DALLA LETTERATURA
Variabilità glicemica e malattia cardiovascolare nel paziente diabetico
G It Diabetol Metab 2016;36:47-49
Associazione fra variabilità dell’emoglobina A
1ce aterosclerosi coronarica subclinica in soggetti con diabete di tipo 2
J Diabetes Complications 2015;29:776-82
Yang HK, Kang B, Lee SH, Yoon KH, Hwang BH, Chang K, Han K, Kang G, Cho JH
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Division of Endocrinology and Metabolism, Department of Internal Medicine, Seoul St. Mary’s Hospital, College of Medicine, The Catholic University of Korea, Seoul, Korea
drhopper@catholic.ac.kr.
Obiettivo. Esaminare l’associazione fra variabilità dell’emoglobina A
1c(HbA
1c) e aterosclerosi coronarica subclinica in soggetti con diabete di tipo 2.
Metodi. Sono stati utilizzati i dati ricavati dalla tomografia computerizzata coronarica multistrato di pazienti con dia- bete di tipo 2 senza storia di malattia cardiovascolare o sintomi di angina. Le misurazioni di HbA
1cprecedenti l’in- dagine cardiaca sono state raccolte retrospettivamente e sono state calcolate le variazioni di HbA
1cSD e -CV.
L’aterosclerosi coronarica subclinica è stata definita dal riscontro di un calcium score index > 400 in assenza di sin- tomatologia cardiaca.
Risultati. Un totale di 595 soggetti è stato classificato secondo il valore mediano di ciascun indicatore della variabi- lità di HbA
1c. La prevalenza di aterosclerosi coronarica subclinica era superiore nel gruppo con maggiore variabilità HbA
1crispetto a quello con minore variabilità HbA
1c. L’analisi di regressione logistica a variabili multiple ha eviden- ziato che HbA
1cSD e -CV maggiori erano associati alla presenza di aterosclerosi coronarica subclinica indipendente- mente dalla media dei livelli di HbA
1cin soggetti con durata di diabete ≤ 10 anni (OR [IC al 95%]; HbA
1cSD, 2,894 [1,105-7,584]; HbA
1cCV, 2,540 [1,022-6,316]).
Conclusioni. La stabilizzazione a lungo termine dei livelli di glicemia potrebbe essere importante nel prevenire l’ate- rosclerosi coronarica subclinica in soggetti con diabete di tipo 2.
Effetto della variabilità dell’emoglobina glicata e della pressione arteriosa sull’incidenza di eventi cardiova- scolari in pazienti con diabete di tipo 2
BMJ Open Diabetes Res Care 2015;3:e000129
Takao T
1, Matsuyama Y, Suka M, Yanagisawa H, Iwamoto Y
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Division of Diabetes and Metabolism, The Institute for Adult Diseases, Asahi Life Foundation, Tokyo, Japan
Obiettivo. Indagare l’associazione tra la variabilità dell’emoglobina glicata (HbA
1c) e della pressione arteriosa sisto- lica (SBP) e l’incidenza di malattia cardiovascolare (CVD) in pazienti con diabete di tipo 2.
Metodi. Sono stati arruolati retrospettivamente 632 pazienti con diabete di tipo 2 senza storia di CVD afferenti per la prima volta al nostro ospedale fra il 1995 e il 1996 e seguiti per ≥ 1 anno; tutti i pazienti hanno eseguito un mi- nimo di 4 visite mediche e almeno una visita all’anno. Alla fine dello studio (giugno 2012) i pazienti arruolati hanno ricevuto e compilato un questionario clinico.
Abbreviazioni: CGM, continuous glucose monitoring, monitoraggio glicemico in continuo; CV, coefficiente di variazione; CVD, cardiovascular disease, malattia cardiovascolare; DM1, diabete mellito di tipo 1; DM2, diabete mellito di tipo 2; HbA
1c, emoglobina glicata; HR, ha- zard ratio; IC, intervallo di confidenza; NGAL, neutrophil gelatinase-associated lipocalin, gelatinasi neutrofila; PCI, percutaneous coronary intervention, intervento coronarico percutaneo; SBP, systolic blood pressure, pressione arteriosa sistolica; VIM, variation independent of mean, variazione indipendente della media.
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Risultati. Durante il periodo di follow-up (valore mediano 15,4 anni) 81 pazienti hanno sviluppato CVD. L’analisi mul- tivariata ha rivelato che il coefficiente di variazione (CV) e la variazione indipendente della media (VIM) per HbA
1ce SBP erano predittori significativi dell’incidenza di CVD indipendentemente dalla media di HbA
1ce SBP. I pazienti sono stati classificati in 4 gruppi secondo i valori mediani di HbA
1cCV e SBPCV e la variazione indipendente della media di HbA
1cVIM e SBPVIM. Tra questi gruppi, gli hazard ratio (HR) erano rispettivamente massimi nei gruppi HbA
1cCV-alto/SBPCV-alto e HbA
1cVIM-alto/SBPVIM-alto ed erano significativamente più alti se confrontati con quelli nei gruppi HbA
1cCV- basso/SBPCV-basso e HbA
1cVIM-basso/SBPVIM-basso. Tra i pazienti con la media SBP ≥ 130 mmHg, gli HR associati con HbA
1cCV e HbA
1cVIM erano drasticamente elevati rispetto a quelli con la media SBP < 130 mmHg (p < 0,05).
Conclusioni. La variabilità di HbA
1ce la SBP rappresentano un rischio combinato e aggiunto per l’incidenza di CVD nei pazienti con diabete di tipo 2. È probabile che esista un effetto sinergico tra variabilità di HbA
1ce livelli medi di SBP per l’incidenza di CVD.
La variabilità glicemica valutata mediante monitoraggio glicemico in continuo e outcome a breve termine nei pazienti diabetici sottoposti ad angioplastica coronarica: uno studio pilota osservazionale
J Diabetes Res 2015;2015:250201
Nusca A
1, Lauria Pantano A
2, Melfi R
1, Proscia C
1, Maddaloni E
2, Contuzzi R
1, Mangiacapra F
1, Palermo A
2, Manfrini S
2, Pozzilli P
2, Di Sciascio G
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UOC di Cardiologia,
2UOC di Endocrinologia e Diabetologia, Campus Bio-Medico Università di Roma, Roma
Uno scarso controllo glicemico è associato a un esito sfavorevole nei pazienti sottoposti a intervento coronarico per- cutaneo (PCI) a prescindere dalla presenza di diabete mellito. Tuttavia una valutazione completa del controllo glice- mico potrebbe non essere completamente rappresentata dai valori di emoglobina glicata o dai livelli glicemici a digiuno, mentre le fluttuazioni glicemiche giornaliere potrebbero influire sul rischio cardiovascolare e avere effetti anche più deleteri di un’iperglicemia costante. Questo studio valuta, mediante il monitoraggio glicemico in conti- nuo (CGM), il valore medio glicemico unitamente all’entità delle escursioni glicemiche durante la rivascolarizzazione coronarica correlandole con l’esito periprocedurale, definito come un danno renale o miocardico, rappresentati ri- spettivamente dalla creatinina sierica, lipocalina associata alla gelatinasi neutrofila (NGAL) e i livelli di troponina I.
Un’alta variabilità glicemica è stata associata a peggiori variazioni di creatinina e NGAL post-procedurali. Inoltre è stato osservato che la variabilità glicemica e in particolare le variazioni ipoglicemiche aumentano in pazienti con infarto mio- cardico periprocedurale. Questo studio dimostra l’utilità del CGM durante la procedura di angioplastica coronarica per raggiungere un controllo glicemico ottimale al fine di prevenire le complicanze a breve termine e migliorare l’outcome.
Variabilità glicemica a lungo termine e rischio di esiti avversi: rassegna sistematica e metanalisi Diabetes Care 2015;38:2354-69
Gorst C
1, Kwok CS, Aslam S, Buchan I, Kontopantelis E, Myint PK, Heatlie G, Loke Y, Rutter MK, Mamas MA
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