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Academic year: 2022

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ESTRATTI DALLA STAMPA LOCALE

IL MESSAGGERO VENETO

29 GIUGNO 2021

Export e investimenti l’economia riparte forte Maurizio Cescon / trieste

Forte vocazione all'export, massicci investimenti e mondo del lavoro in rapidissima trasformazione. Un mix di elementi che darà una robusta spinta al Prodotto interno lordo del Friuli Venezia Giulia. Le stime, diffuse ieri durante il convegno organizzato

dall'Osservatorio regionale sul mercato e le politiche del lavoro, parlano di un più 5,2% per il 2021 e di un altro più 4,5% per il 2022.

Crescita che andrà a compensare il calo (-8,9%) del Pil nell'anno orribile 2020, segnato in modo indelebile dall'emergenza sanitaria.

L'incontro, moderato dalla giornalista Roberta Giani, condirettore de "Il Piccolo", ha visto la partecipazione degli assessori regionali Alessia Rosolen (formazione, istruzione e lavoro) e Sergio Emidio Bini (attività produttive e turismo), oltre che di una platea qualificata di esperti e funzionari, della Regione, di Bankitalia e dell'Anpal. i mesi della pandemiaSe le tendenze e le proiezioni per il futuro dell'occupazione lasciano spazio all'ottimismo, il convegno è stato l'occasione per fare anche il punto su quanto accaduto

"prima". Cioè durante i lunghi e durissimi mesi della pandemia e dei lockdown. Perché se il Friuli Venezia Giulia ha pagato un tributo pesante in termini di lutti, malattia e contagi, il sistema economico, nonostante tutte le difficoltà, ha dimostrato di saper reggere. Più e meglio di tutte le altre regioni italiane. Il dato più significativo, che balza all'occhio, è proprio quello riguardante gli occupati. Anche nel 2020, infatti, si è registrato un piccolo aumento complessivo, di circa 2 mila unità, portando il totale a 513 mila occupati. Regione mosca bianca, perché gli altri territori, nonostante il blocco dei licenziamenti, i ristori e la cassa integrazione, hanno denunciato perdite, più o meno consistenti, di occupati. A maggio 2021 i saldi occupazionali superano addirittura quelli del 2019, cosa ben lontana dal verificarsi nel resto del Paese. Certo non tutto è rose e fiori, perché comunque, sempre secondo le previsioni emerse durante l'incontro, sono circa 6 mila i lavoratori che da qui alle prossime settimane potrebbero perdere il posto, in seguito alla fine del blocco dei licenziamenti, in scadenza il 30 giugno. Ma la rete di protezione, fatta di formazione, reinserimento,

accompagnamento alle nuove competenze, dovrebbe attutire l'impatto negativo.rapida trasformazione«In questa fase i cambiamenti sono velocissimi - ha confermato l'assessore regionale Alessia Rosolen - e dobbiamo essere in grado di mettere in campo gli

strumenti a nostra disposizione per traghettare nel futuro la nostra società. Abbiamo il dovere di dare risposte che non possono essere né prudenti né assistenzialistiche, garantendo ai cittadini una platea di diritti e di certezze che sono fondamentali. Nonostante il pesante impatto causato dalla pandemia, l'occupazione nella nostra Regione ha tenuto grazie a imprenditori che hanno continuato a credere nelle proprie attività. I comparti che hanno sofferto maggiormente sono stati quelli del commercio, del turismo, del lavoro autonomo e temporaneo. L'Unione europea oggi punta su un lavoro in continua evoluzione e dobbiamo correre per cogliere tutte le opportunità che vengono dal Pnrr e dalla programmazione europea in un contesto come quello attuale caratterizzato da una grande disponibilità di liquidità e da una forte ripresa del Prodotto interno lordo». Nel corso del suo intervento l'assessore Rosolen ha posto l'accento sulla necessità di puntare con decisione sulle nuove competenze e sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Il ricercatore della Banca d'Italia, Patrick Zoi, ha presentato invece una fotografia dell'economia del Friuli Venezia Giulia che, dopo una brusca frenata iniziale, ha segnato una grande capacità di reazione grazie all'industria e all'export. I settori in forte crescita sono quelli delle costruzioni, dell'istruzione e della manifattura.terreno fertile per chi investeAll'assessore Sergio Bini, dopo gli interventi dei dirigenti regionali Uliana, Manfren e Alessio Vernì, sono state affidate le conclusioni. «Il Friuli Venezia Giulia ha le carte in regola per attrarre nuovi investimenti. I dati che riguardano la nostra Regione sono risultati tanto positivi quanto imprevedibili, sia dal punto di vista occupazionale che del Pil, ma ricordiamoci che grazie ai ristori a fondo perduto, migliaia di persone hanno potuto pagarsi almeno le bollette. È evidente però che in questi anni il nostro territorio ha lavorato bene, creando un ecosistema solido e forte. Adesso dobbiamo far sì che gli imprenditori vedano il Friuli Venezia Giulia come una regione fertile per i propri investimenti, creando di conseguenza nuovi posti di lavoro. Con la legge SviluppoImpresa abbiamo gettato le fondamenta per ottenere questi risultati, sono state introdotte politiche di defiscalizzazione. Determinanti per la ripartenza anche una seria riforma fiscale e una burocrazia più snella».

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Fase positiva anche nel 2022

Trieste

Al netto di nuovi intoppi che potrebbero essere causati da una recrudescenza della pandemia, scenario comunque improbabile, visto l'andamento della campagna vaccinale, gli anni 2021 e 2022 saranno contrassegnati da un consistente rimbalzo dell'economia del Friuli Venezia Giulia. Gli ultimi dati previsionali messi a disposizione dall'Osservatorio regionale sul mercato e le politiche del lavoro, raccontano di un Pil (Prodotto interno lordo) in forte ripresa: più 5,2% sul 2021 e più 4,5% nel 2022. E l'auspicio di imprese e lavoratori è che le riforme basate sul Pnrr, producano una spinta importante e duratura. Anche negli anni a venire, l'andamento dell'economia sarà buono: nel 2023 il Pil salirà del 2,8%, mentre nel 2024 crescerà ancora dell'1,8%. L'incremento anche

occupazionale si deve soprattutto al settore delle costruzioni (+52,8%), dell'istruzione (+75,8%) e della manifattura (+38,9%). Si rilevano segnali di ripresa anche per il comparto turistico (alberghi e ristoranti, +27%) e per il terziario (+28,2%). Siamo quindi di fronte a quel "rimbalzo" previsto in seguito al successo delle misure di contenimento della pandemia, una ripresa del ciclo economico che sarà favorita dal mutato contesto di politica economica europea che, con il "Recovery plan", lascia le angustie dell'austerity per puntare su interventi espansivi e investimenti pubblici. Questo passaggio di "stato" sta comportando tensioni sia sul lato economico (spinte inflazionistiche) sia su quello del mercato del lavoro.

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Licenziamenti: rischiano in 6 mila

Trieste

La stima dei licenziamenti dopo la fine del blocco che, per molti settori industriali coincide con il 30 giugno, parla di una platea massima di 6 mila persone, secondo le previsioni di Carlos Corvino, responsabile dell'Osservatorio regionale sul mercato e le politiche del lavoro. Una stima piuttosto inferiore rispetto ai timori dei sindacati che paventano un'uscita fino a 15 mila persone dal mondo produttivo. «Questa è la previsione massima di coloro a cui il licenziamento era stato congelato - ha detto Corvino - , la gestione delle uscite dovrebbe essere comunque graduale, anche se la platea non è piccola». Ma chi sono i soggetti che più di altri rischiano di perdere il lavoro che hanno attualmente? Il 50% viene dal terziario, il 25% dalla manifattura, l'11% è impiegato nel settore alberghiero e ristorazione, l'11% nelle costruzioni, il 2% nell'agricoltura e l'1% nell'istruzione. Il 22% dei potenziali licenziati ha più di 55 anni e il 28% ha tra i 45 e 54 anni, l'85% ha un contratto a tempo indeterminato. Solo il 3% di lavoratori altamente specializzati rischia di ritrovarsi senza un impiego a partire dal primo luglio, mentre la percentuale sale al 28% per addetti al commercio o ai servizi.

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Presentato ai sindacati il progetto per velocizzare gli esami e aumentare lo screening dei contagi

Liste d'attesa e più tracciamenti

Piano regionale da 21 milioni

Mattia Pertoldi / udine

La Regione mette in campo un piano da 21 milioni di euro, tra fondi statali e propri, per cercare da una parte di ridurre le liste d'attesa in sanità e, dall'altra, aumentare, soprattutto in vista dell'autunno, il tracciamento dei casi positivi da Covid. Il progetto, che troverà adeguata copertura soprattutto in assestamento di bilancio estivo, è stato presentato ieri dall'assessore Riccardo Riccardi ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Fvg, Villiam Pezzetta, Alberto Monticco e Mauro Franzolini, accompagnati dai rispettivi

rappresentanti di delega, Rossana Giacaz, Luciano Bordin e Luciano Bressan. L'obiettivo della Regione, in sintesi, è quello di ottenere un sostanziale via libera dalle sigle confederali per avviare, il prima possibile, un iter che prevede anche un maggiore ricorso al privato accreditato.le somme a disposizioneIl pacchetto complessivo, come detto, vale 21 milioni di euro. Un primo stanziamento da 10 milioni è figlio del "vecchio" decreto Agosto, approvato lo scorso anno dall'allora Governo giallorosso, che mise a disposizione del Friuli Venezia Giulia l'intera somma, su un totale di 438 milioni destinati alle Regioni, proprio per tagliare le liste d'attesa. Fondi di fatto stanziati soltanto a ottobre, in seguito alla conversione in legge del decreto, quando la seconda ondata di Covid cominciava a farsi sentire, a livello di contagi, decessi e ospedalizzazioni, e che, in concreto, sono stati trasferiti alle Regioni per l'utilizzo nel 2021 con un residuo locale, nello scorso anno, di appena mezzo milione. Alla disponibilità di contributi nazionali, che il Governo Draghi a maggio ha autorizzato a utilizzare in maniera più flessibile rispetto al preventivato, la Regione ha aggiunto altri 6 milioni, parte dei 20 complessivi stanziati per la sanità nella manovrina estiva, portando il totale a 16. Oltre a questo, quindi, ci sono ulteriori 5 milioni di fondi regionali, sempre frutto degli stanziamenti inseriti in assestamento, espressamente dedicati al tracciamento dei casi positivi da Covid e al sequenziamento dei contagi per individuare, il prima possibile, le varianti sul territorio e controllarne la loro

diffusione.l'utilizzo dei finanziamentiRiccardi, ieri, ha spiegato ai sindacati come i primi 16 milioni di euro verranno utilizzati per la riorganizzazione della parte pubblica e gli accreditamenti con il privato con l'obiettivo di «procedere speditamente con il recupero delle attese e il contrasto alla "concorrenza" di altre Regioni su determinate prestazioni a bassa e media complessità». La Regione, nel dettaglio, punta a una programmazione che consenta di raggiungere nel periodo tra giugno e dicembre un allineamento ai consuntivi pre-pandemia del 2019. Parallelamente l'altro intervento sarà focalizzato nel fronteggiare il significativo numero di cittadini del Friuli Venezia Giulia che, in particolare per prestazioni specialistiche a bassa e media complessità, valicano il confine regionale per farsi curare. Come ha spiegato Riccardi, questo avviene anche in virtù del fatto del «maggior numero di accreditamenti con la sanità privata che le Regioni a noi vicine hanno stipulato negli anni e attraverso i quali riescono a organizzare in maniera maggiormente competitiva le attività rispetto a quanto accade da noi». Il denaro stanziato, pertanto, da una parte servirà ad aumentare i servizi erogati in regime di privato accreditato e, dall'altra, consentirà al pubblico di acquistare un maggior numero di prestazioni oppure aumentare gli orari di visita e il lavoro degli ambulatori. I restanti 5 milioni, inoltre, rappresentano una sorta di manovra una tantum pensata a beneficio del personale impegnato nel piano straordinario anti-Covid che comprende, oltre alla campagna vaccinale, anche le attività di sorveglianza, prevenzione e tracciamento dei Dipartimenti e il lavoro dei laboratori per il sequenziamento delle varianti. A proposito delle vaccinazioni, infine, l'assessore alla Salute ha evidenziato come praticamente la totalità di chi ha aderito alla campagna in Friuli Venezia Giulia abbia ormai ricevuto la prima dose, ma che resta la non irrilevante percentuale di personale sanitario che non ha risposto all'appello e sul quale «anche con l'aiuto dei sindacati va continuata l'opera di sensibilizzazione a tutela della sicurezza del sistema ospedaliero e della salute dei cittadini».la posizione dei sindacatiNon è un mistero che la posizione di Cgil, Cisl e Uil, soprattutto per quanto riguarda i rappresentanti di area medica, non sia del tutto granitica, in primis sul tema del ricorso al privato accreditato, ma le tre sigle sindacali, ieri, hanno comunque deciso di commentare alla stessa maniera l'esito dell'incontro con Riccardi. Con parole prudenti e, almeno al momento, generiche, ma che si trasformano in un segnale di tentativo di mantenimento dell'unità. «Gli argomenti affrontati nell'incontro con l'assessore - è il commento - hanno riguardato il recupero della fuga della spesa sanitaria fuori regione, la riduzione delle liste di attesa e l'apertura di tre tavoli: sui temi generali, sul regolamento delle case di riposo e sulla gestione delle risorse sul personale. L'attenzione si è soffermata in particolare

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sulla quota di spesa sanitaria che il Friuli Venezia Giulia versa annualmente ad altre Regioni per il pagamento di prestazioni eseguite da nostri residenti in strutture del privato accreditato al di fuori del nostro territorio. Un problema, questo, che alla sanità regionale costa alcune decine di milioni di euro l'anno, come ha ricordato l'assessore. Le organizzazioni sindacali, condividendo tali

preoccupazioni, hanno sottolineato la necessità di approfondimenti specifici da affrontare negli appositi tavoli tematici alla presenza delle categorie sindacali interessate. È stato inoltre sollecitato un monitoraggio, con verifica trimestrale, sulla riduzione dei tempi delle liste di attesa, sull'abbattimento dell'esodo verso altre Regioni e sulla piena applicazione del corretto contratto al personale della sanità privata. Il vicepresidente ha dato la sua disponibilità all'apertura dei tavoli tematici, tavoli per continuare la discussione e per verificare gli effetti delle azioni conseguenti al disegno illustrato».

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Attacco di Pd e Liguori

«Bocciati da Agenas»

Udine

Pd e Cittadini, questi ultimi per bocca della consigliera Simona Liguori, vanno all'attacco della giunta regionale dopo la bocciatura della stessa da parte di Agenas.«L'attuazione della rete oncologica regionale - attaccano i dem Diego Moretti e Nicola Conficoni - era ed è un obiettivo sempre più necessario per coordinare i diversi reparti di oncologia operanti nelle aziende sanitarie regionali. Questo lo abbiamo sostenuto da tempo e anche recentemente con un'interrogazione con la quale chiedevamo alla giunta di imprimere un'accelerazione alla costituzione del Coordinamento oncologico regionale propedeutico all'avvio della Rete. Quel processo è rimasto fermo per tre anni e ora che arriva la bocciatura da parte dell'Agenas, speriamo riprenda celermente il suo iter. Due anni fa la Conferenza Stato-Regioni approvò la "Revisione delle linee guida organizzative e delle raccomandazioni per la rete oncologica che integra l'attività ospedaliera per acuti e post acuti con l'attività territoriale", poi recepita dalla Giunta, disponendo l'istituzione della Rete oncologica regionale del Friuli Venezia Giulia. Da allora, in diverse occasioni, attraverso annunci e comunicazioni istituzionali è stata sottolineata l'importanza dell'innovazione volta a mettere in rete e coordinare i diversi reparti di oncologia territoriali.

Attendiamo ancora l'atto formale. L'auspicio è che la tirata d'orecchie dell'Agenzia nazionale rimetta la giunta Fedriga sui giusti binari».Molto simile, quindi, anche la posizione di Liguori. «Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali - sostiene la consigliera - boccia nel suo rapporto del 22 giugno la Rete Oncologica del affidata ad Arcs e che negli annunci dell'assessore alla Salute Riccardi avrebbe dovuto dare "risposte più ordinate a chi viene colpito da queste patologie". E invece nel rapporto che esamina le reti oncologiche delle regioni italiane, quella del Friuli Venezia Giulia, che nelle finalità dovrebbe servire in primis a sostenere e guidare i malati e i professionisti, ha molti e gravi punti di debolezza, tra i quali la mancanza di un piano economico- finanziario che ne assicuri la sostenibilità operativa, la mancata identificazione dei Centri di senologia e via così».

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«Non ci sono problemi»

Udine

Al momento «noi non abbiamo problemi sulle dosi di vaccino disponibili. Se dovessimo modificare l'assetto che abbiamo costruito rischieremmo di avere problemi: l'organizzazione della campagna funziona non vedo ragioni per modifiche, non ci sono le condizioni per poterlo fare, mentre altre Regioni sono state obbligate a modificare appuntamenti noi, alle condizioni vigenti, siamo in grado di mantenere quelli che abbiamo».Lo ha detto l'assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, parlando della campagna vaccinale anticovid.

Rispetto al target dell'80% di vaccinati entro fine settembre previsto dal commissario per l'emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, «la capacità della nostra macchina vaccinale - ha osservato Riccardi - non ha problemi a raggiungerlo, anzi. Ma bisogna avere le dosi e le persone disponibili a vaccinarsi. Noi oggi scontiamo diversi punti in meno» di adesioni alla campagna «rispetto ad altre aree del Paese, ma questo è un dato strutturale perché in questa regione ci si è sempre vaccinati un po' di meno. Per quanto riguarda le dosi, in questo momento non siamo in difficoltà, sul futuro dipende dai flussi che saranno garantiti».

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Dal metano all'idrogeno, il Consorzio punta su motori puliti, wi-fi, biglietterie automatiche e servizi a chiamata

Tpl: 15 milioni per bus ecologici e hi-tech

Giulio Garau/trieste

Sette milioni di euro per rinnovare la flotta dei bus - già molto giovane (l'età media è di 7 anni in Friuli Venezia Giulia e 4 a Trieste, contro i 12 in Italia) - soprattutto con mezzi a metano, una trentina, nei servizi urbano ed extraurbano in particolare a Udine (sono oltre 60). In programma poi il corridoio alta mobilità a Trieste con i bus elettrici, e a breve pure quelli a idrogeno. E ci sono altri 8 milioni di euro investiti in tecnologie.Il Consorzio Tpl Fvg - che chiama a raccolta le realtà del trasporto locale di Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia - traccia i primi bilanci a un anno dalla nascita, e le linee delle strategie e degli investimenti per il futuro. Sia ben chiaro, si parla di un Consorzio tra le aziende trasportistiche, ognuna a casa sua prende decisioni in totale autonomia. Per parlare alla Regione ora c'è però, lo ribadiscono sia il presidente Piergiorgio Luccarini e l'amministratore delegato, Aniello Semplice (l'uomo di Arriva e Deutsche Bahn), un unico soggetto. Ma devono finire «divergenze e bisticci che non fanno bene a nessuno», ribadisce Luccarini che proprio come primo punto delle linee di indirizzo mette il «rapporto tra consorziati» con l'obiettivo di fare sempre più sistema e mettere lo sviluppo a fattor comune.E che ci siano ancora troppi bisticci e divergenze lo conferma pure Semplice, che auspica «sempre maggiore integrazione. Non è possibile ogni volta perdere il doppio del tempo per mettere tutti d'accordo su una decisione». Solo due delle tre realtà trasportistiche regionali, Trieste Trasporti e Saf Udine, hanno fatto una scelta industriale forte con l'ingresso di un socio privato come Arriva (Deutsche Bahn) che a Udine detiene il 60% delle quote con un 40%

pubblico, mentre a Trieste il rapporto si inverte. «Una situazione ideale? Mantenere il 60 o poco meno in mano pubblica, il resto a un socio privato per crescere e fare investimenti rispettando il mandato sociale», ragionano Luccarini e Semplice. Pordenone e Gorizia sono lontani da questo obiettivo (entrambe in mani totalmente pubbliche). Intanto il Consorzio pensa al domani. «Con una produzione chilometrica superiore ai 43 milioni l'anno siamo un'esperienza pilota in Italia», spiega il presidente di quello che è il quinto operatore in Italia, una delle 20-25 maggiori realtà industriali del Fvg con oltre 1800 addetti, un indotto di 300 persone e una

"restituzione" al territorio di oltre 120 milioni fra acquisti di beni, servizi, retribuzioni. Sono 966 gli autobus, 8 mila le fermate, 275 mila i passeggeri al giorno.E anche il Tpl Fvg approfitta del Pnrr del governo e punta agli investimenti tecnologici presentati ieri.

Dall'hot spot wi-fi per l'intera flotta ai totem infodinamici, dai monitor di bordo (oltre 1,6 milioni di euro) ai display di "prossima fermata". Ma a fare la parte del leone sono le paline a inchiostro elettronico nelle varie fermate (oltre 2 milioni di investimento), il conta passeggeri (1,2 milioni), le emettitrici automatiche dei biglietti touch screen e il nuovo sistema di videosorveglianza. «Le telecamere a bordo dei bus servono per garantire la sicurezza, contrastare i vandalismi e le evasioni dei biglietti - spiega Semplice - senza contare che proprio a Trieste grazie alle telecamere sono stati risolti molti casi di rilevanza penale». Tra i servizi di nuova concezione da segnalare quelli "a chiamata" per le aree a domanda debole (montagna soprattutto) e l'intermodalità come il Lignano Link che tramite l'adeguamento degli orari permette l'integrazione (anche tariffaria) tra treno e bus con intescambio a Latisana.

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comunità di montagna

Il presidente lavora alla giunta

Tensioni per gli elogi a Brollo

TOLMEZZO

Il nuovo presidente della Comunità di montagna della Carnia, Ermes De Crignis punta a far insediare la nuova giunta il 9 luglio. E ieri ha incontrato l'assessore regionale agli Enti locali, Pierpaolo Roberti, con cui ha discusso di partenza del Consiglio delle autonomie montane, concertazioni sulla quota riferita allo sviluppo montano, progetti sui nuovi servizi e nuove funzioni che la Comunità di montagna della Carnia può svolgere a favore di cittadini e Comuni. «L'amministrazione crede in questo territorio e lo fa

concretamente, tanto da aver riservato sulle concertazioni 40 milioni alle Comunità di montagna», ha ricordato Roberti.De Crignis intanto lavora alla giunta. «Avrei voluto nominarla già la prossima settimana ma per scadenze imminenti (come la Tari) quasi tutti i Comuni sono impegnati nei Consigli», ha detto De Crignis. Una futura giunta sulla quale non mancano i nervosismi delle parti politiche, soprattutto dopo le dichiarazioni di De Crignis al primo tavolo di lavoro del progetto Carnia 2030, quando il neo-presidente ha fatto sapere: «La nostra idea è portare avanti una Carnia unita senza problematiche né politiche né di altre situazioni che hanno portato qualche imbarazzo nell'ultimo periodo. Io prenderò quanto ha fatto il mio predecessore Francesco Brollo e lo porterò avanti, mi auguro assieme a lui, magari lasciandolo continuare quello che ha fatto fin qua, perché ha lavorato veramente bene. Ritengo che una delle persone fondamentali che dovranno portare avanti questa realtà è Francesco cui chiedo ufficialmente di aderire a un lavoro che mi auguro sia più nelle tue mani che nelle mie perché la consapevolezza di quello che hai impostato è grande». Parole che hanno fatto trasalire più d'uno a Tolmezzo e in Carnia, lette come il tentativo di chiudere a tarallucci e vino cinque mesi di tensioni «pur di accaparrarsi una poltrona». De Crignis chiarisce: «Assolutamente no, il mio ragionamento riguardava la Carnia 2030. Non ci sono inciuci in corso». «Tra l'altro la giunta viene nominata dai subambiti (Conca tolmezzina, Val Tagliamento, Val Degano e Val But), ciascuno dei quali ha diritto a due rappresentanti in giunta. In ogni subambito un componente viene nominato dai sindaci - aggiunge De Crignis -, mentre il secondo viene approvato dai sindaci su proposta del presidente della Comunità di montagna». Meccanismo che ingarbuglia l'operazione in un contesto dove le richieste contrapposte non mancano.

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replica a bidoli

Comunità di montagna, «necessario adesso incrementare il personale»

Maniago

«Giovedì le Comunità di montagna partiranno con il personale dell'attuale Uti Valli e Dolomiti friulane, numericamente già insufficiente per le esigenze dell'Unione: i prossimi mesi saranno fondamentali per organizzare un'importante azione di

rafforzamento degli organici dei due enti per garantire lo sviluppo dei territori montani, nonché il mantenimento dei servizi sinora erogati dalle due Uti, che con domani cesseranno la loro attività». Lo affermano i presidenti delle Comunità di montagna Est e Ovest, rispettivamente Demis Bottecchia e Ilario De Marco Zompit, dopo che il consigliere regionale Giampaolo Bidoli (Patto per

l'autonomia) ha ribadito la necessità di posticipare a gennaio l'avvio per una migliore organizzazione. «Comprendiamo che Bidoli cerchi visibilità e usi ogni argomento per le regionali 2023 - aggiungono -. Criticare la riforma degli enti locali è nel suo diritto, ma lascia basiti che un alto esponente di una formazione che si definisce Patto per l'autonomia abbia per mesi contrastato la richiesta di due terzi dei sindaci che chiedevano due Comunità di montagna, ritenute dagli amministratori locali come maggiormente confacenti alle esigenze dei municipi. Forse ci sono concetti di autonomia che per Bidoli rivestono significati oscuri. A differenza di altre Comunità di montagna, quelle della Destra Tagliamento si ritrovano ad avere tempistiche organizzative più ristrette a causa dell'ostruzionismo di una minoranza di sindaci: basti pensare al ricorso del Comune di Maniago, cestinato dal Tar».Sul caso è intervenuto anche il consigliere regionale Mara Piccin (FI). «Con doti da veggente, Bidoli già bolla come fallimento la riforma degli enti locali del centrodestra, quando le Cdm devono ancora partire: azzardato, considerando che l'autonomismo di cui vorrebbe farsi portavoce si è fermato troppe volte dinanzi al tentativo, tutto propagandistico, di porre veti e rinvii alla volontà della maggioranza dei sindaci dei due enti - rileva Piccin -. Ora tenta di assumere pure il ruolo di sindacalista: ascolti anche i sindaci, non soltanto la minoranza di cui vuole farsi portavoce, così forse considererà anche il fatto che il personale dell'attuale Uti è insufficiente e l'intento è incrementarlo nei primi mesi di avvio delle Comunità di montagna. Comprendiamo la foga preelettorale di marcare il territorio corrispondente al proprio bacino di voti in vista del 2023, ma non si può pretendere che vengano accolte richieste dettate soltanto da una volontà di ostruzionismo politico».

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Eletti i vertici di Ambiente e Servizi ma 6 sindaci non partecipano all’assemblea Enri Lisetto

Ambiente Servizi spa ha una nuova governance: l'accordo trasversale tra i sindaci non ha registrato il minimo cedimento. Sì al nuovo consiglio di amministrazione nel coordinamento intercomunale dei primi cittadini a maggioranza; unanimità nella successiva

assemblea dei soci, alla quale non hanno partecipato i sei "dissidenti". Le parole d'ordine del neopresidente Renato Mascherin:

soddisfazione, trasparenza, dialogo, sinergia.CHI C'ERA E CHI NOAll'assemblea di coordinamento intercomunale, presieduta dal sindaco di San Vito al Tagliamento Antonio Di Bisceglie, era presente il 95,49 per cento del capitale detenuto dai Comuni. Gli assenti:

Castelnovo, Fontanafredda, Pinzano e Spilimbergo. In discussione tre punti: la composizione del cda (cinque componenti), i nomi (Renato Mascherin indicato alla presidenza, Stefano Bit, Laura Borin, Franca Tomè e Francesco Francescut consiglieri), i compensi (200 euro a seduta). La lista era stata sottoscritta dal 71,99 per cento del capitale, quindici sindaci. il votoTre votazioni "fotocopia"

hanno confermato l'accordo triennale: 14 i sindaci a favore (70,76 per cento del capitale) ovvero Brugnera, Casarsa, Fiume Veneto, Lignano, Cordovado, Pasiano, Porcia, Polcenigo, Pravisdomini, Sacile, San Giorgio, San Vito, Sesto al Reghena e Valvasone Arzene. Il blocco dei sei astenuti: Arba, Azzano Decimo, Chions, Morsano, San Martino al Tagliamento, Zoppola.IL REGISTAIl regista

dell'operazione, Antonio Di Bisceglie: «Abbiamo fatto un buon lavoro, dato indicazioni di alta qualità». Al termine dell'assemblea dei soci, che ha recepito all'unanimità le indicazioni dei sindaci, ha aggiunto: «Si conclude un periodo tormentato. Si è determinato un nucleo di sindaci che ha condiviso il superamento della passata presidenza». Ha ironizzato: «Penso di essere di centrosinistra. Se si rivendica l'autonomia dei sindaci non è che poi si rivendica l'appartenenza politica». Su Isaia Gasparotto: «Era stato invitato a recedere dalle sue dichiarazioni». Sul futuro: «Superiamo i contenziosi con i soci e riprendiamo la via delle relazioni sindacali che era stata smarrita».I SINDACI contrariNon hanno inteso votare contro per non dare un segnale di rottura, ma si sono astenuti sei primi cittadini «esclusi» dall'accordo. «Il presidente di Zipr è certamente competente ed ha molti impegni. Spero che trovi il tempo di seguire in modo idoneo anche Ambiente Servizi. Non siamo stati coinvolti in questo confronto e non sentendoci rappresentati da queste candidature, ci asterremo per non creare una spaccatura», ha aperto Francesca Papais, sindaco di Zoppola. Concetto rafforzato dal sindaco di Morsano Giuseppe Mascherin: «Vorrei votare contro, ma mi astengo per rispetto del candidato presidente».

Ha citato il diffuso modo di dire tra i giovani "non esiste" il sindaco di Arba Antonio Ferrarin: «Non esiste che il presidente che ha creato e lanciato la società debba chiudere il mandato così, tacciato da Confindustria senza che nessuno abbia qualcosa da dire».

Francesco Del Bianco, sindaco di San Martino: «Non mi sento rappresentato politicamente né territorialmente». Marco Putto, Azzano Decimo, critico già nei giorni scorsi: «In questa società non si riesce a fare sintesi. Ebbe esito infruttuoso il tentativo di una spallata per non perpetrare uno schema di potere. Era un grido disperato: la politica deve interloquire con industria e sindacati, ma la decisione dovrebbe essere di competenza di questa assemblea. Invece, si è scelto di escludere qualcuno». Ha rilanciato Renato Santin, sindaco di Chions: «Gravissimo avere escluso il centrosinistra e la responsabilità è del sindaco di San Vito al

Tagliamento».sindaci a favoreMichele Leon, sindaco di San Giorgio: «La politica non può entrare in gioco? Lo ha sempre fatto in passato. Spero che la spa ora ampli i servizi ai Comuni e lo può fare con una guida autorevole». Infine, «inutile nascondersi, le segreterie dei partiti fanno sintesi», ha ammesso Markus Maurmair, alla guida di Valvasone Arzene. Che guarda al futuro: «Lavorare a una società unica del Friuli occidentale. Ambiente Servizi era la prima a non essere d'accordo. Ma come siamo stati bravi per l'acqua...».

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IL PICCOLO

29 GIUGNO 2021

L'intesa avrà durata triennale ed è stata definita «storica» dalle parti interessate

I dipendenti saranno coinvolti nel processi produttivi e nelle scelte aziendali

Accordo sindacati-Irisacqua su premi e rappresentanze

Marco Bisiach

Premi di risultato sbloccati, con cifre in aumento nel corso del prossimo triennio, maggiore coinvolgimento dei dipendenti nel processi produttivi e nelle scelte aziendali, inserimento di un rappresentante dei lavoratori nel comitato ristretto dei soci.Questi i punti salienti del nuovo accordo integrativo aziendale siglato da Irisacqua, i sindacati di Femca Cisl e Filctem Cgil e le Rsu. Un accordo su base triennale che le parti hanno definito «storico» per l'importanza e i contenuti innovativi e che giunge al termine di un dialogo iniziato oltre un anno fa anche in seguito a proteste e istanze avanzate dai lavoratori. Partiamo dai premi di risultato e da quella dinamica salariale che risultava bloccata da tempo e che ora invece si sblocca. I premi saranno agganciati alla performance aziendale e dunque legati al raggiungimento di obiettivi (in base a tutta una serie di indicatori), e vedranno nel corso dei tre anni dell'accordo una robusta evoluzione al rialzo del montante, da 100 mila fino a 165 mila euro.Poi c'è la questione delle relazioni industriali, con l'introduzione nei rapporti tra azienda e dipendenti, di tre nuovi organi paritetici: un comitato "Salute, sicurezza e ambiente", un comitato "Formazione e welfare" e un comitato sul premio di risultato. Organi attraverso i quali lavoratori e management si confronteranno e lavoreranno assieme - evidentemente ognuno in base a ruolo e competenze - per sviluppare i percorsi dell'azienda. Infine l'accordo prevede anche che un rappresentante dei lavoratori entri a far parte del Comitato ristretto dei soci, aspetto del tutto rivoluzionario. Un passaggio, questo, che dovrà però essere ratificato appunto dall'assemblea dei 25 Comuni, chiamati a modificare lo Statuto che oggi non prevede ancora tale possibilità. «È un giorno importante per tutti noi - ha spiegato dopo la firma l'amministratore unico di Irisacqua Gianbattista Graziani, affiancato dal direttore Paolo Lanari -. La percezione di Irisacqua all'esterno è molto positiva, e questo è merito anche del lavoro dei dipendenti, dei quali era giusto migliorare il benessere e con i quali era corretto potenziare le relazioni. Abbiamo istituito nuove forme di coinvolgimento e pensato un premio di risultato innovativo nelle modalità. Monitoreremo e miglioreremo ancora le strategie adottate».«Sottoporremo quanto prima ai lavoratori questo documento, che è di portata storica e che non era scontato proprio per le sue caratteristiche innovative», la sottolineatura del segretario della Femca Cisl Franco Rizzo, mentre Fabio Damonte della Filctem Cgil ha aggiunto che la firma «è arrivata al termine di un confronto anche aspro, ma sempre costruttivo, ed è importante in vista delle sfide che l'azienda dovrà affrontare».

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verso la capitale della cultura 2025

La guida turistica Lonely Planet svela la città, Oslavia e il Collio

Alex Pessotto

L'obiettivo è di raccogliere nuovi spunti da fornire ai lettori, dar loro il maggior numero possibile di informazioni. In fondo, è naturale: dev'essere una guida turistica. E così il team di Lonely Planet è tornato a visitare il territorio, proprio per raggiungere lo scopo. Si è recato alla scoperta di Gorizia, per toccare i suoi ambienti più noti, ma anche quelli misconosciuti, eppure meritevoli di una valorizzazione, di un'intenzione maggiore. Ovviamente, nel tour non son mancati Borgo Castello, via Rastello e quei luoghi che ormai fanno parte della storia del Novecento, non solo nostro: insomma, piazza Transalpina, per fare un esempio, è stata visitata eccome, anche perché la pubblicazione non trascurerà certamente la Capitale Europea della Cultura 2025. Il giorno successivo all'arrivo, la squadra è poi andata in altre aree limitrofe, quali, ad esempio, il Collio, partendo da Oslavia per arrivare a Cormons, per fornire nella guida turistica una panoramica non limitata a Gorizia e a Nova Gorica.La pubblicazione, in particolare, è in corso d'opera: uscirà in forma cartacea e online, oltre che sui canali Social e Web di Lonely Planet, senza trascurare la diffusione sul sito www. repubblica. it, in seguito a un accordo in tal senso tra il quotidiano e il gruppo editoriale. Una parte del materiale raccolto, in ogni caso, è già stato divulgato ed è possibile vederlo sui media ufficiali della Lonely Planet. Il team era composta da sei

rappresentanti, giunti da varie regioni d'Italia. L'iniziativa, fortemente voluta da PromoTurismo Fvg e dal Comune, rientra nel progetto "48 ore", volendo consigliare alla platea dei turisti "l'itinerario perfetto", secondo i curatori, da compiersi appunto in due giornate. L'attenzione di Lonely Planet per il territorio non è peraltro una cosa nuova, visto che nel 2016 il gruppo editoriale ha inserito il Friuli Venezia Giulia tra le migliori mete a livello internazionale quale "Best travelling destination". Proprio questo

riconoscimento può venir considerato l'elemento che ha gettato le basi per l'interesse della Lonely Planet nei confronti del territorio.

Già un anno prima, comunque, la guida turistica aveva dedicato alla regione un volume della sue serie, di quelli che i viaggiatori ben conoscono e la cui ristampa aggiornata uscirà a breve. L'assessore comunale alla Cultura e al Turismo, Fabrizio Oreti, è soddisfatto:

«Dobbiamo necessariamente farci conoscere per farci apprezzare. Grazie al titolo di Capitale della Cultura farci conoscere da un pubblico nazionale e internazionale, far vedere a tutti ciò che siamo è, tuttavia, di importanza ancora maggiore di sempre. E questa ottima iniziativa, visto che Lonely Planet è tra le guide più seguite, di mostrare i nostri tesori ha davvero una grande importanza.

Tengo quindi a ringraziare di cuore PromoTurismo che fin dall'anno passato, da quando eravamo in finale come Capitale della Cultura assieme a Nova Gorica, ci è stato vicino con la realizzazione di iniziative, con molti tour operator o favorendo il contatto con guide turistiche».

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la polemica di "gorizia è tua"

Tucci attacca il sindaco

«Continua imperterrito a svendere Gorizia»

«È un sindaco rancoroso e stizzito quello che è intervenuto sulla stampa accusando la sinistra di "giocare sporco". Un sindaco che, prima di vedere la pagliuzza nell'occhio dell'opposizione, dovrebbe togliere la trave dal suo di occhio».Ad attaccare a testa bassa è Rosy Tucci, capogruppo di "Gorizia è tua", forza che sta all'opposizione in Consiglio comunale. Non le sono piaciute per nulla le parole di Ziberna indirizzare al centrosinistra nei giorni scorsi.«Perché dovrebbe togliere la trave dal suo occhio? Perché - argomenta - la cosiddetta "svendita" di Gorizia, altro elemento non presente nel programma elettorale del centrodestra, qualche interrogativo lo pone non solo all'interno dell'opposizione, ma anche in tutti quegli elettori appartenenti ad altri schieramenti, che vedono svanire sempre più il miraggio di una Gorizia che si riappropri del suo ruolo di capoluogo della provincia, ancor prima che di quello di partner di Capitale della cultura 2025».Prosegue Tucci: «Invece di addurre argomentazioni che hanno l'unica finalità di deviare l'attenzione dai problemi della città, in un gioco di straniamento della realtà, cade in luoghi comuni propri di quella propaganda elettorale che imputa al centrosinistra. Noi siamo stanchi delle vuote chiacchiere e delle promesse non mantenute. Attendiamo delle risposte concrete sulle tante tematiche che interessano i cittadini. La lista d'attesa, già illustrata dai colleghi dell'opposizione (e non solo) che va, per citare solo qualche esempio, dallo stato dei marciapiedi e delle barriere architettoniche, senza escludere il degrado di diverse strade (si veda via Duca D'Aosta), imboccando il senso unico di corso Italia e le ciclabili, passando per l'incertezza sul futuro

dell'ospedale e, in particolare, di Ortopedia, sorvolando sull'aeroporto per, poi, atterrare al Castello con Bastione fiorito annesso, in attesa dell'ascensore, la cui inaugurazione viene fissata almeno da tre anni a metà giugno(e anche questa volta il solstizio è trascorso), per arrivare all'Università e alla Cultura con i taglia e cuci dei suoi finanziamenti, obiettivamente non costituisce un biglietto da visita incoraggiante per Gorizia Capitale della Cultura 2025, nonostante si voglia far passare tutto ciò per un incubo dell'opposizione, anzi minoranza».

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