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L ’osso fragile del paziente diabetico: si tratta di una condizione evidenziata in numerosi studi epidemiologici.

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22 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 4 - maggio 2018

A ggiornAmenti

L

osso fragile del paziente diabetico: si tratta di una condizione evidenziata in numerosi studi epidemiologici.

Questi studi hanno sottolineato l’impatto dei rischio fratturativo nei soggetti diabetici, nei quali la frattura può verificarsi anche con un decennio di anticipo rispetto a quanto accade nella popolazione generale.

A parità di età il rischio di frattura è da 3 a 5 volte più elevato in ca- so di diabete di tipo 1 e del 50%

più alto nel diabete di tipo 2, ed è tanto più evidente quanto mag- giore è la durata della malattia o il controllo della stessa non è sod- disfacente.

Questa correlazione è ben com- prensibile nel DM1 in cui la densi- tà minerale ossea risulta ridotta ri- spetto al dato medio della popola- zione generale.

Al contrario non appare chiara l’as- sociazione nel diabete di tipo 2, condizione in cui è difficilmente evidenziabile una minore densità ossea a motivo dell’incremento ponderale e della maggiore quan- tità di grasso corporeo che contri- buiscono a invalidare la diagnosi densitometrica di osteoporosi (T-score).

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¼ Meccanismi che portano alla frattura

I meccanismi che portano alla frattu- ra sono quindi diversi a seconda del tipo di diabete. Nel DM1, l’iperglice- mia cronica esercita effetti deleteri sul metabolismo osseo: la formazio- ne ossea è compromessa a causa degli effetti tossici diretti di glucosio e/o dei prodotti finali della glicazione avanzata (AGE) sugli osteoblasti. A ciò si aggiunge anche un effetto sul- la differenziazione delle cellule me- senchimali che si differenziano in osteoblasti e adipociti, in particolare a causa di uno sfondo di flogosi cro- nica, di meccanismi autoimmuni causa di ipogonadismo e di anoma- lie dei recettori della vitamina D.

Inoltre, è noto che gli osteoblasti ne- cessitano di glucosio per la loro so- pravvivenza, e che una glicemia ele- vata riduce il numero di trasportatori del glucosio, come nel caso del bam- bino con DM1 nel quale si osserva una ridotta osteoformazione che spiega perché questi pazienti hanno minore densità minerale ossea.

Nel DM2, l’obesità porta a un so- vraccarico articolare, mentre l’insuli- no-resistenza determina condizioni di iperglicemia dannose per il tessu- to osseo. In una seconda fase, l’o-

steopenia diabetica derivante da questi meccanismi risente anche delle anomalie microvascolari e della presenza di stress ossidativo carat- terizzato dalla presenza massiccia di prodotti finali della glicazione (AGE) tra cui la pentosidina è probabilmen- te la più uno dei più facili da dosare.

Nel DM2 la definizione più calzante è quella di fragilità ossea, imputabi- le alla presenza di AGE che, legan- dosi con difficoltà al collagene, ridu- cono la coesione ossea. Inoltre l’o- besità comporta uno stress mag- giore sulle articolazioni. Il tessuto addominale è poi una sede impor- tante di sintesi di citochine infiam- matorie che a loro volta esercitano effetti deleteri sulla matrice ossea.

Alterazioni del collagene e presen- za di fattori pro-infiammatori lavo- rano in sinergia nel ridurre la resi- stenza ossea, evidenziabile con aumento della porosità corticale dell’osso, un effetto negativo che aumenta nel tempo.

È quindi la qualità dell’osso e non la sua quantità che viene alterata nel paziente con DM2. Il rischio di frat- tura di questi soggetti dovrebbe quindi essere preso in considerazio- ne, in particolare trattando in modo aggressivo i fattori di rischio vasco- lare, evitando quei farmaci antidia- betici che aumentano il rischio di osteoporosi e favorendo gli agenti anti-osteoporosi in grado di preser- vare la funzione pancreatica.

Diabetoporosi, una nuova entità nosologica?

n D

iabetologia

• Ferrari S. Pathophysiology of bone fragility in diabetes. WCO-IOF-ESCEO 2018. Cracovia, 19-22 aprile 2018.

Bibliografia Bibliografia

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