• Non ci sono risultati.

Stato degli studi sui codici beneventani

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Stato degli studi sui codici beneventani"

Copied!
3
0
0

Testo completo

(1)

Stato degli studi sui codici beneventani

I codici della Biblioteca Capitolare di Benevento sono stati poco studiati, quasi per nulla dal punto di vista artistico. L’attenzione per i quarantuno manoscritti in beneventana è nata nell’ambito delle ricerche sulla cultura della Longobardia meridionale; gli studi si sono concentrati sull’aspetto paleografico, relativo alla “scrittura beneventana”, dopo le pionieristiche monografie di Lowe1.

Dagli anni Sessanta si è cercato di individuare e caratterizzare la cultura artistica beneventana, soprattutto sulla scia delle ricerche di Hans Belting2, di cui la critica recente ha abbandonato le

posizioni “panbeneventane”3. I manoscritti oggetto di questo lavoro non hanno una ricca

bibliografia, con l’eccezione del Capit. 33, noto agli studiosi di paleografia musicale4.

Cataloghi e repertori

I manoscritti della Biblioteca Capitolare di Benevento sono stati catalogati da Jean Mallet e André Thibaut5; i codici sono stati descritti nel loro aspetto esterno e nel contenuto testuale, e ne sono state

censite le lettere ornate e le miniature. Prima della loro opera l’unico catalogo di riferimento,

1 Cfr. infra, n. 9.

2 H. BELTING, Studien zum beneventanischen Hof im 8. Jahrhundert, in “Dumbarton Oaks Papers”,

XVI (1962), p.143-193; Studien zur beneventanischen Malerei, Wiesbaden 1968.

3 Per una sintesi della “questione beneventana” si veda F. ACETO, Beneventano – cassinese, arte, in

“Enciclopedia dell’Arte Medievale”, III, Roma 1992, p. 367-370, con bibliografia.

4 Per una bibliografia generica cfr. B. G. BAROFFIO- A. DONEDA- R. TIBALDI, MUSIM, Musicae

Imagines. Gli studi di paleografia musicale e l’esigenza di nuovi strumenti di ricerca, in “Scrittura

e civiltà”, 22 (1998), p.463 nr.33.

5 MALLET J.-THIBAUT A., Les manuscrits en écriture bénéventaine de la Bibliothèque Capitulaire de

(2)

limitato ai codici agiografici, era stato pubblicato in Analecta Bollandiana nel 1933, compilato a partire da annotazioni lasciate nel 1908 da A. Poncelet6.

Nonostante sia mancata fino ad anni recenti una catalogazione completa, diversi studi hanno riportato indicazioni schematiche sul contenuto e la datazione dei manoscritti, a partire dagli articoli di X. Barbier de Montault7 e R. Andoyer8, generici elenchi del fondo manoscritto della Capitolare.

E. A. Lowe9, nell’ambito dei suoi studi sull’area grafica beneventana, all’inizio dl ‘900, ha proposto

per i codici della Capitolare una collocazione temporale e spaziale che è stata sostanzialmente confermata dagli studi successivi; le indagini di Lowe sono state approfondite e aggiornate da V. Brown10. I manoscritti sono citati anche nei repertori di K. Gamber11 e R. Gregoire12, lavori che

offrono un panorama di sintesi del patrimonio librario italiano, in cui si riprendono comunque le posizioni di Lowe.

6 A. PONCELET, Catalogus codicum hagiographicorum latinorum bibliotecae capituli ecclesiae

cathedralis beneventanae, in “Analecta Bollandiana”, 51 (1933), p.337-364. I codici descritti sono i

Capit. 6, 13, 14 e 18 ; Poncelet ha numerato i codici con cifre arabe e romane che indicavano la posizione nella scaffalatura prima della seconda guerra mondiale. La numerazione di Poncelet è stata usata fino alla catalogazione di Mallet – Thibaut, in cui i codici sono designati dalle sole cifre arabe.

7 X. BARBIER DE MONTAULT, Le trèsor de la cathédrale de Bénévent, in “Revue de l’art chrétien”, II

serie, 10 (1879), p.62-94.

8 R. ANDOYER, I codici liturgici della Biblioteca Capitolare di Benevento, Benevento 1909.

9 E. A. LOWE (LOEW), Scriptura Beneventana. Facsimiles of South Italian and Dalmatian

Manuscripts from the Sixth to the Fourteenth Century, Oxford 1929; ID., A new list of Beneventan

Manuscripts, in Collectanea Vaticana in honorem Anselmi M. Card. Albareda a Bibliotca Apostolica edita, Città del Vaticano 1962, (Studi e Testi 220), p.215; ID., The Beneventan Script.

Second edition prepared and enlarged by Virginia Brown, Roma 1980, t. I, p.66-69 e t. II, p.17-23.

10 V. BROWN, Second edition cit., t. I, p.66-69 e t. II, p.17-23; EAD., A Second New list of Beneventan

Manuscripts (I-III), in “Mediaeval Studies”, 40 (1978), p.244; EAD., Origine et provenance des

manuscrits bénéventains conservés à la bibliothèque capitulaire, in La Cathédral de Bénévent,

ed.T. F. Kelly, Gand-Amsterdam 1999, p.149-165; EAD., A Homiliary in Beneventan Script at

Salerno, in “La specola. Società salernitana di bibliologia e biblofilia”, 1 (1991), p.4-97.

11 K. GAMBER, Codices liturgici latini antiquiores², (Spicilegii Friburgensis Subsidia 1), Fribourg

1968. I codici citati sono i Capit. 6, 13 e 18 al nr. 467a; Capit. 33 al nr. 430.

12 R. GRÉGOIRE, Repertorium liturgicum italicum, in “Studi Medievali”, s.III, IX (1968), p. 463-592,

(3)

Studi sull’apparato decorativo

L’ornamentazione dei manoscritti della Capitolare non è stata mai analizzata compiutamente, e sono pochi i lavori in cui i codici sono segnalati; Mallet - Thibaut avevano annunciato, per il secondo volume della loro opera13, uno studio complessivo sulla decorazione dei codici ad opera di

H. Toubert, mai pubblicato.

I manoscritti della Capitolare sono citati per la prima volta in un saggio di M. Rotili, intitolato

L’Exultet di Capua e la miniatura beneventana14; l’ornamentazione delle iniziali è considerata il

coerente sviluppo delle premesse decorative del IX secolo beneventano. Rotili accenna alla decorazione di tre manoscritti, i Capit. 10, 13, 36, anche nel suo studio dedicato ai codici cavesi, La

miniatura nella Badia di Cava15.

G. Orofino in La miniatura a Benevento16, ha tracciato un quadro d’insieme della decorazione

libraria beneventana, analizzata e datata sulla base dei rapporti stilistici con la coeva cultura cassinese.

Altri lavori citano i manoscritti in una panoramica generica, come le carrellate di G. Bertelli Buquicchio17 e A. Cofrancesco18.

13 MALLET -THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.73 n.4.

14 M. ROTILI, L’ Exultet della Cattedrale di Capua e la miniatura “beneventana”, in Il contributo

dell’archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, Atti del convegno

nazionale di studi storici promosso dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro (26-31 ottobre 1966) Roma, 1967, p. 197-210. I manoscritti 10, 11, 13 14, 15, 33 e 36 sono citati nella nota 24, p.202.

15 M. ROTILI, L’Isidoro, le leggi longobarde, il Lezionario di S. Lupo e la miniatura beneventana, in

La miniatura nella Badia di Cava, II, Cava dei Tirreni 1978, p.45-76.

16 G. OROFINO, La miniatura a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del

XVI Congresso internazionale di studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 2003, p. 545-565.

17 G. BERTELLI BUQUICCHIO, Benevento, scultura e arti suntuarie, in Enciclopedia dell’Arte

Medievale, vol. III, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1992, p.378-385.

18 A. COFRANCESCO, Gli Exultet di Mirabella Eclano, in “Rivista storica del Sannio”, II (1995),

Riferimenti

Documenti correlati

• Può essere però più efficiente come codifica, in termini di spazio di codifica o di tempo di trasmissione, perché è possibile codificare con sequenze più brevi i caratteri

È più semplice dal punto di vista computazionale, dato che usiamo operazioni su polinomi invece che su matrici. 0

• Option 2: E’ necessario indicare sulla prima riga il numero degli strati da analizzare e poi, sulle righe successive fornire indicazione per ogni strato, indicando, il tipo

These five systems – nomination quotas to SMDs, supra-districts, rotating districts, PR-tier systems and alternate thresholds – constitute the primary forms of TSMs used

The Hubble Space Telescope is the perfect symbol of this urge to explore, because it con- tains technologically advanced instruments designed to observe and discover unexplored

• Si aggiunge all’inizio o alla fine dei dati trasmessi un bit di ridondanza tale da rendere pari o dispari il numero di 1 presenti all’interno del codice binario trasmesso.. •

Per sapere su quali bit di parità influisce il bit di dati k basta riscrivere k come somma di potenze di 2 (per esempio 11 =1 +2 + 8); ogni bit di dati è controllato da tutti e soli

In breve una delle principali idee che sta dietro a questi algoritmi, in particolare alla codifica di Huffman, consiste nel codificare un alfabeto di simboli con un altro alfabeto