• Non ci sono risultati.

Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II Tesi di laurea triennale in Ingegneria per l’ambiente e il territorio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II Tesi di laurea triennale in Ingegneria per l’ambiente e il territorio"

Copied!
30
0
0

Testo completo

(1)

Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II

Tesi di laurea triennale in

Ingegneria per l’ambiente e il territorio

ANALISI CADUTA MASSI IN ZONA SISMICA

Relatore: Candidato:

Prof. Paolo Budetta Alessandro Valerio

Correlatori: N49/643 Ing. Melania De Falco

Ing. Giovanni Forte

Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale

Anno accademico 2016/2017

(2)

ANALISI DEL MOTO DI

CADUTA MASSI Le principali cause di

distacco

 azione della gravità,

 circolazione di acqua nelle discontinuità,

 vibrazioni indotte da sismi o da cause antropiche,

 effetto divaricante esercitato nelle discontinuità dalla formazione di ghiaccio (azioni di gelo-disgelo) o dalle radici degli alberi,

 operazioni di scavo e sovraccarico dei pendii per azioni antropiche,

 uso di esplosivi.

L’effetto sismico causa un incremento

dell’accelerazione di gravità in condizioni statiche (g=9.81 m/sec

2

), in occasione di terremoti con diversa magnitudo e che quindi applicano sul blocco una

frazione non trascurabile della stessa accelerazione.

Il presente lavoro di tesi tratta l’analisi dei fenomeni di caduta massi finalizzandola alla valutazione della

pericolosità, specialmente in zona sismica.

(3)

Il fenomeno inizia, generalmente, a seguito di scivolamento di blocchi instabili con moto uniformemente accelerato. La velocità iniziale di

distacco dal pendio dipenderà dalla gravità (9.81 m/s2) e, in zona sismica, dall’incremento di accelerazione dovuta al terremoto.

CADUTA LIBERA 𝑉𝑉 = 𝑣𝑣

2

+ 2𝑔𝑔𝑔

SCIVOLAMENTO E RIBALTAMENTO:

α=ϕ condizione di equilibrio limite, α>ϕ il blocco slitterà,

α<ϕ il blocco è stabile.

Casistica di scivolamento e ribaltamento:

Caso 1: b<∅ e t/h>𝑡𝑡𝑎𝑎𝑛𝑛b; il blocco è stabile e non scorre o si ribalta.

Caso 2: b>∅ e t/h>𝑡𝑡𝑎𝑎𝑛𝑛b; il blocco slitterà ma non si ribalterà.

Caso 3: b<∅ e t/h<𝑡𝑡𝑎𝑎𝑛𝑛b; il blocco si ribalterà ma non scorrerà.

Caso 4: b>∅ e t/h<𝑡𝑡𝑎𝑎𝑛𝑛b; il blocco potrà sia slittare che

ribaltarsi.

(4)

Per tener conto del comportamento dei massi in caduta, occorre introdurre alcuni coefficienti (di restituzione dell’energia, di attrito dinamico, ecc.)

 I coefficienti di restituzione esprimono la dissipazione di energia cinetica durante l’urto. 𝐾𝐾 = 𝑣𝑣 𝑣𝑣

𝑓𝑓

𝑖𝑖

. Di solito, si tiene conto di due aliquote: la componente normale 𝐾𝐾 𝑛𝑛 e quella tangenziale 𝐾𝐾 𝑡𝑡 .

 A causa della elevata aleatorietà di detti coefficienti, anche loro piccole variazioni possono comportare traiettorie molto variabili e punti di arresto diversissimi.

Riferimenti

Piteau &

Clayton

Normale

0.9-0.8 0.8-0.5 0.5-0.4 0.4-0.2

Tangenziale

0.75-0.65 0.65-0.45 0.45-0.35 0.30-0.20

Tipo di materiale

Roccia integra

Detrito con grandi massi Detrito compatto

Pendio coperto da erba

Hoek 0.53

0.40 0.35 0.32 0.32 0.30

0.99 0.90 0.85 0.82 0.80 0.80

Roccia integra Strada asfaltata

Roccia con grandi massi Suolo

Suolo con vegetazione

Suolo sciolto con poca

vegetazione

(5)

Pertanto, nelle simulazioni applicate a casi reali, occorre tener conto degli

effettivi punti di arresto e delle impronte da impatto lasciate lungo i pendii dai massi.

Si procede quindi effettuando analisi a ritroso, basate su di un criterio osservazionale e ricavando, per tentativi, i valori dei coefficienti che meglio soddisfano le evidenze di campagna (approccio geomorfologico).

Impronte da impatto lasciate da un masso

arrestatosi in una abitazione.

Punti di arresto di massi (volumi di circa 7 – 20

mc) ed effetti provocati sul traffico veicolare.

(6)

Moto di

rotolamento dei massi:

il coefficiente di attrito

 Nella realtà non si ha solo attrito volvente o di

rotolamento ma anche resistenze al moto dovute alla non linearità del comportamento dei materiali, alla scabrezza (roughness) delle superfici dei pendii, alla presenza di ostacoli e vegetazione.

 Non potendo tenere conto delle numerose variabili, si ricorre a delle semplificazioni:

Il coefficiente di attrito al rotolamento (tanϕ

μd

), per tenere conto di quanto precedentemente detto, si può calcolare come di seguito indicato (Statham, 1971;

Azzoni, 1991):

 𝑡𝑡𝑎𝑎𝑛𝑛𝑡𝑡

𝜇𝜇𝜇𝜇

= 𝑡𝑡𝑎𝑎𝑛𝑛𝑡𝑡

0

+ 𝐾𝐾

𝐷𝐷𝜇𝜇

dove: 𝑡𝑡𝑎𝑎𝑛𝑛𝑡𝑡

0

è il coefficiente di attrito dinamico, K è una costante ricavata sperimentalmente, d è la granulometria media del terreno costituente il pendio e D sono le

dimensioni del blocco.

(7)

L’approccio più corretto è quello di far riferimento a prove di caduta in scala reale (prove in cava o su barriere

paramassi all’uopo realizzate)

 Con esse si possono infatti determinare percorsi di caduta ed energie cinetiche dei massi durante il moto ma soprattutto si può determinare il comportamento di eventuale barriere paramassi (energie cinetiche

assorbibili). Pertanto, con le prove in sito otteniamo parametri in input da utilizzare nei modelli previsionali, al fine di una progettazione più efficiente e corrispondente alla realtà.

 Per le prove lungo versante otterremo i coefficienti di restituzione

tangenziale e normale (caso di blocco puntiforme, approccio di tipo lumped- mass), e i coefficienti di attrito al rotolamento (blocchi dotati di forma e dimensioni variabili).

 Per le prove su barriere paramassi otteremo l’energia cinetica massima

dissipabile, la deformazione massima in condizione di massima energia

dissipabile e indicazioni sulle caratteristiche strutturali dei sistemi di

dissipazione (montanti, ancoraggi, funi, altezze delle barriere, ecc.).

(8)

METODI ED OPERE DI

PROTEZIONE

La finalità principale delle opere di

protezione è intercettare ed arrestare il moto di blocchi rocciosi prima che possano fare danni anche gravi.

Pertanto una tale opera dev’essere in

grado di resistere all’impatto e deve essere posizionata esattamente lungo il percorso.

Diventa a questo punto fondamentale che

il progettista definisca l’urto di progetto.

(9)

Barriere paramassi

 Per la difesa di linee ferroviarie, RFI (1996) distingue le barriere in 5 classi di assorbimento di energia cinetica:

E

c

< 10 kJ,

10 < E

c

< 15 kJ,

15 < E

c

< 50 kJ,

50 < E

c

< 150 kJ,

150 < E

c

< 200 kJ.

 La progettazione parte dalle seguenti semplificazioni:

Direzione di impatto ortogonale alla barriera,

La deformata di calcolo assunta è quella ottenuta dalle prove in sito,

La forza di calcolo è pari a 2.5 volte la forza media teorica,

Barriera ipotizzata in tre campata.

Per una corretta progettazione, si può far riferimento

alla Direttiva ETAG 027 dell’ European Organisation

for Technical Approvals (EOTA, 2008).

(10)

Rilevati paramassi in terra rinforzata

 I rilevati paramassi in terra si utilizzano a protezione di strutture e infrastrutture di

notevoli dimensioni lineari, arrivando ad opere di anche un

centinaio di metri. Tali opere hanno un

elevato impatto ambientale ma con capacità di

assorbimento notevoli

per tratti molto lunghi.

(11)

Sistemi composti da fossato di raccolta e rete di protezione

 La realizzazione di valli paramassi si

accompagna spesso all’apposizione in parete di reti rinforzate, idonee per arrestare piccoli frammenti da pendii verticali.

 Principali parametri da tenere in conto sono la profondità e la larghezza dello scavo. Questo tipo di opera, generalmente, si utilizza al piede di scarpate artificiali quali scarpate stradali, ferroviarie, ecc.

In figura, apposizione di rete ancorata in acciaio, a

doppia torsione.

(12)

Gallerie artificiali

Le gallerie artificiali paramassi si

realizzano a protezione di sedi stradali o ferroviarie quando, per le difficili condizioni morfologiche del versante, non si possono utilizzare soluzioni diverse. Si usano per territori montani.

Per la progettazione, si tiene conto dei seguenti parametri:

Dimensione, forma, velocità di caduta, angolo di impatto dei blocchi,

Spessore e granulometria dello strato di materiale assorbente,

Tipologia e condizioni di vincolo

relative alla galleria.

(13)

In accordo con le Norme UNI sulla

caduta massi, l’analisi del rischio si articola su di una serie di

“passi” tesi a valutare lo “stato della

natura”, la

Pericolosità e la vulnerabilità in

relazione al tipo di

elementi a rischio da

proteggere

(14)

Un’applicazione ad un caso reale

L’AREA DI STUDIO si colloca in località SCOGLIO DELLA MORTE nel Comune di SAN PELLEGRINO DI NORCIA (PG) caratterizzata dalla presenza di frane da crollo sismoindotte che hanno interessato una strada interessata da rilevanti volumi di traffico veicolare.

Foto aerea dell’area interessata:

sono evidenziate i fenomeni di caduta massi, alcuni dei quali interagenti con la strada.

L’area è stata interessata dal sisma del 23 e 24 Agosto 2016, e che, allo stato, si manifesta ancora con

numerosi aftershocks.

(15)

Il caso di studio

Lungo il versante interessato dai crolli si sviluppa una strada asfaltata interessata

da un discreto volume di traffico. Possibili rischi:

1)

impatto di un masso su uno o più veicolo in moto;

2)

impatto di un veicolo su un masso già caduto e fermo sulla carreggiata;

3

) impatto di uno o più massi su una fila di veicoli

fermi sulle carreggiate.

Queste possibili interazioni andrebbero analizzate al fine

di ottenere una valutazione quantitativa del rischio che corrono gli automobilisti che

percorrono questa sede

stradale.

(16)

Classificazione sismica della Regione Umbria

L’area in questione è classificata in I

a

zona sismica, secondo l’

aggiornamento della classificazione sismica della Regione Umbria,

sviluppata in coerenza con gli studi dell'INGV (Istituto Nazionale di

Geofisica e Vulcanologia) redatti su incarico del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale e pubblicato nel 2004.

 Si rileva per il territorio comunale di Norcia, a cui afferisce lo Scoglio della Morte, un’accelerazione sismica a

gx

>

0.25 che rappresenta l'indice di accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni.

Classificazione sismica

(17)

Il codice di calcolo adottato è: ROCFALL 6.0 (Rocscience inc.)

Consente:

 Un’analisi statistica (metodo Montecarlo) della caduta massi allo scopo di valutare il livello di pericolosità di questi fenomeni in termini di energie cinetiche, punti di arresto dei massi e altezze di rimbalzo.

 Si possono considerare diverse proprietà fisico-meccaniche del materiale

presenti lungo il versante, la forma e le dimensione dei blocchi ipotizzando la caduta di blocchi grandi e piccoli, contemporaneamente.

 La ricostruzione del pendio da inserire nel programma può esser fatta secondo tre modalità:

1. assegnare le coordinate (x;y) di ogni singolo vertice del pendio attraverso la barra dei comandi;

2. tracciare il profilo graficamente;

3. importare il profilo in formato .dxf servendosi di altro software.

(18)

Sono state ricostruite 3 sezioni topografiche, passanti per le aree in frana che hanno interessato la strada

Profili analizzati

(19)

Impostazioni del codice di calcolo

 Per tutti i profili esaminati le ipotesi iniziali del moto sono le seguenti:

1. I massi partono dall’ammasso roccioso con moto uniformemente accelerato scivolando su un piano inclinato di 50°, con un angolo d’attrito allo

scorrimento di 30°.

2. Si calcola l’accelerazione e la velocità in uscita dal piano. Le componenti verticale e orizzontale della velocità in caduta libera sono rispettivamente 0.66 e 0.38 m/s. Dette velocità tengono conto anche dell’accelerazione sismica di I categoria (0.35g).

Si precisa inoltre che il metodo utilizzato non è “lumped mass”, in quanto sono state introdotte le effettive forme e dimensioni dei massi, quali

risultano dalle evidenze di campagna.

(20)

Risultati ottenuti:

Andamento delle traiettorie

In grigio-verde è rappresentato il

bedrock; in grigio l’asfalto della

strada

(21)

Risultati ottenuti (Profilo 1):

Punti di arresto

Punti di arresto di tutti i massi

Punti di arresto dei massi piccoli (500 kg)

(22)

Massi grandi (10 T) e piccoli (500 kg)

Risultati ottenuti (Profilo 1):

Energie cinetiche

(23)

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180

Number of Rocks

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Distribution of Rock Path End Locations

Total number of rock paths: 100

Rocks Slope

Punti di arresto di tutti i massi

Risultati ottenuti (Profilo 2):

Punti di arresto

0 1 2 3 4 5 6 7

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180

Number of Rocks

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Distribution of Rock Path End Locations

Total number of filtered paths: 50 of 50 Current Filter: Rock Type [Piccole rocce]

Rocks Slope

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180

Number of Rocks

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Distribution of Rock Path End Locations

Total number of filtered paths: 100 of 100 Current Filter: Rock Type [Piccole rocce] OR Rock Type [grandi massi]

Rocks Slope

Massi di 500 kg

Massi di 10 T

(24)

-100 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180

Total Kinetic Energy [kJ]

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Total Kinetic Energy on Slope Maximum Value

Total number of selected paths: 100 of 100 Rock Selection: Piccole rocce, grandi massi

Piccole rocce grandi massi Slope

Risultati ottenuti (Profilo 2):

Energie cinetiche

Massi grandi (10 T) e piccoli (500 kg)

(25)

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160

Number of Rocks

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Distribution of Rock Path End Locations

Total number of rock paths: 100

Rocks Slope

Risultati ottenuti (Profilo 3):

Punti di arresto

0 1 2 3 4 5

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160

Number of Rocks

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Distribution of Rock Path End Locations

Total number of filtered paths: 50 of 50 Current Filter: Rock Type [Piccole rocce]

Rocks Slope

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160

Number of Rocks

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Distribution of Rock Path End Locations

Total number of filtered paths: 100 of 100 Current Filter: Rock Type [Piccole rocce] OR Rock Type [grandi massi]

Rocks Slope

Punti di arresto di tutti i massi

Massi di 500 kg

Massi di 10 T

(26)

-200 -100 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700 1800 1900 2000 2100 2200 2300

-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160

Total Kinetic Energy [kJ]

Location [m]

-120 -110 -100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Slope Y Location

Total Kinetic Energy on Slope Maximum Value

Total number of selected paths: 100 of 100 Rock Selection: Piccole rocce, grandi massi

Piccole rocce grandi massi Slope

Risultati ottenuti (Profilo 3):

Energie cinetiche

Massi grandi (10 T) e piccoli (500 kg)

(27)

. BEDROCK OUTCROPS .. ….

COEFF. NORMALE COEFF. TANGENZIALE COEFF. ATTRITO DINAMICO COEFF. ROTOLAMENTO

PROFILO 1 0,3 0,8 0,8 0,57

PROFILO 2 0,35 0,7 0,8 0,67

PROFILO 3 0,35 0,6 0,8 0,67

ASPHALT

COEFF. NORMALE COEFF. TANGENZIALE COEFF. ATTRITO DINAMICO COEFF. ROTOLAMENTO

0,4 0,9 0,5 0,1

VELOCITA' ORIZZONTALE (m/s) VELOCITA' VERTICALE (m/s)

0,66 0,38

Quadro riassuntivo delle principali grandezze ottenute

Risultati ottenuti dalle analisi a ritroso

(28)

Risultati ottenuti dall’ «analisi a ritroso»

 I massi tendono ad arrestarsi lungo diversi punti del versante, con una maggior concentrazione, in taluni casi, in corrispondenza della sede

stradale. In tutti i casi, tuttavia, si è osservato che essi non arrivano alla base del versante.

 I livelli energetici raggiunti dai massi (grandi e piccoli) variano nell’intervallo tra 50 e 3000 kJ.

Per i piccoli massi le energie sembrano assumere un valore piuttosto costante lungo tutti i profili e pari a circa 50-70 kJ.

I grandi massi invece mostrano valori variabili con picchi tra 2000 e 3000 kJ nei punti di primo

impatto sul versante e poi massimi e minimi relativi dell’ordine di 100-200 kJ lungo i settori successivi del versante.

In corrispondenza della strada si raggiungono

valori medi di circa 300 kJ.

(29)

 I dati ottenuti sono utili all’ingegnere per costruire una «mappa di pericolosità» sulla base di curve isocinetiche.

 In tal modo l’ingegnere potrebbe dimensionare al meglio eventuali opere di difesa passiva.

 PREVISIONE MODELLISTICA COSCIENZA DEL RISCHIO.

 SISMICITA’ notevole aumento della pericolosità a causa dell’incremento che essa applica sull’accelerazione di gravità.

 La migliore progettazione delle opere di difesa e protezione è possibile solo se a monte vi è uno studio previsionale che ci consente di dimensionare l’opera con i giusti parametri.

 MAGGIOR SICUREZZA DELLE OPERE MINORE RISCHIO PER LE VITE

UMANE

(30)

Grazie per l’attenzione!

Riferimenti

Documenti correlati

 La pericolosità (P) è la probabilità che si verifichi un evento sismico in grado di causare specifici scenari di danno in una data regione ed è legata alla frequenza con

Bocche laterali della sorgente Calabricito Dette sorgenti, non sono state più attive a partire dagli anni ’90 a seguito dei prelievi di acque sotterranee a monte tramite pozzi e

Per valutare le dinamiche di diffusione o di accumulo dei microinquinanti si è variato il contenuto di materia organica disciolta negli influenti e, in cima ad alcuni terreni,

Un secondo set di prove è invece stato necessario per analizzare gli effetti del carico organico in termini di rapport Food/Microrganism sulla produzione di bioidrogeno Per quel

I risultati hanno evidenziato come l’accumulo di acidi determini un abbassamento repentino del valore del pH durante i primi giorni di funzionamento, che porta alla quasi

L’analisi delle traiettorie è stata condotta in corrispondenza della sezione di crollo effettiva e di altre 8 sezioni poste nelle immediate vicinanze. Inquadramento

Indagini sperimentali volte alla valorizzazione per via fotofermentativa di reflui dell’industria

A causa della dimensione del volume interno dei pori, la zeolite sintetica Y è la più adeguata all’adsorbimento dei sulfamidici..