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ARCHEOLOGIA CLASSICA

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Academic year: 2022

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(1)

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA - LA SAPIENZA

ARCHEOLOGIA CLASSICA

Voi. XXXIV

1 9 8 2

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

(2)

ARCHEOLOGIA CLASSICA

RIVISTA DELLA SCUOLA NAZIONALE DI ARCHEOLOGIA

PUBBLICATA A CURA DEGLI ISTITUTI DI ARCHEOLOGIA E STORIA DELL'ARTE GRECA E ROMANA E DI ETRUSCOLOGIA E ANTICHITÀ ITALICHE

DELL'UNIVERSITÀ DI ROMA - LA SAPIENZA

Fondatore: GIULIO Q. GIGLIOLI

Direzione:

GUIDO BARBIERI, LAURA BREGLIA, FERDINANDO CASTAGNOLI, GIOVANNI COLONNA, MARIA FLORIANI SQUARCIAPINO, CAIROLI F. GIULIANI, ANTONIO GIULIANO, MARGHERITA GUARDUCCI, LUCIA GUERRINI, FABRIZIO MORI, MAS- SIMO PALLOTTINO, ALBA PALMIERI, RENATO PERONI, SALVATORE M. PUGLISI,

PAOLO SOMMELLA, SANDRO STUCCHI, PASQUALE TESTINI

Direttore responsabile: MASSIMO PALLOTTINO

Redazione:

ROMOLO A. STACCIOLI, Red. Capo - FRANCESCA R: FORTUNATI, PATRIZIO PENSABENE, MARIA GRAZIA PICOZZI

SOMMARIO DEL VOLUME

ARTICOLI

FRANCESCA MELIS - STEFANIA QUILICI GIGLI, Luoghi di culto nel terri-

torio di Ardea . . . pag. 1 PATRIZIO PENSABENE, Sulla tipologia e il simbolismo dei cippi funerari a

pigna con corona di foglie d'acanto di Palestrina ... . » 38 MARIA JosÉ STRAZZULLA RusCONI, Onocles Dindi Tiberi servus. Note su

alcune presenze prenestine ad Aquileia in età repubblicana ... . » 98 LUCA BIANCHI, Il medaglione funerario di Brucia ... . » 139 MARIO DENTI, Un'Afrodite della Collezione Torno e alcune osservazioni

in margine al problema della Venus Genetrix di Arkesilaos ... . » 158 (segue in terza di copertina)

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ARCHEOLOGIA

RIVISTA DELLA SCUOLA NAZIONALE DI ARCHEOLOGIA

PUBBLICATA A CURA DEGLI ISTITUTI DI ARCHEOLOGIA E STORIA DELL'ARTE GRECA E ROMANA E DI ETRUSCOLOGIA E ANTICHITÀ ITALICHE

DELL'UNIVERSITÀ DI ROMA - LA SAPIENZA

Fondatore: GIULIO Q. GIGLIOLI

Direzione:

GUIDO BARBIERI, LAURA BREGLIA, FERDINANDO CASTAGNOLI, GIOVANNI COLONNA, MARIA FLORIANI SQUARCIAPINO, CATROLI F. GIULIANI, ANTONIO GIULIANO, MARGHERITA GUARDUCCT, LUCIA GUERRINI, FABRIZIO MORI, MAS- SIMO PALLOTTINO, ALBA PALMIERI, RENATO PERONI, SALVATORE M. PUGLISI,

PAOLO SOMMELLA, SANDRO STUCCHI, PASQUALE TESTINI

Direttore responsabile: MASSIMO PALLOTTINO

Redazione:

ROMOLO A. STACCIOLI, Red. Capo - FRANCESCA R. FORTUNATI, PATRIZIO PENSABENE, MARIA GRAZIA PICOZZI

Voi. XXXIV 1982

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

(4)

© COPYRIGHT 1984 by «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

Aut. del Trib. di Roma n. 5782 del 13-5-1957

(5)

INDICE DEL VOLUME XXXIV

ARTICOLI BIANCHI L., li medaglione funerario di Brucia

DENTI M., Un'Afrodite della Collezione Torno e alcune osservazioni in margine al problema della Venus Genetrix di Arkesilaos ..

MELIS F. -QuILICI GIGLI S., Luoghi di culto nel territorio di Ardea PENSABENE P., Sulla tipologia e il simbolismo dei cippi funerari a pi-

gna con corona di foglie d'acanto di Palestrina ... . STRAZZULLA RusCONI M. J., Onocles Dindi Tiberi servus. Note su

alcune presenze prenestine ad Aquileia in età repubblicana ....

NOTE E DISCUSSIONI

ARTHUR P., Considerazioni su una probabile divisione agraria nell'a- gro di Suessa Aurunca ... . CECCHELLI M., Note storico topografiche: ancora su Ippolito .... . FRANCA VIGLIA V., The Eruption of the Thera Volcano and the Mal- lia Pumices ... . MORRICONE M. L., Cronache del Museo dei Gessi ... . Qu1LICI GIGLI S., In margine ai criteri definiti nel 1914 per l'assegna- zione del materiale archeologico ai Musei Romani ... . SORICELLI G., Un'officina di N. Naevius Hilarus a Cuma ... ..

TODISCO L., L'Aiace di Sofocle nei frammenti di un cratere apulo .. ..

RECENSIONI E SEGNALAZIONI

AUTORI VARI, Medma e il suo territorio. Materiali per una carta ar- cheologica (F. CORDANO) ... . BALMELLE C., Recueil général des mosai'que de la Caule, IV: Aqui- taine, I: Partie méridionale ( Piémont Pyrénéen) (M. L. MORRI- CONE) ... ..

pag. 139

» 158

» 1

» 38

» 98

» 175

» 210

» 196

» 207

» 199

» 190

» 180

)) 238

» 222

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INDICE DEL VOLUME

BALTY J. CH., Guide d'Apamée, (P. PENSA,BENE) ................... pag. 241 Corpus Vasorum Antiquorum, Deutschland 47. J. BuROW, Tiibingen,

Antikensammlung des Archiiologischen Instituts der Universitiit,

Band 3 (F. CANCIANI) .. . ... ..... ... . . ..... ...... .. . . ... . ... . . .... ..... .... » 226 Corpus Vasorum Antiquorum, Suisse 3. CH. DUNANT, L. KAHIL,

Genève, Musée d'Art et d'Histoire, fase. 2 (F. CANCIANI) .. .. » 227 Corpus Vasorum Antiquorum, Deutschland 46. F. HOLSCHER, Wiirz-

burg, Martin von Wagner Museum, Band 2 (F. CANCIANI) . . . » 243 Corpus Vasorum Antiquorum, Deutschland 45. H. MOMMSEN, Ber-

lin, Antikenmuseum ehemals Antiquarium, Band 5 (F. CANCIA-

NI) . ... . . . .... ... .. .. .. . ... . . ....... .. .. ....... .. .... ....... ...... ... . .... ... ... » 224 DENTZER J.-M., Le motif du banquet couché dans le Proche-Orient et

le monde grec du Vlr au !Ve siècle avant J.C. (P. G. Guzzo)... » 254 HOPE SIMPSON R., DICKINSON O.T.P.K., A Gazetteer of Aegean Ci-

vilisation in the Bronze Age, I, The Mainland and lslands (L. V A-

GNETTI) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 218 JOHNSON J., Maroni de Chypre (L. VAGNETTI) ......................... » 228 Lexicon lconographicum Mythologiae Classicae (LIMC) I, 1-2 (A. DI

VITA) ..... .. .. . . .. . . .. . . ... . .... .... ..... ... . ...... ...... .. . .... ..... .... ....... » 245 MILLER S.G., Two Groups of Thessalian Gold (G. BORDENACHE

BATTAGLIA) ... . . ... .... ...... .. . . .. . ... . ....... .. .. . ... .. .. . . .. . .... ...... .. » 219 MORRICONE M.L., Scutulata Pavimenta. I pavimenti con inserti di

marmo o pietra trovati a Roma e nei dintorni (M. DONDERER)... » 230 0VADIAH A., Geometrie and Flora/ Patterns in Ancient Mosaics (S.

ANGIOLILLO) ....................................................... » 234 PONTRANDOLFO GRECO A., I Lucani. Etnografia e archeologia di

una regione antica (F. CORDANO) . . . . .. . . . . . . . . .. . . .. . . . . . . . .. . . .. . » 256

ROWLAND R.J. JR., I ritrovamenti romani in Sardegna (C. VISMARA) » 248

SEEFRIED M., Les pendentifs en verre sur noyau des pays de la Mé-

diterranée antique (A. M. B1s1) .. .. .. .. .. .. . . .. .. .. .. .. . . .. . . » 259 Su1é M., Proslost Zadra I. Zadar u starom vijeku (A. MARTIN) ... » 250 Pubblicazioni ricevute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . .. .. . .. . . . . .. . . . . . » 263 Elenco delle abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 270

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LUOGHI DI CULTO NEL TERRITORIO DI ARDEA

(Tavv. I - VIII)

L'importanza tramandataci dagli antichi di Ardea quale centro di culti è ben nota ed ha avuto anche di recente suggestive conferme dai ritrova- menti archeologici 1. La pratica dei culti non doveva tuttavia concludersi solo nell'area urbana, ma esplicarsi anche nel territorio: cospirano in que- sto senso alcune indicazioni delle fonti antiche e vari rinvenimenti avvenu- ti nel corso di questo secolo, finora passati per lo più inosservati. Si tratta essenzialmente di materiale votivo, ritrovato casualmente in vari punti del territorio e che ci è sembrato meritasse un esame organico, per il signifi- cato che può rivestire se valutato nel suo complesso e le implicazioni che

Queste annotazioni na cono da comuni interessi e confronti di opinioni favoriti, oltre che dalla nostra amicizia, dal proficuo rapporto di collaborazione che intercorre tra l'Istituto di Etruscologia e Antichità Italiche dell'Università di Roma ed il Centro di studio per l'archeologia etrusco-italica del C.N.R., dei quali facciamo parte, e si inseriscono nell'ambito del programma di ricerca sul Latium ve- tus promosso da quest'ultimo.

Desideriamo ringraziare, per l'aiuto prestatoci nel corso di questo lavoro, il dott. B. Balestrieri e le dott. M.A. Rizzo e L. Arancio; per gli stimolanti scambi di idee e pazienti consigli i prof. G. Bar- toloni e L. Quilici; per l'autorizzazione a ristudiare le terrecotte di Ardea conservate nel Museo di Vil- la Giulia e a riprodurre le foto dell'archivio della Soprintendenza (una delle quali appositamente ese- guita), la dott. P. Pelagatti, Soprintendente archeologo per !'Etruria meridionale.

1 Infatti ai due templi scavati in passato, l'uno sull'acropoli, l'altro sulla Civitavecchia, fuori del- la prima cinta di mura, si è aggiunto nel 1981 lo scavo di un terzo tempio a Punta della Noce, estre- mità della Civitavecchia. Una relazione di questo scavo è stata presentata in occasione del V Incontro di studio del Comitato per l'archeologia laziale, Roma 31maggio1982, e sarà pubblicata nei Quaderni del Centro di studio per /'archeologia etrusco-italica (da qui: QuadAEl). La presenza sul terreno di ma- teriali riferibili a un tempio è notata dall'Archeoclub Laurentino-Ardeatino in Qua'derno IV, 1979, p. 19 sgg. (ciclostilato a diffusione interna dell'Associazione). L'individuazione dell'edificio fu poi segna- lata da F. CASTAGNOLI, in Qua'tJAEI 4, 1980, p. 164; da E. TORTORICI, in QuadAEI 5, 1981, p. 294 e quindi da Ctt. MoRSELLI - E. TORTORICI, Ardea, Firenze 1982, pp. 104-105. Ricordiamo inoltre come vari indizi abbiano fatto pensare alla presenza sull'acropoli di un secondo tempio nella zona del- la chiesa di s. Pietro: cfr. MORSELLI -TORTORICI, op. cit., pp. 72-74.

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2 FRANCt:.SCA MELIS - STEFANIA QUILICI GIGLI

può assumere sul piano storico dell'urbanistica territoriale una volta indi- viduati i luoghi esatti di rinvenimento.

In questa prospettiva ci è sembrato opportuno che la ricerca delle provenienze non si esaurisse in una determinazione cartografica di siti, ma si configurasse come un riesame diretto della situazione attraverso una perlustrazione topografica dei luoghi e del loro circondario.

Presentiamo ora, secondo questi criteri, le varie località del territorio di Ardea, con il materiale votivo che vi sappiamo rinvenuto (Fig. 1);

esporremo in seguito le considerazioni che lo studio di quest'ultimo e l'e- same delle fonti antiche ci hanno suggerito.

A. Il materiale votivo di Pescarella.

Nel Museo di Villa Giulia è esposto un piccolo nucleo di materiale vo- tivo, proveniente da Pescarella, nel territorio di Ardea2. Rinvenuto nei la- vori della ferrovia Roma-Napoli nel 1914, fu presentato nelle Notizie degli Scavi di quell'anno da G. Mancini3 ed è in seguito variamente ricordato nei cataloghi del Museo di Villa Giulia o per inciso in articoli perlopiù di carattere generale sulle terrecotte votive4.

Le circostanze del ritrovamento sono chiaramente illustrate da una lettera di A. Pasqui del 23-II-1914 al Ministro della Pubblica Istruzione:

«La Direzione tecnica del tratto della Direttissima Roma-Napoli compreso nella Provincia Romana ha imposto rigorosamente ai propri sorveglianti e a quelli dei vari accollatari la denuncia dei ritrovamenti di ruderi e di og-

2 Museo di Villa Giulia, sala XXXI, vetrina 1, inv. nn. 25246-25254. Per le '~ende che ne ac- compagnarono l'accessione al museo cfr. S. Qu1uc1 GIGLI, «In margine ai criteri definiti nel 1914 per l'assegnazione del materiale archeologico ai Musei Romani», in questo stesso fascicolo.

3 G. MANCINI, «Pescarello (Comune di Roma -Via Appio-Ardeatina). -Rinvenimento di una stipe votiva», in NS 1914, pp. 225-226 (da qui: MANCINI). Una breve segnalazione è anche in Cronaca delle Belle Arti, II, Supplem. al BA IX, 1915, p. 40.

4 A. DELLA SETA, Museo di Villa Giulia, Roma 1918, pp. 232-233; M. MORETn, Il Museo Na- zionale di Villa Giulia, Roma 1962, p. 236; A. ANDRÉN, «Due frammenti di statue fittili votive di Ar- dea», in Studi in onore di Luisa Banti, Roma 1965, p. 16. li gruppo non è invece menzionato da DOHR , in HELBIG4. M. FENELLI, «Contributo per lo studio del votivo anatomico: i votivi anatomici di Lavinio», in ArchCI XXVII, 1975, pp. 232-233, 246, e A. COMELLA, «Tipologia e diffusione dei complessi votivi in Italia in epoca medio-e tardo-repubblicana. Contributo alla storia dell'artigianato antico», in MEFRA 93, 1981, pp. 744-745, registrano nelle loro tabelle per quanto concerne Ardea solo il deposito di Pescarella, ma nella bibliografia relativa inseriscono citazioni che si riferiscono avo- tivi rinvenuti in altre località e specialmente nell'area urbana.

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LUOGHI DI CULTO NEL TERRITORIO Dl ARDEA

3

getti antichi, e di questo provvedimento risentiamo gli effetti, perché mol- te sono le denunzie delle scoperte, tra le quali mi preme di segnalare quel- la di una piccola stipe votiva al 30° chilometro della Direttissima, corri- spondente alla località il Pescarella, sull'antica via che dall'Appia condu- ceva ad Ardea. Qui vi si sono potute salvare dalle mine e dai picconi al- cune teste di terracotta e alcune parti di figure umane»5.

Il ritrovamento avvenne quindi senza alcun controllo scientifico, ma Mancini, che ricevette in consegna i materiali dall'ing. E. Pastore, Diret- tore dell'Ufficio Costruzioni della Direttissima Roma-Napoli6, dovette averne ulteriori informazioni e si recò anche molto probabilmente sul luo- go, come si desume da quanto riferisce sulle Notizie degli Scavi.

Per quanto concerne il luogo del ritrovamento le indicazioni nelle pra- tiche d'archivio e nella relazione di Mancini fanno convergere l'attenzione su due colline parallele, l'una quella della tenuta propriamente detta Pe- scarella, compresa tra il fosso delle Vittorie e quello di Pescarella o di Tor- re Bruno, l'altra della Tenuta di Montagnano, delimitata da quest'ultimo fosso e quello di Pescarella. Mancini ricorda che sulla collina fu messo in luce un buon tratto di una strada basolata, che riteneva unisse Bovillae ad Ardea, e sulla sommità «avanzi di pavimento a mosaico e delle opere do- liari>/.

La perlustrazione da noi effettuata in questi luoghi permette di esclu- dere con certezza la prima collina, ove il passaggio della ferrovia non ha comportato lo scavo della profonda trincea accennata nella relazione di Mancini. Al contrario il passaggio attraverso la collina della tenuta di Montagnano comportò uno scasso molto profondo, ancor oggi ben apprez- zabile e tale da aver chiesto l'uso delle mine che ricorda Pasqui8 (Figg. 1, A; 2). Nel taglio di quest'ultima trincea, ricoperto da terra di scivolo esca- richi moderni, e sul quale ha attecchito una bassa macchia, non sono vi- sibili resti di sorta. Mancini ricorda che fu messo «allo scoperto qualche tratto di muro in opera quadrata, costituito di parallelepipedi di pietra al- bana, dai quali non fu possibile rilevare la forma dell'edificio»9. Nessun resto fu notato nel taglio ferroviario anche da De Rossi, che perlustrò la

5 Archivio Ct!nrrale dello Srato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Anti- chità e Belle Arti, I Divisione 1908-1924, busta 184 (da qui ACS, b. 184).

6 Cfr. in ACS, b. 184, verbale di consegna del 26-Ill-1914.

7 MANCINI, p. 225.

8 ACS, b. 184, lettera del 23-11-1914.

9 MANCINI, p. 225.

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4 FRANCESCA MELIS - STEFANIA QUILICI GIGLI

zona una quindicina di anni or sono. Questi però v-ide sulla sommità della collina, a nord della ferrovia e ad ovest della strada di dorsale una «vasta area di mattoni, tegole, frammenti di ceramica, avanzi di dolii e strutture cementizie spaccate dall'aratro». Ricorda inoltre che «durante la costru- zione di una fognatura furono sezionati vari cunicoli antichi con andamen- to NE-S0»10. Vide poi, su questa stessa collina, ma ad est della strada di dorsale, una «vasta area di mattoni, tegole e frammenti fittili vari»11.

La situazione dei terreni in questa zona è negli ultimi anni fortemente mutata: a nord della ferrovia, ove si registra anche una progressiva lottiz- zazione edilizia, sono state impiantate due vigne; rimangono destinati a pascolo i terreni a sud della ferrovia posti ad est della strada di dorsale, mentre quelli sul lato opposto sono occupati da casupole e da una vigna.

A questo nuovo assetto è con tutta probabilità da imputare la scom- parsa delle testimonianze di epoca imperiale, cospicue all'epoca di Man- cini ed ancora ben apprezzabili da De Rossi. Infatti abbiamo potuto rico- noscere solo scarsi frammenti di tegole di epoca imperiale nella zona a nord della ferrovia, sul lato ovest della strada di dorsale. Presso la villetta che si trova in questa stessa parte della collina, subito a nord della ferro- via, il proprietario ricorda resti di strutture sepolte; mentre presso la sua recinzione, che costeggia la strada di dorsale, compaiono due grossi basoli di selce ed un blocco frammentario di tufo. È presumibile che i basoli sia- no resti di quella strada antica che fu seguita per buon tratto all'epoca del- la costruzione della ferrovia.

In questa generale scomparsa delle testimonianze archeologiche nel luogo ci è sembrato rivesta rilevanza particolare aver potuto rintracciare in questa stessa area, specialmente nella zona tra la villetta già accennata e la trincea ferroviaria, nonostante l'impianto di una vigna, una congerie di materiale fittile che in larga parte prospetta, pur nei limiti della sua fram- mentarietà, lo stesso orizzonte cronologico nel quale si inserisce il mate- riale votivo, e che costituisce quindi anche una ulteriore conferma per il riconoscimento del luogo di ritrovamento12.

Mentre la situazione del terreno non permette di riconoscere materia-

IO G.M. DE ROSSI, Apiolae, Roma 1970, p. 107 n. 259; la notizia è ripresa da L. CRESCENZI, L. QuILICI, S. QuILICI GIGLI, «Carta archeologica del Comune di Ardea», in RIASA XVIII, 1971, p. 17 n. 20.

11 DE ROSSI, op.cii., p. 107 n. 260; CRESCENZI, QUILICI, QUILICI GIGLI, art.cii., p. 17 n. 21.

12 li materiale è stato esaminato direttamente sul posto ed ivi lasciato. In particolare ricordiamo:

abbondanti frammenti di tegole in argilla giallastra o rossa con sabbia, alcuni con denti assottigliati;

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~g. I

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6 FRANCESCA MELIS - STEFANIA QUILICI GIGLI

le antico sul lato meridionale opposto a questo del taglio ferroviario, una piccola area di frammenti fittili analoghi a quelli prima ricordati si ricono- sce a sud della ferrovia, ad est della strada di dorsale, nella valletta.

Sempre in questa stessa zona, ad est della strada, sul terreno oggi te- nuto a pascolo, si notano alcuni accumuli di materiale, in gran parte mo- derno, tra il quale sono alcuni spezzoni di selce, forse riferibili a basoli.

Il materiale votivo fu trovato in un canaletto tagliato nella roccia che provenendo dalla parte superiore della collina rasentava le strutture in opera quadrata. Le scarse indicazioni registrate da Mancini non permetto- no di avanzare ipotesi sulla natura dell' «edificio» in blocchi di tufo, né su un suo eventuale rapporto con le costruzioni esistenti più in alto sulla col- lina; non è neppure possibile far troppo conto sull'affermazione che gli ex- voto sarebbero stati «accomodati» nella canaletta, e pensare quindi al rin- venimento del deposito nella sua situazione originale. Si può comunque concludere che il sito fu sede di un luogo di culto nel IV-III secolo a.C.

e fu poi ancora abitato e frequentato fino in età imperiale.

Le terrecotte votive raccolte durante i lavori per la ferrovia sono le seguenti13

1. Testa maschile velata (Tav. 1,1).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25248 (neg. Sopr. Etr. mer. 43176).

MANCINI, n. 4; DELLA SETA, loc.cit.

Alt. tot. cm. 30,1 (mento/fronte cm. 15); largh. mass. cm. 22,8; dist. angoli est. occhi cm. 8,7 ca.

frammenti di coppi di impasti analoghi, soprattutto giallastri. Meno frequente è stato il riscontro di frammenti ceramici, tra i quali ricordiamo: fondo a disco appena sagomato, argilla grezza, dura, ros- sastra; orlo ingrossato di olla, argilla simile alla precedente; attacco di ansa a bastoncello, argilla ana- loga alla precedente; attacco di ansa a bastoncello, argilla sabbiosa; frammento di presa a linguetta, impasto bruno, duro, sabbioso; orlo di anfora con labbro esternamente ingrossato, impasto simile al precedente; frammento di grosso dolio, impasto rosso-bruno, con lievissime tracce di ingubbiatura esterna.

13 In base a quanto sappiamo sulle circostanze del ritrovamento (vd. soprattutto l'ultima frase della lettera di Pasqui riportata sopra a p. 3 e la menzione di «circa cinquanta ... frammenti di ex voto fittili di varie forme e dimensioni» nel verbale di consegna cit. nella nota 6), dobbiamo dedurre che il gruppo degli oggetti raccolti non rappresenti integralmente non solo la consistenza originaria del de- posito votivo, ma nemmeno tutto quanto restava sul posto all'atto della scoperta: è verosimile che frammenti non identificabili o non facenti parte del gruppo nella canaletta siano stati trascurati o siano andati distrutti dai lavori; non abbiamo però il minimo indizio per ipotizzare la reale entità e compo- sizione del deposito (l'attribuzione di «Statuette» a Pescarella in COMELLA, art. e /oc. cit., sembra sia un lapsus).

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LUOGHI DI CULTO NEL TERRITORIO DI ARDEA

7

Argilla gialla in frattura, rosata in superficie; ingubbiatura dilavata su gran par- te del collo; tracce di colore rosso sul viso e sul velo, nero-azzurro sui capelli.

Intera, con lievi abrasioni e una crepa.

Interno cavo, senza foro di cottura; base svasata indistinta, completamente aperta. Modellata a stampo, con qualche ritocco di stecca nei capelli e pupilla incisa al centro dell'iride leggermente rilevata. Collo e velo asimmetrici; anche il volto, pesante e abbastanza saldo, appena fuori di una perfetta frontalità, presenta asimmetrie, soprattutto nelle orecchie e negli occhi, che contribuisco- no a dargli un'ombra di movimento; piuttosto convenzionale la disposizione delle ciocche dei capelli corti e spessi. I singoli elementi e l'aspetto d'insieme appaiono radicati ancora nel solco di una tradizione classica, rendendo vero- simile una datazione entro la seconda metà o verso la fine del IV secolo.

Il tipo è abbastanza diffuso, in genere con forme meno massicce. Una testa molto simile, forse dalla stessa matrice anche se con diverso ritocco, da Veio, Comunità (G. BARTOLONI, tesi di laurea inedita sulle terrecotte votive dagli scavi di R. Lanciani (1889) a Veio in loc. Comunità); vd. an- che L. GATTI Lo Guzzo, Il deposito votivo dall' Esquilino detto di Miner- va Medica, Firenze 1978, p. 93 sg., G XI a 1, tav. XXXVII (che ne attri- buisce i caratteri stilistici alla «corrente classicheggiante della seconda metà del I sec. a. C.»).

2. Testa maschile velata (Tav. 1,2).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25250 (neg. Sopr. Etr. mer. 43177).

MANCINI, n. 7; DELLA SETA, loc.cit.

Alt. mass. cm. 12,9 (mento/fronte cm. 8,7); largh.mass. cm. 11; dist. angoli est. occhi cm. 5,5.

Argilla rosa, dura, con grossi inclusi fra cui tritume di terracotta; ingubbiatura ben conservata; traccia di colore rosso sulle sopracciglia.

La frattura del pezzo (altrimenti in buone condizioni) appena sotto la gola non permette di determinare se si tratti di una testa isolata o appartenente a una statua: le dimensioni ridotte (circa metà del vero) ricorrono in ambedue i casi.

Interno cavo, lavorato con le dita, senza foro di cottura. Modellato piuttosto buono, a stampo con ritocchi a stecca; posteriormente la convessità poco ac- centuata del velo presenta lievi striature verticali di spatola. Il trattamento delle superfici del volto, molto mosse su un'ossatura coerente, sembra indica- re un prototipo di buon livello, sensibile alla caratterizzazione somatica, che rivela già esperienze ellenistiche.

Non conosciamo esemplari identici: molto simile sembrerebbe una piccola testa, col volto purtroppo assai rovinato, al Museo Archeologico dj

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8

FRANCESCA MELIS - STEFANIA QUILICI GIGLI

Firenze (n. inv. 4700, inedita: notizia di G. Bartoloni); vd. anche dalla sti- pe di «Minerva Medica» a Roma un esemplare plasmato a mano, pieno, datato alla seconda metà del I .··c. a.C. in base a confronti non persuasivi (GAITI Lo Guzzo, op.cit., p. 101, LI 1, tav. XLII): in realtà, non pare che queste teste possano essere abbassate oltre il II secolo, e forse sono ancora della fine del III.

3. Testa femminile velata (Tav. Il, 1).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25249 (neg. Sopr. Etr. mer. 43182).

MANCINI, n. 214; DELLA SETA, loc.cit.

Alt. tot. cm. 26,5 (mento/fronte cm. 13,4); largh. mass. cm. 20,5; dist. angoli est. occhi cm. 6,9 ca.

Argilla giallo-rosata con sabbia; ingubbiatura scarsamente conservata; tracce di colore rosso sul contorno del velo.

Intera, con scheggiature.

Interno cavo (ancora pieno di terra); la base, stretta, non distinta da moda- nature, è chiusa inferiormente da un diaframma piatto attraversato al centro da un foro ovale di cm. 3 x 1,84. Modellata a stampo, con qualche ritocco a stecca. Gli occhi hanno iridi appena rilevate con pupille incise; i capelli, lisci sul cranio e arricciati a chioccioline intorno al capo, scendono lateralmente in ciocche ondulate semilunghe, confondendosi con gli orecchini «a grappolo»

indistintamente modellati; il collo tozzo e svasato termina con un rigido rigon- fiamento a cercine che vuole rappresentare le spalle.

Il tipo, in diverse varianti, è piuttosto diffuso tra Lazio e Campania e viene datato generalmente tra la fine del IV e la prima metà del III se- colo a.C.: A. LA REGINA, in Lavinium II. Le tredici are, Roma 1975, pp.

207-209, C 36-41, figg. 276-278, e p. 251 (320 - 250 a.C.)15. Lo stesso stam- po può essere arricchito da aggiunte eseguite a mano o con matrici acces- sorie, secondo un procedimento tutt'altro che insolito nella coroplastica (vd. per es. le collane negli esemplari dal santuario orientale della stessa Lavinium: M. FENELLI, in Enea nel Lazio. Archeologia e mito, Roma 1981, p. 258, D 246-248).

14 La scheda di questa testa è stata per errore sdoppiata da Mancini nel suo testo pubblicato (MANCINI, n.3) mentre non lo è nel manoscritto conservato presso l'Archivio della Soprintendenza ar-

cheolo~ica di Roma.

1 Nel quadro della diffusione del tipo, il nostro esemplare viene erroneamente attribuito ad Alatri; l'errore è ripetuto tal quale da COMELLA, art.cii .. p. 784 (tipo B VI).

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LUOGHI DI CULTO NEL TERRITORIO DI ARDEA 9 4. Testa femminile velata (Tav. Il,2).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25247 (neg. Sopr. Etr. mer. 43175).

MANCINI, n. 6; DELLA SETA, loc.cit.; G. HAFNER, in RM 72, 1965, tav.

16:1;

s.

STEINGRÀBER, in RM 87, 1980, tav. 78:3.

Alt. tot. cm. 25 (mento/fronte cm. 11,8); largh.mass. cm. 18; dist. angoli est. occhi cm. 6,6 ca.

Argilla gialla con sabbia fine; ingubbiatura quasi scomparsa.

Ricomposta da frammenti, con integrazioni in gesso.

Interno cavo, senza foro di cottura; base svasata indistinta, completamente aperta. Modellata a stampo, con ritocchi a stecca per la bocca e le narici, e fossetta nel mento impressa con la punta di un dito; i segni (trattini obliqui) presenti lungo l'attaccatura dei capelli sulla tempia destra si devono forse a una correzione o restauro della matrice, nel suo insieme non molto nitida.

Si risale a un prototipo abbastanza amorfo e privo di nerbo, che per i ricci e gli orecchini «a grappolo» richiama il tipo della testa n. 3, ma sen- za le ciocche più lunghe ondulate, e con impostazione del volto assai di- versa. Per l'acconciatura dei capelli, corti o comunque 'tutti raccolti al di sopra del collo, si cfr. una testa dalla stipe romana di «Minerva Medica»

(GAITI Lo Guzzo, op. cit., p. 89, G IV 1, tav. XXXV: seconda metà del IV sec. a.C.; poi anche D. R1cc10rr1, in Roma medio-repubblicana, Roma 1973, p. 167 sg., n. 228: III sec. a.C.).

5. Testa femminile velata (Tav. III, 1 a-b).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25246 (negg. Sopr. Etr.mer. 73959, 74035).

MANCINI, n. 5; DELLA SETA, loc.cit.

Alt. tot. cm. 20,7 (mento/fronte cm. 10 ca.); largh. mass. cm. 17,2; dist. an- goli est. occhi cm. 5,9 ca.

Argilla rossa scura violacea con poca sabbia.

Ricomposta da frammenti con integrazioni in gesso colorato, risalenti agli anni dell'accessione in Museo.

Interno cavo, lavorato con le dita, senza foro di cottura; base svasata indistin- ta, completamente aperta.

Il pezzo è straordinariamente grossolano e presenta, oltre alle manipolazioni dovute al restauro, alcune incongruenze che farebbero pensare a due impres- sioni sfalsate dello stesso stampo, o piuttosto di due stampi diversi mal coor- dinati: i capelli sono resi sul capo come una calotta rigonfia con solcature si- nuose in serie, incise con la stecca, e intorno alla fronte come una fila di ric- cioli, a malapena riconoscibili, con al centro una frangetta corta e liscia di striature a ventaglio; il passaggio alle tempie si presenta con un forte sotto- squadro liscio, assolutamente inorganico. I ritocchi, a stecca o con le dita,

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sono piuttosto crudamente eseguiti. Posteriormente la forma del cranio arro- tondata entro la «cresta» trasversale del velo si deve all'adattamento di una valva di matrice di misura ridotta rispetto alla metà anteriore. Le «orecchie esagerate» di Mancini crediamo rappresentino un'estrema e rude stilizzazione degli orecchini «a cornucopia» o ad anello più o meno ornato usati in ambien- te etrusco, campano e italiota soprattutto fra IV e III secolo, portati a coprire il padiglione (F.H. MARSHALL, BMCat Jewellery, London 1911, nn. 1769 sgg., 2211 sgg.; G. BECATTI, Oreficerie antiche, Roma 1955, nn. 375 sg., 413 sg.; A. GREIFENHAGEN, Schmuckarbeiten in Edelmetall I, Berlin 1970, tav.

73: 6,11,12: questi però datati ancora al VI-V sec. a.C.).

Tipologicamente, questa testa risulta un ibrido fra quelle, di tradizio- ne ancora arcaica, con calotta o frangia di ciocche verticali ( cfr. L. V A- GNETII, Il deposito votivo di Campetti a Veio, Firenze 1971, tavv. VI-VII;

poi anche Lavinium, santuario delle tredici are: LA REGINA, op.cit., p.

213, C 61, fig. 287), e quelle con pettinatura a riccioli e frangetta corta (v.

per es. ancora Lavinium, santuario orientale: FENELLI, in Enea nel Lazio cit., pp. 236-239, D 218-220 e 223, con altra bibiografia e confronti); sem- bra invece da escludere che possa trattarsi di qualcosa di analogo alla testa con cuffia in B.M. THOMASSON, ORom III, 1961, tav. I:l.

Gli elementi di maggiore rozzezza tecnica e stilistica notati nel nostro esemplare sembrano indicare una produzione diversa da quella delle altre terrecotte del gruppo, e di livello nettamente inferiore (per le caratteristi- che dell'argilla le si avvicinano però i due pezzi n. 8 e 9). In base ai richia- mi citati, si potrebbe forse pensare per questa testa a una datazione piut- tosto alta (prima metà del IV secolo?), tuttavia la sua povera qualità e pessima conservazione non inducono a pronunciarsi definitivamente per questa ipotesi.

6. Mezza statua stante, panneggiata (Tav. III, 2).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25252 (neg. Sopr. Etr.mer. 43181).

MANCINI n. 1; DELLA SETA, loc.cit.

Alt. tot. cm. 39,8; Iargh. mass. alla base cm. 13, in alto cm. 17,2.

Argilla giallo-rosata con sabbia fine; scarsi resti di ingubbiatura.

Ricomposta da frammenti, con scheggiature e lacune reintegrate in gesso; manca la metà anteriore dei piedi.

Interno cavo; base modanata come un plinto semplice, poco più largo dei pie- di, chiusa inferiormente da un diaframma con forellino centrale (diam. cm. 0,85); anche la sommità è chiusa da un diaframma piatto con foro cen- trale di cm. 2. Modellata a stampo, con l'orlo della veste ritoccato a stecca. Comprende la parte inferiore di una figura, maschile o femminile, dalle anche

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ai piedi (probabilmente calzati); anteriormente le gambe avvolte nella lunga veste a rade pieghe sinuose quasi orizzontali sono rese abbastanza accurata- mente nell'anatomia e nella ponderazione, il ginocchio sinistro leggermente piegato e la destra portante; il retro invece è rigido e liscio e manca di ogni notazione anatomica, tranne la sporgenza dei glutei, sproporzionatamente bassi; singolare l'uso, per una statua stante, di una stilizzazione del panneggio usata solitamente per figure sedute.

Mezze figure, anche se non frequenti, non sono tuttavia ignote fra le terrecotte votive: accanto ai torsi, la parte inferiore del corpo, dal bacino in giù, è rappresentata sia nuda (Lucera: R. BARTOCCINI, in Iapigia XI, 1940, fig. 2) sia vestita, però in modo alquanto diverso, generalmente col ventre scoperto e la veste annodata ai fianchi (G. BARTOLONI, in NS 1970, II Supplemento, p. 555 sg., nn. 19, 23 - Pyrgi: non oltre metà III sec. a.C. - e nota 3, richiami a Veio e Minturno, inediti).

7. Maschera (Tav. IV, 1).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25251 (neg. Sopr. Etr.mer. 43178).

MANCINI, n. 8.

Alt. cm. 9,05; largh. cm. 12,9.

Argilla gialla con sabbia grossa, senza ingubbiatura né colore. Integra. Modellata a stampo con qualche ritocco a stecca (palpebre superiori), ha il contorno ovale tagliato a crudo ed è uniformemente curva, di spessore ben ca- librato, appena assottigliato alle estremità. Comprende la fronte, gli occhi e quasi tutto il naso tranne la punta.

Maschere, raffiguranti il volto per intero o solo la sua parte superiore tagliata a diverse altezze, sono presenti in molti depositi votivi con diversi tipi, di forma rettangolare e tendente al quadrato, ovale (con asse maggio- re in altezza o in larghezza) o tondeggiante, con o senza incorniciatura; un primo abbozzo di tipologia è tentato da A.M. REGGIANI, in Archeologia laziale II (QuadAEI 3, 1979), p. 224. Esemplari abbastanza simili al nostro sono nella stipe del Tevere a Roma (E. TALAMO, in Terracotte votive dal Tevere (StMisc 25), Roma 1980, p. 228, tav. 95) e in quella di Lucera (BARTOCCINI, art.cit., fig. 4).

8. Mano destra (Tav. IV, 2).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25253 (neg. Sopr. Etr.mer. 43179).

MANCINI, n. 9; DELLA SETA, loc.cit.

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Lungh.mass. cm. 30,2 (dal polso alla punta delle dita cm. 18,4); largh.mass. Ci'dlmo) cm. 8,7.

Argilla rossa scura con poca sabbia; ingubbiatura conservata, con patina ne- rastra.

Ricomposta da tre frammenti, priva del pollice e delle ultime falangi di anu- lare e mignolo, rotta irregolarmente quasi a metà dell'avambraccio.

Interno cavo, lavorato con le dita. Modellata a stampo in modo piuttosto ri- gido e sommario, soprattutto sul dorso: il palmo ha qualche pretesa di natu- ralismo; l'osso sporgente dal polso è eccessivo ma non tanto da far pensare a un fenomeno patologico; le unghie sono rese con un'impressione quasi qua- drata nell'argilla fresca, che ha causato la formazione di un cordolo sovrab- bondante lungo il contorno.

Può trattarsi di un avambraccio o braccio isolato o - meno probabil- mente - di un arto pertinente a una statua.

Le caratteristiche dell'argilla avvicinano questo pezzo e il seguente (che si corrispondono anche «Stilisticamente») alla testa n. 5, alla quale sono però superiori come esecuzione.

9. Piede destro (Tav. IV, 3).

Roma, Museo di Villa Giulia, inv. 25254 (neg. Sopr. Etr. mer. 43180). MANCINI, n. 10; DELLA SETA, loc.cit.

Lungh. tot. cm. 19,4; largh. tot. cm. 7,3; alt. mass. cm. 9. Argilla rossa scura con poca sabbia; resti di ingubbiatura.

Rotto irregolarmente alla caviglia.

Interno cavo, lavorato con la stecca; base completamente aperta, a forma di suola che segue grosso modo il contorno del piede, ma con la punta nettamen- te squadrata da un taglio a crudo.

Modellato a stampo, con la superficie e i solchi tra le dita ripassati a stecca, e le unghie rese con impressioni quadrate a crudo; il malleolo è ben accen- tuato; non sono rappresentate le stringhe del sandalo, forse originariamente dipinte.

Il piede poteva essere finito poco sopra la caviglia, o apparteneva a una gamba isolata (rappresentata fino al ginocchio o alla coscia): meno probabile, per la conformazione della base a suola finita tutt'intorno, che facesse parte di una statua.

B. Il materiale votivo di Valle Oliva.

Materiale votivo fu rinvenuto nel 1971-72 durante gli scassi per un vi- gneto a Valle Oliva, ad est-nord-est di Ardea, sulla balza subito ad ovest

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di quella ove sorge il podere Ottanta Rubbie16 (Figg. 1, B; 3).

Sul terreno appaiono oggi pochi frammenti fittili, per lo più riferibili a tegole. Queste si presentano con diverse qualità di impasto e cottura: ar- gilla gialla con abbondante sabbia fine, compatta non dura; argilla rossa- stra con venature gialle, simile un po' più dura; argilla rossa dura, con poca sabbia e terracotta triturata; argilla rossa dura grossolana con radi cristalli neri. Abbiamo inoltre notato alcuni frammenti di ceramica, tra i quali: ansa a bastone verticale schiacciato, argilla rossa dura abbastanza fine; attacco di ansa a bastoncello, impasto rossastro; parete e fondo d'im- pasto rosso-bruno, interno nero bruciato.

Il materiale fittile sarebbe stato invece abbondante prima dell'impian- to del vigneto, la cui messa in opera comportò il ritrovamento del mate- riale votivo. In tale occasione venne trovata anche numerosa ceramica a vernice nera, tra la quale furono raccolti dai lavoranti alcuni pezzi più in- teri. In particolare17: numerosi frammenti di coppe delle forme Lamboglia 27 e More! 96, di una coppa con bolli a ferro di cavallo e di altre con bolli a rosette; di uno skyphos di forma Lamboglia 43 con foglie o palmette so- vraddipinte in giallastro: tre delle coppe sono riprodotte nella Tav. V, 1.

I frammenti di terrecotte provenienti da questo sito, consegnati a suo tempo alla Soprintendenza competente, non risultano attualmente reperi- bili: gli unici dati a disposizione sono perciò la descrizione stampata nel ci- tato Quaderno n. 1 dell'Archeoclub Ardeatino-Laurentino e le fotografie cortesemente forniteci dallo stesso dott. Balestrieri, una delle quali (com- prendente anche i frammenti dalle vicinanze, nn. 13-14 e 15) è qui ripro- dotta nella Tav. V, 2.

10. Frammento di testa femminile (Tav. V, 2 e).

Da quanto è possibile vedere si tratta della parte inferiore, conservata dal naso (scheggiato) al mento, di un volto femminile dal morbido modellato, con labbra tumide e gola piena, a destra del quale restano parte dei capelli lisci a ciocche verticali solcate dalla stecca, e del margine piatto del velo.

L'argilla sarebbe rossa scura, alquanto depurata, con nucleo grigio; l'altezza massima cm. 8 ca.

16 II materiale fu segnalato nel Quaderno 1, 1976, dell'Archeoclub Ardeatino-Laurentino, pp.

3-4, che provvide quindi a consegnarlo alla Soprintendenza archeologica per il Lazio (verbale di con- segna del 26-1-1977).

17 Non abbiamo potuto vedere questo materiale: le notizie riferite sono tratte dal Quaderno, so- pra cit., pp. 3-4.

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