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Variabilità glicemica e malattia cardiovascolare nel paziente diabetico

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Academic year: 2021

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DALLA LETTERATURA

Variabilità glicemica e malattia cardiovascolare nel paziente diabetico

G It Diabetol Metab 2016;36:47-49

Associazione fra variabilità dell’emoglobina A

1c

e aterosclerosi coronarica subclinica in soggetti con diabete di tipo 2

J Diabetes Complications 2015;29:776-82

Yang HK, Kang B, Lee SH, Yoon KH, Hwang BH, Chang K, Han K, Kang G, Cho JH

1

1

Division of Endocrinology and Metabolism, Department of Internal Medicine, Seoul St. Mary’s Hospital, College of Medicine, The Catholic University of Korea, Seoul, Korea

drhopper@catholic.ac.kr.

Obiettivo. Esaminare l’associazione fra variabilità dell’emoglobina A

1c

(HbA

1c

) e aterosclerosi coronarica subclinica in soggetti con diabete di tipo 2.

Metodi. Sono stati utilizzati i dati ricavati dalla tomografia computerizzata coronarica multistrato di pazienti con dia- bete di tipo 2 senza storia di malattia cardiovascolare o sintomi di angina. Le misurazioni di HbA

1c

precedenti l’in- dagine cardiaca sono state raccolte retrospettivamente e sono state calcolate le variazioni di HbA

1c

SD e -CV.

L’aterosclerosi coronarica subclinica è stata definita dal riscontro di un calcium score index > 400 in assenza di sin- tomatologia cardiaca.

Risultati. Un totale di 595 soggetti è stato classificato secondo il valore mediano di ciascun indicatore della variabi- lità di HbA

1c

. La prevalenza di aterosclerosi coronarica subclinica era superiore nel gruppo con maggiore variabilità HbA

1c

rispetto a quello con minore variabilità HbA

1c

. L’analisi di regressione logistica a variabili multiple ha eviden- ziato che HbA

1c

SD e -CV maggiori erano associati alla presenza di aterosclerosi coronarica subclinica indipendente- mente dalla media dei livelli di HbA

1c

in soggetti con durata di diabete ≤ 10 anni (OR [IC al 95%]; HbA

1c

SD, 2,894 [1,105-7,584]; HbA

1c

CV, 2,540 [1,022-6,316]).

Conclusioni. La stabilizzazione a lungo termine dei livelli di glicemia potrebbe essere importante nel prevenire l’ate- rosclerosi coronarica subclinica in soggetti con diabete di tipo 2.

Effetto della variabilità dell’emoglobina glicata e della pressione arteriosa sull’incidenza di eventi cardiova- scolari in pazienti con diabete di tipo 2

BMJ Open Diabetes Res Care 2015;3:e000129

Takao T

1

, Matsuyama Y, Suka M, Yanagisawa H, Iwamoto Y

1

Division of Diabetes and Metabolism, The Institute for Adult Diseases, Asahi Life Foundation, Tokyo, Japan

Obiettivo. Indagare l’associazione tra la variabilità dell’emoglobina glicata (HbA

1c

) e della pressione arteriosa sisto- lica (SBP) e l’incidenza di malattia cardiovascolare (CVD) in pazienti con diabete di tipo 2.

Metodi. Sono stati arruolati retrospettivamente 632 pazienti con diabete di tipo 2 senza storia di CVD afferenti per la prima volta al nostro ospedale fra il 1995 e il 1996 e seguiti per ≥ 1 anno; tutti i pazienti hanno eseguito un mi- nimo di 4 visite mediche e almeno una visita all’anno. Alla fine dello studio (giugno 2012) i pazienti arruolati hanno ricevuto e compilato un questionario clinico.

Abbreviazioni: CGM, continuous glucose monitoring, monitoraggio glicemico in continuo; CV, coefficiente di variazione; CVD, cardiovascular disease, malattia cardiovascolare; DM1, diabete mellito di tipo 1; DM2, diabete mellito di tipo 2; HbA

1c

, emoglobina glicata; HR, ha- zard ratio; IC, intervallo di confidenza; NGAL, neutrophil gelatinase-associated lipocalin, gelatinasi neutrofila; PCI, percutaneous coronary intervention, intervento coronarico percutaneo; SBP, systolic blood pressure, pressione arteriosa sistolica; VIM, variation independent of mean, variazione indipendente della media.

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Dalla Letteratura - Variabilità glicemica e malattia cardiovascolare nel paziente diabetico

Risultati. Durante il periodo di follow-up (valore mediano 15,4 anni) 81 pazienti hanno sviluppato CVD. L’analisi mul- tivariata ha rivelato che il coefficiente di variazione (CV) e la variazione indipendente della media (VIM) per HbA

1c

e SBP erano predittori significativi dell’incidenza di CVD indipendentemente dalla media di HbA

1c

e SBP. I pazienti sono stati classificati in 4 gruppi secondo i valori mediani di HbA

1c

CV e SBPCV e la variazione indipendente della media di HbA

1c

VIM e SBPVIM. Tra questi gruppi, gli hazard ratio (HR) erano rispettivamente massimi nei gruppi HbA

1c

CV-alto/SBPCV-alto e HbA

1c

VIM-alto/SBPVIM-alto ed erano significativamente più alti se confrontati con quelli nei gruppi HbA

1c

CV- basso/SBPCV-basso e HbA

1c

VIM-basso/SBPVIM-basso. Tra i pazienti con la media SBP ≥ 130 mmHg, gli HR associati con HbA

1c

CV e HbA

1c

VIM erano drasticamente elevati rispetto a quelli con la media SBP < 130 mmHg (p < 0,05).

Conclusioni. La variabilità di HbA

1c

e la SBP rappresentano un rischio combinato e aggiunto per l’incidenza di CVD nei pazienti con diabete di tipo 2. È probabile che esista un effetto sinergico tra variabilità di HbA

1c

e livelli medi di SBP per l’incidenza di CVD.

La variabilità glicemica valutata mediante monitoraggio glicemico in continuo e outcome a breve termine nei pazienti diabetici sottoposti ad angioplastica coronarica: uno studio pilota osservazionale

J Diabetes Res 2015;2015:250201

Nusca A

1

, Lauria Pantano A

2

, Melfi R

1

, Proscia C

1

, Maddaloni E

2

, Contuzzi R

1

, Mangiacapra F

1

, Palermo A

2

, Manfrini S

2

, Pozzilli P

2

, Di Sciascio G

1

1

UOC di Cardiologia,

2

UOC di Endocrinologia e Diabetologia, Campus Bio-Medico Università di Roma, Roma

Uno scarso controllo glicemico è associato a un esito sfavorevole nei pazienti sottoposti a intervento coronarico per- cutaneo (PCI) a prescindere dalla presenza di diabete mellito. Tuttavia una valutazione completa del controllo glice- mico potrebbe non essere completamente rappresentata dai valori di emoglobina glicata o dai livelli glicemici a digiuno, mentre le fluttuazioni glicemiche giornaliere potrebbero influire sul rischio cardiovascolare e avere effetti anche più deleteri di un’iperglicemia costante. Questo studio valuta, mediante il monitoraggio glicemico in conti- nuo (CGM), il valore medio glicemico unitamente all’entità delle escursioni glicemiche durante la rivascolarizzazione coronarica correlandole con l’esito periprocedurale, definito come un danno renale o miocardico, rappresentati ri- spettivamente dalla creatinina sierica, lipocalina associata alla gelatinasi neutrofila (NGAL) e i livelli di troponina I.

Un’alta variabilità glicemica è stata associata a peggiori variazioni di creatinina e NGAL post-procedurali. Inoltre è stato osservato che la variabilità glicemica e in particolare le variazioni ipoglicemiche aumentano in pazienti con infarto mio- cardico periprocedurale. Questo studio dimostra l’utilità del CGM durante la procedura di angioplastica coronarica per raggiungere un controllo glicemico ottimale al fine di prevenire le complicanze a breve termine e migliorare l’outcome.

Variabilità glicemica a lungo termine e rischio di esiti avversi: rassegna sistematica e metanalisi Diabetes Care 2015;38:2354-69

Gorst C

1

, Kwok CS, Aslam S, Buchan I, Kontopantelis E, Myint PK, Heatlie G, Loke Y, Rutter MK, Mamas MA

1

Institute of Population Health, Centre for Primary Care, University of Manchester, Manchester, UK catherine.gorst@postgrad.manchester.ac.uk

Obiettivo. La variabilità glicemica sta emergendo quale misura per il controllo glicemico che è un reale predittore di complicanze. Questa rassegna sistematica e metanalisi valuta l’associazione tra variabilità di HbA

1c

e complicanze micro- e macrovascolari e mortalità nel diabete di tipo 1 e di tipo 2.

Disegno dello studio e metodi. La ricerca ha selezionato da Medline ed Embase (2004-2015) gli studi che hanno indagato l’associazione tra variabilità dell’HbA

1c

ed esiti avversi in pazienti con diabete di tipo 1 e 2. L’estrazione dei dati è stata fatta in modo indipendente da due ricercatori. La metanalisi a effetti casuali è stata effettuata includendo come variabili la misura della variabilità di HbA

1c

, l’analisi del metodo e il tipo di diabete.

Risultati. Sette studi hanno valutato la variabilità di HbA

1c

in pazienti con diabete di tipo 1, e hanno mostrato l’as- sociazione tra variabilità di HbA

1c

e malattia renale (RR 1,56 [IC al 95% 1,08-2,25], due studi), eventi cardiovascolari (1,98 [1,39-2,82]) e retinopatia (2,11 [1,54-2,89]). Tredici studi hanno valutato la variabilità di HbA

1c

in pazienti con

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Commento alla rassegna: “Variabilità glicemica e malattia cardiovascolare nel paziente diabetico”

Di Cianni G

UOC Diabetologia e Malattie Metaboliche, Presidio Ospedaliero, ASL 6, Livorno

La variabilità glicemica ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più significativo nella valutazione prognostico- terapeutica del diabete mellito, specie in relazione allo sviluppo delle complicanze croniche. Tuttavia, mentre è ormai ben definito il ruolo che le variazioni dei livelli di HbA

1c

esercitano sullo sviluppo della nefropatia diabetica e delle complicanze microangiopatiche in genere, non è ancora del tutto chiaro se la variabilità glicemica, intesa come variabilità sia della glicemia sia dell’HbA

1c

, possa influenzare lo sviluppo della malattia cardiovascolare.

In questa rassegna vengono riportati tre studi sperimentali e una metanalisi recentemente apparsi in letteratura che possono far luce sul dibattito in corso, apportando ulteriori evidenze a favore della relazione tra variabilità glice- mica e malattia cardiovascolare, nelle sue diverse fasi cliniche.

Il primo studio (Yang, J Diabetes Complications 2015) mostra che le variazioni della HbA

1c

si associano all’atero- sclerosi coronarica subclinica, non ancora manifesta.

Interessante è l’osservazione riportata dal BMJ Open Diabetes Research Care che associa la variabilità del controllo glicemico (HbA

1c

) e della pressione arteriosa sistolica allo sviluppo della malattia cardiovascolare nel paziente dia- betico.

Infine un’osservazione “in acuto” di un gruppo di ricerca italiano che, applicando il monitoraggio glicemico in con- tinuo durante l’esecuzione di angioplastica coronarica, ha riportato come una maggiore variabilità della glicemia si associ ad outcome clinici avversi.

A conclusione, per avere un quadro più completo, si riporta una metanalisi pubblicata di recente su Diabetes Care cha ha analizzato studi condotti sia nel DM1 sia nel DM2: per entrambi i tipi di diabete la variabilità glicemica si associa positivamente alle complicanze sia micro- sia macrovascolari.

I dati di questi studi, aggiungendosi a quelli già prodotti negli ultimi anni su questo tema di grande attualità, raf- forzano il concetto che un nuovo parametro, la variabilità glicemica, debba essere tenuto in considerazione nella pratica clinica per la cura della malattia diabetica.

Dalla Letteratura - Variabilità glicemica e malattia cardiovascolare nel paziente diabetico

diabete di tipo 2. Una più alta variabilità di HbA

1c

era associata a un più alto rischio di malattia renale (1,34 [1,15- 1,57], due studi), eventi macrovascolari (1,21 [1,06-1,38]), ulcere/gangrene (1,50 [1,06-2,12]), malattia cardiova- scolare (1,27 [1,15-1,40]) e mortalità (1,34 [1,18-1,53]). La maggior parte degli studi era retrospettiva con mancanza di aggiustamento per altri potenziali fattori e la definizione della variabilità di Hba

1c

non era la stessa per tutti gli studi esaminati.

Conclusioni. La variabilità di HbA

1c

, risultata associata positivamente alle complicanze micro- e macrovascolari e alla mortalità indipendentemente dal livello di HbA

1c

, in futuro potrebbe avere un ruolo nella valutazione del rischio clinico.

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