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CAPITOLO 2: L’EDILIZIA RESIDENZIALE SOCIALE

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 2: L’EDILIZIA RESIDENZIALE

SOCIALE

2.1

CARATTERI DELL’EDILIZIA SOCIALE

Nell’ultimo decennio molte città europee hanno visto e stanno vedendo un radicale cambiamento del proprio assetto urbano, mediante il recupero di importanti aree postindustriali, aree portuali e aree di rinnovo edilizio. Uno dei dibattiti più significativi che ruotano intorno all’abitazione e alla città è la densificazione e il recupero delle aree sottoutilizzate, che sono di fatto una sottrazione di disponibilità e di valore dell’offerta di spazio della città.

In quest’ottica è necessario dunque definire le priorità e i requisiti che dovranno avere i nuovi interventi di housing, inserendo tra i punti fermi il benessere sociale, la qualità del progetto e il rispetto per l’ambiente.

Nella concezione di nuovi insediamenti la residenza è il cuore della progettazione, anche perché è la destinazione edilizia che normalmente consuma più territorio e definisce la qualità percepita del tessuto urbano. L’housing è per questo considerato uno dei settori più significativi dal punto di vista dell’incidenza sui risultati dell’approccio ecosostenibile, sia in termini di nuova costruzione che in termini di rinnovamento dell’esistente. La Scotland Housing Guide indica come la costruzione dell’abitazione contribuisca in maniera rilevante al miglioramento delle condizioni del pianeta, mediante la riduzione della quantità del consumo delle risorse materiali, la riduzione delle emissioni inquinanti e creando insediamenti e quartieri che stimolino la coesione sociale e che attivino meccanismi di mobilità sostenibile e pubblica con condizioni di accessibilità pedonale e ciclabile delle aree urbane.

I temi di innovazione dei modelli insediativi residenziali devono entrare necessariamente anche nelle politiche di social housing.

Il problema dell’intervento pubblico nel settore della casa inizia a porsi nei Paesi europei dalla metà del XIX secolo, con l’evoluzione economica spinta da industrializzazione e urbanesimo. Nei primi tempi il social housing si afferma come un’iniziativa privata per provvedere alle precarie condizioni abitative della

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9 popolazione e soprattutto dei lavoratori. Una nuova fase dello sviluppo del social housing, che vede i governi nazionali attivamente coinvolti, si apre dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando ingenti risorse vengono destinate alla ricostruzione, articolandosi in tre fasi: prima fase (1945-1960), finalizzata alla ricostruzione affrontando il problema della carenza di alloggi, diretti soprattutto alla classe lavoratrice e al ceto medio; la seconda fase (1960-1975), durante la quale si afferma una maggiore attenzione alla qualità edilizia e al rinnovamento urbano; la terza fase (1975-1990), che fa seguito alla recessione economica di fine anni ’70, vede un progressivo disimpegno economico da parte dello Stato e lo sviluppo di un settore abitativo più orientato al mercato.

Ad oggi, lo scopo fondamentale di ogni politica abitativa è quello di garantire a tutta la popolazione un alloggio adeguato per qualità, dimensioni e costi, proponendosi al contempo ulteriori obiettivi qualitativi, quali ad esempio combattere l’esclusione sociale, sostenere il mix sociale, contribuire all’equilibrio del mercato abitativo, promuovere il risparmio energetico. Il social housing è dunque uno strumento fondamentale per perseguire questi scopi; la funzione specifica di tale strumento è quella di soddisfare i bisogni abitativi della popolazione in termini di accesso e permanenza in abitazioni adeguate e a prezzi accessibili, con particolare attenzione a quei nuclei familiari i cui bisogni abitativi non possono essere soddisfatti alle condizioni di mercato, perché al di sotto di certe soglie di reddito o in condizioni di vulnerabilità, rivolgendosi al contempo alla qualità degli alloggi e dell’ambiente circostante, nell’ottica di evoluzione delle esigenze della popolazione.

In relazione alla definizione di tipo edilizio che caratterizza questo ambito di progettazione, è possibile notare come gran parte dei recenti progetti di housing non utilizzano un solo tipo edilizio, ma c’è una tendenza a rendere ibrida la tipologia edilizia, cercando nuove relazioni sia all’interno dell’edificio stesso sia con l’esterno. Rispetto alle esperienze del passato, si nota dunque un allontanamento dalle ipotesi di aggregabilità teorica dell’organismo edilizio secondo modalità geometriche ripetitive e, al contrario, una diffusione dell’idea di organismo completo con regole e variabili di relazione non esclusivamente geometrica, inserendo quindi elementi di discontinuità.

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10 In Europa e in altri Paesi quali Cina e Giappone, il social housing, seppure con forti differenze tra i vari Paesi, eterogenei per situazioni abitative e per politiche adottate, è fortemente sviluppato. La ricerca dell’innovazione tipologica è fortemente connessa all’evoluzione delle città e al cambiamento degli stili di vita, ma anche alle diverse modalità ideologiche di aggregare le unità elementari e alla capacità della stessa di instaurare un rapporto con la città e con il contesto in cui è inserita.

Nel paragrafo seguente, i concetti fin qui descritti, sono espressi mediante l’analisi di alcuni progetti di social housing.

2.2

ESEMPI DI EDILIZIA SOCIALE

Un esempio è rappresentato dall’edificio Mirador a Madrid, progettato dallo studio MVRDV ( Figure 2.1 – 2.2 ). In tale edificio si propone un radicale cambiamento di prospettiva con la condensazione di innumerevoli stili di vita e tipologie abitative in un unico blocco verticale di 22 piani, nel quale sono racchiusi 9 edifici sovrapposto al cui centro è posta una piazza-belvedere sopraelevata, raggiungibile tramite un “promenade” aperta ed evidenziata dal colore rosso che attraversa tutta la costruzione, rappresenta un sentiero pubblico nella città verticale; lo spazio che in questo modo si libera a terra è a disposizione degli abitanti del quartiere.

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Figura 2.2 – Mirador, Madrid. Vista esterna e piazza sopraelevata.

Altro esempio di ricerca in merito all’innovazione tipologica e aggregazione delle unità è rappresentata dal complesso Linked Hybrid, a Pechino, progettato dallo studio Steven Holl Architects (Figure 2.3 -2.4). Questo è un complesso residenziale di 220.000 metri quadrati con una forte componente pedonale, una città nella città. A terra i residenti possono attraversare i numerosi passaggi aperti , mentre negozi e caffè animano lo spazio urbano attorno al lago artificiale; il ristorante, l’hotel, la scuola, l’asilo e il cinema si relazionano al verde circostante, che penetra all’interno del complesso. Le 8 torri sono collegate al ventesimo piano da un anello continuo che ospita altre funzioni pubbliche; più che elementi isolati immersi in una città, le torri propongono un nuovo spazio di tipo collettivo.

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Figura 2.3 – Linked Hybrid, Pechino. Planimetria.

Figura 2.4 – Linked Hybrid, Pechino.Vista esterna .

Esempio di intervento di recupero urbano di rilevanti dimensioni a destinazione funzionale mista e reinterpretazione dei relativi principi è rappresentato dal complesso di Elm Park a Dublino, progettato dallo studio Bucholz McEvoy Architects (Figura 2.5 - 2.6). Il progetto risolve la coesistenza di numerose e diversificate funzioni, tra cui residenze private e sociali, uffici, hotel, centro ospedaliero privato, sviluppando un nuovo ambito urbano che risulta vissuto, proprio grazie alla varietà di funzioni in esso ospitate. Lo spazio urbano, mantenuto libero grazie all’utilizzo concentrato di edifici pluriplano, diviene luogo per la circolazione pedonale e ciclabile. L’orientamento degli edifici privilegia la massimizzazione della luminosità naturale per la maggioranza degli spazi interni.

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Figura 2.6 – Elm Prk, Dublino. Vista esterna.

Un esempio di edilizia residenziale in Italia, è il progetto degli edifici a torre realizzati a Nuovo Portello a Milano, dallo studio Cino Zucchi Architetti (Figura 2.7 - 2.8). Nell’ambito di una delle più ampie aree di rinnovamento urbano della città di Milano, parte del nuovo intervento residenziale è stato affidato allo studio Cino Zucchi Architetti, che ha progettato l’inquadramento generale del contesto urbano di diversi edifici di edilizia libera e convenzionata, il progetto del suolo e delle relazioni fisiche instaurate dai nuovi edifici tra loro e con l’esistente. Le due torri di edilizia convenzionata si collocano nella continuità architettonica, cercando di instaurare un rapporto con il luogo e con il tessuto urbano, una relazione che non sia solo di tipo visivo-esterno o di tipo visivo-interno, ma anche fisica, volumetrica, con gli altri edifici e con il verde del parco.

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Figura 2.7 – Torri di edilizia convenzionata Nuovo Portello, Milano. Prospetti

Figura 2.8 – Torri di edilizia convenzionata Nuovo Portello, Milano. Vista esterna.

Ma in Italia vi sono molti altri esempi di social housing, che propongo edifici di dimensioni minori, allo stesso tempo innovativi e in accordo con le nuove tecniche di sviluppo sostenibile, che fanno fronte a realtà urbane minori.

Ne è un esempio Il nuovo progetto di Social Housing che il comune di Motta di Livenza ha affidato allo studio Matteo Thun & Partners. Esso rappresenta un nuovo modo di interpretare il Social Housing da parte delle amministrazioni pubbliche. Molto spesso i progetti di questo tipo, proprio per il loro scopo economico-sostenibile, presentano soluzioni architettoniche che non hanno mai beneficiato di alcun tipo di innovazione tecnologica. La necessità di riportarsi a

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15 livelli europei ed internazionali nel campo dell'eco-sostenibilità e dell'efficienza tecnologica, ha spinto le amministrazioni pubbliche ad investire in progetti che fossero, sotto questi aspetti, in grado di competere con i cugini nord-europei. Il progetto è realizzato su commissione dell' A.T.E.R. - Azienda territoriale per l'edilizia residenziale - di Treviso.

Figura 2.9 – Edificio di edilizia convenzionata, Treviso. Prospetto.

Figura

Figura 2.1 – Mirador, madrid. Studio del cambiamento della prospettiva.
Figura 2.4 – Linked Hybrid, Pechino.Vista esterna .
Figura 2.8 – Torri di edilizia convenzionata Nuovo Portello, Milano. Vista esterna.
Figura 2.10 – Edificio di edilizia convenzionata, Treviso. Vista esterna.

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