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Capitolo 3 Buone pratiche locali di dialogo interreligioso.

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Capitolo 3

Buone pratiche locali di dialogo interreligioso.

In questo capitolo si analizzeranno le esperienze di forum, tavoli e consulte cittadine create intorno al tema del dialogo interreligioso, dando conto del quadro generale che si è venuto a formare nei vari tessuti locali del territorio nazionale1.

Si dedicherà attenzione particolare a due realtà diverse per dimensioni territoriali e sociali: Milano e La Spezia.

3.1 Esperienze di dialogo nel territorio nazionale.

In seguito alla riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione2, si è affermato un nuovo quadro istituzionale per cui regioni, comuni e province concorrono con pari dignità alla formazione dell'ordinamento giuridico. In tale contesto “l'importanza crescente delle politiche locali della multietnicità, della interculturalità e del dialogo interreligioso è testimoniata dalle molteplici iniziative adottate in un numero sempre maggiore di città volte ad agevolare il difficile processo di integrazione che, in quanto tale, presuppone la libera accettazione di una piattaforma di valori condivisi”3. Emerge l'importanza di costruire occasioni di incontro e di dialogo fra culture diverse e, conseguentemente, una più approfondita conoscenza reciproca ed una maggiore comprensione delle rispettive

1 L'oggetto di studio di questo capitolo trova il proprio punto di riferimento nelle riflessioni di Dal Corso e di Bonovento, in Religioni e diritti umani, I quaderni del cantieri (3), 2008.

2 Vedi paragrafo 2.3.1.

3 C. Bonovento, Il dialogo interreligioso, l'esperienza dei forum, tavoli e

consulte cittadine, in “Religioni e diritti umani” a cura di M. Dal Corso, I

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esigenze, allo scopo di tutelare la ricchezza propria di ogni cultura e di trovare punti di contatto per garantire sia l'individuo che la laicità delle istituzioni. Nell'attuale società, multiculturale e multireligiosa, la laicità delle istituzioni rappresenta infatti il più sicuro punto di riferimento per evitare l'inasprimento di fenomeni di fondamentalismo ed integralismo religioso, pericolosamente disgregativi del patto di civile convivenza fra tutti i cittadini, uguali e portatori degli stessi diritti e doveri di fronte alle istituzioni, a prescindere dalle proprie connotazioni religiose, etiche, razziali, linguistiche, etniche, politiche, di sesso, di orientamento sessuale od altro.

Fra le molteplici iniziative che sono state adottate a livello locale merita attenzione particolare quella che ha portato all'istituzione, in numerose città italiane, di consulte laiche e religiose, occasioni concrete di incontro e di dialogo tra realtà diverse.

Tra le prime esperienze di questo tipo sono da registrarsi quelle di Milano4 e Roma.

L'esperienza romana ha visto, attraverso il diretto intervento dell'amministrazione comunale, la nascita, prima, del Tavolo Interreligioso e, successivamente, della Consulta delle Religioni. Il primo è stato istituito, presso l'Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Roma, nel dicembre 1998, allo scopo di “contribuire all’educazione interculturale a partire dall’ambito scolastico, proponendo agli allievi delle scuole romane, alle loro famiglie, ai docenti e alle diverse comunità presenti nella città iniziative di carattere culturale ed interculturale – prese di comune accordo – che arricchiscano l’offerta di informazione e

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formazione per la cittadinanza”5.

Si tratta di un progetto rivolto specificamente al mondo della scuola, che si è concretizzato nell'organizzazione di periodici incontri fra gli allievi delle classi medie inferiori e superiori romane e i rappresentanti delle diverse comunità di fede presenti sul territorio, allo scopo di consentire l'approfondimento dei principi cardine del loro credo e del loro sentire religioso. Merita di essere segnalata l'istituzione, in funzione complementare al Tavolo Interreligioso6, del Centro Informazione e Documentazione Multireligiosa (CIDM), istituito presso il Centro Documentazione Interculturale (CIES), che si è proposto di realizzare un progetto di diffusione di materiale didattico sulle diverse fedi religiose (Scaffale Multireligioso), di bibliografie ragionate, e di fornire una consulenza bibliografica a studenti, insegnanti, associazioni, e altri utenti del Centro.

La Consulta delle Religioni ha rappresentato un secondo passo in avanti di questo progetto. Essa è stata costituita in seguito a “deliberazione del Consiglio Comunale n. 66 del 6 giugno 2002”7. Diversamente dal Tavolo Interreligioso, la Consulta si è posta come vero e proprio osservatorio sul pluralismo religioso a Roma, rivolgendosi ad un pubblico più ampio ed operando in molteplici direzioni attraverso l'organizzazione di incontri e

5 Protocollo d'intesa per l'istituzione del Tavolo Interreligioso di Roma, art.1; disponibile presso http://tavolointerreligioso.org/protocollo-dintesa/

(consultato il 14/06/2016).

6 Il Protocollo d'intesa per l'istituzione del Tavolo Interreligioso di Roma è stato stipulato tra il Comune di Roma e la Comunità Ebraica di Roma, il Coordinamento delle Chiese Valdesi, Metodiste, Battiste, Luterana, Salutista di Roma, il Centro Islamico Culturale d'Italia, la Fondazione Maitreya dell'Unione Buddhista italiana e il Centro Studi Indiani e Interreligiosi. 7 Protocollo d'intesa sull'istituzione e sul funzionamento della “Consulta delle

Religioni nella Città di Roma”, art. 1 in “Religioni e diritti umani” a cura di

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seminari sul tema della multiconfessionalità, di progetti culturali tesi a favorire l'incontro e la conoscenza reciproca delle diverse culture e fedi, visite ai principali luoghi di culto presenti sul territorio, di eventi musicali e artistici. Merita di essere sottolineato che non hanno sottoscritto il protocollo di intesa la Congregazione dei Testimoni di Geova e la Chiesa cattolica8.

L'approccio della Consulta è, per certi aspetti, diverso da quello del Tavolo Interreligioso. Infatti, mentre la prima è costituita dalle diverse confessioni religiose presenti sul territorio romano, considerate in quanto organismi a sé stanti, e quindi nella loro dimensione giuridico – istituzionale, il Tavolo si compone di rappresentanti delle diverse aree di appartenenza religiosa (ebraismo, buddismo, islam, cristianesimo protestante e ortodosso). Questa differenza corrisponde a un diverso orientamento e ad una diversità di obiettivi. La semplificazione operata dal Tavolo Interreligioso attraverso la definizione di alcuni coordinamenti per aree religiosamente omogenee corrisponde ad una esigenza di presentare alle scuole degli interlocutori in grado di dare una visione più ampia della corrente del pensiero religioso di appartenenza, mentre nella Consulta si valorizza la specificità di ogni singola confessione9.

8 Il protocollo d'intesa, considerato come carta di intenti della Consulta, è stato sottoscritto dai rappresentanti della fede Bahai, del Centro culturale islamico d'Italia, della Chiesa avventista del 7° giorno, della Chiesa evangelica battista di Trastevere, della Chiesa Luterana, della Chiesa metodista, della Chiesa ortodossa etipioca, della Chiesa valdese, delle Chiese cristiane evangeliche battiste, della Christian Science, della Comunità ebraica, dell'Esercito della salvezza, dell'Istituto buddhista italiano Soka Gakkai, dell'Unione buddhista italiana, dell'Unione induista italiana Sanatana Dharma Samgha e, per il Comune di Roma, da Franca Eckert Coen, consigliera delegata del Sindaco alle Politiche della Multietnicità.

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Particolarissima è l'esperienza di Torino, in cui la nascita del locale Tavolo delle religioni è stata conseguenza diretta della scelta del capoluogo piemontese come sede delle Olimpiadi invernali del 2006. Infatti proprio la proficua collaborazione venutasi a creare tra i vari rappresentanti religiosi durante il periodo olimpico ha generato la convinzione della necessità di proseguire tale rapporto anche dopo la conclusione dei Giochi Olimpici. Il Tavolo è stato istituito su iniziativa della giunta comunale di Torino ed è composto da tre diverse realtà: il “comitato Interfedi di Torino 2006”, il “Laboratorio delle Religioni del Centro Interculturale” e il “Comitato di Torino Spiritualità”, organismi che già da tempo si occupavano di tematiche inerenti allo sviluppo della cultura del confronto tra le religioni. Lo scopo perseguito dal Tavolo è stato quello di proseguire il lavoro iniziato dalla tre organizzazioni preesistenti, trovando uno strumento organizzativo in grado di ampliare e potenziare politiche adeguate alla complessità del panorama religioso del territorio, in una prospettiva lontana da dogmatismi e reciproche esclusioni.

Con deliberazione del Consiglio comunale n. 12/2009, a Firenze è stata istituita la Consulta per il dialogo con le confessioni religiose. In base all'art. 9 del regolamento10 della consulta, le finalità perseguite sono:

• promuovere le relazioni, nell’ambito delle istituzioni laiche cittadine, tra le differenti confessioni religiose presenti sul territorio comunale, al fine di favorirne la reciproca conoscenza ed il dialogo tra le comunità religiose e la società civile;

10 Disponibile presso

http://www.comune.fi.it/export/sites/retecivica/comune_firenze/diritti_tutela_ partecipazione/consulte.htm (consultato il 14/06/2016).

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• diffondere la conoscenza del pensiero di ogni confessione religiosa circa i temi etici e morali posti dai continui sviluppi della scienza e della società contemporanea;

• organizzare, nel rispetto della libertà religiosa, incontri ed attività finalizzate al superamento dei pregiudizi e delle incomprensioni culturali che spesso rappresentano l’origine di tensioni e conflitti nella cittadinanza;

• suggerire all’Amministrazione locale (..) interventi e strumenti idonei alla promozione di un clima di pacifica convivenza e solidarietà tra i cittadini;

• contribuire alla promozione sociale e culturale della città di Firenze e della sua popolazione, sostenendo iniziative di carattere informativo e formativo rivolte in particolar modo alle scuole (primarie e secondarie), attraverso lo strumento del Centro di In-Formazione Religiosa.

A Genova la locale Consulta delle Religioni è nata nel dicembre 2005 su proposta dell'Assessorato alla Cultura del Comune. Espressione del pluralismo etnico, culturale e religioso del capoluogo ligure, la Consulta può contare sulle adesioni di diciassette comunità di fede11. Scopo dell'organizzazione è quello di poter garantire ai molti cittadini stranieri

11 Le diciassette comunità sono: la Chiesa Cattolica; la Chiesa Battista; la Chiesa Luterana; la Chiesa Metodista; la Chiesa Valdese; l’Iglesia Evangélica Hispano-Americana; la Chiesa Anglicana; la Chiesa Cristiana Avventista del 7° giorno; la Chiesa Ortodossa Greca; la Chiesa Ortodossa Romena; la Chiesa Ortodossa Russa; la Comunità Ebraica; il Centro Islamico Culturale; l’Assemblea Spirituale Locale dei Baha’i; l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai; l’Unione Induista Italiana Sanatana Dharma Samgha; la Comunità Sikh.

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che si inseriscono nel tessuto cittadino la possibilità, non solo di continuare a praticare il proprio credo, ma anche di poter allacciare un fruttuoso dialogo con coloro che appartengono a confessioni diverse. Iniziative come queste non sono tuttavia caratteristica solo delle grandi città. Al contrario una delle prime esperienze interreligiose è stata quella che ha visto come protagonista la città di Trento. Nell'ottobre 200112 è stato istituito il Tavolo Locale delle Appartenenze Religiose13, diventato

punto di riferimento per quanti, appartenendo a differenti tradizioni spirituali, ritengono che l'incontro tra persone di diversa religione rappresenti “un giusto modello di relazione tra gli uomini e le donne del nostro tempo”14 e vogliono impegnarsi in un dialogo concreto e sincero per la pace, per lo sviluppo sociale e la collaborazione tra i credenti delle diverse appartenenze religiose. Il Tavolo ha avuto la funzione di comprendere, conoscere e farsi conoscere per realizzare il progetto di una comunità più aperta e solidale.

12 In occasione del XV° anniversario del primo incontro interconfessionale di Assisi, promosso nel 1986 da Giovanni Paolo II.

13 Fino ad oggi vi hanno aderito i rappresentanti e gli esponenti del centro Vajrapani per la tradizione buddista, del centro studi Bakhtivedanta (CSB) per l’induismo, della comunità ebraica di Merano per il Trentino Alto Adige, della chiesa cattolica-romana, attraverso l’ufficio per il dialogo, della comunità della chiesa ortodossa serba, della comunità della chiesa ortodossa romena, della comunità della chiesa ortodossa russa , della chiesa evangelica valdese, diaspora della chiesa di Verona, della chiesa evangelica luterana del Trentino alto Adige, del centro ecumenico evangelico di Trento, della chiesa veterocattolica del Trentino Alto Adige, della comunità islamica del Trentino Alto Adige della comunità bah’ai del Trentino alto Adige. lidale. Fra le diverse iniziative promosse meritano di essere ricordati i numerosi incontri pubblici, la mostra interattiva «Una fese si racconta» sugli usi e costumi delle varie religioni, il fascicolo di presentazione delle singole realtà promosso dal «Forum Trentino per la Pace» destinato principalmente agli alunni ed insegnanti delle scuole cittadine.

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A Livorno l'iniziativa che ha portato, nell'ottobre 2006, all'istituzione del Tavolo delle Religioni è strettamente legata alle celebrazioni per il 400° anniversario della città, da sempre multietnica e multiculturale, che affonda le sue radici di tolleranza nelle “Leggi Livornine”, promulgate nel 1593 da Ferdinando I. L'obiettivo perseguito attraverso la costituzione di un tavolo permanente di confronto tra fedi ed appartenenze diverse è stato di realizzare una maggiore conoscenza delle realtà religiose cittadine ed una maggiore collaborazione a livello locale.

3.2 Milano: il “Forum delle Religioni” e l'Albo delle

associazioni e organizzazioni religiose del Comune.

Milano è stata testimone, fin dai primi anni ottanta, del diffondersi, sia nella società civile, attraverso le proprie istituzioni pubbliche e culturali, sia nelle diverse comunità cristiane, di una crescente sensibilità verso il tema del pluralismo religioso concretizzatasi nella realizzazione di progetti sociali tesi a favorire incontri interconfessionali su temi di comune interesse e di iniziative dirette alla presentazione delle religioni, fino a sfociare, in anni più recenti, nell'istituzione del Forum delle religioni. Esso, rispetto a tutte le altre precedenti e numerose iniziative, ha costituito un fatto decisamente nuovo, perché è nato come una forma di paritetica e multilaterale autoconvocazione da parte dei soggetti (comunità ed organizzazioni) appartenenti all’area religiosa delle quattro tradizioni (buddista, cristiana, ebraica, musulmana) presenti a Milano in modo sufficientemente strutturato.

“Nella sua novità il Forum si diversifica sia dalle iniziative promosse da un ente civile, sia da quelle proposte da un soggetto religiosamente

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connotato. (..) Il Forum nasce proprio dall’esigenza di esprimere una corretta e piena dimensione interreligiosa nella stessa realizzazione delle iniziative comuni. Inoltre esso è funzionale al fatto che, negli incontri più ufficiali, non ci si limiti a relazioni soltanto bilaterali”15.

La genesi del progetto che ha permesso la sua nascita è riconducibile al convegno interreligioso Religioni per la pace nello spirito di Assisi16,

promosso nell'ottobre 2000 dalla Comunità di Sant'Egidio. “In quell’occasione l’Arcidiocesi di Milano, rivolgendosi a ciascuna comunità ed organizzazione religiosa, cristiana o non cristiana, formulò il voto di potersi ritrovare tutti insieme, allo stesso titolo, intorno ad un unico tavolo allo scopo di pensare e programmare, promuovere e realizzare un progetto comune capace di essere «interreligioso» fin dal suo inizio e dalla sua impostazione. In piena e paritetica collaborazione venne così elaborato un programma di incontro pubblico - che vide gli interventi di D. Teundrup, R. Sirat, M. Bashir al-Bani, C.M. Martini in rappresentanza rispettivamente di buddisti, ebrei, musulmani e cristiani sul tema «L’accoglienza dell’altro, via alla pace» - ed un «Appello» alla città, che sulla civica piazza di S. Angelo venne solennemente firmato da diversi leader religiosi di Milano e quindi consegnato al sindaco”17. Il positivo risultato dell’evento e la fecondità del metodo sperimentato hanno confermato la volontà di continuare sulla strada intrapresa: già il giorno successivo fu offerta ai leader religiosi di Milano una qualificata presentazione di World Conference on Religion and Peace18, cui si è 15 http://www.forumreligionimilano.org/BrevestoriadelFRM/tabid/65/Default.as

px (consultato il 15/06/2016).

16 Il titolo rimanda all'evento del 27 ottobre 1986, quando Giovanni Paolo II invitò, ad Assisi, i leader religiosi per pregare a favore della pace.

17 Cfr. Bonovento p. 14.

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ispirato il successivo cammino. Infatti, soprattutto nel periodo 2001-2004, si è privilegiato il processo di costituzione di una sezione milanese di Religions for Peace. Con essa è stato possibile promuovere alcune iniziative qualificate nella loro dimensione interreligiosa19.

Nel giugno 2004 è stato dato l’avvio al processo di costituzione del Forum con lo scopo di integrare le funzioni della sezione milanese di Religions for Peace, alla quale i soci, anche se qualificati rappresentanti delle proprie religioni, hanno aderito solo a titolo personale. “Con la costituzione del Forum delle Religioni a Milano si intende invece offrire alla città ormai multietnica la presenza e il servizio di un organismo interreligioso, in cui le religioni siano rappresentate attraverso l’adesione non di singole persone, ma delle stesse organizzazioni e comunità religiose formalmente costituite. Per questo lo statuto, inteso come carta d’intenti, viene sottoscritto da ogni firmatario a nome del singolo soggetto di cui è responsabile o che lo ha deputato a rappresentarlo. La data della firma - il 21 marzo 2006, equinozio di primavera - è stata scelta per il suo universale significato cosmico, che prescinde da specifici simbolismi religiosi”20.

Quella del Forum è, dunque, è un'esperienza propriamente interconfessionale, che non manca comunque di rivolgersi alle istituzioni

rappresentanti delle più importanti religioni volata alla promozione della pace.

19 In questa ottica si possono menzionare alcune veglie interreligiose di preghiera, a cominciare da quella intitolata Religioni a Milano per la Pace e organizzata l’11 ottobre 2001, un mese dopo gli attentati terroristici negli USA. Gli stessi annuali incontri del 27 ottobre e diverse altre iniziative si sono avvalse della collaborazione interreligiosa dapprima di Religions for

Peace e poi del gruppo di lavoro impegnato nella costituzione del Forum delle Religioni a Milano.

20 http://www.forumreligionimilano.org/BrevestoriadelFRM/tabid/65/Default.as px (consultato il 15/06/2016).

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civili. Nella Carta di Milano 201321 “il Forum propone alla società civile e alle sue istituzioni pubbliche un proprio contributo all'elaborazione di criteri ispiratori e di prassi operative che favoriscano rapporti corretti e costruttivi tra gli organi politici e amministrativi della polis da una parte e le comunità e associazioni religiose dall’altra. (..) Si intende, con il diretto coinvolgimento della Città e delle sue istituzioni, proporre all’attenzione di tutti alcune modalità di attuazione del fondamentale principio democratico della libertà religiosa, attraverso l’indispensabile dialogo fra le religioni e la feconda collaborazione con le istituzioni pubbliche”22. Il punto 7 della Carta richiama all'attenzione l'esperienza delle consulte cittadine in tema di dialogo interreligioso. “La buona prassi di istituire consulte locali interreligiose tese a promuovere il confronto costante con le diverse comunità deve essere valorizzata e diffusa. A tal fine le istituzioni, a livello sia nazionale sia locale, favoriscano, come accade in altre parti del mondo, le reti del dialogo interreligioso sorte nell’ambito della società civile, con la consapevolezza che esse, in un’epoca di continue trasformazioni, contribuiscono al rafforzamento della coesione sociale”23.

Accanto all'esperienza del Forum, si ritiene che meriti considerazione un altro tipo di realtà, quella dell'Albo delle associazioni e organizzazioni religiose del Comune di Milano.

Con la deliberazione n. 1444 del 2012, la Giunta Comunale ha approvato delle “linee di indirizzo per la promozione del dialogo interreligioso e per il sostegno del diritto della libertà di culto delle comunità religiose

21 Disponibile presso http://www.cadr.it/diritto.html (consultato il 15/06/2016). 22 Carta di Milano 2013, p. 2.

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presenti sul territorio cittadino”24. “La delibera si colloca nell'ambito delle competenze dei Comuni, ai quali sono state attribuite funzioni amministrative in materia di edilizia di culto”25. Essa si pone come “primo tentativo italiano di una politica ecclesiastica comunale”.

Il tessuto sociale milanese, a cui tale deliberazione si riferisce, è caratterizzato da numerose comunità della più varia provenienza e questo fa sì che la questione dei luoghi di culto non riguardi soltanto i gruppi musulmani ma la maggior parte delle nuove religioni26 stanziatesi sul territorio ambrosiano. Secondo Angelucci questo rende necessario de – islamizzare la questione musulmana almeno per due ordini di ragione. Innanzitutto, perché non sussiste coincidenza tra la realtà religiosa complessivamente intesa e quella specificamente islamica. In secondo luogo, perché insistere unicamente sull'Islam implica, non solo perdere di 24 Comune di Milano. Deliberazione della Giunta 6 luglio 2012, n. 1444. Approvazione delle linee di indirizzo per la promozione del dialogo interreligioso e per il sostegno della libertà di culto delle comunità religiose presenti sul territorio cittadino, in “Quaderni di diritto e politica

ecclesiastica” 2/2013, pp. 540 ss.

25 L'analisi dell'Albo, su cui la presente riflessione viene condotta, è di A. Angelucci, L'Albo delle associazioni e organizzazioni religiose del Comune di

Milano, in “Quaderni di diritto e politica ecclesiastica” 2/2013, pp. 462 ss.

26 Sulla base della legge regionale lombarda n. 2 del 2015 (prima dell'intervento della sentenza della Corte Costituzionale n. 63/2016 [vedi capitolo 2.3.3.]), il 31 ottobre 2015 è stata inaugurata a Milano, in via Testi, la nuova sede di Scientology. La nuova chiesa aveva chiesto e ottenuto i permessi agli uffici urbanistici del Comune per la riqualificazione e il cambio di destinazione d'uso di un edificio, ex sede degli uffici della Philips. Così Scientology ha potuto regolarmente convertire un ampio edificio commerciale (quasi diecimila metri quadrati) in luogo di culto a tutti gli effetti. Sono da rilevare i dubbi circa la sussistenza da parte di questo movimento delle caratteristiche proprie di “confessione religiosa”, da cui deriva il diritto di possedere un luogo di culto normativamente definito. Le sue sedi non sono adibite propriamente a una qualche forma di preghiera o culto, ma “predisposte per sessioni di auditing finalizzate a liberare la mente cosciente dalla mente reattiva”. Questa ricostruzione è di Oliosi, pp. 32 ss.

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vista l'esigenza di garantire il complessivo pluralismo confessionale e culturale (Corte Cost. sent. n. 203/1989), ma anche ignorare il panorama socioculturale locale, andando così ad esacerbare un problema autoalimentato da polemiche poco produttive.

Presupposti dell'azione comunale sono gli artt. 3, 8, 18, 19, 20 e 21 della Costituzione; da notare che viene tralasciato l'art. 2. Viene sottolineata la rilevanza della tutela della libera espressione religiosa come uno dei cardini più importanti delle democrazie costituzionali contemporanee e ricordato che “con il riconoscimento del principio supremo della laicità dello Stato, la Corte Costituzionale ha inserito il diritto di libertà religiosa all'interno di un orizzonte di pluralismo culturale e religioso in cui tutti gli attori sociali, inclusi quelli religiosamente connotati, sono chiamati a dare il loro contributo alla costruzione del bene comune ovvero, traslando tale concetto sul piano locale, in città comune27.

E' affermato che “in applicazione del dettato costituzionale le pubbliche istituzioni sono chiamate a facilitare e sostenere il libero esercizio dei culti, dovere che diviene vero e proprio obbligo a rimuovere gli ostacoli che potrebbero comprometterne l'esercizio”. Su questa base, viene riconosciuto che “si rende necessario rimediare a una situazione di totale assenza dell'Amministrazione comunale rispetto a tale fenomeno significativo che chiede di essere riconosciuto, governato e ricondotto all'interno di un patto che identifichi e riconosca i diritti e i doveri di tutte le parti coinvolte. Il Comune, pertanto, nell'ambito delle proprie competenze e in ottemperanza al dettato costituzionale, nella convinzione

27 Cfr. Comune di Milano. Deliberazione della Giunta 6 luglio 2012, n. 1444.

Approvazione delle linee di indirizzo per la promozione del dialogo interreligioso e per il sostegno della libertà di culto delle comunità religiose presenti sul territorio cittadino.

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che un rapporto attento con e tra le comunità religiose costituisca un fattore importante per la costruzione di una pacifica e civile convivenza, intende sviluppare un dialogo aperto, trasparente e regolarecon tutte le realtà attive nel proprio ambito territoriale al fine di condividere e costruire un sentimento comune di responsabilità nei confronti della città”. La formula di dialogo appena citata richiama alla memoria quella dell'articolo 17 TFUE, facendo ipotizzare la sua piena applicabilità, nei termini descritti dalla norma, anche a livello locale.

Il Comune, dunque, si impegna “a rendere operative tutte le proprie competenze in materia di diritto di libertà religiosa nella convinzione che il pieno godimento di tale diritto costituisca un tassello fondamentale nella costruzione di una cittadinanza condivisa”.

Viene anche rilevata l'intenzione di “avviare un più attivo e stretto confronto con il Forum delle Religioni costituitosi nel 2004 (..) al fine di sviluppare una reciproca conoscenza del rispetto della diversità dei culti e in una logica di pacifica, cordiale e rispettosa convivenza sul territorio cittadino”.

La deliberazione, conformandosi a quanto stabilito in materia dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 346/200228 relativa proprio alla previgente Legge Regionale lombarda29, rammenta che “facoltà coessenziale al diritto di libertà religiosa” è “la necessità di disporre di luoghi idonei in cui poter praticare il culto in condizioni dignitose”, non solo per le confessioni con intesa, ma altresì “per tutti i gruppi religiosi presenti sul territorio cittadino”.

28 http://www.giurcost.org/decisioni/2002/0346s-02.html (consultato il 16/06/2016).

29 Si fa qui riferimento alla Legge Regionale lombarda n. 12 del 2005 (vedi capitolo 2. 3.3).

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Vista la necessità di definire i parametri per assicurare lo svolgimento del culto pubblico e i criteri per identificare i soggetti confessionali interessati e “abilitati a fruire della destinazione d'uso per fini cultuali” di spazi pubblici/privati, la Giunta ha individuato come strumento ad hoc un “Albo speciale delle Associazioni e delle Organizzazioni Religiose” a cui potersi iscrivere. E' richiesta la previa sottoscrizione di un Protocollo di impegno con il Comune, contenente diritti e doveri reciproci, per poter “richiedere la messa a norma degli spazi in uso per l'esercizio del culto e/o beneficiare della destinazione di aree e/o spazi pubblici/privati per lo svolgimento di attività riconducibili alla pratica pubblica del proprio culto”. I destinatari della delibera sono identificati in soggetti confessionali e, in particolare, nelle comunità religiose. I passaggi richiesti sono tre:

1. iscrizione all'Albo;

2. ratifica del Protocollo di intesa;

3. istanza al Comune per mettere a norma gli spazi in uso o per partecipare a procedure pubbliche per la destinazione di nuove aree e/o strutture da destinare al culto.

Infine la delibera ha previsto la costituzione di una Commissione di esperti e studiosi “nelle diverse confessioni religiose e di diritto delle religioni” per “individuare i criteri e i requisiti da inserire nell'Avviso pubblico per l'identificazione dei soggetti confessionali abilitati all'iscrizione all'Albo delle Organizzazioni e delle Associazioni Religiose” e per “definire il testo del Protocollo tra il Comune di Milano e le organizzazioni/associazioni di cui al precedente Albo finalizzato al corretto svolgimento delle attività legate all'esercizio pubblico del culto e alla promozione di iniziative per la reciproca conoscenza degli specifici patrimoni spirituali”.

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evidenza il carattere innovativo degli elementi contenuti nella Deliberazione di Giunta Comunale sul tema della tutela del diritto della libertà di culto, anche in considerazione della mancanza, a livello nazionale, di una legge quadro30. Per quanto riguarda gli elementi caratterizzanti l'Albo e i requisiti per l'iscrizione, la Commissione ha precisato che questo assume “natura dichiarativa” e che il perseguimento esclusivo e/o prevalente del fine di religione o di culto da parte delle associazioni e/o organizzazioni richiedenti l'iscrizione all'Albo costituisce requisito essenziale per la stessa. I requisiti e la documentazione da inserire nell'Avviso pubblico per la costituzione dell'Albo erano stati individuati nell'art. 70 comma 2 Legge Regionale lombarda n. 12/2005, riguardante gli elementi caratterizzanti gli “enti delle altre confessioni religiose”. All'Albo avrebbero potuto iscriversi, dunque, confessioni con e senza intesa, con la precisazione della non necessità, al fine dell'iscrizione e della fruizione della normativa in tema di edilizia di culto della presenza di ministri di culto approvati ai sensi della legislazione sui culti ammessi. Il Protocollo, approvato dalla Commissione, riafferma l'esigenza di osservare le regole che sovrintendono un ordinato svolgimento del culto nel rispetto dell'ordinamento giuridico italiano e della civile convivenza. In esso è ribadita la centralità del diritto di libertà religiosa e il ruolo della laicità dello Stato come principio supremo dell'ordinamento costituzionale. Viene richiamata la giurisprudenza della Corte Costituzionale in materia di libertà religiosa con specifico riferimento al diritto alla libera disponibilità di un luogo di culto. L'Amministrazione comunale richiede che le associazioni e organizzazioni religiose che chiedono l'iscrizione al presente Albo si impegnino a rispettare con

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particolare cura, oltre le generali disposizioni delle leggi civili, penali ed amministrative vigenti, anche le norme e i regolamenti più specificamente concernenti l'ordinato svolgimento del culto, quali, ad esempio, le disposizioni in tema di affollamento degli spazi e parcheggi, affissioni negli spazi pubblici esterni, decoro urbano, occupazione di suolo pubblico, immissioni e utilizzo di mezzi di diffusione sonora, normative di settore nel caso di esercizio di attività diverse dal culto.

L'Albo risulta essere “una sorta di elenco che raggruppa associazioni e/o organizzazioni con fine di religione o di culto (..); è aperto; ha natura dichiarativa”31.

A proposito della definizione dell'Albo come “una sorta di elenco”, è necessaria una precisazione. Questa definizione non deve trarre in inganno dal momento che la categoria elenco, salvo intenderla quale sinonimo di albo, non caratterizza adeguatamente quello in questione, perché è qualcosa di diverso rispetto a uno strumento di tecnica organizzativa, non essendo una mera rappresentazione documentale di soggetti finalizzata alla produzione di certezze giuridiche, anche se si tratta di un documento compilato e tenuto da un ente locale. Il termine albo definisce meglio il documento in questione, e ne è conferma la frequente presenza, nei Comuni, di albi di associazioni, ad esempio culturali.

L'Albo delle Associazioni e/o Organizzazioni Religiose è uno spazio, consultabile dal pubblico e funzionalmente volto: a) ad informarlo sulla presenza, nel territorio cittadino, di associazioni e/o organizzazioni (con finalità, quantomeno prevalenti, di religione o di culto) che, iscrivendosi al predetto albo, abbiano manifestato interesse ad avviare un dialogo con il

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Comune, per una reciproca conoscenza e per identificare le problematiche reciproche legate al diritto di libertà religiosa; b) a stipulare un patto, riconoscendo i diritti e i doveri – di cui al Protocollo, da sottoscrivere per ratifica e adesione – propri dell'associazione e dell'ente; c) a risolvere la questione del luogo di culto secondo le regole della civile convivenza e per poterne alla fine effettivamente beneficiare. Così inteso sarebbe facoltativo (la sua istituzione non era obbligatoria per il Comune di Milano né l'iscrizione risulta obbligatoria per le associazioni), speciale (per destinazione, ossia destinato alle sole associazioni cultuali che intendano dialogare con il Comune di Milano e la sua cittadinanza e che vogliano regolarizzare i propri luoghi di culto o acquisirne di nuovi) e improprio (trattandosi di un mezzo di diffusione di notizie istituito non da norme statali, ma da un ente locale).

A ulteriore conferma della maggiore adeguatezza della dicitura di albo è il suo carattere aperto: l'albo è un documento a revisione permanente. Per la sua natura aperta l'Albo potrà costituire uno strumento utile per i Settori del Comune di Milano (Educazione, Cultura ecc.) che si trovino ad occuparsi, a vario titolo, di associazionismo religioso e libero esercizio del culto.

Per ciò che concerne la sua natura, essa risulta chiaramente dichiarativa. L'iscrizione all'Albo potrà costituire una sorta di attestato di disponibilità dell'associazione religiosa a sviluppare un dialogo con l'Amministrazione Comunale in una logica di reciproca fiducia e di costruzione di un rapporto di pacifica e civile convivenza. Ciò non implica in alcun modo la costituzione di uno status in capo all'associazione che vi si iscrive. Si deve cioè escludere che l'autorizzazione fatta dall'Amministrazione pubblica all'iscrizione dell'associazione sia un accertamento costitutivo. In altri

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termini, tanto il procedimento d'inserzione nell'Albo (momento accertativo), quanto il provvedimento di iscrizione (momento deliberativo), quanto, ancora, l'Albo stesso, hanno natura dichiarativa. Il Comune non può, pertanto, con un atto amministrativo, rendere costitutivo l'accesso all'Albo delle associazioni religiose, introducendo, rispetto alla normativa regionale, un elemento necessario e ostativo in caso di assenza, non considerato dalla legislazione regionale: l'Albo ha, infatti, la funzione di facilitare il godimento del diritto al luogo di culto, ma non può esserne condicio sine qua non, ovverosia obbligatorio.

Successivamente alla delibera e ai lavori della Commissione, il percorso è proseguito con la delibera n. 2475 del 30 novembre 2012 di Approvazione degli indirizzi e dei criteri per l'iscrizione in un albo delle associazioni e organizzazioni religiose presenti sul territorio cittadino32 e con l'Avviso pubblico per l'iscrizione all'Albo delle Associazioni e Organizzazioni Religiose presenti sul territorio della città di Milano33. La prima presentazione delle domande doveva pervenire all'Ufficio Protocollo del Comune di Milano dal 7 gennaio 2013 al 28 febbraio 2013, tramite la compilazione della domanda di iscrizione all'Albo e la sottoscrizione del Protocollo. L'Albo delle associazioni iscritte è pubblicato on line sul sito del Comune di Milano e aggiornato annualmente34.

32 Comune di Milano. Deliberazione della Giunta 30 novembre 2012, n. 2475. Approvazione degli indirizzi e dei criteri per l'iscrizione in un albo delle associazioni e organizzazioni religiose presenti sul territorio cittadino, in

“Quaderni di diritto e politica ecclesiastica” 2/2013, pp. 590 ss.

33 https://www.comune.milano.it/dseserver/webcity/GareContratti.nsf/weball/74

437CB6254C94D7C1257ADA004D73B2?opendocument (consultato il

16/06/2016).

34 http://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/partecipa/iscrizionealbi/albo_a ssociazioni_religiose (consultato il 16/06/2016).

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Se l'inizio è positivo, è presto parlare di un modello milanese35. Si tratta di un intervento che mira ad avere un carattere suppletorio e che, al tempo stesso, si situa in un quadro normativo, ossia in un sistema delle fonti del diritto di libertà religiosa, privo nel suo insieme, di organicità e di coordinamento.

3.3. La Consulta delle Religioni della Città della Spezia.

Dopo Roma e Genova, La Spezia è stata la terza città italiana ad istituire una Consulta delle Religioni36. Il 24 maggio 2006 è stato sottoscritto il Protocollo di Intesa che ne ha sancito ufficialmente la nascita, alla presenza del Sindaco e dei rappresentanti di undici37 Comunità Religiose presenti in città. Il confronto era iniziato a novembre del 2005 e condotto dall’Assessorato al Welfare Municipale, che aveva supportato tutte le fasi di un dialogo aperto e comune con la Chiesa Battista, la Chiesa Cattolica, la Chiesa Cristiana Avventista, la Chiesa Cristiana Evangelica dei Fratelli della Spezia, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, la Chiesa Metodista, la Chiesa Ortodossa Romena, la Chiesa del Vangelo Quadrangolare, la Comunità Ebraica della Spezia, la Comunità Islamica e l’Istituto Buddista Italiano “Soka Gakkai”.

Successivamente era maturata l’idea della Consulta come organismo partecipato, rappresentativo e permanente. L'obiettivo che la Consulta si era posta era di favorire la collaborazione tra Amministrazione Comunale e Comunità Religiose al fine di realizzare, tra le altre cose, spazi comuni per il raccoglimento e la preghiera, valorizzare le festività religiose, ma

35 Cfr. Angelucci, p. 477 - 478.

36 http://www.comune.laspezia.it/servizi/cittadinanza/consulta_religioni/nascita. html (consultato il 17/06/2016).

37 Successivamente alla stipula del Protocollo, nel 2008, si è aggiunta anche la Chiesa Cristiana Evangelica Assemblee di Dio in Italia.

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soprattutto coinvolgere i cittadini nella partecipazione a eventi pubblici al fine di promuovere il dialogo, la cultura della pace ed il rispetto dei diritti e delle libertà individuali. Nello specifico le finalità prefissate erano:

• favorire una visione più ampia e più ricca delle realtà religiose presenti in città;

• riconoscere e garantire le opportunità di pratica religiosa alle Comunità Religiose, nell’ambito di spazi collettivi;

• favorire il dialogo fra le comunità religiose e la cittadinanza;

• promuovere il rispetto verso i differenti cammini di spiritualità per superare pregiudizi ed incomprensioni;

• collaborare insieme all’Amministrazione Comunale in quelle attività in cui il contributo delle Comunità Religiose gioca un ruolo determinante;

• integrare le attività interreligiose già esistenti in città.

I fondamenti giuridici su cui la Consulta è stata costruita sono individuati dal Protocollo di Intesa nelle seguenti norme:

 artt. 7 e 8 della Costituzione;

 L. n. 1159/1929 sui “culti ammessi” e il suo decreto di attuazione (Regio Decreto n. 289/1930);

D.P.R. n. 230/2000 (Regolamento recante norme sull'ordinamento

penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà)38;

D. Lgs. n. 267/2000 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento

degli enti locali)39;

38 http://www.penale.it/legislaz/dpr_30_6_00_230.htm (consultato il

17/06/2016).

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 artt. 2140 e 2341 dello Statuto comunale del Comune della Spezia42

sul riconoscimento delle libere forme associative e l'istituzione delle Consulte;

 Ordine del giorno del Consiglio Comunale della Spezia del 8

luglio 2005.

Il Protocollo del 2006 individuava come partecipanti “le confessioni religiose presenti sul territorio comunale, riconosciute dallo Stato nelle varie forme previste dagli artt. 7 – 8 della Costituzione e Leggi applicative, nonché ai sensi della L. 24 giugno 1929 n. 1159 e del R.D. 28 febbraio 1930 n. 289 e più in generale dalla legislazione vigente in materia” e anche “altre comunità di religioni che, pur non disponendo dei requisiti sopra definiti, possano dimostrare la loro effettiva presenza nel territorio comunale”43.

Tra le attività promosse dalla Consulta sono stati realizzati diversi

17/06/2016).

40 Con il Regolamento di cui al precedente arti colo, possono essere istituite le consulte dell'associazionismo e del volontariato. Le consulte, nei settori di proprio specifico interesse, oltre che esprimere il parere su richiesta del Consiglio comunale, possono avanzare proposte al Consiglio comunale, al Sindaco ed alla Giunta comunale, che hanno l'obbligo di risposta nei termini e nei modi previsti dal Regolamento.

41 Il Comune della Spezia, riconoscendone l’esistenza per antica tradizione, articola il proprio territorio, secondo quanto previsto dall’art. 17 del D. Lgs. 267/2000, in Circoscrizioni quali organismi di partecipazione, di decentramento amministrativo, di consultazione, di gestione dei servizi di base e d’esercizio di funzioni delegate dagli Organi del Comune. Esse rappresentano le esigenze della propria popolazione nell’ambito dell’unità del Comune. Concorrono alla formazione dell’indirizzo politico ed amministrativo attraverso lo strumento della proposta e l’esercizio della funzione consultiva, disciplinate dal Regolamento (..).

42 http://www.comune.laspezia.it/export/sites/SPEZIAnet/ilcomune/statutoregol amenti/statuto_comunale.pdf (consultato il 17/06/2016).

43 Protocollo di intesa per l'istituzione della Consulta delle Comunità delle Religioni nella Città della Spezia, 2006, art. 4.

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progetti.

In seguito a deliberazione della Giunta Comunale n. 149 del 15 maggio 2006, è stato realizzato, in un’area verde della città, uno spazio simbolico denominato “Parco della Pace” a creazione, oltreché di un luogo fisico di incontro dei cittadini, delle culture e delle religioni, di un luogo di riflessione aperto a tutti. Ciascuna comunità religiosa aderente alla Consulta ha contribuito, per la predisposizione del giardino, con l’acquisto di una pianta di piccole dimensioni alla quale è stata affiancata una targa con riportato un testo appartenente alla letteratura religiosa della singola comunità.

E' stato avviato e portato avanti proficuamente, con la collaborazione dell’Istituto Professionale Alberghiero “G. Casini” della Spezia, un progetto sul tema delle tradizioni e dei precetti alimentari nelle differenti comunità religiose. Esso, denominato Cibo e Religioni, si rivolge in particolare alle classi dell’Istituto dell’indirizzo ristorativo, mirando, da un lato, a diffondere la conoscenza e il rispetto per le differenti culture alimentari, dall’altro, a professionalizzare gli allievi affinché sappiano far fronte alle richieste di una società sempre più multiculturale.

In vista della costruzione del nuovo ospedale civile cittadino, la Consulta ha richiesto, con documento presentato il giorno 11 maggio 2011, che la progettazione del nuovo ospedale debba necessariamente prevedere appositi spazi da destinare ad uso collettivo per la preghiera e la meditazione. Per questo tutte le Comunità delle religioni partecipanti alla Consulta si sono rese disponibili a offrire un contributo concreto alla Dirigenza dell’Azienda Sanitaria Locale per la migliore localizzazione e sistemazione di tali locali.

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E' stata prevista l’organizzazione di incontri periodici dedicati alla libertà di culto e di coscienza e di iniziative ludico-sportive (es. torneo di calcetto interreligioso).

Nel 2009 è stato realizzato un cortometraggio “I colori della fede”44 per diffondere la conoscenza delle differenti comunità religiose presenti in città, favorendone una visione più ampia e ricca secondo un criterio di pari dignità delle differenti fedi.

Con i Servizi Cimiteriali Comunali è stato concordato l’utilizzo di una “sala del commiato”, quale spazio neutro, privo di simboli religiosi, disponibile sia a laici che ad appartenenti ad una qualunque fede (diversa dalla cattolica).

La Consulta collabora, infine, con il Programma di intervento a contrasto della povertà nell’ambito del progetto “Buon Mercato” per il recupero delle merci alimentari invendute e ridistribuite nei canali della solidarietà. In occasione dell'incontro con i capigruppo del Consiglio Comunale della Spezia, il 4 febbraio 2009, i componenti della Consulta hanno chiesto al Consiglio stesso “di essere consultati sui temi che riguardano questioni etiche e religiose (ad esempio la possibilità di un luogo di culto per la comunità mussulmana), di avere maggiore visibilità nei momenti pubblici, p. es. in sede di festival o iniziative sulla pace organizzate dal Comune, di sostenere un lavoro di informazione e sensibilità nelle scuole e presso i giornalisti e gli operatori dei mass media”45. Un'importante notazione è

44 Disponibile presso https://www.youtube.com/watch?v=1mRqKYGF8tU

(consultato il 17/06/2016).

45 Il documento riguardante “Incontro della Consulta delle comunità delle religioni con i capigruppo del Consiglio Comunale della Spezia 4 febbraio

2009” è disponibile presso

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quella per cui “la (..) Consulta comprende tutte le realtà religiose del territorio, a prescindere dal loro statuto giuridico, considerandole componenti importanti della società” e che le “differenze istituzionali non sono (..) un ostacolo nelle relazioni dirette fra le comunità all'interno della Consulta, anzi costituiscono un arricchimento reciproco nella costruzione di una società basata su relazioni di giustizia”.

In seguito alla Deliberazione della Giunta Comunale n. 137 del 4 giugno, il 10 luglio 2015 il protocollo d'intesa è stato rinnovato. Alle comunità già presenti in Consulta si è aggregata la Comunità dei Bahá'í della Spezia. Rispetto al precedente, il nuovo Protocollo individua gli aderenti appartenenti a confessioni prive di intesa e non comprese nei “culti ammessi” con una formula più precisa: “(..) altre comunità di religioni che (..) possano dimostrare lo svolgimento, in forma continuativa, di attività specifiche del proprio credo in ambito comunale”46. A livello organizzativo interno è stata prevista la nomina di un Portavoce (art. 5.1) e di un Segretario (art. 5.2), i cui incarichi sono attribuiti a rotazione e per la durata di un anno. Il Portavoce ha i compiti di: convocare e presiedere la Consulta e coordinarne le attività; curare i rapporti con l'Amministrazione Comunale e con le istituzioni locali; curare i rapporti con i mezzi d'informazione in merito alle sue attività. Il Segretario si occupa di: mantenere le relazioni con le diverse Comunità aderenti in merito ai lavori della Consulta e raccogliere proposte e comunicazioni diffondendole a tutti gli aderenti; compilare i verbali degli incontri della Consulta riportando, in caso di attività deliberativa, le decisioni assunte; curare la

(consultato il 17/06/2016).

46 http://www.comune.laspezia.it/export/sites/SPEZIAne t/servizi/cittadinanza/c onsulta_religioni/protocollo_consulta_religioni.pdf (consultato il 18/06/2016).

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registrazione e la rendicontazione dei conti nel caso in cui la consulta disponesse di eventuali risorse economiche.

Di seguito si riporta l'intervista al Dottor D. Virgilio, referente per l'amministrazione comunale della Consulta delle Religioni e funzionario responsabile dell'ufficio “Decentramento e Partecipazione” del Comune della Spezia.

- Come nasce il progetto della Consulta delle Comunità delle Religioni nella Città della Spezia?

La Consulta è nata a seguito di una mozione del Consiglio Comunale [n. 149 del 15.05.2006] che impegnava la Giunta comunale e, in particolare, il Sindaco, ad adoperarsi affinché nascessero in città delle iniziative rivolte al dialogo interreligioso in seguito agli attentati terroristici del 2005 a Londra e a Madrid. Tali attentati avevano assunto una matrice ideologico – religiosa e, quindi, il Consiglio Comunale, all'unanimità, aveva votato questa mozione affinché la Giunta e il Sindaco si adoperassero in tal senso. Di conseguenza è stato affidato all'ufficio “Decentramento e Partecipazione” [nella persona del Dott. Virgilio] l'incarico di cominciare a valutare le possibilità. Questo non ha determinato immediatamente la nascita della Consulta: è stata una fase innanzitutto esplorativa e, successivamente, deliberativa, in cui gli attori sono stati proprio le comunità religiose.

Nella fase esplorativa si è cominciato a intercettare una serie di comunità, sulla base della conoscenza che si aveva, a livello cittadino, della loro presenza. Da qui sono iniziati alcuni incontri collettivi, delle piccole

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assemblee, con queste comunità, con l'intento di costruire un forum delle religioni. Durante la raccolta di idee e proposte l'iniziativa si è consolidata sempre più sul concetto di consulta. Essa costituisce un organismo di partecipazione riconosciuto dal testo unico degli enti locali [D.lgs. 267/2000] e dallo Statuto comunale [artt. 21 e 23]. Questa forma organizzativa risponde meglio al tipo di oggetto di lavoro da svolgere e fornisce ad esso una maggiore strutturazione. Mentre un forum può avere anche un arco di vita limitato, la consulta impegna maggiormente i soggetti aderenti a portare avanti gli obiettivi prefissati. In più, la Consulta, in termini di legge, ha la possibilità di interloquire direttamente con l'amministrazione, istituendo un legame più forte tra cittadinanza (in questo caso comunità religiose) e amministrazione stessa.

Delle comunità invitate hanno partecipato tutte, meno che quella dei Testimoni di Geova.

Non è stata un'operazione semplice, perché alcune comunità hanno manifestato “resistenze”, non riuscendo a calarsi molto nell'ipotesi di un lavoro pluralistico di diverse religioni. Il loro timore era che, aggregando una serie di soggetti ispirati a diverse fedi religiose, si mettessero in discussione i propri principi, considerati irrinunciabili. A tal riguardo il lavoro svolto è stato quello di far capire ai partecipanti che, aderire alla consulta, non avrebbe significato contestare i principi fondamentali di ogni fede religiosa né impostare e gestire dibattiti ideologici, ma dare visibilità in città ad una presenza religiosa e sociale che potesse contribuire ad alcuni obiettivi di solidarietà, di inclusione sociale, di dialogo.

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rispetto agli altri tavoli cittadini presenti sul territorio nazionale?

Dal punto di vista amministrativo, l'incarico è caduto su un settore dell'amministrazione, che è quello della promozione sociale e della partecipazione. A Genova, per esempio, l'esperienza rientra nell'ambito delle politiche culturali. Collocare le differenti religioni in ambito culturale comporta un “impoverimento relativistico”, con il rischio di considerare il fenomeno religioso esclusivamente come fenomeno etno– culturale, privandolo dell'aspetto spirituale. Inserire, invece, il contributo che le religioni possono dare allo sviluppo di una comunità nell'ambito della promozione sociale valorizza la presenza dei singoli.

- Quali sono state le necessità alla base del rinnovo del Protocollo di intesa?

La ragione è sopratutto strutturale: il Protocollo iniziale non affrontava in maniera dettagliata alcuni aspetti gestionali – organizzativi della Consulta. In esso si stabiliva l'esistenza di un portavoce, di una figura di coordinamento, però poi (volutamente) mancavano i dettagli di alcuni aspetti interni. Attribuire subito una struttura gerarchica, appesantendo il “metabolismo” della Consulta negli adempimenti più formali e strutturali, era sembrata una scelta prematura. Nel frattempo aveva aderito anche la comunità Bahá'í e si era colta l'occasione per rinnovare il patto. Guardando i testi il cambiamento si trova nella forma organizzativa. Viene prevista esplicitamente l'esistenza di un segretario e di un portavoce. I principi fondanti sono rimasti identici.

- Il 23 aprile 2016 è stato inaugurato il Centro Culturale Islamico Arrahman. Quali sono state le tappe che hanno portato a questo evento?

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In città ci sono due centri islamici: una sala di preghiera appartenente alla comunità bengalese e un centro culturale, di recente costituzione, delle comunità nord-africane, a maggioranza marocchina. I referenti di quest'ultima comunità hanno costantemente aggiornato l'amministrazione comunale, in particolare l'ufficio “Partecipazione e Decentramento”, sulla ricerca del luogo e poi sulla definitiva scelta e insediamento del centro culturale. All'inaugurazione hanno partecipato il Sindaco, il Prefetto, il Questore e il Vescovo della Spezia, il vice - presidente dell'U.CO.I.I. di Genova.

La comunità islamica si è manifestata aperta ad iniziative esterne (ad es. coinvolgendo le scuole) e la settimana successiva alla sua inaugurazione ha ospitato l'incontro mensile della Consulta delle religioni.

- Qual è stato il ruolo del fenomeno migratorio nella composizione della Consulta?

A livello cittadino non c'è una diretta consequenzialità tra i due aspetti. C'è la tendenza a coniugare le religioni con la diversità etnica. Sul tessuto comunale non c'è correlazione diretta.

- Qual è il ruolo della Consulta sul piano della partecipazione della cittadinanza alla vita politica?

La Consulta partecipa alla vita cittadina, organizzando iniziative, da ultima, in occasione degli eventi di Parigi [attacchi terroristici del novembre 2015], ha organizzato un incontro contro la strumentalizzazione ideologica della religione, in particolare di quella islamica, a fini terroristici. Ha inoltre partecipato a una manifestazione organizzata da ragazzi di religione islamica, frequentati le scuole cittadine, sempre in

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occasione degli attentati terroristici di Parigi. Questi ragazzi hanno cominciato a partecipare ai lavori della Consulta, apportando nuove proposte.

- Quali sono, se presenti, le criticità riguardanti la Consulta? Ci sono degli aspetti da migliorare?

La Consulta è un organismo integrato di cittadinanza: è composta da cittadini che partecipano volontariamente, di conseguenza l'impegno loro richiesto non può corrispondere a quello manifestato, per esempio, da un qualunque ente che si occupa specificamente di questo ambito.

Un aspetto critico potrebbe essere la tendenziale mancanza di coinvolgimento delle comunità di appartenenza alle iniziative della Consulta. Probabilmente essa ha ancora poca visibilità a livello di sensibilità cittadina.

Dalle parole del Dottor Virgilio emerge che la Consulta della Spezia stia lavorando proficuamente. Gli aspetti positivi risultano maggiori delle possibili criticità presentate. Il bilancio è sostanzialmente positivo. Viene auspicata una maggiore conoscenza di questo organismo e del suo ruolo all'interno del tessuto sociale.

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