• Non ci sono risultati.

DON RUA E DON BOSCO:DUE PERSONALITÀ, UN BINOMIO INSCINDIBILE STUDI

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "DON RUA E DON BOSCO:DUE PERSONALITÀ, UN BINOMIO INSCINDIBILE STUDI"

Copied!
36
0
0

Testo completo

(1)

DON RUA E DON BOSCO:

DUE PERSONALITÀ, UN BINOMIO INSCINDIBILE

F r a n c e s c o M otto *

È fuor discussione che la “fortuna” di don R ua sia dovuta a ll’adesione al personaggio don B osco e al totale coinvolgim ento nelle opere da questi p ro ­ m osse. La vicenda um ana e spirituale di don R ua è infatti strettam ente asso­

ciata al santo di Torino, che l ’ha accolto da ragazzo, l ’ha accom pagnato nella form azione al sacerdozio, l ’ha form ato com e educatore e responsabile di una società di educatori. Senza don B osco, certam ente no n avrem m o u n don Rua così com e ce l ’ha trasm esso la storia.

M a questa stessa storia sem bra indicarci anche che senza l ’am pio e deci­

sivo apporto di don R ua alle crescenti opere di don B osco, questi non sarebbe riuscito a realizzare quello che in effetti ha realizzato. In tutte le sue innum e­

revoli iniziative h a potuto contare sulla generosissim a collaborazione di don Rua, al punto che non si esiterebbe a giustificare il titolo, da taluno affida­

togli, di “ confondatore” della Società salesiana1.

Ora, data p er scontata la conoscenza di quanto don B osco ha dato a don Rua, si intende presentare in sintesi quanto don R ua h a dato a don B osco, quanto e com e h a contribuito al “successo” di don B osco e delle sue istitu­

zioni, lungo gli oltre 30 anni di v ita passati al suo fianco.

Il m odo cronologico con cui procederem o potrà alla fine forse sem brare eccessivam ente articolato, m agari troppo legato al vissuto quotidiano, m a ci sem bra che rispecchi appunto la v ita di don Rua, affollata di im prorogabili im pegni, senza tem p i lib eri p e r p ro fo n d e analisi e g ra n d i sin tesi, dove si p riv ile g ia l ’im pegno o perativ o co ncreto p iù che l ’en u n ciazio n e di gran di principi.

* Salesiano, direttore dell’Istituto Storico Salesiano - Roma 1 Luigi Castano, Il beato Michele Rua. Torino, LDC 1992, p. 11.

(2)

I. GLI A N N I DI F O R M A Z IO N E (1852-1865)

1. Fanciullo in famiglia, già nell’orbita di don Bosco (1847-1852)

D a ll’età degli 8 anni fino a ll’ordinazione sacerdotale a 23 anni, don Rua crebbe accanto a don Bosco. Invero nel periodo 1845-1851 i contatti fra loro, p er quanto em otivam ente intensi, furono p iuttosto estem poranei, po ich é il fanciullo M ichele viveva in fam iglia. I rapporti con don B osco si lim itavano alla libera frequenza a ll’O ratorio probabilm ente dal 1845, alla partecipazione con il fratello tredicenne L uigi alle conferenze m ensili della com pagnia di S. Luigi a ll’O ratorio dal 1847, alla saltuaria confessione presso i Fratelli delle Scuole cristiane dal 1848 in poi.

Invero don Bosco n e ll’agosto 1850, vista l ’esem plarità di v ita del prea­

dolescente, lo aveva avviato allo studio del latino e nel m ese di settem bre gli aveva fatto fare l ’esperienza di alcuni giorni di esercizi spirituali nel sem i­

nario di G iaveno, presso Torino. P rim a della fine d ell’anno poi lo m ise a stu­

diare con don Pietro M erla e l ’anno successivo (1851-1852) con don Carlo G iuseppe B onzanino, che lo preparò a superare n e ll’estate 1852 gli esam i pubblici di am m issione alla quarta ginnasiale (o prim a retorica).

D i ritorno da u n secondo corso di esercizi spirituali a G iaveno, vinta qualche resistenza fam iliare, il 24 settem bre 1852 l ’intelligente studente Rua entrò a ll’O ratorio, dove sarebbe rim asto fino alla m orte, escluso il biennio 1863-1865. A don B osco dalla p ro p ria fam ig lia p o rtav a in dono u n p a tri­

m onio non indifferente: intelligenza lucida, innata propensione alla disciplina, buona preparazione culturale, profondo spirito di pietà, am ore a ll’ordine e alla precisione, di cui è segno evidente la stessa m inuscola grafia senza inutili fronzoli e perfettam ente allineata sulle righe.

2. Studente solerte e generoso, presto leader riconosciuto all’Oratorio (1852-1858)

A ppena indossata la veste talare (3 ottobre 1852) p e r m ano del teologo A n to n io C in zan o di C asteln u o v o , che 17 an n i p rim a l ’av ev a d ata a don B osco, il giovanissim o R ua si m ise im m ediatam ente a sua com pleta disposi­

zione. N o n ne deluse le attese. In u n solo anno di studio con il prof. don M atteo Picco superò l ’esam e di m aturità ginnasiale che gli aprì l ’accesso al b iennio di studi filosofici (1853-1855) e al qu inquennio di studi teolog ici (1855-1860) presso il sem inario di Torino, cui lo zelante studente aggiunse

(3)

corsi com plem entari di greco, ebraico antico e francese.

A pprofittando del fatto che agli alunni esterni la frequenza obbligatoria ai corsi sem inaristici era di poche ore al giorno, don B osco inserì il giovane R ua nel pieno d ell’opera di Valdocco che in quegli anni com pletava il suo raggio di azione con internato ed esternato, scuole elem entari e ginnasiali, laboratori di arti e m estieri, oratorio festivo e feriale, tipografia... D on R ua si dedicò dunque a ll’assidua assistenza alle centinaia di allievi d e ll’O ratorio, al m antenim ento d ell’ordine e della disciplina, a ll’insegnam ento di qualche m ateria nel ginnasio; di dom enica andava ad aiutare al n on vicino O ratorio di San Luigi.

A d u n sim ile adolescente, solerte negli im pegni di studio, valido n e l­

l ’apostolato giovanile e costante nella crescita spirituale, don B osco il 26 gen­

naio 1854 coraggiosam ente propose di im pegnarsi in “una prova di esercizio p ra tic o d ella ca rità verso il p ro ssim o , p e r v en ire p o i ad u n a p ro m essa , e quindi, se sarà possibile e conveniente, di farne un voto al Signore”2.

Il giovane chierico accettò e pochi m esi dopo gli si presentò la splendida occasione di verifica del “progetto di vita” con l ’im provviso scoppio del co­

lera. F u infatti uno della trentina di volontari d ell’O ratorio che, in coordina­

m ento con la C o n fe r e n z a torinese di San V incenzo de Paoli, si offrirono per l ’assistenza ai colpiti dal m orbo. N o n solo. Avendo la presidenza delle C o n fe ­ r e n z e acconsentito anche ai m inorenni degli O ratori torinesi di fondare p ro ­ prie C o n fe r e n z e, don R ua ne divenne parte attiva, funse talora da segretario e relatore e spesso presiedette quelle di Valdocco al posto di don B osco3. E al­

trettanto si può dire della C om pagnia d ell’Im m acolata, sorta all’O ratorio n el­

l ’estate 1856, di cui il chierico R ua fu socio fondatore e quasi im m ed iata­

m ente presidente, anim atore e prom otore di iniziative.

La sua leadership fra i giovani d ell’O ratorio era orm ai u n fatto palese a tutti, e non solo a don B osco, che il 25 m arzo 1855 gli aveva consentito di em ettere p riv atam en te i v oti di p overtà, castità ed ob b ed ien za (li avrebbe ripetuti l ’anno seguente, poi due volte p e r tre anni) e nel febbraio 1858 lo scelse com e suo accom pagnatore n el viaggio a R om a. N e ll’allora capitale dello Stato pontificio il chierico R ua ebbe m odo di essere ricevuto dal papa,

2 Aut. di Rua in ASC A4630102. Si tratta di un ricordo dell’interessato redatto successi­

vamente al fatto.

3 Don Rua era il naturale sostituto di don Bosco già nel 1858, ma le sue presidenze delle conferenze aumentarono continuamente, tanto che nel 1871 furono ben 29 su 37 riunioni:

Francesco Motto, Le conferenze "annesse” di S. Vincenzo d e ’Paoli negli Oratori di don Bosco, in José Manuel Prellezo (a cura di), L ’impegno dell’educare. Studi in onore di Pietro Braido. Roma, LAS 1991, p. 480.

(4)

di incontrare autorità ecclesiastiche, religiosi di altri ordini, laici, nobili, di prendere contatto con istituti analoghi a quello di Valdocco, di visitare oratori ro m ani e santuari m ariani fuori città, e soprattutto di aprire la m ente sugli am pi spazi della rom anità, d ell’ecclesialità, d e ll’u n iv ersalità che avrebbero costituito il b a c k g r o u n d di future sue scelte da R ettor m aggiore.

3. Consociato nella fondazione della Società salesiana (1859-1863)

Tornato a Torino, riprese la vita di studio e di lavoro con i giovani del­

l ’O rato rio , m en tre in te n sific a v a la sua p re p a ra z io n e al p re sb ite ra to . D on B osco lo sen tiv a orm ai com e u n a sicu ra re altà p e r la sua “ cong reg azio ne degli O ratori” , ta n t’è che il 26 luglio 1858, richiesto di ricordi spirituali con una sim patica lettera in lingua francese, gli rispose con u n ’accattivante m a non m eno esigente lettera in latino, sottofirm ata con il significativo titolo di

“tuus consocius Sac. B osco”4.

D el resto don R ua a R om a nel 1858 aveva già trascritto p er don Bosco un “breve piano di congregazione religiosa”5 e al ritorno aveva m esso in bella l ’intero testo delle C ostituzioni. D on B osco aveva in anim o di farle professare ai m em bri della Società che si apprestava a “ fondare” sul finire del 1859. Fra loro, nella fatidica seduta inaugurale del 18 dicem bre, si trovò il neosuddia­

cono M ichele R ua che venne scelto com e direttore spirituale, prim a carica elettiva dopo le due, non elettive, di direttore (don Bosco) e di prefetto, don V ittorio A lasonatti6.

La strada era orm ai aperta: pochi giorni dopo Rua venne nom inato for­

m alm ente direttore delle scuole di Valdocco; il 24 m arzo 1860, conclusi con ottim i risultati gli studi teologici, ricevette il diaconato e il 29 luglio, con qualche ritardo p e r problem i burocratici, il presbiterato a C aselle Torinese.

D on B osco, assente a ll’ordinazione, si m ise però spiritualm ente a sua disposi­

zione: “ si quid valeo, totus tuu s ero ”7. E ra u n ’in dicazio n e di predilezio ne carica di futuro. L a colsero i più attenti com positori di discorsi d ’occasione, che g iunsero a p ro n o sticarg li l ’esito finale n e lla festa d ella p rim a M essa:

“porti in te il cuore di u n altro D. B osco, e già tutti ti notano a dito com e ben

4 Em I, lett. 367, p. 355.

5 Ibid., lett. 345, p. 339, 26 luglio 1858.

6 Sacerdote che, a 42 anni, nell’estate 1854, si era trasferito all’Oratorio dalla nativa Avigliana ed aveva sollevato don Bosco e i suoi giovanissimi aiutanti da compiti disciplinari ed amministrativi.

7 Ibid., lett. 457, p. 419.

(5)

degno di lui successore”8.

I nuovi ardui incarichi assunti9 gli diedero u n ’autorevolezza n on dissi­

m ile da quella del “prefetto” don A lasonatti, ta n t’è che don B osco, assente da Torino, delegava or l ’uno or l ’altro a leggere le sue lettere ai giovani e che toccò a don R ua il 14 m aggio 1862 il gradito com pito di guidare il rito delle prim e professioni religiose salesiane.

4. Autodidatta direttore del collegio di Mirabello (1863-1865)

Si trattava del collegio-piccolo sem inario S. Carlo di M irabello (A lessan­

dria), voluto dal vescovo di Casale, Luigi N azari di C alabiana, m a era anche la prim a casa salesiana dopo Valdocco. D on Bosco no n dovette aver dubbi su chi potesse essere la persona più adatta per assum ersi la responsabilità di dirigerla.

D el resto il ventiseienne don R ua aveva orm ai alle spalle l ’esperienza sia di Valdocco, sia degli oratori di S. Luigi e d ell’A ngelo Custode, nei quali aveva dim ostrato indubbia capacità di conform arli a quello di V aldocco10. In set­

tem bre don Bosco gli fece sostenere gli esam i p er il conseguim ento del titolo d ’in seg n am e n to n elle p rim e tre classi del g in n asio ed il 12 otto b re 1863 lo inviò com e direttore a M irabello.

L’autodidatta neodirettore non ebbe però vita facile. Gli si presentarono p resto problem i, ad iniziare dalla m ancata rich ie sta d ’autorizzazio ne della scuola alle autorità scolastiche e dalla necessità dei titoli legali da parte dei docenti. M a don B osco n o n lo lasciò solo. G li m and ò in aiuto, o ltre alla m adre, un drappello di giovani chierici d ell’O ratorio, destinati a farsi un nom e nella Società salesiana (G. Bonetti, F. Cerruti, P. A lbera, F. D alm azzo, D. Bel- m onte). Lo consigliò p er le accettazioni11 e soprattutto lo incoraggiò nella cura della salute, della vita spirituale e d ell’uso del sistem a preventivo con quella lettera, personalissim a, che sarebbe poi diventata, p er decenni, la lettera uffi­

ciale di accom pagnam ento di ogni nuovo direttore di casa salesiana12.

8 ASC A4320114. La festa del novello sacerdote ebbe luogo il 5 agosto.

9 Così almeno risulta dal suo Libro dell’esperienza. Notizie dal 22-9-1861 al 1866. Dies diei eructat verbum: Ps. 18. conservato in ASC A4650682.

10 Ibid., pp. 1-31, mc. 2929 B 9-E 11. Per una recente e ampia presentazione dei due ora­

tori si veda Giovenale Dotta, D all’Oratorio dell’Angelo Custode a ll’Oratorio di San Luigi:

Leonardo Murialdo tra don Cocchi e don Bosco nei primi oratori torinesi, in RSS 54 (2009) 380-385, 55 (2010) 117-138; in particolare per don Rua si veda RSS 54 (2009) 383, nota 85 e 55, p. 118, nota 6.

II Em I, lett. 711, pp. 612-613.

12 Ibid., lett. 712, pp. 613-617.

(6)

Presto il centinaio di allievi delle scuole elem entari e ginnasiali di M ira­

bello si trovò inserito in un am biente ideale di studio e di soda pietà, dove il coscienzioso direttore e non rinunciatario educatore era pronto a sopportare e perdonare chi sbagliasse per sbadatezza, m a era deciso pure ad allontanare chi si dim ostrasse indisposto ad accettare le regole della convivenza collegiale13.

Lo anim avano e stim olavano le num erose lettere che don B osco inviava ai Salesiani ed ai ragazzi del collegio, m a anche la precisa volontà di im itarlo in tutto e di uniform arsi a V aldocco14. N o n rinunciò però ad u n proprio m odo di assim ilare e vivere gli insegnam enti paterni, quale ad es. si riscontra nel lib r o d e l l'e s p e r i e n z a , laddove si dilunga sulla buona am m inistrazione, sulle verifiche scolastiche dei giovani, sulle feste di prem iazione, sui doveri degli educandi, sulle avvertenze p e r gli educatori e perfino sulle “ cose a cui pare che il direttore debba attendere diligentem ente” 15.

Le notevoli doti di praticità e concretezza nel dirigere u n collegio, nel gestire trattative econom ico-am m inistrative e nel coltivare relazioni esterne, non sfuggirono all’attenzione di don Bosco che a lui fece ricorso appena ebbe bisogno di u n nuovo braccio destro al centro della Società salesiana.

II. GLI A N N I DI U M IL E M A PR EZ IO SO SERVIZIO D A A PPR EN D ISTA (1865-1877)

Infatti caduto gravem ente am m alato il prefetto generale don A lasonatti, don B osco richiam ò a V aldocco don Rua, che nella seduta del C apitolo supe­

riore del 29 ottobre - 17 giorni prim a di em ettere la professione religiosa p er­

p etu a - venne eletto “p refetto g en e rale” della S ocietà salesiana. M a quali erano i com piti di u n “prefetto generale”?

Le Costituzioni dell’epoca (1865) ne facevano anzitutto u n cenno al 1° ar­

ticolo del titolo G o v e r n o in te r n o d e lla C o n g r e g a zio n e : “La congregazione sarà governata da u n capitolo com posto di un rettore, prefetto, economo, direttore spirituale o catechista e due consiglieri” 16. L’articolo rim ase sostanzialm ente inalterato lungo tutto l ’iter di approvazione delle Costituzioni, diversam ente da quello contenuto nel titolo D e g li a ltr i s u p e r io r i, che assente all’inizio (1858),

13 ASC A4530146, lett. Rua - Provera, 11 luglio 1865.

14 Il testimone di tale uniformità è don Domenico Ruffino, il direttore spirituale generale che lo aveva sostituito: cf D. Ruffino, Cronaca in ASC A0120201, pp. 291-292.

15 Cf Libro dell’esperienza. Notizie..., pp. 44-74.

16 [Giovanni Bosco], Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales ([1858]-1875).

Testi critici a cura di Francesco Motto. Roma, LAS 1982, pp. 128-129.

(7)

subì qualche am pliam ento dal m om ento in cui apparve (1859) fino a suddivi­

dersi in tre articoli nella prim a redazione inviata a R om a (1864), rim asti poi praticam ente im m utati fino alla fine. Eccoli nella traduzione italiana del 1875:

“ 10. Il prefetto, in assenza del Rettore, ne farà le veci sia nel governo ordinario della società, sia in tutte le cose di cui avrà ricevuto speciale incarico. 11. Egli terrà conto delle entrate ed uscite; annoterà i legati e le donazioni di qualche importanza fatte a ciascuna casa e la loro destinazione. Sarà sotto la tutela e la responsabilità del Prefetto i frutti dei beni mobili ed immobili. 12. Il prefetto, dunque, è come il centro da cui deve partire e a cui deve riferirsi l ’amministra­

zione di tutta la congregazione”17.

In tale im pegnativo ruolo, oltre a quello di prefetto-vicedirettore della casa di V aldocco di cui direm o, don R ua avrebbe consum ato i m igliori anni della sua vita, dai 28 ai 48 anni, p er aggiungervi poi altri 4 anni di non m eno delicato e arduo ufficio di vicario di don B osco con pieni poteri.

1. Diligente contributo di originale cronista e di avveduto promotore di memorie donboschiane

R itornato a Valdocco don R ua volle subito garantire la m em oria di don Bosco e degli eventi piccoli e grandi che toccavano la sua esistenza di apostolo.

M em ore forse che nel 1861 era stato eletto presidente della “com m issione” im ­ pegnata a raccogliere la docum entazione di tutto ciò che riguardava “le doti grandi e lum inose”, “i fatti straordinari avvenuti nel passato e visibili nel pre­

sente” di don B osco18, il 1° settem bre 1865 don R ua si diede im m ediatam ente a red ig ere una p artic o la re cronaca che avrebb e continuato fino al 16 aprile 186919.

Il suo particolare affetto p er don B osco, la sua lunga vicinanza con lui e soprattutto il delicato com pito affidatogli dovettero poi essere alla base della

17Ibid., p. 167. Andrebbe qui notato che accanto al prefetto le Costituzioni prevedevano la figura dell’Economo Generale, le cui mansioni economiche (ibid., pp. 151-152) potevano in­

terferire con quelle assegnate al Prefetto. Non sembra sia successo con don Rua.

18 ASC A0120201, D. Ruffino, Cronaca..., p. 203.

19 ASC A0080401 Rua, Libro dell’esperienza, pp. 31-358. Si tratta di una cronaca retro­

spettiva, sovente, di avvenimenti rievocati a distanza, con vuoti di mesi, nella quale prevalgono fatti ed avvenimenti di tipo organizzativo e materiale, visite a o di personaggi, viaggi, progetti, attività, problemi economici, imprecisati contatti politici. Pur condividendo con altri Salesiani della prima ora l’ammirazione per don Bosco, diversamente da loro, don Rua ricorda pochis­

simi sogni e previsioni, dà solo qualche spazio alle grazie per intercessione di Maria, è sobrio nel rievocare fatti straordinari, ignora quasi del tutto le buone notti.

(8)

pro posta fattagli a V aldocco sul finire degli anni sessanta di elaborare una traccia di vita del fondatore, p er stim olare e dar ordine ai num erosi raccogli­

tori di m em orie.

N o n si cono sce l ’esito di tale p ro p o sta, m a si sa che n el solo q u in ­ quennio 1872-1877 se ne riparlò più volte nelle C onferenze generali. C osì il 21 gennaio 1872 si com binò di raccogliere m em orie su don Bosco e si inca­

ricò D alm azzo e B erto com e notai e redattori delle stesse; si invitarono altresì tutti i direttori di raccoglierle, di interrogare i testim oni e poi di consegnare tutto “ai notai ed alla terza dom enica del m ese si leggano assiem e p er p reci­

sare e com pletare”20. U na settim ana dopo “si determ inò di farne una traccia dividendola in periodi e se ne assunse l ’incarico il segretario”21; il 13 luglio 1873 “si determ inò che don R ua redigesse un indice della sua vita che possa servire di norm a a chi ha da raccogliere le m em orie p er sapere se qualcosa fu scritto o non ancora”22. A ltrettanto si fece il 21 febbraio 1875 quando, p er ov­

viare alla difficoltà di riunire tutto il C apitolo p er la verifica capillare dei fatti della vita di don B osco, “ si propose di form are una com m issione a ciò depu­

tata” e don R ua fu il prim o dei cinque prescelti23. A ncora nelle C onferenze generali del 1876 don R ua che presiedeva invitò i direttori delle case visitate da don B osco a ten er conto di ciò che facesse o dicesse24.

2. Efficace aiuto nella promozione delle collane formative di Valdocco

D on R ua non si m uoverà solo, com e vedrem o, fra reg istri contabili e verbali di conferenze, m a da salesiano della prim issim a ora fu vicino ai gio­

vani studenti nel periodo della collegializzazione della Società salesiana, non fosse altro, com e s’è detto, che p er essere stato p er u n triennio diretto respon­

sabile dei corsi ginnasiali di V aldocco e direttore, p er un biennio, delle scuole di M irabello in cui insegnavano giovani professori destinati a diventare com ­ petenti docenti specialm ente di letteratura italiana, latina e greca.

N ei lim iti di tem po concessigli dalle m olteplici occupazioni, n on si sot­

trasse al com pito di collaborare p er elevare il livello culturale della scuola e p er offrire agli allievi antidoti salutari a letture ritenute pericolose. A ncora du­

20 José Manuel Prellezo, Valdocco nell’ottocento tra reale e ideale. Documenti e testi­

monianze. Roma, LAS 1992, p. 167.

21 Ibid., pp. 167-168.

22 Ibid., p. 181.

23 Ibid., pp. 196-197.

24 Cf MB XIII 57.

(9)

rante gli studi di teologia, nel 1857-1858, aveva accettato da don B osco l ’in­

carico di rivedere la sua “ Storia d ’Italia” e l ’anno seguente iniziò a stendere una propria am pia “ Storia sacra” ad uso dei giovani e del popolo che avrebbe continuato p er tre decenni, senza m ai giungere a com pletare. Invece nella col­

lana a scadenza m ensile B ib lio te c a d e lla g io v e n tù I ta lia n a , in dicem bre 1869 uscì, curato da lui, il volum etto delle N o v e l le di A ntonio Cesari, considerato caposcuola dei puristi, contro l ’invasione dei francesism i nella lingua italiana.

N egli anni 1872-1874 seguirono altri 4 volum etti, senza autore o curatore, m a attribuibili a don Rua, sem pre interessato a coniugare nella form azione scola­

stica il gusto letterario e l ’elevazione m orale dei giovani. N el 1873, ad un anno di distanza d all’esam e di abilitazione a ll’insegnam ento nelle due classi superiori del ginnasio, editò il V ia g g io in T erra S a n ta d i S im o n e S ig o li e d il F io r e d i v ir tù c o m m e n ta ti a d u s o d e ' g io v a n i s tu d io s i d a l sa c . p r o f. M ic h e le R u a 25, un fascicolo di due scritti, di indole storico-religiosa il prim o, di carat­

tere m orale e parenetico, il secondo. N el 1874 poi curò n ella succitata B ib li o ­ te c a il volum etto V ita d e l B . G io v a n n i C o lo m b in i c o m p o s ta d a F e o B e lc a r i, u n poeta fiorentino del secolo XIV. Lo stesso anno rivide il fascicolo L 'a r i t ­ m e tic a e il s is te m a m e tr ic o ... di don B osco in vista della sesta edizione.

3. Valido primo collaboratore in momenti decisivi della Società salesiana (1865-1878)

R agioni evidenti di spazio ci costringono a lim itarci a cinque di questi m om enti decisivi p er la v ita e lo sviluppo della Società salesiana.

3.1. N e lla c o s tr u z io n e e in a u g u r a z io n e d e l la c h i e s a d i M a r i a A u s i l i a t r i c e (1 8 6 5 -1 8 6 8 )

L a co struzione della chiesa di M aria A u siliatrice fu u n ’au tentica im ­ presa, di cui don R ua dovette svolgere una parte m olto precisa. D i tutte le in­

finite operazioni ad essa relative - progettazione, esecuzione, verifica, inau ­ gurazione - fu am m inistratore, cassiere, contabile, consulente e testim one, ac­

canto a don Bosco che ne rim aneva l ’im prenditore e il procacciatore principe di risorse. In particolare don R ua fu addetto a pagare l ’im presario e le m ae­

stranze im piegate, a provvedere i m ateriali di costruzione e ad acquistare le

25 Torino, Tipografia e libreria dell’Oratorio di San Francesco di Sales, Biblioteca della gioventù Italiana, anno V, ottobre 1873, 246 p.

(10)

indispensabili attrezzature, tenendo quotidianam ente in equilibrio il precario bilancio tra entrate presunte ed uscite certe, ordinarie e straordinarie, p er di più in u n tem po in cui incom beva su ll’Italia u n ’im prevista crisi econom ica26.

C ollaborò altresì alla piena riuscita della laboriosa lotteria e m antenne i contatti personali ed epistolari con nobili benefattori a nom e di don Bosco.

D el resto conosceva spesso personalm ente gran parte del ragguardevole n u ­ m ero di autorità rom ane e degli oltre cento benefattori di tutta Italia che nel 1868 si videro recapitare lettere e m edaglie di M aria A usiliatrice coniate per la circostanza.

L’attiva presenza di don R ua a Valdocco fu inderogabile necessità nelle fa­

ticose giornate della consacrazione della chiesa nel 1868, nelle quali si dovette dare ospitalità p er più giorni ad oltre 1200 giovani, accogliere e far trovare a loro agio decine di personalità, pensare alla organizzazione delle funzioni del- l ’ottavario e della festa finale, con tanto di servizio religioso, rappresentazioni accademiche, intrattenim enti ginnici, concerto di m usica vocale e strumentale.

Se la M adonna nella quadriennale im presa aveva svolto la sua parte, di grazie, il protagonista don Bosco e il coprotagonista don R ua no n avevano rifiutato la loro, fatta di lavoro, fatica e preoccupazioni27.

3.2. L u n g o l ’ite r r e d a z io n a le d e lle C o s titu z io n i d e lla S o c ie tà d i S. F r a n c e s c o d i S a le s (1 8 5 8 -1 8 7 4 )

Quello di riuscire a far approvare dalla Santa Sede le C o s titu z io n i della nascente Società di S. Francesco di Sales fu uno degli im pegni che m aggior­

m ente assorbirono la m ente di don Bosco. N el lungo ed accidentato percorso che portò alla loro approvazione, dal 1858 al 1874, don R ua fu accanto a don B osco com e suo più stretto collaboratore. Si è già ricord ata la p arte da lui svolta a R om a nel 1858 ed appena tornato a Torino28. M a oltre che nel primo abbozzo (testo Ar) intervenne in varie redazioni successive (testi Br, Cr, Hr) e soprattutto in quelle a stam pa (testi L e M) - che portarono al testo approvato Q - e su cui si conservano m olte tracce dei suoi interventi, com presi interi arti­

coli di nuova fattura. Ovviam ente don R ua aveva firm ato nel giugno 1860 la ri­

chiesta d ’approvazione delle C ostituzioni all’arcivescovo mons. Fransoni29 e fu successivam ente testim one delle tante obiezioni che gli arcivescovi di Torino,

26 Pietro S tella, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870). Roma, LAS 1989, p. 110.

27 Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice in OE XXI [2] - [174].

28 [G. Bosco], Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales..., passim.

29 Fac-simile del manoscritto in ibid., p. 258.

(11)

mons. R iccardi di N etro prim a, e mons. Gastaldi dopo, avrebbero sollevato in ordine all’approvazione delle C ostituzioni stesse ed alla loro m essa in pratica.

3.3. N e lle a s p r e c o n tr o v e r s ie c o n m o n s. G a s ta ld i (1 8 7 2 -1 8 8 2 )

La vicenda delle controversie fra don B osco e m ons. G astaldi è no ta sia p er l ’oggetto del contendere che p er la sua conclusione. M a forse lo è m eno il ruolo svolto in esse da don Rua. D iversam ente da altri protagonisti coinvolti, com e il rigido don G. B erto e il po lem ico don G. B onetti, don R ua neg li scontri p iù o m eno burrascosi d ell’intera vertenza cercò sem pre di sm ussare le spigolosità delle questioni, di riavvicinare le parti in causa, di evitare scatti e im prudenze. M antenne sem pre la calm a, spiegò, giustificò o sem plicem ente tacque. N ella sua abile opera di m ediazione seppe coniugare franchezza con la m isura, precisione con delicatezza, am ore incondizionato a don B osco con una perfetta deferenza verso il suo arcivescovo.

Questi però non sem pre lo capì, com e ad es. nel dicem bre 1875 nel caso della patente di confessione di don Bosco non rinnovata nei tem pi stabiliti ed er­

roneam ente ritenuta una sospensione di fatto dell’autorizzazione arcivescovile a confessare. In assenza di don Bosco, don Rua, invitato in arcivescovado, spiegò e giustificò il com portam ento di don B osco ed il giorno successivo m ise per iscritto le sue ragioni, scusandosi del tono forse u n p o ’ forte usato nella sua apo­

logia di don Bosco. Avendo però ribadito la sua stim a per l ’uom o cui Dio con­

cedeva la g r a z ia d e llo s ta to di riuscire in tante im prese provvidenziali, anche se ciò im plicava il doversi talora scontrare, com e tanti altri santi fondatori, “con personaggi per ogni lato rispettabili”, l ’arcivescovo si ritenne offeso e im m edia­

tam ente gli fece inviare un lungo prom em oria degli abusi com piuti dai Salesiani nel ricevere novizi senza testim oniali dei loro ordinari, n ell’im porre ai chierici la veste talare senza consenso dell’arcivescovo, n ell’accogliere nella Società sale­

siana chierici dimessi dal seminario ecc. Addebitò loro anche la m ancanza di ri­

guardo nella corrispondenza e nei privati colloqui con l ’arcivescovo. D on Rua, come suo solito, rispose punto per punto alle singole osservazioni, m a nonostan­

te l ’uso di uno stile pieno di dignità e di sottom issione, privo di m eschinità e ru­

dezze, non riuscì a sopire la polem ica, che sarebbe continuata ancora a lungo30.

30 Così ad es. due anni dopo nell’analogo caso di don G. Bonetti, il quale, cappellano e di­

rettore dell’Oratorio femminile delle FMA a Chieri, si era scontrato con il curato della parroc­

chia per vere o presente violazioni dei diritti parrocchiali, accompagnate da altrettanto veri o presunti insulti orali o a mezzo posta. Sospeso dall’arcivescovo della facoltà di confessare, il fo­

coso don Bonetti non si diede per vinto e rimase al suo posto. Don Bosco ne sostenne le ragioni, per cui dovette intervenire don Rua per calmare le acque, invero ancora senza molto successo.

(12)

O vviam ente n elle aspre diatribe p e r i fam osi lib elli d iffam atori degli anni 1879-1881 don R ua fu coinvolto in prim a persona, tanto che nel pieno della battaglia, il 27 febbraio 1881, don B osco lo autorizzò a “trattare e con­

ch iu d ere ogni co sa” n el m o do che av reb be g iu d icato “to rn are a m ag g io r gloria di D io e a vantaggio delle anim e”31. Le volte poi in cui don B osco, di fronte ad altri fatti spiacevoli e soprattutto ai costanti rifiuti di ordinazioni sacerd o tali di S alesiani da p arte d e ll’arcivescovo, n o n disse o n o n scrisse

“lascia a m e il pensiero”, fu don R ua a farsi carico delle controversie, fino a chiedere eventualm ente “um ilm ente perdono a Sua E ccellenza” .

3.4. N e lla m e s s a in o p e r a d e l p r o g e tto m is s io n a r io (1 8 7 5 -1 8 7 7 )

Del progetto m issionario e della sua attuazione don R ua no n fu u n p ro ta­

gonista, com e invece lo furono ad esem pio i m issionari cui accennerem o. Fu però il prim o e più attivo collaboratore del protagonista assoluto (don B osco), riconosciuto com e tale da tutti, tanto che anche le lettere dei m issionari dirette a don B osco furono da lui viste, considerate, annotate.

R esponsabile c o m ’era e x o ffic io d ell’am bito am m inistrativo-econom ico e della disciplina religio sa di tutta la Società salesiana, don R ua ebbe a svol­

gere la sua parte non tanto p e r i p revedibili problem i connessi con le singole spedizioni m issionarie, quanto p e r le im previste difficoltà sorte a ll’indom ani del loro in sed iarsi in A m erica L atina. F u don R ua, p iù che don B osco, il destinatario di continue richieste e doglianze. O nde infatti evitare di sovrac­

caricare di preoccupazioni don B osco, che rim ase sem pre il prim o re sp o n ­ sabile del sostegno econom ico e d e ll’anim azione interna delle com unità al­

l ’estero, i capi spedizione caricarono sulle spalle d e ll’austero prefetto sop rat­

tutto i p roblem i del personale a loro disposizione, spesso insufficiente, im ­ preparato, inadeguato ai bisogni e non poche volte religiosam ente no n ben formato.

N o n solo; a don R ua che già conduceva una precaria navigazione della Società salesiana in cam po am m inistrativo e finanziario p e r il trip licarsi dei preventivati costi delle spedizioni - da 100 m ila a 300 m ila lire (un m ilione di euro) - i prim i m issionari continuam ente ricorsero p e r invio di m acch i­

nari, utensili, articoli di cancelleria, oggetti di uso p e r le case, le chiese, i la ­ boratori..., richieste che in tem pi norm ali avrebbero potuto esse accolte, m a non in un periodo di crisi econom ica, com e quello d e ll’epoca. D on R ua fu così costretto a fare acrobazie p e r far quadrare i conti, a chiedere l ’invio di

31 E III, lett. 2154, p. 28.

(13)

copertura p e r le spese da fare in Italia, a esigere precisi resoconti sullo stato delle fin an ze locali, a rich ie d ere u n a b u o n a te n u ta con tab ile confo rm e ai sistem i di registrazione di Torino. L im itiam oci a qualche co rrispondenza32.

D o n C agliero, com pagno e quasi coetaneo di don R ua, m entre si dichia­

rava contento che l ’am ico fosse stato liberato dal peso di dover partecipare ai C apitoli locali, non si faceva però scrupolo di incaricarlo di far spedire let­

tere a fam iglie nobili che conosceva e di salutare a nom e suo decine di am ici e benefattori. N ello stesso tem po che gli indicava i problem i finanziari che lo attan a g liav a n o , gli so tto p o n ev a idee e p ro g e tti di u n a scu o la di arte e m estieri33. E a don R ua che lo invitava ad agire con prudenza, rispondeva che essa era necessaria p e r la P atagonia, anche senza v o ler correre dietro ai sogni com e si faceva in E uropa34. D on L asagna a sua volta, m esso piede in A m erica, gli augurava subito buona salute, lo pregava di salutare tanti am ici ed elogiava lo zelo di don C agliero35, m a p ochi m esi dopo si effondeva in una gerem iade p e r la grave situazione in cui si tro vav a e p er il personale a sua disposizione36. D on F agnano a ll’epoca dovette difendersi da accuse di affarism o con i propri fam iliari37, m entre don B odrato, p u r n on dim enticando quella volta che a Lanzo don R ua gli aveva chiusa la b occa quando cercava personale38, lo ringraziava dei saluti, lo inform ava sulla no n facile sua situa­

zione di ispettore, lo tem pestava di com m issioni, gli chiedeva continuam ente attrezzature e appoggi. N e rico n o scev a p er altro onestam ente le trem ende fatiche39.

32 Per il resto rimandiamo soprattutto ai vari volumi di epistolari di missionari (don Bo- drato, don Tomatis, don Lasagna), editi dall’Istituto Storico Salesiano.

33 Numerose le lettere di don Cagliero a don Rua, per lo più inedite, del biennio 1876­

1877, cui normalmente don Rua rispose in modo estremamente sintetico, tanto da far scrivere al suo corrispondente il 19 aprile 1877: “sono contento che hai cessato di essere laconico, e che finalmente mi hai scritto una lettera lunga lunga o larga larga come dicono qui”: Raul Entraigas, Los Salesianos en la Argentina. Vol. I. Anos 1874-1875. Buenos Aires, editorial Plus Ultra 1969, pp. 397-399.

34 Lett. Cagliero - Rua, 20 dicembre 1876, ed. in Raul Entraigas, Los Salesianos en la Argentina. Vol. II. Anos 1876-1878. Buenos Aires, editorial Plus Ultra 1969, pp. 186-189.

35 Luigi Lasagna, Epistolario. Vol. I. (1873-18759). Introduzione, note e testo critico a cura di Antonio da Silva Ferreira. Roma, LAS 1995, lett. 2 gennaio 1877, pp. 104-105.

36 Ibid., pp. 116-118. Si vedano i due volumi di R. Entraigas, Lo salesianos en la Argentina...

37 Lett. Fagnano - Rua, 1° aprile 1877 in ibid., p. 245.

38 Francesco Bodrato, Epistolario. Introduzione, note e testo critico a cura di Brenno Casali. Roma, LAS 1995, p. 137.

39 Ibid., pp. 73, 226.

(14)

3.5. N e i C a p ito li G e n e r a li (1 8 7 7 -1 8 8 6 )

A nticipiam o qui quanto andrebbe inserito n e ll’ultim a parte della re la­

zione. N ei quattro C apitoli generali tenutisi vivente don B osco don R ua poté dare il suo am pio e com petente contributo40, grazie anche al fatto che essi fu­

rono orientati a regolam entare la vita salesiana in tutti i suoi aspetti, anche m inori, dei quali egli av eva orm ai al rig u ard o u n ’esp erien za p lu rien nale.

A nche se i verbali registrano solo ciò che dice don B osco, qualche utile infor­

m azione si può com unque ricavare.

D el CG1 (1877) don R ua fu R egolatore, presiedette la terza com m is­

sione incaricata di studiare il tem a della v ita c o m u n e e rivide am piam ente le deliberazioni in vista d ell’edizione del novem bre 187841. Fu R egolatore pure del CG2 (1880), nel quale venne conferm ato prefetto generale a ll’unanim ità, ad eccezione di un voto (il suo), andato a don B elm onte. N el corso dei lavori lesse testi di don B osco, ne condivise pubblicam ente le idee p er coltivare le vocazioni e ribadì la necessità dei sacram enti. N ella veste di prefetto generale si com prende com e in tale assise abbia avanzato agli isp ettori la proposta

“ sp iritu ale” di p ro v v e d ere a scrivere le b io g rafie dei co n fratelli defu n ti e quella “m ateriale” di costituire un grande m agazzino di provviste a Valdocco, a disposizione delle singole case, onde aiutare con l ’eventuale leggero sopra­

prezzo l ’intera Società salesiana. Provvide anche a preparare p er la stam pa del 188242 i relativi A t t i indicanti i com piti dei singoli m em bri del Capitolo, m entre nel frattem po una circolare in latino di don B osco, inviata a stam pa a tutte le case, aveva recepito preziose raccom andazioni di don Rua.

Il CG3 (1883) ebbe don B onetti com e R egolatore, m a toccò a don Rua presiedere sia le varie sedute m attutine in cui don Bosco era assente, sia la com m issione incaricata di studiare i m ezzi “p er produrre m oralità fra i soci” . N el CG4 (1887) infine don Rua, non più sottoposto ad elezione in quanto V i­

cario di don Bosco con diritto di successione, in tale nuova veste sostituì don B osco in alcuni atti propri del presidente d ell’assem blea capitolare. N el corso delle sedute, ebbe m odo di proporre, tra l ’altro, l ’organizzazione di specifiche conferenze p er abilitare i prefetti a svolgere bene il loro ruolo e a fine C api­

tolo affidò ai direttori presenti ben 12 im pegni, tutti im prontati al rigore tipico

40 I relativi documenti, inediti, sono conservati in ASC D578 (CG1) e D57901/02/03 rispettivamente per i CG2/3/4.

41 Deliberazioni del Capitolo generale della Pia Società Salesiana, tenuto in Lanzo tori­

nese nel settembre 1877. Torino, tip. e lib. salesiana, S. Pier d’Arena - Nizza Monferrato 1878.

42 Deliberazioni del Capitolo generale della Pia Società Salesiana, tenuto in Lanzo tori­

nese nel settembre 1882. Torino, tip. salesiana 1882.

(15)

d ell’antico prefetto generale, in m ateria di osservanza della povertà, della vita com unitaria e della form azione dei giovani educatori salesiani43. A l suo con­

tributo ai successivi sei C apitoli G enerali, che lo avrebbero visto R ettor m ag ­ giore, è dedicato u n apposito intervento di questo Congresso.

4. Un apporto sostanziale al futuro della Società salesiana: le conferenze generali di Valdocco e la visita alle case

U na Società, com e quella salesiana, sorta il 18 dicem bre nel 1859, ap­

provata dalla Santa Sede il 1° m arzo 1869 ed ancora in attesa d ell’approva­

zione delle C ostituzioni e dei previsti triennali C apitoli G enerali dotati di p o ­ teri legislativi, aveva bisogno di costruirsi una prassi che la aiutasse alm eno provvisoriam ente. Servirono m agnificam ente a ll’uopo la serie di periodiche conferenze e le visite di don R ua alle case.

4.1. C o n fe r e n z e g e n e r a li, p e r d ir e tto r i e p e r p r e fe t ti

L e C o n fe r e n z e g e n e r a l i d i S a n F r a n c e s c o d i S a le s in iziarono form al­

m ente nel 1870 - anche se la loro origine risale al decennio precedente44 - e continuarono fino al 1877, con qualche codicillo nel 1878-1879, p er poi essere sostituite in qualche m odo dal CG1 (1877). Vi presenziavano di solito i Salesiani di Valdocco e i direttori delle case salesiane; num erose volte, as­

sente don B osco, le assem blee furono presiedute da don Rua. Purtroppo an­

cora una volta i resoconti conservati si fissarono soprattutto sugli interventi di don B osco; cio n o n o stan te è p o ssib ile co n o scere alm eno p arte d e ll’azione svolta da don Rua.

In u n a loro anticip azio n e, don R ua il 4 febbraio 1866 so stituì p e r la prim a volta don B osco e dopo le previste relazioni dei tre direttori, trasse con­

clusioni perfettam ente consone al suo ruolo. Trattò della necessità in C ongre­

gazione di u n ità d i d ir e z io n e nelle m ani del direttore, di u n ità d i s p ir ito m e­

diante la reciproca carità e di u n ità m a te r ia le no n ricercando eccezioni senza gravi m otivi. C oncluse con l ’invito a custodire la v irtù della c a s tità 45. Erano concetti che ne facevano u n convincente “ altro don B osco” . N ella C onferenza

43 Angelo Amadei, Il Servo di Dio Michele Rua successore del beato D. Bosco. Vol. I.

Torino, SEI 1931, p. 364.

44 Per il quinquennio 1865-1869 si vedano MB VIII 20 (1053), 296, 718-719, IX 67-70 (661), 563-571-576, 598. 764-767.

45 MB VIII 297-298.

(16)

del 30 gennaio 1871 la relazione positiva di don B osco circa la com plessa casa di V aldocco fu l ’im plicito riconoscim ento delle capacità direttive di don R ua, che dovette anche tro v arsi p ien am e n te d ’accordo con le co nclusioni finali del santo circa l ’obbedienza e lo stare alla regola46. La C onferenza del 2 febbraio 1873, che decise la separazione fra il C apitolo della casa di Valdocco da quello della Società salesiana, rim anendo solo pochi m em bri di entram bi (don Bosco direttore e rettore, don Rua prefetto e vicerettore, don Provera, consigliere e prefetto) fu certam ente preced u ta dalla co n sultazion e di don R ua, che anche quel giorno dovette accog liere con p iacere la p erorazio ne finale di don B osco in favore della fedeltà alla povertà, a ll’osservanza delle regole, al b u o n esem pio. ll m an o scritto allo grafo delle 14 D e l i b e r a z i o n i47 porta allegato in calce una nota di don R ua indicante l ’opportunità di redigere annualm ente program m i p e r le scuole salesiane e di fare un elenco dei libri da adottarsi in esse48.

D elle sei C onferenze di gennaio 187549 don R ua presiedette le prim e tre destinate a discutere tem i di vita religiosa, fra cui quella im pegnativa circa il m odo di accordare i decreti del 1848 R o m a n i P o n t i f i c e s e R e g u l a r i d is c i- p l i n a e - che im ponevano determ inati obblighi p e r accogliere i candidati alla vita religiosa - con i privilegi ottenuti v iv a e v o c is o r a c u lo da don B osco. Il dispiacere di n o n essere riusciti a sciogliere la difficoltà neppure con la p re ­ senza la m attina del 27 di B osco50, fu però al pom eriggio m itigato dalla re la­

zione di don R ua sul bu o n andam ento d e ll’O ratorio e della form azione dei professi e degli ascritti, settori sotto la sua diretta respon sabilità51. L ungo le sedute di m età aprile52, due delle quali presiedute da don R ua, si sottolineò l ’esigenza, da lui m olto sentita, di far redigere sem pre il verbale delle deci­

sioni prese e di avere un segretario sia del C apitolo superiore che del C api­

tolo della casa. N e ll’occasione, a fronte di opinioni divergenti circa determ i­

n ati tem i di discussione, prudentem ente don R ua n o n prese posizione e ri­

m andò a future decisioni, presente don B osco; n on così invece quando, di

46 Ibid., X 1054-1059.

47 Ibid., X 1063-1070.

48 Manoscritto in ASC D5770106.

49 Verbali delle Conferenze tenute i giorni precedenti la festa di S. Francesco di Sales in Torino l ’an. 1875 in ASC D5770114, riprese in MB XI 22-30.

50 Copia di Verbali delle conferenze..., in ASC D5770114, pp. 6-9.

51 Ibid., pp. 14-15, MB XI 27.

52 Conferenze o Capitoli generali della Congregazione di S. Francesco di Sales, tenutesi nell’Oratorio Salesiano di Torino in occasione della venuta del Sig. D. Bosco da Roma [14-16 aprile 1875] e Conferenza pubblica di don Bosco del 15 aprile 1875, ms. in ASC D5770116/

17/18; cf MB XI 159-173.

(17)

fronte alle difficoltà legali p er quanti avessero voluto presentarsi a ll’esam e sia di scuola tecnica sia di ginnasio inferiore e superiore, don R ua sem brò optare p er la rinuncia, m entre don C erruti esortava ad im pegnarsi a fondo, indicandone le procedure. Ebbe la m eglio il consigliere p e r gli studi. N elle C onferenze di settem bre, m olte delle quali presiedute da don Rua, si presero im portanti decisioni, com e ad es. la durata di sei anni p er il servizio di diret­

tore delle case e varie nom ine, approvate poi da don B osco, fra cui la sostitu­

zio ne di don R ua con don L azzero a v iced iretto re d e ll’O ratorio e di don Savio con don B odrato a econom o generale. Si richiam ò pure la necessità del consenso dello stesso prefetto don R ua p e r spese particolari, specie in am bito edilizio, di ogni casa, e si ribadirono norm e di disciplina relig io sa ri­

tenute im portanti53.

Le C onferenze di San F rancesco di Sales del 187654, quasi tutte p resie­

dute da don Rua, trattarono, con evidente suo grande interesse, della distribu­

zione del personale, d ell’opportunità che i direttori n on si assum essero parti odiose, da lasciare ai prefetti (se don Bosco acconsentiva), d ell’am m issione dei chierici e d ell’opportunità che dalle case si com unicasse al centro la di­

m issione di chierici, di novizi e ascritti con tutti i necessari particolari. La re­

lazione positiva su ll’andam ento d ell’O ratorio di Valdocco, fatta da don Rua, bench é fosse com pito del n eo v iced iretto re don P rovera, giocò ancora una volta a favore di entram bi55. N ella stessa epoca don R ua dovette collaborare con don B arberis e don B osco nella redazione della bozza delle D e lib e r a z io n i p r e s e n e l le C o n fe r e n z e G e n e r a li d e l la S o c i e tà d i S. F r a n c e s c o d i S a le s , o N o t e s p ie g a tiv e d e lle n o s tr e R e g o l e 56, che, in vista d ell’approvazione assem ­ bleare di u n R egolam ento organico ad uso dei Salesiani, radunava in un testo unico tutte le deliberazioni prese nelle C onferenze precedenti.

Le C onferenze del 1877 chiusero la serie57. D on R ua al solito ne p resie­

dette alcune e in quella del 6 gennaio pom eriggio fece la relazione sulle case d e ll’isp e tto ria p iem o n tese e ligure, densa ed ac cu rata n elle inform azio n i, m isurata n elle v alutazioni, incoraggiante nelle pro sp ettiv e58. D o n B osco si

53 Cf MB XI 339-358, MB X 1072-1076.

54 Cf MB XIII 52-94.

55 Ibid., p. 74. La relazione venne tenuta il 27 gennaio.

56 Cf MB X 1112-1120. Il ms è conservato in ASC D5770110.

57 MB XIII 64-92. Conferenze tenute dal Capitolo superiore generale... dell’anno 1877, per cura del Sacerdote Giulio Barberis e Conferenza generale tenuta dal Rev.mo D. Bosco e D. Rua... presenti tutti i direttori delle case particolari, professi, ascritti ed aspiranti?: ASC D5770125.

58 MB XIII 70-77.

(18)

riservò quella d ell’ispettoria rom ana e am ericana59. L’assem blea trattò, come sem pre, m aterie di pertinenza specifica del prefetto generale e le decisioni prese furono tutte conferm ate da don B osco, che ebbe la gioia di sentire da don R ua l ’eco positivo che aveva avuto la sua coraggiosa decisione di acco­

gliere i m inistri della Sinistra Storica nella casa di L anzo60. D on R ua n e ll’au­

tunno 1877 dovette anche curare p e r la stam pa il R e g o la m e n to d e lle c a s e , cui avevano m esso m ano don B arberis e don Bosco stesso61.

A ltre C onferenze destinate a procedere ad una qualche istituzionalizza­

zione della vita delle case salesiane furono definite con i nom i dei destinatari o p er il lasso di tem po in cui avevano luogo. Così il 9 settem bre 1873 ad es. si tenne a V aldocco una C onferenza p er p r e f e t t i e d ir e tto r i su tem i quali la disci­

plina religiosa, lo stile di governo salesiano, il sistem a preventivo, l ’am m ini­

strazione, l ’attenzione nelle spese, la cura del risparm io, la sem plificazione della contabilità, la revisione preventiva di stam pe da parte del C apitolo supe­

riore, la cautela nelle relazioni con esterni, la salvaguardia d ell’autorità del direttore m ediante la collaborazione del prefetto che doveva assum ersi il con­

tenzioso. N o n occorre sottolineare com e in sim ile contesto don R ua dovette fare la sua parte e forse non si può escludere che sia stata sua la proposta di chiedere a don B osco di fondare un regolare noviziato.

A m pio contributo allo stesso m odo dovette certam ente dare don R ua alle C o n fe r e n z e d e i p r e fe t ti, ad esem pio in quelle del 1874 di cui rim ane u n sunto di sua m ano assiem e un ragguaglio più am pio62.

4.2. L e v is ite a lle c a s e ( 1 8 7 4 -1 8 7 6 , 1 8 8 5 )

N el lasso di tem po del biennio 1° m arzo 1874 - 25 m arzo 1876 don Rua svolse il com pito di saltuario “visitatore” della piccola costellazione di case di cui all’epoca era orm ai com posta la Società salesiana in Piem onte e Liguria;

altrettanto fece successivam ente, in aprile-m aggio 1885, sia pure in m odo fu­

gace, p er le case di La Spezia e Lucca. A nche se no n è docum entato che nel fare queste ispezioni don Rua abbia agito su preciso m andato di don Bosco, logica vuole che abbia operato in pieno accordo con lui.

59 J. M Prellezo, Valdocco nell’ottocento..., p. 54.

60 MB XIII 71.

61 E III, lett. 1570, p. 160. Due anni dopo don Bosco lo avrebbe invitato a propagarlo di più assieme alle deliberazioni del CG1: Ibid., lett. 1897, p. 443.

62 Cf Sunto delle Conferenze dei prefetti, in MB X 1075-1076 e Conferenze dei Prefetti, in MB X 1120-1122.

(19)

P rim a di avviarsi alla “visita” don R ua preparò un articolato prospetto delle C o s e d a e s a m i n a r e. L a sem plice sua lettura lascia subito intravedere non solo il tem peram ento innato di R ua e l ’educazione form ale ricevuta in gioventù dai F ratelli delle Scuole C ristiane, m a soprattutto l ’ordinato con­

fluire del patrim o n io di esperien za accum ulato a V aldocco e a M irab ello , espressione di una m entalità chiara, contrassegnata da saggezza, equilibrio e intuito pratico63.

E ssendo disponibile m olta docum entazione, com presa l ’edizione in te­

grale delle relazioni di tali “visite” di don Rua, basterà qui indicare che esse si qualificarono ai due distinti livelli del suo ruolo di prefetto generale. In quello di a m m in is tr a to r e, capace e coscienzioso, don R ua fu attento sia a suscitare n elle singole case u n ’am m in istrazione d o m estica ordinata, u n a contabilità precisa nei singoli settori e nello stesso tem po uniform e e centralizzata, sia a verificare le condizioni m ateriali di vita degli allievi e dei loro educatori. N el ruolo invece di s u p e r io r e r e lig io s o, il suo controllo e i suoi incitam enti si fis­

sarono con m olta m aggior insistenza sugli aspetti spirituali della v ita delle singole com unità. Sincero e leale, don R ua si assunse la grave responsabilità dei rilievi, anche non piacevoli, al personale - direttore e prefetto com presi - senza m ai “coprirsi” con l ’autorità di don Bosco.

Le relazioni invero, scarne e concise, cristalline e precise nei contenuti e n e lla form a, ricc h issim e di o sserv a zio n i e rich iam i, risu ltan o p erò ec ces­

sivam ente appiattite in u n quadro, p e r un verso, troppo angusto e, in altra ottica, eccessivam ente m inuzioso. M a va tenuto conto che nel 1874-1876 la Società salesiana era in fase incipiente, senza tradizioni, condizionata da una serie di fattori decisam ente “um ili” : il m igliaio di ragazzi, di cui si occupava, di orig ine decisam en te p o p o lare, le m o d este fin alità c u ltu ra li e educativ e che si proponeva, l ’elem entarità delle strutture e la precarietà dei m ezzi a di­

sposizione, la povertà di vitto e vestito. Vi si aggiunga la precarietà e l ’inespe­

rienza del personale da form are sul piano religioso ed educativo, tutti uom ini di m edia cultura, di origini decisam ente m odeste, sovraoccupati nella form a­

zione scolastica, professionale, m orale, religiosa e, no n m eno, della cura m a­

teriale della casa. Infine non v a taciuto il contesto d ell’“Italietta” d ell’epoca.

A questo punto risulta facile rendersi conto che tali “visite” di don Rua siano state la prem essa in particolare della “visita ispettoriale” annuale, p re­

vista dal diritto dei religiosi e dalle C ostituzioni salesiane, e che l ’esperienza

63 Pietro Braido, Don Michele Rua primo autodidatta "visitatore ” salesiano. Relazione di "ispezioni” nelle prime istituzioni educative fondate da don Bosco, in RSS 16 (1999) 97-179.

(20)

acquisita in esse da don R ua sia stata ben presente n e ll’elaborazione futura di vari testi norm ativi em anati a ll’interno della Società salesiana64.

5. Valido sostituto nella gestione dell’opera di Valdocco (1865-1876)

L a casa di Valdocco, che negli anni ‘60 raccoglieva oltre 800 ragazzi, di­

visi in studenti ed artigiani, senza contare gli oratoriani, era gestita da u n gruppo di alcune decine di educatori form ati p e r lo p iù alla scuola di don B osco. Q uesti ne era il direttore, il responsabile prim o, m a è evidente che il suo diretto intervento non poteva coprire l ’am plissim o raggio d ’azione d ell’o­

pera stessa e che la quotidiana disciplina in essa vissuta, anche nelle espres­

sioni più m inute, dovette essere affidata al suo braccio destro, don Rua.

A don Rua, prefetto (e vicedirettore) di V aldocco com peteva, a norm a di R egolam ento p er le case, la gestione generale e m ateriale della casa, la conta­

bilità, la cura del personale e dei Salesiani laici, la disciplina generale degli alunni, la vigilanza sugli insegnanti e assistenti (assiem e al consigliere scola­

stico e al catechista)65. E gli si prestava poi ogni giorno p er le confessioni e ogni dom enica m attina p er la celebrazione solenne e di pom eriggio p er le le­

zioni di catechism o e di storia sacra. A i chierici dava settim analm ente una le­

zione di vangelo, il cosiddetto T e s ta m e n tin o , m entre ai teolog ici insegnava Sacra Scrittura. Inoltre tenne p er m olti anni l ’am m inistrazione delle L e ttu r e C a tto lic h e e della libreria ed ebbe cura diretta della sezione artigiani di Val­

docco con i num erosi laboratori. N egli anni 1869-1875 aggiunse l ’im pegna­

tivo incarico di m aestro degli ascritti o novizi, sia pure senza titolo. Invero un qualche sollievo gli venne presto dato dopo la m alattia d ell’estate 1868 dalla nom ina del neosacerdote don Paolo A lbera a p r e fe t to e s te r n o66 - delegato a

64 Una chiara convergenza ad es. si trova fra le “Cose da esaminare” e le Deliberazioni del CG1 o il Regolamento per l’ispettore. Quasi identico risulta il capitolo IV sulla visita ispet- toriale, ritoccato e promulgato dal CG2. Dall’esperienza stessa delle visite e dalle osservazioni via via accumulate sembrano derivare le Norme a ll’ispettore per la visita delle Case del 1891.

Anche nelle Raccomandazioni del 1902 don Rua non si allontanò dalle tematiche originarie, che ritornarono tutte in forma quasi sistematica nel documento coevo ma di più ampio respiro:

Doveri degli ispettori. La serie di documenti sulla “visita” si concluderanno con il testo orga­

nico del Regolamento del 1906, nel quale è possibile riconoscere il confluire di tutti gli ele­

menti significativi sull’argomento presenti nei documenti anteriori.

65 Cf anche Libro d ell’esperienza, Notizie...,passim.

66 Se ne riparlerà pure nel 1876 quando scriverà a don Rua in vista del Regolamento delle case: “Procura di fare un riparto delle incombenze che si riferiscono al prefetto dello esterno o a quello delle cose interne. Fanne due capi a parte, e poi ci parleremo. Ciò che esiste nel Regola­

mento attuale si riferisce ad un solo prefetto, mentre adesso ce ne sono due” (E III 1506).

(21)

sopp esare ed effettu are ac cettaz io n i e u scite deg li alu nn i d e ll’O rato rio , a curare i rapporti con i loro genitori, fam iliari e tutori, a sbrigare le pratiche con le persone esterne ecc. - e dal 1876 dalla nom ina al suo posto di v ice­

direttore di V aldocco d ell’am ico don Provera.

U no dei suoi im p eg n i m ag g io ri fu il p re sie d ere sem pre e x o f f i c i o le num erose riunioni p er l ’organizzazione e la crescita della qualità educativa d ell’Oratorio.

a. A l prim o posto p e r ordine di im portanza vi erano le C o n fe r e n z e c a p i­

to la r i, che ebbero inizio nel 1866, allorché divenne prefetto della “casa m ag ­ giore” della Società salesiana e si conclusero nel giugno 1877, quando era stato orm ai esonerato d all’ufficio di vicedirettore dello stesso O ratorio67. Si tenevano n e ll’anticam era della p refettura p e r u n ’ora “regolarm ente tutte le dom eniche a sera” eccetto nelle vacanze estive e quando ci fosse qualche im ­ pedim ento. Vi presenziavano tutti i m em bri del “C apitolo particolare d ell’O ­ ratorio” e gli altri superiori che form avano parte del C onsiglio superiore della Società salesiana. Scopo delle riunioni era p e r lo più di indole disciplinare68 e don R ua ne faceva un breve verbale volta p er volta. E così al fine di organiz­

zare la casa in prospettiva collegiale, con tanto di regolarità e di ordine, v en ­ nero introdotte la lettura dei voti settim anali di condotta, le file nei passaggi dagli am bienti, l ’assistenza fissa dovunque e a tutte le categorie dei giovani, com prese quelle più difficili degli artigiani e dei m usici. L’accento sulla vigi­

lanza portò a creare anche la figura d ell’assistente generale e a discutere la creazione di m isure disciplinari drastiche com e le “cam ere di riflessione” per i ragazzi più ribelli69. D on B osco rim aneva sem pre il criterio di riferim ento.

N elle sedute u n ’attenzione particolare veniva data ai chierici filosofi, ai lo ro c u r r ic u lu m di studi, ai voti sem estrali di condotta. Si pensò anche a riorganiz­

zare il noviziato, con tanto di orari, studi, scuole, conferenze.

b. I sacerdoti e chierici im pegnati n ell’assistenza dell’Oratorio partecipa­

rono anche alle C o n fe r e n z e m e n s ili o d e l p e r s o n a le, che si tennero per un lungo 67 Testi editi in J. M. Prellezo, Valdocco nell’ottocento..., pp. 145-270, in particolare pp.

154-155, 172-173.

68 Ovviamente veniva messa all’ordine del giorno l’organizzazione delle funzioni della settimana santa, degli esercizi spirituali per i giovani, delle grandi feste mariane o di San Giu­

seppe o del ritorno di don Bosco; discussioni ebbero anche luogo in ordine alla disposizione dei posti in chiesa, all’ubicazione delle toilette, alla distribuzione del pane, all’erezione di un muretto per meglio custodire i maiali...

69 Niente di eccezionale al riguardo, visto che tali forme punitive erano previste nei Re­

golamenti di collegi tanto italiani che stranieri.

(22)

periodo (1871-1884). Quelle presiedute da don R ua dal giugno 1871 al febbraio 1872 affrontarono, fra l ’altro, tem i di carattere squisitam ente educativo, come l ’assistenza affidata ai chierici, cui si chiedeva di non essere grossolani, di non abbassarsi nel gioco al livello dei ragazzi, di conoscere il loro nom e onde non fare parzialità, di trattarli con dolcezza in cortile, riserbando al m om ento privato eventuali richiam i70. Dopo la nom ina di don Lazzero a vicedirettore (1876) la disciplina a Valdocco era peggiorata e don R ua venne incaricato di presiedere una com m issione p er studiare le cause del rilassam ento ed elim inarle con pru- denza71. Fu un lavoro im pegnativo e alla fine don R ua dovette continuare a dare il suo contributo di am m onim enti e consigli a chi ne aveva bisogno.

D a ll’insiem e di tale docum entazione em erge u n don Rua, superiore ed educatore, che da una parte dava una notevole m ano a tradurre in dettagli p ra­

tici l ’organizzazione disciplinare d ell’O ratorio, sem pre con la preoccupazione d ’in terpretar a dovere la m ente di don B osco, d a ll’altra contribuiva a deli­

neare con crescente energia la fisionom ia religiosa dei form atori che con lui condividono responsabilità educative. I giovanissim i salesiani in form azione a Valdocco, com e sem plici apprendisti della vita religiosa e della carità apo­

stolica, avevano infatti bisogno, oltre che di u n padre, don B osco, anche di un

“m odello” che li guidasse con la parola, l ’esem pio, il dialogo. D on R ua si as­

sunse questo compito.

6. Attento esecutore di eterogenei incarichi istituzionali e supplementari

N ei frequenti e soventi lunghi viaggi, don B osco rim ase costantem ente in contatto con don Rua. Le quasi duecento lettere che don Bosco gli scrisse - quasi inesistenti quelle di don R ua a don B osco - indicano alcuni aspetti si­

gnificativi del rapporto “professionale” fra i due p iù alti dirigenti della n e o ­ nata opera salesiana, di cui uno in fase di apprendistato. A l suo prefetto don B osco p er corrispondenza affidò continuam ente incarichi istituzionali e sup­

plem entari, che il m assim o collaboratore si sforzò di onorare con solerzia e pazienza, sapendo di im itare in questo m odo il m aestro: “ So che hai da fare, ne ho anch’io. A Torino ci conforterem o vicendevolm ente”72. N o n è senza si­

gnificato che spesso don B osco, al rientro da u n viaggio, chiedeva a don Rua

70 Ibid., pp. 261-270, in particolare pp. 262-265.

71 A. Amadei, Il Servo di Dio..., I, p. 291.

72 E III, lett. 1449, p. 55.

Riferimenti

Documenti correlati

A gli inizi degli anni ’60 l’afflusso di giovani nel convitto di Valdocco pone don Bosco nella necessità di provvedere a una chiesa più am pia rispet­.. to a

riografici volti allo studio della presenza religiosa nel tessuto sociale, frutto anche in parte d ’interrogativi sorti all’interno della congregazione salesiana

Questo volume esce in occasione del 100° anniversario della morte di don Rua, e alla vigilia di un altro grande anniversario, quello dei 150 anni del­..

L’esito positivo di questa nuova sessione spianò la strada agli adempimenti ulteriori, in primo luogo alla cosiddetta congregazione generale coram sanctissi- mo (cioè davanti al Papa:

vento merita attenzione anche per il fatto che esso è stato il primo convegno internazionale di studi dedicato alla persona di don Michele Rua come primo

Prendevano lezione nell’Oratorio da uno studente di ginnasio, al quale Don Bosco stesso aveva fatto scuola per poco più di un anno.. Nei primordi egli

stro stare con i giovani e per essi, specialmente per i più poveri, bisognosi ed esclusi..., ma non sarà necessario che cerchiamo il nostro nord, la nostra ‘stella polare

191 Alla contessa Uguccioni, manifestava “la santa impressione”, che avevano lasciato in lui “la pietà, la carità e la cortesia de’ fiorentini” e soprat- tutto della famiglia