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Una nuova era

L'invenzione della stampa (a caratteri mobili) ad opera di Johannes Gutenberg (nato a

Magonza in Germania a cavallo del 1400 e morto nella stessa città nel 1468) segnò l'inizio di una nuova era.

La prima sede del Museo Gutenberg fu in questo palazzo, che risale al 1650 ca. e apparteneva al Principe Elettore

(dell'imperatore del Sacro Romano Impero) di Magonza.

Il Museo fu istituito nel 1900 per celebrare i 500 anni presunti della nascita di Gutenberg.

Il Museo è stato spostato diverse volte fino a quando gli è stata costruita una sede

(bruttissima...).

(2)

Il Museo Gutenberg a Magonza

a Magonz

la statua di Gutenberg a Gutenbergplatz a Magonza. La piazza è attraversata dal

50esimo parallelo.

Magonza è Mainz (sul Reno).

(3)

L

a sostituzione del libro stampato (tante copie ad un costo ragionevole) al

manoscritto rese la vita più semplice non solo al lettore ma anche, e soprattutto, a chi fino ad allora aveva dovuto curare la trascrizione dei testi.

Il primo libro stampato da Gutenberg nel 1452 fu la Bibbia (180 copie), poco meno di cento anni dopo (1543) sarebbe stata data alle stampe l’opera di Copernico che

spostava il centro dell’ Universo dalla Terra al Sole.

Copernico è legato indirettamente ad un personaggio di spicco dell' Umanesimo:

Giovanni Basilio Bessarione che nacque a Trebisonda (*) nell'odierna Turchia nel 1395 e morì a Ravenna nel 1472.

(*) Trebisonda fu parte dell’ impero che portò il suo nome e che si costituì in seguito all'

assedio di Costantinopoli (1204) in cui i

crociati (IV crociata) e i veneziani sottrassero Costantinopoli ai bizantini. L'impero di

Trebisonda ebbe breve e difficile durata e la città bizantina fu l'ultima a cadere nelle mani degli Ottomani nel 1461,

Il ricordo di questa città è rimasto nell' espressione “perdere la Trebisonda” che significa perdere il controllo, l’ orientamento o essere confusi. L'origine di questa espressione idiomatica è

controversa: alcuni sostengono che Trebisonda era fin dai tempi più antichi un porto sicuro a cui approdare in caso di tempeste, altri invece che sarebbe legata alla caduta definitiva con essa dell' impero di Bisanzio.

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Bessarione studiò a Costantinopoli e nel 1437 fu nominato arcivescovo di Nicea.

L'anno successivo giunse in Italia assieme a una delegazione bizantina per partecipare a due concili (a Ferrara e a Firenze) volti ad ottenere l'unificazione delle chiese romana e ortodossa i cui rapporti si

erano ulteriormente deteriorati a seguito della IV crociata.

I concili portarono ad un nulla di fatto e, rientrato a Costantinopoli, Bessarione incontrò un clima molto ostile. La nomina a cardinale del 1439 (ad opera di papa Eugenio IV) lo indusse, pertanto, a lasciare

definitivamente Costantinopoli per l'Italia (1440).

Strenuo sostenitore della necessità di salvare tutti i manoscritti antichi, alla caduta di Costantinopoli (1453) Bessarione accolse e sostenne gli studiosi bizantini che erano riusciti a raggiungere l'Italia.

Nel 1468 donò alla Repubblica di Venezia (ad

communem hominum utilitatem) tutti i manoscritti che era riuscito a recuperare cui fece aggiungere, in

seguito alla sua morte, il proprio patrimonio librario (250 manoscritti). La donazione di Bessarione costituì il nucleo iniziale della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.

Il Cardinale Bessarione in un Dipinto di un anonimo del XVIII secolo conservato nella Biblioteca dell’ Università di Bologna

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Nel 1460, Bessarione fu inviato a Vienna come delegato papale e conobbe l' astronomo e matematico Georg von Peuerbach (nato a Peurbach in Austria nel 1423 e morto a Vienna nel 1461) …..

Peuerbach ieri e………….. oggi

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...e il suo giovane collaboratore Johannes Müller da Königsberg

(nato a Königsberg in Baviera nel 1436 e morto a Roma nel 1476) noto come il Regiomontano.

(7)

Dopo aver conseguito nel 1440 la laurea in filosofia e scienze presso l' Università di Vienna, Georg von Peuerbach si era recato in Italia ove aveva conosciuto

Giovanni Bianchini (1410-1469) professore all' Università di Ferrara e astronomo di corte di Leonello d' Este (1407-1450) e il cardinale Niccolò Cusano, teologo, filosofo, umanista,giurista, matematico e astronomo (nato a

Kues, tradotto in Cusa in italiano, in Germania nel 1401 e morto a Todi nel 1464) che era a favore della teoria eliocentrica.

Contrariamente a Tolomeo (e ad Aristotele) Cusano sosteneva che la Terra non era immobile, ma ruotava intorno al proprio asse e che non era possibile determinare il centro dell'universo, che era infinito.

Sosteneva inoltre che le stelle erano simili al Sole, che intorno ad esse potessero ruotare dei pianeti e che alcuni pianeti potessero essere

abitati.

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Cusano aveva studiato diritto e matematica a Padova e teologia a Colonia.

A venticinque anni era divenuto prete, a 47 cardinale. Precedentemente (1436) era stato inviato a rappresentare la Chiesa Cattolica in una

missione riconciliatrice a Costantinopoli, allo scopo di sanare la spaccatura con la Chiesa Ortodossa.

La missione era fallita ma Cusano era rientrato occidente con i testi originali dei classici greci e un nutrito gruppo di sapienti, che

comicìnciarono ad insegnare il greco (lingua da secoli dimenticata) ai dotti italiani.

Dopo aver studiato astronomia all’ Università di Ferrara, nel 1450 Von Peurbach rientrò a Vienna e insegnò (all’ Università) filologia e letteratura classica.

Von Peurbach studiò a fondo l' Almagesto e scrisse il Theoricae novae planetarum, che fu pubblicato nel 1472 successivamente alla sua morte, in cui cercò di conciliare la teoria di Eudosso con quella di Aristotele/Tolomeo.

L’opera di Von Peurbach ebbe un grande successo e costituì la base dell' istruzione accademica astronomica, fino a quando venne accettato il modello copernicano.

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Nel 1460 Bessarione invitò Von Peurbach a Roma affinchè potesse studiare Tolomeo direttamente sui testi greci.

Von Peurbach accettò e fece estendere l’invito anche a Regiomontano, ma morì prima di poter andare a Roma,

La lapide di Von Peurbach all’interno del Duomo di Vienna.

La formula è una relazione di

trigonometria sferica trovata da lui.

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Così fu soltanto Regiomontano che si recò da Bessarione ove rimase per 4 anni (dal 1461 al 1465).

Regiomontano fu un abile costruttore di strumenti e a Norimberga, ove visse per qualche tempo fece stampare (nel 1472) il primo libro di testo di

astronomia le Theoricae Novae Planetarum (scritto dal suo maestro) e costruì il primo osservatorio astronomico della Germania (*).

Chiamato a Roma nel 1475 da papa Sisto IV per lavorare alla riforma del calendario, morì misteriosamente poco dopo (forse fu assassinato).

Domenico Maria Novara (nato a Ferrara nel 1454 e morto a Bologna nel 1504), professore all' Università di Bologna per 21 anni e insegnante di Niccolò

Copernico era stato un allievo di Regiomontano (**)

(*) L'osservatorio astronomico di Norimberga, equipaggiato di un telescopio rifrattore da 0.6 m, è stato dedicato al Regiomontano (Sternwarte significa osservatorio e deriva dalla composizione di Stern, stella con warte, aspettare).

(**) questo è il legame fra Copernico e Bessarione.

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Mikołaj Kopernik  (Nicolaus Copernicus)

nacque il 19 febbraio del 1473 a Torun, una cittadina dell' odierna Polonia che dopo essere stata parte della Lega Anseatica (1280) era da alcuni anni sotto il dominio del Regno di Polonia.

Rimasto orfano di entrambi i genitori in giovane età fu adottato assieme ai suoi tre fratelli (Katharina, Barbara e Andreas) dallo zio (materno), Lucas Watzenrode, che nel 1489 divenne vescovo di Warmia (una diocesi nel nord est della Polonia).

Lo zio fece sposare Katharina con un ricco commerciante, lasciò che

Barbara divenisse una suora

benedettina e inviò i due fratelli a studiare a Cracovia.

Ritratto di Copernico risalente al 1580 (Municipio di Torun)

(12)

L'Università di Cracovia era una delle migliori del Nord Europa, soprattutto per quanto riguardava l'astronomia, che era la materia che maggiormente stava a cuore a Copernico.

A Cracovia, inoltre, il giovane

imparò perfettamente il latino, che era la lingua ufficiale della scienza, e latinizzò il proprio nome in

Copernicus.

Lo zio aveva un progetto molto

preciso: era riuscito a strappare ad alcuni influenti ecclesiastici la

promessa che Copernico avrebbe avuto la nomina di canonico della regione di Frombork.

Per poter ricoprire la carica, che aveva essenzialmente funzione amministrativa e non richiedeva obbligatoriamente il sacerdozio, erano necessari studi di livello universitario di giurisprudenza e diritto canonico. Così Copernico decise di iscriversi a una delle Università più prestigiose dell'epoca: quella di Bologna.

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Nel gennaio del 1497, Copernico iniziò gli studi di dirtto canonico a

Bologna, approfondì lo studio della letteratura classica imparando anche il greco e conobbe Domenico Maria Novara (*) che incoraggiò l’interesse di Copernico per l’astronomia. Insieme i due osservarono l’occultazione

lunare di Aldebaran del 9 marzo 1497 e una congiunzione di Saturno con la Luna del 4 marzo 1500 (**)

(*) che come abbiamo visto fu allievo del Regiomontano.

(**) Queste osservazioni sono citate dallo stesso Copernico nel De revolutionibus orbium coelestium .

(***) Georg Joachim Rheticus, allievo di Copernico definì l’equante “una relazione aborrita dalla natura”

Terminati gli studi a Bologna (il 6 settembre del 1500), Copernico si recò a Roma, ove si trattenne per qualche tempo tenendo conferenze di

astronomia, una delle quali in presenza dello stesso papa (Alessandro VI).

L’astronomia in quel tempo mostrava diversi problemi: il calendario non era più al passo con le stagioni (e non lo sarebbe stato fino alla riforma gregoriana del 1582) e la presenza degli equanti nei modelli planetari tolemaici era oggetto di critiche (***) da parte di alcuni studenti della Facoltà delle Arti.

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Chi poi si addentrava maggiormente nei tecnicismi del modello Tolemaico era disturbato dalla mancata osservazione della variazione del diametro apparente della Luna (predetta dal modello).

Nel 1501 Copernico rientrò in Polonia dove fu nominato canonico di Frombork, ma chiese e ottenne quasi immediatamente una licenza per tornare in Italia e proseguire i suoi studi.

Fino al 1503 visse tra Ferrara (ove ebbe degli stretti contatti con Giovanni

Bianchini) e Padova.

Ritratto di Girolamo Fracastoro

attribuito a Tiziano, Londra National Gallery

A Ferrara gli venne conferito, nel 1503, il titolo di doctor decretorum, ovvero dottore in diritto canonico. A Padova seguì alcuni corsi di

medicina e strinse amicizia con Girolamo Fracastoro (nato a Verona intorno al 1477 e morto ad Affi nel 1553) che era medico,

filosofo, astronomo e letterato e insegnava logica all' università di Padova.

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Fracastoro assieme a Pietro Apiano (*), astronomo, matematico e cartografo tedesco nato a Leismig nel 1495 e morto a Ingolstadt nel 1552, avrebbe

scoperto in seguito (1531) che le code delle comete si mostrano sempre nella direzione del Sole ma in verso opposto ad esso. Nel 1538 avrebbe descritto uno strumento per usi astronomici (il cannocchiale) che sarebbe stato

realizzato da Galilei soltanto molti anni dopo.

(*) Si chiamava Peter Bienewitz, ma latinizzò il suo nome in Petrus Apianus Biene è ape, in tedesco, witz è scherzo

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Rientrato definitivamente in patria Copernico fu assorbito dalla sua attività di amministratore, continuando però a coltivare in privato il suo interesse per l’ astronomia. Alloggiò con lo zio fino alla morte di quest'ultimo (1512) nel castello di Heilsberg, situato nei pressi di Frombork, poi si trasferì a Frombork.

Il castello di Heilsberg

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Fra il 1508 e il 1514 scrisse il breve trattato De hypothesibus motuum

coelestium a se constitutis commentariolus in cui espose brevemente tutta sua insoddisfazione per l’astronomia planetaria esistente con particolare riferimento agli equanti.

Formulò inoltre alcuni postulati (petitiones) di una visione alternativa che vedeva il Sole al centro e la Luna come satellite della Terra. Mostrò come il suo modello permettesse di ordinare i pianeti senza alcuna ambiguità (in funzione della loro distanza dal Sole) e delineò le caratteristiche principali del modello che non richiedeva l’utilizzo degli equanti per i pianeti e per la

Luna. Anticipò anche che stava lavorando ad un opera più ampia.

Il Commentariolus circolò, nella sua forma manoscritta, dapprima entro una cerchia ristretta di amici e poi fra un gruppo più ampio di scienziati e filosofi.

Diversamente da quanto forse Copernico immaginava, i commenti degli studiosi che lo lessero furono molto positivi. Quando l'arcivescovo Nicola Schònberg, consigliere di papa Clemente VII, chiese a Copernico una

copia del suo manoscritto, egli si spaventò temendo la reazione ostile della chiesa e si convinse che non doveva pubblicare i suoi risultati.

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Nel 1539 Georg Joachim Rheticus, noto come Retico, nato a Feldkirch in Austria nel 1514 e morto a Kaschau (nell’odierna Slovacchia) nel 1574,

matematico e astronomo dell’ Università di Wittenberg (*) si recò a Frombork per conoscere Copernico.

(*) fondata nel 1502 da Massimiliano I d’

Asburgo per iniziativa del Principe elettore di Sassonia Federico il Saggio. Nel 1517 Martin Lutero, che era professore di

teologia di quella Università, affisse sulla porta della Cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi sul valore e l’efficacia delle

indulgenze.

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Retico rimase 2 anni a Frombork per studiare e approfondire la teoria elicoentrica e nel 1540 ottenne dal maestro il permesso di pubblicare (a Danzica) il De libris revolutionum Copernici narratio prima di cui l’autore rimase anonimo.

L’anno seguente (1541) l’opera fu ristampata a Basilea non più in foma anonima ma con l’indicazione dell’ autore.

L’assenza di controversie che seguì questa pubblicazione indusse

probabilmente Copernico ad affidare a Retico la pubblicazione dell’ opera completa (il De revolutionibus orbium coelestium). Tuttavia l’allievo non potè sovraintendere personalmente alla composizione e stampa dell’opera

perchè dovette accettare un incarico di insegnamento all’ università di

Lipsia. Chiese quindi a Andreas Osiander teologo e scienziato luterano di curarne la pubblicazione e questi aggiunse una prefazione anonima

intitolata Ad lectorem de hypothesibus huius operis.

La prefazione sottolineava che l' eliocentrismo era solo un'ipotesi matematica funzionale alla facilitazione dei calcoli relativi al moto dei pianeti e non una

descrizione della reale natura dell'Universo. Non essendo firmata lasciò

sottintendere che potesse essere opera dello stesso Copernico e quindi se da un lato ebbe un effetto mitigatore sulla rivoluzionarietà del risultato, dall’altro mise Copernico sotto una luce ambigua e di fatto oscurò la straordinarietà del risultato ottenuto.

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In realtà chi avesse letto con attenzione il De revolutionibus avrebbe capito quanto il messaggio di Copernico fosse stato chiaro e la stessa dedica che Copernico fece dell’opera al pontefice Paolo III mostrava inequivocabilmente quali passi Copernico avesse dovuto compiere (e con quanta difficoltà) per abbandonare la concezione geocentrica a favore di quella eliocentrica.

Ma i lettori dell’opera erano forse prevalentemente interessati all’aspetto tecnico ossia alla possibilità di poter trarre da essa delle tavole accurate delle posizioni planetarie. Fra i tanti Erasmus Reinhold, rettore

dell’Università di Wittenberg, che utilizzò il De revolutionibus per

pubblicare nel 1551 le tavole pruteniche (*) pur essendo un sostenitore della teoria geocentrica.

(*) ovvero tavole prussiane in onore di Alberto I duca di Prussia che sostenne e finanziò la loro

realizzazione. Alberto I si convertì al luteranesimo nel 1522 dopo aver incontrato Andreas Osiander e riuscì ad ottenere il Ducato di Prussia per cui sancì che la religione di stato fosse quella luterana.

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Nelle intenzioni di Reinhold le tavole pruteniche avrebbero dovuto

rimpiazzare le tavole alfonsine che erano state realizzate nel 1252 a Toledo da una cinquantina di astronomi su richiesta del re Alfonso X (re di

Castiglia e di Leon).

Alfonso X (detto el Sabio) voleva che tutto il sapere della sua epoca fosse disponibile nella lingua parlata dai suoi sudditi. Per questo motivo aveva

fondato, la Scuola di traduttori di

Toledo: un gruppo di saggi musulmani ed ebrei che traducevano in castigliano le opere antiche arabe ed

ebraiche.Grande importanza ebbe la traduzione dall'ebraico di molte versioni ebraiche delle opere arabe.

Le tavole alfonsine costituivano

l’aggiornamento delle tavole di Toledo che erano state realizzate

dall’astronomo arabo Al-zarqali (nato a Toledo nel 1029 e morto a Siviglia nel 1087).

La suddivisione della penisola Iberica nel 1360

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Le tavole alfonsine contenevano le posizioni dei pianeti a partire dal 1 gennaio 1252 ossia dal giorno dell’incoronazione di Alfonso X ed erano state compilate seguendo il modello di Tolomeo.

Oltre ad avere una funzione astrologica, le tavole venivano utilizzate dai naviganti, lo stesso Cristoforo Colombo utilizzò le tavole alfonsine

revisionate da Abraham Zacuto (*), matematico, astronomo, storico ebreo nato a Salamanca nel 1452 e morto a Gerusalemme nel 1515.

Le tavole alfonsine furono stampate a Venezia nel 1483 e Copernico imparò ad usarle all’ Università di Cracovia.

(*) Zacuto fu costretto a lasciare la Spagna nel 1492 a seguito del Decreto dell’

Alhambra (emanato dai sovrani cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona) che ordinava l'espulsione degli ebrei dalla Spagna.

Rifugiatosi a Lisbona, divenne Astronomo Reale e Storico di Re Giovanni II del

Portogallo, incarico che ricoprì fino agli inizi del regno del figlio Manuel I quando dovette fuggire dal Portogallo per evitare la conversione forzata al cristianesimo.

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Molte tavole, basate sulle tavole alfonsine, continuarono ad essere

pubblicate anche in seguito alla pubblicazione delle tavole pruteniche, ma queste ultime divennero popolari nei paesi di lingua tedesca per motivi

nazionalistici e confessionali (*) e fu forse grazie alla loro diffusione che Copernico ebbe fama di essere un abile matematico e astronomo al pari di Tolomeo.

Lo stesso Cristophorus Clavius gesuita tedesco nato a Bamberg, in

Baviera, nel 1538 e morto a Roma nel 1612, nominato da Papa Gregorio XIII Primo Matematico nella Commissione Pontificia per la Riforma del

Calendario Giuliano, convinto sostenitore del modello tolemaico farà uso, per i suoi studi delle tavole pruteniche.

Tornando al De revolutionibus, nel primo libro Copernico mostrò le

conseguenze dell’ assunto che la Terra fosse al pari degli altri pianeti in orbita attorno al Sole.

(*) la riforma luterana iniziò nel 1517, con l’affissione delle 95 tesi di Lutero sul

portale della Cattedrale di Wittenberg, e si concretizzò nel 1521 con la scomunica di Lutero da parte del papa (Leone X).

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La prima naturale conseguenza era la possibilità di dividere i pianeti in interni ed esterni. In questo modo la visibilità di Mercurio e Venere soltanto all’alba o al tramonto a differenza degli altri pianeti che erano visibili a qualsiasi ora della notte trovava una giustificazione naturale.

Inoltre per Tolomeo i periodi di rivoluzione, attorno alla Terra, di Mercurio Venere e del Sole erano molto simili fra loro (dell’ordine di un anno (*)),

mentre secondo Copernico questa similitudine rifletteva semplicemente il moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole ed era possibile determinare i periodi veri di rivoluzione di Mercurio e di Venere, attorno al Sole che per Copernico risultarono pari a 80 giorni e 9 mesi (*). Risultava possibile

ordinare i pianeti in modo naturale in funzione crescente del loro periodo.

Quest’ordine coincideva con una distanza crescente dal Sole cosa che piacque molto a Copernico che commentò (al capitolo X del suo libro I)

In questa disposizione troviamo dunque una mirabile simmetria del mondo  e una connessione armonica certa fra il moto e la grandezza degli orbi, quale  non si può trovare in altro modo.

(*) per giustificare il fatto che Mercurio e Venere fossero sempre vicini al Sole Tolomeo aveva allineato i centri degli epicicli di Mercurio e Venere con il Sole. Il moto di

rivoluzione attorno alla Terra, che si compiva lungo l’eclittica, aveva pertanto la stessa durata

(**) da confrontarsi coi reali valori di 88 giorni e 7 mesi e mezzo.

(25)

Anche il problema dei moti retrogradi trovava una spiegazione naturale nel modello eliocentrico ove tutto dipendeva dalla posizione e dal moto della Terra rispetto agli altri pianeti.

Considerando attentamente le dimensioni delle orbite e I periodi relativi si potevano calcolare molti dei dettagli più fini che riguardavano i moti

retrogradi, come ad esempio la posizione di un pianeta quando diventava stazionario (dava l’impressione di essere fermo) per quanto tempo avrebbe dato l’impressione di muoversi all’indietro e dove doveva essere quando sembrava riprendere il suo moto diretto. Copernico elencò molti di questi casi concludendo che la loro causa stava semplicemente nel moto della Terra.

Nel capitolo X del I libro Copernico si lascia anche andare ad un commento che tradisce la sua visione filosofica:

Al centro di tutte le cose si trova quindi il Sole. Chi, infatti, in questo  bellissimo tempio porrà questa lampada in un altro luogo, migliore di  quello da cui può illuminare tutto nello stesso tempo? Per la verità non a  caso alcuni lo chiamano lucerna del mondo, altri mente, altri rettore. 

Trismegisto lo chiama Dio visibile, l’Elettra di Sofocle l’onniveggente. E  così il Sole come se fosse assiso su un trono regale, governa la famiglia  degli astri che si muovono in cerchio attorno a lui.

(26)

Digressione:

Il trismegisto cui fa riferimento Copernico è Ermete Trismegisto personaggio leggendario dell’antichità venerato come maestro di sapienza. Ad egli è attribuita la fondazione della filosfia ermetica e la scrittura del Corpus hermeticum un

insieme di scritti a carattere iniziatico.

Particolare del pavimento del duomo di Siena in cui è rappresentato Ermete Trismegisto

(27)

Nel capitolo V (del I libro) Copernico fornisce l’argomentazione a sostegno della rotazione della Terra attorno al proprio asse .

Sebbene la maggior parte degli autori sia concorde [nell’asserire] che la Terra resta  inerte nel centro del mondo, cosicché giudicano impensabile e financo ridicolo 

supporre il contrario, tuttavia, se considereremo più attentamente la cosa, la 

questione ci apparirà non ancora risolta e perciò niente affatto trascurabile. Infatti,  ogni mutazione locale apparente deriva o dal movimento della cosa guardata, o da  quello di chi guarda, o da mutazione certamente ineguale di entrambi. Perché fra  cose mosse in modo eguale nello stesso senso non si percepisce movimento, intendo  dire fra l’oggetto veduto e colui che lo vede Ora è proprio la Terra quella da cui è  visto quel circuito celeste e offerto alla nostra vista. Se dunque si ipotizza qualche  movimento della Terra, esso apparirà in tutte le cose che gli sono esterne come di  eguale velocità, ma in senso opposto, come se quelle cose passassero via, quale è  innanzi tutto la rivoluzione diurna. Questa, infatti, sembra trascinare l’intero 

mondo, fuorché la Terra e quelle cose che sono intorno ad essa. Ma se si ammettesse  che il cielo non ha nulla di questo movimento, e invece la Terra ruota da occidente  verso oriente, se qualcuno esaminasse seriamente quanto riguarda l’apparente 

sorgere e tramontare del Sole, della Luna e delle stelle, troverebbe che proprio così  avviene. E poiché è il cielo quello che contiene e abbraccia tutto, il luogo comune di  tutte le cose, apparirà subito perché si debba attribuire un movimento piuttosto al  contenuto che al contenente, a ciò che è collocato piuttosto che a quello che colloca. 

(28)

Copernico non poteva ignorare le obiezioni astronomiche al moto della

Terra, prima fra tutte la mancanza di un moto che riflettesse il moto orbitale attorno al sole (la parallasse).

Per risolvere questo problema pose le stelle ad una distanza tale per cui questi movimenti risultavano troppo piccoli per essere osservati con la strumentazione dell’epoca.

La parte speculativa occupa circa soltanto la metà del I libro. Tutto il resto dell’ opera (VI libri) è infarcito di matematica volta a dimostrare che l’ipotesi eliocentrica poteva fornire soluzioni soddisfacenti e costituire la base di

un’astronomia priva di equanti che fosse comparabile all’Almagesto nei termini dell'accuratezza con cui si potevano calcolare le posizioni dei

pianeti.

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Il 24 maggio 1543, Copernico ricevette la copia stampata del De revolutionibus orbium coelestium.

L'avvenimento era eccezionale sia perché quest’opera avrebbe avuto

un'importanza straordinaria nello sviluppo della scienza astronomica, sia perché Copernico aveva atteso oltre trent'anni prima di decidersi a darlo alle stampe.

Ma purtroppo non ebbe il tempo di rallegrarsene; infatti, era ormai in punto di morte, e sarebbe spirato solo poche ore più tardi, lo stesso giorno.

La tradizione vuole che si sia risvegliato per qualche attimo dal coma, abbia guardato il libro che gli era stato posto fra le mani, abbia sorriso e si sia

spento.

Copernico aveva reso un grande servizio all'umanità, essendo stato il primo ad aver messo in dubbio il sistema tolemaico, che aveva di fatto congelato l' astronomia per diciotto secoli.

Non solo l'aveva messo in dubbio: aveva proposto anche un valido modello alternativo.

(30)

Sfortunatamente, però, Copernico era rimasto ancorato all'antica convinzione che i movimenti dei corpi celesti dovessero essere necessariamente circolari. Così, in analogia con quanto aveva fatto

Tolomeo, era stato costretto a introdurre nella propria teoria una serie di artifici (*), per accordarla con le osservazioni disponibili alla sua epoca.

Inoltre il suo sistema, analogamente a quello di Tolomeo, era

esclusivamente cinematico, mancava ancora il concetto di forza come ragione del moto circolare. I corpi celesti si muovevano di moto circolare semplicemente perchè quella era una loro caratteristica naturale.

(*) dovette conservare una struttura ad epicicli (seppur semplificata rispetto a quella di Tolomeo) per riuscire a riprodurre i moti dei pianeti (ellittici) per composizione dei

moti circolari.

La rivoluzione copernicana avrebbe, tra le altre cose, avuto conseguenze che andavano ben oltre gli angusti confini della scienza l'uomo avrebbe perso definitivamente il ruolo di centralità nell' universo: si sarebbe

sradicato così completamente quello che per secoli era stato un cardine non solo della religione ma più in generale della filosofia.

(31)

I resti mortali di Copernico rimasero in una tomba anonima nel pavimento della cattedrale di Frombork in una posizione non precisata. Nel 2005 il

Vescovo locale incaricò alcuni archeologi polacchi di identificare la sepoltura.

Furono rinvenute le ossa e il cranio di un uomo che risultò essere deceduto alla stessa età di Copernico (70 anni).

Dalle ossa e dai denti fu ricavato il DNA che risultò identico a quello estratto da alcuni capelli trovati fra le pagine dei libri di Copernico conservati all’ Università di

Uppsala. Di qui la conclusione, nel 2008, di aver rinvenuto i resti mortali dell’astronomo che sono stati nuovamente inumati nella Cattedrale di Frombork il 22 maggio 2010, in una tomba di granito nero che porta

incisa la rappresentazione del modello eliocentrico del

sistema solare.

Durante l’omelia funebre il Vescovo di Frombork ha affermato che la Chiesa Cattolica è fiera che Copernico abbia lasciato alla regione l’eredità del suo duro lavoro, della sua devozione e, soprattutto, del suo genio scientifico.

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 Migliorare la “Qualità” della partecipazione italiana nei programmi europei di ricerca su sviluppo e innovazione!. 1989 – creato come “Task Force” del

centri storici tracciato storico fiume Montone tessuto urbano SIC. nodi infrastrutturali

rotazione: ruota intorno al suo asse. rivoluzione: ruota intorno

Inoltre per Tolomeo i periodi di rivoluzione, attorno alla Terra, di Mercurio Venere e del Sole erano molto simili fra loro (dell’ordine di un anno (*)), mentre