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CAPITOLO 1 IL SISMA: SENSIBILITA’ ALLA PROBLEMATICA

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CAPITOLO 1

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1.1 Sisma e normativa: connubio storico

Dopo ogni terremoto violento gli organi di informazione richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica sulle dimensioni della catastrofe che ha colpito il paese; spesso si innescano polemiche su quanto non si è fatto per prevenire la catastrofe stessa: alcuni invocano l’ineluttabilità dell’evento; molti sono coinvolti in azioni di solidarietà.

Nell’arco di un secolo, dall’inizio del 1900, si sono avuti circa 150 000 morti e 40 000 feriti da terremoto (in media 1 500 morti e 400 feriti all’anno) e ciò forse è stato troppo, nonostante la pericolosa situazione sismo tettonica di frontiera che vede l’Italia compressa fra la zolla africana e quella euroasiatica.

Fig.: 1.1 Placche tettoniche nel bacino del Mediterraneo

Le placche euroasiatica ed africana convergono lungo una direzione Nord-Ovest – Sud-Est, ruotando entrambe in senso antiorario. In particolare la Sicilia settentrionale e la Calabria (arco calabro) sono caratterizzate da una tettonica compressiva che comporta un'elevata sismicità profonda. Spostandosi verso Nord tutta l'area appenninica è caratterizzata da una tettonica distensiva, in direzione nordest- sudovest. Sul versante occidentale dell'Appennino settentrionale (Garfagnana, Mugello e Casentino) sono presenti una serie di bacini distensivi, che comportano un'elevata attività sismica dell'area. La catena montuosa delle Alpi, infine, è interessata da una tettonica compressiva in direzione Nord-Sud che si manifesta soprattutto con l'elevata sismicità dell'Italia nord-orientale.

Nel ventesimo secolo i maggiori eventi sismici che hanno colpito il territorio italiano risultano essere:

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Data Area Intensità (IMCS) Magnitudo M

08/09/1905 Calabria X-XI 7.1

23/10/1907 Calabria IX 5.9

28/12/1908 Stretto di Messina (Calabria, Sicilia) XI 7.2

07/06/1910 Irpinia (Basilicata) IX 5.9

27/10/1914 Garfagnana (Toscana) VII 5.8

13/01/1915 Avezzano (Abruzzo) XI 7.0

17/05/1916 Mar Adriatico Settentrionale VIII 5.9

16/08/1916 Mar Adriatico Settentrionale VIII 5.9

24/04/1917 Monterchi-Citerna (Toscana-Umbria) IX-X 5.8 10/11/1918 Appennino forlivese (Emilia Romagna) VIII 5.8

29/06/1919 Mugello (Toscana) IX 6.2

07/09/1920 Garfagnana (Toscana) X 6.5

07/03/1928 Capo Vaticano (Calabria) VIII 5.9

23/07/1930 Irpinia (Camoania) X 6.7

30/10/1930 Senigallia (Marche) VIII-IX 5.9

18/10/1936 Bosco Consiglio (Veneto) IX 5.9

03/10/1943 Ascolano (Marche) IX 5.8

21/08/1962 Irpinia (Camoania) IX 6.2

15/01/1968 Valle del Belice (Sicilia) X 6.1

06/05/1976 Friuli IX-X 6.4

15/09/1976 Friuli VIII-IX 5.9

15/04/1978 Golfo di Patti (Sicilia) VIII 6.1

19/09/1979 Valnerina (Umbria) VIII-IX 5.9

23/11/1980 Irpinia (Campania, Basilicata) X 6.9

07/05/1984 Lazio-Abruzzo VIII 5.9

05/05/1990 Potentino (Basilicata) VIII-IX 5.8

26/09/1997 Umbria-Marche IX 6.0

31/10/2002 Molise VIII-IX 5.8

06/04/2009 Abruzzo IX-X 6.3

20/5/20012 Pianura Padana Emiliana VIII* 5.9

* cumulo degli effetti della sequenza

Tab.:1.1

Esaminando lo sviluppo della normativa sismica nazionale, non si può non notare come esso sia sempre in stretta relazione con i terremoti storici. Due anni dopo il terremoto calabro del 1783 che provocò ben 32 000 vittime, il governo borbonico emanò le prime norme inerenti alle costruzioni antisismiche prescrivendo il cosiddetto “sistema baraccato” (una casa con ossatura in legno formata da ritti e traversi irrigiditi da croci di S. Andrea e con soprastanti solai in legno).

Successivamente al terremoto di Messina del 1908, una Commissione Ministeriale appositamente nominata emise una serie di istruzioni tecniche (R.D. n. 193 del 18/04/1909 e successive modifiche) basate sul concetto che i calcoli fossero condotti mutuando le azioni dinamiche.

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esercitate dal sisma sulle costruzioni, con forze statiche rapportate da una parte all’accelerazione sismica (frazione dell’accelerazione di gravità) e dall’altra sia alle masse del fabbricato che ai sovraccarichi ipotizzati.

Nel 1917 si giunse alla formulazione di un “Testo unico delle leggi emanate in conseguenza del terremoto del 28 dicembre 1908”, in cui furono raccolte e disciplinate tutte le Prescrizioni Ufficiali in materia di terremoto. Seguì quindi il R.D. 2105 del 22/11/1937, sostituito a sua volta dopo 25 anni dalla Legge 1684 del 25/11/1962 “Provvedimenti per l’edilizia con particolari prescrizioni per le zone sismiche” e relative Circolari Applicative nonché dalla relativa Legge integrativa n. 1224 del 5/11/1964.

Il percorso che ha portato alla stesura delle normative di ultima ganarazione è cominciato con la Legge quadro n. 64 del 02/02/1974 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”, che disciplina tutte le costruzioni ed in particolare quelle in zona sismica ed in base alla quale il Ministero dei LL.PP. è chiamato ad emanare ed aggiornare specifiche normative.

Fino agli anni ’90 il nostro paese non aveva attivato altra politica di prevenzione contro la minaccia dei terremoti, se non quella di emanare norme tecniche per le costruzioni in zona sismica obbligatorie per qualsiasi nuova costruzione e solo in alcuni casi per gli interventi sulle costruzioni esistenti.

Nonostante il riconoscimento che l’entità delle conseguenze calamitose del fenomeno sismico va si ricercata nella severità delle scosse ma soprattutto nella vulnerabilità del sistema insediativo, solo nel 2003 il Dipartimento della Protezione Civile ha emanato l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”. Con essa viene recepita la crescente consapevolezza del rischio sismico, portando ad una classificazione del territorio nazionale che vede tutta L’Italia come zona sismica, sia pure con limitate aree a bassissima sismicità.

Il provvedimento detta i principi sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato aveva delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio, hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione della zona simica.

Il territorio nazionale viene ripartito in quattro zone sismiche a severità decrescente (zona 1, zona 2, zona 3, zona 4) così definite nell’allegato I della suddetta Ordinanza:

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Nella prima colonna sono riportati i valori dell’accelerazione di picco al suolo che definiscono le quaattro zone, mentre nella seconda colonna i valori dell’azione sismica utile in fase di progettazione, espressa in termini di accelerazione massima su roccia.

Fig.:1.2 Zone sismiche del territorio italiano (2003)

Si fornisce ora un breve cenno ad un altro aspetto sottolineato dalla sopracitata ordinanza n. 3274 ovvero il diverso peso dato alle azioni sismiche e la maggiore attenzione alla duttilità della struttura.

Seguendo i metodi dettati dall’Ingegneria Strutturale tradizionale basati prevalentemente su concezioni elastico-lineari di natura essenzialmente statica, l’obiettivo consisterebbe nell’assicurare l’eliminazione di danni significativi, di natura strutturale e non.

Un approccio fondamentalmente diverso viene invece richiesto nel caso di terremoti di grande intensità rivolgendo l’attenzione verso la prevenzione dei crolli rovinosi; problema di fronte al quale la preoccupazione per la riparazione dei danni prodotti si presenta come un fattore secondario. Pur dovendo accettare un certo danneggiamento, diventa allora determinante assicurare un’ampia capacità dissipativa globale dell’intero sistema resistente quando questo è impegnato da un attacco sismico che richieda ampie deformazioni anelastiche.

La capacità dissipativa di un sistema strutturale dipende dalle caratteristiche del particolare meccanismo di collasso che si instaura quando la struttura deve estendere la sua risposta nel

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campo post-elastico e dalla deformabilità plastica locale disponibile nelle zone critiche che da tale meccanismo sono mobilitate. I meccanismi indesiderati sono invece impediti assicurando che la resistenza di tali meccanismi sia superiore rispetto agli altri.

Una potenziale capacità dissipativa anelastica non sarebbe molto importante per controllare i danni che potrebbero essere prodotti dagli eventi meno severi, quando l’intensità dell’attacco di progetto non è tale da portare la risposta strutturale oltre la risposta elastica. Questi accorgimenti costituiscono la base del Capacity Design.

Come si evince dal sintetico quadro esposto, le prescrizioni normative e le raccomandazioni di progetto hanno subito nel tempo sostanziali aggiornamenti, orientando ogni volta i criteri di progetto verso nuove e più avanzate concezioni, per arrivare prima a quella del Capacity Design (gerarchia dei meccanismi di collasso) ed introducendo poi la possibilità di ricorrere ai sistemi alternativi, come quelli dell’Isolamento Sismico.

Con l’entrata in vigore del D.M. 14 gennaio 2008, invece, la stima della pericolosità sismica viene definita mediante un approccio “sito dipendente” e non più tramite un criterio “zona dipendente”. L’azione sismica di progetto in base alla quale valutare il rispetto dei diversi “stati limite” presi in considerazione, viene definita partendo dalla “pericolosità di base” del sito in esame, che rappresenta l’elemento essenziale di conoscenza per la determinazione dell’azione sismica.

La pericolosità sismica di un sito è descritta dalla probabilità che in un fissato lasso di tempo, in un detto sito si verifichi un evento sismico di entità almeno pari ad un valore prefissato. In base a quanto riportato nelle Norme Tecniche sulle costruzioni (D.M. 14/01/08), tale lasso di tempo, espresso in anni, è denominato “periodo di riferimento” VR, legato alla “vita nominale” dell’edificio in progetto VN (VR= VNxCu) dove Cu è il coefficiente d’uso legato alla categoria dell’edificio), e la probabilità è denominata “probabilità di eccedenza o di superamento nel periodo di riferimento” PVR.

Per descrivere la pericolosità sismica in un generico sito con un livello di precisione sufficiente, sia in termini geografici che in termini temporali, i risultati dello studio di pericolosità sismica devono essere forniti:

• in corrispondenza dei punti di un reticolo (“reticolo di riferimento”) i cui nodi, individuati in termini di latitudine e longitudine, debbono distare di un passo ≤ 0,05°;

• per diverse probabilità di superamento in 50 anni e/o diversi periodi di ritorno TR ricadendo in un intervallo di riferimento compreso almeno tra 30 e 2475 anni, estremi inclusi;

• in termini di valori di accelerazione orizzontale massima ag e dei parametri che permettono di definire gli spettri di risposta ai sensi delle NTC, nelle condizioni di sottosuolo rigido affiorante.

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In particolare, i caratteri del moto sismico sul sito di riferimento rigido orizzontale sono descritti dalla distribuzione sul territorio nazionale delle seguenti grandezze, sulla base delle quali sono compiutamente definite le forme spettrali per la generica PVR.

ag = accelerazione massima al sito;

Fo = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;

TC* = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale

Il valore di ag viene desunto direttamente dalla pericolosità di riferimento, attualmente fornita dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) i cui studi hanno hanno permesso in primo luogo di ricavare la mappa di pericolosità sismica MPS04 (nel 2004) dei valori di ag con probabilità di superamento del 10% in 50 anni.

Fig.: 1.3 Mappa di classificazione sismica 2012 Fig.: 1.4 Mappa di rischio sismico 2012

Successivamente sono state elaborate, sempre dall’INGV, ulteriori mappe dei valori di ag per il territorio italiano, aventi valori del periodo di ritorno compresi tra 30 e 2475 anni.

A differenza del valore di ag, i parametri Fo e TC* vengono calcolati in modo che gli spettri di risposta elastici in accelerazione, velocità e spostamento forniti dalle NTC approssimino al meglio i corrispondenti spettri di risposta elastici in accelerazione, velocità e spostamento derivanti dalla pericolosità di riferimento.

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Lo scuotimento del suolo così individuato deve essere corretto per tenere conto delle modifiche prodotte dalle condizioni locali del sottosuolo effettivamente presente nel sito di costruzione e della morfologia di superficie (con la determinazione della categoria di sottosuolo specifica del sito e dei coefficienti di amplificazione topografica ST e stratigrafica Ss).

In sintesi con le attuali nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 2008), ad ogni punto del territorio italiano è associata una ben determinata pericolosità sismica di base espressa sostanzialmente da un parametro fondamentale: l’accelerazione orizzontale massima al sito. Quest’ultima viene fornita per nove valori del periodo di ritorno: 30, 50, 72, 101, 140, 201, 475, 975, 2475 anni.

A seconda dei terremoti che possono verificarsi nel sito di costruzione è necessario controllare i livelli di danneggiamento dell’edificio e quindi, in funzione delle verifiche da eseguire, occorre considerare per ogni fabbricato, valori di accelerazione sismica di diversa probabilità. Tramite i periodi di ritorno la norma indica il valore dell’accelerazione sismica da prendere a base dei calcoli.

1.2 La situazione nella Regione Toscana

1.2.1 Normativa Regionale

Nel precedente paragrafo si è descritta la classificazione sismica che è nata con i criteri emanati dall’ OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003: il territorio nazionale viene ripartito in quattro zone sismiche a severità decrescente (zona 1, zona 2, zona 3, zona 4).

Nel 2006 la classificazione sismica della Regione Toscana (che recepisce l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006 ed è stata approvata con la delibera della Giunta regionale n. 431 del 19 giugno 2006), a differenza di quella proposta a livello nazionale, vede l’introduzione della zona 3s, nella quale sono stati inseriti comuni a bassa sismicità, dove è però obbligatoria l’applicazione delle norme tecniche previste per la zona 2. Come evidenziato dalla figura sotto riportata, su un totale di 287 comuni:

90 sono inseriti in zona 2 (31,3% del territorio regionale), dove possono verificarsi terremoti

abbastanza forti

- 106 in zona 3s (36,9% della superficie), a bassa sismicità

67 in zona 3 (23,3% della superficie), con possibilità di modesti scuotimenti

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Fig.: 1.5

Con la delibera della Giunta della Regione Toscana del 26 novembre 2007 n. 841 sono state individuate le zone a maggior rischio sismico, che comprendono 81 comuni. Le aree più esposte al rischio sismico sono quelle appenniniche: la Lunigiana, la Garfagnana, il Mugello, la Valtiberina al confine con l’Umbria, il Casentino e l’Amiata, zone in cui si sono verificati in passato forti terremoti.

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Nel 2012, a distanza di sei anni dall’entrata in vigore della precedente classificazione sismica, la Regione Toscana ha provveduto all’aggiornamento della classificazione sismica del proprio territorio.

La nuova mappa sismica è stata approvata con la delibera n. 878 dell’8 ottobre 2012 L’aggiornamento della classificazione sismica, redatto ai sensi dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3519/2006, si è reso necessario al fine di recepire le novità introdotte dall’entrata in vigore delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC2008) e di rendere la classificazione sismica (riferimento per la disciplina dei controlli sui progetti depositati presso gli Uffici tecnici regionali preposti), maggiormente aderente all’approccio sito-dipendente introdotto dalle vigenti normative.

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Prima del citato aggiornamento, la determinazione della zona sismica di appartenenza del comune in cui era ubicato il progetto, determinava automaticamente il valore dell’azione sismica di base (a cui poi, mediante apposita campagna di indagini geologico-tecniche andava aggiunta l’entità degli eventuali effetti amplificativi locali dei terreni).

Con l'entrata in vigore del D.M. 14 gennaio 2008, invece, non si progetta più stimando l’azione sismica a partire dalla “zona”, ma calcolandola ad hoc per il sito di progetto, inserendo la localizzazione nella mappa nazionale di pericolosità.

Fig.: 1.7 Mappa di pericolosità sismica (MPS) della Toscana (mappa meridiana al 50° percentile). I valori di accelerazione sono riferiti ad un tempo di ritorno pari a 475 anni (INGV,

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Da qui nasce quindi l’esigenza di aggiornare l’elenco relativo alla classificazione sismica, occasione che viene sfruttata anche per superare il ruolo cautelativo svolto dalla classe 3S precedentemente introdotta reinserendo i comuni, appartenenti a questa classe, nelle classi 2 e 3. In sintesi si ottiene il riassetto dei comuni in 3 sole classi: zona 2, zona 3 e zona 4 come viene mostrato nelle figure seguenti:

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Nella seguente tabella sono evidenziate le zone a cui appartengono i comuni dove sorgono gli edifici oggetto del presente studio Livorno, Cecina, Portoferraio:

PROVINCIA DI LIVORNO Comuni in Zona 3 1 Bibbona 6 2 Castagneto Carducci 3 Cecina 4 Collesalvetti 5 LIVORNO 6 Rosignano Marittimo

Comuni confermati in Zona 4

7 Campiglia Marittima

14 8 San Vincenzo

9 Sassetta 10 Suvereto

11 Campo nell'E lba 12 Capoliveri 13 Capraia Isola 14 Marciana 15 Marciana Marina 16 Piombino 17 Porto Azzurro 18 Portoferraio 19 Rio Marina 20 Rio nell'E lba

Tab.: 1.3 Aggiornamento della classificazione sismica della Regione Toscana: elenco Comuni della provincia di Livorno

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1.2.2 Prevenzione e riduzione del rischio sismico in Toscana

Nel corso dell’anno 2012 la Provincia di Livorno ha indirizzato una richiesta di collaborazione alla Università di Pisa, allo scopo di avviare una campagna di monitoraggio della vulnerabilità sismica di strutture di sua competenza definite edifici rilevanti secondo quanto previsto dall’O.P.C.M. n 3274 del 20/03/2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”.

Alcune iniziative avviate ben prima della citata Ord. 3274/03, pongono la Regione Toscana in una situazione positiva e favorevole nel dare risposta ai contenuti del programma delle verifiche previsto dalla citata Ordinanza:

• già dal 1995, in seguito agli eventi sismici nei Comuni della Lunigiana e della Garfagnana, la Regione Toscana aveva avviato una campagna d’indagini diagnostiche nell’ambito della progettazione degli interventi di riparazione dei danni e di adeguamento e/o miglioramento sismico degli edifici pubblici, ai sensi dell’art. 8 della L. 74/96 di cui alle delibere di G.R.T. n. 1209 e n. 1210 del 23.09.96 del Piano Operativo Regionale e successive rimodulazioni. Tali attività si erano poi estese a tutti gli edifici pubblici strategici e rilevanti dei 67 Comuni a maggior rischio sismico del territorio regionale e successivamente a ulteriori 28 Comuni delle zone limitrofe. Scopo principale delle indagini compiute dalla Regione Toscana sul proprio territorio era lo sviluppo delle conoscenze di base sulla qualità dei materiali e loro comportamento d’insieme e l’acquisizione di dati relativi alla vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio degli Enti Locali.

• Il programma regionale valutazione degli effetti locali (programma VEL ) avviato dal 1998 in Garfagnana e Lunigiana, dal 2003 in Valtiberina e Casentino e dal 2004 anche in Amiata e Mugello, che consentirà la valutazione degli effetti locali nei maggiori centri urbani, a seguito di terremoti di progetto. La Regione finanzia i Comuni con un contributo del 75% dei costi diretti per la realizzazione di indagini geologiche, geofisiche e geotecniche, assumendo a proprio carico la progettazione dei programmi di indagine e la successiva elaborazione dei dati.

• Il programma regionale vulnerabilità sismica del cemento armato (programma VSCA) degli edifici pubblici degli enti locali (scuole, ospedali, municipi, ecc), avviato fin dal 1997 in Lunigiana e dal 2002 in Garfagnana, e dal 2003 in Valtiberina, Casentino e Amiata, che consente di valutare la resistenza del cemento armato con particolare riferimento agli edifici costruiti negli anni 50-60 e fino al 1996 e la capacità a sopportare i carichi verticali acquisendo nel contempo numerose informazione per una successiva valutazione della vulnerabilità sismica; nell’area dell’edificio vengono inoltre realizzate, indagini geofisiche e

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Istruzioni Tecniche regionali e le procedure previste nel Programma VEL.

La Regione finanzia i Comuni con un contributo del 80% dei costi, assumendo a proprio carico la progettazione ed elaborazione dei dati.

• Il programma regionale vulnerabilità sismica muratura (programma VSM) degli edifici pubblici degli enti locali (scuole, ospedali, municipi, ecc), avviato fin dal 1997 in Lunigiana e dal 2002 in Garfagnana, dal 2003 in Valtiberina, Casentino e Amiata, che consente di valutare le caratteristiche strutturali e elaborare una valutazione di vulnerabilità sismica; nell’area dell’edificio vengono realizzate, indagini geofisiche e geotecniche e modellazioni per la valutazione degli effetti locali utilizzando a tal fine le Istruzioni Tecniche regionali e le procedure previste nel Programma VEL. La Regione finanzia i Comuni con un contributo del 80% dei costi, assumendo a proprio carico la progettazione ed elaborazione dei dati e laverifica della vulnerabilità degli edifici.

• Il Programma Regionale per la Valutazione delle Verifiche Sismiche negli Edifici Strategici e Rilevanti (VVSESeR) tramite il quale si conferma la necessità di un’azione graduale nel tempo e sulla base delle risorse economiche disponibili, definendo una priorità delle iniziative di verifica sismica da eseguirsi.

L’indirizzo metodologico avviato dalla Regione Toscana aveva permesso l’acquisizione di un consistente numero di elementi necessari alla valutazione dell’edilizia esistente come contemplato dall’Ordinanza P.C.M. n°3274 del 20.03.2003 e seguenti.

Ai sensi della suddetta Ordinanza era infatti richiesto di procedere, entro il 31/05/2008, alla verifica di sicurezza degli edifici pubblici strategici e rilevanti esistenti, progettati secondo norme tecniche antecedenti al 1984 e/o situati in Comuni la cui classificazione sismica, sulla base dei moderni criteri di stima della pericolosità sismica di base, comportasse livelli dell’azione sismica superiori a quelli relativi all’epoca di costruzione. In ragione dell’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni, emanate con D.M. 14/09/2005 ed aggiornate con D.M. 14/01/2008, ma anche delle oggettive difficoltà di completamento di tale operazione, l’originale scadenza del 31/05/2008 è stata successivamente prorogata al 31/12/2010 (art. 20 L. n. 31 del 28/02/2008). ll termine per l’effettuazione delle verifiche tecniche è stato prorogato, infine, al 31 marzo 2013, con Legge del 24 dicembre 2012 n° 228. In data 21/04/2010, è stata diffusa dal Dipartimento della Protezione Civile una “Circolare sullo stato delle verifiche sismiche previste dall’O.P.C.M. 3274/2003 e programmi futuri”, con la quale, ferma restando la scadenza del 31/12/2010, è stato indicato un obiettivo minimo, riassumibile nella compilazione della “Scheda di sintesi di livello 0 di edifici strategici ai fini della protezione civile o rilevanti in caso di collasso a seguito di evento sismico” e nella predisposizione di cronoprogrammi di ultimazione delle verifiche di sicurezza. La Regione Toscana, alla quale la citata Ordinanza demandava l’adozione dei provvedimenti di attuazione di sua pertinenza, ha promulgato specifiche disposizioni al riguardo ed in particolare:

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- D.G.R.T. n. 604 del 16/06/2003 “Indirizzi generali e prime disposizioni sulla riclassificazione sismica in applicazione dell’O.P.C.M. 3274/2003”;

- D.G.R.T. n. 1114 del 27/10/2003 “Programma regionale per l’avvio delle verifiche sismiche su edifici strategici e rilevanti ai sensi dell’O.P.C.M. 3274/2003”;

- L.R. n. 58 del 16/10/2009 “Norme in materia di prevenzione e riduzione del rischio sismico”.

Con tale Legge Regionale la Toscana intende promuovere, integrare e coordinare le azioni di prevenzione e riduzione del rischio sismico attraverso la conoscenza sempre più approfondita del fenomeno naturale e degli effetti sulle persone e sui beni, l'informazione alla popolazione e la formazione degli operatori del settore quale primo passo per la partecipazione dei cittadini e gli interventi sul patrimonio edilizio per la sicurezza delle persone e la riduzione del rischio sismico. - D.C.R. n 515 del 14/02/2012 con oggetto “Aggiornamento dei criteri per l'esecuzione delle indagini sugli edifici in muratura, la redazione della relazione tecnica e la compilazione della scheda di vulnerabilità II° livello GNDT/CNR, con riferimento alle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008).

In relazione agli obiettivi e alle attività previste ai sensi degli artt. 2 e 3 della L.R. 58/2009, la Regione Toscana ha approvato con Del. GRT. 347 del 22/03/2010 (successivamente integrata con Del. GRT. 489 del 10/05/2010) lo schema del protocollo di intesa sul tema della prevenzione sismica in Toscana. Tale protocollo di intesa è stato stipulato in data 20 maggio 2010 dal Presidente della Regione Toscana e dai Rettori delle Università di Firenze, Pisa e Siena. Nello specifico il protocollo di intesa individua una serie di attività di studio e ricerca che saranno oggetto di specifici di accordi di collaborazione scientifica nelle seguenti materie:

a. Realizzazione ed aggiornamento di reti di monitoraggio sismometrico, geodetico e geochimico nelle aree a maggior rischio sismico della Toscana;

b. Attivazione di linee di ricerca e studi sulle costruzioni in muratura ed in cemento armato; c. Attivazione di linee di ricerca e studi sulla vulnerabilità e danno delle costruzioni in muratura ed in cemento armato;

d. Realizzazione di studi e analisi di microzonazione sismica nei centri urbani a maggior rischio sismico della toscana.

In questo contesto si colloca il ruolo di CASALP, Casa Livorno e Provincia s.p.a., una società per azioni di proprietà dei Comuni della Provincia di Livorno, che fornisce servizi per l’abitare sociale, amministra, gestisce e progetta i lavori di manutenzione dell’ampio patrimonio edilizio popolare.

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La presente tesi che nasce dalla Convenzione stipulata tra l’Università di Pisa e CASALP, ha come obiettivo il monitoraggio sismico di 48 edifici (15 in muratura e 33 in cemento armato) facenti parte del complesso di strutture adibite a residenze popolari, appartenenti e gestite da CASALP. L’indagine condotta è finalizzata ad individuare le situazioni di maggior rischio, ovvero a stilare una graduatoria dei fabbricati che necessitano di miglioramenti, con il fine di poter attribuire un indice di priorità nel caso di avviamento di un’iniziativa di interventi di adeguamento sismico migliorando conseguentemente l’utilizzazione delle risorse destinate ad interventi di riduzione del rischio. A tal proposito si ricorda che già nel 1° dicembre 2010 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’Ordinanza DPC n. 3907/10, che disciplina i contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico previsti dall’art.11 della legge 77 del 24 giugno 2009 relativamente ai fondi disponibili per l’annualità 2010. Detta ordinanza stabiliva un finanziamento per il 2010, pari a 42,504 milioni di euro, ripartito tra le Regioni per una serie di attività e interventi di prevenzione sismica, tra cui circa 4 milioni di euro per studi di microzonazione sismica.

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