Germania in testa e la Francia in deterioramento. Nel corso dei mesi, la BCE ha modificato il suo atteggiamento divenendo più possibilista sull'utilizzo di misure non convenzionali al fine di promuovere la ripresa del credito (in particolare per sostenere le PMI).

Nessuna decisione in tal senso (iniezioni di liquidità, acquisti di titoli) è stata presa ed il presidente Mario Draghi ha dichiarato che un nuovo LTRO (finanziamento bancario a lungo termine) verrà introdotto solo se sarà possibile imporre che il denaro preso in prestito dalle banche venga effettivamente utilizzato per sostenere l'economia reale e non per operazioni di carry-trade come è avvenuto a fine 2011 e nel 2012. Questi prestiti peraltro sono stati ampiamente rimborsati già dai primi mesi del 2013, portando ad una riduzione della dimensione del bilancio della BCE. Pur ribadendo che la BCE è "pronta ad agire", i membri del Consiglio hanno suggerito che un ulteriore allentamento, qualunque sia la sua natura, se è vero che è ancora possibile, non sarà immediato e dipenderà dai dati economici, in particolare dall'inflazione attesa all'1,4% nel 2013, 1,1% nel 2014 e 1,3% nel 2015.

Tassi lunghi

Nei primi mesi del 2013, i dati economici rilasciati nel mese di febbraio e marzo più forti delle attese e, soprattutto, il timore che la Fed prematuramente terminasse i suoi acquisti di titoli hanno portato il rendimento del Treasury a 10 anni oltre il 2% più volte.

In primavera la volatilità del mercato obbligazionario americano è aumentata: nel mese di aprile a causa delle difficoltà nei mercati azionari il tasso a 10 anni è sceso fino all' 1,60% il 2 maggio, toccando il livello minimo dell'anno. Il giorno successivo, ha bruscamente invertito tendenza dopo la pubblicazione della creazione di posti di lavoro superiore al previsto e, più in generale, di indicatori economici ben orientati che hanno contestualmente contribuito alla ripresa dei mercati azionari. Successivamente, i dubbi sul futuro di QE3 sono divenuti più forti in conseguenza alle dichiarazioni

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6 di Ben Bernanke. Il presidente della Fed ha infatti dichiarato la possibile riduzione degli acquisti di titoli nel giro di pochi mesi. Nonostante i successivi sforzi per precisare le sue parole e ricordare ai mercati finanziari che la politica monetaria rimarrà accomodante nonostante la riduzione dell'allentamento monetario, gli investitori sono apparsi nervosi durante tutta l'estate. Il tasso del decennale ha raggiunto il 3% il 5 settembre, il più alto dal luglio 2011. Il giorno successivo, la creazioni di posti di lavoro ha leggermente deluso le aspettative, portando ad un calo del tasso decennale, accentuato il 18 dall'annuncio a sorpresa da parte della Fed la quale ha mantenuto inalterato il suo programma di acquisti nel momento in cui invece tutti si attendevano una riduzione. Questa tendenza è proseguita nel mese di ottobre, gli investitori hanno infatti creduto che la Fed potesse ritardare ulteriormente la normalizzazione della politica monetaria a causa del rallentamento dell'attività economica alla fine del terzo trimestre e della mancanza di visibilità creata dallo "shutdown" degli uffici federali (ritardo nella pubblicazione di dati, impatto sull'attività economica). La nomina di Janet Yellen designata a succedere a Ben Bernanke, annunciata il 9 ottobre dal presidente Obama, ha rafforzato inoltre la convinzione degli investitori. In questo contesto e nonostante i nuovi record stabiliti dagli indici azionari, il rendimento del Treasury a 10 anni è andato sotto il 2,50% il 30 ottobre (il livello minimo dal 23 luglio). Successivamente, ha ripreso a salire guidato dai forti dati economici. La creazione di nuovi posti lavoro, in particolare, ha portato gli investitori a credere che la riduzione degli acquisti di titoli potesse iniziare prima di quanto atteso in quel momento. Nonostante le rassicurazioni di Janet Yellen, la pressione sui rendimenti non è diminuita ed è aumenatta dopo l'annuncio del 18 dicembre di un

"tapering" da 10 miliardi di dollari a partire da gennaio 2014. Alla fine dell'anno, il forte aumento della fiducia dei consumatori ha portato il rendimento a 10 anni al 3,03% il 31 dicembre, in salita di 127 punti base nel 2013.

Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni (1,32% a fine

2012) è stato molto volatile. E' salito sopra l'1,70% a fine gennaio, guidato dal rialzo dei mercati azionari e dalle pressioni sui tassi americani. Successivamente, è tornato a scendere durante le elezioni italiane del 24 e 25 febbraio e, naturalmente, durante la crisi di Cipro. I dati economici tra l'altro confermavano in quel momento il cattivo stato di salute delle economie della zona euro ed aumentavano le aspettative per un taglio dei tassi da parte della BCE. In questo contesto, il rendimento del Bund decennale ha raggiunto un nuovo minimo (1,165%, 2 maggio in occasione del taglio dei tassi) prima di salire, in scia dei tassi statunitensi, fino a 1,80% a fine giugno, il livello più alto da aprile 2012, a causa delle preoccupazioni circa il futuro della politica di QE della FED. Ai primi di luglio, i commenti di Mario Draghi hanno portato ad una discesa fino al 22 del mese. Per la prima volta, la BCE ha dichiarato che i tassi di interesse rimarranno al loro livello attuale o inferiore per un "periodo esteso". Tale impegno ha dato l'impressione di essere volto al sostegno dei mercati obbligazionari, perché arrivato nel momento in cui i dati economici della zona euro evidenziavano un discreto recupero dell'attività. La pubblicazione il 24 luglio del PMI composito (50,4), ha infatti segnalato un modesto incremento della crescita per la prima volta in diciotto mesi, contribuendo alla rinnovata tensione sui tassi a lungo tedeschi osservata da fine luglio. A metà agosto, il tasso è improvvisamente uscito dalla banda di oscillazione 1,20% - 1,70% in cui si è mosso per più di un anno raggiungendo il 2,05% in data 11 settembre, nonostante il discorso molto accomodante del presidente della BCE. La decisione a sorpresa di Ben Bernanke del 18 settembre di non ridurre gli acquisti mensili di titoli, ha tuttavia portato ad un significativo rilassamento dei mercati obbligazionari, compresi quelli europei. Successivamente e fino alla fine dell'anno, il rendimento del Bund a 10 anni si è mosso in un intervallo relativamente ampio (1,65% - 1,95%), riflettendo i cambiamenti del mercato obbligazionario statunitense ma in misura minore. Il rendimento del decennale europeo chiude l'anno in salita di 61 punti base, decisamente più contenuta rispetto a quella del

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tasso di pari scadenza degli Stati Uniti. Alla fine dell'anno, i dati economici dell'area dell'euro sono stati deludenti: nel terzo trimestre la crescita è stata inferiore a quella del secondo trimestre ed è aumentata la divergenza tra la Germania, dove la crescita è sempre dinamica, ed i suoi partner, dove la situazione è più difficile. Inoltre, la bassa inflazione, che ha portato la BCE a ridurre i tassi di interesse ai primi di novembre, rischia di limitare la pressione sui tassi a lungo date le aspettative di un ulteriore allentamento della politica monetaria. Per questo motivo, anche se la BCE ha lasciato intendere che non avrebbe agito subito, il rendimento a 10 anni del bund tedesco è rimasto a dicembre al di sotto del massimo raggiunto a metà settembre.

Divise

Nei primi mesi del 2013, l'euro è stato sostenuto dalla riduzione della dimensione del bilancio della BCE a seguito del rimborso delle enormi somme di denaro che le banche avevano preso in prestito a fine 2011 e l'inizio del 2012. Quando i leader europei hanno cominciato ad attaccare la forza dell'euro (circa 1,37 contro 1,31 di fine 2012), il movimento si è invertito. Il presidente della BCE ha contribuito ad un primo calo, successivamente la tendenza al ribasso si è rafforzata a causa delle preoccupazioni per la zona euro (elezioni italiane, crisi di Cipro). L'euro è tornato sotto 1,28 dollari a fine marzo e poi si è mosso senza direzione tra 1,28 e 1,34 fino ad agosto prima di tornare a salire oltre 1,35 il 18 settembre in conseguenza alle decisioni di politica monetaria della FED. Nel mese di ottobre, le incertezze legate alla chiusura dei servizi federali ("shutdown") con le conseguenze sul deficit di bilancio hanno pesato sul dollaro portando la parità sopra 1,38 a fine ottobre. Dopo il taglio dei tasso a sorpresa della BCE il 7 novembre, il cambio è sceso sotto 1,33, ma non è andato oltre, in assenza di ulteriori misure non convenzionali. L'apprezzamento dell'euro è ripreso con la parità di nuovo a 1.38. Anche se l'annuncio di una riduzione degli acquisti di titoli da parte della Fed dal

prossimo gennaio, non pienamente anticipato, ha supportato il dollaro nel mese di dicembre, l'apprezzamento del dollaro USA è rimasto moderato.

Dopo la stabilizzazione intorno 1,36 per un paio di giorni, il cambio EUR / USD è nuovamente rimbalzato alla fine dell'anno, arrivando a 1,39 il 27 dicembre.

L'euro ha chiuso l'anno a 1,37 dollari, in salita del 4,5%

sul dollaro.

L'impegno del Primo Ministro Shinzo Abe eletto alla fine del 2012 di chiedere al nuovo governatore della BoJ una politica molto più aggressiva di acquisti di titoli è stato mantenuto e ha portato ad un significativo calo dello yen. L'obiettivo di inflazione è stato aumentato dall'1% al 2% a gennaio e la BoJ ha annunciato il 4 aprile un programma di allentamento eccezionale (con l'obiettivo di raddoppiare in due anni la base monetaria). Vertici internazionali si sono conclusi senza commenti specifici sul yen, il che ha incoraggiato gli operatori a ritenere che la moneta potesse continuare a deprezzarsi. Infatti, il USD / JPY ha superato la soglia dei 100 del 9 maggio. La fine momentanea del carry trade causata dall'aumentato nervosismo sui mercati finanziari ha interrotto il movimento portando puntualmente la parità sotto 95 nel mese di giugno. Successivamente, il USD / JPY si è evoluto senza una precisa direzione fino all'inizio di novembre, quando ha ripreso a salire per terminare il trimestre a 105,15, il livello più alto da ottobre 2008.

Poiché la crescita del terzo trimestre è stata deludente e l'aliquota IVA sarà aumentata all'inizio di aprile, gli investitori sono sempre più propensi a immaginare che la BoJ aumenterà il suo sostegno per l'economia e posizionarsi di conseguenza per un ulteriore forte calo dello yen anche nei mesi a venire. Le posizioni speculative contro lo yen sono quindi rimaste elevate anche a fine del 2013. La divisa nipponica chiude l'anno in calo del 21,57% sul dollaro e del 26,99% sull'euro.

I MERCATI FINANZIARI ITALIANI

Il mercato azionario italiano ha chiuso l'esercizio 2013

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8 con un rialzo dei suoi indici principali pari a +16,50%

per il Ftse Mib e +17,60% per il Ftse Allshare. Nei primi mesi dell'anno il listino ha beneficiato delle indicazioni macroeconomiche positive provenienti dagli Stati Uniti e dai mercati emergenti che hanno determinato un rialzo delle quotazioni della società maggiormente orientate all'esportazione. In seguito gli indici sono stati penalizzati dal difficile contesto macroeconomico domestico, dalla complessa situazione politica e dalle difficoltà del sistema bancario.

Quest'ultimo è stato condizionato dal deterioramento della qualità degli attivi, dalla necessità di interventi di razionalizzazione delle strutture e di taglio dei costi e dal permanere della debolezza del margine di interesse.

I mesi di aprile e maggio sono stati trascinati al rialzo dal forte recupero del comparto bancario che ha beneficiato della riduzione dello spread e delle attese per la formazione di un nuovo governo in grado di affrontare la pesante crisi macroeconomica del paese.

Un contributo positivo al recupero degli indici è stato dato dal comparto dei beni discrezionali grazie alla performance del titolo Fiat che ha beneficiato delle attese positive della crescita della controllata Crysler e del settore dei media con il titolo Mediaset. L'elevata volatilità che ha caratterizzato l'intero esercizio 2013 si è acuita in particolare nel mese di giugno in ribasso dell'11% a causa del crollo del comparto bancario penalizzato dal rialzo dello spread, arrivato a toccare 304 e dal riemergere dei timori relativi ai continui rinvii della ripresa macroeconomica. Il secondo semestre ha registrato un nuovo recupero del comparto bancario, positivamente influenzato dalla progressiva riduzione dello spread e da qualche segnale di miglioramento del margine di interesse dei principali istituti di credito.

Un'altra performance positiva è stata registrata dagli operatori del risparmio gestito che hanno chiuso un anno eccezionale in termini di crescita della raccolta. Il comparto dei titoli media è stato positivamente influenzato dall'ottimo andamento del titolo Mediaset, trascinato al rialzo dalle attese di un miglioramento degli investimenti pubblicitari in Italia ed in Spagna.

Tra i settori migliori è da segnalare infine il settore

assicurativo sostenuto dal titolo Fondiaria Sai, compagnia oggetto di un'importante ristrutturazione.

Tra i settori più deboli invece, il comparto energetico, con il forte calo del titolo Saipem, e quello telefonico.

Prospettive

Nonostante l'annuncio del "tapering" in dicembre sia stato ben accolto, è probabile che durante l'effettiva riduzione degli acquisti di azioni nel mese di gennaio gli investitori torneranno a manifestare qualche nervosismo. La Fed deve procedere alla normalizzazione della politica monetaria sotto la minaccia di una nuova fase di instabilità dei mercati finanziari globali. Al di là della possibile volatilità nei primi mesi dell'anno, le migliori condizioni economiche, l'assenza di pressioni inflazionistiche e la permanenza di tassi di interesse ancora bassi in termini assoluti, sono tutti fattori che possono favorire un graduale miglioramento delle prospettive di profitto delle imprese. La combinazione di una crescita globale marginalmente più forte ed una politica monetaria ancora molto accomodante nel G3 è un cocktail a priori positivo per gli attivi rischiosi anche se alcune valutazioni potrebbero indurre gli investitori ad essere prudenti. E' sempre presente il rischio di vedere i titoli di Stato reagire in modo eccessivo alla nuova politica monetaria degli Stati Uniti anche se, ricordiamo ancora una volta, la riduzione degli acquisti è limitata ed i tassi di interesse resteranno molto bassi tutto l'anno. La comunicazione sarà lo strumento principale di Janet Yellen nel suo ruolo di capo della Fed a partire da fine gennaio.

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INDICE

Relazione degli Amministratori sulla gestione del Fondo 10

Situazione Patrimoniale 13

Sezione Reddituale 15

Nota Integrativa 17

Parte A - Andamento del valore della quota 17

Parte B– Le attività, le passività e il valore complessivo netto 19

Sezione I– Criteri di valutazione Sezione II– Le attività

Sezione III– Le passività

Sezione IV– Il valore complessivo netto Sezione V– Altri dati patrimoniali

Parte C– Il risultato economico dell'esercizio 28

Sezione I– Strumenti finanziari quotati e non quotati e relative operazioni di copertura Sezione II– Depositi bancari

Sezione III– Altre operazioni di gestione e oneri finanziari Sezione IV– Oneri di gestione

Sezione V– Altri ricavi e oneri Sezione VI– Imposte

Parte D– Altre informazioni 31

Allegato modalità di esercizio del diritto di voto 32

Relazione della società di revisione 40

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Relazione degli amministratori

Considerazioni generali e politica di gestione

Il mercato azionario italiano ha chiuso l'esercizio 2013 con un rialzo dei suoi indici principali pari a +16.5% per il Ftse Mib e +17,60% per il Ftse Allshare. Dopo un avvio positivo, nei primi due mesi del periodo in esame legato a indicazioni macroeconomiche positive provenienti da Stati Uniti e mercati emergenti, il listino italiano ha registrato un'elevata volatilità.

L'andamento è ascrivibile alla crisi macroeconomica, alla complessa situazione politica e ai problemi del settore bancario.

Quest'ultimo è stato pesantemente condizionato dal continuo deterioramento dell'asset quality, dalla necessità di interventi di razionalizzazione e taglio dei costi e dal permanere della debolezza del margine di interesse. Dopo un rialzo dei principali titoli a gennaio e febbraio il comparto ha iniziato un progressivo ritracciamento. La politica di investimento del Fondo ha previsto nei primi due mesi una forte esposizione al comparto concentrata soprattutto sui titoli Unicredito, Banca Intesa e Banca Popolare di Milano, posizioni progressivamente ridotte a partire dal mese di marzo.

Il focus degli investimenti è stato poi concentrato sui comparti dell'asset management, assicurativo e dei consumer discretionary.

Gli operatori quotati del settore del risparmio gestito hanno registrato nel primo semestre dell'anno un andamento positivo legato al continuo incremento della raccolta. All'interno del comparto assicurativo, le scelte strategiche si sono concentrate sul titolo Generali. All'interno dei consumer discretionar il sovrappeso si è concentrato sui titoli Mediaset e sulle azioni del comparto del lusso. Nel mese di giugno il mercato ha registrato un forte crollo pari a circa l'11% e le scelte settoriali hanno privilegiato la progressiva riduzione dell'esposizione al settore bancario, che ha sofferto del forte rialzo dello spread e dei timori degli impatti sui margini di interesse degli istituti di credito.

Nella seconda parte dell'anno il mercato ha invertito il trend negativo, grazie ad alcuni lievi segnali di rallentamento della crisi macroeconomica, l'assestamento della situazione politica ed il progressivo restringimento dello spread. Sono state assunte decisioni di investimento indirizzate al recupero dell'esposizione al comparto bancario e dell'asset management, industriale e dei consumer discretionary.

La percentuale di investimento è stata mediamente compresa tra l'85 ed il 95%.

Parametri di riferimento (benchmark)

100,00% FTSE Italia All-Share Gross Div (TITLMSE).

Eventi di particolare importanza

Nel corso del 2013 si segnala l'entrata in vigore, in data 29 novembre 2013, del nuovo Regolamento di gestione dei

"Fondi BNL" - famiglia di appartenenza del fondo "BNL Azioni Italia" - contenente talune variazioni che hanno interessato anche tale Fondo, così come di seguito elencate:

a) la riduzione delle rate minime dei "Piani di Accumulo" (da 100 a 50 Euro), la cui struttura è stata contestualmente uniformata a quella dei "ContoPac";

b) la soppressione della modalità di partecipazione denominata "PIC 1 - Commissioni di rimborso";

c) l'anticipazione - dalle ore 12.00 alle ore 8.00 - dell'orario entro cui si considerano ricevute in giornata le domande di sottoscrizione, switch e rimborso.

Evoluzione prevedibile della gestione

La situazione macroeconomica italiana inizia ad evidenziare timidi segnali di miglioramento con una revisione al rialzo delle stime di crescita da parte degli economisti. Le valutazioni rimangono ancora attraenti per molti settori se analizzate rispetto alla media storica degli ultimi dieci anni. Tali fattori potrebbero determinare un ritorno di interesse nei confronti

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del mercato azionario italiano da parte sia degli investitori domestici che internazionali.

Sulla base di questi elementi la strategia di investimento del Fondo sarà orientata su una politica di scelta di titoli legati alla ripresa macroeconomica, con valutazioni attraenti, una situazione patrimoniale solida e prospettive di crescita.

Rapporti con Società del Gruppo

A livello internazionale, i rapporti con le Società del Gruppo riguardano prevalentemente attività di gestione di portafogli, valorizzazione patrimoniale, amministrazione e custodia delle attività, nonché distribuzione di prodotti e servizi finanziari.

La SGR ha inoltre rapporti con BNP Paribas SA (Parigi) e con BNL, per la fornitura di servizi IT strumentali o in outsourcing.

Unitamente ai primari brokers nazionali e internazionali, la SGR intrattiene rapporti con BNP Paribas Fin'AMS e BNL che svolgono altresì attività di intermediazione in strumenti finanziari, cambi e valute.

Le attività amministrative e di back office sono affidate a BNP Paribas Securities Services - Succursale di Milano, che ricopre anche il ruolo di Banca Depositarie di tutti i Fondi istituiti e gestiti dalla SGR.

Attività di collocamento delle quote

BNP Paribas Investment Partners SGR SpA per il collocamento delle quote si avvale, sulla base di apposite convenzioni stipulate con ciascun soggetto collocatore, degli sportelli della Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. e di Allianz Bank Financial Advisors S.p.A.

Performance del Fondo

Il Fondo ha performato alla fine dell'anno in esame sostanzialmente in linea al suo parametro di riferimento il Ftse All Share (+0,23%). Dopo aver beneficiato del buon andamento del settore bancario nei primi mesi dell'anno, il Fondo ha risentito nei mesi estivi del forte ritracciamento di molti titoli di istituti di credito domestici. E' stata premiante al contrario, l'esposizione ad alcuni titoli del comparto media quale Mediaset, del comparto del lusso quale Salvatore Ferragamo e del comparto industriale quale Pirelli.

Anche il comparto del risparmio gestito con sovrappesi, in gran parte dell'anno, con una particolare esposizione ai gruppi Azimut, Banca Generali e Mediolanum ha fornito un supporto positivo alla performance. E' stato penalizzante, al contrario, in alcuni periodi, il sovrappeso su titoli energetici quali Saipem e Tenaris e su titoli dei servizi pubblici quali Terna e Snam Rete Gas.

Eventi successivi alla chiusura dell'esercizio

Tra gli eventi successivi alla chiusura dell'esercizio si segnala:

a) in data 1° gennaio 2014, l'entrata in vigore della modifica regolamentare concernente l'eliminazione della facoltà di richiedere l'emissione, la conversione, il frazionamento o il raggruppamento di certificati rappresentativi delle quote al portatore, sebbene resti comunque consentita la conversione dei certificati dal portatore a nominativi, nonché il frazionamento e/o il raggruppamento di certificati nominativi;

b) in data 11 aprile 2014, la trasformazione del fondo "BNL Azioni Italia" in OICR Feeder dell'OICR Master "Equity Italy", comparto della Sicav armonizzata di diritto lussemburghese "BNP Paribas L1". Tale operazione conclude il processo di razionalizzazione della gamma prodotti rappresentata dai fondi comuni di diritto italiano, la cui prima fase si è conclusa in data 29 novembre 2013.

L'OICR Feeder è una particolare tipologia di Fondo che investe almeno l'85% delle proprie attività nell'OICR Master;

atteso che l'obiettivo della SGR è quello di replicare l'andamento dell'OICR Master, ad eccezione della liquidità necessaria al corretto funzionamento del Fondo le attività dell'OICR Feeder saranno interamente investite nell'OICR Master.

(12)

12 Operatività su strumenti finanziari derivati

In merito al calcolo dell'esposizione complessiva del Fondo in strumenti finanziari derivati, la SGR ha scelto di utilizzare il metodo degli impegni e, per quanto riguarda le politiche di copertura e di mitigazione dei rischi, si segnala che il Fondo non ha fatto ricorso all'utilizzo di strumenti derivati.

(13)

Situazione Patrimoniale

ATTIVITA' Situazione al 30 Dicembre 2013 Situazione a fine esercizio precedente Valore Complessivo

In percentuale del Totale

Attività

Valore Complessivo

In percentuale del Totale

Attività

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI 78.401.667 95,192 86.410.724 97,775

A1. Titoli di debito A1.1 titoli di Stato A1.2 altri

A2. Titoli di capitale 78.401.667 95,192 86.410.724 97,775

A3. Parti di O.I.C.R

B STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B1. Titoli di debito

B2. Titoli di capitale B3. Parti di O.I.C.R.

C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia

C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati

C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati

D. DEPOSITI BANCARI D1. A vista

D2. Altri

E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE

F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITÀ 3.843.187 4,666 1.966.138 2,225

F1. Liquidità disponibile 3.843.187 4,666 1.966.138 2,225

F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare

F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare

G. ALTRE ATTIVITÀ 116.897 0,142 1 N.S.

G1. Ratei attivi 1 N.S.

G2. Risparmio di imposta

G3. Altre 116.897 0,142

TOTALE ATTIVITÀ 82.361.751 100,000 88.376.863 100,000

(14)

14

Situazione Patrimoniale

PASSIVITA' E NETTO Situazione al 30 Dicembre 2013 Situazione a fine esercizio precedente

Valore Complessivo Valore Complessivo

H. FINANZIAMENTI RICEVUTIT F

I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATET

F

L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATIT L1. Opzioni premi o altri strumenti finanziari derivati quotatiL

L2. Opzioni premi o altri strumenti finanziari derivati non quotatiL

F

M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTIT M1. Rimborsi richiesti e non regolatiM M2. Proventi da distribuireM M3. AltriM

F

N. ALTRE PASSIVITÀT 155.802 175.929

N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidatiN 154.970 175.928

N2. Debiti di impostaN

N3. AltreN 832 1

F

TOTALE PASSIVITÀP 155.802 175.929

F

VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDOQ 82.205.949 88.200.934

Numero delle quote in circolazioneQ 4.539.733,918 5.937.593,374

Valore unitario delle quoteQ 18,108 14,855

MOVIMENTO DELLE QUOTE NELL'ESERCIZIO

Quote emesse 444.400,521

Quote rimborsate 1.842.259,977

(15)

Sezione Reddituale

Rendiconto al 30 Dicembre 2013 Rendiconto esercizio precedente F

A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI T 19.622.692 10.110.852

F

A1. PROVENTI DA INVESTIMENTI A 2.517.854 2.417.718

A1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito A

A1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale A 2.517.854 2.417.718

A1.3 Proventi su parti di O.I.C.R A F

A2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI A 6.529.946 778.979

A2.1 Titoli di debito A

A2.2 Titoli di capitale A 6.529.946 778.979

A2.3 Parti di O.I.C.R. A F

A3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE A 10.574.892 6.914.155

A3.1 Titoli di debito A

A3.2 Titoli di capitale A 10.574.892 6.914.155

A3.3 Parti di O.I.C.R. A F

A4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI A F

Risultato gestione strum. finanziari quotati A 19.622.692 10.110.852

F

B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI T -376 -1

F

B1. PROVENTI DA INVESTIMENTI B B1.1 Interessi e altri proventi su titoli di debito B B1.2 Dividendi e altri proventi su titoli di capitale B B1.3 Proventi su parti di O.I.C.R B

F

B2. UTILE/PERDITA DA REALIZZI B -376 -1

B2.1 Titoli di debito B

B2.2 Titoli di capitale B -376 -1

B2.3 Parti di O.I.C.R. B F

B3. PLUSVALENZE/MINUSVALENZE B B3.1 Titoli di debito B

B3.2 Titoli di capitale B B3.3 Parti di O.I.C.R. B F

B4. RISULTATO DELLE OPERAZIONI DI COPERTURA DI STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B F

Risultato gestione strumenti finanziari non quotati B

-376 -1

F

C. RISULTATO DELLE OPERAZIONI IN STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI NON DI COPERTURA T

200.375 150.400

F

C1. RISULTATI REALIZZATI C 200.375 150.400

C1.1 Su strumenti quotati C 200.375 150.400

C1.2 Su strumenti non quotati C F

C2. RISULTATI NON REALIZZATI C C2.1 Su strumenti quotati C C2.2 Su strumenti non quotati C F

(16)

16

Sezione Reddituale

Rendiconto al 30 Dicembre 2013 Rendiconto esercizio precedente

F

D. DEPOSITI BANCARIT

D1. INTERESSI ATTIVI E PROVENTI ASSIMILATID

E. RISULTATO DELLA GESTIONE CAMBIT -14.920 -6.236

E1. OPERAZIONI DI COPERTURAE E1.1 Risultati realizzatiE

E1.2 Risultati non realizzatiE

E2. OPERAZIONI NON DI COPERTURAE E2.1 Risultati realizzatiE

E2.2 Risultati non realizzatiE

E3. LIQUIDITÀE -14.920 -6.236

E3.1 Risultati realizzatiE 1.442

E3.2 Risultati non realizzatiE -14.920 -7.678

F. ALTRE OPERAZIONI DI GESTIONET

F1. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRONTI CONTRO TERMINE E ASSIMILATEF F2. PROVENTI DELLE OPERAZIONI DI PRESTITO TITOLIF

Risultato lordo della gestione di portafoglioF 19.807.771 10.255.015

G. ONERI FINANZIARIT -831

G1. INTERESSI PASSIVI SU FINANZIAMENTI RICEVUTIG

-831 G2. ALTRI ONERI FINANZIARIG

Risultato netto della gestione di portafoglioG 19.806.940 10.255.015

H. ONERI DI GESTIONET -2.157.148 -1.990.585

H1. PROVVIGIONE DI GESTIONE SGRH -1.840.747 -1.680.281

H2. COMMISSIONI BANCA DEPOSITARIAH -85.671 -66.037

H3. SPESE PUBBLICAZIONE PROSPETTI E INFORMATIVA AL PUBBLICOH

-719 -1.095

H4. ALTRI ONERI DI GESTIONEH -230.011 -243.172

F

I. ALTRI RICAVI ED ONERIT 26.095 211

I1. INTERESSI ATTIVI SU DISPONIBILITÁ LIQUIDEI 2

I2. ALTRI RICAVII 26.110 241

I3. ALTRI ONERII -15 -32

Risultato della gestione prima delle imposteI 17.675.887 8.264.641

L. IMPOSTET

L1. IMPOSTA SOSTITUTIVA A CARICO DELL'ESERCIZIOL L2. RISPARMIO DI IMPOSTAL

L3. ALTRE IMPOSTEL

Utile/perdita dell'esercizioL 17.675.887 8.264.641

(17)

Nota Integrativa

Forma e contenuto del rendiconto di gestione

Il Rendiconto di gestione, così come regolamentato dalle disposizioni emanate dalla Banca d'Italia con provvedimento dell'8 maggio 2012 e successive modifiche e dalla attuale normativa è costituito da una situazione patrimoniale, da una situazione reddituale e da una nota integrativa alle quali si accompagna la Relazione degli Amministratori, che illustra l'andamento della gestione nel suo complesso, nonché le direttrici seguite nell'attuazione delle politiche di investimento.

Tutti gli importi sono espressi in unità di Euro senza cifre decimali.

Parte A - Andamento del valore della quota

BNL Azioni Italia

___

Andamento della quota

Andamento della quota e del benchmark

28/12/2012 - 30/12/2013

___

Andamento del benchmark (***)

28/12/2012 13/02/2013 28/03/2013 16/05/2013 28/06/2013 12/08/2013 25/09/2013 08/11/2013 23/12/2013

94,4 99,4 104,4 109,4 114,4 119,4 124,4

Descrizione Anno

2013

Anno 2012

Anno 2011

Valore quota alla fine dell'esercizio precedente 14,855 13,611 17,318

Valore quota alla fine dell'esercizio 18,108 14,855 13,611

Performance netta dell'esercizio(***) 21,898 9,140 -21,405

Performance dei benchmark di riferimento (*)(***) 21,666 12,858 -21,415

Valore massimo della quota 18,268 15,542 18,718

Valore minimo della quota 14,238 11,794 12,288

Valore della Tracking Error Volatility (TEV) (**) 2,637 2,633 4,055

(*) Performance calcolata al lordo degli oneri di gestione ed al netto dell'effetto fiscale

(**) Tracking Error Volatility calcolata come deviazione standard giornaliera annualizzata della differenza tra la performance del fondo e quella del benchmark (***) Il benchmark preso a riferimento è quello indicato nella Parte I del prospetto informativo

(18)

18 BNL Azioni Italia

Performance del fondo e del benchmarkRendimento annuo del fondo

2004 - 2013Performance del benchmark (**)

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

-50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30

16,0

11,8

16,6

-6,6

-43,1

23,8

-3,5

-21,4

9,1

21,9

14,4

11,1

18,7

-4,0

-40,3

22,4

-7,1

-21,4

12,9

21,7

(*) I dati di rendimento del Fondo non includono i costi di sottoscrizione (né gli eventuali costi di rimborso) a carico dell'investitore. I rendimenti illustrati nel grafico sono riportati al netto degli oneri fiscali fino al 30 giugno 2011 ed al lordo degli oneri fiscali per il periodo successivo. Dal 1° luglio 2011 la tassazione è a carico dell'investitore.

(**) Il benchmark preso a riferimento è quello indicato nella Parte I del prospetto informativo.

La Società ha istituito un'apposita funzione di Risk Management con il compito di identificare, misurare e controllare i rischi finanziari relativi ai portafogli d'investimento dei fondi promossi e/o gestiti dalla SGR.

Nel corso dell'esercizio il rendimento annuo del Fondo, al netto degli oneri di gestione, è stato pari a 21,90%, rispetto a 21,67% di rendimento del benchmark. La volatilità del Fondo, misurata in termini di scarto quadratico medio annualizzato dei rendimenti giornalieri, è stata pari a 19,34%, rispetto a 20,33% di volatilità del benchmark. Il tracking error ex-post del Fondo, misurato in termini di scarto quadratico medio annualizzato degli extra-rendimenti giornalieri del Fondo rispetto al benchmark, è stato pari a 2,64%. Lo Sharpe Ratio del Fondo, misurato come rapporto tra l'extra- rendimento del Fondo, rispetto ad un rendimento considerato privo di rischio, e la volatilità del Fondo medesimo, è stato pari a 1,01. L'Information Ratio, misurato come rapporto fra l'extra-rendimento del Fondo, rispetto al rendimento del benchmark, e il tracking error ex-post del Fondo medesimo, è stato pari a 0,07.

Per il controllo dei rischi di mercato la funzione di Risk Management si avvale di modelli di rischio di tipo parametrico, stimati sulla base di serie storiche settimanali dei principali fattori di rischiosità (rischio di prezzo, di tasso di interesse, di credito, di tasso di cambio). In particolare, quale misura relativa di controllo dei rischi ex-ante, è stata utilizzata la volatilità attesa dello scostamento tra i rendimenti del Fondo e quelli del benchmark (c.d. tracking error volatility ex- ante), il cui valore medio nel corso dell'esercizio è stato pari a 4,33%.

Nel corso dell'esercizio il portafoglio del Fondo ha mostrato le caratteristiche di seguito descritte. L'esposizione azionaria del Fondo si è attestata mediamente intorno a 94% del patrimonio netto, mantenendosi all'interno di un intervallo compreso fra 89% e 107%.

In merito al calcolo dell'esposizione complessiva del Fondo in strumenti finanziari derivati, la SGR ha scelto di utilizzare il metodo degli impegni e, per quanto riguarda le politiche di copertura e di mitigazione dei rischi, si segnala che il Fondo non ha fatto ricorso all'utilizzo di strumenti derivati.

Gli eventi che hanno influenzato l'andamento della quota sono descritti nella relazione degli Amministratori.

Non si sono verificati errori di valorizzazione della quota nell'esercizio.

(19)

Parte BLe attività, le passività e il valore complessivo netto Sezione ICriteri di valutazione

a) registrazione delle operazioni

- le operazioni di negoziazione in strumenti finanziari sono registrate nel "portafoglio" alla data di effettuazione dei relativi contratti di acquisto e di vendita, indipendentemente dalla data di regolamento. Nel caso in cui si sottoscrivano strumenti finanziari di nuova emissione la data di registrazione in "portafoglio" sarà uguale alla data di effettiva assegnazione. Le compravendite di quote di OICR sono registrate nel "portafoglio" del Fondo alla ricezione della conferma dell'operazione.

- le operazioni di negoziazione in contratti futures vengono registrate evidenziando i margini iniziali cash o titoli dati a garanzia, nella sezione patrimoniale, e i margini di variazione positivi/negativi, nella sezione reddituale, secondo il principio della competenza economica;

- il "portafoglio" è gestito attraverso il metodo del costo medio di acquisto che è determinato sulla base del valore di libro degli acquisti del periodo. Le differenze tra i costi medi di acquisto ed i prezzi di mercato, così come definiti nel paragrafo relativo alla valutazione degli strumenti finanziari, messe in relazione con le quantità alla data del Rendiconto originano le plusvalenze e le minusvalenze sugli strumenti finanziari, mentre gli utili o le perdite realizzate sulle vendite sono calcolate sulla base del costo medio di carico;

- le operazioni di Pronti contro termine e assimilate vengono registrate alla data di effettuazione delle operazioni e non influiscono sulla posizione netta in "portafoglio". I proventi e gli oneri relativi all'operazione vengono rateizzati in base alla durata del contratto nel rispetto del principio della competenza economica;

- Regime di tassazione dei fondi comuni di investimento:

Tassazione dei proventi

A far data dal 1° luglio 2011, come disposto dal D.L 29 dicembre 2010 n. 225 convertito con modificazioni della legge 26 febbraio 2011 n. 10, l'imposizione fiscale è stata trasferita in capo ai partecipanti e applicata sui proventi distribuiti in costanza di partecipazione e su quelli compresi nella differenza tra il valore di riscatto di liquidazione o di cessione delle quote (ivi comprese le donazioni e le successioni mortis causa) e il costo medio ponderato di sottoscrizione o di acquisto delle stesse.

La ritenuta di cui sopra è operata a titolo di acconto per i soggetti che detengono le quote nell'esercizio d'imprese commerciali e a titolo di imposta nei confronti di tutti gli altri soggetti.

Inoltre il D.L. 13 agosto 2011 n. 138 ha incrementato, a partire dal 1° gennaio 2012, l'aliquota di tassazione delle rendite finanziarie portandola dal 12,5% al 20%.

Una deroga all'applicazione della predetta aliquota è stata prevista dal legislatore per i redditi derivanti da titoli di Stato italiani ed esteri (con specifiche caratteristiche) per i quali trova ancora applicazione la tassazione in misura pari al 12,5%, anche qualora l'investimento in tali titoli sia stato effettuato indirettamente per il tramite di OICR di diritto italiano;

Imposta di bollo

Con decorrenza 1° gennaio 2012 l'art. 19 del D.L. 6 dicembre 2011 n. 201 ha previsto l'applicazione dell'imposta di bollo nella misura dell'1 per mille annuo (1,5 per mille a partire dal 1° gennaio 2013) sulle comunicazioni su strumenti finanziari inoltrate dagli intermediari.

L'imposta in argomento è applicata con un minimo di euro 34,20 e, limitatamente all'anno 2012, con un massimo pari ad euro 1.200, sull'importo di mercato degli strumenti finanziari contenuti nella comunicazione. Quest'ultima, per espressa previsione normativa, si considera inviata almeno una volta l'anno, nonché alla chiusura del rapporto, anche nel caso in cui non sussista uno specifico obbligo di invio.

In presenza di più "enti gestori", il soggetto tenuto ad applicare l'imposta è il collocatore che intrattiene con il

(20)

20

cliente un rapporto di custodia, amministrazione, deposito, gestione o altro stabile rapporto;

- i dividendi vengono registrati alla data di stacco cedola al netto delle eventuali ritenute d'imposta estere;

- gli interessi e gli altri proventi ed oneri di natura operativa vengono registrati secondo il principio della competenza economica attraverso la rilevazione di ratei e risconti;

- le operazioni di sottoscrizione/rimborso delle quote vengono effettuate in base al Regolamento del Fondo e secondo il principio della competenza economica.

b) valutazione degli strumenti finanziari

Per quanto attiene il processo di valutazione degli strumenti finanziari, la Banca Depositaria BNP Paribas Securities Services Milano, responsabile del calcolo della quota, in accordo con la SGR ha definito i criteri di valutazione, nel rispetto della normativa vigente secondo quanto stabilito dalla Banca d'Italia, sentita la Consob, nel provvedimento del 8 Maggio 2012 e successive modifiche.

Tali criteri vengono di seguito brevemente illustrati:

- le quotazioni prese a riferimento sono le ultime disponibili alle ore 24 italiane del giorno di riferimento del calcolo della quota;

- per gli strumenti finanziari di tipo azionario quotati, il prezzo è quello risultante dall'ultimo listino ufficiale disponibile, valutandone la significatività per i valori trattati su più mercati, tenendo anche conto delle quantità ivi negoziate;

- per gli strumenti finanziari di tipo obbligazionario il prezzo è rilevato in ordine di preferenza sui mercati regolamentati di quotazione del titolo, ovvero reso disponibile da contributori di prezzi (rappresentati da gruppi di operatori di mercato che assicurano la costanza del processo di formazione del prezzo), ovvero rilevato su sistemi alternativi di scambio;

- per le quote di OICR (esclusi ETF) viene utilizzato l'ultimo valore quota ufficiale reso noto al pubblico;

- per le quote di OICR Master per cui il calcolo del NAV è effettuato tramite filiali estere della Banca Depositaria viene utilizzato l'ultimo valore quota ricevuto dalla SGR dell'OICR Master;

- per gli strumenti finanziari quotandi e non quotati, la valutazione esprime il loro presumibile valore di realizzo sul mercato, individuato su un'ampia base di elementi di informazione, oggettivamente considerata dai responsabili organi della Banca Depositaria, concernenti sia la situazione dell'emittente sia quella del mercato;

- per gli strumenti finanziari derivati quotati, il prezzo è quello risultante dall'ultimo listino ufficiale disponibile;

- per gli strumenti finanziari derivati non quotati il criterio base di valutazione è il "costo di sostituzione";

- per gli strumenti finanziari individualmente sospesi dal listino la valutazione è effettuata sulla base dei criteri previsti per quelli non quotati, tenendo anche conto dell'ultima quotazione rilevata;

- le poste denominate in valute diverse da quella di denominazione del Fondo sono convertite in quest'ultima valuta sulla base del tasso di cambio di riferimento accertato attraverso le rilevazioni dei principali contributori, calcolati e pubblicati da WM Company ovvero sulla base dei tassi di cambio correnti alla data di riferimento della valutazione accertati quotidianamente dalla Banca Centrale Europea.

(21)

Sezione IILe attività

Elenco analitico dei principali strumenti finanziari quotati e non quotati detenuti dal Fondo in ordine decrescente di controvalore.

Titolo Divisa Quantità Controvalore in Euro % incidenza su attività

UNICREDIT SPA EUR 1.307.682 7.035.330 8,542

ENI SPA EUR 396.498 6.934.750 8,420

INTESA SANPAOLO EUR 3.713.295 6.661.651 8,088

ASSICURAZIONI GENERALI EUR 387.406 6.624.643 8,043

ENEL SPA EUR 1.086.593 3.448.846 4,187

REPSOL SA EUR 172.365 3.155.141 3,831

TELECOM ITALIA EUR 3.899.989 2.811.892 3,414

TERNA SPA EUR 662.852 2.407.478 2,923

LUXOTTICA GROUP SPA EUR 61.306 2.387.869 2,899

ATLANTIA SPA EUR 146.322 2.386.512 2,898

SNAM SPA EUR 575.879 2.341.524 2,843

PIRELLI & C. EUR 156.762 1.972.066 2,394

TENARIS SA EUR 112.555 1.787.373 2,170

PRYSMIAN SPA EUR 94.790 1.773.521 2,153

FIAT SPA EUR 296.550 1.762.990 2,141

STMICROELECTRONICS NV EUR 299.822 1.731.472 2,102

FONDIARIA-SAI SPA EUR 731.988 1.717.244 2,085

MEDIOLANUM SPA EUR 259.450 1.634.535 1,985

RYANAIR HOLDINGS PLC EUR 228.712 1.425.333 1,731

A2A SPA EUR 1.634.597 1.390.225 1,688

BANCA POPOLARE DI MILANO EUR 2.450.803 1.102.861 1,339

ENEL GREEN POWER SPA EUR 561.563 1.028.222 1,248

BANCA GENERALI SPA EUR 44.169 994.244 1,207

HERA SPA EUR 595.794 983.060 1,194

WORLD DUTY FREE SPA EUR 105.428 963.612 1,170

ANSALDO STS SPA EUR 122.050 958.093 1,163

SALVATORE FERRAGAMO SPA EUR 34.444 952.377 1,156

MOLESKINE SPA EUR 588.218 941.149 1,143

MEDIASET SPA EUR 271.312 934.941 1,135

AIXTRON SE EUR 86.474 909.274 1,104

BANCA POPOL EMILIA ROMAGNA EUR 130.869 908.231 1,103

MEDIOBANCA SPA EUR 136.728 869.590 1,056

SAIPEM SPA EUR 55.866 869.275 1,055

AZIMUT HOLDING SPA EUR 42.664 846.027 1,027

FONDIARIA-SAI SPA - RSP EUR 4.294 770.773 0,936

MILANO ASSICURAZIONI EUR 906.531 718.879 0,873

RECORDATI SPA EUR 64.589 675.601 0,820

BRUNELLO CUCINELLI SPA EUR 19.464 502.755 0,610

BANCA MONTE DEI PASCHI SIENA EUR 2.415.064 423.602 0,514

SIAS SPA EUR 56.578 408.210 0,496

ARNOLDO MONDADORI EDITORE EUR 178.416 250.496 0,304

Sulla base delle procedure impiegate dalla funzione di Risk Management per il monitoraggio della liquidità di mercato degli strumenti finanziari detenuti nel portafoglio del Fondo, alla data di fine esercizio il Fondo deteneva due strumenti ritenuti a bassa liquidabilità, corrispondenti all'1,4% del patrimonio netto del Fondo.

(22)

22 II.1 Strumenti Finanziari Quotati

Ripartizione degli strumenti finanziari quotati per Paese di residenza dell'emittente.

Paesi di residenza dell'Emittente

Italia Altri Paesi UE Altri Paesi OCSE Altri Paesi Titoli di debito:

- di Stato

- di altri enti pubblici - di banche - di altri Titoli di capitale

- con diritto di voto 68.622.301 9.008.593

- con voto limitato

- altri 770.773

Parti di O.I.C.R.

- aperti armonizzati - aperti non armonizzati - altri

Totali

- in valore assoluto 69.393.074 9.008.593

- in percentuale del totale delle attività 84,254 10,938

Ripartizione degli strumenti finanziari quotati per mercato di quotazione.

Mercato di quotazione

Italia Altri Paesi UE Altri Paesi OCSE Altri Paesi

Titoli quotati 72.911.919 5.489.748

Titoli in attesa di quotazione Totali

- in valore assoluto 72.911.919 5.489.748

- in percentuale del totale delle attività 88,526 6,665

Ripartizione degli strumenti finanziari quotati per settori di attività economica.

Titoli Di Capitale Titoli Di Debito Parti Di O.I.C.R.

Agrario Alimentare

Assicurativo 11.466.074

Bancario 17.995.508

Cartario - Editoriale

Chimico ed idrocarburi 11.987.388

Commercio 1.893.526

Comunicazioni 3.997.329

Diversi 8.487.727

Elettronico 12.643.878

Enti pubblici economici

Farmaceutico 675.601

Finanziario 846.027

Immobile - Edilizio

Meccanico - Automobilistico 3.735.056

Minerale - Metallurgico 1.787.373

Organismi sovranazionali

Tessile 502.755

Titoli di Stato

Trasporti 2.383.425

Totali 78.401.667

Movimenti dell'esercizio di strumenti finanziari quotati.

Controvalore acquisti Controvalore Vendite

Titoli di debito - titoli di Stato - altri

Titoli di capitale 58.833.298 83.946.818

Parti di O.I.C.R.

Totale 58.833.298 83.946.818

(23)

II.2 Strumenti finanziari non quotati

In portafoglio non sono presenti strumenti finanziari non quotati.

Non si evidenziano movimenti di alcun genere nel corso dell'esercizio.

II.3 Titoli di debito

Alla data del Rendiconto non sono presenti in portafoglio titoli di debito.

II.4 Strumenti finanziari derivati

Alla data del Rendiconto non vi sono strumenti finanziari derivati che danno luogo ad una posizione creditoria.

Alla data del Rendiconto non vi sono strumenti finanziari derivati che danno luogo ad una posizione creditoria verso controparti.

Alla data del Rendiconto non vi sono strumenti finanziari derivati che danno luogo a posizioni in garanzia.

II.5 Depositi bancari

Nel corso dell'anno il Fondo non ha effettuato operazioni di Depositi bancari.

II.6 Pronti contro termine attivi e operazioni assimilate

Nel corso dell'esercizio non sono state poste in essere operazioni di Pronti Contro Termine.

II.7 Operazioni di prestito titoli

Nel corso dell'esercizio non sono state poste in essere operazioni di Prestito titoli.

(24)

24 II.8 Posizione netta di liquidità

Importo

Liquidità disponibile:

– Liquidità disponibile euro 3.508.557

– Liquidità disponibile altre 334.630

Totale 3.843.187

Liquidità da ricevere per operazioni da regolare:

– Liquidità da ricevere su strumenti finanziari euro

– Liquidità da ricevere su strumenti finanziari altre

– Liquidità da ricevere su vendite a termine euro

– Liquidità da ricevere su vendite a termine altre

– Liquidità da ricevere operazioni su divisa – Interessi attivi da ricevere

Totale Liquidità impegnata per operazioni da regolare:

– Liquidità impegnata per operazioni in strumenti euro

– Liquidità impegnata per operazioni in strumenti altre

– Liquidità impegnata per acquisti a termine euro

– Liquidità impegnata per acquisti a termine altro

– Liquidità impegnata per operazioni su divisa – Interessi passivi da pagare

Totale

Totale posizione netta di liquidità 3.843.187

II.9 Altre attività

Importo

CREDITI PER DIVIDENDI 116.897

Totale 116.897

Riferimenti

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