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227APPENDICE DOCUMENTARIA

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Archivio Diocesano di Teramo, libri actorum et obligationum dal 1694-1857, Libro degli obblighi penes acta della curia vescovile aprutina -1720-1738, Folio 168 v / 169 r / 169 v.

Die none del mese d' ottobre mille settecento trenta quattro in Teramo, ed appresso gl' atti di questa Reverendissima cattedrale aprutina.

Conferisco personalmente annanti di Voi l'interessate parti, cioè di tal rev.? d. Filippo Canonico Bonvivere ? della s. chiesa cattedrale aprutina da una parte, ed il clerico Dom. Santacroce di questa città di Teramo dall'altra parte sopra l'accomodo della tavola d'argento di questa cattedrale colli seg.ti patti, convenzioni, e pagamenti, che ciascuna delle parti suddette promette adempire, perfezzionare, e respettivamente soddisfare, e pagare, siccome promettono, es'obligano informa della reverendissima camera aprutina? sotto il loro giuramento ,? respettivamente giurano ?

Primo, che si levi tutto l'argento lavorato quale è intorno intorno la tavola due dita circa, che è la cornice, e quella si debbia pesare, come anche li festoncini delle figure .

Secondo, che si deve fare una cornice ad arabeschi ben lavorati, cioè nella parte superiore della tavola, e nelli suoi lati, che faccino ottima proporzione.

Terzo, che nella parte inferiore levatagli l'antica cornice come nel primo caso, si debba far di rame ben lavorata, et accomodata.

Quarto, che si debbano pulire, et accomodare tutti li bassi rilievi, che sono nella tavola in tutti li sacri misteriy, e pulire bianchissimi, ed imbrunire le parti, che vogliono imbrunite.

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senza togliere,ò scastrarli restando sempre nel loro color naturale di oro.

Sesto, che li triangoli, quali sono nell'angoli de sacri Misteriy si debbiano tutti ben fermare, e togliere li chiodetti di ferro, ed metterci quelli d'argento, mà senza guastar gli smalti, ò il corpo di detti triangoli, e ripogli ameno tre, ò quattro, che sono già levati, ò caduti.

Settimo, che tutto sia fatto à regola dell'arte, a professione di buono orefice, et argentiere.

Ottavo, che prima di mettersi il nuovo argento lavorato si debba pesare, acciò si veda quanto ce né sia di più, ò meno, e laminare ed santa pace.

Nono, che per tutto questo lavoro si deve pagare ducati 26 di Regno

Decimo, che si debbano levare, pesare, e far nuovi tutti li festoncini delli ottangoli, cioè delle figure, e poi farli nuovi più delicati, mà ripieni di dentro, e tutti ? ben lavorati, e per detto lavoro da farsi, darci il colo all'argento da lavorarsi mezz'ottava per oncia secondo l'arte.

Per legali cose da affermarsi ambe le parti obligano loro stessi, eredi, e beni, col consenso del prelario, ? cap.lo a cose respettivamente giurano, e s'obligano ?

Io can. Co Filippo Bonvivere ? della suddetta chiesa mi obligo, e prometto, come

sopra mano

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Archivio Diocesano di Teramo, capitolo aprutino dal 1582-1794, libro delle memorie, ove sono registrate le massarie, case, botteghe, terreni,cenzi de dinari, del grano, del mosto, e di ogni altro havere dell'antica santa chiesa cattedrale aprutina, e l'introito et esito dell'economato della medesima chiesa, esercitato dal can. D. Filippo Bonvivere dall'anno 1726

“I.M.I. Inventario degli argenti e suppellettili sacri della Chiesa cattedrale Aprutina”

primo punto:

Have un Paliotto di argento finissimo di lbre cento in cui sono figure di marabile lavoro che rappresentano la vita di nostro Signore Gesù Cristo, li quattro evangelisti e quattro dottori della Santa Chiesa, e figure di smalto di più, e diverso santi. s.n.c.

1734

Per haver fatto in quest'anno ex integro raccomodare il Paliotto d'argento di questa Cattedrale Aprutina, detta volgarmente la tavola di argento, con esserci stato fatto di novo il fustone intorno, rifatti anco molti argenti mancanti e rimbrunita in tutto, ho pagato à D. Domenico Santacroce Argentiero ducati ventisei, secondo l'accordo fatto con medesimo avanti monsignor vescovo Illustrissimo Dè Rossi, come tutto apparisce dalla scrittura fatta negli atti di questa cancelleria vescovile .

E più spesi per questo lavoro carlini sette, e grana sei, e mezo, cioè per una libra, e meza di chiodi, per punte da soffitto numero duecento, per bollette d'impannata n° 550. Per l'ottone, per altri chiodetti, per carta, per biacca, per una tanica di souevo, per trementina, e per conchiglia d'oro.

E più ho pagato carlini tre, e mezo à maestro Lorenzo Lenzi falegname per haver lavorato il suddetto fustone di legno, e le due stanghe, per poter facilmente portare la predetta tavola d'argento.

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Hò pagato carlini tre à maestro Caietano Scarapelli, per tre travi di mollezzo di palmi dodici l'uno, che esso diede per le due stanche accomodate da maestro Lorenzo Lenzi falegname, per portare con facilità il retroscritto paliotto di argento, e l'altro servì per il fustone di detto paliotto, e gli hò pagato un carlino per una tavola che fù secata in più staielle per riempire le cornici di mezzo del medesimo.

1735

E più hò spesi grana quindici per una chiave, e due carlini, per il credenzone, ove si conserva il paliotto di argento in sacristia.

Ho pagato ducati dieci à D. Domenico Santacroce, oltre li ducati ventisei pattuiti, pel rifacimento del Paliotto di argento, havendo fatto in detto Paliotto altro lavoro, fuori dal pattuito.

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Biblioteca Melchiorre Delfico, Miscellanea n° 6

Supplica della Città di Teramo per escludere il Paliotto di S. Berardo dall’ammasso degli Argenti. Di Melchiorre Delfico ,1798.

Ill. mo Sig. re

I Pubblici Rappresentanti, ed i Procuratori della Cappella di San Berardo principal Protettore di questa Città di Teramo colle più divote Suppliche rappresentano a V.S. Ill.ma, come dopo l’ultimo Real Dispaccio col quale si è ordinata la consegna dell’argento superstite delle chiese, questo Ill.mo Vescovo pieno di zelo per l’adempimento degli ordini Sovrani ha fatto anche prendere il Parato o sia paliotto d’argento appartenente a detto nostro Santo Protettore, nell’idea, che fosse pur esso compreso nelle disposizioni dell’ultimo ordine Sovrano. Ma Sig.re Ill.mo, se questa popolazione merita qualche riguardo pel zelo, attaccamento e per la più decisa fedeltà al proprio Principe, e se ne ha date le più manifeste pruove nelle continue ricorrenze dei bisogni dello Stato, si compiaccia di osservare se questo sacro arredo meriti di esser considerato come un’eccezione.

Esso appartiene al Santo, ricordandolo particolarmente colla sua effige, e poi con quella della Madre di Dio assunta in Cielo, titolare di questa Chiesa, e con altre sacre rappresentazioni dei principali Misteri della nostra santa Religione.

Questo sacro arredo ricorda alla intiera popolazione un antico tratto di divota generale riconoscenza per essere stato fatto in occasione che la Città fu liberata dal Santo da imminente ostile distruzione.

E V.S. Ill.ma poi sa come l’immaginazione del popolo sia attaccata alla conservazione di certi monumenti, e come ad alcuni di essi si associno i sentimenti di coraggio, di divozione e di sicurezza.

Questa Città non ha che il solo mezzo busto di S.Berardo, ma la Beata Vergine, anche sua particolar protettrice, è solo effigiata in argento nel paliotto sudetto; e perciò e

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per le antecedenti ragioni V.S. Ill.ma può ben considerare, che meriti di essere compreso nell’eccezione che il pio e clemente nostro Sovrano si è degnato di fare; cioè che le statue e quindi più le piccole figure di Santi Protettori non siano amosse, e restino al culto delle popolazioni. Così S.M. ha disposto per la Capitale, e la stessa ragione par che debba valere anche per le Provincie che gareggiano di sincera fedeltà colla medesima [e specialmente per questa che da più anni soffre gl’incommodi naturali di un Accantonamento: cancellato nel testo].

Tutte queste ragioni Sig.re Ill.mo muoverebbero di certo la Sovrana pietà a consolare questa fedele popolazione, e quindi speriamo che facciano egual effetto sull’animo suo tanto disposto alla giustizia ed alla beneficenza. Ma se mai potesse nascere qualche dubbiezza per l’esatta esecuzione degli ordini Reali, possiamo far presente a V.S. Ill.ma, che tutta questa popolazione si aspetta almeno la grazia di poter redimere e conservare questo sacro antico monumento col pagare il valore dell’argento che in esso si contiene, e che come V.S. Ill.ma potrà far osservare non oltrepassa i ducati cinquecento, mentre tutta l’opera è valutata per più migliaia attesa la diligente manifattura, le dorature e gli ornati. Vede quindi V.S. Ill.ma che i pubblici voti non sono mossi dal desiderio di conservare una porzione di metallo, ma da misti sentimenti di pietà e di abitudine, che sono pur troppo potenti negli animi umani, e che meritano certamente di essere considerati. Tal somma non sarà di alcuna gravezza al pubblico, ma risulterà di spontanee e divote offerte di particolari che lietamente contribuiranno in ragion delle loro forze e dell’energia de’ loro sentimenti al riscatto di questo sacro arredo, cui gli oggetti rappresentati e l’antichità conciliano venerazione ed attaccamento.

Per tali motivi quindi speriamo che V.S. Ill.ma accetterà le nostre suppliche ed i voti di tutta la popolazione, ed intanto la supplichiamo di far ingiunzione a questo Mons. Vescovo acciò non faccia disfare il detto parato, e si conservi salvo all pubblica divozione, ed il tutto si avrà per somma grazia.

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Archivio di Stato di Teramo, fondo Questura, busta 17/1, fascicolo II,.

10 Maggio 1874

n°58

Oggetto d'arte antico

A Sua Eccellenza Il Ministro dell'Interno, Roma

In pronta risposta al di lei telegramma mi pregio di riferirla alla S.V. Com'era stato pubblicamente che circa un mese fa erano venuti in Teramo alcuni agenti di commercio incaricati dal distinto orefice di Roma Sig. Castellani per fare ricerca ed acquisto di oggetti d'arte antichi.

Fu in quella occasione che aprirono delle trattative per l'acquisto di un magnifico Paliotto d'altare d'argento esistente nella Cattedrale di questa città.

Esso è diviso in tanti quadretti a rilievo che rappresentano la vita e i miracoli di San Berardo protettore di questo luogo che è scolpito nel quadretto di mezzo. Agli angoli dei suddetti quadretti ve ne sono altri di dimensione più piccola a smalto colorati che rappresentano pure fatti sacri.

Questo paliotto trovasi in buono stato, meno alcune parti che hanno bisogno di qualche restauro.

Mi sono servito della fiducia che presta l'ufficio ad un Sacerdote di qui per attingere notizie del fatto accennato del di lei telegramma, ed avendo saputo che realmente erano avvenute trattative di vendita e che Monsignore Vescovo non essendo propenso all'alienazione ne aveva stanato il pericolo chiedendo la somma straordinaria di mezzo milione di lire ho creduto opportuno senz'altro di recarmi da Monsignore ed interpellarlo sulle vicende del contratto di tale alienazione.

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conoscere ( che a maggiore garanzia del Paliotto conosciuto di valore considerevole dal pubblico) ha ritirato nell'episcopio l'oggetto d'arte sudescritto.

Nell'ipotesi, assai difficile a verificarsi, che gli argentieri fossero disposti ad accettare l'enorme cifra di £ 5000,000 aggiungeva che prima di chiedere il contratto ne avrebbe fatto avvertito il governo con ogni effetto di legge.

Dopo tutto questo io ho creduto che per ora non occorre prendere alcun … all'autorità giudiziaria, bastando che l'ufficio di S.V. Sorvegli perchè il Palio non esca dall'Episcopio dove si trova.

Ad ogni modo ne terrò parola a questo Regio Provveditore e del contenuto nel di Lei telegramma perchè ad ogni evenienza possibile l'autorità di S.V. Possa essere in grado d'impedire l'asportazione di … imporatante oggetto d'arte.

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Archivio di Stato di Teramo, Inventario del Comune di Teramo, busta 442, fascicolo 20.

8 marzo 1890

Io sottoscritto mi obbligo a tenere in consegna l'oggetto descritto nel presente foglio, di non rimuoverlo dal posto che occupa e di non apportarvi modificazioni, senza conseguirne preventiva approvazione anche del ministero della Istruzione Pubblica. Giuseppe Can. Cimini

Teramo, li 8 marzo 1890

Io sottoscritto mi obbligo di curare, all'uopo, il rinnovamento della presente obbligazione.

Giuseppe Can. Cimini

Teramo 9 agosto 1890 pel sindaco L'Assessore Fo Giovanni Mezzucelli

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Documento n°6

Archivio di Stato di Teramo, Prefettura (versamento 95) Serie I, categoria 14, anni 1889-1918, busta 98, fascicolo 1-5

Roma 1 Aprile 1890

Oggetto: Oggetti d'arte esistenti in Provincia. Paliotto d'argento esistente nella Cattedrale

Alla R. Prefettura di Teramo

L'obbligazione del consegnatario di un oggetto d'arte di non rimuoverlo dal posto che occupa e di non apportarvi modificazione senza conseguirne preventiva approvazione anche da questo Ministero, non sarà una sicura garanzia della sicura custodia, ma è un vincolo almeno per i consegnatari onesti, i quali non avevano prima che si iniziasse il catalogo generale vincolo di sorta.

Le leggi veglianti in codeste provincie sono poco note e dimenticate, e quel vincolo serve a farle conoscere o a ricordarle. In caso poi di morte del consegnatario, il sindaco del paese che si è obbligato nella scheda di rinnovare all'uopo la consegna, saprà tutelare, giova sperarlo, gl'interessi del patrimonio artistico nazionale; e la Commissione Conservatrice del Monumenti, che tiene pure in esemplare della scheda saprà richiamare al loro dovere i sindaci e i successori dei preposti alle chiese. Consegnatari degli oggetti appartenenti a chiese parrocchiali sarà il parroco; e di quelli appartenenti a chiese semplicemente ufficiate al sacerdote che ha l'obbligo della ufficiatura. In quanto al Paliotto d'Argento della cattedrale di Teramo, se non ne è stata data regolare consegna al canonico D. Giuseppe Cimini, volgia la S.V: Illustrissima compiacersi di darla.

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Archivio di Stato di Teramo, Prefettura (versamento 95) Serie I, categoria 14, anni 1889-1918, busta 98, fascicolo 1-5.

Roma 29 Agosto 1892

oggetto: Paliotto e Mezzobusto della Cattedrale di Teramo

al. Sig. Prefetto Presidente della commissione conservatrice dei monumenti

Invito la S.V. A volersi rivolgere al Com. Francesco Savini, membro di codesta commissione conservatrice dei monumenti, affiché egli dia consegna legale al rettore della cattedrale di Teramo per il Mezzobusto argenteo di S. Berardo e per il celebre Paliotto di Andrea di Guardiagrele, opere esistenti nella detta chiesa; e ciò non già perché se ne possa temere la vendita, ma per assicurarne la miglior conservazione , e in specie per evitare il pericolo d'inopportuni restauri.

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documento n°8

Archivio di Stato di Teramo, Prefettura (versamento 95) Serie I, categoria 14, anni 1889-1918, busta 98, fascicolo 1-5.

Addì 31 Agosto 1892

paliotto e Mezzobusto della Cattedrale di Teramo

Sig. Cav Francesco Savini membro della Commissione conservatrice dei monumenti Teramo

A nome e per ordini impartiti dal Ministero della Istruzione Pubblica con dispaccio del 29 spirante mese n° 11049-12230, invito la S.V. A fare legale consegna al rettore della Chiesa Cattedrale di questa città del Mezzobusto argenteo di S. Berardo e del celebre Paliotto di Andrea di Guardiagrele, opere esistenti nella detta chiesa; e ciò non già perché se ne possa temere la vendita, ma per assicurare la migliore conservazione di tali oggetti ed in ispecie per evitare il pericolo di inopportuni restauri .

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Archivio di Stato di Teramo, Prefettura, versamento 95, serie I, categoria 14, 1889-1918, busta 98, fascicoli 1-5.

Teramo 24 Gennaio 1897

Oggetto: Paliotto della Cattedrale di Teramo

Illmo. Sig Amministratore della Cattedrale

Nell'ultima riunione della Giunta ho letto la risposta datami dalla S. V. in data 17 Dicembre dello scorso anno intorno al Paliotto di S. Berardo, ed essa si è vivamente meravigliata della dichiarazione della dichiarazione della S.V., intorno alla proprietà do questo Paliotto, perocché è noto a noi, come era noto ai padri nostri, che il Paliotto, fatto per onorare S. Berardo, Patrono di Teramo, si appartenga alla Città e non alla Chiesa presso la quale si conserva. Anzi la Giunta ha osservato che nessuna legge permetteva alla S.V. Di aggiungere nella scheda le parole “ che ne è in possesso da oltre quattro secoli, quale frutto della pietà dei fedeli di quel tempo”. Nel mentre quindi protesto contro l'arbitrio commesso dalla S.V. fo noto che non solo non ho sottoscritto la scheda, ma ho disposto sia allegata agli atti con le mie riserve e proteste, e specie perchè risulti da essa inconfutabilmente il diritto di proprietà della Città di Teramo sul Paliotto.

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Documento n°10

Archivio di Stato di Teramo, Prefettura (versamento 95) Serie I, categoria 14, anni 1889-1918, busta 98, fascicolo 1-5.

Roma 27 Febbraio 1897

Oggetto: Catalogo generale degli oggetti d'arte Paliotto del Guardiagrele nella cattedrale di Teramo

al Prefetto di Teramo

Il R. Ispettore dei monumenti, Comm. Prof. Antonio De Nino, compilò la scheda descrittiva del famoso paliotto del Guardiagrele conservato nella Cattedrale di codesta città e la ? Il 25 agosto p.p. A codesto Sig. Sindaco, affinché avesse la cortesia di farla firmare dal Consegnatario. Il Sindaco, rispondendo, dopo varie sollecitatorie , al Comm. De Nino in data del 23 Gennaio, n. 229, rilevò che il paliotto, anziché appartenere alla Cattedrale Aprutina, siccome era nella scheda, apparteneva alla città di Teramo; pregava che questo errore fosse corretto, e dichiarava che dopo di ciò non avrebbe avuto alcuna difficoltà di firmare la scheda medesima. Il comm. De Nino corresse, nel senso desiderato, l'inesattezza nella quale era in corso, e rinviò il documento al sig. Sindaco, perché si compiacesse di firmarlo, come aveva promesso. Finora egli non rispose al Prof. De Nino,, e siccome, preme avere la scheda che fu complilata in tre esemplari, prego la S.V. di invitare il sig. Sindaco a spedirla, con qualche sollecitudine e debitamente completata, a questo ministero. Di ciò le rendo fin d'ora anticipatamente ringraziamenti.

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Archivio di Stato di Teramo, Inventario comune di Teramo, busta 442, fascicolo 13.

Provincia di Teramo, comune di Teramo, Cattedrale

Oggetto d'arte- Descrizione- Autore cui è attribuito

Paliotto di argento lavorato a bulino a e smalto. È lungo m. 2,56 e largo m. 1,25. la tavola è retta da grosse assi di quercia. L'argento con le assi pesano due quintali. Si compone di 34 quadretti e un rettangolo a bulino, 22 quadretti a smalto a 26 triangoli anche a smalto con le basi nelle cornici. Nei quadretti, da sinistra a destra, vi sono le le seguenti rappresentazioni: 1° scompartimento: L'Annunciazione, il Presepio, e Magi, San Giovanni Evangelista, Presentazione al Tempio, Sant'Ambrogio, Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Battesimo di Gesù = 2° scompartimento: Gesù nel deserto, Risurrezione di Lazzaro, Cena con sei Apostoli, San Matteo, il Redentore (che, chiuso nel rettangolo, occupa anche il mezzo del 3° scompartimento) San Gregorio, Cena con altri sei Apostoli, Gesù nell'orto, Gesù con Matteo e Giuda = 3° scompartimento: Gesù ed Erode. Gesù alla colonna, Gesù e Pilato, San Luca, Sant'Agostino, Ecce Homo, Gesù al calvario, Gesù in Croce e le due Marie = 4° scompartimento: Deposizione nella tomba, Gesù al Limbo, Resurrezione, San Marco, Gesù ortolano e l Maddalena, San Girolamo, Ascensione e Cristo col vessillo, la Pentecoste, San Francesco d'Assisi. I quadretti a smalto, disposti coi lati contro gli angoli dei quattro quadretti a bulino, rappresentano nove apostoli, otto Profeti, più Sa Giovanni, la Vergine col Bambino, Gesù col Globo, San Paolo e San Pietro. Il Paliotto è un capolavoro di Nicola di Guardiagrele che morì nel 1463.

nella figura di San Francesco d'Assisi, alcuni credono di ravvisare l'immagine dell'autore come Terziario dell'Ordine Francescano.

Ubicazione e vicissitudini

Si conserva nella sacrestia, in apposito armadio, chiuso con cristallo di un sol pezzo. Dopo tante vicende la quasi perfetta conservazione di questo capolavoro è

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miracolosa. Mancano 8 lastre cesellate che servivano come cornice tra quadretto e quadretto per nascondere le commessure. Manca lo Spirito Santo nel Battesimo di Gesù; manca Gesù nel Vade Retro Satana; manca la testa d'angelo nel San Matteo; manca Erode nel quadretto di Gesù legato; in quella del Crocifisso è vuoto lo spazio per la Maddalena; tra la Resurrezione e San Matteo, manca un intero smalto triangolare.

Nel 1734, Domenico Artefice Santacroce Teramano restaurò il Paliotto facendovi di nuovo le cornici cesellate, di cui ora mancano 25.

Appartenenza dell'oggetto – Condizioni giuridiche

Il Paliotto fu fatto a spese dell'Università e per onorare San Berardo, Patrono di Teramo.

Quindi il prezioso oggetto appartiene alla Città medesima.

I qui sottoscritti Reverendissimi canonici della Cattedrale Aprutina: Prof. Berardo Urbani, ? e Prof. Cavalier Giacinto Pannella, camerlingo del Reverindissimo Capitolo della Cattedrale Aprutina, approvano le abrasioni apportate alla presente rubrica e dichiarano che il paliotto di S. Berardo è di proprietà della città di Teramo.

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