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Anno 1 Numero #1 10 Marzo 2011

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Academic year: 2022

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Le Miroir magazine

… La questione ambientale: sanità intellettuale ed ecologia ...

Anno 1 – Numero #1 10 Marzo 2011 Le Miroir Magazine è un progetto completamente autofinanziato ed è disponibile gratuitamente.

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www.lemiroirmagazine.wordpress.com

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LFAACCIAI

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ARGHEALTERNE

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COMEINQUINAREAMBIENTEE INTELLETTO

La questione ambientale è un problema reale, il cui rischio retorico è legato innanzitutto alla facile demagogia: tre sono le principali vicende che Le Miroir passa al vaglio in modo tangenziale, ma polemicamente genuino: lo scandalo Alfa Acciai avvenuto alla fine del mese di Gennaio, il provvedimento targhe alterne emanato dal Comune di Brescia per il mese di Febbraio, la riqualificazione del bacino del fiume Mella. Per questo speciale numero dedicato alla questione ambientale, Le Miroir godrà dell' eccezionale contributo di due magistrali collaboratori: Alberto Fiorillo, giornalista romano, scrive per alcuni importanti settimanali nazionali ed è addetto stampa per Legambiente; Donatella Albini, Consigliera Comunale di Brescia e capogruppo della Lista “La Sinistra Arcobaleno”; ha partecipato in maniera polemicamente attiva alla rumorosa protesta del Comitato Spontaneo Contro Le Nocività Di Brescia svoltasi il 5 Febbraio scorso in opposizione allo scandalo radioattività dell'industria Alfa Acciai.

S

MOG FUORILEGGE

Metà paese è fuorilegge in merito a smog e inquinamento. Il bilancio è dell’anno 2011, anche se siamo solo in febbraio: Milano e Brescia hanno consumato tutta la dote annuale di eccezioni consentita dall’Ue per le polveri sottili, e altri paesi si apprestano a seguirne il cattivo esempio. Un’illegalità atmosferica che si traduce anche in un gravoso deficit economico, mai sanato né nel 2009, né tantomeno nel 2010.

Il capoluogo lombardo e Brescia hanno oltrepassato i 35 superamenti giornalieri del tetto di PM10, ma le prossime a finire fuori regola saranno Frosinone e Monza, vicine ai 35 superamenti, Lucca, Bergamo, Torino e Mantova, rispettivamente 32, 31, 29 e 28, e, infine, Napoli,

Lecco, Como e Asti con 27.

L’Organizzazione mondiale di sanità ci ricorda l’annoso debito, oltre al fatto che tale soglia di inquinamento provoca almeno 8.200 morti all'anno nelle 13 principali città d’Italia.

In termini economici, segnaliamo il calcolo di Legambiente, da cui sappiamo che, a causa della violazione della direttiva relativa alle polveri sottili, il debito oscillerà intorno ai 700 milioni di euro all’anno. Tale fase negativa si riversa a cavallo degli ultimi anni, altrettanto fuori dalla norma:

“Abbiamo già perso fin troppo tempo e dovremo pagare le sanzioni dal 2008. A fine 2010 erano fuori legge il 17% del territorio e 30 milioni di abitanti, quest'anno potrebbe andare peggio. Certo, se intervenissimo subito con un piano

credibile potremmo probabilmente ottenere un miglioramento e una diminuzione della multa, ma il progetto giace nel cassetto del Consiglio dei ministri da dicembre”, spiega Andrea Poggio, vicedirettore

di Legambiente.

Il piano di risanamento atmosferico è stato bocciato due volte a Bruxelles, prima di giungere (e stazionare) a palazzo Chigi.

L’attuazione avrebbe comportato il divieto di circolazione per i veicoli più inquinanti e misure di adeguamento in merito a camion, autobus e pullman: un tentativo per mantenere la fase di legalità ambientale per più di un mese e mezzo su dodici.

Dati forniti da Legambiente

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I

NQUINAREANORMADI

LEGGE

Questione ambientale, inquinamento, ecologia, impatto zero, emissioni di CO2, sono solo alcuni dei concetti chiave che identificano un problema reale, pericoloso e molesto almeno quanto la sconsideratezza di provvedimenti regolamentari confusionari, tesi ad acutizzare il disagio, piuttosto che a scioglierne le cause.

Polveri sottili o PM10 : un altro termine che esercita una duplice influenza nella coscienza collettiva, ci sgomenta nell'eventualità di una situazione pressochè irreversibile nell'ambito della salute globale del pianeta, ma allo stesso tempo ci abbandona nel dubbio della sua inestricabilità, in una difficoltà di interpretazione del fenomeno pari a quella dell'esegesi di una lirica ermetica; il tasso di mortalità indotto dalle polveri sottili, infatti, è a tutt'oggi oggetto di dibattito, purtroppo, anche e soprattutto in sede politica. Il PM10, sigla con la quale, appunto, si identifica la presenza nei bassi strati dell'atmosfera di materiale di diametro inferiore o uguale a 10 micrometri, è principalmente il prodotto dei processi di molte attività umane, tra cui esercizi industriali, riscaldamento domestico, produzione di energia termoelettrica, incerimento dei rifiuti nei termovalorizzatori e combustione del carburante nei motori a scoppio dei veicoli.

Non è nostra intenzione quella di criticare le percentuali tese ad attribuire la maggiore responsabilità della presenza di PM10

nell'atmosfera ad uno o più dei suddetti fattori: infatti, questo obbiettivo è già troppo spesso perseguito, in modo velleitariamente e ideologicamente indirizzato, a seconda che si faccia il tifo per la ecosostenibilità o che si concepisca ancora il petrolio come un bene imperituro. Piuttosto, l'intenzione è quella di tentare la via dell'analisi pragmatica, di rivolgere il proprio sguardo critico e costruttivo ad una vicenda reale. Il 9 Febbraio 2011, la Giunta comunale di Brescia, dopo aver attestato il superamento della soglia massima consentita di presenza di polveri sottili negli strati bassi dell'atmosfera, (50 microgrammi per metro cubo di aria), ha ordinato, mediante il protocollo n° 11200/11/N, l'adozione di un provvedimento limitativo alla viabilità con istituzione della circolazione a targhe alterne nel periodo dal 12 al 28 Febbraio.

Come viene sottolineato anche nell'ordinanza comunale, possiamo essere consapevoli del fatto che il territorio in cui risediamo è condizionato da peculiari conformazioni orografiche che, complici le avverse condizioni meteorologiche caratterizzate da un lungo periodo di alta pressione, scarsissima ventilazione e frequenti inversioni termiche, hanno contribuito alla permanenza degli inquinanti sottili in pianura, così che le numerosissime cabine di monitoraggio della qualità dell'aria hanno rilevato l'imminente allarme e sollevato l'urgenza di un provvedimento

risolutivo. Ed era, appunto, l'impellente bisogno di una soluzione, ciò che ha mosso la Giunta ad una riunione di intelletti apparentemente ecologici, i quali hanno deciso – come del resto innumerevoli altre volte nel corso degli ultimi anni – di andare ad agire nell' ambito della mobilità, quel settore da sempre considerato, in modo veritiero, come massimamente responsabile dell'inquinamento atmosferico, ma che in misura costantemente maggiore pare costituirsi come il capro espiatorio sotto l'egida del quale l'amministrazione comunale può esercitare la propria coercizione sulla massa: inutile stupirsi se, ad un'attenta analisi, il risultato finale sembra davvero poco ecologico e molto economico. Ma andiamo con ordine, e analizziamo invece, le numerose aporie e contraddizioni presenti nell'ordinanza.

Se tralasciamo gli usuali e lecitissimi casi limite, in base ai quali la circolazione è stata consentita ad autoveicoli di pronto soccorso, mezzi di trasporto pubblico, scuola bus e autoveicoli utilizzati per il trasporto di disabili muniti del relativo contrassegno con il soggetto disabile a bordo (risulta un po' più paradossale il permesso di circolazione agli autoveicoli dei sacerdoti e dei ministri di culto per l'esercizio del proprio ministero, ma non ci addentriamo nel problema), nel provvedimento abbiamo visto, altresì, riportate tra le categorie non soggette a limitazione di circolazione: autoveicoli di categoria euro 4 ed euro 5, autoveicoli, motoveicoli e ciclomotori ad emissione nulla (motore esclusivamente elettrico), autoveicoli con motore ad accensione comandata alimentati a carburanti gassosi, ossia metano o GPL, autovetture equipaggiate con motore ibrido - elettrico e termico, autoveicoli con a bordo almeno 3 persone ( car pooling ), autoveicoli del servizio car-sharing.

Vediamo, poi, redatto nell'ordinanza, una finta cortesia ed un illusoriamente ecologissimo invito alla cittadinanza alla massima attenzione nell'uso del riscaldamento domestico al fine di non superare la temperatura interna di 20°, e d una furbesca sospensione della limitazione della circolazione il giorno della Fiera dei Patroni Faustino e Giovita (ma logicamente, solo per quanto riguarda il territorio del comune di Brescia, non considerando, o forse ritenendolo un impegno mentale troppo gravoso, che la percentuale maggiore di affluenza alla tradizionale fiera proviene dalla provincia, nella quale, quel giorno vigeva comunque la limitazione del traffico:

dovremmo, forse ricordare ai nostri amministratori, ivi compresi quelli della provincia, che l'uomo non ha ancora imparato a volare con i propri arti superiori?

E che, in ogni caso, anche il giorno della Fiera cittadina le auto inquinano? Ma quel giorno, la battaglia “ecologia – guadagno economico” è terminata 0 – 1). Riteniamo che in molti abbiano avvertito, in queste due settimane abbondanti di provvedimento, un disagio non indifferente, unito, comunque

alla necessaria urgenza di contribuire alla diminuzione della tossicità dell'aria che respiriamo: crediamo, bensì, che l'estrema conseguenza a cui questo duplice ordine di considerazioni abbia portato, sia la concezione della condizione esistenzialmente mortale dei sistemi di propulsione a combustibile fossile. Abbiamo tutti amato l'automobile, abbiamo vissuto tutti l'ammirevole senso di onnipotenza creato dall'acceleratore premuto a fine corsa lanciati oltre i limiti di velocità imposti. Ma ora l'atmosfera piange la sua costipazione e invoca la nostra responsabilità.

E la soluzione può essere la limitazione della circolazione a targhe alterne? Ci combattiamo tra il disagio provocato da un' ordinanza comunale raffazzonata, inutile e forse dannosa e l'ecologico desiderio di salvaguardia personale ed ambientale. Ma torniamo alla vicenda reale e regaliamoci alcuni dati importanti resi noti da Brescia Mobilità; per quanto riguarda la quantità di accessi dei veicoli in città prima del provvedimento targhe alterne è stata considerata la percentuale del giorno campione del 10 Febbraio 2011: il conteggio si è fermato a 112.204 veicoli. Osservando, invece, il periodo di vigenza dell'ordinanza, la media dei veicoli in ingresso in città si attesta tra i 109.500 e i 110.000 al giorno, all'incirca solo il 2,5 % in meno rispetto al normale periodo di libera circolazione. Se consideriamo, inoltre, che in poco più di due settimane di limitazione le multe ai cittadini non hanno superato le 300 unità, possiamo comprendere ancor meglio che oltre il 90%

dei veicoli in ingresso in città faceva parte delle categorie di mezzi esenti dal divieto o che, in base al giorno e alla targa, potevano circolare liberamente.

Se analizziamo, poi, i dati sulla qualità dell'aria fornitici dalle colonnine di controllo dell'Arpa, abbiamo modo di capire che un fattore davvero determinante sono state le condizioni meteorologiche di alcuni giorni in cui la pioggia, caduta copiosamente, ha fatto sì che i livelli di inquinamento calassero, andando ad attestarsi su valori nella norma;

ma nel momento in cui l'alta pressione ha preso nuovamente il sopravvento, i valori sono tornati in esubero, fino a raggiungere nuovi picchi, fino a 107 microgrammi per metrocubo nella zona del comune di Rezzato.

Poche conclusioni da trarre, dunque, ma tanta amarezza. Disagi evitabili per la minima percentuale di automobilisti che dispone di vetture di categoria inferiore a Euro 4 e 5, gli unici che hanno dovuto subire gli effetti delle targhe alterne. Piena libertà di inquinare, invece, a tutti gli altri.

Ci interroghiamo, a tal proposito, dove si costituisca la differenza tra un inquinamento

“a norma di legge” e un uso “criminale”

dell'automobile. Forse che le targhe alterne siano giunte ad una morte inconsapevole tanto quanto la combustione fossile?

Fabio Vergine

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L

ECARROZZE DELFUTURO

L’industria delle carrozze è stata particolarmente florida, in Europa e in America, fino alla fine del XIX secolo. Fino alla comparsa dell’automobile.

Perché le quattro ruote hanno avuto facilmente ragione dei quadrupedi? Il motivo è semplice e banale nello stesso tempo. Non c’entrano niente l’affidabilità del mezzo (il cavallo si può azzoppare, ma i motori possono grippare), né le ragioni ambientali (i tubi di scappamento delle macchine rappresentano un problema almeno analogo a quello che avrebbe prodotto un’ipotetica cavallizzazione di massa col suo pesante e maleodorante strascico di “scarichi”

fecali), né tantomeno i calcoli economici (le carrozze erano veicoli per ricchi, le prime automobili pure).

A determinare il successo dei cavalli meccanici è stata ovviamente la velocità, l’opportunità di poter coprire distanze più lunghe in minor tempo. Che fossero ronzini o stalloni, poco importava: erano lenti. E sono stati mandati in pensione. Oggi quella stessa lentezza, nelle aree urbane, colpisce le automobili. L’Aci (www.aci.it) calcola che passiamo imbottigliati nell’ingorgo quotidiano 500 ore l’anno. Non c’è differenza, da questo punto di vista, nell’essere seduti al volante di un’utilitaria o di una sportiva, non conta nulla la potenza del motore o l’accelerazione da 0 a 100. In città si viaggia in media intorno ai 20 chilometri orari, più o meno al ritmo di un calesse.

Eppure c’è la convinzione, siamo tutti convinti, che l’automobile sia insostituibile. Intendiamoci: l’auto ha ancora strada davanti a sé e resta ancora un mezzo estremamente flessibile e addirittura insostituibile in molte circostanze. Ma nelle città – dove si concentra il più alto numero di veicoli, il traffico, lo smog – ha ormai fatto il suo tempo. E’ arrivato il momento di una nuova invenzione, paragonabile a quella che ha trasformato le carrozze in pezzi da museo.

Alberto Fiorillo (Legambiente)

R

IQUALIFICAZIONE DEL BACINO DEL

M

ELLA

:

SEGNALI POSITIVIPER UN

'

IMPORTANTEREALTÀ

Il fiume per l’irrigazione, il fiume per la navigazione, il fiume per le segherie, i molini; il fiume per la fondazione di una città; argini e canali, per deviarne e regolarne il flusso. Sempre più si manifesta il tradimento dell’umanità nei confronti di questo compagno di viaggio della nostra storia.

Sono ancora vive nella memoria le immagini del terribile disastro ecologico del Lambro, poco più di un anno fa, il 23 febbraio 2010, degli sforzi attuati per fermare 2,5 milioni di litri di idrocarburi dolosamente sversati nelle acque del fiume. Eventi criminali come questo si affiancano alle normali attività industriali/civili e al mancato trattamento delle acque reflue.

Le Miroir magazine, appena nato e già così ansioso nel ricercare e denunciare le criticità del territorio bresciano, non poteva non porgere all’attenzione del lettore la questione riguardante l’inquinamento del fiume Mella.

Proponiamo quindi documenti e studi sull’argomento, nella speranza di un’ampia e proficua consultazione. Il fiume cittadino, 96 Km dal Maniva all’Oglio, merita attenzione sia per la grande importanza nello sviluppo delle attività antropiche della zona, sia a fini di salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio (di questi giorni la bella notizia di una riforestazione consistente in ventimila alberi a Capriano del Colle).

Molto interessante al proposito si è rivelata la lettura del “Dossier Fiume Mella – progettazione partecipata del processo di riqualificazione del bacino fluviale” del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura del

Politecnico di Milano (rapporto finale del Giugno 2009 e rapporto della prima fase di ricerca del 2007).

Gli sforzi per una riqualificazione dell’intero bacino del Mella si sono concentrati nel delineare importanti punti vivi (più o meno realizzati/realizzabili) quali, a titolo esemplificativo, l’istituzione di un’ Agenzia del Mella (“Iniziativa sospesa a seguito dell’esito delle consultazione tra gli enti” – i Comuni coinvolti risultano Collio e Bovegno, Pezzaze, Irma, Marmentino, Tavernole, Lodrino, Marcheno, Gardone V.T., Sarezzo, Polaveno, Brione, Villa Carcina, Lumezzane, Concesio, Brescia, Collebeato, Bovezzo, Nave e Caino, ndr), l’elaborazione del Progetto di

“Sistemi Verdi Multifunzionali”, finanziato dalla Regione Lombardia, dalla provincia di Brescia e dalla Comunità Montana di Valle Trompia per un importo complessivo di 270.000 €, politiche di tutela qualitativa delle acque (impianti di fitodepurazione e fasce tampone) oltre ad iniziative collaterali rispetto al tema qui trattato ma di sicura ed imprescindibile importanza, come un Progetto di completamento della pista ciclabile, luogo essenziale per una benefica osmosi cittadino – fiume –

paesaggio. Il sito

www.fiumemella.org, sviluppato proprio in seno alla formazione di un Contratto del Fiume Mella, può rappresentare un ottimo strumento per un primo approccio alle problematiche inerenti il bacino e alle iniziative attuate per risolverle. Auspichiamo un ulteriore sforzo di divulgazione, soprattutto in ambito scolastico, e auguriamo la piena realizzazione degli importanti propositi.

Mattia Rullo

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U

NALTRO MONDO ÈPOSSIBILE

“L’umanità avrà la sorte che saprà

meritarsi”. Albert Einstein.

Quale sorte ci spetta? può sembrare catastrofico, ma calza a pennello per sottolineare che l’umanità ha il potere e la discrezione di scegliere la propria sorte e di decidere della propria vita.

Questo è un vantaggio che apre possibilità infinite; la domanda ora è: l’umanità è in grado di reggere questa responsabilità? In ambito di scelta indubbiamente l’errore è lecito, ma sorge una seconda domanda:

l’umanità è in grado di rimediare all’errore?

L’uomo ha, dunque, una grandissima potenzialità, ma avere grandi doti e saperle sfruttare sono due cose ben distinte, è un po’ come il proverbio: “ tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e la questione si fa parecchio seria se si pensa che in gioco c’è

la nostra sorte.

“ L’umanità geme, per metà schiacciata sotto il peso dei progressi che ha fatto”

(Henry Bergson), quindi i nostri progressi, la realizzazione dei nostri progetti volti a costruire e meritare la felicità, a cui l’uomo naturalmente tende, sono causa della nostra tristezza, del nostro gemere? E’

arduo negare questo quesito, ma non tutto è negativo se si pensa anche solo alla sfera della conoscenza, l’umanità può gemere anche perché il progresso facilita la consapevolezza dei problemi che affliggono la nostra epoca e diventa altresì parte attiva nei tentativi di risoluzione.

Rimane purtroppo aperta una questione non secondaria, ovvero l’accecamento dell’uomo nei confronti del progresso, la perdita di capacità critica: il progresso porta denaro e di fronte al denaro nessuno si fa più scrupolo di nulla, tanto meno dell’ambiente e dunque dell’uomo stesso. E

le conseguenze? Probabilmente chi ha il potere di decidere, non tanto per sé, ma anche per gli altri, ha presente le conseguenze, ma la coscienza viene assopita, gli scrupoli messi da parte, l’azione parcellizzata a tal punto da far perdere di vista il disegno complessivo e quindi di vanificare l’idea del progresso agli occhi di chi in esso confida.

Il denaro è inserito in un infinito gioco di potere, in un circolo vizioso che mette in luce la falla più grossa della nostra epoca:

coloro che possono evitare i problemi, anche e non solo quelli ambientali, non hanno la minima intenzione di rinunciare ai loro guadagni curando maggiormente l’eticità dell’operato; ne risulta che chi combatte per un progresso sano e sostenibile per meritare una sorte favorevole si trova ad essere sovrastato da ciò che viene scelto dal potere e dai poteri e poi, occultamente, imposto a tutti.

In Italia la soglia di inquinamento provoca 8.200 morti all’anno nelle 13 principali regioni; è questa la sorte che ci siamo scelti? Sicuramente per arrivare fin qui si deve essere creata una situazione per la quale difficilmente qualcuno è esente da colpe, ma non è questa la sorte che razionalmente vorremmo, questo è ciò che subiamo; dobbiamo allora farci valere, combattere, non lasciare che qualcuno scelga per noi, tendere al miglioramento della situazione. Sarà un processo lungo, indubbiamente faticoso, un percorso difficile e contorto, ma con forza voluto.

“I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”

(Albert Einstein), la conoscenza è la chiave per salvare il nostro mondo, abbiamo questa opportunità, sfruttiamola.

Nicola Romano

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S CANDALO A LFA A CCIAI : RESPONSABILI ED IRRESPONSABILITÀ .

Il 27 Gennaio 2011, due camion provenienti dall'azienda bresciana Alfa Acciai (San Polo), carichi di polveri radioattive in misura risultata maggiore rispetto al consentito, sono giunti presso la ditta sarda Portovesme srl. Il Comitato Spontaneo Contro Le Nocività Di Brescia si è riunito il giorno dopo davanti ai cancelli della fabbrica bresciana per protestare rumorosamente.

Donatella Albini, Consigliera comunale di Brescia e capogruppo della lista “La Sinistra Arcobaleno”

ha partecipato in maniera polemicamente attiva alla rumorosa protesta svoltasi il 5 Febbraio scorso, rivolgendosi peraltro aspramente contro una maggioranza politica comunale che, nel bisogno di sostegno che i cittadini invocavano, (oltre che ad esprimere a gran voce dissenso ed indignazione), ha preferito tenersi alla larga trincerandosi dietro un disarmante silenzio.

É proprio in questi termini che la denuncia di Le Miroir si vuole porre, ed è per questo motivo che la seguente riflessione di Donatella Albini ci fornisce una boccata di aria fresca e ci dà modo di notificare l'imperdonabile silenzio e la disarmante irresponsabilità dietro la quale la maggioranza comunale si è trincerata. Avanti a tutto questo un' esigenza politica, ed ancor più radicalmente esistenziale, di un'opposizione più incisiva e graffiante.

La parola a Donatella Albini.

L A NOSTRA CITTÀ

La città è lo scenario in cui si recitano le esistenze e i loro misteri, luogo di gioia e di dolore, di verità e di menzogne, dunque chi governa la città prende su di se le vite dei suoi cittadini e cittadine, ridefinisce i principi etici in base ai quali stare insieme, indica le nuove responsabilità verso la comunità e, attraverso il disegno di un modello di sviluppo e di un welfare compatibili con la tutela dell'ambiente e la solidarietà sociale pone in termini nuovi la ricerca sul destino dell'uomo.

Nella nostra città c'è esibizionismo, c'è fracasso, manca gentilezza comunitaria, non c'è cultura, nè bellezza, dunque non c'è governo.

Negligenza culturale e trascuratezza civile segnano il disegno di città della giunta Paroli.

Un disegno di città rispettoso di chi la abita deve fare i conti con le trasformazioni sociali principali e con i cambiamenti del sistema produttivo, relativi alla crisi che stiamo vivendo.

E' obbligatorio allora pensare ad uno sviluppo nel quale possano convivere produzione e abitazione, perchè il progetto urbanistico è decisivo per offrire un ambiente favorevole alla ricerca e alla produzione e, insieme, alla presenza nel territorio dei lavoratori, delle lavoratrici e delle loro famiglie.

La domanda a cui bisogna rispondere è cosa accompagna e accompagnerà l'abitare e il lavorare.

In questa sorta di urbanistica primitiva che abbiamo sotto gli occhi, invece, prima si fanno le case, poi gli abitanti devono lottare per avere spazi e servizi, quasi che i nostri amministratori non sapessero che la qualità della vita urbana dipende dalla sua fruibilità da parte dei cittadini.

Non solo, nella sua ossessione securitaria il duo Paroli- Rolfi ha bandito dal suo disegno l'abitare come miscela di più funzioni, lavoro - tempo libero – cultura – condivisione, un abitare che si declina nell'accoglienza.

Per contrastare questa follia amministrativa è necessaria un'opposizione tagliente, aggressiva, visibile, dentro e fuori il consiglio comunale. Sono necessari sapere scientifico rigoroso, onestà politica, intelligenza amministrativa, amore per la città.

Va accolto quel sentimento appassionato e critico che attraversa tanti uomini e tante donne, va accolto quell'insieme di intelligenze sociali, radicate là dove si vive, si lavora, si studia.

Bisogna cercare in ogni momento della vita pubblica e privata di mettersi in discussione, di rintracciare il senso di quello che si sta facendo, fuori da grottesche liturgie auto conservatrici.

Credo che dalle piccole politiche delle persone impegnate possa nascere una grande politica, i cui rappresentanti non pensino solo a sè stessi, ma alla voglia di riscattare una città triste e sfiduciata, che non crede più in sè stessa.

Donatella Albini (La Sinistra Arcobaleno)

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V

ERITÀ SCOMODA

,

LEZIONE EFFICACE Nel 2006 l' ”ex futuro presidente” Al Gore, come lui stesso si è ironicamente definito, entra a pieno titolo nella storia del cinema attraverso il film – documentario Una scomoda verità, diretto da Davis Guggenheim.

Prima di parlare del film e delle tematiche che vi si affrontano è bene fare un breve sunto della carriera politica del Sig. Gore. Nato a Washington nel 1948 e figlio di un senatore democratico entra lui stesso in politica sul finire degli anni '70. Nel 1988 si candida alle primarie del partito democratico con lo scopo di sfidare George Bush alle elezioni dello stesso anno, ma le cose non vanno come previsto e perde le primarie a favore di un altro candidato democratico. L'anno successivo vede l'allontanamento da parte di Gore dalla politica a causa di gravissimi problemi familiari legati ad un incidente stradale in cui viene coinvolto il figlio di sei anni; nei difficili anni a seguire Gore si avvicina sempre di più alla causa ambientalista già a lui molto cara e a tal riguardo scrive il libro Earth in the balance.

Il 1992 rappresenta un anno cruciale in quanto, dopo molti ripensamenti, Gore accetta la proposta di Bill Clinton di essere suo vice-presidente. Al Gore diviene cosi' il 45° vice – presidente degli Stati Uniti d'America. Durante tutti gli anni di lavoro alla Casa Bianca non perde mai di vista i problemi legati all'ambiente impegnandosi a fondo affinchè gli Stati Uniti appongano la loro firma al protocollo di Kyoto riguardante la riduzione dei gas inquinanti in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990.

Durante le primarie del 2000 è lo stesso Gore a sfidare George W. Bush per la corsa alla Casa Bianca; inutile ricordare come ebbe termine lo scontro. Segue l'ennesimo e decisivo distacco di Gore dalla politica, che però nel frattempo non è rimasto certo con le mani in mano. Gore si prefigge un obiettivo: convincere le persone che la Terra è in pericolo, e non sulla base di supposizioni, ma di dati scentifici incontrastabili; inizia a tenere conferenze, andando di stato in

stato sperando che attraverso una forma di comunicazione chiara e semplice molte persone si rendano conto dei pericoli derivanti dal riscaldamento globale.

Questi incontri, tenutisi in tutto il mondo diventano nel 2006 un film- documentario straordinario dal titolo Una scomoda verità; in questo film Al Gore discorre per circa un' ora e mezza sulla disastrosa situazione in cui versa il pianeta a causa del riscaldamento globale, delle possibili e più che probabili conseguenze che ne potrebbero derivare e di quanto questi problemi siano sottovalutati, se non addirittura ignorati dalla maggior parte dei governi del mondo, in quanto, “se un tema non è prioritario per i loro elettori i politici lo ignorano, senza remore ...”

Con l'utilizzo di grafici e tabelle, contributi filmati e immagini di repertorio vengono sviscerati i risultati di anni e anni di studi e ricerche scientifiche in materia; il tutto viene trattato in maniera cosi' chiara e diretta da poter essere facilmente compreso non solo dagli adulti; il potenziale educativo del film lo rende infatti ideale ad essere proiettato nelle scuole.

L'esposizione di questi dati viene di tanto in tanto interrotta da alcuni spezzoni riguardanti la vita privata di Gore, come ad esempio il tragico incidente che colpì suo figlio; questi brevi momenti, che di primo acchito non sembrano avere molto a che fare con quanto trattato dal film, in realtà permettono allo spettatore di comprendere a pieno le ragioni profonde che hanno via via spinto in maniera sempre più massiccia Al Gore ad intraprendere una campagna di questo tipo; il suo grande impegno ecologista è stato persino premiato nel 2007 con il Premio Nobel per la pace.

Il film, vincitore del Premio Oscar come miglior documentario, termina con una serie di piccoli accorgimenti che ognuno di noi nella vita di tutti i giorni potrebbe adottare al fine di diminuire l'inquinamento.

Citando lo stesso Gore, “abbiamo tutto ciò che serve a parte forse la volontà politica ...”

Claudio Sarasini

S

ENZARESPIRO

Pubblichiamo, qui di seguito, un breve racconto di un nostro neo – collaboratore; una sorta di esperienza

“panico” nella nostra città, una realtà contraddittoria, inquinata, che ci toglie il respiro, non nella sublimità dell'osservazione, ma nella grottesca percezione dell'irreversibile insensatezza del caos.

L’orizzonte è invisibile per gli enormi palazzi, che rendono il cielo lontano, frastagliato e discontinuo, quasi a delineare il moto irrazionale che genera le città moderne. Il frastuono della statale rende difficile anche solo osservare questi posti: l’occhio della mente ne è turbato. Lontani, i colli che osservano Brescia sembrano enormi carcasse di titanici animali (se non ci fosse questo rumore di migliaia di formiche meccaniche e velenose che si avvicinano alla città per succhiarne il nettare, si potrebbe forse sentire il muto respiro di quelle bestie colossali); sotto ad essi, in prospettiva, ancora mura di costruzioni, fuori luogo sul fondale oltreumano del cielo e della terra.

Non è difficile individuare la struttura della Caffaro, che con i suoi veleni ha reso inutilizzabile la terra bagnata dal Mella a sudovest della città. I campi che costeggiano la strada statale sono incolti, aridi all’occhio, segno evidente di come la violenza dell’uomo riesca in parte a piegare anche la natura.

[…]

Da qualche tempo qui l’aria è irrespirabile: inalare il prodotto invisibile del “progresso”

incontrollato significa donare ad i

suoi propugnatori la capacità di

decidere della vita di tutti. Non è

raro sentire di morti causate dalle

conseguenze di tutto questo: via

XX Settembre può essere scenario

perfetto. Alle spalle Piazza della

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Repubblica, con la magniloquente fontana addobbata per festeggiare il centocinquantesimo, di fronte l’infinito: una quantità indefinibile di semafori ci separano dalla città vera e propria.

Ogni tanto caritatevoli bestie arancioni o blu si fanno largo tra i velenosi insetti con un basso lamento, portando nelle proprie interiora d’acciaio i più diversi tipi umani, salvandoli forse dalla nevrosi ma condannandoli ad un’eterna lentezza. Fuori, intanto, l’aria è irrespirabile.

[…]

Tutto il profilo della città è segnato dalla frenetica corsa alla costruzione ed alla produzione, sempre più verticale. Immensi palazzi, spesso vuoti, inutili, come quelli di via Labirinto, occupano la vista, rendendo tutto più tranquillizzante e moderno, oppure pieno d’angoscia per ciò che comportano.

Lo spettacolo della tangenziale, enorme arteria da centodieci all’ora che porta il liquido nutritivo della modernità al centro, è quasi sublime (Kant diventa qui più umano, comprensibile): le formiche velenose non corrono mai così velocemente, non sono mai in così grande numero.

E’ strano camminare su un ponte sospeso sul movimento: sembra d’essere le uniche fibre dotate di cognizione della normalità, di percezione di ciò che è sopportabile e ciò che non lo è.

Brescia non è solo questo.

Lontano, simile ai corpi millenari dei colli, una costruzione ancora umana guarda con severa serenità la miseria di tutto ciò che non è identico a se stesso, di ciò che ambisce ad essere diverso. Il castello non si è mai mosso: è ancora il centro della città, senza il quale la città stessa non avrebbe ragion d’essere.

Gianpiero Mattanza

I

LTERZO MONDO

,

PATTUMIERADELPIANETA

Compravendita di armi, produzione di droga, traffico d'organi, sfruttamento minorile.

Questi sono i principali problemi legati ai paesi del Sud del mondo che ogni giorno ci sentiamo ripetere alla telvisione, alla radio, su internet, ne siamo costantemente bombardati, come se fossero le uniche preoccupazioni.

La verità è che queste problematiche sono alimentate dai cosidetti paesi sviluppati, ma non essendo noi direttamente coinvolti, non ci sentiamo direttamente responsabili per esempio della lavorazione dell'oppio in Afghanistan o dello sfruttamento di minori nei paesi

meno sviluppati.

Non veniamo toccati nel profondo, la notizia ci scivola addosso, non colpisce.

All'apparenza ci sembrano cose lontane, quasi di un altro mondo, non possono accadere sul nostro "bel pianeta".

Quando parliamo di società, intendiamo solo il cosidetto mondo occidentale, sinonimo di prosperità e benessere e ci differenziamo dal "terzo mondo", terra di nessuno e quindi di tutti, di governi, multinazionali, mercanti d'armi e di schiavi, dove vengono scaricate immondizie e veleni, rifiuti della civiltà avanzata, ma forse nemmeno a tal punto.

I nostri paesi generano miliardi di tonnellate di rifiuti, più di quanti possiamo smaltire, non li vogliamo, chi li vorrebbe? E i governi se ne liberano senza farci sapere dove vanno a finire, in una sorta di tacito accordo dove: "occhio non vede cuore

non duole".

Ma quale è la loro destinazione finale? Sicuramente non un perbenista paese occidentale,

non sia mai!

Vanno a finire in caverne naturali e in fosse scavate appositamente nei paesi del terzo mondo, dove vengono sotterrati per farli scomparire alla vista, dietro congruo compenso, che viene elargito al gruppo del momento che tiranneggia, alimentando la loro politica spesso sanguinaria e oppressiva.

In questo modo ci sbarazziamo senza troppa fatica dei rifiuti nell'epoca dell'estremo consumismo, inabissando ancora di più le popolazioni di questi paesi, aumentando i loro già gravi problemi e costringendoli a convivere con la nostra immondizia, magari vivendo vicino o dentro discariche sterminate, come ci mostrano spesso i telegiornali.

Tutto questo ci tocca, forse, nella coscienza per pochi minuti, ma poi non veniamo scossi nel profondo, la notizia ci scivola addosso, non colpisce.

Ci lamentiamo di non aver

potuto comprare un

determinato paio di scarpe, di non aver potuto comprare quel preciso vestito, quel cellulare, quella borsa, ci lamentiamo sempre.

La prossima volta che ci lamentiamo per qualcosa di simile, proviamo a pensare a chi non riesce nemmeno a mangiare e non sa minimamente cosa sia la differenza tra Nike o Adidas o tra Gucci e Prada.

"Il poco è molto a chi non ha che il poco" (G.Pascoli)

Andrea Merlini

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Le Miroir Magazine consiglia ...

Noi dello staff di Le Miroir vogliamo indicare, in questa piccola rubrica, alcuni consigli bibliografici, cinematografici e teatrali particolarmente significativi per la tematica affrontata mensilmente, nonché segnalare, qualora ve ne fossero, alcuni eventi culturali, letterari, filosofici e musicali che riteniamo degni di nota.

Libreria ecologica:

Kyoto e dintorni. I cambiamenti climatici come problema globale. Ferrara V. e Farruggia A. Franco Angeli Editore, 2006.

Resistere all'inquinamento. Speciani A. Tecniche nuove, 2001.

L'inquinamento atmosferico. Origine, prevenzione, controllo. Paolo Mazzali. Quaderni di Tecniche di Protezione ambientale. Pitagora Editrice Bologna, 1989.

L'inquinamento dell'aria da traffico stradale. M. Tartaglia. Ed. Bios, Cosenza, 1999.

Benvenuti nell'Antropocene. L'uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era. Crutzen P. J . Mondadori, 2005.

Cinematografo ecologico:

Una scomoda verità – Davis Guggenheim

Polveri alle stelle – Vittorio Vespucci e Monica Nitti

Rassegna eventi

A Teatro:

Dal 23 Marzo al 16 Aprile 2011: SIMONE WEIL – Concerto poetico.

Da un'idea di Ombretta de Biase. Testi, elaborazione poetica e regia: Ilaria Drago. Musiche originali, sonorizzazioni e luci: Marco Guidi. Con Ilaria Drago voce – live electronics. Produzione: Compagnia Ilaria Drago.

Presso Teatro Oscar, Via Lattanzio 58, Milano. [www.pacta.org]

Dal 27 al 30 Aprile 2011: A porte chiuse (Huis Clos) di Jean Paul Sartre.

Traduzione: Paolo Bignamini. Regia: Virginio Liberti. Con Maria Eugenia D'Aquino, Riccardo Magherini, Annig Raimondi. Disegno luci: Fulvio Michelazzi.

Presso Teatro Oscar, Via Lattanzio 58, Milano. [www.pacta.org]

Rock live:

OMEGA live @ Teatro dell'oratorio di Fiumicello (BS), Sabato 26 Marzo 2011, ore 21.00 per la rassegna musicale Palco Giovani Punto & a capo. [per ulteriori informazioni visita il sito:

www.myspace.com/omega_band]

DICKHEAD live @ 3X, Bedizzole (BS), Venerdì 15 Aprile 2011, ore 22.30.

Lo staff di Le Miroir Magazine

Le Miroir non è idea eterea ma persone concrete. Il suo staff è composto da Fabio Vergine, Mattia Rullo, Claudio Sarasini, Nicola Romano. Ringraziamenti per la fondamentale collaborazione ad Alberto Fiorillo (Legambiente), Donatella Albini (Sinistra L'Arcobaleno), Gianpiero Mattanza e Andrea Merlini.

Seguiteci anche online al sito www.lemiroirmagazine.wordpress.com

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