CAPITOLO 3 I DROLISI A CIDO C ATALIZZATA DI B IOMASSE PER LA
S INTESI DI F URFURALE
Il furfurale o 2-furaldeide o F (Fig. 1) è una molecola eterociclica aromatica C5 avente una funzionalità aldeidica. La presenza dell’ossigeno nel ciclo e del gruppo aldeidico rende la molecola polare e solubile nei solventi organici più comuni; è poco solubile negli alcani e in acqua con la quale forma un azeotropo bassobollente [1]. Nel 2004 la produzione mondiale di furfurale era di 450.000 tonnellate annue; nel 2002 il suo costo era di circa 1,7 $ / kg [2].
La reattività chimica del furfurale è quella tipica delle aldeidi e dei composti aromatici (indice di aromaticità 53); un esempio della sua minore aromaticità rispetto al benzene (indice di aromaticità 100) è rappresentato dalla facilità con cui viene idrogenato al corrispondente derivato tetraidrofuranico.
Tabella 1 - Alcune caratteristiche del furfurale.
Non esiste una via sintetica vantaggiosa per sintetizzarlo quindi lo si produce esclusivamente da carboidrati C5, per disidratazione, e da biomasse contenenti pentosani; nell’ultimo caso le biomasse sono depolimerizzate a xilosio e arabinosio che, successivamente, disidratano a furfurale (Fig. 2).
Le condizioni comunemente utilizzate per produrre il furfurale dalle biomasse, utilizzando sia reattori batch che reattori continui, sono temperature comprese tra 130 e 180 °C, pressioni comprese tra 3,5 e 10 atm e tempi di reazioni di 3 - 10 ore sono. I catalizzatori omogenei utilizzati in questi processi sono generalmente acidi minerali: H
2SO
4, H
3PO
4e HCl.
T ebollizione 162 °C T fusione - 36 °C Densità a 25 °C 1,16 g/ml Solubilità in acqua 83 g / l a 20°C Peso molecolare 96,08
Figura 1 - Struttura del furfurale.
Figura 2 - Idrolisi acida dei pentosani e formazione di furfurale.
furfurale pentoso
pentosano
H →
2O
,
H+
H+,−
3H
2O→
La resa massima teorica ottenibile a partire da un pentosano è del 72,73 % a causa della formazione di acqua come coprodotto [3].
Le biomasse hanno un contenuto di pentosani che può variare dal 16 % (guscio di riso) al 40
% della biomassa secca (pannocchia di mais); a seconda del materiale lignocellulosico di partenza si hanno quindi rese in furfurale diverse. È possibile aumentare il contenuto di pentosani nell’alimentazione mediante processi di pretrattamento del materiale lignocellulosico (estrazione della componente emicellulosica) visto che un processo di produzione industriale di furfurale economicamente sostenibile richiede un contenuto minimo di pentosani del 18 - 20 % [3].
Circa il 40 % dei monomeri costituenti i pentosani contengono sostituenti acetilici e formilici in posizione C2, C3 o entrambe (il rapporto acetile / formile è circa 10 / 1). La presenza dell’acqua a pH neutro è sufficiente a deacetilare i gruppi producendo acido acetico (Fig. 3).
L’acido acetico che si genera, nonostante sia un acido debole, dà inizio all’idrolisi dell’emicellulosa (processo di autoidrolisi) [4].
Mentre il possibile utilizzo dell’acido levulinico come piattaforma chimica è stata analizzato approfonditamente negli ultimi anni, la valorizzazione dei pentosi è stata investigata solo marginalmente. Poiché la sostenibilità delle bioraffinerie, come del resto vale anche per le raffinerie, deriva dalla loro capacità di valorizzare ogni prodotto, è fondamentale ottimizzarne le condizioni di idrolisi anche per massimizzare le rese in furfurale.
3.1 Il MECCANISMO DI REAZIONE
La scissione dei legami inter e intramolecolari presenti nell’emicellulosa e tra l’emicellulosa e le altre componenti strutturali della biomassa segue un meccanismo molto complesso e ancora poco chiaro.
→
Figura 3 - Deacetilazione dell’emicellulosa.
Il processo di formazione di furfurale da emicellulosa (Fig. 4) può essere diviso in due stadi [3]:
1. idrolisi dell’emicellulosa (reazione eterogenea, stadio veloce): la scissione dei legami presenti tra i monomeri costituenti l’emicellulosa libera in soluzione i pentosi (essenzialmente xilosio);
2. disidratazione degli zuccheri C5 a furfurale, formazione del coprodotto (H
2O) e dei prodotti di degradazione (reazione omogenea, stadio lento).
Nello stadio di idrolisi gli ioni H
+, derivanti dal catalizzatore acido, diffondono dalla soluzione verso la matrice lignocellulosica solida fino a protonare l’ossigeno che lega i monomeri dell’eteropolimero. In seguito alla protonazione dell’ossigeno si ha la rottura del legame C / O e la generazione del carbocatione intermedio. La solvatazione del carbocatione da parte dell’acqua permette la rigenerazione del monomero, del dimero o dell’oligomero (a seconda del legame scisso) libero; successivamente si ha la migrazione verso la soluzione dei prodotti di dimensioni abbastanza piccole da poter attraversare la fibra (Fig. 5).
Figura 4 - Schema del processo di formazione del furfurale da emicellulosa.
Figura 5 - Stadio 1:
meccanismo di idrolisi
dell’emicellulosa.
Nel secondo stadio (Fig. 6), in cui vengono complessivamente perse tre molecole d’acqua, avvengono due eliminazioni 1,2 (tra atomi di carbonio adiacenti, ciascuna porta alla formazione di un doppio legame) e un’eliminazione 1,4 (tra atomi di carbonio separati da due atomi di carbonio, porta alla formazione di un anello); ogni eliminazione causa la perdita di una molecola d’acqua.
La resa massima teorica in furfurale è del 72,73 % in peso; le rese reali ottenute nei processi sono inferiori a causa delle numerose reazioni competitive alla disidratazione dei pentosi a furfurale che portano alla formazione di prodotti di degradazione [3].
Lo studio cinetico globale di questo processo è analogo a quello della cellulosa: anche in questo caso è possibile creare modelli empirici che descrivono l’idrolisi di un pentosano puro e definire i parametri che regolano la successiva conversione dello zucchero C5 in furfurale.
Tuttavia, quando si contestualizza la reazione di idrolisi dell’emicellulosa pura, mettendola in relazione alla biomassa lignocellulosica nel suo complesso, diventa impossibile definire un modello cinetico preciso a causa delle interazioni esistenti tra le tre componenti della biomassa.
Figura 6 - Meccanismo di formazione del furfurale a partire da xilosio.
Lo studio cinetico condotto da Dunning e Lathrop [5] ha evidenziato come la velocità di reazione sia direttamente proporzionale alla concentrazione di acido; nel lavoro è stata seguita la reazione di idrolisi di pannocchie di grano con H
2SO
4(1,9 e 4,4 % in peso) a 100 e 121 °C ottenendo l’equazione:
dove C
Hè la concentrazione di acido (in moli / litro) e T è la temperatura (in K)
Lo studio cinetico condotto da Bryner [6], riferito all’idrolisi con HCl (0,025 e 0,275 N) di scorze di avena a 100 e 164 °C, ha fornito risultati simili.
L’eterogeneità di questo processo porta vari fattori ad influire sulla costante cinetica: la natura della biomassa e l’accessibilità dell’emicellulosa in essa presente giocano un ruolo chiave. In ogni caso questo è lo stadio veloce del processo tanto che, in prima analisi, nella progettazione di un impianto industriale il tempo necessario all’idrolisi è trascurato nei confronti del tempo necessario alla conversione dei pentosi a furfurale.
3.2 C INETICA DEL PROCESSO E REAZIONI DI DEGRADAZIONE DEL FURFURALE
Limitando lo studio alla conversione di xilosio essenzialmente puro in acqua, le reazioni di degradazione che conducono alla formazione di sottoprodotti e che possono avvenire sono due [3]:
1. resinificazione del furfurale (è una reazione di polimerizzazione);
2. condensazione del furfurale (è una reazione del furfurale con un intermedio che si forma durante la sua sintesi).
La possibilità che queste reazioni avvengano è legata al tempo di residenza del furfurale nell’ambiente di reazione in cui si forma. Queste reazioni causano rese in furfurale minori della massima resa teorica ottenibile; la rilevanza delle perdite dipende dal tempo in cui il furfurale rimane nel mezzo di reazione acquoso liquido. Ambedue le reazioni possono avvenire solo in soluzione perché la fase vapore è priva della specie cataliticamente attiva.
Questo significa che per avvicinare le rese in furfurale a quella teorica massima ottenibile è necessario vaporizzare il furfurale appena formato.
L’esistenza delle reazioni di condensazione è stata dimostrata sperimentalmente.
Sottoponendo a idrolisi una soluzione contenente xilosio puro ed una contenente la stessa
T
H
e
mol C
k l ⋅ ⋅
− ⋅⋅ ⋅
=
4 51630
7 , 832 10 min
quantità di xilosio ed una certa quantità di furfurale, si nota che la quantità di furfurale prodotta è minore nella miscela in cui è stato precedentemente aggiunto il furfurale. Si potrebbe pensare che questo sia dovuto ad una reazione del furfurale con lo xilosio, ma questo è escluso dal fatto che l’aggiunta di furfurale ad una soluzione contenente xilosio puro non aumenta la velocità di scomparsa di quest’ultimo. Per questo motivo si può dedurre che il furfurale reagisca con un intermedio di reazione che si forma durante la conversione dello xilosio in furfurale [66]. Una o due molecole di furfurale possono reagire con il primo intermedio di reazione per formare il furfural xilosio o il difurfural xilosio (Fig. 7).
In conclusione quando il furfurale permane in soluzione nell’ambiente di reazione è inevitabile che subisca le reazione di resinificazione e le reazioni, quantitativamente molto più rilevanti, di condensazione; la rilevanza di ambedue le reazioni diminuisce all’aumentare della temperatura.
Sono stati creati modelli cinetici riguardanti sia il processo di depolimerizzazione dell’emicellulosa pura a pentosi che la reazione di conversione di pentosi puri in furfurale [5- 14]. Tuttavia, quando la conversione dello xilosio in furfurale avviene a partire dalla complessa matrice lignocellulosica, in soluzione ci sono molti substrati in grado di reagire con gli intermedi della reazione di formazione del furfurale; la situazione diviene estremamente complicata: non è possibile definire un modello cinetico ma è chiaro che questi processi allontanano sensibilmente le rese in furfurale praticamente ottenibili dalla massima resa teorica.
Figura 7 - Formazione del furfural pentoso.
3.3 S TATO DELL ’ ARTE : PROCESSI DI CONVERSIONE A FURFURALE RIPORTATI IN LETTERATURA
Nel 1840 il chimico scozzese Stenhouse scoprì che il furfurale poteva essere prodotto distillando una vasta gamma di cereali (avena, grano e crusca) in soluzione acida per H
2SO
4[3].
I processi di conversione di biomasse o pentosi in furfurale sono stati meno indagati rispetto ai processi di trasformazione delle stesse biomasse o di esosi ad acido levulinico; l’obbiettivo del presente lavoro di tesi è rivolto, oltre che alla massimizzazione delle rese in acido levulinico, anche alla valutazione delle rese in furfurale per una completa valorizzazione dei prodotti derivanti dall’idrolisi acida di materiali lignocellulosici.
È necessario mettere in risalto che tutti i processi di conversione idrolitica esaminati nel capitolo 2, e che utilizzano come alimentazione un materiale lignocellulosico, producono, oltre ad acido levulinico, inevitabilmente anche furfurale. Solo i processi che utilizzano come materia prima un pentosano possono produrre il furfurale. Nel presenta lavoro di tesi l’attenzione si è concentrata sui processi integrati in grado di produrre contemporaneamente anche l’acido levulinico.
Il furfurale può essere prodotto con un processo in uno stadio o in due stadi.
- Nel processo condotto in un solo stadio la biomassa (scarti di lavorazioni agricole, pula di riso, legno di quercia, pannocchie di mais o bagassa) è idrolizzata a xilosio e lo xilosio è disidratato a furfurale nello stesso reattore. Generalmente le rese di questo processo sono basse (0,7 - 3,3 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata).
- Nel processo in due stadi, nel primo reattore si realizza l’idrolisi della biomassa a pentosio, nel secondo i carboidrati C5 sono disidratati a furfurale. Le rese di questo tipo di processi sono maggiori (fino al 10 - 11 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata) [3]. Nei processi industriali realizzati in due stadi la reazione di idrolisi procede rapidamente e con alte conversioni, mentre la reazione di disidratazione, limita fortemente le rese in furfurale.
In entrambi i processi le condizioni di reazione utilizzate per convertire i materiali
lignocellulosici in furfurale sono meno drastiche delle condizioni usate per convertire gli
stessi materiali in acido levulinico; l’emicellulosa si depolimerizza più facilmente della
cellulosa e sono sufficienti temperature comprese tra 110 e 180 °C, pressioni di 1 - 10 atm e
presenza di catalizzatori acidi minerali diluiti, generalmente H
2SO
4o HCl [15-25].
Nella tabella 2 è riportato il contenuto di pentosani in alcune biomasse e la resa massima in furfurale ottenuta in uno studio del 1975 in cui la reazione è ottimizzata in due stadi [15].
Come si può osservare solo circa un terzo dei pentosani contenuti nelle materie prime vengono convertiti in furfurale.
Tabella 2 - Contenuto di pentosani in alcune biomasse e rese massime in furfurale ottenute.
In un lavoro del 1973 [16] viene condotta la reazione di idrolisi acida in un solo stadio mediante H
2SO
4, in condizioni di riflusso, per produrre furfurale a partire da pula di riso. A parità delle altre condizioni di reazione, l’efficacia degli acidi testati era nell’ordine: HCl >
H
2SO
4> H
3PO
4. Le rese massime in furfurale non hanno superato il 5 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata.
Tabella 3 - Resa percentuale in furfurale rispetto alla pula di riso alimentata nel processo a doppio ed a singolo stadio [27].
I processi che conducono le reazioni di depolimerizzazione di pentosani a pentosi, e la successiva loro conversione in furfurale, in un solo stadio [26][27] operano in condizioni blande: temperature moderate, basse pressioni e tempi di reazione brevi. Utilizzando come substrato pula di riso [27], cascame contenente il 28 % in peso di emicellulosa (rispetto alla biomassa secca) derivante dalla sbramatura del riso grezzo dopo trebbiatura, operando a 125 °C ed 1,5 atm per 20 minuti, con un rapporto solido / liquido nell’alimentazione di 1 g / 25 ml, è stata ottenuta una resa massima in furfurale del 3,3 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata
Biomassa Contenuto di pentosani (% in peso rispetto alla biomassa secca)
Resa in furfurale (% in peso rispetto alla biomassa secca)
Pannocchie di mais 30 - 40 % 10 %
Bagassa 25 - 27 % 8 - 9 %
Cotone 27 % 8 - 9 %
Faggio 21 - 24 % 6 - 8 %
Corteccia di legni duri 19 - 21 % 5 - 6 %
Pula di riso 16 - 18 % 6 %
Processo a singolo stadio [H
2SO
4]
(% in peso)
Resa furfurale (% in peso)
3 1,1
5 1,3
7 1,9
10 2,3
15 3,2
20 3,3
25 3
30 2,2
Processo in due stadi
Tempo (min) Resa furfurale (% in peso)
30 10,5
60 8,9
120 8,7
(Tab 3); la concentrazione dell’acido solforico utilizzato è del 20 % in peso. Aumentare la concentrazione dell’H
2SO
4causa una diminuzione delle rese in furfurale a causa dell’aumento della formazione di sottoprodotti.
La reazione di idrolisi della pula di riso [27] effettuata in un processo a due stadi ha permesso di ottenere una resa ponderale in furfurale del 10,5 % in peso rispetto alla biomassa alimentata, corrispondente al 56,1 % della massima resa teorica ottenibile (Tab. 3). Le condizioni di reazione adottate nello stadio di conversione dei pentosi a furfurale sono:
temperatura 110 °C, concentrazione H
2SO
415 % in peso, tempo di residenza 30 minuti e rapporto liquido / solido 25 ml / 1 g. Se i tempi di reazione vengono aumentati a 60 minuti la resa in furfurale diminuisce all’8,9 % in peso a causa delle reazioni di condensazione e resinificazione che il furfurale subisce in soluzione.
In un lavoro del 1998 [26] è stato studiato un processo di conversione della pula di riso in furfurale. Negli anni ’90 il Cile produceva oltre 170.000 ton / anno di riso con circa 50.000 ton / anno di pula che dovevano essere smaltite; nel lavoro sono stati valutati questi scarti come materia prima per la sintesi di F, sia nel processo ad uno stadio che in quello a due.
L’alimentazione è costituita dal 30 % in peso (rispetto alla biomassa secca) di cellulosa, dal 28 % di emicellulosa, dal 18 % di lignina, dal 22 % di ceneri e dal 2 % di altri composti. Nel processo a singolo stadio è necessario triturare l’alimentazione per facilitare l’accessibilità dei pentosani agli acidi; utilizzare biomassa non triturata riduce drasticamente le rese (oltre il 30
% rispetto alla massima resa ottenuta). Nel processo a doppio stadio non triturare l’alimentazione significa ridurre in modo minore le rese (dal 10,5 al 9,5 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata).
Nel processo a singolo stadio, effettuato a 125 °C e 1,5 atm in condizioni di riflusso, è stato utilizzato un rapporto liquido / solido di 25 ml / 1 g, H
2SO
4al 15 % in peso ed è stata valutata l’aggiunta, nell’ambiente di reazione, di ossidi metallici e cloruri. L’aggiunta di TiO
2aumenta la resa al 4,3 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata, valore corrispondente al 21,1 % in peso della massima resa teorica ottenibile.
Nel primo step del processo effettuato in due stadi il campione è trattato, a pressione
atmosferica, con H
2SO
4al 3 % in peso in condizioni di riflusso a 110 °C; nel secondo stadio
si tratta la soluzione con H
2SO
4al 15 % in peso. Nel secondo stadio è stato valutato l’utilizzo
di catalizzatori eterogenei acidi di Lewis (Fe
2O
3, ZrO
2, ZnO e TiO
2) in presenza di
concentrazioni di acido solforico minori del 15 % in peso. In tutti i casi aumentano le rese in
furfurale; in particolare l’aggiunta di TiO
2porta la resa dal 10,5 % al 14,9 % in peso rispetto
alla biomassa secca utilizzata, corrispondente al 73,2 % della massima resa teorica ottenibile.
L’attività dei catalizzatori di Lewis si spiega con l’ancoraggio dello ione solfato in prossimità dei siti attivi del metallo; la formazione di queste strutture aumenta l’attività catalitica favorendo la formazione di complessi tra gli intermedi di reazione del furfurale ed il catalizzatore; l’elevato concentrazione di H
2SO
4, tuttavia, inibisce l’attività del catalizzatore.
L’utilizzo del sorgo come materia prima per la produzione di furfurale è stato studiato da diversi autori. Herrera [28][29] ha trattando 1 g di sorgo (contenuto di emicellulosa del 19 % in peso rispetto alla biomassa secca) con HCl al 2, 4 e 6 % in peso; conducendo la reazione a 122 °C per 300 min con HCl al 6 % in peso ed utilizzando un rapporto solido / liquido di 1 g / 10 ml è stata ottenuta una resa in furfurale del 5,6 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata (corrispondente al 40,5 % della massima resa teorica ottenibile); diminuendo la temperatura a 100 °C la resa ottenuta è stata dell’1,2 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata. Nello studio di Téllez-Luis [30] è stato effettuato il trattamento della biomassa nelle stesse condizioni di reazione, ma utilizzando H
2SO
4al 2 % in peso; è stata ottenuto una resa in furfurale del 3,4 % in peso rispetto alla biomassa alimentata; diminuendo la temperatura a 100 °C e aumentando la concentrazione di acido al 6 % è stata ottenuta una resa in furfurale dell’1,4 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata.
Nel lavoro di Vàzquez e altri (2006) [31], viene valutato cineticamente il processo di idrolisi acida del sorgo mediante H
3PO
4e le rese in furfurale ottenute. La reazione è stata condotta a 134 °C, a diverse concentrazioni di acido (2 - 6 % in peso) ed a diversi tempi di reazione (0 - 300 min). Sono stati inoltre definiti parametri e modelli cinetici che permettono di determinare le concentrazioni di xilosio, glucosio, arabinosio, furfurale, acido acetico e HMF negli idrolizzati. Il sorgo viene triturato per ottenere lotti di particelle omogeneizzate con diametro inferiore a 0,5 mm. Nel lavoro è stata determinata la composizione del sorgo utilizzato:
35,1 ± 0,8 % di cellulosa 19,2 ± 0,6 % di xilani 4,8 ± 0,7 % di arabinani 25,4 ± 0,6 % di lignina 15,5 % altri (per differenza)
Il contenuto di pentosani suscettibili alla conversione in furfurale è quindi del 24 ± 1,3 %.
Tutte le prove sono state effettuate con un rapporto acqua / sorgo secco di 10.
Utilizzando il 2 % di H
3PO
4la resa in furfurale massima ottenuta è stata del 7,4 % in peso
rispetto al sorgo alimentato. La resa molto bassa del glucosio in soluzione (1,6 % in peso
rispetto alla biomassa utilizzata) indica che la frazione dei glucani rimane praticamente
inalterata durante il processo di idrolisi delle emicellulose. La resa in acido acetico, derivante
dal rilascio dei gruppi acetile presenti in alcuni monomeri delle emicellulose, ha raggiunto lo
0,5 % in peso rispetto alla biomassa alimentata.
Utilizzando H
3PO
4al 4 % in peso è stata ottenuta una resa in furfurale dell’11,4 % in peso rispetto alla biomassa secca utilizzata. Come era lecito aspettarsi, rendendo più severe le condizioni di idrolisi, aumenta la resa in glucosio (2,7 % in peso) a causa di una più sensibile degradazione della componente cellulosica.
Utilizzando H
3PO
4al 6 % in peso è stata ottenuta la resa massima in furfurale: 13,7 % in peso rispetto alla biomassa secca utilizzata, corrispondente al 76,9 % della massima resa ottenibile.
Anche in questo caso, aumentando la severità delle condizioni di idrolisi, aumenta la resa in glucosio ottenuta: 3,5 % in peso rispetto al sorgo utilizzato (Fig. 8).
I valori dei coefficienti cinetici per rilascio dei monosaccaridi ricavati nello studio confermano che lo xilosio è il monosaccaride rilasciato più velocemente e che la componente cellulosica rimane pressoché inalterata e, una volta separata dal furfurale, può essere utilizzata per la sintesi di acido levulinico.
In un lavoro del 2008 [33] è stata utilizzata la componente emicellulosica presente nella bagassa per ottenere furfurale mediante un processo in due stadi. Nel primo stadio viene depolimerizzata l’emicellulosa presente nella biomassa mediante steam explosion (4 - 10 minuti a 180 - 220 °C sotto pressione); la componente cellulosica rimane pressoché inalterata e, dopo essere stata recuperata mediante filtrazione, può essere valorizzata mediante altro processo. Nel secondo stadio avviene la sintesi del furfurale: è stata ottenuta una resa del 10,3
% in peso rispetto alla biomassa di partenza effettuando il trattamento a 100 - 130 °C in presenza di H
2SO
4al 3 % in peso.
In un lavoro del 2010 [34] sono ottimizzate le condizioni per la produzione di furfurale da emicellulosa estratta da fibre di palma compresse (PPF), mediante un processo in due stadi
Figura 8 - Andamento della
concentrazione (nel caso
specifico equivalente alla
resa ponderale percentuale
rispetto al sorgo secco
utilizzato) di furfurale,
xilosio, glucosio, arabinosio e
acido acetico in soluzione in
funzione del tempo di
reazione per l’idrolisi
condotta in presenza del 6 %
in peso di H
3PO
4.
che necessita anche di un pretrattamento atto ad eliminare parte della lignina, dei lipidi e delle proteine presenti nel PPF. Il processo non esamina la possibilità di valorizzare la componente cellulosica per produrre acido levulinico. Il PPF è costituito dal 32 % in peso di cellulosa, dal 25,8 % di emicellulosa e dal 17,3 % di lignina (oltre che da proteine e lipidi). Nello stadio di pretrattamento questa biomassa viene delignificata per ottenere dPPF, un materiale contenente il 42,4 % in peso di cellulosa, il 39 % di emicellulosa e l’8,2 % di lignina (oltre che proteine e lipidi). Da 1 g di PPF sono stati ottenuti 0,89 g di dPPF mediante un trattamento basico che permette di allontanare dal PPF il 57,7 % della lignina, il 29,6 % delle proteine ed il 79,2 % dei lipidi lasciando inalterata sia la componente cellulosica che quella emicellulosica.
Il primo stadio consiste nella depolimerizzazione del dPPF per ottenere i pentosi; il processo è stato condotto con un rapporto liquido / solido nell’alimentazione compreso tra 8 e 10 ml per grammo di dPPF, a temperature comprese tra 100 e 125 °C e con concentrazioni di acido solforico del 2 - 10 % in peso. La massima resa in furfurale è stata ottenuta a 125 °C, con il 5,5 % in peso di H
2SO
4ed utilizzando un rapporto liquido / solido di 9 ml / 1 g.
Il secondo stadio del processo consiste nella reazione di disidratazione dello xilosio a furfurale. La resa massima in furfurale, 17,3 % in peso rispetto al dPPF utilizzato nel primo stadio, è stata ottenuta a 140 °C con un tempo di reazione di 90 minuti ed utilizzando il 5,7 % in peso di H
2SO
4.
È necessario considerare che, dopo il pretrattamento, da 1 g di PPF si ottengono 0,89 g di dPPF; la resa ponderale percentuale in furfurale rispetto al PPF di partenza è quindi del 15,4
% in peso.
Nello stesso studio sono state ottimizzate le condizioni di reazione di un processo che prevede, dopo il pretrattamento del PPF, un solo stadio di idrolisi e idratazione; usando il 5 % in peso di H
2SO
4, un rapporto liquido / solido di 8 ml / 1 g e conducendo la reazione per 90 minuti a 150 °C è stata ottenuta una resa massima in furfurale del 3,4 % in peso rispetto al dPPF utilizzato, resa drasticamente più bassa del processo realizzato in due stadi.
Nella tabella 4 sono riassunti alcuni dei principali processi di conversione di biomasse in
furfurale.
Tabella 4 - Alcuni processi di conversione di biomasse in furfurale riportati in letteratura.
Biomassa Stadio Acido C
acido(% peso)
T (°C)
t (min)
Resa
% F
1Rif.
Pannocchie di mais
1
2 H
2SO
4< 2,5 8 - 15
110 125
30 - 60
30 - 60 10 [15]
Bagassa 1
2 H
2SO
4< 2,5 8 - 15
110 125
30 - 60
30 - 60 < 9 [15]
Faggio 1
2 H
2SO
4< 2,5 8 - 15
110 130
30 - 60
30 - 60 < 8 [15]
Corteccia legni duri
1
2 H
2SO
4< 2,5 8 - 15
110 130
30 - 60
30 - 60 < 6 [15]
Pula di riso 1
2 H
2SO
4< 2,5 6 - 15
110 125
30 - 60
30 - 60 6 [15]
Pula di riso 1 H
2SO
420 125 20 3,3 [27]
Pula di riso 1
2 H
2SO
42 15
110 110
30
15 10,5 [27]
Pula di riso 1 H
2SO
4/ TiO
215 125 20 4,3 [26]
Pula di riso 1 2
H
2SO
4H
2SO
4/ TiO
23 15
110 125
30
15 14,9 [26]
Sorgo 1 HCl 6 122 300 5,6 [28]
Sorgo 1 H
2SO
42 122 300 3,4 [30]
Sorgo 1 H
3PO
46 134 300 13,7 [31]
Bagassa 1
2
/ (steam explosion) H
sSO
4/ 3
180 - 220 100 - 130
4 - 10
15 10,3 [33]
Fibre di palma (PPF)
1
2 H
2SO
45,5 5,7
125 140
10 - 60
90 15,4 [34]
Fibre di palma (PPF)
1 H
2SO
45 150 90 3 [34]
Arundo 1 HCl (autoclave) 1,68 170 30 9,4 [35]
Arundo 1 HCl (microonde) 1,68 150 15 10,2 [36]
Miscanto 1 HCl (microonde) 1,68 150 15 10,4 [36]
Sorgo 1 HCl (microonde) 1,68 150 15 9,5 [36]
1 = Resa percentuale rispetto alla biomassa secca alimentata
3.3.1 Il processo brevettato nell’Università di Pisa
Nei lavori effettuati presso il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa sono state ottimizzate le condizioni di reazione per massimizzare le rese in furfurale a partire da biomasse (arundo, miscanto e sorgo) [35][36]. Il trattamento delle biomasse è stato effettuato in autoclave sotto pressione (30 atm di N
2) oppure operando in microonde per diminuire i tempi di residenza della biomassa e i costi energetici del trattamento stesso.
Trattando l’arundo (contenuto di emicellulosa del 29,3 % in peso rispetto alla biomassa secca)
in autoclave a 170 °C per 30 min, è stata ottenuta una resa ponderale percentuale in furfurale
del 9,4 %. L’alimentazione è costituita da 2,2 g di biomassa, 1,2 ml di HCl al 37 % w/w e 30
g di acqua. Effettuare un pretrattamento idrotermale (1 - 2 h a 80 - 120 °C) o di steam
explosion riduce drasticamente la resa in furfurale. È stato ridotto notevolmente il tempo di reazione e la temperatura conducendo la reazione nel reattore a microonde: effettuando la conversione su una alimentazione costituita da 0,35 g d’arundo, 0,2 ml di HCl al 37 % w/w e 5 g di acqua, per 15 minuti a 150 °C, è stata ottenuta una resa ponderale percentuale in furfurale del 10,2 % (corrispondente al 47,8 % della massima resa teorica ottenibile); se la temperatura viene aumentata o diminuita di 10 °C la rese diminuisce, rispettivamente, all’8,4 e 5,9 %. La resa in residuo solido secco nell’intervallo di temperatura 150 - 190 °C è compresa tra il 30 % (a 150 °C) e il 27,7 % (a 190 °C); se il trattamento viene effettuato a 140
°C e 120°C la resa aumenta rispettivamente al 40 % e al 55 %. È stato dimostrato che sono necessarie temperature di almeno 150 °C per depolimerizzare la frazione cellulosica ed emicellulosica del materiale lignocellulosico.
Rese ponderali paragonabili in furfurale, operando in analoghe condizioni di reazione, sono state ottenute per il miscanto (10,4 %) ed il sorgo (9,5 %)
3.4 P ROCESSI DI CONVERSIONE SVILUPPATI SU SCALA INDUSTRIALE
I processi di produzione del furfurale sviluppati su scala industriale possono essere suddivisi in processi batch e processi continui.
3.4.1 Processi batch
I processi di questo tipo, attualmente non più utilizzati, operavano a temperature minori di 200 °C; queste temperature necessitavano dell’uso di reattori più grandi e tempi di reazione più lunghi rispetto ai processi continui che operano a temperature superiori ai 200 °C.
Il processo Quaker Oats (1921) è il più vecchio (Fig. 9). La biomassa acquosa ed il
catalizzatore acido (H
2SO
4al 6 % in peso) venivano alimentati in reattori cilindrici (che
durante la reazione ruotano su se stessi) e trattati con vapore a 153 °C per 5 h. Nel distillato è
stato ottenuto il 52,3 % del furfurale teorico massimo ottenibile nelle condizioni ottimali di
reazione. Gli svantaggi di questo primo processo sono molteplici: i tempi di residenza
estremamente lunghi, l’alta concentrazione di acido solforico, la necessità di materiali
anticorrosione e la generazione di un residuo estremamente acido rendono il processo molto
costoso e ambientalmente non compatibile [3].
Nel processo che era adottato in Cina, simile per progettazione e problematiche, la concentrazione di acido solforico è ridotta al 4 % in peso. Nelle condizioni ottimali di reazione è stata ottenuta una resa corrispondenti al 50 % del valore massimo teorico ottenibile.
Il processo Agrifurane utilizzava reattori batch operanti in serie. Il primo reattore operava a 177 °C e 9,35 bar, l’ultimo a 161 °C e 6,34 bar. Nel flusso uscente dall’ultimo reattore (Fig.
10 - flusso 5) sono state ottenute rese in furfurale del 5,5 % in peso rispetto alla biomassa utilizzata. Questo è il primo processo che utilizza un parziale riciclo del catalizzatore acido omogeneo (H
2SO
4) ai vari reattori; in ogni reattore la concentrazione di acido deve essere mantenuta all’1 % in peso (Fig. 10). Gli svantaggi del processo sono essenzialmente di natura economica: oltre ai sistemi anticorrosione, l’uso di 6 reattori in serie moltiplica i costi impiantistici; inoltre il filtro pressa utilizzato per disidratare il residuo è molto costoso [3].
1 = alimentazione biomassa 2 = riciclo soluzione acida 3, 4 = vapore
5 = vapore contenente F 6 = acqua
7 = residuo solido
8 = condensato contenente F 9 = acqua di scarto
10 = prodotti bassobollenti 11 = soluzione di NaHCO3 12 = aria
13 = polimeri 14 = furfurale