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Capitolo quinto IL LINGUAGGIO DELL’ARTE 1. L’arte come espressione linguistica del mondo mitico.

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Capitolo quinto

IL LINGUAGGIO DELL’ARTE

1. L’arte come espressione linguistica del mondo mitico.

Rosenzweig parla dell‟arte in ogni libro della prima parte della Stella

della Redenzione, dopo la sezione dedicata alle culture orientali. Il mondo

mitico costituisce la legge a cui l‟arte si sottopone. Scrive Rosenzweig:

«L‟opera d‟arte deve possedere quella chiusura in se stessa, quell‟indifferenza verso tutto ciò che può esservi fuori di lei, quell‟indipendenza da leggi superiori, quella libertà da doveri inferiori che abbiamo riconosciuto essere proprie del mondo del mito [..]. L‟opera d‟arte deve stare isolata [..]. Sopra di lei deve aleggiare come un soffio di quella “vita lieve e dolce” dei dèi olimpici [..]»307

.

Il bello è costituito da una forma esterna, una forma interna e da un contenuto; il mitico determina la forma esterna:

«[..] il miracolo della forma esterna [..] ha la sua origine nello spirito meta-fisico del mito. Lo spirito del mito fonda il regno del bello»308.

Passiamo al secondo libro della prima parte, quello dedicato al mondo. Il mondo fornisce all‟opera d‟arte la seconda legge fondamentale, quella della forma interna309. Questa legge fa sì che ogni parte dell‟opera sia connessa con l‟intero in maniera immediata. Inoltre, il silenzio dell‟uomo tragico, descritto nel terzo libro, rispecchia il linguaggio dell‟arte:

307 Cfr. SR, p. 38. 308 Ibidem. 309 Ivi, p. 60.

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«Come il mitico della teologia meta-fisica fondava il regno del bello nella chiusura escludente della forma esterna e il plastico della cosmologia meta-logica fondava l‟opera d‟arte, la cosa bella, nell‟esser-chiusa-in-se stessa della forma interna, così il tragico della psicologia meta-etica pone nel silenzio eloquente del sé il fondamento del comprendere senza parole, unico fondamento su cui l‟arte può divenire realtà»310

.

Il mondo dell‟arte viene tacitamente condiviso:

«[..] l‟arte, in quanto linguaggio dell‟inesprimibile, crea la prima silenziosa comprensione che soggiace ed accompagna, per sempre indispensabile, il linguaggio vero e proprio»311.

L‟arte permette di vedere il sé solo per pochi istanti, di entrarvi brevemente in sintonia, anche se il sé rimane chiuso nella propria intimità. Nel pre-mondo perenne l‟unica forma di linguaggio possibile è quella artistica. L‟idea di bellezza e perfezione si ispira al mitico, allo splendore degli dèi; la struttura interna dell‟opera d‟arte riprende il logos interno del mondo plastico; il contenuto artistico si esprime silenziosamente attraverso il „linguaggio‟ dell‟uomo tragico312

. 310 Ivi, p. 81. 311 Ivi, p. 82 312

Per approfondire questi temi cfr. Ciglia, Scrutando la «Stella».., cit., p. 116 e seg. e F. P. Ciglia, Arte, profezia della rivelazione. Sulla meditazione estetica di Franz Rosenzweig, in «Archivio di filosofia», I-III (1994), pp. 501-518. Cfr. anche Ricci Sindoni, op. cit., pp. 217- 223.

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85 Scrive Mosès:

«[..] l‟art est royaume du beau, c‟est-à-dire réalité mithyque, par son autonomie; chose belle, c‟est-à-dire réalité plastique, par son harmonie interne; enfin, signification muette, c‟est-à-dire réalité tragique, par son caractère silencieux»313

.

L‟opera d‟arte rappresenta, quindi, un‟unità reale chiusa in se stessa, in grado di comunicare in assenza di linguaggio. La rappresentazione tragica del sé risveglia nello spettatore la coscienza del sé individuale. L‟arte è uno spettacolo calato in un tempo irreale e provvisorio. L‟arte e la religione, in particolare, sono accomunate dalla capacità di «manifestare»314, anche se ciò non vuol dire rivelare: secondo Rosenzweig, l‟arte non potrà mai avere lo stesso ruolo redentore della fede315.

Lo stato greco rispecchia la legge interna dell‟opera d‟arte: gli individui, così come i singoli elementi dell‟opera, sono parti interconnesse di un intero: il particolare si sacrifica per l‟universale316. L‟arte è in grado di portare in scena la drammaticità dell‟uomo meta-etico attraverso la tragedia317. L‟arte figurativa e la religione, la politica e la tragedia sono tutte espressioni della forza demiurgica del pre-mondo misterioso.

313

Cfr. Mosès, op. cit., pp. 72-73.

314

Cfr. D‟ Antuono, op. cit., pp. 103-104.

315

Ivi, p. 106. Nietzsche, al contrario, nella Nascita della tragedia aveva attribuito all‟arte proprio questa funzione.

316

Cfr. D‟Antuono, p. 110.

317

«[..] l‟ arte, l‟unico linguaggio che rende possibile la “muta trasmissione dell‟identico”», ivi, p. 114.

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L‟estetica è un tema che attraversa tutta la Stella della Redenzione. L‟arte viene dapprima „dislocata‟ e poi „ricollocata‟, sia come arte «pura» che come arte «applicata»318. A differenza dell‟idealismo, che aveva esaltato l‟arte, Rosenzweig cerca di ridimensionarne il ruolo: l‟opera d‟arte è pur sempre un prodotto umano. Nel primo libro della seconda parte319, dedicato alla Creazione, Rosenzweig scrive:

«[..] l‟idealismo fin dal primo istante esaltò non la viva bellezza in generale, bensì la “bella arte”»320

.

E ancora:

«L‟idealismo aveva rigettato in modo caratteristico [..] il linguaggio come organon [..]»321.

Secondo gli idealisti, la realtà è l‟estrinsecazione dell‟Assoluto e l‟arte ne è la manifestazione.

L‟arte si colloca all‟interno del mondo reale e Rosenzweig parlerà di tutte le sue estrinsecazioni nella seconda parte della Stella. Tuttavia l‟origine dell‟arte si trova nel pre-mondo.Precisa Ciglia:

«L‟arte avrebbe allora la funzione di portare alla luce della piena visibilità i “fenomeni originari” dio, mondo e uomo [..]»322

.

318

Francesco Paolo Ciglia utilizza i termini «dislocazione» e «ricollocazione». Cfr. Ciglia,

Scrutando la «Stella».., cit., p. 102. 319

Cfr. SR, Il percorso o il mondo incessantemente rinnovato, p. 93.

320

Ivi, p. 150.

321

Ivi, p. 149. 322

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87

L‟arte è una forma di linguaggio particolare che precede la nascita della parola vera e propria, nascita che si avrà solo con la Rivelazione. Il ruolo dell‟estetica è quello di mantenere separati quegli elementi che cominceranno a relazionarsi grazie agli eventi teologici di Creazione, Rivelazione e Redenzione. L‟arte ha una natura paradossale, in quanto tenta di «rendere immediatamente visibile ciò che è, per sua natura, invisibile. [..]»323.

Poiché Rosenzweig considera la Rivelazione un vero e proprio «miracolo»324, l‟arte rappresenta la profezia325 che lo preannuncia. L‟arte, come il linguaggio logico-matematico, utilizza dei segni muti, in grado di suggerire l‟esistenza del mondo originario, una realtà che il pensiero filosofico potrà ricostruire solo grazie all‟intervento della teologia.

2.

L’arte «applicata»

326

.

Rosenzweig, come detto, continua a trattare il tema dell‟arte nella seconda parte della Stella. Nel libro della Creazione egli definisce l‟arte con una metafora: 323 Ivi, p. 118. 324 Cfr. SR, p. 95. 325

Per approfondire il tema della profezia e il legame tra Rosenzweig e Ha-Lewi rimando al primo capitolo. Cfr. anche C. Belloni, Franz Rosenzweig e la pre-Rivelazione nell’estetica. Il

linguaggio del silenzio, in «Filosofia oggi», XXII (1999), p. 412 e Ciglia, art. cit., p. 513. 326

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«[..] l‟arte è soltanto un arto. Un arto senza il quale l‟uomo sarebbe, è vero, storpio, ma rimarrebbe pur sempre uomo. È soltanto un arto accanto ad altri. L‟uomo è di più. [..]. Anche l‟arte riposa sotto il cuore della parola. Di per sé essa è il linguaggio soltanto dell‟inesprimibile, è il linguaggio fino a che non vi è ancora linguaggio: linguaggio del pre-mondo»327.

Si comprende come per Rosenzweig l‟arte sia, sì, un fattore importante ma non fondamentale nella vita dell‟uomo. Nel pre-mondo sono emersi gli elementi essenziali che costituiscono l‟opera d‟arte:

«Il «mitico», il «plastico», il «tragico», la totalità chiusa verso l‟esterno che, come una cornice, mette in rilievo l‟essere separandolo da tutto il resto, la connessione della forma interna, la quale connette e salda tutta la ricchezza dei dettagli dell‟opera d‟arte, il contenuto umano, che presta al bello forza di linguaggio: su queste tre colonne capitali si innestano direttamente gli archi che [..] edificano l‟opera d‟arte»328.

Tuttavia il mondo dell‟arte nella realtà si costituisce solo a partire dalle categorie di Creazione, Rivelazione e Redenzione. Gli elementi estetici fondamentali sono l‟autore, l‟opera e il piacere estetico del fruitore329. L‟artista genio è il cratore dell‟opera d‟arte330

. Le arti applicate, concrete e reali, appartengono a tre categorie differenti, che si ispirano rispettivamente agli eventi di Creazione, Rivelazione e Redenzione.

327 Cfr. SR, p. 151. 328 Ivi, p. 152. 329

Cfr. Mosès, op. cit., p. 252. Sul ruolo del fruitore cfr. F. Rondolino, Le tracce dell’originario.

Appunti sull’estetica di Franz Rosenzweig, in «Rivista di estetica», XIX-XX (1985), pp.

140-142.

330

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L‟«epico»331 corrisponde alla categoria della Creazione: esso riguarda l‟unità estetica dell‟opera, l‟aspetto spaziale complessivo. Le arti figurative sono le arti epiche per eccellenza: pittura, scultura e architettura. Queste tre arti plastiche seguono a loro volta una logica ternaria interna. La «visione»332 è appunto una sottocategoria che rappresenta l‟idea estetica iniziale dalla quale parte l‟artista; la «forma» appartiene alla categoria della Rivelazione e riguarda l‟esecuzione del lavoro artistico. Infine la «figura»333 (Gestalt) sintetizza visione e forma e appartiene alla categoria

della Redenzione.

Per quanto riguarda il «lirico»334, Rosenzweig parla di una categoria che si ispira alla Rivelazione, in quanto ciò che è fondamentale è l‟emergere dei particolari335. L‟arte lirica per eccellenza è la musica, in cui risulta centrale il concetto di tempo, l‟istante336

. Anche la musica si suddivide in tre elementi costitutivi. Il «ritmo» rappresenta «la creazione dell‟opera musicale in tutta la sua estensione»337 e si rifà alla visione delle arti plastiche. L‟«armonia», come la «forma» nelle arti figurative, corrisponde alla categoria della Rivelazione: essa fa animare ogni parte dell‟opera

331 Ivi, p. 199. 332 Ivi, p. 201. 333

Per approfondire questi temi cfr. Mosès, op. cit., p. 254 e seg.

334

Cfr. SR, p. 200.

335

Cfr. Mosès, op. cit., p. 254.

336

Il tempo sorge nel momento dello scambio dialogico tra uomo e Dio.

337

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trasformandola in suono. Infine la «melodia»338 è il risultato della

compresenza di questi due fattori e costituisce il vero principio autentico della musica.

Questa dialettica interna, nonostante possa ricordare quella hegeliana, non prevede nella sintesi il superamento degi elementi precedenti: al contrario, la sintesi è la „E‟ che unifica il positivo e il negativo, quella stessa „E‟ del linguaggio matematico del pre-mondo. Rosenzweig nel terzo libro della

Stella riassume i principali contenuti sull‟arte:

«Le categorie della creazione avevano dovunque gettato il vasto fondamento, tracciando l‟arco che va da un intero, in qualche modo presupposto, ad una quantità di particolari appartenenti al mondo dell‟arte. Partendo dallo stesso „intero‟ presupposto, le categorie della rivelazione tracciarono allora un nuovo arco, e questa volta verso il singolo particolare, che in questo modo diveniva contenutisticamente rilevante. Da questo singolo particolare, pieno di contenuto e di anima, al vasto „intero‟ che contiene tutti i particolari, le categorie della redenzione innalzano ora le volute di un terzo arco facendo sorgere un contesto pieno di contenuto e di anima, e perciò qualcosa di finito, di concluso in senso estetico»339.

Nell‟«epico» la figura dell‟artista ricopre un ruolo centrale; nel «lirico» l‟opera d‟arte è protagonista; nel «drammatico» emerge la figura dello spettatore, il fruitore dell‟opera. Nel «drammatico»340 l‟opera si afferma in tutta la sua pienezza. L‟arte drammatica per eccellenza è la poesia, espressione immediata, da un lato, del progetto creativo e, dall‟altro, della 338 Ivi, p. 255. 339 Ivi, p. 251. 340 Ivi, p. 253.

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ricchezza di particolari341. Essa riesce ad evocare significati attraverso segni visivi: le parole.

Scrive Rosenzweig:

«Perciò la poesia, essendo l‟arte più viva, è anche la più indispensabile»342.

Anche nella poesia si ritrova la presenza di tre sottocategorie. La «sonorità»343, corrispondente all‟idea di Creazione, è la sintesi di metrica, ritmica e fonetica. La «lingua»344 è la categoria legata alla Rivelazione,

quella che fa emergere l‟elemento di diversità, il fattore specifico, È tuttavia l‟«idea» che definisce profondamente la letteratura poetica, quell‟intuizione globale che lascia emergere sia la totalità dei particolari che il singolo particolare. È possibile cogliere la «figura» e la «melodia» attraverso l‟intuizione sensibile; l‟«idea»345

della poesia si coglie invece attraverso l‟intuizione intellettuale, in quanto in essa è coinvolto anche il pensiero immaginativo. La concezione estetica rosenzweighiana segue dunque la tripartizione degli eventi teologici che mettono in relazione Dio, uomo e mondo. Nel pre-mondo Rosenzweig ci spiega da che cosa è costituita l‟opera d‟arte: essa, lo sappiamo, è la manifestazione visibile delle tre fattualità originarie. Quando si passa dal mondo mitico al mondo 341 Ivi, p. 254. 342 Ibidem. 343 Ivi, p. 255. 344

Cfr. Mosès, op. cit., pp. 256-257.

345

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reale si avverte la necessità di ordinare le varie arti in sezioni. L‟arte si appoggia, quindi, alle categorie di Creazione, Rivelazione e Redenzione per sviluppare le proprie peculiari categorie.

L‟«epico» rispecchia la categoria della Creazione: in esso predominano la visibilità e lo spazio delle arti figurative. Ogni arte detta „epica‟ si suddivide in ulteriori categorie: queste seguono il ritmo triadico dei tre momenti teologici fondamentali346. In ognuno dei tre generi artistici predomina una categoria (per esempio nel caso dell‟«epico», quella di Creazione), anche se ogni tipologia di arte risente anche dell‟influenza delle altre due. Ritengo che un esempio concreto possa chiarire meglio questi complessi concetti: un quadro appartiene al genere epico, quello in cui è centrale il progetto dell‟artista e, quindi, la categoria di Creazione. Il quadro, tuttavia, è costituito dalla «visione», l‟idea generica del creatore; dalla «forma» interna particolare, categoria che richiama quella di Rivelazione347 e infine dalla «figura», che come la Redenzione, sintetizza gli altri due momenti. Come nella Creazione è centrale la figura divina, così nella «visione» del quadro prevale il punto di vista globale dell‟artista-genio (aspetto che domina anche nell‟«epico»). La «forma» simboleggia invece la particolarità dell‟opera, proprio come, attraverso la Rivelazione, l‟uomo parlante fa emergere la propria irriducibile individualità. La

346

Mi riferisco alla Creazione, Rivelazione e Redenzione.

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«figura»348, poi, porta a compimento e unifica, proprio come il processo di Redenzione, nel quale uomo e mondo cooperano per redimere Dio349. È interessante vedere come anche l‟arte si costituisca a partire dalla teologia e sia totalmente imprescindibile da essa. Rosenzweig parla delle diverse categorie dell‟arte nel secondo libro della seconda parte della Stella, il libro centrale dell‟opera, quello che tratta della Rivelazione. Scrive Rosenzweig:

«Proprio come nel libro precedente la categoria della creazione ha dovuto essere determinata, quanto al suo significato per l‟arte, mediante un ricorso diretto ai suoi elementi essenziali che avevamo scoperto nel pre-mondo, così avviene anche ora per la categoria della rivelazione. I concetti della creazione nella teoria dell‟arte sorgono nell‟influenza del “mitico” sul “plastico”, quindi nell‟emergere del singolo dall‟intero, nell‟emergere di un reale esteticamente ricco da un preestetico antecedente che si rapporta ad esso come il creatore alla sua creatura [..]. Così i concetti della rivelazione nella teoria dell‟arte sorgono nell‟influenza del “mitico” sul “tragico”, quindi nell‟agire dell‟intero sul contenuto interiore da condensare poeticamente [ver-dichten]»350.

«Epico», «lirico» e «drammatico», le tre categorie estetiche fondamentali, sono presenti in ogni forma di arte „applicata‟, anche se in misura differente.

348

Cfr. SR, p. 255.

349

Il produttore (Uhrheber) è geniale creatore secondo la categoria di creazione; secondo la categoria di rivelazione è artista al lavoro (arbeitende Künstler), secondo quella di redenzione è un uomo a tutti gli effetti (ganze Mensch) in quanto comunica agli altri uomini attraverso la sua opera. Cfr. A. Mayer-de Pay, Rosenzweigs Stellung zur Kunst, in Der Philosoph Franz

Rosenzweig (1886-1929), Internationaler Kongress Kassel 1986, a cura di Schmied-Kowarzik,

Alber, Freiburg/München 1988, vol. II: Das neue Denken und seine Dimensionen, pp. 951-964.

350

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Vorrei riassumere l‟estetica di Rosenzweig in uno schema:

Categorie Generi Arti applicate Sottocategorie

Creazione «epico» arti figurative «visione» «forma» «figura»

Rivelazione «lirico» Musica «ritmo»

«armonia» «melodia»

Redenzione «drammatico» Poesia «sonorità»

«lingua» «idea»

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3. L’arte sacra.

Nella terza parte della Stella351 Rosenzweig ci parla dell‟ebraismo e del

cristianesimo: queste due religioni costituiscono la „vita‟ e la „via‟ verso la verità. Essendo il cristianesimo una religione storica, calata nel tempo, esso ha bisogno di sostegno per approcciarsi al divino. L‟accesso al sacro può avvenire per il cristiano solo tramite l‟arte sacra. Per sentirsi davvero parte di una comunità352 è fondamentale condividere uno spazio comune: questo è dato dall‟architettura delle chiese353. Lo spazio sacro si differenzia sia dalla spazialità chiusa dell‟opera d‟arte (p.es. di una scultura), sia dallo spazio trascendentale idealistico, indifferenziato. Lo spazio di un edificio adibito al culto è „orientato‟, dotato cioè di significato profondo: la finalità riguarda l‟intento del fedele di costituirsi come comunità, come popolo di Dio. Scrive Rosenzweig:

«Lo scopo dell‟unico spazio, attraverso il quale l‟architettura diviene un‟arte applicata è infatti assai semplicemente quello di produrre in ciascun individuo il sentimento dell‟unione, ancor prima che questa unione stessa sia fondata. Essa viene fondata soltanto nell‟ascolto comune della parola. In esso è già presente»354

.

Come abbiamo visto, è la musica che si collega all‟evento centrale della Rivelazione. Per il fedele la musica liturgica, in particolare il canto corale, è in grado di creare un tempo comune condivisibile. La musica profana

351

Cfr. SR, p. 307.

352

Cfr. Mosès, op. cit., p. 258.

353

Cfr. SR, p. 363.

354

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tradizionale descritta in precedenza è sì importante, ma rimane chiusa in se stessa; essa è individualistica, è arte frivola, in quanto legata all‟immaginazione e alla sensibilità del singolo355

. Rosenzweig si era dedicato in giovinezza allo studio del violino, una passione che decise però di abbandonare per non farsi sopraffare e illudere dal potere della musica356. La musica sacra, invece, riflette il ritmo dell‟anno liturgico e scandisce il tempo. Il coro corrisponde al momento del pasto per gli ebrei, è un momento di comunione e di raccolta. Le parole della liturgia acquisiscono universalità e simboleggiano condivisione357.

La forma d‟arte in grado di esprimere direttamente la totalità dell‟uomo è la poesia. L‟arte poetica si manifesta nel sacro attraverso il „gesto‟, ad esempio quello dell‟inginocchiarsi davanti a Dio. Scrive Rosenzweig:

«Così il gesto che porta l‟uomo al compimento della sua intera umanità deve far esplodere lo spazio in cui l‟architettura aveva inserito in massa il suo corpo e gli intervalli spaziali che la musica aveva colmato e valicato. Quell‟estremo gesto, universalmente umano, del piegare le ginocchia durante le nostre feste della redenzione opera questo miracolo, fa esplodere ogni spazio così come estinguere ogni tempo»358.

355

Cfr. Mosès, op. cit., p. 260.

356

Sulla critica di Rosenzweig alla musica cfr. Rondolino, art. cit., p. 135.

357

Rosenzweig espone questi contenuti nella sezione Sociologia delle arti sonore: musica

sacra; cfr. SR, p. 368. 358

Ivi, p. 381. Rosenzweig parla dell‟importanza dell‟estetica del terzo volume della Stella e nella «Cellula».Cfr. Rosenzweig, La scrittura.., cit., p. 277.

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La «danza»359 è l‟arte nella quale la poesia si incarna, così come nei cortei e nelle processioni sacre. Anche la preghiera può essere considerata un rito gestuale e, di conseguenza, una delle forme più alte di arte360.

4. Rosenzweig e l’estetica tradizionale.

Rosenzweig risente molto dell‟influenza dell‟estetica tradizionale. Quando parliamo di estetica ci riferiamo ad una „scienza‟ nata nel „700. È Baumgarten nel 1750 a darne una definizione:

«L‟ESTETICA (teoria delle arti liberali, gnoseologia inferiore, arte del pensare in modo bello, arte dell‟analogo della ragione) è la scienza della conoscenza sensibile»361

.

Kant, influenzato da Baumgarten, utilizza il termine „estetica‟ nella

Critica della ragion pura. L‟estetica trascendentale riguarda le forme a

priori universali e necessarie della sensibilità, ovvero spazio e tempo. La

Critica del giudizio analizza i concetti di bello e di sublime. La capacità di

giudizio costituisce un ponte tra il baratro della natura e la libertà, grazie alla „finalità‟, un presupposto trascendentale che implica un‟armonia intrinseca tra l‟uomo e la natura. Attraverso il bello l‟uomo entra in sintonia con la realtà. In fondo, anche Rosenzweig ha attribuito all‟elemento

359

Cfr. G. Baffo, Die ästhetische Dimension im Denken Rosenzweigs, in Der Philosoph Franz

Rosenzweig (1886-1929), Internationaler Kongress Kassel 1986, a cura di Schmied-Kowarzik,

Alber, Freiburg/München 1988, vol. II: Das neue Denken und seine Dimensionen, pp. 975-978.

360

Sulla preghiera cfr. il capitolo quarto.

361

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artistico il ruolo di „messaggero‟ tra il mondo reale e quello originario. Kant si sofferma, poi, a parlare delle varie arti362. Accanto alle arti figurative e alla musica, spicca la «poesia»363, che riveste un ruolo particolare. Anche secondo Rosenzweig la poesia è quella forma d‟arte in grado di superare il mutismo delle arti figurative e la cecità della musica.

Abbiamo discusso anche dei numerosi punti di contatto tra la filosofia di Schelling e quella di Rosenzweig. Per quanto riguarda la concezione dell‟arte, però, le posizioni dei due pensatori sono divergenti. Nel Sistema

dell’idealismo trascendentale364

Schelling dichiara che il prodotto artistico

va dedotto. L‟arte è in grado di coniugare lo spirito oggettivo e quello soggettivo; l‟opera d‟arte è «infinità priva di coscienza» e «quieta grandezza»365: il bello artistico è cio che fornisce le regole alla natura. La poesia è ispirazione; l‟intuizione estetica è in grado di cogliere l‟Assoluto non solo soggettivamente, come quella intellettuale, ma anche oggettivamente366. L‟arte è veramente il punto chiave di tutto il sistema schellinghiano. In Rosenzweig solo la Rivelazione può ricoprire questo ruolo e perciò l‟arte deve accontentarsi di essere ancella della religione.

362

Cfr. I. Kant, Critica della capacità di giudizio estetica, BUR, Milano 1995, par. 53.

363

Ivi, par. 54.

364

Cfr. Schelling, Sistema dell’idealismo trascendentale, cit., cap. 6, p. 551.

365

Ivi, pp. 563-565. 366

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A questo punto mi sembra opportuno fare riferimento all‟estetica di Hegel. Hegel ancora nella Fenomenologia dello spirito del 1807 tratta dell‟arte nel capitolo dedicato alla religione. La „religione artistica‟ è il momento intermedio tra la religione naturale e quella rivelata; l‟opera d‟arte è la manifestazione del dio. Nell‟edizione del 1817 dell‟Enciclopedia

delle scienze filosofiche in compendio l‟arte è trattata insieme alla religione,

mentre nelle edizioni successive essa costituisce il primo momento dello spirito assoluto. Nel 1818 Hegel inizia a insegnare estetica all‟università di Heidelberg e poi a Berlino. Le Lezioni di estetica sono il risultato delle trascrizioni delle lezioni fatte dai suoi studenti. La pubblicazione definitiva del volume in tre sezioni si ha nel 1842 grazie all‟editore Hotho. La prima sezione riguarda l‟idea del bello artistico: come per Schelling, il bello artistico è superiore a quello naturale, poiché fa apparire l‟idea367. L‟idea che si conforma al concetto è l‟ „ideale‟. Dai rapporti tra forma e contenuto derivano le particolari forme d‟arte. La forma d‟arte simbolica è quella nella quale predomina la forma (ovvero l‟aspetto esteriore); nell‟arte classica si ha un equilibrio perfetto tra forma e contenuto; nelll‟arte romantica prevale il contenuto, la forma interna. Dalla forma generale, poi, la bellezza si esterna concretamente come opera d‟arte368.

367

Cfr. G.W.F. Hegel, Introduzione alla Estetica, tr. di P. Galimberti, Milano 1996, p. 119.

368

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L‟architettura appartiene alla forma simbolica; la scultura alla forma d‟arte classica; la pittura, la musica e la poesia alla forma romantica. Anche in Rosenzweg ritroviamo queste tripartizioni: forma esterna (mitica), forma interna (plastica) e contenuto (tragico); non solo, dalle tre forme d‟arte («epico», «lirico» e «tragico») si arriva alle arti particolari, „applicate‟. L‟architettura è sia per Hegel che per Rosenzweig l‟arte più elementare, legata alla pura esteriorità. Se in Hegel l‟equilibrio perfetto viene raggiunto dalla scultura classica369 (anche in Schelling), in Rosenzweig la perfezione si ha invece con la poesia, considerata da Hegel ormai inadeguata per accogliere un contenuto troppo abbondante: lo Spirito infatti si eleva al momento successivo, quello della religione. Per Rosenzweig non ha senso seguire questa dialettica fatta di momenti: l‟arte è strettamente dipendente dalla religione e non c‟è un „prima‟ e un „poi‟ dello Spirito. L‟arte, secondo, Hegel ha ormai esaurito il proprio ruolo370. In Rosenzweig, al contrario, non si può certo parlare di „morte dell‟arte‟: essa, come la filosofia, deve ritornare al proprio posto371, chiarire i propri contenuti tramite l‟appoggio della teologia.

369

Per approfondire cfr. Mayer de- Pay, art. cit.

370

Ivi, p. 51.

371

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Per quanto riguarda Heidegger, non è chiaro in che misura il suo pensiero abbia risentito della filosofia di Rosenzweig. Tuttavia si può affermare che l‟arte risulterà il punto di approdo di Heidegger dopo la cosiddetta „svolta‟. Un concetto che ritroviamo in entranbi i pensatori è quello di evento (Ereignis)372. Heidegger si rifiuta di parlare di estetica: essa rimanda al rapporto di fruizione artistica tradizionale (kantiana), nel quale il soggetto viene considerato il protagonista assoluto. Heidegger intende, invece, esporre la propria posizione sull‟arte partendo dall‟opera d‟arte concreta. Heidegger nel Saggio sull’origine dell’opera d’arte373 prende in considerazione appunto l‟opera e non l‟artista, come aveva invece fatto Nietzsche374. L‟opera, secondo Heidegger, è in grado di far emergere la

Lichtung (illuminatezza, illucatezza) dell‟essere.

372

Cfr. il terzo capitolo e Casper, Rosenzweig e Heidegger. Essere ed evento, op. cit.

373

Cfr. Heidegger, Saggio sull’origine dell’opera d’arte.., in Holzwege, op. cit.

374

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