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3.1. Presentazione del testo: i frammenti

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3. L’ ALESSANDREIDE CECA: STORIA DEL TESTO E PROBLEMATICHE INERENTI AD ESSO

3.0. Introduzione

Dopo aver trattato del Medioevo e dei vari testi derivanti dallo Pseudo Callistene e dalle sue varie traduzioni, passiamo adesso ad affrontare più da vicino il discorso sull’Alessandreide antico-ceca, fornendo, prima di passare ad una analisi contenutistica, una descrizione dei frammenti del testo che ci sono pervenuti, trattando inoltre delle problematiche di datazione e di attribuzione dei frammenti ad uno o a molteplici testi originari.

3.1. Presentazione del testo: i frammenti

L’Alessandreide ceca non è pervenuta fino a noi per intero, ne restano solamente nove frammenti appartenenti a manoscritti diversi risalenti ad epoche altrettanto diverse, per un totale di 3450 versi. Nessuno dei frammenti è riconducibile all’originale, tutti fanno parte di copie, le quali testimoniano il fatto che il testo circolava ancora all’inizio del XVI secolo

1

, periodo al quale risale il frammento più recente. I frammenti in questione prendono il loro nome dal luogo in cui sono conservati e sono

2

:

1 Cfr. F. SVEJKOVSKÝ, Staročeský rytířský epos o Alexandru Velikém, in V. VÁŽNÝ, a cura di, Alexandreida, Nakladatelství Československé Akademie Věd, Praha 1963, pag. 26.

2 Per l’elenco e la descrizione dei frammenti seguenti sono stati considerati i seguenti testi: E.

SMETÁNKA, Děijny Staročeské Literatury, 1. Díl, Klub Moderních Filologů, Praha 1928, pagg.

168-217, V. VÁŽNÝ, O jazykové stránce a literární hodnotě staročeské Alexandreidy a popis a rozbor jednotlivých jejích rukopisů, in V. VÁŽNÝ, cit., pagg. 207-215, da ora in poi citato come Jaz. Str a Lit. Hod. StčAlx, M. SKUTIL, Předkarlovská veršována epika v novodobých edicích, in Archivní a literárněhistorické rozpravy, Okresní Archiv v Blansku, Blansko, 1971, pagg. 19-29 e V.VÁŽNÝ, a cura di, Alexandreida, Matice Česká Orbis, Praha 1947, pagg. 16-26, da ora in poi citato come StčAlx1947.

(2)

I. Frammento di S. Vito (Zlomek Svatovitský): Gli episodi contenuti nel frammento sono riconducibili ai primi tre libri e all’inizio del quarto dell’Alessandereide di Gautier de Châtillon. Composto da 2461 versi, il frammento è conservato nella Biblioteca Capitolare di Praga, risale all’inizio del XV secolo. Per quanto riguarda le caratteristiche linguistiche, è possibile riscontrare in questo frammento frequenti moravismi e slovacchismi

3

, di cui sono esempio i cambiamenti del nesso consonantico chc- in kc- nella prima e nella terza persona singolare del verbo chtíti (rispettivamente kci e kce

4

). Anche a livello morfologico si riscontrano particolarità che rimandano all’uso della lingua fatto nelle regioni di Moravia e Slovacchia, in particolare per quanto riguarda le desinenze del locativo singolare (per esempio v lesi, na pravé strani) e del dativo singolare (ad esempio vojni)

5

. Si riscontrano molte irregolarità metriche che fanno pensare a correzioni fatte dal copista con l’obiettivo di rendere comprensibile la lettura in un’epoca in cui la lingua aveva conosciuto un’evoluzione che l’aveva resa distante dalla lingua del manoscritto originale.

II. II. Frammento di Jindřichův Hradec (Zlomek Jindřichohradecký): composto da tre fogli non in relazione tra loro contenenti 12 colonne per un totale di 492 versi. La narrazione è all’incirca riconducibile ai primi due libri e all’inizio del terzo dell’Alessandreide di Gautier de Châtillon, in analogia al testo del Frammento di S.Vito. In alcuni casi è quindi possibile rifarsi al Frammento di Jindřichův Hradec per

3 Cfr. VÁŽNÝ, Jaz. Str. a Lit. Hod. StčAlx, p. 207 e V. VÁŽNÝ, A. StčAlx1947, pag. 17.

4 Per un elenco delle caratteristiche delle varianti dialettali si veda anche: A. LAMPRECHT, D.

ŠLOSAR, J. BAUER, Historický vývoj češtiny, Praha, Státní Pedagogické Nakladateslství, 1977, in particolare le pagine 84-86, e J. PLESKALOVÁ, Stará čeština pro nefilology, Vydavatelství MU, 2003, in particolare pag. 44.

5 Cfr V. VÁŽNÝ, Jaz. Str. a Lit. Hod. StčAlx, pag. 207 e V. VÁŽNÝ, StčAlx1947, pag. 17.

(3)

supplire alla mancanza di alcuni versi nel frammento di S. Vito e per ricostruire l’intreccio del testo. Per quanto riguarda la datazione, è stato stabilito che lo Zlomek Jindřichohradecký risale ai primi trent’anni del XIV secolo. E’ conservato nella Biblioteca del Museo Nazionale di Praga.

III. Frammento di Vienna (Zlomek Vídeńský): è composto da due fogli in relazione tra loro, i quali contengono 109 versi contenenti una parte del testo che si trova anche nel Frammento d S. Vito. Dal punto di vista linguistico e ortografico è molto vicino ai frammenti Šafařík e del Museo Nazionale. E’ conservato alla Biblioteca nazionale di Vienna.

IV. Frammento di České Budějovice (Zlomek Budějovický): è composto da due fogli non in relazione tra di loro contenenti 342 versi, facenti parte di una copia risalente ai primi 25 anni del XIV secolo. E’ attualmente conservato nell’Archivio Provinciale di České Budějovice.

V. Frammento di České Budějovice conservato al Museo Nazionale di Praga (Zlomek Budějovickomuzejní): è composto da due fogli contenenti 346 versi riconducibili al VI e VII libro dell’Alexandreis di Gautier de Châtillon. E’ una copia risalente al periodo precedente ai primi trent’anni del XIV secolo. Era conservato al Museo Cittadino di České Budějovice, poi trasferito al Museo Nazionale di Praga.

VI. Frammento del Museo Nazionale (Zlomek Muzejní):

è composto da due fogli indipendenti e lacunosi, contenenti 124 versi riconducibili al VI e al VII libro dell’Alessandreide latina.

Risale alla prima metà del XIV secolo ed è conservato al Museo Nazionale di Praga.

VII. Frammento Šafařík (Zlomek Šafaříkův): contiene

due fogli in relazione tra loro, con un totale di 118 versi, in

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parte illeggibili, i quali sono riconducibili al IX libro dell’opera di Gautier de Châtillon. Risale all’incirca alla metà del XIV secolo. Dal punto di vista linguistico e ortografico si avvicina maggiormente al Frammento del Museo Nazionale, anche se non può essere considerato parte di questo manoscritto e sicuramente non è stato redatto dallo stesso copista

6

.

VIII. Frammento di Esztergom (Zlomek Ostřihomský): si tratta di due ritagli di pergamena in relazione tra di loro che contengono 87 versi. Il primo è riconducibile all’VIII libro dell’Alessandreide di Gautier de Châtillon mentre il secondo riprende il X libro di questa con delle reminiscenze del IX volume. Gli studi paleografici che sono stati fatti su questo frammento hanno dimostrato che non è parte di nessuno degli altri sette frammenti, bensì fa parte di un’altra copia del testo.

Questo fu presentato dallo studioso Király nel 1955 alla Biblioteca Seminariale di Santo Stefano a Esztergom (in ceco Ostřihom, da cui il nome), in Ungheria

7

. Non è stato possibile stabilire con certezza il luogo dove è stato scritto.

IX. Il secondo, nuovo Frammento di České Budějovice (Druhý, nový Zlomek Budějovický): il frammento è stato scoperto dall’amministratore del Museo della Boemia del Sud a České Budějovice, Karel Pletzer, durante la sistemazione di manoscritti e stampe provenienti dalla biblioteca universitaria.

E’ un frammento che contiene diverse lacune, poiché solo sei coppie di versi sono leggibili mentre per il resto si tratta di versi del tutto mancanti o di parole singole. Nonostante questo il contenuto può essere ricostruito facendo riferimento al Frammento di S. Vito. Secondo l’esame della scrittura, che

6 Cfr. V. VAŽNÝ, Jaz. Str. a Lit. Hod. StčAlx, pag. 209 e V. VÁŽNÝ, StčAlx1947, pag.17.

7 Cfr. V. VAŽNÝ, Jaz. Str. a Lit. Hod. StčAlx, pag. 209.

(5)

risulta essere tardo-gotica, è stato stabilito che il frammento in questione risale alla prima metà del XVI secolo

8

.

3.2.Quando nasce l’Alessandreide

Gli studiosi non sempre concordano sulla data di composizione del manoscritto originale dell’Alessandreide. Sappiamo che Gautier de Châtillon ha composto la sua Alessandreide negli anni tra il 1178 e il 1182

9

e che Ulrich Von Eschenbach faceva parte dei poeti di corte tedeschi chiamati da Venceslao I e da Přemysl Otakar II

10

durante il loro regno. Inoltre il testo dell’Alessandreide è stato confrontato con quello delle leggende, vicine dal punto di vista temporale all’Alessandreide ma con più chiari riferimenti storici che fanno sì che queste siano riconducibili al periodo successivo al 1306 (assassinio di Venceslao III ed estinzione della dinastia dei Přemyslidi)

11

. Il confronto con le leggende ha fatto pensare che l’Alessandreide le avesse precedute, in quanto sarebbe stata il punto di partenza per la narrazione di alcuni degli avvenimenti narrati, come ad esempio la descrizione della partenza per la spedizione in Asia che viene descritta nel frammento di S. Vito ai versi 575-597

12

.

Considerando questi dati, alcuni studiosi hanno stabilito che la nascita del testo sia risalente agli ultimi decenni del XIII secolo o alla fine del primo decennio del XIV secolo

13

.

8 Cfr. Ivi, pag. 210.

9 Cfr. F. SVEJKOVSKÝ, Alexandreida, in Česká Literatura n. 2 anno 1956, pag. 120.

10 Cfr. A. THOMAS, Anne’s Bohemia-Czech literature and society 1310-1420, University of Minnesota Press, Minneapolis 1998, pagg. 110-114.

11 Cfr. F. SVEJKOVSKÝ, Staročeský rytířský epos o Alexandru Velikém, in V. VÁŽNÝ, a cura di, Alexandreida, Nakladatelství Československé Akademie Věd, Praha 1963, pag. 16.

12 Cfr. Ivi, pag. 17.

13 Cfr. Ivi, pag. 16. Cfr. anche A. PRAŽÁK, Staročeská báseň o Alexandru Velikém, Melantrich, Praha 1945, pag. 233: “Historici, jazykozpytci, literární dějepisci a estetici (...) posunuli možnost vzniku termínem a quo ad quem téměř na celé století, na první polovinu XIII. až na první čtvrtinu XIV. století. Většina hledala datum vzniku koncem vlády Přemysla Otakara II. a postupem vlády Václava II., jen menšina usuzovala na dobu let 1306-1310” [“Gli storici, i linguisti, i critici letterari e gli studiosi di estetica (...) hanno dilocato la nascita con un termine a quo ad quem all’incirca su un secolo intero dalla prima metà del XIII secolo fino al primo quarto del XIV

(6)

Tra quegli studiosi che appoggiavano la tesi che la datazione del testo sia da ascriversi agli ultimi decenni del XIII secolo troviamo A. Pražák, il quale sostiene che le battaglie combattute da Alessandro contro i pagani descritte nell’opera, una per tutte quella contro i persiani guidati da Dario, siano da considerarsi come un racconto a chiave che tratta degli anni tra il 1272 e il 1293, quando i lituani compivano scorribande sulla Polonia, così come le popolazioni tartare, e l’Europa si schierava contro di esse

14

. Nel 1291 Venceslao II combatté contro i tartari e i lituani e grazie ai successi riportati nelle sue battaglie fu incoronato re di Polonia e Ungheria nel 1301

15

. Proprio il fatto di essere incoronato re di diversi territori, secondo Pražák, fa sì che l’autore dell’Alessandreide lo accosti ad Alessandro Magno, caratterizzato all’interno dell’opera come un paladino della fede cristiana.

Perciò non avrebbe senso una composizione dell’opera successiva nel tempo a questi avvenimenti.

Tra i sostenitori della tesi opposta, che invece fa risalire la composizione dell’opera al primo decennio del XIV secolo, si annovera M. Šusta, che fa risalire il testo al 1309 in quanto si riscontra nella società feudale un grosso cambiamento di ottica, in quanto inizia a formarsi un ceto borghese che gradualmente prende consapevolezza di sé. Sono questi gli anni in cui nasce la cronaca di Dalimil

16

. Anche A. Novák, J. Jakubec e R. Jakobson appoggiano la tesi di Šusta, portando però prove diverse a sostegno. Infatti essi adducono motivazioni di tipo letterario, sostenendo che sono gli anni attorno al 1310 gli anni in cui l’epica ha la sua massima fioritura e la traduzione delle leggende viene messa da parte da questo genere

17

.

La mancanza di un testo originale chiaramente lascia aperta la questione della datazione, ma ad oggi la critica concorda nel considerare l’Alessandreide un’opera

secolo. La maggioranza ha cercato la data della comparsa alla fine del regno di Přemysl Otakar II e alla successione di Venceslao II, solo una minoranza ha optato per il periodo tra il 1306 e il 1310”].

14 Cfr. A. PRAŽÁK, cit., pag. 245.

15 Ivi, pag. 245-246.

16 Cfr. A. PRAŽÁK, cit., pag. 231.

17 Cfr. Ivi, pag. 232.

(7)

a chiave dietro i cui personaggi si possono cogliere riferimenti precisi alla storia contemporanea dell’autore. Come si dirà meglio più avanti, lo scopo dell’autore non è quello di divertire la corte, come potrebbe essere lo scopo per un poeta cortese dell’epoca, ma di parlare direttamente al lettore per dargli una morale e un giudizio sui suoi tempi in modo da educare il lettore in questione. Ecco che il Macedone diventa il paladino della fede cristiana che sconfigge i pagani, un sovrano modello. L. Cejp a riguardo propone una sua teoria, come si legge in Lehár:

“Alexandreida obsahuje, jak známo, narážky na dobové poměry. L. Cejp vyslovil teorii, že tyto narážky upozorňovaly středověké publikum na promyšlenou rovinu alegorického významu, a pokusil se rekonstruovat jinotajný obsah nejrozsáhlešího, svatovítského zlomku”18.

La ricostruzione fatta da Cejp mostra come nel prologo il poeta ceco presenti se stesso pur rimanendo anonimo, mentre nella parte riguardante i genitori di Alessandro ai versi 69-145, che serve da introduzione alla vicenda, Olimpia è Kuhnuta, Pausania è Falkenstein, Filippo è Přemysl Otakar II, Alessandro è Venceslao II

19

. Rimane però aperta la questione su quanto l’autore del testo si confrontasse con la la storia a lui contemporanea in quanto l’attualizzazione delle vicende del Macedone rimane parziale

20

.

3.3. Le edizioni a stampa

18 J. LEHÁR, Nejstarší česka epika, Nakladatelství Vyšehrad, Praha 1983, pag. 85:

“L’Alessandreide contiene, come è noto, allusioni alle situazioni dell’epoca. L. Cejp ha formulato la teoria secondo la quale queste allusioni abbiano destato l’attenzione del pubblico medievale sul piano sistematico del significato allegorico ed ha tentato di ricostruire il contenuto allegorico del frammento più ampio, quello di S.Vito”.

19 Cfr. Ibidem.

20 Cfr. ivi, pag. 87.

(8)

Le prime edizioni dell’ Alexandreida variano nel corso del tempo a seconda del ritrovamenti fatti. Spesse volte si tratta di versi inseriti all’interno di articoli contenuti in riviste o di edizioni che contengono i versi dei singoli frammenti, non sempre commentate. Inoltre la traslitterazione non sempre coincide. In questo paragrafo si riassume brevemente quella che è stata la storia editoriale del testo, elencando e descrivendo le varie edizioni che ne sono state fatte e il criterio seguito dal curatore. Si tratterà più nello specifico su quelle edizioni che sono state consultate per sviluppare l’analisi nel capitolo dedicato all’opera in questione.

Inizialmente fu V. Hanka a pubblicare all’interno della sua antologia Starobylá Skládáni nel 1818 alcuni versi tratti dal Frammento di S. Vito, col titolo di Aleksander z rukopisu Sv. Vita

21

.

Successivamente, nel 1928 Palacký pubblicò all’interno del Časopis českého Muzea

22

il Frammento di České Budějovice conservato al Museo Nazionale di Praga (probabilmente fu lui stesso a scoprirlo) preceduto da un commento al testo che ha la funzione di descrivere le caratteristiche e le peculiarità della lingua usata nel manoscritto finalizzando la descrizione ad avvalorare la tesi dell’autore, ovvero che il testo risale all’epoca di Přemysl Otakar II

23

.

Nel 1828 fu di nuovo Hanka a pubblicare un altro frammento, quello del Museo Nazionale, all’interno dello studio Druhý nevydaný zlomek Alexandra českého contenuto in Časopis českého Muzea

24

da lui stesso rinvenuto al Klementinum l’anno precedente. Il testo è descritto dal punto di vista sintattico e viene datato al XIII secolo.

21 Cfr. M. SKUTIL, cit., pag. 19 e R. TRAUTMANN, a cura di, Die Alttschechische Alexandreis mit Einleitung und Glossar, Carl Winters Universitätsbuchhandlung, Heidelberg 1916, pag. IX.

22 Cfr. M. SKUTIL, cit., pag. 19, dove si indica anche il numero della rivista in questione: Časopis českého Muzea, n. 4, 1828, pag. 109.

23 Cfr. M. SKUTIL, cit., pag. 20.

24 Cfr. Ibidem, il numero di Časopis českého Muzea che contiene lo studio in questione è il n. 4 dell’anno 1828 pagg. 109-114.

(9)

Nel 1841 è J. Koubek che cura l’edizione del Frammento di České Budějovice, ancora all’interno del Časopis českého Muzea

25

dove è contenuta anche un’aggiunta di Hanka che analizza il testo a livello di comparazione con il substratum storico-culturale di altri testi della tradizione antico-ceca. Il curatore fa risalire il testo al XIV secolo e aggiunge delle note che lo commentano dal punto di vista linguistico e filologico

26

.

Šafařík nel 1847 presenta sul Časopis českého Muzea il frammento che oggi porta il suo nome, corredandolo di una descrizione del manoscritto che ne riporta le caratteristiche paleografiche e di una postfazione con note e e spiegazioni paleografiche del testo

27

.

Nel 1880 M. Hatiala e A. Patera pubblicano un volume dal titolo Zbytky rýmovaných Alexandreid staročeských-Díl I. Testy a transkripce

28

.

Questa edizione ha suscitato aspre critiche ed in risposta J. Gebauer pubblicherà Odpověd´na přídavek p. Martina Hattaly ku prvému dílu Zbytků rýmovaných Alexandreid staročeských

29

. Nel libro di Gebauer viene fatta una dettagliata analisi del testo dell’edizione curata da Patera e da Hattala, mettendo in rilievo tutti i limiti della traslitterazione e le incongruenze che si riscontrano nel lavoro dei due curatori. Ad esempio, Gebauer scrive:

v jeho transkripci jsou chybami proti českému jazyku stol. XIII a XIV (...) Pan Hattala praví totiž ve své transcripci, že v jedné bitvě Alexandra Velikého s Peršany byli ve vojště lítí Češi (...), kdežto staročeský rukopis na tom místě o Češích nemá nic, nýbrž praví, že v té bitvě byli ve vojště “lyty czyeƒy” (...), to jest lítí česi, po novočesku líté časy, ukrutné časy”30 (corsivi dell’autore).

25 Cfr. Ibidem e Časopis českého Muzea n. 15, anno 1841, pagg. 73-90.

26 Cfr. Ibidem.

27 Cfr. Ivi, pag. 21.

28 M. HATTALA, A. PATERA, a cura di, Zbytky rýmovaných Alexandreid staročeských-Díl I.

Testy a transcripce, Fr. Řívnáč, Praha 1880.

29 J. GEBAUER, Odpověd´na přídavek p. Martina Hattaly ku prvému dílu Zbytků rýmovaných Alexandreid staročeských, dra. Edv. Grega, Praha 1881.

30 J. GEBAUER, cit., pag. 9: “nella sua trascrizione ci sono errori rispetto alla lingua ceca dei secolii XIII e XIV(...) Il signor Hattala dice infatti, nella sua trascrizione, che in una battaglia di

(10)

Nel 1896 F. Prusík cura l’edizione dei frammenti dell’Alessandreide, intitolandola Staročeské Alexandreidy rýmované

31

. Nel titolo è implicita la tesi secondo la quale i frammenti in questione facciano parte di diverse versioni del testo e che dunque non è unico l’originale da cui sono derivate le copie.

L’edizione è commentata attraverso l’uso di note a piè di pagina che riportano osservazioni linguistico-filologiche ed eventuali punti di contatto col testo latino.

Le edizioni critiche di maggiore rilevanza pubblicate nel corso del Novecento sono quella del 1916 curata da R. Trautmann

32

, quella del 1947

33

,quella del 1949

34

e quella del 1963

35

tutte curate da V. Vážný.

Per quanto riguarda l’edizione curata da Trautmann, il testo viene riportato seguendo la grafia del manoscritto ed è accompagnato da un dizionario.

L’introduzione principalmente descrive i manoscritti ed in essa non si ritrova uno studio dal punto di vista storico letterario, non viene discusso neanche il rapporto con l’Alessandreide latina

36

. Il curatore tenta inoltre di ipotizzare e di ricostruire il contenuto delle parti andate perdute. Arne Novák dette un giudizio positivo su questa edizione lodando la preparazione del curatore per quanto riguarda la grammatica e l’ortografia antico-ceca

37

.

L’edizione del 1947 curata da V.Vážný contiene un’introduzione di A. Pražák dal titolo Staročeská báseň o Alexandru Velikem, seguita da una dettagliata

Alessandro Magno c’erano cechi accaniti (lítí Češi) (...) mentre il manoscritto antico-ceco in questo punto non ha niente a che fare con i cechi, bensì dice che in battaglia c’erano “lyty czyeƒy”

(...), cioè lítí čěsi, in ceco moderno líté časy (tempi crudeli)”.

31 F. X. PRUSÍK, a cura di, Staročeské Alexandreidy rýmované, Nákladem Vlastním, Praha 1896.

Per quanto riguarda il dibattito sulla questione e le tesi a riguardo si rimanda al paragrafo successivo.

32 R. TRAUTMANN, a cura di, Die alttschechische Alexandreis mit Einleitung und Glossar, Carl Winters Universitätsbuchhandlung, Heidelberg 1916.

33 V. VAŽNÝ, a cura di, Staročeská Alexandreida, Matice Česká Orbis, Praha 1947.

34 V. VAŽNÝ, a cura di, Staročeská Alexandreida, Nakladatelství ELK, Praha 1949.

35 V. VAŽNÝ, a cura di, Staročeská Alexandreida, Nakladatelství Československé Akademie Věd, Praha 1963.

36 Cfr. M. SKUTIL, cit., pag. 25.

37 Cfr. M. SKUTIL, cit., ibidem: “Arne Novák považoval tuto edici za čestný čin, ocenil, že vydavatel prostudoval stč. mluvnictví i stč. písemnictví nanejvýš svědomitě”[Arne Novák ritenne questa edizione un’opera onorevole. Apprezzò che l’editore avesse studiato la grammatica e anche l’ortografia antico-ceca con la massima attenzione”].

(11)

descrizione delle caratteristiche linguistiche dei sette frammenti allora conosciuti fatta da V. Vážný. Vengono inoltre inserite delle note al testo e riportato il numero corrispondente alla pagina del manoscritto dove si ritrova il testo traslitterato

38

. E’

inoltre presente un piccolo dizionario dei termini di difficile comprensione.

Nell’edizione successiva del 1949 è soltanto una ripubblicazione presso un altra casa editrice, l’ELK, dell’edizione del 1947.

L’edizione del 1963 si rifà a quelle precedenti del 1947 e del 1949 rivedendole e ampliandole con un riassunto delle parti mancanti che viene inserito laddove si trovano delle lacune nel testo manoscritto al fine di agevolare il lettore nella ricostruzione dell’intreccio narrativo.

Il saggio introduttivo è scritto da F. Svejkovský

39

e sono presenti delle note al testo, delle note sull’interpretazione e sulla traduzione del testo e una postfazione

40

che descrive i frammenti e le loro caratteristiche linguistiche. I frammenti che vengono riportati in questa edizione sono nove, e non sette come nelle edizioni precedenti, grazie al ritrovamento del frammento di Esztergom e secondo, nuovo Frammento di České Budějovice avvenute negli anni cinquanta.

Questa edizione del 1963 è quella di riferimento per l’analisi del testo che verrà proposta nel capitolo successivo dell’elaborato.

3.4.L’Alessandreide o le Alessandreidi?

Come è stato accennato nel paragrafo precedente a proposito dell’edizione dell’Alessandreide curata da F. Prusík, la critica non sempre è stata concorde nel valutare i frammenti pervenuti come facenti parte di copie di un unico originale.

Come dimostra il titolo dato da Prusík alla sua edizione, infatti, spesso si è parlato di Alessandreidi, ovvero di testi non scritti dallo stesso autore ma da autori

38 Cfr. M. SKUTIL, cit., pag. 27.

39 F. SVEJKOVSKÝ, cit., pagg. 7-28.

40 V. VÁŽNÝ, Jaz. Str. a Lit. Hod. StčAlx, pagg. 207-215.

(12)

diversi. I critici che rappresentavano queste due antitetiche posizioni alla fine del XIX secolo erano appunto Prusík e Kraus

41

.

A sostegno della sua tesi, cioè che l’Alessandreide dovesse essere considerata opera di un unico autore, Kraus nell’articolo Alexandreida nebo Alexandreidy?

apparso sulla rivista Athenaum

42

portava delle prove riguardanti la struttura metrica del testo. Secondo lui, infatti, la presenza all’interno dei frammenti di uno stesso tipo di rima

43

e di verso

44

provava il fatto che l’autore fosse lo stesso e che dunque i frammenti derivavano da un solo originale. Jan Lehár, però, obietta che:

“rým je jen jednou z mnoha složek básnické struktury. Týž typ rýmu (ve zlomcích je skoro vesmeš rým ženský, často tzv. rým tklivý) ještě nedokazuje společné autorství”

45

. Anche Jakobson aveva tentato di dimostrare l’unicità dell’autore del testo attraverso l’analisi dello schema metrico del poema confrontandolo con quello delle leggende

46

, ma, come ribadisce Lehár: “[asymetrický rytmický půdorys] (...) není jev spontánní, nýbrž naučitelný a napodobitelný. Proto jednotná metrická technika sama o sobě dokazuje jen jednotu a souvislost veršové tradice, nikoli totožné autorství”

47

.

Per quanto riguarda la posizione di Prusík, le prove portate a sostegno della tesi sulla diversa origine dei frammenti erano che il frammento di S. Vito, quello

41 Cfr: J. LEHÁR, Na okraj starého sporu: Alexandreida, nebo Alexandreidy, in Listy Filologické n. 101, 1979 pagg. 212-217.

42 A. KRAUS, Alexandreis nebo Alexandreidy? in Athenaum anno IX 1982, n. 129 pag. 56. Cfr.

anche E. SMETÁNKA, cit., pag. 173.

43 Ivi pag. 174: “stejný ráz rýmu ve všech slomcích. Ve všech je skoro vždy dvojoslabičný. (...) rýmují se slova stejného znění, ale různého významu. (...) všech se materiál rýmový opakuje (oblíbené rýmy: moře-hoře, role-pole, řěči-sěči, na mále-krále a pod.)” [“stesso tipo di rima in tutti i frammenti. In tutti è quasi sempre bisillabico. (...) rimano tra loro parole di suono uguale ma di significato diverso (...) in tutti si ripete il contenuto della rima (rime più frequenti: moře-hoře, role- pole, řěči-sěči, na mále-krále e simili)”].

44 Cfr. Ibidem: “je v celé Alx. stejný verš. Ve všech je stejnou měrou správný” [“in tutta l’Alessandreide si trova lo stesso tipo di verso. In tutti (i frammenti) la stessa misura è corretta”].

45 J. LEHÁR, cit., pag. 212: “la rima è soltanto una delle molte componenti della struttura poetica.

Lo stesso tipo di rima (nei frammenti si trova quasi interamente la rima piena, spesso la cosiddetta rima baciata) non dimostra ancora che si tratta di un autore comune”.

46 Ivi, pag. 213.

47 Ibidem: “[lo schema metrico asimmetrico] non è un fenomeno spontaneo ma insegnabile e imitabile. Per questo una tecnica metrica unitaria di per sé dimostra soltanto l’unità e il legame con il verso tradizionale e in nesun caso l’identicità dell’autore”.

(13)

di Vienna e quello di Jindřichův Hradec coincidono con l’originale latino molto più di quanto coincidono gli altri frammenti; inoltre la forma metrica della terzina si ritroverebbe solo all’inizio del componimento, ovvero nei tre frammenti che maggiormente coincidono, secondo questa tesi, con l’originale latino

48

.

Considerate le obiezioni di Lehár alle prove portate a sostegno della tesi di Kraus, Vážný introduce un nuovo criterio per stabilire se l’origine del testo sia la stessa o meno, un criterio che non tocca questioni formali ma questioni contenutistiche. Egli infatti sostiene di ritrovare nel testo “týž kulturní názor, projevující se stejně ve všech zlomcích”

49

. Ma anche questo criterio non è sufficiente, ed infatti Lehár obietta che “nedokazuje sourodost kulturního názoru nic víc, než se ve všech zlomcích projevuje stejná kulturní orientace”

50

. L’opinione culturale in questione, che si ritrova alla base dei frammenti dell’Alessandreide ceca, non è quello di un poeta di corte, come leggiamo in Svejkovský: “Básník české Alexandreidy nepatří k dvorským veršovcům, kteří od 12. století šířili po západní Evropě rozsáhlá díla, odvádějící od reálného života a jeho problematiky.”

51

. L’opera dunque non è un’opera finalizzata al solo divertimento del pubblico cortese ma, come si legge in Lehár: “Didaktičnost českého autora napovídá, že chtěl své publikum vychovávat, rozšířit jeho vzdělání, ovlivnit jeho politické názory, mravní utváření a způsob zivota”

52

.

48 Cfr. E. SMETÁNKA, cit., pag. 176.

49 V. VAŽNÝ, Jaz. Str. a Lit. Hod. StčAlx, pag. 212 e J. LEHÁR, cit., pag. 213: “una stessa visione culturale che si manifesta in tutti i frammenti”.

50 J.LEHÁR, cit. , pag. 213: “l’omogeneità dell’opinione culturale non dimostra nulla di più che del fatto che in tutti i frammenti si manifesta lo stesso orientamento culturale”.

51 F. SVEJKOVSKÝ, Alexandreida, in Česká Literatura n. 2, 1956, pag. 134: “il poeta dell’Alessandreide ceca non appartiene ai poeti di corte che a partire dal XII secolo diffondevano per l’Europa ampie opere che distoglievano dalla vita reale e dalle sue problematiche”:

52 J. LEHÁR, Nejstarší česká epika- Dalimilova kronika, Alexandreida, první veršované legendy, Nakladatelství Vyšehrad, Praha 1983, pag. 80: “La didatticità dell’autore ceco allude al fatto che egli volesse educare il suo pubblico, ampliare la sua cultura, influenzare le sue idee politiche, la sua formazione etica e lo stile di vita”. Cfr. anche A. PRAŽÁK, Staročeská báseň o Alexandru Velikém, Melantrich, Praha 1945, pag. 89: “Alexander Veliký v staročeském podání není jen bezkrevné schema velkého bojovníka, má i četné skutečně lidské rysy.” [“Alessandro Magno nella tradizione antico-ceca non è soltanto lo schema vacuo del grande combattente, ha anche frequenti tratti veramente umani”.

(14)

Non essendo l’orientamento culturale sufficiente a dimostrare la tesi di un comune testo originale da cui sono state ricavate le copie, Lehár confronta, riprendendo uno studio di Janouch

53

, il frammento di S. Vito con quello di Jindřichův Hradec, ricavando le caratteristiche stilistiche di entrambi e, in base a queste, stabilendo il rapporto dei due frammenti con il testo tedesco di Ulrich von Eschenbach e con quello latino di Gautier de Châtillon. Le conclusioni a cui porta questa analisi sono che tra i due frammenti emergono sostanziali differenze di stile:

“Janouch dobře rozpoznal, že V [zlomek Svatovítský] se vyznačuje snahou o stilistickou vyrovnanost, jasnost vyprávení –“korektnost”, abych užil jeho výstižného výrazu. Rozpoznal také, že H [zlomek Jindřichohradecký]se liší od V prudší citovostí a snahou o větší působivost. (...) Na rozdíl od V evokuje H mnohem plastičtěji smyslové bohatství scén, zmočnuje se člověka, proniká do jeho duševních hnutí, nestará se o klidné odvíjení děje, ale dobývá z něho zato výbušnou dramatičnost”54.

Queste differenze stilistiche potrebbero far pensare a due autori diversi che hanno dato vita a due diversi adattamenti secondo il loro modo personale di scrivere. Lehár però pone la questione dell’unicità dell’autore considerando due diversi punti di vista, che portano a due diverse conclusioni:

“Kdybychom zdůvodňovali samostatnost českého zpracování Gualtera především osobitostí slovesného výrazu, musili bychom mluvit o Alexandreidách. Vidíme-li samostatnost českého zpracování Gualtera především v jeho “modernicaci” můžeme mluvit o Alexandreidě: V a H se pak jeví jako dvě úpravy téhož díla. Přitom se ovšem

53 V. JANOUCH, O poměru Jindřichohradeckého zlomku Staročeské Alexandreidy k zlomku svatovítskému a k skladbě původní, in Časopis pro moderní filologii n. 27 1941, pag. 404-410.

54 J.LEHÁR, cit., pag. 214: “Janouch ha ben notato che V [frammento di S. Vito] si distingue per lo sforzo verso l’equilibrio stilistico, verso la chiarezza del racconto-la “correttezza”, per usare la sua espressione precisa. Ha anche notato che H si differenzia da V per una più intesa emotività e per lo sforzo verso un vigore maggiore. (...) A differenza di V, H evoca molte scene più nitide di ricchezza di senso, conquista l’individuo, penetra nei suoi moti interiori, non si preocupa di uno sviluppo tranquillo dell’azione ma tira fuori da esso una dirompente drammaticità”.

(15)

ukazuje, že tak jako neznáme původní text díla, neznáme ani jeho autentický slovesný výraz, můžeme ho jen přibližně, v obecných rysech rekonstruovat”55.

Dunque Lehár, analizzando le diversità di stile di due dei sette frammenti e arrivando alla conclusione che i frammenti in questione sono in relazione tra loro, conclude che la questione dell’unicità o meno del testo all’origine dei frammenti pervenuti da copie sia in un certo senso una questione che può essere risolta in maniera diversa a seconda del punto di vista da cui si parte per affrontarla. Anche la mancanza dell’intero testo originale o di frammenti di questo è un dato che limita l’analisi e che può lasciare spazio solo a delle ipotesi e non a delle soluzioni. Nonostante questo, però, la maggioranza della critica ha optato per considerare i frammenti dell’Alessandreide a noi pervenuti come parti di copie derivate da un originale comune. Le differenze di stile, infatti, possono essere viste come espressione di uno stesso concetto ala base dell’opera: l’adattamento al contesto storico dell’autore e la volontà di creare un testo che fosse in grado di miscere utile dulci e di differenziarsi, in tal modo, dalla letteratura cortese fatta soltanto per l’intrattenimento.

3.5. Conclusioni

Nel presente capitolo è stato presentato il testo che verrà analizzato nel capitolo successivo fornendo una descrizione dei frammenti a noi pervenuti e indicandone la datazione. I frammenti in questione sono nove e ognuno di questi contiene un numero più o meno alto di versi. Il più esteso è il frammento di S.

Vito, con 2460 versi, ed è anche il frammento più recente, in quanto risale al XV

55 Ivi pag. 217: “Se motivassimo l’autonomia dell’adattamento ceco dell’opera di Gautier de Châtillon soprattutto con la peculiarità dell’espressione letteraria, dovremmo parlare di Alessandreidi. Se vediamo l’autonomia dell’adattamento ceco dell’opera di Gautier de Châtillon soprattutto nella sua “modernizzazione” possiamo parlare di Alessandreide: V [frammento di S.

Vito] a H [frammento di Jindřichův Hradec] risultano poi come due modifiche di questa opera.

Allo stesso tempo si mostra tuttavia il fatto che così come non conosciamo il testo originale dell’opera, non conosciamo nemmeno la sua espressione letteraria e possiamo solo approssimativamente ricostruirla nei tratti fondamentali”.

(16)

secolo. Alcune parti dei frammenti riportano lo stesso contenuto e possono essere utilizzate per colmare le lacune laddove i versi sono mancanti. Ad esempio, nel Frammento di Jindřichův Hradec, così come nel frammento di S. Vito, la narrazione è all’incirca riconducibile ai primi due libri e all’inizio del terzo dell’Alessandreide di Gautier de Châtillon. Per questo, attraverso un confronto tra i due frammenti, si può supplire alla mancanza di alcuni versi nel Frammento di S.

Vito interpolandoli con quelli contenuti nel Frammento di Jindřichův Hradec.

Dopo aver descritto le componenti del testo, si sono analizzati i problemi di datazione della comparsa del manoscritto originale. Abbiamo visto che dagli studi fatti a riguardo è emerso che l’ipotesi più probabile è quella che fa risalire il testo alla seconda metà del XIII secolo, per la somiglianza delle vicende raccontate con eventi storici riguardanti le terre ceche, coerentemente al principio di attualizzazione seguito dal poeta per rendere palese al pubblico il suo messaggio.

Dopodiché è stata fatta una panoramica delle edizioni a stampa per comprendere l’approccio degli editori al testo e vedere come si è differenziato nel tempo. La descrizione di queste edizioni è stata fornita anche per giustificare la scelta dell’edizione usata per l’analisi testuale che seguirà nel capitolo successivo e per evidenziarne le caratteristiche.

Dato che dalla descrizione delle edizioni a stampa erano emersi due diverse

idee riguardanti i frammenti, ovvero una che li riteneva derivanti da un unico

originale e una che li riteneva, al contrario, derivanti da originali diversi, queste

due posizioni sono state discusse nel paragrafo precedente, portando le prove che

gli studiosi hanno portato a sostegno dell’una e dell’altra tesi. Da queste prove e

dal saggio di Lehár che discute della questione, è stato possibile evidenziare la

posizione presa infine dalla critica, ovvero che i frammenti dell’Alessandreide

siano derivati da un unico originale per il fatto che in essi si riscontra una idea

comune alla base: quella di creare un testo che si differenzi dai testi di puro

intrattenimento circolanti nelle corti in grado di fornire uno spunto per

l’educazione morale del lettore.

(17)

I dati presentati in questo capitolo sono serviti per dare un’idea delle

caratteristiche del testo in questione e delle problematiche inerenti ad esso. Nel

capitolo successivo si guarderà al testo del Frammento di S. Vito più nello

specifico, analizzandolo per evidenziarne le caratteritische formali e

contenutistiche e per mettere a confronto con il testo latino gli episodi in cui

risalta maggiormente il fatto che l’Alexandeis di Gautier de Châtillon abbia

costituito la fonte primaria del poeta ceco, mostrando come il testo di qeusto

autore non sia una traduzione letterale del testo latino, ma in realtà sia una

rielaborazione personale.

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